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DICEMBRE 2021 - N.05
IL CONTENITORE DELLE ECCELLENZE DELLA PROVINCIA DI VARESE
TRADIZIONE E INNOVAZIONE PER UN GIOIELLO DEL GUSTO ROSSI D’ANGERA
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A TU PER TU CON LINDA DE LUCA Da Bodio Lomnago a New York: Saviano, Grey’s Anatomy e tanto altro
BIRRIFICIO SOCIALE DI MALNATE Rinascita e riscatto in un boccale di birra
PREMIO USSI PER IL GIORNALISTA VARESINO Vito Romaniello, emozioni da vivere
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Supplemento a Varese Sport n. 944 del 18/11/2021 periodico sportivo a diffusione gratuita Aut. del trib. di Varese n. 345 del 09-02-1979
Direttore responsabile: Michele Marocco Vice Direttore: Laura Paganini
Caporedattore Marco Damiani
In redazione: Alessandro Burin Matteo Carraro Progetto grafico: Stefania Magni
Ufficio commerciale: Sunrise Media Fabrizio Pizzullo
è un prodotto Sunrise Media Varese via Caracciolo 29 Tel. 0332.226239 box@sunrisemedia.it
L’AZIENDA DEL TERRITORIO
Rossi d’Angera, tradizione e innovazione per un gioiello del gusto
A TU PER TU CON LINDA DE LUCA Da Bodio Lomnago a New York: Saviano, Grey’s Anatomy e tanto altro
BIRRIFICIO SOCIALE DI MALNATE
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BUSTO MOTOR COMPANY E NISSAN INSIEME
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PREMIO USSI PER IL GIORNALISTA VARESINO
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Rinascita e riscatto in un boccale di birra
Per un futuro sempre più green
Vito Romaniello, emozioni da vivere
ASSOCIAZIONE VINI VARESINI
Un matrimonio di salumi, formaggi e vini nostrani
PROFUMI D’ITALYA TOUR OPERATOR SPECIALIZZATO Voglia di viaggiare, curiosare e scoprire
ACCADEMIA MUSICALE SANT’AGOSTINO We Wish You a Merry Christmas
ROTARY CLUB
Musica e cultura da sostenere
ANDRELAB - L’ACCONCIATURA GIUSTA PER IL PERIODO NATALIZIO Una testa particolare per una festa da ricordare
IL PONTE DEL SORRISO
Una mano concreta a sostegno dei bambini
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ROSSI D’ANGERA
TRADIZIONE E INNOVAZIONE PER UN GIOIELLO DEL GUSTO di Laura Paganini
< Rimanendo sempre al passo con i tempi, la famiglia Rossi ha costruito una solida realtà che ha avuto la forza di attraversare due secoli e altrettante guerre mondiali >
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Quella della distilleria Rossi d'Angera è una storia che dura dal 1847 e che, generazione dopo generazione, ha portato i prodotti di quest'azienda ad essere conosciuti e apprezzati non solo nella nostra provincia, ma anche in tutta Italia e nel mondo. Seguendo le ricette della tradizione e rimanendo sempre al passo con i tempi, la famiglia Rossi ha costruito una solida realtà che ha avuto la forza di attraversare due secoli, altrettante guerre mondiali, alcuni periodi di crisi e molti cambi di mode. Ma del resto, i distillati e i liquori che nascono all'interno degli alambicchi e delle botti della Rossi d'Angera sono dei veri e propri gioielli del gusto.
LE ORIGINI
Bernardo, il trisavolo di Arturo Rossi, attuale proprietario dell'azienda, negli anni Quaranta dell'Ottocento era un intraprendente falegname di Angera abituato a scegliere i legni e intagliare le botti per conto delle numerose cantine che producevano il vino intorno al Lago Maggiore. Era anche addetto alla manutenzione in Dogana e, parallelamente alla sua attività, visti gli abbondanti raccolti della vendemmia in quegli anni, decise di cominciare a distillare acquavite.
I PRIMI ANNI DEL NOVECENTO
Bernardo lasciò l'attività ai figli e uno di questi, Carlo, iniziò a rendere la distillazione qualcosa di più serio e strutturato rispetto a quello che aveva fatto il padre. A cavallo tra Otto e Novecento la fabbrica di liquori prese il nome di Fratelli Rossi, ben radicata nel territorio di Angera.
LA TERZA GENERAZIONE
Arturo, uno dei figli di Carlo, dopo aver fatto esperienza ad Arona nella distilleria dei fratelli
LE VINACCE DEL TERRITORIO E NON SOLO
L'Acqua d'Angera è una grappa giovane e leggermente barricata che si produce solo con uva dei vitigni di Angera e Morazzone e Viggiù. Le altre vinacce vengono dalle colline novaresi o più in generale piemontesi e dall'Oltrepo Pavese. Ogni stagione arrivano nella fabbrica di Angera circa 2500/3000 quintali di vinaccia con i quali si producono attorno ai 150mila pezzi in bottiglie da 70cl oppure più piccole.
IL METODO
La vinaccia viene riposta in una caldaietta all’interno della quale viene insufflato vapore acqueo alla temperatura di circa 100° e a bassa pressione (0,4 bar). Il vapore al contatto con la vinaccia si arricchisce di alcool e aromi e attraverso le tubature confluisce alla base della colonna di distillazione formata da una serie di appositi piatti/strati in rame atti a separare e a concentrare le parti alcoliche e non del vapore. Al raggiungimento di deter-
minate temperature durante il processo, i vapori carichi di alcool confluiscono nella colonna di raffreddamento trasformandosi così in un liquido alcolico carico di aromi. La prima parte di distillato viene eliminata, la parte successiva, ossia il cuore che contiene gli alcoli nobili e profumati, viene trattenuta e diventa grappa dopo gli opportuni controlli. La parte finale del distillato, che fuoriesce a bassa gradazione, viene rimessa in circolo per una distillazione successiva.
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< A tenere le redini della Rossi d'Angera ora sono la quinta e la sesta generazione, ossia Arturo e Nicola Rossi, il primo nato nel 1951 e il secondo nel 1980 >
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Zonca, entrò nella fabbrica del padre e degli zii, la Fratelli Rossi, ma ben presto le cose non funzionarono e decise di costruire qualcosa di tutto suo. Comprò un appezzamento nella periferia di Angera, installò un alambicco più professionale, due caldaie e varie apparecchiature improntando la distilleria come qualcosa di più industriale piuttosto che artigianale. Nel 1909 depositò in Camera di Commercio la denominazione Arturo Rossi e, quando tornò incolume dalla Prima Guerra Mondiale, assorbì la Fratelli Rossi che era ormai in fase discendente. Gli affari fiorirono non solo per la vendita delle grappe ma anche dei liquori e cominciò a farsi conoscere e apprezzare in tutta la provincia e nelle zone limitrofe al Lago Maggiore sulla sponda lombarda e su quella piemontese.
DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE
A prendere le redini dell'attività di Arturo fu il figlio Bernardo, ma non lo fece subito. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza all'Università Cattolica a Milano con una tesi sulla tassazione degli alcoolici, Bernardo lavorò per vari anni in uno studio legale milanese che, però, fu raso al suolo in un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Ritornò così alle origini, fece esperienza in varie distillerie della Lombardia orientale, del Veneto e del Trentino Alto Adige e cambiò a sua volta la denominazione in Rossi d'Angera dando un'impronta ancora più industriale all'azienda. La fama dell'ottima produzione si espanse anche nei mercati più lontani e cominciò ad aprirsi anche all'estero.
IL PRESENTE: ARTURO E NICOLA ROSSI
LA PRODUZIONE
“In catalogo abbiamo circa una trentina di prodotti tra grappe, liquori, aperitivi, amari, estratti di erbe e radici - spiega il presidente Arturo Rossi -. Molti di questi sono sia in confezioni standard che in quelle da 10 centilitri”. La Rossi d'Angera distilla grappe giovani, invecchiate e millesimate, monovitigno di pinot, chardonnay, nebbiolo e moscato con un minimo di due anni d'invecchiamento. Quanto ai liquori ottenuti da infusione naturale di erbe e radici, c'è l’aperitivo Spitz, il Bitter, l'Amaro del lago maggiore, i liquori dolci e molto altro.
