Vario Collezione - Fotografia/Gianfranco Gorgoni

[ VARIO COLLEZIONE ]

GIANFRANCO GORGONI Fotografo

Testi di Bruno Corà

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Gianfranco Gorgoni: Tornare a Bomba (sulla fotografia!) di Bruno Corà

C’

è una foto a colori, bellissima, di Gianfranco Gorgoni che esemplifica in modo eloquente alcuni aspetti fondamentali della sua arte.

Si intitola Graziella e Maya, ed è scattata a Bomba, in Abruzzo, sua città natale, nel 1982. L’immagine ritrae l’anziana antenata e la nipote Maya, unica figlia dell’artista, appoggiate alla ringhiera del piccolo terrazzo della casa ancora oggi esistente nel cuore del paese.

La spontaneità delle due figure, il medesimo sguardo assorto e pensoso rivolto nella stessa direzione –quella del tempo breve della vita ancora da vivere dell’anziana donna e quella del tempo lungo, pieno di desideri, promesse e aspettative dell’infanzia della piccola Maya– rivelano uno dei dati più significativi della fotografia gorgoniana: la valenza antropologica. È con questa attitudine, infatti, a mio parere, che Gorgoni ha iniziato a guardare il mondo e non ha smesso di farlo dopo più di cinquant’anni di intensa professionalità. Da tale congenita inclinazione derivano tutti gli altri aspetti e attributi della sua arte.

Ma come si fa a rilevare quel dato da una fotografia come la sua, talmente proteiforme e sorprendente per la diversità dei campi d’azione in cui si è distinta? Quando l’ho incontrato per la prima volta a New York nel 1974, durante un soggiorno di circa un mese trascorso a Manhattan con Alighiero Boetti, che mi aveva trascinato con sé per preparare una mostra personale nella galleria di John Weber, dopo pochi istanti dallo scambio di saluti mi accorsi della rapidità con cui trasformava ogni argomento e ogni passo della nostra conversazione in scatti fotografici che in seguito ho visto pubblicati in cataloghi e libri da lui realizzati. Quell’attenzione al mondo circostante, la capacità di trasformare atti e gesti ordinari della vita quotidiana in “fatti” pronti per la storia, sia pure di anni o di momenti in apparenza privi di quel punctum di cui parla Roland Barthes nella sua “camera chiara”, ne facevano un testimone acuto e straordinario. E tutta questa sua vitalità non passò inosservata agli occhi di Leo Castelli che, abituato a guardare opere ed eventi tra i più significativi dell’arte, si assicurò subito una mostra personale di sue fotografie nel 1972, nella mitica galleria al n. 420 della West Broadway.

Gorgoni aveva già scattato foto come New York City, 1969 in cui, sotto una bufera di neve un uomo, col cappotto e

visto di spalle, è in procinto discendere una rampa di scale sotto gli occhi indifferenti di una statua; immagine di una poeticità paragonabile al miglior Stieglitz dell’inizio del secolo XX! Ma se Castelli aveva la vista lunga, modestamente io non avevo meno occhio di lui e già nel 1975 riuscii a preparare la prima mostra personale di fotografie di Gorgoni in Italia, a Firenze, nella piccola ma non meno mitica galleria Area. E qui venne alla ribalta l’altra sua grande qualità di fotografo attento agli artisti contemporanei e alle loro opere che, soprattutto negli USA spesso investono grandi studi o dimensioni en plein air a scala paesaggistica.

Restano così leggendarie le sue immagini di land art scattate alla Spiral Jetty, 1970 di Robert Smithson presso il Great Salt Lake, Utah, o il Double Negative, 1970 di Michael Heizer presso il Mormon Mesa, Nevada o di Walter De Maria presso il Dry Lake (1970), Nevada. E poi, non meno impressionanti a guardarli oggi, sono i reportages negli studi di De Kooning, di Stella, di Georgia O’Keeffe, di Agnes Martin, di Warhol, di Liechtenstein e degli italiani Kounellis, Merz, Mattiacci e Boetti.

