petrei

Page 1

10-06-2010

18:32

Pagina 1

Paride Petrei

PETREI_BIO 17 novembre 2009

VarioART


PETREI_BIO 17 novembre 2009

10-06-2010

18:32

Pagina 2

Paride Petrei Marco Antonini: Scusa, ho scritto il giorno sbagliato sull'agenda. ‘Sta chiacchierata virtuale? Paride Petrei: Spara pure. M.A.: Da subito, mi hai parlato del tuo lavoro con voci in bilico fra storia e politica; quasi da leggere come una fuga di scenari alternativi. “Progetto di riqualificazione…” lo percepivi come un’utopia? P.P.: Un’utopia è tale se unanime, la domanda è di politica. È un piano urbanistico che interessa Roma. Una loggia, al centro del Colosseo, circonda un liquido rosso che defluisce fino alla Cloaca Massima. Corre lì dove scaturisce e serra i fornici del quadriportico di Giano. Ci sono anche degli umanoidi ma fanno gesti funzionali solo ad illustrare il progetto. M.A.: Se immagino il liquido come sangue, questo flusso rimane vitale. Un ritratto dello spazio e della storia come indipendenti dall’umanità? P.P.: C’è la negazione della storia come sviluppo e c’è il luogo tecnologico che procede ineluttabilmente; ma l’ordigno auto-celebrativo ha bisogno di sangue per funzionare. M.A.: È lo stesso tipo di inesorabile sublimità del sacrificio Maya. P.P.: Splendido! M.A.: Già. Passiamo alle cose facili? Parlami de “Il diamante si fará grafite”. Nella serie si vede il “Pozzo artesiano nel Sahara” presentato alla Ratti. È proprio quello? P.P.: Sì, piante e prospetti erano lì. Mi chiedevo cosa sarebbe accaduto nel realizzarlo. È uno story-board, quindi non è importante ogni singola immagine. Come nel video, i gesti umani servono per veicolare l’utopia che, in quanto tale, non vive per il singolo. M.A.: Infatti, gli esseri umani sono senza volto o in massa. “Gradone alfa, lato est” esemplifica bene questa umanità vista come flusso. P.P.: Giusto. Una forza vettoriale. M.A.: Chiudiamo con “I mezzi giustificano il fine”. Mi incuriosiscono ma non so come connetterli al resto. P.P.: Ti mando un'immagine per farti capire. (Piano di riconversione #01, N.d.E.) È una versione epurata di ciò che cercavo nei due disegni. L’uomo insorge con l’ausilio degli scarti tecnologici che gli sono forniti. M.A.: Avevo un’impressione opposta. Vedevo i tuoi soggetti contaminati da questi utensili “usa e getta”. Un elemento inestetico fuso alla struttura ossea. P.P.: Diciamo antiestetico. Il rovesciamento del titolo ammette un decadimento. Credo che i mezzi di cui disponiamo palesino i fini a cui aspiriamo. M.A.: Si, l’analisi è complessa e il titolo inganna un po’. Ok, bello. P.P.: Prima di dimenticare ti mando la bio ma è cazzona forte. M.A.: Oh, Gesù! Scrivila come un cristiano. A presto e grazie. P.P.: Grazie a te. Estratto da una conversazione su Skype con Marco Antonini 10 novembre 2009

1 Paratie di contenimento (Atlanti), 2008, matita e acquerello su carta intelata, cm. 25x35

2 Tavola di classificazione, 2008, matita su carta intelata,

cm. 25x35 3 Dove all’apparenza manca Argo , 2008, matita e penna a sfera su carta intelata, cm. 25x35 4 In cui si provano

gli effetti dell’imperizia, 2008, matita, penna a sfera e acquerello su carta, cm. 25x35