A tenere le redini della Rossi d'Angera ora sono la quinta e la sesta generazione, ossia Arturo e Nicola Rossi, il primo nato nel 1951
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< Abbiamo perso quasi un anno di fatturato ma a poco a poco stiamo risalendo. Siamo molto ben radicati nel nostro territorio, ci stiamo espamdendo in Italia e anche in diversi paesi europei. Anche il mercato americano dimostra di gradire i nostri prodotti > e il secondo nel 1980. “Sono nato in distilleria, praticamente - esordisce Arturo, il presidente . Fin da ragazzino ho sempre lavorato nella fabbrica di famiglia e, dopo essermi iscritto ad Economia e Commercio senza però mai laurearmi, nel 1974 sono entrato a tempo pieno in azienda. Ho portato una visione diversa, più attenta alle confezioni curate e alle grafiche e per la prima volta ci siamo dotati di una mini rete di agenti sul territorio. Gli anni Ottanta sono stati floridi, mentre il decennio successivo è stato piuttosto di stasi perchè si è cominciato a consumare gli alcolici in modo diverso, meno capillare. Con gli anni abbiamo destinato qualche proposta commerciale soltanto alla grande distribuzione, ma la vera rivoluzione, che tuttora è in corso, è arrivata con il 2000: le persone ora vogliono prodotti nuovi, di prestigio, sempre più alla moda, eleganti e allettanti. Per stare al passo con le richieste del mercato dobbiamo continuamente rinnovarci, pur mantenendo un filo conduttore che ci lega alla nostra storia”. Nicola, l'ultimo per ora della generazione Rossi, è entrato nel 2020 e ha il ruolo di Amministratore Delegato. Laureato in Ingegneria e appassionato di cavalli, ha lavorato in diverse aziende importanti in Italia e all'estero e, proprio in concomitanza con il primo lockdown del 2020, assieme a papà Arturo ha rivoluzionato le confezioni, le etichette e le bottiglie, ha introdotto prodotti nuovi e sta tuttora espandendo il mercato fino ad arrivare anche in USA e Australia.
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I PROGETTI FUTURI
“Stiamo ultimando una serie di confezioni speciali e una linea di prodotti per gli aperitivi. In questo momento sono molto di moda e abbiamo pensato qualcosa ad hoc che a brevissimo sveleremo – conclude Arturo Rossi -. Durante il primo lockdown la situazione è stata difficile e siamo rimasti chiusi al 100%, mentre durante il secondo abbiamo lavorato ma stiamo arrivando a regime soltanto ora. Abbiamo perso quasi un anno di fatturato ma a poco a poco stiamo risalendo. Siamo molto ben radicati nel nostro territorio e per quanto riguarda l'Italia stiamo espandendoci in Puglia, nel Lazio, principalmente a Roma, e nelle Marche. In Europa vendiamo tanto in Germania, che è il maggior consumatore al mondo di grappa, nei paesi del nord Europa e in Spagna. Oltreoceano vendiamo tra San Francisco, Chicago e New York come anche in Australia, ma puntiamo a farci conoscere ancora di più”.
A TU PER TU CON LINDA DE LUCA
DA BODIO A NEW YORK: SAVIANO, GREY’S ANATOMY E TANTO ALTRO di Laura Paganini
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< Ho frequentato le Scuole Medie ad Azzate e il Liceo Scientifico a Varese e già da ragazzina le lingue sono sempre state la mia passione > Otto anni a New York e ora c'è Roma nel suo presente, ma porta sempre con sé un po' del suo Lago di Varese. Nata a Milano nel 1984 e cresciuta a Bodio Lomnago, Linda De Luca ha lavorato negli ospedali newyorkesi come interprete e questo le ha spalancato le porte niente meno che alla traduzione in italiano di Greys Anatomy, la famosissima serie tv giunta alla diciottesima stagione. Interprete ufficiale di Roberto Saviano negli Stati Uniti e in Europa, ha tradotto anche svariati testi e libri e ora sta cercando di realizzare un suo grande sogno: aprire la strada ad altri dopo di lei nel campo dell'interpretariato medico, pratica fondamentale ma ancora troppo poco conosciuta in Italia.
Le lingue e la medicina sono un po' il filo conduttore della sua carriera. Come è iniziato il suo percorso? “Ho frequentato le Scuole Medie ad Azzate e il Liceo Scientifico a Varese e già da ragazzina le lingue sono sempre state la mia passione.
“INTERPRETE DEL DOLORE”
Ricordo che ho imparato le mie prime parole in inglese e la loro pronuncia corretta dalle canzoni che ascoltavo e guardando la serie Friends. Provengo da una famiglia di medici e quel mondo ha sempre fatto un po' parte di me, ma dopo il diploma ero indecisa se iscrivermi a Psicologia o Lingue. In realtà il mio desiderio era più che altro entrare nel cuore della lingua inglese, delle sue radici e del suo significato e ho scelto l'ILSIT di Varese, ossia l'Istituto universitario per interpreti e traduttori che ora si chiama SSML. L'inglese è diventato il mio pane quotidiano, mentre ho cominciato da zero a studiare francese e non è stato semplice”.
Da Varese a New York, un bel salto. “Concluso l'ILSIT, mi sono iscritta ad un master di traduzione scientifica e letteraria e il destino ha voluto che incontrassi un autore di Jack Ketcham, uno scrittore statunitense, che mi ha proposto di tradurre il romanzo “Red”. Successivamente ho tradotto anche “La ra-
“Il mio compito era di tradurre dall'inglese all'italiano ciò che i medici dicevano. Mi rapportavo con emigrati italiani che non padroneggiavano l'inglese pur vivendo negli Stati Uniti da anni oppure con pazienti italiani che arrivavano a New York per provare cure che in Italia e in Europa non esistevano o non erano approvate. Mi hanno affidato vari casi gravi di malati di cancro, di pazienti con patologie neurodegenerative o in cui erano coinvolti giovani con malattie rare. È stato emotivamente stancante e frustrante poter solo tradurre e non contribuire in altro modo”.
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< Ho inviato una mail e nel giro di pochissimo mi è stato inviato il mio primo copione e la mia prima puntata da tradurre >
gazza della porta accanto”, con la prefazione a cura di Stephen King, e ho viaggiato più volte a New York che ormai era diventata il mio obiettivo finale. Lavoravo a tempo pieno e con un contratto a tempo indeterminato in un'azienda di Sesto Calende e nel frattempo insegnavo inglese e traducevo interviste mediche. Nel 2013, però, mi sono licenziata dal mio lavoro fisso per ripartire da zero nella città della Grande Mela che mi ha sempre affascinata”. Ed è lì che l'inglese e la cultura medica si sono incontrate definitivamente. “Proprio così. Ho avuto come un'illuminazione
e mi sono iscritta ad un corso intensivo di interpretariato medico. Anni prima guardavo su YouTube interventi chirurgici per assecondare il mio desiderio di apprendere sempre di più la terminologia medica e ciò mi è risultato utile. Ho superato il colloquio e sono stata subito inviata negli ospedali di Manhattan e di altri quartieri. È stata una palestra fantastica sia a livello umano che professionale”.
È stata per anni in corsia negli ospedali, poi è arrivata l'opportunità di tradurre la serie Greys Anatomy che racconta quello che succede in quelle stanze. “Un'amica che aveva lavorato per Mondadori che conosceva la società di doppiaggio romana di Greys Anatomy mi ha consigliato di scrivere una mail in cui raccontavo il mio lavoro quotidiano negli ospedali di New York. Nel giro di pochissimo mi è stato inviato il mio primo copione e la mia prima puntata da tradurre. Non ci potevo credere perchè sono sempre stata una fan di quella serie e non mi sono mai persa nulla. Ora è il quarto anno che proseguo con la collaborazione e grazie a questo posso ancora una volta unire inglese e medicina”.
