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73 dicembre 2010-gennaio 2011 n. 73 • € 4.50

Spedizione in abbonamento postale Art.1 comma 1 353/0 3aut. n° 12/87 del 25/11/87 Pescara CMP

Zafferano D.o.p. / Aragosta a colazione / Percorso d’artista a Ofena

Il Re dei pasticceri Fabrizio Camplone

Marramiero - Primavera TANDEM METROPOLITANO L’Aquila 2010 PROVE TECNICHE DI RICOSTRUZIONE Tercas - Caripe OK LA FUSIONE È GIUSTA dicembre 2010 - gennaio 2011

Simona Molinari La voce aquilana nel mondo


Spazio Albanese


Campagna amica U

n mercato a “chilometro zero”, ovvero con prodotti freschi che arrivano sul bancone direttamente dal produttore. L’agroalimentare abruzzese, genuino e di qualità, ha trovato finalmente casa nei locali del mercato ittico di Via Paolucci a Pescara, dove lo scorso 11 novembre è stato inaugurato il primo mercato coperto di “Campagna amica”, la Fondazione che favorisce la filiera corta e promuove qualità e salubrità dell’agricoltura. Oltre 35 produttori regionali hanno portato nei locali del mercato –resi disponibili dall’assessorato comunale alle attività produttive– prodotti freschi, convenienti e garantiti, sui quali viene praticato il controllo dei prezzi massimi secondo l’accordo stipulato da Coldiretti con le principali associazioni di consumatori: spazio dunque a ortaggi rigorosamente di giornata, alla carne ovina e bovina, al pane, ai cereali, legumi, formaggi e salumi abruzzesi al cento per cento. Il paniere è arricchito da prodotti più ricercati come confettura di uva, salsiccie al tartufo, caciotte allo zafferano o stracchinate, pasta di saragolla e latte d’asina (per citarne alcuni) simboli di un Abruzzo genuino e tradizionale che vuole sopravvivere alla globalizzazione esprimendo le proprie deliziose peculiarità. «Questo tipo di mercato –ha detto Simone Ciampoli, direttore regionale di Coldiretti– viene incontro alle esigenze della stragrande maggioranza dei cittadini, sempre più attenti, e alle produzioni agroalimentari garantite e di qualità». L’assessore comunale Stefano Cardelli ha affermato che «il mercato di Via Paolucci –aperto tutti i giovedì, venerdì e sabato dalle 8 alle 20–sarà senz’altro un esempio da imitare» per altri Comuni.

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“Vino che è un’ ambrosia, olio che è una dolcezza, son cose che bisogna andare a Tocco per gustarle.” Da Il bel paese di Antonio Stoppani (1867).

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Caprice di Fabrizio Camplone

Dolce e gentile Cinquant’anni di prelibatezze: Fabrizio Camplone, il re dei pasticceri abruzzesi, si racconta attraverso la storia familiare, i suoi successi e le sue invenzioni passate e future. Una storia che ha il colore del caffé, il profumo del cioccolato e i sapori dei suoi eccezionali gelati di Giorgio D’Orazio

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on sale più nell’aria della Pescara Vecchia l’odore del forno di Flaiano a risvegliare certi umori, come vorrebbe d’Annunzio, ma oggi sulla piazza Garibaldi si affacciano le vetrine di Caprice e intuire sapori invitanti non è difficile. Ritrovo ormai storico della città, inaugurato nel 1982, è il quartier generale del pasticcere, anzi Maestro Pasticcere, Fabrizio Camplone. È con lui che siedo ad un tavolino, con la sua ospitalità abruzzese, discreta e sincera, con la sua riservatezza composta che accenna appena ad un curriculum di tutto rispetto. Siamo comodi e partiamo da lontano. Da quando papà Tullio, l’inventore del dolce “Presentosa”, della torta “Florita” (dedicata alla moglie Margherita) e soprattutto del gelato a tre punte “Capriccio”, apre la sua prima pasticceria. Era il 1957, la piazza “della Pescara” senza il ponte d’Annunzio era un salotto accogliente, e le vie del “tridente” si coloravano di mestieri e passeggio: più bottegaia via delle Caserme, più elegante corso Manthonè. È lì che i Camplone si fanno le spalle. Sì, ho usato il plurale, perché anche il piccolo Fabrizio, classe 1961, comincia allora a respirare l’atmosfera del laboratorio. Poi è venuto il “bar Camplone”, all’angolo tra corso Umberto