1

2

3

4 5

5 Liberazione di Tantalo, 2008, matita e penna a sfera su carta In copertina foto Claudio Carella


PETREI_BIO 17 novembre 2009

10-06-2010

18:32

Pagina 3


PETREI_BIO 17 novembre 2009

10-06-2010

18:32

Pagina 4

Marco Antonini: Sorry, I wrote the wrong day in the diary. “What about this virtual chat?” Paride Petrei: Fire away. M.A.: Right from the word go, you spoke of your work as something between history and politics, Almost as if it were to be read as an escape from alternative scenarios. “Conversion project….” Did you perceive it as a utopia? P.P.: A utopia is such if it is unanimous, the question is a political one. This is a town plan that concerns Rome. A loggia, in the centre of the Coliseum, surrounds a red liquid that drains into the Great Sewer. It stands where it originates and locks the fornixes of Janus’s four-sided portico. There are also some humanoids, but they only make functional gestures to illustrate the project. M.A.: If I imagine the liquid as blood, this flow appears to indicate life. A portrait of space and history as independent from humanity? P.P.: There is the negation of history as development and there is technology which proceeds inexorably; but the self-celebratory bomb needs blood to be able to work. M.A.: It’s the same type of inexorable sublimity of the Mayas’ sacrifice. P.P.: Splendid! M.A. Right. Shall we move on to something easy? Tell me about “The diamond will turn into graphite”. In the series, you can see the “Artesian well in the Sahara” presented at the Ratti Foundation. Is it that very one? P.P.: Yes, the plans and prospectuses were there. I wondered what would happen once the work on it started. It’s a story-board, so single images are unimportant. Like in the video, the human gestures serve to convey the utopia which, as such, does not live for the single being. M.A.: Yes, and the human beings are massed together and faceless. “Alfa step, east side” exemplifies perfectly this humanity seen as a flow. P.P.: Right. A vectorial force. M.A.: We’ll close with “The means justifies the end”. It fascinates me, but I’m not sure how to connect it to the rest. P.P.: I’ll send you a picture to make it clearer. (Conversion plan #01, Ed’s note) It is a purged version of what I was looking for in the two designs. Man arises with the aid of the technological waste he’s provided with. M.A.: I had the opposite impression. I saw your subjects contaminated by these “disposable” utensils. An unaesthetic element fused with the bone structure. P.P.: Let’s say antiaesthetic. The upturning of the title allows a decline. I think the means we dispose of reveal the ends we work towards. M.A.: Yes, the analysis is complex, and the title is a bit deceptive. OK, nice. P.P.: Before I forget, I’ll send you my biography, but it’s awful. M.A.: Oh God, can’t you write it like a Christian? See you soon and thanks. P.P.: Thanks to you. From a conversation on Skype with Marco Antonini. 10 November 2009

Ierofania di raggi gamma, 2008, matita e acquerello su carta intelata, cm. 100x140

Progetto di riqualificazione dell’anfiteatro Flavio e dell’area circostante, 2008, frames da video in 3D Studio Max, durata 3’52’’

Dove qui equivale ad ora, 2008, matita, penna a sfera e acquerello su carta intelata, cm. 100x140


PETREI_BIO 17 novembre 2009

10-06-2010

18:32

Pagina 5


PETREI_BIO 17 novembre 2009

10-06-2010

18:32

Pagina 6

Gradone alpha lato est, 2008, matita e acquerello su carta intelata, cm. 50x70

Aeropittura del centro storico, 2008, matita, penna a sfera e acquerello su carta intelata, cm. 50x70


PETREI_BIO 17 novembre 2009

10-06-2010

18:32

Pagina 7

Paride Petrei è nato a Pescara nel 1978. I suoi anni di formazione si svolgono all’Accademia di Belle Arti di Brera. Qui allaccia rapporti con Giacinto Di Pietrantonio e Alberto Garutti. Nel 2000 viene selezionato per partecipare al “Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Antonio Ratti”. Como fa da cornice al corso tenuto da Marina Abramovic. Nella stessa occasione entra in contatto con Angela Vettese e Anna Daneri. L’anno successivo espone alla Galleria Via Farini nella collettiva “Care-off”. Terminati gli studi, tra il 2003 e il 2005 torna in Abruzzo. Coopera con Enzo De Leonibus partecipando a numerose mostre nel Museo Laboratorio di Città S.Angelo. Qui conosce giovani e validi curatori come Veronica Valentini e Marco Antonini. Lavora per la prima volta con Cesare Manzo durante due collettive sostenute da Flash Art: “I love Abruzzo” nell’ex-CO.F.A. di Pescara e “Index” a Chieti. Nel 2006 si trasferisce a Roma dove ha tempo di portare a maturazione il suo lavoro, accostando alla personale percezione installativa una parte grafica. Per la prima personale presenta, a Firenze, il ciclo di disegni “Autoritratto in forma di sottomarino nucleare” a cura di Sibilla Panerai. Inizia nel 2008 il percorso con la Galleria Cesare Manzo. Prima con la personale “Il diamante si farà grafite” ed in seguito partecipando a mostre nelle sedi di Roma e Pescara.

Paride Petrei was born in Pescara in 1978. He studied at the Fine Arts Academy of Brera, where he met Giacinto Di Pietrantonio and Alberto Garutti. In 2000, he was selected to take part in the “Masterclass of the Visual Arts of the Antonio Ratti Foundation”. The course took place at Como and was held by Marina Abramovic. Here, Petrei met Angela Vettese and Anna Danieri. The following year, he exhibited his work at the Via Farini Gallery in the collective “Care-off”. Having finished his studies, he returned to live in Abruzzo between 2003 and 2005. He collaborated with Enzo De Leonibus, and was involved in many exhibitions at the Laboratory Museum in Città S.Angelo. Here, he met committed, young curators like Veronica Valentini and Marco Antonini. He worked with Cesare Manzo for the first time in two collectives organised by Flash Art: “I love Abruzzo”, in the exCO.F.A. in Pescara and “Index” in Chieti. In 2006, he moved to Rome, where he had to time to perfect his work, adding a graphic element to his personal preference for installations. For his first personal in Florence, he exhibited a series of pictures called “Self-portrait in the shape of a nuclear submarine”, curated by Sibilla Panerai. In 2008, he began working with the Cesare Manzo Gallery, first with the personal “The diamond will turn into graphite” and later with exhibitions in Rome and Pescara. Il diamante si farà grafite, 2008, materiali vari, particolare dell’istallazione




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.