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In cosa consiste il suo lavoro concretamente? “Mi vengono inviati il copione e la puntata in questione e, guardando il video, aspetto davvero fondamentale in questo mestiere, traduco letteralmente i dialoghi e le espressioni idiomatiche. Il mio è il primo passaggio della traduzione che, successivamente, finisce nelle mani di un mio collega che si occupa dell'adattamento in italiano. Solo dopo si procede con il doppiaggio. La mia parte è di particolare importanza e comporta molto stress, tempistiche ristrette e una padronanza pressoché totale dello slang”.
Serie tv, ma anche libri e il rapporto con Roberto Saviano. “Il nostro primo incontro è stato esilarante perchè eravamo ad un evento a New York e non l'ho riconosciuto. Si è presentato con la barba lunga e un grosso cappello di lana e ricordo di aver chiesto a Ashley Graham chi fosse quell'uomo. Gli americani lo apprezzano molto e lo considerano un grande scrittore di libri gialli. L'ho accompagnato a varie serate negli USA, a Los Angeles negli uffici di Netflix a proporre una serie TV da lui ideata ma anche a Napoli per un'intervista con un giornalista del New York Times”.
Ora dopo 8 anni a New York è tornata in Italia. Cosa l'ha spinta a farlo? “La pandemia ha avuto il suo peso in questa mia decisione. La città è cambiata in peggio, purtroppo, è aumentata la criminalità, la circolazione di droga e la presenza di senzatetto. Molti amici sono tornati in Europa e sentivo che anche per me era arrivato il momento di voltare di nuovo pagina. New York mi manca perchè entra nel cuore di chiunque; mi manca il senso di libertà che si respirava, la multi etnicità e la totale mancanza di giudizio che porta chiunque ad essere accettato e accolto per quello che è e per quello che ama. Sono stati otto anni bellissimi e pieni di stimoli, ma
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< Il primo incontro con Saviano è stato esilarante perchè eravamo ad un evento a New York e non l'ho riconosciuto: si era p resentato con la barba lunga e un grosso cappello di lana > ho sempre saputo che prima o poi l'Italia mi avrebbe riaccolto”.
Vive a Roma, ma in cosa si sente legata a Varese e al suo territorio? “La mia famiglia vive a Bodio Lomnago e amo tornare dove ho passato la mia giovinezza. Mi piace passeggiare lungo la ciclabile del Lago di Varese, salire al Sacro Monte o godermi la vista del Belvedere di Azzate. Negli anni a New York ho sentito soprattutto la mancanza del contatto con la natura che, invece, si può avere nella nostra zona in modo impagabile”.
CHE PROGETTI HA IN SERBO PER IL FUTURO?
“Continuerò a tradurre Greys Anatomy e qualche altra serie e spero di realizzare anche un ulteriore mio sogno nel cassetto: aprire un'agenzia che si occupi di interpretariato medico in Italia. Questa realtà non è ancora molto conosciuta ma è un supporto fondamentale per chi non è madrelingua. Sto iniziando a scrivere un libro su questo tema, una sorta di mémoire che può essere utile agli studenti o a chi si approccia a questo ambito. Vorrei aprire la strada ai giovani, collaborare anche con le università e fare in modo che la figura di interprete medico sia finalmente riconosciuta anche da noi”.
BIRRIFICIO SOCIALE DI MALNATE
RINASCITA E RISCATTO IN UN BOCCALE DI BIRRA a cura della redazione
< Thomas Mentasti e altri sette soci volontari sono riusciti a trasformare la loro passione per la birra in una grande occasione di rinascita e riscatto >
Tra le più belle realtà della provincia di Varese figura senza dubbio il Birrificio Sociale di Malnate. Dal novembre 2017, Thomas Mentasti e altri sette soci volontari sono riusciti a trasformare la loro passione per la birra in una grande occasione di rinascita e riscatto nei confronti di una società che troppo spesso si dimentica delle categorie meno privilegiate. Un nome, una garanzia. Grazie ad un progetto basato sull’autofinanziamento, gli otto soci fondatori hanno dimostrato che la birra, tra le sue
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> vai al sito
< A settembre, una degustazione di birra autoprodotta ci ha permesso di raccogliere i fondi necessari per partire e, da novembre, il Birrificio Sociale di Malnate ha preso vita >
TRE TIPOLOGIE DI BIRRA PER SODDISFARE TUTTI I PALATI
Le tre tipologie di birra nascono dalla perfetta alchimia tra gli ingredienti e, soprattutto, dalle esperienze gustative dei produttori stessi. Ecco quindi delinearsi l’aroma fruttato leggermente amaro della Cotta 14 (una Golden Ale ad alta fermentazione), la maltosa e caramellata Beerlinghina (una Extra Special Bitter rossa ad alta fermentazione in stile inglese che prende il nome dal quartiere Berlinghina di Malnate) e il morbido profumo di cereali della Malbock (una Doppelbock a bassa fermentazione in stile tedesco). E la prossima estate una quarta birra si aggiungerà all’offerta.
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infinite sfaccettature, racchiude già di per sé quel carattere di inclusività sociale che deve essere alla base di qualsiasi relazione umana. In questo modo, come sottolinea Mentasti, “la birra è diventata un gesto di solidarietà per offrire un lavoro che renda la vita un po’ più semplice a chi è più svantaggiato”. Praticamente da sempre Mentasti aveva il desiderio di far diventare la birra un punto di congiunzione per il territorio unendone la produzione ad un’attività di tipo sociale; nel 2017, sul modello del Birrificio Sociale Vecchia Orsa (Bologna), è finalmente scoppiata la scintilla. “In occasione di una riunione delle realtà economiche del territorio volta a sviluppare un progetto imprenditoriale condiviso e sociale – ricorda Mentasti - abbiamo presentato la nostra idea riscuotendo subito un immediato successo. A settembre, una degustazione di birra autoprodotta ci ha permesso di raccogliere i fondi necessari per partire e, da novembre, il Birrificio Sociale di Malnate ha preso vita”. Una mission fatta di quattro macro-step (ideazione e raccolta fondi, produzione, nascita della cooperativa BMS onlus e sviluppi futuri),
< Il Covid-19 ha provato a complicare i piani del Birrificio Sociale Malnate, ma non è riuscito a fermare la passione travolgente della cooperativa > anche se i passi in avanti che la cooperativa può fare sono davvero infiniti. “Partendo dal nulla – spiega Mentasti - il primo obiettivo è stato quello di contenere le spese iniziali e per questo siamo diventati una “beer firm” producendo per conto di terzi. Il rapporto e l’amicizia nata con un partner eccezionale come il Birrificio Serrastorta di Buscate è risultato determinante per gettare solide fondamenta che ci hanno portato all’apertura dello spaccio in Piazza Repubblica a Malnate”. Da lì una rapida escalation e, nel 2019, Mentasti e soci hanno raggiunto un nuovo importante traguardo. Dopo esser stati ospiti della cooperativa “Il giardino del sole onlus” (Venegono Superiore) e aver collaborato con la cooperativa sociale “La Finestra” (Malnate), è finalmente nata la cooperativa “BSM onlus”: lo step imprescindibile per cominciare ad assumere personale proveniente da categorie svantaggiate. “Nel marzo 2020 abbiamo accolto nella nostra
famiglia Angela – continua Mentasti -, un’infaticabile lavoratrice che gestisce lo spaccio, consentendo a me e agli altri soci di occuparci della produzione e del marketing”. Grazie allo sforzo collettivo la capacità produttiva del Birrificio è ben presto aumentata da 1200 a 20mila litri di birra, divisi fra la Cotta 14, la Beerlinghina e la Malbock. Il Covid-19 ha provato a complicare i piani del Birrificio Sociale Malnate, ma non è riuscito a fermare la passione travolgente della cooperativa. Se l’obiettivo primario pre-pandemia era quello di aprire un locale di proprietà dove spillare le birre, l’attuale situazione ha aperto la strada a nuove opportunità che erano già state prese in considerazione: “Commercializziamo panettoni e colombe artigianali aromatizzati alla Beerlinghina e, oltre a questo, realizziamo bomboniere e cesti natalizi utilizzando prodotti artigianali del territorio. La nostra idea è quella di sviluppare presto un commercio online in modo da arrivare ovunque a domicilio e, a tal proposito, è già attivo il servizio di spillatura in occasioni di eventi e cerimonie. Vogliamo farci conoscere a livello nazionale e continuare a crescere con la passione e l’entusiasmo di sempre. Il focus principale, comunque, è sempre indirizzato all’apertura di un nostro impianto di produzione che ci garantirebbe la possibilità di creare nuovi posti di lavoro concretizzando appieno l’idea di un birrificio sociale inclusivo”.
