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Learda Ferretti Le opere di Learda Ferretti si distinguono per la capacità immediata e identitaria di una forte denuncia sociale che indaga con severa attenzione una sempre più inglobante sofferenza di massa. Questa si esplicita in una figurazione ripetitiva di aggregazione di individui, inerti ed arresi, allineati in riga da un incisivo segno grafico di sintesi impaginativa, che firma una matrice figurativa di tendenza prettamente contemporanea-internazionale. La serrata narrazione declina i vari codici dell’annullamento dell’individuo, quali l’obliterazione dell’io, l’affanno di inutili tentativi di fuga dall’oppressione del sistema, l’apatia mentale di fronte ad una crescente interiore sterilità, e soprattutto l’inerme rassegnazione sociale, dall’appiattimento dell’individualità del singolo nella folla fino ad una segreta interiorità che contrasta con il comodo esistere, vuoto ed effimero del quotidiano. La folla come tana. Ma anche la folla come raro, affannoso tentativo di un singolo individuo ad arrampicarsi mani e piedi su una tela come nello sforzo inerme di venir fuori dalla massa. La scelta di tonalità monocolori, talora nero-grigie, appaiono, in talune composizioni di grandi dimensioni, espressione aggiunta di una complessa e severa componente ascetica. Nella sua più recente produzione 2009-2010, l’indagine sulla realtà di massa pare indirizzata a lasciare spazio ad un’osservazione introspettiva individualmente ravvicinata. Indagata nel singolo l’artista amplifica l’immagine nel supporto di colori aggiunti, quali il giallo ed il verde, concedendo all’opera lo spazio cinetico di un’azione di movimento e fuga dalla devastante solitudine mediatica del vivere contemporaneo. Tutta la ricerca artistica di Learda Ferretti è intellettualmente aperta ai segnali di un vivere contemporaneo che tiene i conti di un inarrestabile processo della globalizzazione mondiale. Le sue opere, già ricche di notevole valore artistico, sono anche degne d’attenzione per i loro contenuti conoscitivi e concettuali: dunque quali “fonti di informazione e di presa di coscienza sociale” tutt’altro che trascurabili. Anna Maria Cirillo

Learda Ferretti’s works are distinguished by an immediate and identifying capacity to make a strong social comment that closely investigates an ever more encompassing mass suffering. This is expressed in the repetitive representation of a group of lined-up, inert, defeated individuals, drawn in bold strokes and with economical graphic layout, in the contemporary international trend. The serried narrative succeeds in cancelling the individual - with the obliteration of the ego, the anxiety of fruitless attempts to escape from the oppressive system, mental apathy in the face of growing inner sterility, and especially helpless social resignation- from a levelling-out of the individual in the crowd to a secret inner life which contrasts with the ephemeral emptiness of our comfortable everyday existence. The crowd as a den. But the crowd as a rare, laboured attempt by an individual to struggle onto a canvas, as if in a helpless attempt to stand out from the crowd. The choice of shades of one colour, sometimes grey-black, appears in some compositions of large, complex expression as an addition of a strict ascetic component. In her most recent production year 2009-2010, her investigation into mass reality seems to allow close individual introspective observation. In some works, Ferretti amplifies the image with the support of additional colours, such as yellow and green, giving the work a field of kinetic action and escape from the devastating mediatic loneliness of contemporary life. All Learda Ferretti’s art is intellectually open to the signs of contemporary life in the face of an unstoppable process of worldwide globalization. Her works, of great artistic value, are also worthy of attention for their cognitive and conceptual content, such as “sources of information and social awareness” which are far from negligible. Anna Maria Cirillo (traduzione Barbara Elizabeth Lewis)

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Learda Ferretti (1972) Nata a Pescara vive ed esercita in questa città (dopo regolare corso di studi al liceo artistico ed all’università),la professione di architetto e designer, dedicandosi da più di un decennio, con naturale e forte predisposizione, anche alla pittura ed alla scultura. Nel 2005 si segnala la mostra personale dell’artista “Senza titolo” presso la galleria Contemporanea di Pescara; dei tempi recenti si ricorda la sua partecipazione alla mostra collettiva “Dinamiche contemporanee”, tenuta nel 2009 presso il Palazzo Lannutti di Montesilvano Colle (PE), e nello stesso anno la sua personale, come sempre “Senza titolo” presso

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la Microgalleria di Pescara. A dicembre 2010 l’artista torna ad esporre con una personale presso il Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara. Ed è già in ulteriore programmazione, a fine 2011, una sua grande mostra personale presso la struttura Ex-Aurum di Pescara, nella quale avranno spazio numerose sue inedite opere di scultura. In notevole evoluzione e fase di realizzazione anche altri prossimi progetti (2011-2012), in specie indirizzati a rapporti artistici ed espositivi con le città di Milano e Firenze.

