odoardi

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Si è diplomato al Liceo Artistico di Pescara e successivamente in Pittura all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Negli anni del Liceo ha conosciuto il lavoro di Ettore Spalletti, docente di Discipline pittoriche. Durante gli studi accademici determinanti sono stati gli incontri con Fabio Mauri, docente di Estetica (con il quale è stato performer in “Che cosa è il fascismo” nel 1997 alla Kunsthalle di Klagenfurt in Austria e successivamente assistente), Jannis Kounellis (di cui è stato allievo nel 1998 all’Aquila nell’ambito del Seminario-Laboratorio curato da Sergio Risaliti) e Carmelo Bene che ha avuto la fortuna di incontrare nel gennaio del 1996 al Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea dell’Aquila e a cui ha dedicato nel Giugno 2002 la mostra personale dal titolo “A boccaperta”, al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università “La Sapienza” di Roma. Artista poliedrico, ma con solidi riferimenti all’arte concettuale, ha al suo attivo un nutrito curriculum di mostre importanti, personali e collettive. La sua prima mostra è del 1984. Tra i vari premi: nel 1999 ha ricevuto da Alfred Pacquement (Centre George Pompidou) “Le prix des Jeunes Createurs” all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi, il primo Premio “David Molinari” istituito dall’Accademia di Belle Arti di Firenze, il riconoscimento a Roma (tra gli artisti già affermati in ambito nazionale) “Premio Unione Latina” 2003 e la Menzione Speciale del “Premio Celeste” 2005 di San Gimignano curato da Gianluca Marziani. Nel 2001 è stato invitato da Angela Vettese a prendere parte alla 52° edizione del Premio Michetti. Nel 2003 è uscita la sua monografia “Controindicazioni” in ed. Lithos, nella raccolta di saggi, documenti ed interviste “Artisticamente”, collana dell’Università “La Sapienza” di Roma. Nel 2005 ha esposto a Torino ad Artissima 12 il nuovo ciclo di lavori realizzati con l’innovativo processo della “Termoformatura”, in tale occasione è stato presentato il catalogo monografico “The White Album” a cura di Luca Beatrice. Nel 2006 nello spazio di Viafarini a Milano, ha partecipato al workshop con Antoni Muntadas curato da Gabi Scardi. Nel 2010 è uscito il suo grande volume monografico a cura di Francesco Poli e Massimo Carboni nelle ed. Logos. Vive e lavora ad Alanno (Pescara).

Restauri

Infrastrutture culturali

He graduated from the Liceo Artistico in Pescara and later in Painting from the Academy of Fine Arts in L’Aquila. When attending High School he met the work of Ettore Spalletti an Art teacher. During his studies at the Academy the encounters with Fabio Mauri, an Aesthetics teacher, have been very important (he worked as a performer with him in “What is fascism” in 1997 at the Kunsthalle of Klagenfurt in Austria and later as an assistant), Jannis Kounellis (he has been a student of his in 1998 in L’Aquila during a seminary-workshop edited by Sergio Risaliti) and Carmelo Bene whom he was lucky to meet in January 1996 at the Museo Sperimentale of L’Aquila and to whom he has devoted a solo exhibition entitled “Open mouthed” in June 2002 at the Museo Laboratorio di Arte Contemporanea at the university “La Sapienza” in Rome. A versatile artist, but with solid references to the conceptual art, he has made lots of important exhibitions both solo and in group. His first exhibition was in 1984. Among the awards : in 1999 he received from Alfred Pacquement (Centre George Pompidou) “Le prix des jeunes créateurs” at the Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts in Paris, the first prize “David Molinari” found by the Academy of Fine Arts in Florence, a recognition prize in Rome (among the artists already famous nationwide) “Premio Unione Latina” in 2003 and the special mention of “Premio Celeste” 2005 of San Gimignano edited by Gianluca Marziani. In 2001 Angela Vettese has invited him to participate to the 52nd edition of Premio Michetti. In 2003 his monograph came out “Controindicazioni” edited by Lithos. It is a compilation of essays, documents and interviews “Artisticamente” book series of University “La Sapienza” in Rome. In 2005 he exhibited in Turin at Artissima 12 the new cycle of works done with the innovative process of the “Termoformatura” in this occasion his monograph catalogue “The White Album” edited by Luca Beatrice has been presented. In 2006 in the space of Viafarini in Milan, he took part into the workshop with Antoni Muntadas edited by Gabi Scardi. In 2010 Logos editions have released his great monographic book with critical essays by Francesco Poli and Massimo Carboni. He lives and works in Alanno (Pescara).

Manifestazioni musicali

Convegno Italia- Serbia

Gino Sabatini Odoardi

Gino Sabatini Odoardi (Pescara 1968)