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PER UN FUTURO SEMPRE PIÙ GREEN BUSTO MOTOR COMPANY E NISSAN INSIEME
di Alessandro Burin
< L'unione tra Busto Motor Company e Nissan è nata in pieno periodo covid-19, con l'intento di farsi trovare pronti ad entrare nel mercato in maniera forte durante il periodo di ripartenza > > vai al sito /16
Il matrimonio tra Busto Motor Company e Nissan stato sancito ufficialmente. Il 18 novembre, è stata infatti inaugurata la nuova concessionaria di via Busto Fagnano a Busto Arsizio e a partecipare a questo grande evento esclusivo sono stati tanti amici del territorio nonché una madrina d'onore come Aída Yéspica. L'unione tra BMC e Nissan è nata in pieno periodo covid-19, con l'intento di farsi trovare pronti ad entrare nel mercato in maniera forte durante il periodo di ripartenza. Detto fatto, la mission di Busto Motor Company è proprio quella di rilanciare il marchio Nissan in zona
portandolo verso i lidi più alti del mercato automobilistico italiano. Il tutto, naturalmente, nel pieno rispetto delle prerogative Nissan, una casa automobilistica che si sta rivolgendo in maniera forte ed identitaria verso il mondo dell'elettrico, fatto di comfort e di un'assistenza continua verso il cliente.
Nissan sposa in pieno la rivoluzione nel mondo dell'elettrico e Busto Motor Company fa altrettanto, dedicando anche una particolare attenzione al cliente. Chi comprerà un'auto green nella nuova concessionaria di Busto Arsizio avrà in regalo una colonnina personale e avrà diritto all'installazione gratuita della stessa. Busto Motor Company muove così i primi passi verso una rivoluzione che passa anche dal cambio del logo e dall'esigenza di rilanciare il mercato. Patrick Bani, Direttore marketing di Busto Motor Company, spiega: "Abbiamo deciso di sposare il brand Nissan perché abbiamo trovato dei valori che ci accomunano come la centralità del cliente, la fedeltà che esso riserva se seguito bene e la spinta verso il mondo elettrico. Con questa collaborazione lanciamo anche il rinnovo del nostro logo perché ci sembrava il momento più opportuno. Per noi quella attuale è una fase di cambiamento e sviluppo e vogliamo trasmettere un senso di vicinanza al cliente. Abbiamo deciso di intraprendere questo cambiamento dopo due difficili anni contrassegnati dalla pandemia in cui
il mercato automobilistico è stato piuttosto fermo. Ci piace uscire dal coro, vogliamo fare le cose diversamente dagli altri e prendiamo questa sfida con entusiasmo augurandoci che possa essere un successo. Ovviamente per realizzare questo ci siamo dati obiettivi quantitativi e qualitativi: aumentare con Nissan la quota di mercato secondo vari step, con tempistiche che vanno dai 6 ai 9 mesi, e proporre una gamma ed un servizio che vadano incontro alle esigenze della clientela e la soddisfino in tutto e per tutto".
RIFLETTORI PUNTATI SULLA NUOVA NISSAN QASHQAI: MAGGIORE TECNOLOGIA PER UN’AUTO ELETTRIFICATA
Ad essere sotto i riflettori è stato inevitabilmente il nuovo Nissan Qashqai, il primo crossover in Italia che punta sull'innovazione e su miglioramenti tecnologici e tecnici di primo livello, svelato proprio durante la serata. "Celebriamo il matrimonio tra Nissan e Busto Motor Company davanti a due ospiti d’onore: il sindaco di Busto Arsizio Emanuele Antonelli e il nuovo Nissan Qashqai - ha dichiarato il Presidente ed Amministratore Delegato di Nissan Italia, Marco Toro -. Il Qashqai è il nostro DNA e abbiamo cambiato il mercato italiano nel lontano 2007. Con il nuovo modello abbiamo aggiunto caratteristiche a livello di connettività, maggiore tecnologia e soprattutto come auto elettrificata. I modelli venduti da settembre sono già 6000. La tecnologia Head Up display, ovvero proiezione virtuale sul parabrezza del navigatore come supporto alla guida, due motori elettrificati, uno il Mild Hybrid ed uno E - power, elettrico senza spina, sono i punti di forza della nuova auto. La particolarità principale del mezzo è la presenza di due motori: quello elettrico che muove l’auto e quello a benzina che ricarica l’energia senza doversi agganciare ad una colonnina".
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ROMANIELLO, EMOZIONI DA VIVERE PREMIO USSI PER IL GIORNALISTA VARESINO
di Matteo Carraro
< Romaniello incarna alla perfezione lo spirito del giornalista-narratore adempiendo sia al dovere deontologico di raccontare i fatti nella maniera più obiettiva possibile sia alla necessità di portare il pubblico dentro il racconto > /18
Da 75 anni l’obiettivo dell’USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana, ndr) è quello di raccontare lo sport: ciò non significa limitarsi a descrivere quanto si vede, bensì far vivere attraverso la propria voce o la propria penna quante più emozioni possibili. Lo sa bene Vito Romaniello che incarna alla perfezione lo spirito del giornalista-narratore adempiendo sia al dovere deontologico di raccontare i fatti nella maniera più obiettiva possibile sia alla necessità di portare il pubblico (spettatore, ascoltatore o lettore) dentro il racconto stesso. Basta questa semplice descri-
< Uscito dalla terapia intensiva, mi sono riavvicinato con gioia allo sport dopo averlo ‘tralasciato’ negli anni precedenti. Si è riaccesa la scintilla >
zione a spiegare il motivo per cui l’USSI ha voluto riconoscere l’impegno del nostro Vito conferendogli il premio “Racconto dello Sport”.
A far da sfondo alla cerimonia per festeggiare il compleanno dell’associazione è stata l’imponente nave da crociera MSC Seaview, ancorata al porto di Genova, che ha ospitato personalità di spicco del panorama giornalistico italiano e del mondo sportivo tricolore. Non a caso, è stato un certo Marcello Lippi a consegnare il premio a Vito, le cui prime parole per descrivere l’evento sono state: “Emozionante. Sorprendente. Incredibile”.
E proprio un simpatico siparietto con il tecnico campione del mondo nel 2006 ci fa capire lo spirito con cui Vito vede, legge, scopre, vive e racconta lo sport. “Con il senno di poi – spiega Vito – siamo abituati a dar tutto per scontato, per cui i campioni del 2006 ci sembrano oggi quasi dei supereroi. Ma quando parlo a Lippi di Fabio Grosso io ricordo il ragazzo che giocava al Chieti, quando faccio riferimento a Vincenzo Iaquinta mi viene in mente il giovane attaccante di Castel di Sangro… personaggi che sono partiti dalla Serie C per salire sul tetto del mondo”.
Raccontare storie di sport e di vita. È ciò che Vito fa da sempre, con quella indomabile passione ed energia che nemmeno il Covid è riuscito a spezzare. “Uscito dalla terapia intensiva, – racconta Vito – mi sono riavvicinato con gioia allo sport dopo averlo ‘tralasciato’ negli anni precedenti. Riaprire gli occhi e trovare il post di Simone Zaza che mi augurava pronta guarigione, il primo di una lunga serie di messaggi dal mondo del calcio, mi ha fatto capire che forse qualcosa di buono l’ho
lasciato nella mia carriera. Si è riaccesa la scintilla: il calcio è nelle ossa, il calcio si tira al destino, il calcio è fatto di 90’ che possono diventare indimenticabili e sconvolgenti al tempo stesso. La vita è come un campionato in cui tutto torna, e per questo motivo ho voluto ripartire dalle mie origini andando in giro per l’Italia a cercare storie da raccontare”.
