[ VARIO COLLEZIONE ]
FRANCESCO PAOLO MICHETTI Fotografo
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Francesco Paolo Michetti, IL PITTORE CHE HA battezzato LA FOTOGRAFIA Volti, sagome, paesaggi: quello che il grande artista fissava su lastra prima che sulla tela di Daniela Garofalo
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isale al 1966 il ritrovamento dell’archivio fotografico1 di Francesco Paolo Michetti, celebre pittore abruzzese; tale raccolta era conservata all’interno del suo studio presso il Convento di Santa Maria Maggiore, a Francavilla al Mare. Con un rinnovato interesse verso la figura e le opere dell’artista, in ambito critico dalla metà degli anni Settanta, si approfondiscono le indagini sulle modalità operative di Michetti, ponendo particolare attenzione alle interconnessioni tra il linguaggio pittorico ed il linguaggio fotografico. Tuttavia anche nelle fonti d’epoca, già dall’inizio del 1900, si rintracciano indicazioni seppur blande sull’abitudine michettiana di documentare, attraverso immagini fotografiche, le feste ed i rituali religiosi delle tradizioni popolari abruzzesi. Eppure solo in era contemporanea è stato possibile ufficializzare Michetti come pittore fotografo. Negare il ricorso alla pratica fotografica è un atteggiamento condiviso da parte degli artisti dell’Ottocento, probabilmente dettato dalla necessità di tutelare il proprio talento artistico. Che cosa ha comportato la scoperta della fotografia nel mondo delle arti figurative? L’annuncio della sua invenzione (Parigi, 1839) segna il punto di arrivo di una lunga e secolare ricerca. Quando compare il dagherrotipo, antesignano dell’immagine fotografica, gli viene attribuito l’appellativo di macchina meravigliosa. Un mezzo meccanico in grado di riprodurre fedelmente la realtà non poteva che suscitare, in ambito culturale, reazioni contraddittorie. Sebbene sin da subito gli artisti ne intuiscano l’importanza, nel corso del XIX secolo ha luogo un acceso dibattito finalizzato ad affermare la supremazia del linguaggio pittorico. Va detto tuttavia che anche i pittori più avversi a tale strumento utilizzano immagini fotografiche di supporto al proprio lavoro. Nomi illustri come Eugène Delacroix, Camille Corot, Gustave Courbet, Édouard Manet ed in particolare gli impressionisti ne sono affascinati e, pur attribuendo al nuovo medium un ruolo secondario, ne fanno un uso più o meno esplicito. Era infatti un’abitudine diffusa conservare all’interno del proprio atelier delle stampe inerenti paesaggi,
architetture, opere d’arte, nudi. Dunque, che siano contrari o favorevoli, nessun artista rinuncia all’apporto della fotografia. Alcuni si occupavano personalmente della pratica fotografica, altri acquistavano le immagini da fotografi professionisti; spesso nascevano delle lunghe e durature collaborazioni tra pittori e fotografi. Anche in Italia la fotografia è un’attività praticata da una folta schiera di pittori, tra questi ricordiamo Pellizza da Volpedo, Federico Faruffini, Domenico Morelli, Filippo Palizzi, Vincenzo Cabianca, Edoardo Dalbono, Giulio Aristide Sartorio. E nel contesto dei pittori fotografi di fine Ottocento, si inserisce Francesco Paolo Michetti cui va il merito di aver compreso che la fotografia, nel campo delle arti visive, può assurgere ad un ruolo primario. Le prime prove fotografiche di Michetti risalgono quasi certamente al 1869, e sono prevalententemente autoritratti. I primi soggiorni parigini (1871-76) segnano un momento di svolta nel suo percorso artistico; la ricerca sul nuovo medium ed i suoi possibili impieghi si concretizza e si interconnette, pur se in modo strumentale, all’attività pittorica. Nella prima fase di produzione, circoscritta al periodo 1871-1883, la fotografia ha principalmente valore documentale; ha lo scopo di registrare modelli, pose, ambientazioni. Per i ritratti realizzati in questo periodo adopera una macchina a più obiettivi del tipo carte de visite2. L’uso di questo formato è circoscritto ad un breve periodo. Al 1880-81 risalgono alcuni ritratti di Paolo De Cecco in posa per una delle prime versioni de La figlia di Jorio. Per ottenere l’illusione della tridimensionalità Michetti ricorre ad un altro formato, la stereoscopia. Sulla scia delle riflessioni indotte dall’attività fotografica, la pittura subisce rilevanti modifiche; il segno è più netto, le tonalità cromatiche sono decisamente più sobrie. Il taglio è orizzontale. Nell’ultimo ventennio dell’Ottocento si avverte un ulteriore mutamento di tendenza; è il periodo delle escursioni nell’entroterra abruzzese testimoniate da varie fonti. In questa seconda fase (dal 1881-83 al 1895-96 circa) la fotografia assume notevole importanza soprattutto per due aspetti, uno antropologico e l’altro estetico: documentando le feste
1 È Raffaele Delogu a scoprire l’archivio fotografico di Francesco Paolo Michetti. Le sue indagini confluiscono nel testo Per un profilo di Michetti, in XX premio Michetti (catalogo dell’esposizione), D’Argento, Francavilla al Mare, Chieti, 1966. 2 La carte de visite è una fotografia il cui formato è pari ad un biglietto da visita; la stampa in carta albuminata è incollata su un cartoncino di 10x6 (cm) circa. L’apparecchio è munito di quattro obiettivi e da ciascun negativo si possono trarre fino a otto immagini, in pose diverse. 3 La stereoscopia è una tecnica fotografica e cinematografica che consente la percezione ottica della tridimensionalità degli oggetti nello spazio. Il meccanismo di base è analogo a quello generato dalla visione binoculare del sistema visivo umano. Infatti le macchine fotografiche stereoscopiche permettono di riprendere due immagini dello stesso soggetto inquadrato da due punti di vista leggermente diversi, in modo da rendere l’illusione della tridimensionalità quindi una simulazione della realtà.
