i PICCAIA Giorgio e Matteo a cura di Flavia Scaletti
OPERE IN MOSTRA
Banca Generali via San Paolo 7, (VI piano) - Milano 14 MARZO/20 APRILE 2013 INFO: 3391143675 - 3357407666
Matteo e Giorgio a Milano in via San Paolo 7
I Piccaia in Generali La Banca ospita i due artisti Arte e banche è sempre stato un binomio forte come il rapporto tra Matteo e Giorgio Piccaia, padre e figlio, due grandi artisti.Dopo l’esperienza della mostra nella Pasticceria Cova in via Monte Napoleone, i Piccaia espongono le loro opere in via San Paolo 7 presso la sede dei consulenti di Banca Generali a Milano, nel celebre palazzo progettato da Giò Ponti.La mostra, curata da Flavia Scaletti appassionata d’arte e promotore finanziario della banca,
sarà inaugurata il 15 marzo.“Banca Generali da anni coniuga la propria professionalità in ambito finanziario ad una viva attenzione per l’arte oltre all’impegno per la collettività sul fronte sociale - spiega Alessandro Mauri area manager Lombardia - siamo felici di poter aprire le porte dei nostri uffici per far conoscere artisti interessanti e offrire spunti culturali sul territorio”. Per oltre un mese, fino al 20 aprile si potranno vedere una trentina di opere dei Piccaia. Giorgio espone
opere realizzate negli ultimi due anni. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Sono le domande esistenziali che insistentemente si pone l’artista e che traspaiono dai suoi quadri. In Banca Generali sono esposte opere di piccolo formato e alcune ceramiche dedicate ai pesci dove, come afferma la critica d’arte Erika La Rosa “i pesci rappresentano il superamento di tutti gli ostacoli, la vittoria su tutte le sofferenze e il raggiungimento della liberazione, liberi nell’avere acquisito la consapevolezza della natura ultima”.Matteo invece ha tre bellissimi disegni con figure degli anni Settanta e Ottanta e uno splendido olio del 1952. Definito da Dino Buzzati “neo-figurativo emblematico”, dagli anni Ottanta ha operato in volontario isolamento, continuando la sua ricerca artistica. Dal 2012 è ritornato ad esporre con il figlio.
Nella pagina a finco Giorgio e Matteo In questa pagina in alto un disegno di Matteo Piccaia A lato un quadro di Giorgio Piccaia In copertina, Giorgio osserva il padre Matteo
Quattro domande a Giorgio Piccaia Una nuova mostra a Milano? Sì, dopo la mostra nella Pasticceria Cova in via Monte Napoleone, dove io e mio padre abbiamo avuto un buon successo, la Banca Generali private-banking ha deciso di ospitarci nella sua sede centralissima di via San Paol 7. Come è arrivato ad esporre in una banca? Flavia Scaletti, promoter di Banca Generali e mia estimatrice, mi ha invitato a esporre in questa prestigiosa sede. Lo spazio è molto bello al sesto piano di uno stabile che ospita anche il consolato britannico e si trova davanti alla Società del Giardino. Mostrare le nostre opere a un pubblico vasto come può essere la pasticceria Cova o una banca è molto singolare e anche stimolante. I galleristi fanno business. Gli artisti sono scelti in base a leggi di mercato. Mio padre è sempre stato un artista isolato e ha impostato la sua vita artistica senza compromessi. Che cosa esponete in Banca Generali? Io, la mia ultima produzione. Una serie di piccoli lavori legati alla riscoperta del mondo antico e alla nostra cultura passata, una rielaborazione della storia per non dimenticare da dove veniamo, mentre mio padre espone tre piccole
opere molto belle. Ne approfitto per ringraziare Flavia Scaletti e Giancarlo Aielli di Banca Generali per la loro grande disponibilità. Cosa pensa della politica culturale in Italia? Secondo le stime dell’Unesco l’Italia possiede tra il sessanta e il settanta per cento del patrimonio culturale mondiale. Da noi la politica culturale si riassume in una frase infelice detta da un politico: “Con la cultura non si mangia”. E pensare che Venezia e molte altre città italiane senza il turismo culturale sarebbero morte economicamente. Durante l’ultima campagna elettorale pochi candidati hanno parlato nel loro programma dell’arte e del sapere. Che tristezza! Oltre tutto un paese senza cultura sforna cittadini ottusi e senza prospettive.