Storie, storie e ancora storie. La soddisfazione più grande per Vito, oltre alla comprensibile gioia di aver ricevuto un premio del genere, è stata quella di essere annunciato non solo come caporedattore di LaPresse ma anche e soprattutto come telecronista e autore di sei libri e di 38 almanacchi calcistici orientati al-
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< Fattore Campo: nel mio viaggio, impegnativo e fantastico, ho raccontato le 137 città che hanno vissuto la Serie A e la Serie B partendo proprio dalle origini della terra > l’unico obiettivo di “scoprire oggi i campioni di domani”. La passione per la scrittura non può certo essere fermata e molto presto verrà pubblicata la sua ultima fatica: Fattore Campo racchiude in sé tutto lo spirito e la poetica di Vito Romaniello. “Il fattore campo – ci spiega– si ha quando una squadra gioca in casa, ma il fattore è anche colui che coltiva i campi da cui nascono i prodotti unici della nostra Italia e il campo è dove giocano i bambini che sognano di fare i calciatori. Nel mio viaggio, impegnativo e fantastico, ho raccontato le 137 città che hanno vissuto la Serie A e la Serie B partendo proprio dalle origini della terra perché il cibo, così come il calcio, è sinonimo di convivialità. Il progetto Italia Foodball Club non nasce per caso”.
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Tutti questi racconti, inevitabilmente, lo hanno condotto a Genova lo scorso 9 novembre per ricevere il meritato premio “Racconto dello Sport”, un gratificante traguardo che Vito commenta così: “Sicuramente è un bel riconoscimento per tutto quello che ho fatto nella mia carriera, una ricompensa per gli enormi sacrifici compiuti dal 1984 ad oggi; è una grande soddisfazione personale perché lo sport deve essere prima di tutto un racconto e io voglio tirar fuori emozioni, sensazioni e ricordi. La dedica, però, va a mia moglie Daniela che è sempre stata al mio fianco nonostante le mille difficoltà”.
Il viaggio di Vito non si fermerà di certo qui e, dopo la pubblicazione di Fattore Campo, continuerà a tenerci compagnia con Italia Foodball Club per trovare nuove storie da raccontare. “Il pallone rotola sempre – conclude Vito – e accompagna le nostre vite. Nel prossimo libro parlerò anche dei 90 anni della Serie A, e 90 è la summa del mio percorso: la paura non fa più 90, perché 90 sono i minuti di una partita in cui sei padrone del tuo destino. Continuerò a fare ciò che amo inseguendo sfide e nuovi traguardi come se corressi dietro ad un pallone… e continuerò a raccontarlo”.
UN MATRIMONIO DI SALUMI, FORMAGGI E VINI NOSTRANI
RASSEGNA DEI VINI VARESINI SOTTO IL CAPPELLO DI SLOW FOOD VARESE
a cura della redazione
< A Villa Porro Pirelli i visitatori hanno potuto assaggiare e apprezzare salumi e formaggi locali e degustare il vino delle cantine che fanno parte dell'Associazione Vini Varesini > A Villa Porro Pirelli sabato 20 e domenica 21 novembre è andata in scena la sesta Rassegna dei Vini Varesini, ovvero una due giorni organizzata da Slow Food Provincia di Varese in cui hanno avuto la giusta visibilità prodotti e produttori della nostra provincia. I visitatori hanno avuto la possibilità di assaggiare e apprezzare salumi e formaggi locali e di degustare il vino delle cantine della zona che fanno parte dell'Associazione Vini Varesini quali Cascina Piano di Angera, Cascina Ronchetto di Morazzone, Tenuta Tovaglieri di Golasecca, Cantina Torrerossa di Gazzada e Cascina Filip di Travedona.
Durante il weekend è stato inoltre presentato il progetto “Terre Di Varese” organizzato da Slow Food Provincia di Varese grazie ad un bando finanziato dalla Camera di Commercio di Varese: si tratta della proficua collaborazione tra due eccellenze enogastronomiche come la Formaggella del Luinese e l'Associazione Vini Varesini che potrà portare a nuove sinergie con altri consorzi lombardi e non solo allo scopo di valorizzare tutto ciò che proviene da Varese e dai suoi dintorni. “Slow Food è un'associazione nata 30 anni fa ed
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< Buono, pulito e giusto: cibo, di qualità, derivante da un'agricoltura che rispetta l'ambiente e al giusto prezzo per produttore e cliente > è presente in 96 Paesi al mondo. Il nostro motto è “Buono, pulito e giusto”; cibo, dunque, di qualità, derivante da un'agricoltura che rispetta l'ambiente e al giusto prezzo per produttore e cliente. È questo il nostro obiettivo così come tutelare cibi tradizionali che si stanno dimenticando ed educare le nuove generazioni a mangiare con consapevolezza - spiega Fabio Ponti, referente di Slow Food Varese e di “Terre Di Varese” -. Ogni secondo sabato del mese da quattro anni a questa parte ad Induno Olona (località San Cassano) si svolge il Mercato della Terra del Piambello dove i produttori a chilometro zero possono vendere i propri prodotti e farli conoscere. Il Mercato
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continua a crescere e la risposta è ottima sotto ogni punto di vista”.
Giuliana Tovaglieri, presidente dell'Associazione Vini Varesini, aggiunge: “Siamo nati nel 2008 da un'esigenza delle piccole cantine del Varesotto. Volevamo unire le nostre forze per farci conoscere e proporci nei locali o anche tra i privati. In parte ci siamo riusciti, ma dobbiamo perseguire ancora questo scopo se vogliamo espanderci e promuovere sempre di più i nostri vini. Produciamo all'incirca 80-100mila bottiglie all'anno in totale e ognuna riporta il nostro marchio che garantisce che tutto il processo produttivo, dall'area dove viene vinificato alla cantina, è del territorio varesino al 100%”.
PROFUMI D’ORIENTE TRAVEL&LIFESTYLE E PROFUMI D’ITALYA TOUR OPERATOR
SORELLE DIVERSE STESSA FILOSOFIA a cura della redazione
Agenzia Viaggi Tailor Made è nata nel 2007 da “Grandi Viaggiatori” sempre alla ricerca di rotte sconosciute, romantici, nomadi, soli con il viaggio e con un senso dell'andare che lasciava ampi margini all'imprevisto e alla ricerca di viaggi-incontro con la natura, la storia, l'arte, la cultura, il mistero, con l'altro, il diverso, da conoscere e rispettare. Questa filosofia accompagna l’agenzia viaggi e… dopo 15 anni lo spirito è sempre lo stesso; stessa voglia di andare e scoprire con l'occhio attento a tutto ciò che cambia. Negli anni l’agenzia si è specializzata e certificata con gli Enti del Turismo in quasi tutti i paesi, mantenendo sempre saldo il legame con le sue origini, improntate ad una viva curiosità e rispetto per tutti i popoli, le loro culture, i loro contesti ambientali.
Ha cercato e continua a cercare di recuperare nelle proposte, i tempi, l’attenzione e la cura delle vecchie “botteghe” artigiane, convinta che professionalità debba sapersi coniugare con elasticità e flessibilità ma soprattutto debba riuscire ad essere uno stimolo all’immaginazione e alle attese di ogni singolo viaggiatore e nel contempo essere un supporto tecnico e logistico, un serio e discreto consulente e non semplicemente un asettico “fornitore” di servizi.
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dell’itinerario è singolare, concentrata e non viene mai trascurata la bellezza, la natura, la poesia, la ricchezza di storia, la cultura, le tradizioni e i sapori. Ogni viaggio riflette propriamente variabili importanti quali stagionalità, festività, peculiarità prendendo in considerazione atmosfere, bellezze e culture.