e via Firenze: nel 1975, con una città in pieno sviluppo, Tullio passa il fiume con fiuto imprenditoriale e s’impone come referente per i golosi di tutta Pescara. E Fabrizio? Lui è costretto a svegliarsi di notte, e sotto con la preparazione dei cornetti: vuoi fare il pasticcere? Lavora. Hai voluto la bicicletta? Pedala. È questo che gli dice il papà, che non tiene troppo a passargli il testimone, e Fabrizio pedala pedala, vuole continuare la tradizione, quel mestiere è una passione, non un’attività da rilevare per convenienza. Ragioniere, rifiuta il famigerato impiego in banca, roba da matti in quegli anni, poi parte per Milano e Torino, oltre le Alpi, è in Europa, soprattutto in Francia, ed impara l’arte del panettone e del cioccolato, affina la gavetta di casa propria, screma da ogni esperienza per conservare quel che serve ad un pasticcere creativo così legato alla sua terra d’Abruzzo. Siamo tornati al principio degli anni Ottanta. E da “Centrale” ritorniamo a Portanuova, ancora piazza Garibaldi, quasi un capriccio, meglio: Caprice. Antonella entra nella vita di Fabrizio come moglie ma anche come alter ego nella gestione dei negozi (per i quali si occupa soprattutto delle pregevoli confezioni, insomma dell’immagine dell’azienda); Caprice cresce, una succursale apre nel centro

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• Fabrizio Camplone con alcune sue creazioni

commerciale “Auchan” sulla Tiburtina, e crescono anche i loro figli, Gianluca e Fabrizia. Ma è controtendenza. Perché la zona storica della città è in decadenza, cominciano a chiudersi gli usci delle attività commerciali nei dintorni e Caprice diventa spesso l’unica ragione per soffermarsi in piazza. Con gli anni Novanta arriva la ripresa. Si riaccende il borgo di Flaiano e del Vate. Per Fabrizio Camplone si accendono le lampadine dell’inventiva e qualche riflettore di celebrità dalla rassegna stampa invidiabile. Compila, rigorosamente a mano, i suoi ricettari, sottochiave in luogo segreto (ma ammette di averne pubblicato uno di recente), cerca e ricerca materie prime particolari e genuine; con un’attenzione pignola ai prodotti tipici del territorio impasta, monta e presenta le sue novità. Per esempio il “DolceMila” (pensate alla Figlia di Jorio), dalla forma ispirata ai nostri canestri contadini, con mandorle e “scrucchijata”, una tipica marmellata di uva Montepulciano; oppure il dolce al farro di Caprafico; o ancora i cioccolatini “Immagini” con impressi i simboli del patrimonio storico-culturale pescarese. E poi i gelati; bandendo i semilavorati tutto è ancora genuino e autentico: un connubio fra tradizione regionale e gusti classici, come per il gelato alla liquirizia di Atri, o quello ai lamponi

e vino Pecorino o prosecco, al latte e menta, alla Centerba, e ancora all’Aurum, al confetto di Sulmona, alla Genziana e via così. Con gli stessi gusti poi si preparano le mousse, “passione dei turisti” come dice Fabrizio, mentre sposando liquirizia e zafferano verrà fuori un panettone giudicato nel 2008 il migliore dall’esigente cattedra milanese di “Re panettone”, scusate se è poco. Nel frattempo fuori dal laboratorio Fabrizio viene esaminato a Verona, teoria e pratica. È il febbraio del 1996 e una mousse alla Presentosa, dedicata a papà Tullio, appena scomparso, apre al pescarese le porte dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, ambitissimo cenacolo per i big del mestiere. E uno come Fabrizio, primo classificato al Gran Prix Cioccolateria di Perugia (1994), alle Olimpiadi Culinarie tedesche (2000) e al romano “Award del Pasticcere” (2009), nonché finalista o “piazzato” in altri concorsi, competizioni e simposi di taglio internazionale, sa starci perfettamente a suo agio. Anche quando nel 2007, per amore professionale e, ancor più, della sua città e di tutta la regione, prova (ma non riesce per la mancata collaborazione del Comune) ad organizzare il “XV Simposio Pubblico” dell’Accademia all’ex Aurum, da poco rimesso a nuovo, un’occasione perfetta per riscaldare i mac-