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Learda Ferretti (1972) Born in Pescara, where she still lives, Learda Ferretti, having completed her studies at Art School and later at University, works as an architect and designer. For well over a decade she has devoted her energies to painting and sculpture expressing all her natural talent. In 2005, she exhibited her works in the personal “Senza titolo” (No title) at the Contemporary Art Gallery in Pescara; more recently,in 2009, she took part in the collective “Dinamiche contemporanee” (Contemporary dynamics)at the Palazzo Lannutti in Montesilvano

Colle in the province of Pescara and in the same year held a personal, again called “Senza titolo” at the Microgalleria in Pescara. In December 2010, she held another personal at the Vittoria Colonna Museum of Modern Art in Pescara. Next on her agenda is an extensive personal, to be held at the end of 2011, at the ex Aurum factory in Pescara, in which many of her sculptures will be exhibited for the first time. Learda Ferretti is working on other projects, for 2011 and 2012, which will take her to Milan and Florence.

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1 Senza titolo, Olio su tela, 2010. cm. 100 X 100 2 Senza titolo, Olio su tela, 2010. cm. 150 X 100 3 Senza titolo, Olio su tela, 2005. cm. 100 X 70

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Learda Ferretti Restauri

Manifestazioni musicali

Senza titolo, Olio su tela, 2009. cm. 200 X 80

Infrastrutture culturali

Premio internazionale Nord-Sud

Vario ART

Learda Ferretti Le opere di Learda Ferretti si distinguono per la capacità immediata e identitaria di una forte denuncia sociale che indaga con severa attenzione una sempre più inglobante sofferenza di massa. Questa si esplicita in una figurazione ripetitiva di aggregazione di individui, inerti ed arresi, allineati in riga da un incisivo segno grafico di sintesi impaginativa, che firma una matrice figurativa di tendenza prettamente contemporanea-internazionale. La serrata narrazione declina i vari codici dell’annullamento dell’individuo, quali l’obliterazione dell’io, l’affanno di inutili tentativi di fuga dall’oppressione del sistema, l’apatia mentale di fronte ad una crescente interiore sterilità, e soprattutto l’inerme rassegnazione sociale, dall’appiattimento dell’individualità del singolo nella folla fino ad una segreta interiorità che contrasta con il comodo esistere, vuoto ed effimero del quotidiano. La folla come tana. Ma anche la folla come raro, affannoso tentativo di un singolo individuo ad arrampicarsi mani e piedi su una tela come nello sforzo inerme di venir fuori dalla massa. La scelta di tonalità monocolori, talora nero-grigie, appaiono, in talune composizioni di grandi dimensioni, espressione aggiunta di una complessa e severa componente ascetica. Nella sua più recente produzione 2009-2010, l’indagine sulla realtà di massa pare indirizzata a lasciare spazio ad un’osservazione introspettiva individualmente ravvicinata. Indagata nel singolo l’artista amplifica l’immagine nel supporto di colori aggiunti, quali il giallo ed il verde, concedendo all’opera lo spazio cinetico di un’azione di movimento e fuga dalla devastante solitudine mediatica del vivere contemporaneo. Tutta la ricerca artistica di Learda Ferretti è intellettualmente aperta ai segnali di un vivere contemporaneo che tiene i conti di un inarrestabile processo della globalizzazione mondiale. Le sue opere, già ricche di notevole valore artistico, sono anche degne d’attenzione per i loro contenuti conoscitivi e concettuali: dunque quali “fonti di informazione e di presa di coscienza sociale” tutt’altro che trascurabili. Anna Maria Cirillo

