© PAOLO GALLETTA
INTERVISTA
“PIANI PARALLELI”: LA MUSICA È UNA SOLA IL PIANISTA GIOVANNI MAZZARINO HA APPENA CELEBRATO I SUOI CINQUANT’ANNI, E I TRENTA DI CARRIERA. PER L’OCCASIONE, PUBBLICA “PIANI PARALLELI” (JAZZY RECORDS), UNA SUITE PER PIANOFORTE E ORCHESTRA CHE DIVENTERÀ ANCHE UN FILM, IN USCITA IN AUTUNNO NELLE SALE. CE LI SIAMO FATTI RACCONTARE DA LUI STESSO
DI SERGIO PASQUANDREA
“P
iani paralleli” rappresenta la summa del mio pensiero sulla musica. La musica, per me, è una sola, scevra da qualunque etichetta che voglia suddividerla in classica, jazz, pop e così via. Le estetiche cambiano, perché la musica risponde all’ambiente e ai tempi nei quali viene prodotta, ma i meccanismi di base restano identici. Nel Ventesimo Secolo, però, è successo qualcosa di straordinario: è entrata in scena la batteria. Di conseguenza, è cambiato un aspetto fondamentale della musica, ossia il ritmo. La concezione ritmica della musica occidentale, che si era mantenuta più o meno costante dal Medioevo fino al Romanticismo, è mutata radicalmente. Il jazz è l’arte dell’incontro, perché nasce dall’incrocio fra popolazioni con storie musicali diversissime: gli africani, gli ebrei, persino i siciliani che portarono con sé la tradizione della banda. Tutto ciò poteva succedere solo in una terra come gli Stati Uniti d’America, che erano per certi versi vergini rispetto all’Europa. In questo modo, le stesse note e gli stessi accordi cominciarono a suonare in modo diverso. NON CI SONO SEPARAZIONI
Per molto tempo, il mondo accademico ha cercato di non tenere conto del jazz, che pure è stato dichiarato dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”. Per questo nei conservatori, spesso, la didattica è rimasta arretrata, perché ha trascurato uno degli eventi più straordinari nella musica dell’ultimo secolo. Per fare un paragone, è come se nelle scuole si insegnasse ancora che il Sole gira intorno alla Terra. Io ricordo di aver parlato per una notte intera con Dizzy Gillespie, che fu il vero grande teorico del be bop, e che mi raccontò di aver studiato moltissimo la musica del passato, per riuscire a incorporarla nell’improvvisazione. Allora mi sono chiesto: che cosa posso fare io, che non sono certo né Stravinskij né Dizzy Gillespie? Posso cercare di esprimere quest’idea, che la musica è una e non ci sono separazioni tra i generi. E l’ho fatto nell’unico modo in cui potevo farlo: attraverso un disco. Io non sono un politico e non posso cambiare il mondo, ma sono un musicista e posso esprimere le mie idee attraverso la mia musica. Così è nata l’idea di “Piani paralleli”.