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religiose l’artista presenta una realtà fino ad allora inesplorata. I reportage a sfondo sociale compiuti in questi anni indubbiamente condizionano il modo di vedere del pittore; il soggetto prediletto è sempre la realtà agreste, ma è rappresentata in una veste inedita, più cruda. Lo studio del movimento, tema centrale nella ricerca michettiana, assume particolare rilevanza e, i cortei di fedeli in pellegrinaggio verso i santuari, gli forniscono l’occasione di osservare dal vero il flusso delle grandi scene di massa e di coglierlo nel suo naturale andamento. La fotografia istantanea (comparsa nel 1858, prevede un tempo di esposizione pari ad un cinquantesimo di secondo) è il supporto idoneo all’indagine della figura in cammino, è il mezzo adatto a fissare la spontaneità dei gesti. Le sagre e i riti religiosi, soggetti delle campagne reportagistiche, prendono vita in suggestivi cicli pittorici. Già dal 1877, con la Processione del Corpus Domini, Michetti inizia a strutturare i suoi lavori secondo lo schema compositivo “a fregio” in cui l’orchestrazione delle figure, piano per piano, dona fluidità al racconto. In seguito aproda all’elaborazione di un formato ancora più che fotografico, pre-cinematografico. L’artista lo propone ne la Processione del Venerdì Santo (1878), ne L’Ottava (1880); ne I Morticelli (1880) e ne Il Voto (1883) in modo più incisivo, con sottili varianti ne La figlia di Jorio (1895) ed infine, raggiungendo la sua massima espressione, ne Le serpi e ne Gli storpi (1900). Innumerevoli gli studi fotografici inerenti le ultime tele menzionate. Ai dipinti monumentali sottende una lunga gestazione; Michetti prepara minuziosamente le sue opere mediante un dialogo incessante tra lavoro grafico, pittorico e fotografico. Un atteggiamento che conferma ulteriormente la modernità di vedute dell’artista, per il quale è significativa la sinergia dei linguaggi estetici. Rientra di fatto nella prassi operativa il ricorso a modelli scultorei in terracotta, gli assemblage, supporto essenziale soprattutto per l’elaborazione dei lavori pittorici corali, quelli per cui, l’organizzazione compositiva richiede una riflessione più accurata. Riguardo l’ultima fase di produzione (1900-1929) è necessaria qualche precisazione. È senz’altro vero che in questo periodo Michetti si dedica con un rinnovato slancio alla fotografia, ma è altrettanto vero che non si registra una reale interruzione dell’attività pittorica. Ed è una stagione particolarmente proficua: nel 1905 le Poste Italiane affidano all’artista l’incarico per la realizzazione dei francobolli con l’effige di Vittorio Emanuele III. Sul finire del primo decennio del Novecento lavora alla realizzazione di una mostra di quadri stereoscopici e ad una particolare tipologia di allestimento il cui elemento principe è la ripartizione della luce: un argomento, a suo dire, trascurato nelle pinacoteche e nei musei. Nel 1920-23 circa, si dedica alla progettazione del Captovitam, un apparecchio per le riprese filmiche e, tra il 1923 ed il 1925, realizza il documentario Volti d’Abruzzo. Degna di attenzione è la serie delle opere attribuite all’ultimo Michetti una raccolta, a nostro parere, estremamente suggestiva. Sulla produzione tarda esiste una ricca bibliografia tuttavia, ad oggi, resta inesplorato un importante ciclo pittorico cui sembrerebbero ascrivibili i lavori realizzati nell’ultimo periodo e che risulta essere sensibilmente significativo proprio in virtù del rapporto pittura-fotografia. Sull’argomento sarebbe pertanto auspicabile una ulteriore indagine storiografica che possa finalmente restituire un profilo coerente di Michetti, uno degli artisti più completi del secondo Ottocento italiano.