Learda Ferretti’s works are distinguished by an immediate and identifying capacity to make a strong social comment that closely investigates an ever more encompassing mass suffering. This is expressed in the repetitive representation of a group of lined-up, inert, defeated individuals, drawn in bold strokes and with economical graphic layout, in the contemporary international trend. The serried narrative succeeds in cancelling the individual - with the obliteration of the ego, the anxiety of fruitless attempts to escape from the oppressive system, mental apathy in the face of growing inner sterility, and especially helpless social resignation- from a levelling-out of the individual in the crowd to a secret inner life which contrasts with the ephemeral emptiness of our comfortable everyday existence. The crowd as a den. But the crowd as a rare, laboured attempt by an individual to struggle onto a canvas, as if in a helpless attempt to stand out from the crowd. The choice of shades of one colour, sometimes grey-black, appears in some compositions of large, complex expression as an addition of a strict ascetic component. In her most recent production year 2009-2010, her investigation into mass reality seems to allow close individual introspective observation. In some works, Ferretti amplifies the image with the support of additional colours, such as yellow and green, giving the work a field of kinetic action and escape from the devastating mediatic loneliness of contemporary life. All Learda Ferretti’s art is intellectually open to the signs of contemporary life in the face of an unstoppable process of worldwide globalization. Her works, of great artistic value, are also worthy of attention for their cognitive and conceptual content, such as “sources of information and social awareness” which are far from negligible. Anna Maria Cirillo (traduzione Barbara Elizabeth Lewis)

Learda Ferretti (1972) Born in Pescara, where she still lives, Learda Ferretti, having completed her studies at Art School and later at University, works as an architect and designer. For well over a decade she has devoted her energies to painting and sculpture expressing all her natural talent. In 2005, she exhibited her works in the personal “Senza titolo” (No title) at the Contemporary Art Gallery in Pescara; more recently,in 2009, she took part in the collective “Dinamiche contemporanee” (Contemporary dynamics)at the Palazzo Lannutti in Montesilvano

Colle in the province of Pescara and in the same year held a personal, again called “Senza titolo” at the Microgalleria in Pescara. In December 2010, she held another personal at the Vittoria Colonna Museum of Modern Art in Pescara. Next on her agenda is an extensive personal, to be held at the end of 2011, at the ex Aurum factory in Pescara, in which many of her sculptures will be exhibited for the first time. Learda Ferretti is working on other projects, for 2011 and 2012, which will take her to Milan and Florence.

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Learda Ferretti (1972) Nata a Pescara vive ed esercita in questa città (dopo regolare corso di studi al liceo artistico ed all’università),la professione di architetto e designer, dedicandosi da più di un decennio, con naturale e forte predisposizione, anche alla pittura ed alla scultura. Nel 2005 si segnala la mostra personale dell’artista “Senza titolo” presso la galleria Contemporanea di Pescara; dei tempi recenti si ricorda la sua partecipazione alla mostra collettiva “Dinamiche contemporanee”, tenuta nel 2009 presso il Palazzo Lannutti di Montesilvano Colle (PE), e nello stesso anno la sua personale, come sempre “Senza titolo” presso

la Microgalleria di Pescara. A dicembre 2010 l’artista torna ad esporre con una personale presso il Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara. Ed è già in ulteriore programmazione, a fine 2011, una sua grande mostra personale presso la struttura Ex-Aurum di Pescara, nella quale avranno spazio numerose sue inedite opere di scultura. In notevole evoluzione e fase di realizzazione anche altri prossimi progetti (2011-2012), in specie indirizzati a rapporti artistici ed espositivi con le città di Milano e Firenze.

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1 Senza titolo, Olio su tela, 2010. cm. 100 X 100 2 Senza titolo, Olio su tela, 2010. cm. 150 X 100 3 Senza titolo, Olio su tela, 2005. cm. 100 X 70