Viaggi intesi come metafore della vita e alla ricerca di nuove sfide. In Italia vantiamo un patrimonio storico, culturale e paesaggistico ineguagliabile; è il Paese con il più alto numero di Siti Unesco Patrimonio dell’Umanità, un insieme di tante meraviglie in poche centinaia di chilometri e l’attività di organizzazione di viaggi di gruppo o individuali rimane costantemente come sfondo ad una crescita che in Italia è sotto gli occhi di tutti.
ASSISTI ALLA MAGIA
Per ammirare l’infinita volta stellata e gli incredibili colori che attraversano il cielo artico pochi posti al mondo offrono più possibilità della Norvegia di osservare l’aurora boreale. Tra fine settembre e fine marzo nella Norvegia settentrionale fa buio dal primo pomeriggio fino a tarda mattina ed è più frequente che in cielo compaia l’aurora boreale. Possiamo tranquillamente affermare che questa zona della Norvegia, con le sue innumerevoli isole, i profondi fiordi e le montagne impervie, sia tra i posti più belli e interessanti per vedere l’aurora boreale. Dato che centinaia di migliaia di persone vivono in questa vasta area geografica, la regione della Norvegia settentrionale offre di tutto, dalle città con una vivace vita not-
turna e interessanti musei, ai pittoreschi villaggi di pescatori, agli enormi e silenziosi spazi aperti senza nessun inquinamento luminoso. Ciò significa che, oltre ad andare a caccia di aurore boreali, puoi praticare pesca invernale, escursioni a piedi, sci e sleddog, scoprire la cultura sami o partecipare a un safari alle balene o alla fauna selvatica. Dopo puoi rilassarti in hotel eccellenti e assaggiare deliziosi cibi locali. O magari prendere parte a un safari all’aurora boreale e mangiare
in una tradizionale tenda lavvo. Ma cos’è l’aurora boreale? A livello molto elementare è un fenomeno piuttosto semplice da spiegare. È creata dalla collisione tra particelle cariche di elettricità provenienti dal sole che penetrano nell’atmosfera terrestre. Le aurore, dette anche luci del nord, appaiono di notte quando il cielo è buio. Sono come un balletto celestiale di luci che danzano nel cielo notturno, con una tavolozza di colori di verdi, blu, rosa e viola.
ALTIPIANI MERAVIGLIOSI
Se vuoi scoprire quanto possono essere variegati i paesaggi e i luoghi di interesse dell'Islanda, non devi fare altro che organizzare una gita giornaliera nella penisola di Snæfellsnes. È soprannominata "Islanda in miniatura" per i diversi siti d'interesse che vi si trovano e, pur essendo tutti belli, nessuno è paragonabile al suo luogo principe, lo Snæfellsjökull. Lo Snæfellsjökull è un ghiacciaio a due cime che ricopre un vulcano sull’estremità della penisola, circondato da campi di lava irregolari e da una scenografica costa su tre lati. Può essere osservato da alcuni degli altri luoghi di rilievo della zona, come il borgo quasi abbandonato di Búdir e i faraglioni Lóndrangar. Questo sito occupa un posto così importante nel cuore degli islandesi che è stato dichiarato parco nazionale nel 2001 e condivide questo status con due soli altri luoghi nel Paese (entrambi presenti in questa lista). L’Islanda è un’isola dai paesaggi eccezionali, dove i fiumi scorrono in mezzo ai deserti e la lava fusa erutta dal ghiaccio, e si può definire come il regno dei contrasti estremi. È un Paese in cui gli elementi naturali danzano perennemente fra gli antipodi primordiali di fuoco e ghiaccio, durante inverni con notti infinite ed estati in cui il sole non tramonta mai.
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LA VIA DEL CIELO SI CHIAMA “SKYWAY MONTE BIANCO”
C’è un posto dove la tua immaginazione può andare oltre. Dove l’intrattenimento è supremo e puoi rilassarti al massimo. Un luogo dove i sapori vanno al di là delle aspettatiive e la curiosità è ricompensata con le più grandi scoperte … un gioiello custodito dalla montagna più alta delle Alpi il Monte Bianco. Una fune tesa da Courmayeur verso il punto più alto d’Italia. Un’ascesa di duemila metri per raggiungere il cielo, con una futuristica funivia rotante per osservare le vette valdostane. Skyway Monte Bianco è una via privilegiata alla cima, un viaggio che schiude il segreto delle altezze, un’esplorazione che conduce sempre più lontano da ciò che conosciamo, dai luoghi di ogni giorno. Lassù il respiro si allarga, i pensieri prendono un altro peso, lo sguardo cambia: tutto è un richiamo alla meraviglia. Un viaggio attraverso 3 stazioni sino alla vetta di Punta Helbronner a 3.466 metri per ammirare il Monte Bianco.
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PARADISO NATURALE TRA LE DOLOMITI DI BRAIES
Anche il parco naturale Fanes-Sennes-Braies ha un cuore, e si chiama Lago di Braies. Adagiato in una incontaminata conca rocciosa, attorniato dalla maestosa Croda del Becco a picco sulle sue acque, il lago di Braies è ritenuto il più bello delle Dolomiti. Per vederlo tutto è sufficiente passeggiare per un'ora e mezza sul facile sentiero che lo contorna. Lungo il tragitto, sulla sponda destra, troverete una piccola cappella accarezzata dalla luce filtrata di abeti, larici e pini silvestri; lungo un tratto del versante orientale si incontrano anche dei gradini. Il lago di Braies, le cui acque fanno da splendido specchio alla Croda del Becco, è considerato la perla dei laghi dolomitici. Il Lago di Braies in Trentino-Alto Adige si formò quando gigantesche torri di roccia precipitarono in profondità e spostarono la valle nel suo più punto più stretto. Dalle acque che si accumularono dietro il punto più stretto della valle nacque il Lago di Braies in provincia di Bolzano, un cosiddetto “lago di sbarramento”, che non mostra alcun riflusso visibile. Le acque defluiscono sotto terra nel punto più profondo e riemergono un buon tratto dopo a valle. Se tuttavia si dà credito alla leggenda, il lago si formò quando qui un tempo alcuni selvaggi estraevano oro. I pastori che vivevano nella zona erano invidiosi e tentarono di rubare questi tesori. La cosa però non riuscì, perché i selvaggi aprirono sorgenti sotterranee e fecero colare a picco tutta la loro ricchezza nel lago che nacque in questo modo.