Tra il 1960 e il 1980 Gorgoni ritrasse le maggiori personalità del mondo dello spettacolo, dello sport e della politica: da Jimi Hendrix a Janis Joplin, da Bob Marley a Truman Capote, da Fidel Castro e Yasser Arafat, da Jimmy Carter e Enrico Berlinguer. I maggiori periodici degli USA, da Life a Time, da Newsweek a Fortune si sono contesi le sue fotografie, poiché esse, accanto alla realtà colta in flagrante mettevano in evidenza una visione di essa carica di intensità umana e poetica. Esemplare in tal senso restano le foto realizzate da Gorgoni durante i suoi soggiorni a Cuba, da cui trasse una grande quantità di immagini che furono comprese in quel grande affresco del paese che è il libro Cuba mi amor, per il quale il Nobel Gabriel Garcia Marquez scrisse la prefazione e che include perfino un ritratto fatto a Gorgoni e Marquez scattato da Fidel Castro.

Gettando lo sguardo fuori dalle finestre della sua casa abruzzese di Bomba, Gorgoni, quando risiede in Italia, non ha nostalgia dello skyline inconfondibile di New York, dalla Bowery fino ad Harlem, poiché da esse può osservare un’immagine altrettanto impressionante e solenne, quella del massiccio della Maiella che d’inverno, ammantata di bianco, appare perfino come un regale “premio” per la vista di un grande fotografo com’è lui.

In copertina Gianfranco Gorgoni ritratto da Franco D’Amico a Bomba, 2014; nelle due pagine precedenti: Tom Wesselmann (New York City, 1969). Nella pagina accanto: Keith Haring (Long Island, NY, 1985); nelle pagine successive: Giorgio De Chirico con Andy Warhol (New York City, 1972);

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Cenni biografici Di origini abruzzesi, Gianfranco Gorgoni è nato a Roma e si dedica alla fotografia dal 1965. I primi passi nella professione li compie a Milano, ma nel 1968, attratto dall’America, si imbarca su un cargo in cambio di un reportage fotografico sulla vita di bordo. Dopo 14 giorni sbarca a New York e nel Village inizia a fotografare le rappresentazioni dell’Open e del Living Theatre, con cui si guadagna la collaborazione con il settimanale italiano l’Espresso. Nel 1969, insieme ad un amico ed alla sua fidanzata, attraversa l’America coast-to-coast e realizza un reportage sulle comuni hippies. Sulla via del ritorno decide di fermarsi a Woodstock per assistere a quello che sarà il concerto rock più famoso del mondo. Fotografa l’evento e l’ultima notte riesce addirittura a salire sul palco, dove, all’alba, arriverà Jimi Hendrix. Torna a New York e vende le foto a Twen, un mensile tedesco, e naturalmente all’Espresso; quest’ultimo gli commissiona un reportage sull’arte pop americana. Incontra il gallerista Leo Castelli che lo metterà in contatto con tutti gli artisti della sua galleria: Andy Warhol, Rauschenberg, Johns, Lichtenstein, Rosenquist e Chamberlain. Con il supporto di Castelli inizia il suo progetto sulla nuova avanguardia, che lo porterà nel deserto americano per fotografare le opere di Land Art. Il libro viene pubblicato nel 1972 e con queste foto la Castelli Gallery organizza la sua prima personale.

Quattro anni dopo il suo sbarco a New York torna in Italia e, dopo un breve soggiorno, riparte per il Sud America. In Cile fotografa gli avvenimenti che portarono alla caduta del governo di Salvador Allende e spedisce il materiale al Time che lo pubblicherà. È il punto di svolta dal quale ha inizio la sua attività foto-giornalistica internazionale. Con altri fotografi, nel 1976 fonda l’Agenzia Contact. Va in messico per un reportage sul petrolio e, dallo Yucatan, decide di volare a Cuba per la festa del 1° Maggio. Un amore a prima vista che lo porterà a tornare su questa isola molte volte per realizzare servizi per riviste statunitensi ed europee; nel 1985 pubblica il libro Cuba Mi Amor con la prefazione di Gabriel Garcia Marquez ed il testo di Fidel Castro.