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Learda Ferretti Restauri

Manifestazioni musicali

Senza titolo, Olio su tela, 2009. cm. 200 X 80

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Learda Ferretti Le opere di Learda Ferretti si distinguono per la capacità immediata e identitaria di una forte denuncia sociale che indaga con severa attenzione una sempre più inglobante sofferenza di massa. Questa si esplicita in una figurazione ripetitiva di aggregazione di individui, inerti ed arresi, allineati in riga da un incisivo segno grafico di sintesi impaginativa, che firma una matrice figurativa di tendenza prettamente contemporanea-internazionale. La serrata narrazione declina i vari codici dell’annullamento dell’individuo, quali l’obliterazione dell’io, l’affanno di inutili tentativi di fuga dall’oppressione del sistema, l’apatia mentale di fronte ad una crescente interiore sterilità, e soprattutto l’inerme rassegnazione sociale, dall’appiattimento dell’individualità del singolo nella folla fino ad una segreta interiorità che contrasta con il comodo esistere, vuoto ed effimero del quotidiano. La folla come tana. Ma anche la folla come raro, affannoso tentativo di un singolo individuo ad arrampicarsi mani e piedi su una tela come nello sforzo inerme di venir fuori dalla massa. La scelta di tonalità monocolori, talora nero-grigie, appaiono, in talune composizioni di grandi dimensioni, espressione aggiunta di una complessa e severa componente ascetica. Nella sua più recente produzione 2009-2010, l’indagine sulla realtà di massa pare indirizzata a lasciare spazio ad un’osservazione introspettiva individualmente ravvicinata. Indagata nel singolo l’artista amplifica l’immagine nel supporto di colori aggiunti, quali il giallo ed il verde, concedendo all’opera lo spazio cinetico di un’azione di movimento e fuga dalla devastante solitudine mediatica del vivere contemporaneo. Tutta la ricerca artistica di Learda Ferretti è intellettualmente aperta ai segnali di un vivere contemporaneo che tiene i conti di un inarrestabile processo della globalizzazione mondiale. Le sue opere, già ricche di notevole valore artistico, sono anche degne d’attenzione per i loro contenuti conoscitivi e concettuali: dunque quali “fonti di informazione e di presa di coscienza sociale” tutt’altro che trascurabili. Anna Maria Cirillo

Learda Ferretti’s works are distinguished by an immediate and identifying capacity to make a strong social comment that closely investigates an ever more encompassing mass suffering. This is expressed in the repetitive representation of a group of lined-up, inert, defeated individuals, drawn in bold strokes and with economical graphic layout, in the contemporary international trend. The serried narrative succeeds in cancelling the individual - with the obliteration of the ego, the anxiety of fruitless attempts to escape from the oppressive system, mental apathy in the face of growing inner sterility, and especially helpless social resignation- from a levelling-out of the individual in the crowd to a secret inner life which contrasts with the ephemeral emptiness of our comfortable everyday existence. The crowd as a den. But the crowd as a rare, laboured attempt by an individual to struggle onto a canvas, as if in a helpless attempt to stand out from the crowd. The choice of shades of one colour, sometimes grey-black, appears in some compositions of large, complex expression as an addition of a strict ascetic component. In her most recent production year 2009-2010, her investigation into mass reality seems to allow close individual introspective observation. In some works, Ferretti amplifies the image with the support of additional colours, such as yellow and green, giving the work a field of kinetic action and escape from the devastating mediatic loneliness of contemporary life. All Learda Ferretti’s art is intellectually open to the signs of contemporary life in the face of an unstoppable process of worldwide globalization. Her works, of great artistic value, are also worthy of attention for their cognitive and conceptual content, such as “sources of information and social awareness” which are far from negligible. Anna Maria Cirillo (traduzione Barbara Elizabeth Lewis)

Learda Ferretti (1972) Born in Pescara, where she still lives, Learda Ferretti, having completed her studies at Art School and later at University, works as an architect and designer. For well over a decade she has devoted her energies to painting and sculpture expressing all her natural talent. In 2005, she exhibited her works in the personal “Senza titolo” (No title) at the Contemporary Art Gallery in Pescara; more recently,in 2009, she took part in the collective “Dinamiche contemporanee” (Contemporary dynamics)at the Palazzo Lannutti in Montesilvano

Colle in the province of Pescara and in the same year held a personal, again called “Senza titolo” at the Microgalleria in Pescara. In December 2010, she held another personal at the Vittoria Colonna Museum of Modern Art in Pescara. Next on her agenda is an extensive personal, to be held at the end of 2011, at the ex Aurum factory in Pescara, in which many of her sculptures will be exhibited for the first time. Learda Ferretti is working on other projects, for 2011 and 2012, which will take her to Milan and Florence.

