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INTERVISTA
“PIANI PARALLELI”: LA MUSICA È UNA SOLA IL PIANISTA GIOVANNI MAZZARINO HA APPENA CELEBRATO I SUOI CINQUANT’ANNI, E I TRENTA DI CARRIERA. PER L’OCCASIONE, PUBBLICA “PIANI PARALLELI” (JAZZY RECORDS), UNA SUITE PER PIANOFORTE E ORCHESTRA CHE DIVENTERÀ ANCHE UN FILM, IN USCITA IN AUTUNNO NELLE SALE. CE LI SIAMO FATTI RACCONTARE DA LUI STESSO
DI SERGIO PASQUANDREA
“P
iani paralleli” rappresenta la summa del mio pensiero sulla musica. La musica, per me, è una sola, scevra da qualunque etichetta che voglia suddividerla in classica, jazz, pop e così via. Le estetiche cambiano, perché la musica risponde all’ambiente e ai tempi nei quali viene prodotta, ma i meccanismi di base restano identici. Nel Ventesimo Secolo, però, è successo qualcosa di straordinario: è entrata in scena la batteria. Di conseguenza, è cambiato un aspetto fondamentale della musica, ossia il ritmo. La concezione ritmica della musica occidentale, che si era mantenuta più o meno costante dal Medioevo fino al Romanticismo, è mutata radicalmente. Il jazz è l’arte dell’incontro, perché nasce dall’incrocio fra popolazioni con storie musicali diversissime: gli africani, gli ebrei, persino i siciliani che portarono con sé la tradizione della banda. Tutto ciò poteva succedere solo in una terra come gli Stati Uniti d’America, che erano per certi versi vergini rispetto all’Europa. In questo modo, le stesse note e gli stessi accordi cominciarono a suonare in modo diverso. NON CI SONO SEPARAZIONI
Per molto tempo, il mondo accademico ha cercato di non tenere conto del jazz, che pure è stato dichiarato dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”. Per questo nei conservatori, spesso, la didattica è rimasta arretrata, perché ha trascurato uno degli eventi più straordinari nella musica dell’ultimo secolo. Per fare un paragone, è come se nelle scuole si insegnasse ancora che il Sole gira intorno alla Terra. Io ricordo di aver parlato per una notte intera con Dizzy Gillespie, che fu il vero grande teorico del be bop, e che mi raccontò di aver studiato moltissimo la musica del passato, per riuscire a incorporarla nell’improvvisazione. Allora mi sono chiesto: che cosa posso fare io, che non sono certo né Stravinskij né Dizzy Gillespie? Posso cercare di esprimere quest’idea, che la musica è una e non ci sono separazioni tra i generi. E l’ho fatto nell’unico modo in cui potevo farlo: attraverso un disco. Io non sono un politico e non posso cambiare il mondo, ma sono un musicista e posso esprimere le mie idee attraverso la mia musica. Così è nata l’idea di “Piani paralleli”.
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GIOVANNI MAZZARINO
«Sento spesso colleghi musicisti che parlano di “noi classici” e “voi jazzisti”, ma io credo che, se fossero vivi tra noi Bach, Mozart o Chopin, si ribellerebbero a queste distinzioni. In questo disco ci sono tante estetiche: la classica, il jazz, il pop, c’è qualunque cosa io abbia ascoltato nella mia vita»
LA MUSICA E IL CINEMA
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“Piano”, in questo caso, è anche il pianoforte, che è pianoforte jazz e insieme pianoforte classico. Ma i “piani” sono anche i piani sequenza del cinema. “Piani paralleli” non è solo un disco, ma anche un film, un lungometraggio di un’ora e mezza, che è stato girato dal regista Gianni Di Capua e uscirà in autunno in tutte le sale italiane. Con la sua macchina da presa, Gianni è entrato dentro l’orchestra, dentro gli strumenti, facendo letteralmente vivere la musica. “Piani” sono anche i pianoforti Fazioli, perché il disco è stato registrato presso la loro fabbrica, che è tra le più grandi e prestigiose del mondo. Dunque, “Piani paralleli” è tutte queste cose insieme: la musica, il pianoforte, il cinema, e ovviamente la registrazione, affidata a Stefano Amerio, grandissimo ingegnere del suono che ha fatto un lavoro davvero eccellente. Tutto il disco è stato registrato rigorosamente live, senza alcuna sovraincisione. PIANOFORTE E ORCHESTRA
Per accompagnarmi, ho chiamato l’Orchestra dell’Accademia d’Archi Arrigoni, un’ottima orchestra da camera che ha svolto un gran lavoro. Poi ho chiamato un arrangiatore, perché qui volevo figurare soltanto come pianista e compositore. Ho volutamente tralasciato la parte dell’arrangiamento, che in genere è il mio lavoro principale, e ho affidato tutto a uno degli arrangiatori che stimo di più, Paolo Silvestri, che ha orchestrato le mie composizioni e ha diretto l’orchestra. Ho chiamato anche due grandi musicisti, con i quali collaboro da moltissimi anni: Steve Swallow al basso e Adam Nussbaum alla batteria. Infine, come ospite speciale in alcuni brani, c’è Fabrizio Bosso, che ha suonato nei miei gruppi per più di vent’anni, a partire dal 1993. Mi piaceva che in questo lavoro ci fosse anche lui, a suggellare la nostra collaborazione. Fabrizio non è soltanto un grande strumentista, ma soprattutto è un musicista capace di concretizzare e interpretare qualunque idea gli si proponga: e così è stato.