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WE WISH YOU A MERRY CHRISTMAS CANTIAMO IN CORO CON L’ACCADEMIA SANT’AGOSTINO
a cura di Barbara Sgobbi Presidente Accademia Musicale Sant’Agostino 2.0
< L’Accademia Musicale Sant’Agostino 2.0 è attiva sul territorio da oltre 30 anni, organizzando corsi di musica, stagioni musicali, concerti, campus musicali e altre iniziative culturali-artistiche > > guarda il video /28
L’Accademia Musicale Sant’Agostino 2.0 è una associazione culturale volta a promuovere la diffusione della cultura musicale e artistica in ambito sociale. È attiva sul territorio da oltre 30 anni, organizzando corsi di musica, stagioni musicali, concerti, campus musicali e altre iniziative culturali-artistiche. La sua nascita e fondazione la si deve all’illustre Maestro Fabio Bruno, pianista e compositore, che nel luglio 2020 cede il suo posto di Presidenza alla Professoressa Barbara Sgobbi, clarinettista, cantante, musicoterapeuta e direttore di un istituto di arti-terapie. Il nuovo consiglio direttivo, Sant’Agostino 2.0, si orienta
< Il coro diviene “un contenitore spazio-temporale”, che prevede l’incontro tra individui che partecipano ad un’esperienza collettiva >
sulla alta qualità formativa culturale da diffondere, in una visione di rimodernamento, innovazione, ma che conserva la tradizione e la mission culturale-sociale. A tal proposito ha selezionato un corpo docenti professionisti di alto livello, laureati nei Conservatori nazionali ed esteri che vantano di vaste esperienze artistiche internazionali, i quali hanno inoltre conseguito ulteriori specializzazioni in ambito didattico-pedagogico ed educativo. Ci stiamo avvicinando al Natale ed è solito pensare ai Carols inglesi che aleggiano nell’aria ri-
creando quella atmosfera magica che questa festività è solita portare. Pensando proprio ai Christmas Carols ed ai cori di bambini che intonano questi canti, è bene mettere in evidenza quanto cantare in coro possa essere a prescindere un momento che può riempire e portare benessere al nostro essere e al nostro sentire personale. Sappiamo quanto la musica, nei suoi vari modi di applicazione, riesce a mettere in contatto la persona con parti di sé che altrimenti restano chiuse all’esperienza. Nello specifico, in un contesto corale, vengono aperti canali emotivi, di pensiero e di comportamento fondamentali per capire meglio sé e gli altri che aiutano ad armonizzare e a modulare i propri modi di essere, a scoprire nuove forme di interazione con altri, con se stessi e con il mondo. Il canto, se condiviso, unisce e consente di scoprire nuovi modi di essere: presupposto essenziale per una crescita emotiva, così importante nell’infanzia, nella preadolescenza e nell’età adulta. Il coro diviene “un contenitore spazio-temporale”, che prevede l’incontro tra individui che partecipano ad un’esperienza collettiva. Nel coro, sin dall’inizio, le persone vanno incontro
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ad una sorta di identificazione, dipende dalla qualità della propria voce, dalla loro età e dal loro ruolo all’interno del gruppo. L’attività corale, se ben indirizzata, può restituire un senso di autoefficacia, così come può diventare un luogo di allenamento per migliorare le proprie resistenze. Attraverso l’attività corale, l’individuo mette in gioco capacità relazionali, come l’inserimento e l’adattamento nel gruppo, attraverso i diversi processi che avvengono nell’interazione. Esso sviluppa la capacità di stringere e intrattenere relazioni con gli altri, integrare il proprio comportamento, affrontare e risolvere eventuali conflitti attuando abilità di contrattazione e negoziazione, assumere, riconoscere e rispettare ruoli diversi, rispettare le regole di ogni ambiente e saperle rispettare in maniera socialmente adeguata. La capacità di condivisione e comunicazione efficace diventa obiettivo primario il quale permette di esprimere le proprie emozioni in modo adeguato, entrare in empatia con il gruppo e con i singoli individui. L’attività corale diviene quindi una pratica, un’esperienza sociale e relazionale vissuta attraverso la vocalità. Viene anche definito come “un insieme di identità individuali” che perseguono il progetto collettivo di raggiungere un esito artistico attraverso l’impiego della voce. Il cantare in coro presup-
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pone da parte di ciascuno il senso del servizio e della partecipazione al progetto secondo le possibilità e abilità personali. Il cantore impara innanzitutto ad entrare in rapporto con la propria voce, cioè con se stesso, scoprendo, considerando e sviluppando la propria identità vocale; tale condotta, che possiamo tranquillamente chiamare training, conduce all’autovalutazione, al rispetto di sé e quindi all’autostima. Il coro può avere quindi diverse valenze proprio per il fatto che nell’attività vocale di gruppo vengono attivati molteplici processi. Attraverso le relazioni e il confronto con gli altri possiamo apprendere modelli di comportamento utili ad affrontare la vita con maggiore equilibrio. Tutti dovrebbero avere la possibilità di poter cantare in un coro, che sia di voci bianche o polifonico, proprio per le sue caratteristiche benefiche a livello fisiologico che sociale-relazionale. Ecco perché la nostra accademia musicale Sant’Agostino dona un percorso interamente gratuito per chi vuole avvicinarsi al canto corale, proprio per offrire a livello territoriale tale esperienza aperta a tutte le persone che sono curiose ed interessate a questa meravigliosa arte musicale-vocale quale è il coro stesso.
COSA SI NASCONDE DIETRO A UN CHRISTMAS CAROLS Ma, parlando di curiosità ed essendo in tema natalizio, andiamo a scoprire assieme cosa si nasconde dietro ad uno dei Chritmas Carols inglesi più famosi nella letteratura corale “We wish you a merry Christmas”. Sappiamo che generalmente i canti natalizi evocano una profonda aurea legata alla religione, tuttavia, questo canto rompe l’odine tradizionale ed offre un tocco più umoristico ed ironico, che si allontana dal contesto religioso. La sua origine musicale compositiva è tuttora un mistero, ma si ipotizza che già nel XVI secolo aleggiava tra i cantori che si esibivano per divertire i signori ricchi e potenti dell’epoca. Questo caroling difatti ha una storia molto colorata che riflette sugli arguti canti natalizi dell’era Vittoriana e sulla loro inclinazione verso un tradizionale “Dessert Natalizio”. Si pensi che nel Medioevo tra il 1647-1660 i caroling furono vietati dal protestante Cromwell Oliver che bandì la loro diffusione nelle chiese. I cantori del tempo per salvare la tradizione di questi canti cercarono di diffonderli ugualmente andando di porta in porta a cantarli. Tale usanza del cantare per le strade ha avuto origine in Inghilterra quando ricchi uomini di affari assumevano cantanti di strada per accompagnare le loro passeggiate estendendosi a tutti i tipi di cori. Questi cantori divennero famosi come i “waiting”, ovvero il gruppo corale che si esibiva, successivamente,
rimaneva sulla soglia delle porte ad “attendere una ricompensa”: più bello era il canto e più dolce era la ricompensa. Si cita difatti anche nel canto “We wish you a merry Chirstmas” il famoso “Budino di Fichi-Figgy Pudding” uno dei dolci più rinomati e prelibati che i cantanti ricevevano come ricompensa per la miglior esecuzione, la quale se non fosse avvenuto, i cantori avrebbero continuato a cantare finchè tale pagamento non fosse arrivato. Il testo, infatti, oltre ad avere una melodia allegra e molto sfacciata verso lo scherzare i ricchi, richiede un certo livello di autoironia verso chi l’ascolta. Possiamo quindi dire che l’effetto di “ We wish you a merry Chirstmas” nel periodo natalizio, non può che essere accreditato come un fattore alla diffusione dell’allegria ed ironia, che contagia ogni persona che l’ascolta con la sua ridondante melodia che ad oggi riconosce più di 400 anni di età. Il musicale viene ad oggi accreditato ad Arthur Warrel che nel 1935 ha arrangiato la melodia per la “Bristol University Madrigal Singers” per quattro voci. Tale arrangiamento è attualmente il più popolare e musicale che viene costantemente cantato. Quindi, stringendoci in coro a suon di “We wish you a merry Christmas”, vi aspettiamo in accademia a prepararci per cantare assieme tra le strade dei nostri paesi varesini alla ricerca del misterioso “Figgy Pudding”.
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MUSICA E CULTURA DA SOSTENERE
SABATO 4 DICEMBRE CONCERTO DI NATALE ALLA KOLBE DI VARESE
a cura della redazione
Sabato 4 dicembre 2021 alle ore 20.30 presso la Chiesa San Massimiliano Kolbe di viale Aguggiari a Varese, i Rotary Club Varese, Varese Ceresio, Sesto Calende Angera, Varese Verbano e il Rotaract Club Varese Verbano hanno organizzato un Concerto di Natale. Ospite della serata sarà il prestigioso coro “Sibi Consoni” diretto da Roberta Paraninfo. L'obiettivo della serata è sostenere il settore della musica e della cultura, messo a dura prova dall’emergenza pandemica, e parte del ricavato sarà devoluto all’Associazione varesina “La casa del giocattolo solidale Onlus” per l’acquisto di regali
di Natale per i bambini delle famiglie in difficoltà del territorio. Il Rotary Club non è nuovo a iniziative del genere. "L'amicizia è stata la roccia sulla quale è stato costruito il Rotary, la tolleranza è ciò che lo tiene unito": così infatti Paul Harris descriveva i valori fondanti del Club da lui creato. Il Rotary International costituisce, ad oggi, l'organizzazione di service più diffusa al mondo che si propone di promuovere la comprensione, l’amicizia e la pace fra le Nazioni, di svolgere servizi per la comunità e di formare professionisti e leader di particolare stima, capacità e rettitudine.