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Learda Ferretti (1972) Nata a Pescara vive ed esercita in questa città (dopo regolare corso di studi al liceo artistico ed all’università),la professione di architetto e designer, dedicandosi da più di un decennio, con naturale e forte predisposizione, anche alla pittura ed alla scultura. Nel 2005 si segnala la mostra personale dell’artista “Senza titolo” presso la galleria Contemporanea di Pescara; dei tempi recenti si ricorda la sua partecipazione alla mostra collettiva “Dinamiche contemporanee”, tenuta nel 2009 presso il Palazzo Lannutti di Montesilvano Colle (PE), e nello stesso anno la sua personale, come sempre “Senza titolo” presso

la Microgalleria di Pescara. A dicembre 2010 l’artista torna ad esporre con una personale presso il Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara. Ed è già in ulteriore programmazione, a fine 2011, una sua grande mostra personale presso la struttura Ex-Aurum di Pescara, nella quale avranno spazio numerose sue inedite opere di scultura. In notevole evoluzione e fase di realizzazione anche altri prossimi progetti (2011-2012), in specie indirizzati a rapporti artistici ed espositivi con le città di Milano e Firenze.

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1 Senza titolo, Olio su tela, 2010. cm. 100 X 100 2 Senza titolo, Olio su tela, 2010. cm. 150 X 100 3 Senza titolo, Olio su tela, 2005. cm. 100 X 70

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Dono, 1993

Restauri

Dono, 1995

Nutrire e affilare la mente (particolare), 2007

Progetto I.S.I.A. Pozzo dell’anima, 2008

Infrastrutture culturali

Enzo De Leonibus

Cuscino per il mio amore, 2006

Memoria dell’aria (particolare), 1995

Enzo De Leonibus (Spoltore (PE) 1955)

Premio internazionale Nord-Sud

Vario ART

Vive e lavora a Cappelle sul Tavo Lives and works in Cappelle sul Tavo Bagno per nuovi neogiacobini, 1985

Enzo De Leonibus / Le ragioni del cuore

Heart’s reasons

Quando arte e vita si incontrano, spesso sembrano produrre effetti opposti. Ad esempio, stando alle vicende delle avanguardie storiche, assistiamo alla formazione di una polarità fra esasperato individualismo e azione collettiva (ultimamente, con sempre più chiari intenti di analisi e critica sociale). In sintesi, da una parte troviamo l’estremismo narcisistico della Body Art; dall’altra, l’assunzione della realtà come repertorio creativo (Happening, Situazionismo, ecc.). Non scopriamo nulla di nuovo, se diciamo che questa è una dicotomia del tutto fittizia, e che si risolve in unità nella figura dell’artista. Nel primo caso, con maggiore incidenza fisica (all’estremo, con vere e proprie modificazioni anatomiche). Nel secondo, invece, grazie al suo ruolo di catalizzatore, ad un tempo regista e attore, colto nell’atto di cambiare una situazione data (anche in funzione direttamente politica). Esiste però una terza via. È il modello duchampiano, che sta comunque all’origine di tutte queste pratiche. Si tratta, in pratica, dell’applicazione di una matrice artistica al tessuto esistenziale dell’autore nella sua integrità. Non sempre, però, è una scelta. Più spesso è un imperativo che dalla sfera estetica si allarga a quella etica, della condotta personale. In tal caso, allora, diventa una condizione definitiva, inappellabile, ineludibile. Enzo De Leonibus si trova esattamente in quest’ultima situazione. Da diversi anni, ormai, le sue esperienze artistiche travalicano i confini che dovrebbero dividere i due territori. Tuttavia, niente gli è più estraneo del decadentismo di D’Annunzio. L’illustre conterraneo, infatti, puntava a fare della propria vita un’opera d’arte, esemplare per originalità, ricchezza, varietà. Per Enzo De Leonibus, al contrario, è più corretto parlare di “opera-mondo”. La sua poetica, effettivamente, incontra la vita vissuta, ma la trasforma in un universo stereometrico, dove l’identità di pensiero e azione artistica è applicata alla quotidianità. Il che, ripetiamo, non significa estetizzare la vita. Né, tanto meno, rappresenta l’irruzione della realtà nell’opera. È, invece, un tipo di progettualità basata su principi artistici, che indirizza (o fagocita) ogni attività, si tratti di oggetti propriamente artistici, di iniziative curatoriali o vicende personali. In sintesi, è la realizzazione di un’opera – colta nel suo farsi – su scala esistenziale, la cui conclusione, probabilmente, si prolungherà ben oltre la vita stessa dell’autore. Non essendoci soluzione di continuità nel corpus delle opere, non ha nemmeno più senso erigere steccati fra i diversi linguaggi. Sculture, foto, video, infatti, rispondono solo ad una suprema istanza di chiarezza. Enzo De Leonibus, che appartiene all’antica aristocrazia artigianale, padroneggia le tecniche e, di volta in volta, impiega quella più idonea a manifestare il suo doloroso bisogno di realismo. (È, questo del realismo, un argomento su cui ritorneremo più avanti. Per ora, ci basti sapere che De Leonibus è da sempre fedele ad un assunto di “oggettività” alieno da ogni astrazione puramente formalistica.) Personalmente, considero AMORE MIO una pietra miliare nel percorso di Enzo De Leonibus. Perché condensa tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato finora. È una installazione video che assume una realtà di fatto, tangibile, come campo di riferimento. Mostra un’iconografia familiare, ma ha un valore metaforico così intenso, che la proietta direttamente nell’empireo della poesia. Secondo il progetto originale, AMORE MIO è costruito intorno ad una grande proiezione a parete, coronata, a terra, da una decina di monitor. Le immagini, nel buio, trasmettono il palpitante silenzio di alcuni cuori malati, ripresi nel corso di operazioni cardiache. La modificazione ambientale, provocata dall’intrinseca solennità dell’opera, si trasmette al nostro apparato percettivo. Restiamo sospesi, quasi incantati fino allo smarrimento, in un vortice di tessuti vibranti, di fibre e colori saturi. Pur essendo un’opera ricca di pathos, comunque, non c’è uno sviluppo narrativo. Ri-