PIANI PARALLELI Giovanni Mazzarino con il trombettista Fabrizio Bosso (a sinistra), il batterista Adam Nussbaum (a destra) e il bassista Steve Swallow (in basso, al centro)
BISOGNA INCONTRARSI
Giravento è quella che io chiamo una “composizione cordale”, ossia un brano in cui gli accordi, già di per sé, presi in sequenza, suonano secondo rigorose regole matematiche, anche se apparentemente sono lontani e non hanno nessun nesso l’uno con l’altro. È un esperimento che faccio ormai da qualche anno. Piazza è l’unico brano preesistente al progetto, ma ho voluto inserirlo per la sua forza narrativa. Parla appunto della piazza, il luogo dove la gente si incontra, o almeno si dovrebbe incontrare, perché ormai la società vuole che ci incontriamo soltanto al supermercato. Invece dobbiamo incontrarci in piazza, parlarci, ritornare alla polis. Piazza racconta tutto ciò: i sentimenti, le idee, le aspettative che si concentrano in questo luogo. Gambrinus è un brano particolare, a cui sono molto affezionato perché mi ricorda la mia infanzia. Da bambino, i miei genitori mi portavano spesso in viaggio per visitare musei e città d’arte, e mi ricordo una volta ci fermammo a Montecatini, in questo bar bellissimo chiamato appunto “Gambrinus”, davanti al quale vidi uno spettacolo in cui recitavano i più grandi attori dell’epoca (mi ricordo ad esempio Walter Chiari), una cosa che oggi sarebbe impensabile. Io avevo solo cinque anni e quel ricordo mi è rimasto fortemente impresso.
LA PARTE FEMMINILE
“Piani paralleli” è sostanzialmente una suite per pianoforte e orchestra, con l’ausilio di basso, batteria e tromba. Tutta la musica è originale, composta appositamente per questo progetto. Il primo brano, Piani paralleli, è il tentativo di comunicare l’idea di base del disco, ossia che tutte le musiche sono parallele (non certo perché, in termini euclidei, non si incontrino mai, anzi al contrario perché convivono l’una accanto all’altra). Sento spesso colleghi musicisti che parlano di “noi classici” e “voi jazzisti”, ma io credo che, se fossero vivi tra noi Bach, Mozart o Chopin, si ribellerebbero a queste distinzioni. In questo disco ci sono tante estetiche: la classica, il jazz, il pop, c’è qualunque cosa io abbia ascoltato nella mia vita. Ma soprattutto è una musica fortemente visionaria, narrativa, che vuole suggerire delle immagini, raccontare delle storie (anche per questo è nata l’idea di farne un film). Ad esempio Miranda descrive l’altra metà di me, quella femminile, che tutti noi abbiamo e che nella musica è importantissima perché incarna la sensibilità. Miranda è il nome con cui ho voluto simboleggiare questa parte del mio essere.