Senza titolo, 2010

Senza titolo, 2002/2009

Si beve tutto ciò che si scrive, 2002

Vario ART

Senza titolo, 2004

Gino Sabatini Odoardi

The deafening silence of the objects Thermomoulding in polystyrene is the technical definition of the process exploited by Gino Sabatini Odoardi to create most of his work. This technique is used in packaging to protect and preserve all kinds of products and articles; these are vacuum-packed in a plastic covering which adheres perfectly to the shapes. In this way the objects (if the plastic is not transparent) become invisible, and only their prints and relief casts appear on the surface. “In the early 90s”, says the artist, “I started my first experiments with vacuum; my attempts were not always successful. I wanted to hibernate “frames” of daily life. The vacuum has the remarkable ability to freeze/deep freeze, stop/fix, confine/ block, paralyse a body by removing a vital element: air. A kind of momentary death. Described in this way, the whole operation seems to work provocatively against life, but in fact the issue is far more complex and reveals aesthetic involvements that have to do with the essential relationship between art and life, between form and content. Using a technologically advanced “plastic” device (compared to traditional artistic craftsmanship) Sabatini Odoardi takes to extreme limits the living condition of objects; in this way they become totally estranged from their world. This estrangement makes them silent shadows of themselves, nullifying their practical function within an enigmatic spatio-temporal suspension. Paradoxically, the process of ‘freezing’ occurs through the action of heat, thus allowing the plastic to take possession of the formal essence of the things inside. Considering the material used and the explicit reference to the wrapping and packaging in trade, at first sight the result suggests strong neo Dadaist and pop impressions. But what changes inexorably these works into something else is the total absence of colour, which creates a disturbing effect of alienation together with an opposing critical consideration about the daily reality in which we are immersed, particularly that bulimic consumer compulsion induced by the hammering effect of advertising. In other words, the impassive act of removing any immediate physical impact and of vacuum-packing a large variety of objects of various origins, becomes an ironic but also very serious metaphor which refers to the meaninglessness of society itself and its main ideological values. [...] The artist’s works include a large quantity of objects (often creating odd combinations in the same plasticized panel, for example a ball point pen and a lemon, a microscope and a shoe, a figurine of Christ and a pipe etc..) almost suggesting an aspiration to a final and complete thermoforming of everything around us. But since the beginning he has been fascinated by an ordinary object for its essential function. It is the simple glass whose identity is a symbolic example of the never completely solved contrast between shape and content, empty and full, negative and positive, inside and out. Francesco Poli (traduzione Barbara Elizabeth Lewis)

Il silenzio assordante degli oggetti “Termoformatura in polistirene” è la definizione tecnica del procedimento sfruttato da Gino Sabatini Odoardi per realizzare gran parte dei suoi lavori. E’ una tecnica molto usata nel campo del packaging per la protezione e preservazione di ogni genere di prodotti e oggetti, che vengono messi sotto vuoto attraverso una ricopertura in plastica perfettamente aderente alle forme. In questo modo gli oggetti (se la plastica non è trasparente) diventano invisibili e solo le loro impronte, i loro calchi in rilievo emergono in superficie. « Nei primi anni’90 – dice l’artista – ho iniziato i primi esperimenti in sottovuoto con dei tentativi non sempre riusciti. L’esigenza era quella di ‘ibernare’ frames di vita quotidiana. Il sottovuoto ha questa grande proprietà di congelare/surgelare, bloccare/fissare, imprigionare/immobilizzare, paralizzare, un corpo mediante la sottrazione di una condizione vitale: l’aria. Una sorta di morte momentanea ». Così descritta l’operazione sembra avere soprattutto valenze provocatoriamente antivitalistiche, ma in effetti la questione è decisamente più problematica e carica di implicazioni estetiche che hanno a che fare con il fondamentale rapporto fra arte e vita, fra forma e contenuto. Con un artificio « plastico » tecnologicamente avanzato (rispetto alla tradizionale artigianalità artistica), Sabatini Odoardi porta a dei limiti estremi la condizione di esistenza degli oggetti che risultano così completamente estraniati dal mondo esterno di cui facevano parte. Questo straniamento li rende muti fantasmi di se stessi, annullando la loro funzione pratica all’interno di una enigmatica sospensione spazio-temporale. Paradossalmente il processo di « congelamento » avviene attraverso l’azione del calore che permette alla plastica di appropriarsi dell’anima formale delle cose sottostanti. Il risultato appare a prima vista caratterizzato da suggestioni neodadaiste e pop, per il tipo di materiale utilizzato e per il riferimento esplicito alle pratiche di confezionamento e imballaggio commerciali. Ma ciò che trasforma inesorabilmente questi lavori in qualcosa di altro, è l’azzeramento cromatico che crea un inquietante effetto di alienazione, che per contrasto innesca una riflessione critica sulla realtà quotidiana in cui siamo immersi, in particolare quella condizionata dall’ossessione bulimica del consumo indotta dal martellare della pubblicità. In altri termini, dunque, la fredda operazione di sottrazione di impatto fisico diretto, di messa sotto vuoto spinto di un ampio campionario di oggetti di varia provenienza, diventa un’ironica ma anche molto seria metafora che rimanda al vuoto di senso della nostra stessa società e dei suoi valori ideologici dominanti. […] Nei suoi lavori l’artista ha inserito una grande quantità di oggetti (spesso creando, nello stesso pannello plasticato, delle combinazioni incongrue tipo quelle fra una biro e un limone, un microscopio e una scarpa, un statuetta di Cristo e una pipa ecc …) arrivando quasi a far credere di ambire a una defintiva e totalizzante termoformatura di tutto cio’ che ci circonda. Ma c’è un oggetto di uso quotidiano che fin dall’inizio lo ha affascinato per la sua assoluta funzione primaria. Si tratta del semplice bicchiere la cui identità è legata al fatto di essere un esempio emblematico della dialettica mai risolvibile definitivamente fra forma e contenuto, vuoto e pieno, negativo e positivo, dentro e fuori.

Ostia, 2008

Senza titolo, 2010

Senza titolo, 2010

L’Enigma di Isidore Ducasse, 2005

Senza titolo con fantasmi, 2007

Senza titolo, 2008

(Part.) Senza titolo, 2008

Francesco Poli Senza titolo, 2010

VARIO ART 48X67 Gino Sabatini Odoardi.indd 1

Senza titolo, 2008

Senza titolo, 2006

Senza titolo, 2008

Senza titolo con fantasmi, 2007

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