When art and life meet, they often seem to produce opposite effects. For example, if we look at the historical avant-garde, we are witnessing the formation of a polarity between exaggerated individualism and collective action (most recently, with increasingly clear intentions to analysis and social critique). In short, on the one hand there is extremism narcissistic Body Art, on the other, the assumption of reality as a creative repertoire (Happenings, situations, etc.) Coccia. We are not discovering anything new, if we say that this is an entirely fictitious dichotomy, and that it is resolved in the unity of the artist - in the first case, with a higher physical incidence (in the extreme, with real anatomical changes), in the second case, due to his role as a catalyst, as both a filmmaker and actor, caught in the act of changing a given situation (also in a directly political function). But there is a third way. Duchamp is the model, the origin of all these practices. It is, in practice, the application of an artistic matrix to the existential fabric of the author in his entirety. Not always, though, is there a choice. More often it is an imperative that the aesthetic sphere extends to ethical personal conduct. In this case, then, it becomes a permanent condition, final and inescapable. Enzo De Leonibus is located in the latter situation. For several years now, his artistic experiences have gone beyond the boundaries that should divide the two territories. However, nothing is more alien to him than the decadence of D’Annunzio. His illustrious fellow-countryman, in fact, aimed to make his life a work of art, exemplary in originality, richness and variety. For Enzo De Leonibus, by contrast, it is more correct to speak of “world-work.” His work indeed encounters real life, but transforms it into a stereometric universe, where the identity of thought and artistic action is applied to daily life. Which, again, does not mean aestheticising life. Nor, a fortiori, does it represent the intrusion of reality into the work. Instead, it is a type of project based on artistic principles, which directs (or absorbs) all activity, whether this be art objects, curatorial or personal affairs. In a nutshell, it is the realization of a work - captured in the making - on an existential level, the conclusion probably extending well beyond the life of the author. There being no interruption in the corpus of works, it does not even make sense to erect barriers between different languages. Sculptures, photographs, videos, in fact, serve only to a supreme instance of clarity. Enzo De Leonibus, who belongs to the ancient artisan aristocracy, masters the techniques and, in turn, uses the most appropriate one to express his painful need for realism. (It is this realism we will return to later. For now, we need to know that De Leonibus has always been faithful to an assumption of “objectivity” alien to any purely formalistic abstraction.) Personally, I consider MY LOVE a milestone in Enzo De Leonibus’s development, because it condenses all the aspects so far discussed. It is a video installation that assumes a tangible reality as a reference field. It shows well-known iconography, but has such an intense metaphorical value that it is projected directly into the empyrean of poetry. According to the original project, MY LOVE was built around a large wall projection crowned, on the ground, by a dozen monitors. The images in the dark transmit the throbbing silence of the sick hearts of patients, filmed during heart surgery. The environmental modification, caused by the intrinsic solemnity of the work is transmitted to our perception. We remain suspended, as if spellbound, in a swirl of vibrant fabrics, fibres and saturated colors. . Although it is a work full of pathos, however, there is no narrative development. Using oft-abused categories, we could say that MY LOVE is “representation” rather than “communication”. It is a symbol, not an allegory. While we admire, we are transported into the mainstream of life. The Universal essence of life. This is not an allusion to emblematic, particularly exemplary lives, to magnify to the whole world. Instead, it is a