Nel 2000 ritorna a Bomba, paese d’origine della sua famiglia, dove acquista un vecchio casolare, in cui stabilirà la sede della sua Fondazione. Da questo momento in poi divide la sua attività tra Bomba e New York. Per il prossimo autunno il CAMUSAC, il Museo di arte contemporanea di Cassino, ha in programma una grande mostra retrospettiva dell’opera fotografica di Gianfranco Gorgoni.

Bibliografia The New Avant-Garde, text by G. Muller, Praeger, NY,1972 Art-USA, text by M. Calamandrei, Fabbri Editori, MI,1974 Christo’s Running Fence, text by Thomkins, Abrams, NY,1978 Art and business, text S. Hunter, Abrams, NY, 1978 Beyond the Canvas: Artists of the Seventies and Eighties, testo di Leo Castelli, Rizzoli-USA, 1985 Come ottenere il successo in arte, di T. Wolfe, Allemandi, TO,1987 Artists image: photographs G. Gorgoni/interview G. Celant. Roslyn, NY, 1987 Storie dell’occhio/2.di R.Gonzalez, G.Celant Modena, 1989 Cuba, Mi Amor, testo di G. Garcia Marquez, Gorgona Ridens, L’Avana, Cuba, 1990 Eliseo Mattiacci: Spazio Prada, Ed. Charta, MI, 1995 Aquattromani - Photo: G. Gorgoni. Text: G. Celant. Hopefulmonster, Torino 1996 Cubano 100%, di G. Garcia Marquez, Ed.Charta, MI,1997 Mattiacci. Ordine cosmico. Testi di Bruno Corà. Skira, Milano, 1997 Lo sguardo e la memoria. Pasquale De Antoniis - Gianfranco Gorgoni: 70 anni di fotografia, testi di: R. Minore, E. Flaiano, G. G. Marquez, Cogecstre, Penne,1998 Le icone dell’arte moderna, Confindustria Chieti, Palazzetto dei veneziani, 2007 Il Canto della Terra. Orizzonti di Land Art. di M. Zerrilli. Lizea, Acqui Terme, 2009.

Robert Smithson - Spiral Jetty. Foto G. Gorgoni, Testi P. Repetto. Photology, 2010 Al di là del tempo. Mimmo Paladino e il guerriero di Capestrano. La nuova sala.

A cura di G. Simongini, A. Pessina. Foto G. Gorgoni e P. Palmieri. Allemandi, TO, 2011

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Nelle pagine precedenti: Fidel Castro (L’Avana, Cuba, 1983); Francesco Clemente (New York City, 1984); in queste pagine: Truman Capote (East Hampton, New York 1978); Yasser Arafat (Palestina, 1980)

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In questa pagina: Papa Paolo VI durante il Congresso Eucaristico nazionale a Pescara, 1977; sotto: Jeff Koons e Ilona Staller, Biennale di Venezia, 1990. Nella pagina a fianco: Jean-Michel Basquiat, New York City 1985

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Dall’alto e da sinistra: Ellsworth Kelly, Chatam, NY 1975; Joseph Beuys, Dusseldorf 1971; Mimmo Paladino, Paduli (BN) 1980; Eliseo Mattiacci, Pesaro 1997.

Nella pagina a fianco: (sopra) Alberto Burri, CittĂ di Castello (PG) 1993; (sotto) Robert Rauschemberg, Ahmedabad, India 1975. Nella pagina seguente: Graziella e Maya, Bomba 1982.

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© VARIO COLLEZIONE

allegato a Vario 87 agosto - settembre 2015

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