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chinari della “fabbrica delle idee”. Un’altra occasione persa per la città e uno spiacevole ricordo per Fabrizio, che lascia però subito il posto alla sua generosità tipicamente abruzzese: «Ti riporti un po’ di gelato?» Come faccio a dire di no a quei sapori, splendida sintesi tra tipicità nostrane ed esperienze estere, la linea guida fondamentale del lavoro di Camplone? Penso di raggiungerlo al bancone per prendere un vetrino “La Dolce Vita”, omaggio al satiro Ennio, ma torna subito al tavolo e approfitto per scucirgli qualche altra parola. Sulle novità, magari sulla assodata linea “gluten free” e sul nuovo reparto dedicato ai celiaci, o ancora sulle prospettive future. «La novità impacchettata è il “Panedolce”, un impasto tradizionale con le patate del Fucino, e poi voglio lavorare alle “Sise di monaca” di Guardiagrele…» dice con entusiasmo. È questo Fabrizio Camplone, sempre pronto a rimettersi in gioco, questa la filosofia Caprice (dal 2005 tra i 15 migliori bar italiani). A parte tutto, quel che resta è il lavoro ben fatto e col lavoro quel che viene è il riscontro soddisfatto della clientela, la quale, se alza un po’ lo sguardo entrando, può leggere l’ora sullo stesso orologio che da cinquant’anni scandisce il tempo dei pasticceri Camplone. “Cinquant’anni di dolcezze!” ripetono loro. Ed ecco che il meglio è salvato.

• In queste foto Fabrizio Camplone col suo staff e

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al lavoro. Qui a fianco, un interno di Caprice.

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Rustichella d’Abruzzo

Lo zafferano D.O.P.

Rustichella d’Abruzzo si lancia nella produzione diretta della spezia più pregiata del mondo

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Abruzzo, famosa per essere la regione verde d’Europa e la regione dei Parchi, è vanta anche la più antica produzione di Zafferano in Italia. Una produzione limitata ma di grande pregio di questa spezia, la cui declinazione abruzzese viene considerata per le sue qualità la migliore del mondo ed è stata insignita dell’Atomo d’Oro, premio internazionale per il progresso scientifico in agricoltura. Rustichella d’Abruzzo, impegnata nell’opera continua di valorizzare i prodotti di qualità del territorio, ha iniziato da quest’anno la produzione diretta della zafferano, in collaborazione con un esperto coltivatore della zona di produzione dello Zafferano dell’Aquila, a San Pio delle Camere.

• Alcune fasi della raccolta e della lavorazione dello Zafferano di Navelli. Nella foto in alto, il fiore di Crocus Sativus dai cui stimmi si ricava la preziosa spezia

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LA STORIA Lo zafferano è conosciuto da millenni: Virgilio, Plinio ne parlano spesso nelle loro opere; Omero lo cita nel IX e XII libro dell’Iliade, come anche Ovidio nelle Metamorfosi. Se ne parla nei papiri Egiziani del II secolo a.C. e nella Bibbia. Isocrate si faceva profumare di zafferano i guanciali prima di andare a dormire e le donne greche lo usavano per profumare i pavimenti dei loro templi. Inizialmente lo zafferano si coltivava in Asia e successivamente la coltivazione si estese in varie parti del mondo arrivando

anche in Tunisia e da lì in Spagna. Da queste zone arrivò in Italia per mano di un monaco domenicano di Navelli, durante il 1230. Lo zafferano trovò nella zona dell’Aquila un habitat molto favorevole il prodotto si mostrò di gran lunga superiore a quello coltivato in altre nazioni. Rapidamente la coltura si estese nei dintorni e le famiglie nobili aquilane dettero vita, in breve tempo, a grandi mercati con le città di Milano e Venezia. Il nome scientifico Crocus deriva dal greco Krokòs (filamento) mentre il nome zafferano deriva dall’arabo zaafran.

LA LAVORAZIONE I BULBI Una volta preparato il terreno con il solo concime organico i bulbi di zafferano, selezionati in base alle dimensioni, vengono trapiantati nel mese di Agosto. LA RACCOLTA La raccolta dello zafferano si ripete ogni mattina all’alba, prima che la luce del sole faccia aprire i fiori, per tutto il periodo della fioritura tra la seconda metà di Ottobre e la prima di Novembre. Il lavoro viene eseguito a mano ed i fiori raccolti vengono riposti in cestini di vimini.