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COSMESI BIOLOGICA E NATURALE
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a cura della redazione
Dietro Le Muse Bio c’è Ambra, una ragazza di provincia cresciuta in campagna, che ha deciso di lasciarsi alle spalle un percorso professionale nella moda e seguire la sua grande passione per la vita a contatto con la natura. E proprio questa filosofia di vita ecosostenibile, naturale e consapevole è diventata la linfa del suo lavoro quotidiano, un’intesa che le ha permesso di realizzare il suo sogno. All’inizio non è stato facile… l’idea di lasciare un lavoro con uno stipendio sicuro per buttarsi a capofitto nella realizzazione di un e-commerce non suscitò certo l’entusiasmo in famiglia. Tuttavia Ambra era entusiasta di aprire un’attività tutta sua e il web sentiva che faceva proprio per lei. E così, eccola qui, felice di aver intrapreso questo percorso che tra sfide e tante soddisfazioni le permette ogni giorno di esprimere il lato migliore di sé.
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Nel 2017 nasce Le Muse Bio, ecommerce di cosmesi biologica e naturale. Fin dal principio ho voluto condividere quella che chiamo EcoBioMindfulBeauty, una bellezza consapevole ed ecosostenibile a 360°. Le Muse Bio non è solo uno spazio di vendita, amo molto il confronto continuo e quotidiano con le mie clienti che sono la mia principale fonte d’ispirazione. Tantissime donne, e non solo, che scelgono di ritagliarsi e regalarsi
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UNA TESTA PARTICOLARE PER UNA FESTA DA RICORDARE L’ACCONCIATURA GIUSTA PER IL PERIODO NATALIZIA
a cura di ANDREALAB
< Le festività di Natale si avvicinano ed è bene pensare ad un'acconciatura originale da sfoggiare con parenti, amici e colleghi in qualche occasione speciale. Di seguito tanti ottimi consigli di AndreaLab per i vari tipi di capelli e per rendere ogni festa un momento da ricordare >
CHIGNON
Che sia alto, basso o laterale poco importa, con questa acconciatura sarete super fashion. Lo Chignon, oltre a non passare mai di moda, è anche una delle acconciature per capelli lunghi o di media lunghezza più in voga dell’inverno: perché dunque non sfoggiarlo durante le feste? Adatto sia alle lisce che alle ricce, potrete scegliere se realizzare uno chignon morbido oppure leggermente “tirato”.
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CODE
Altra protagonista è la coda. Potrete riproporla in differenti modi per celebrare l’arrivo dell’anno che verrà. Coda di cavallo Per realizzarla non dovrete far altro che pettinare bene la chioma e, con l’aiuto di una spazzola, tirare all’indietro tutti i capelli fissandoli con un elastico. Potrete inoltre scegliere se ottenere un effetto ultra tirato utilizzando prodotti fissanti, se lasciare il ciuffo sul davanti morbido oppure cotonarlo con un pettine dai denti fini e portarlo poi indietro pettinandolo delicatamente creando una piccola bombatura sulla parte anteriore della testa. Anche in questo caso, sono gli accessori a fare la differenza. Per coprire l’elastico invece della solita ciocca di capelli arrotolata intorno alla coda potrete optare per un bel fiocco o comunque per un fermaglio luccicante. Coda laterale Per realizzarla raccogliete i capelli e portateli tutti su un lato. Fermate la coda con un elastico e arricchite la pettinatura con una decorazione a vostro piacimento. Potrete decidere se lasciare la coda liscia nel caso abbiate questa tipologia di capelli, oppure creare una coda mossa con l'aiuto di un ferro arricciacapelli.
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CAPELLI SCIOLTI
Nel caso in cui non amiate i capelli raccolti e desideriate lasciarli sciolti, potrete comunque essere curate ed eleganti durante le feste. Liscie: asciugate i capelli accuratamente e utilizzate prodotti effetto glossy per rendere luminosa la chioma. Mosse: definite bene i boccoli per una piega voluminosa e duratura. Ricce: utilizzate prodotti anti crespo per domare i ricci ribelli. Il tocco finale? Utilizzate foulard o cerchietti per dare un tocco in più alla vostra usuale pettinatura.
UOMO
Dai più corti ai più lunghi, la costante è l'eleganza: i capelli devono essere perfetti e curati in ogni dettaglio anche nelle versioni più “selvagge”. La scelta dello styling giusto è fondamentale per ottenere il risultato desiderato: morbido per un look più sbarazzino, lucido e super sleek per un appel più sofisticato e rigoroso. L’importante è assecondare la naturalezza dei capelli ma con un tocco di novità che fa subito festa: una frangia corta per chi porta il ciuffo lungo tutto l’anno, uno styling mosso per chi sceglie sempre il liscio. Una volta all’anno è d’obbligo cambiare look, sia per i più coraggiosi che per i conservatori.
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TRECCE
Le trecce sono sempre un evergreen, perfette dunque anche durante le vacanze natalizie! Non dovrete far altro che scegliere tra quella classica e quella a spina di pesce. Qualsiasi sia la vostra scelta sarete perfette agli occhi di tutti e sarete pronte a festeggiare il Natale alla grande.
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IL PONTE DEL SORRISO NON VI LASCIA MAI SOLI
UNA MANO CONCRETA A SOSTEGNO DEI BAMBINI a cura della redazione
< La filosofia del Ponte del Sorriso: un bambino in ospedale non è un piccolo adulto, ma prima di tutto un bambino > /40
Un bambino in ospedale non è un piccolo adulto, ma prima di tutto un bambino. È su questa filosofia che si basa l'attività de Il Ponte del Sorriso, che si pone come obiettivo quello di aiutare il bambino ad affrontare la malattia, gestire la paura e superare con serenità l'espe-
rienza del ricovero in modo che possa diventare persino un’occasione di crescita.
l'Ospedale Del Ponte di Varese, uno dei pochissimi ospedali materno-infantili in Italia, per il quale ne ha pagato la progettazione, realizzato percorsi di accoglienza innovativi che lo rendono un ospedale che non solo cura, ma si prende cura. Costantemente dona arredi, apparecchiature, attrezzature e finanzia progetti di ricerca scientifica sulle malattie infantili. Alcune specialità pediatriche sono di rilevanza nazionale e i bambini arrivano da molte regioni. Ha quindi creato e gestisce direttamente una casa per ospitare le famiglie, per farle sentire a casa anche se lontane da casa.
Il Ponte del Sorriso, presente nei reparti pediatrici della Provincia di Varese, si occupa della parte sana del bambino, somministrando ogni giorno una medicina magica, la fantasia, che aiuta i bambini a guarire giocando e garantisce sostegno alle loro famiglie. Organizza ogni giorno attività ludiche e momenti spensierati, grazie a centinaia di volontari coordinati da educatrici assunte dalla fondazione. Un bambino sereno guarisce prima, ma la sua serenità dipende dall’ambiente che lo circonda. Giochi, sorrisi, colori e spazi vivaci sono come una terapia: la soglia del dolore si alza, si risponde meglio alle cure e si evita un trauma che potrebbe condizionare per sempre la vita futura. Il Ponte del Sorriso sostiene concretamente
Tantissimi sono i progetti realizzati, tra i quali L’Arte che Cura. Il Ponte del Sorriso ha usato arte, narrazione e creatività per rivestire le pareti dei reparti pediatrici, da terra al soffitto con immagini interattive che suscitano nel bambino risorse ed energie positive. I colori, i segni, le forme, la musicalità delle sfumature cromatiche sono gli elementi attraverso i quali il bambino riesce a metabolizzare il contatto con l’ospedale. E così, un luogo solitamente asettico e impersonale, come è l’ospedale, viene trasformato in un mondo dove la fantasia prende il sopravvento ed è lo strumento con il quale il bambino cerca di spiegarsi una realtà che non riesce a comprendere e che, in quel momento, può apparire spaventosa.
< Un luogo solitamente asettico e impersonale, come è l’ospedale, viene trasformato in un mondo dove la fantasia prende il sopravvento >
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