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Oasis for birds, 2005

correndo a categorie abusate, potremmo dire che AMORE MIO rientra nell’ambito della “rappresentazione”, più che in quello della “comunicazione”. È un simbolo, non un’allegoria. Durante la visione, infatti, veniamo trasportati nel flusso della vita. Nell’essenza universale della vita. Non si tratta di un’allusione a qualche vita emblematica, particolarmente esemplare, da magnificare al mondo intero. È invece, una sintesi rigorosa, lucida fino alla crudeltà, dell’esistenza. Anzi, dell’Esistenza. Il cuore, dunque. Per i poeti romantici (e tutta la melassa consumistica) è la sede degli affetti. Per gli scienziati è un muscolo retrattile, centro della circolazione sanguigna. Per i mercanti di organi, un articolo in catalogo fra tanti. Ma per gli altri, è l’organo vitale per antonomasia. Ecco dove comincia la ricerca di Enzo De Leonibus. Da quel dato comune che unisce tutta l’umanità. Senza distinzione di razza, ceto, religione. Però, trattandosi di un artista della sua levatura, non possiamo limitarci al messaggio esteriore, di ecumenica uguaglianza fra tutti i popoli della terra. Per Enzo De Leonibus, come abbiamo anticipato, il dato di partenza è sempre oggettivo. Qui si tratta della rappresentazione – quanto mai “realistica” – del nostro apparato vitale. La riproduzione, cioè, della struttura anatomica che rivela l’identità di tutti gli appartenenti al genere umano. E l’immagine di ritorno, mediata dall’arte, ci restituisce una sorta di ritratto collettivo dell’umanità. (E del ritratto ha tutte le caratteristiche. Dalla somiglianza fisionomica alla compostezza compositiva. Dal contegno araldico alla lugubre capacità profetica.) A ben vedere, proprio di questo si tratta. Quelle che separano i popoli sono divisioni culturali, barriere artificiali. Il cercare la base di un possibile equilibrio (tra i conflitti bellici, economici, politici) dovrebbe partire esattamente da qui, dalla nostra natura, anonima perché assoluta. Dal cuore, infine. Perché, come diceva già Pascal: “Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.” Maurizio Coccia

Disegno, 2010

Amore mio, 2004

Titolo titolo, 1993

rigorous, cruelly lucid synthesis of existence. Existence. The heart, then. For Romantic poets (and all consumer sugariness) it is the seat of the emotions. For scientists it is a muscle, the centre of blood circulation. For the merchants of organs, one of many items in the catalogue. But for others, is the vital organ par excellence. Here’s where Enzo De Leonibus begins his research. From that common factor that unites all humanity. Without distinction of race, class or religion. However, as we are dealing with an artist of such stature, we cannot just accept the obvious message of ecumenical equality among all peoples of the earth. For Enzo De Leonibus, as we said earlier on, the starting point is always objective. Here is the “realistic” presentation of our living apparatus, the reproduction, that is, of the anatomical structure which reveals the identity of all members of the human race. And the image portrayed, mediated by art, gives us a sort of collective portrait of humanity (with all the features of a portrait - from facial resemblance to the composure of composition, from the heraldic attitude to the grim prophetic capacity.) On closer inspection, that’s just what it is. What separates peoples is cultural divisions, artificial barriers. The search for the possible basis of a balance (between economic and political wars) should start up right here, from our nature, which is anonymous because it is absolute. And also from the heart. Because, as Pascal said: “The heart has its reasons which reason knows not.” Maurizio Coccia

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