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Cenni biografici
Bibliografia
Nato nell’ottobre del 1851 a Tocco da Casauria da Crispino, compositore di musica sacra e Aurelia Terzini, in seguito alla precoce scomparsa del padre e delle seconde nozze della madre, Francesco Paolo Michetti nel 1865 si trasferisce a Chieti. Dal 1868 comincia a frequentare le lezioni del Reale Istituto di Belle Arti. Dal 1872 al 1876 partecipa ai Salon parigini, esposizioni tra le più prestigiose d’Europa. Nel 1877 realizza La processione del Corpus Domini a Chieti; l’opera ne decreta il successo di pubblico e di critica. Michetti, già dal 1870, inizia a frequentare la cittadina di Francavilla al Mare; qui i suoi soggiorni divengono sempre più assidui ed intorno al 1878 vi si stabilisce definitivamente. L’anno successivo ottiene la nomina di Maestro di Pittura presso l’Accademia di Tokio, incarico cui rinuncia per restare in Italia. Del 1883 è Il Voto, uno tra i primi dipinti acquistati dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Due anni dopo Michetti, a Francavilla, acquista il Convento di Santa Maria di Gesù, oggi ricordato come Conventino Michetti. Nel 1888 convola a nozze con Annunziata Cirmignani e, nello stesso anno, nasce Giorgio, loro primogenito a cui seguiranno Aurelia nel 1889 e Alessandro nel 1891. Con La figlia di Jorio del 1895, trionfa alla prima Esposizione d’Arte veneziana. Nel 1900 è a Parigi e, in occasione della Grande Esposizione, presenta le due tele Le Serpi e Gli Storpi, oggi conservate presso il Museo Michetti di Francavilla. Nel 1909 viene nominato Senatore del Regno e Socio Ordinario della Regia Accademia di Napoli. Diventa inoltre membro della Commissione Ordinatrice della Galleria Nazionale di Arte Moderna (1913) e della Commissione Acquisti dello stesso museo (1921). Il 5 marzo del 1929, nel suo Convento, muore a causa delle conseguenze di una polmonite.
Su Michetti fotografo • Marina Miraglia, Francesco Paolo Michetti fotografo, Einaudi, Torino, 1975. • Renato Barilli, L’ ultimo Michetti, pittura e fotografia, Alinari, Firenze, 1993. • Fabio Benzi (a cura di), Francesco Paolo Michetti. Dipinti, pastelli, disegni, Electa Napoli, Napoli, 1999. • Fabio Benzi (a cura di), Francesco Paolo Michetti. il Cenacolo delle arti: tra fotografia e decorazione, Electa Napoli, Napoli, 1999. • Franco Di Tizio, Francesco Paolo Michetti nella vita e nell’arte, Ianieri editore, Pescara, 2007. • Marina Miraglia, Fotografi e pittori alla prova della modernità, Mondadori, Milano, 2012. Su Arte e fotografia • Aaron Scharf, Arte e fotografia, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1976. • Giselle Freund, Fotografia e società, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1976. • Gabriele D’Autilia, Storia della fotografia in Italia dal 1839 a oggi, Einaudi, Torino, 2012.
Nelle foto: in copertina un autoritratto giovanile di Francesco Paolo Michetti; pag. 2-3: durante la festa di S.Antonio un contadino con il suo bue addobbato per la benedizione davanti al Conventino Michetti a Francavilla; pag. 5: donna incinta con bambino; pag. 6-7: donna scalza in campagna (nella foto compare il numero apposto dall’artista per l’archiviazione dell’ immagine); pag. 8-9: ritratto di Annunziata Cirmignani, moglie del pittore (1885-1890 ca.); pag. 10: Serparo a Cocullo, immagine realizzata su lastra stereoscopica per una visione tridimensionale, post 1890; pag. 11: modello in posa per Gli storpi, figura centrale, 1898-99; pag. 12: modella in posa, post 1885; pag. 13: nudo di schiena, post 1885; pag. 14: Rapino, processione delle bambine con ghirlande di fiori, 1885-95; pag. 15: Rapino, pellegrini in cammino, 1880-85; pag. 16: studio di neonati, post 1891.
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allegato a Vario 86 marzo-aprile 2015
Testi di Daniela Garofalo - Foto Archivio Michetti
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