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GIOVANNI MAZZARINO
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«I generi musicali si confondono: pensa a quello che ha fatto Bill Evans, mescolando il jazz con i suoi studi classici, seguito poi da pianisti come Herbie Hancock, Chick Corea o Keith Jarrett. Sono musicisti che conoscono tutta la musica e la suonano tutta, perché sanno benissimo che la musica è una»
«Sento spesso colleghi musicisti che parlano di “noi classici” e “voi jazzisti”, ma io credo che, se fossero vivi tra noi Bach, Mozart o Chopin, si ribellerebbero a queste distinzioni. In questo disco ci sono tante estetiche: la classica, il jazz, il pop, c’è qualunque cosa io abbia ascoltato nella mia vita»
LA MENTE E LE MANI
L’ultimo brano del disco si chiama Altrove. “Altrove” rappresenta per me il luogo ideale. Una volta mi chiesero quale fosse per me il luogo ideale e io risposi che, se ci fosse un luogo chiamato “musica”, sarebbe quello. Io vorrei vivere nella musica. “Altrove” è dove vorrei andare: non perché sia scontento di quello che ho, anzi sono felice di tutto ciò che ho fatto e di tutte le soddisfazioni che ho avuto nella mia vita, ma perché un musicista, un artista, deve sempre ricercare qualcos’altro. Non voglio rimanere fermo, voglio capire, innovare, perché l’innovazione è alla base della creatività. Ornette Coleman, Charlie Parker sono riusciti ad essere innovativi: io forse non ci riuscirò, ma è lì che tendo. Ritornando alla conversazione con Dizzy Gillespie, di cui parlavo prima, a un certo punto gli feci una domanda terribilmente stupida: gli chiesi se, creando il be bop, si rendesse conto di stare creando qualcosa di nuovo. E lui, in tutta serenità, mi rispose: «Se noi avessimo, anche solo per un minuto, pensato che fosse nuova, sarebbe stata già vecchia». Innovare non è un atto di volontà, ma un atto creativo. Anche l’attesa è innovazione. Nella mia vita di musicista, ho imparato che nella musica non basta imparare la teoria, perché la musica è soprattutto pratica. Bisogna aspettare di essere abbastanza maturi perché la mente coincida con le mani
GIOVANNI MAZZARINO
PIANI PARALLELI JAZZY RECORDS, 2016 Giovanni Mazzarino (pf, comp); Steve Swallow (b el); Adam Nussbaum (batt); Fabrizio Bosso (tr su #1, 2, 4, 6, 9); Paolo Silvestri (arrang, dir); Orchestra dell’Accademia d’Archi Arrigoni
“Piani paralleli” ha tutte le qualità distintive che chi conosce Mazzarino ha ben presenti: l’eleganza, la misura, la cantabilità. Concepito come una suite in nove movimenti, vede il trio pianoforte-contrabbasso-batteria contornato dai densi arrangiamenti per archi di Paolo Silvestri ed eseguiti dall’Accademia d’Archi Arrigoni. Il gioco sta tutto nei continui incroci e rimandi tra il mondo esteti-
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co del jazz (sezione ritmica) e quel-
LINE UP Nel disco, il pianista Giovanni Mazzarino si è avvalso della collaborazione con l’Orchestra dell’Accademia d’Archi Arrigoni, il bassista Steve Swallow, il batterista Adam Nussbaum e il trombettista Fabrizio Bosso. La direzione e gli arrangiamenti sono stati affidati a Paolo Silvestri
LA BELLEZZA È OVUNQUE
Vailate è il paese, in provincia di Cremona, dove vivo da quasi tre anni, perché insegnando a Milano ho preso una casa lì, a quaranta minuti dalla città. È un posto che amo molto, anche se può sembrare strano per un siciliano, perché si sa quanti pregiudizi ci sono ancora oggi fra meridionali e settentrionali. Invece, vivendoci, ho imparato ad apprezzare questa comunità, che fra l’altro trovo molto simile a quella da cui provengo e che mi ha accolto con grande ospitalità. Per me, il significato del brano è che in ogni posto ci può essere la bellezza, e le persone intelligenti devono essere capaci di trovarla. Non sono i luoghi a contare, ma la qualità dei rapporti che vi si stabiliscono. Poi viene Notturno, una ballad che si chiama così perché è un brano effettivamente scritto di notte. Mi sono svegliato con questa idea in testa e ho passato tutta la notte a scriverla, dalle due alle sei del mattino. Due passi si doveva chiamare Due passi con Ravel, ma mi sembrava troppo pretenzioso da parte mia accostarmi a Ravel, quasi fosse un mio amico, perciò ho optato per la forma più breve. Comunque, l’atmosfera raveliana c’è, come c’è spesso nella mia musica. Ed è la prova che i generi musicali si confondono: pensa a quello che ha fatto Bill Evans, mescolando il jazz con i suoi studi classici, seguito poi da pianisti come Herbie Hancock, Chick Corea o Keith Jarrett. Sono musicisti che conoscono tutta la musica e la suonano tutta, perché sanno benissimo che la musica è una.
lo classico (archi). Mazzarino fa da trait d’union. Basta ascoltare il primo brano, Piani paralleli, dove il tema è eseguito prima dal pianoforte, con accordi evansiani, e quindi dagli archi, per poi passare al trio jazz e infine fondere tutte e tre le dimensioni, in una continua e cangiante metamorfosi. Le composizioni di Mazzarino si distinguono per la scrittura raffinata, sempre attenta al profilo melodico, spesso intrisa di una vena elegiaca e malinconica. Si passa dal sensuale ritmo d’habanera di Miranda alle armonie shorteriane di Giravento, dalle atmosfere sospese di Piazza e Gambrinus a quelle più jazzistiche di Vailate e Due passi, passando per Notturno dai toni quasi da lied brahmsiano e finendo con Altrove, intriso di romantica Sehnsucht. (SP) Piani paralleli / Miranda / Giravento / Piazza / Gambrinus / Vailate / Notturno / Due passi / Altrove
FABRIZIO BOSSO, PAOLO SILVESTRI, GIOVANNI MAZZARINO
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