LA SFIORATURA E L’ESSICCAZIONE La sfioritura consiste nella separazione a mano degli stimmi dal fiore. Gli stimmi si pongono su di un setaccio e vengono essiccati su di una brace di legna di mandorlo e quercia. Questa fase della tostatura è la più delicata in quanto se gli stimmi restano troppo a lungo rischiano di bruciare e se non si asciugano bene possono marcire. Queste fasi vengono effettuate lo stesso giorno della raccolta.

Passata è l’uggiosa invernata, Passata, passata! Di fuor dalla nuvola nera, Di fuor dalla nuvola bigia Che in cielo si pigia,

É Primavera Guernita di gemme e di gale, Di lucido sole, Di fresche viole, Di primule rosse, di battiti d’ale, Di nidi,Di gridi, Di rondini ed anche di... VARIO 73 GUSTO (M)chilometrico.indd 7

primograno

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Crustacea Italia

Aragosta a colazione Da Pescara una proposta commerciale esclusiva: crostacei pregiati alla portata di tutti

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hi non ha avuto, almeno una volta, la tentazione di ordinare un astice al ristorante? A meno che non siate tipi che pasteggiano a ostriche e champagne, la vostra scelta sarà poi ricaduta su qualcosa di meno costoso, visti i prezzi spesso proibitivi con i quali aragoste, astici e altri crostacei pregiati vengono serviti sulle tavole dei ristoranti. Da oggi, però, avete la possibilità di gustare una di queste squisitezze direttamente a casa vostra, grazie a Crustacea Italia, la nuova ditta che porta –come recita lo slogan di lancio– “tutto il vivo a casa tua”. Nata dall’esperienza pluriennale nella commercializzazione di prodotti ittici all’ingrosso di sei pescaresi, la società guidata da Matteo Cipriani si propone sul mercato con tre eccellenti punti di forza: accorciamento della filiera, proposta commerciale esclusiva e –cosa più importante di tutte– qualità del prodotto, che viene commercializzato vivo. «Siamo il secondo anello della catena commerciale – spiega Matteo– cioè acquistiamo il prodotto da chi lo pesca. Finora ci siamo dedicati alla vendita all’ingrosso, ossia vendevamo i crostacei ai fornitori dei ristoranti e della grande distribuzione; ora abbiamo spostato il nostro orizzonte verso la vendita al dettaglio, per dare a tutti la possibilità di mangiare un’aragosta senza spendere una fortuna». Cosa che è resa possibile dall’accorciamento della filiera, appunto: «I nostri

crostacei vengono pescati in varie parti del mondo, “stabulati” in vasca, imballati e trasportati per via aerea. Al loro arrivo in Italia (dopo circa sei o sette ore, quindi) vengono sottoposti a rigidi controlli da parte del Ministero della Sanità per verificarne la provenienza e lo stato di salute, e successivamente giungono nel negozio, dove trovano ad accoglierli le nostre vasche speciali. Il prodotto che vendiamo non potrebbe essere più fresco di così». Crustacea tratta esclusivamente astici, aragoste e King Crab, ossia il meglio del meglio dei crostacei. «Oltre ad avere un sapore eccezionale, sono un alimento con apporto calorico ridotto, per cui sono particolarmente adatti ai regimi dietetici. I nostri astici provengono dal Nordamerica, le aragoste dal Cile, dal Sudafrica, dal Portogallo e dal Mediterraneo; il King Crab (un enorme granchio del peso di circa tre chili) invece dall’Alaska. Nel nostro negozio vendiamo anche il pregiato astice blu, che ha una qualità superiore». Il negozio di Via Tiburtina a Pescara è solo il primo tassello di un’operazione di ampio respiro che porterà Crustacea Italia ad aprire punti vendita in tutta Italia: «Stiamo già pensando alla prossima tappa –spiega Matteo– che potrebbe essere Roma o Milano». Buon appetito, quindi. A tutti. Crustacea Italia, Pescara Via Tiburtina Valeria, 427 Tel 085 4311929 www.crustaceaitalia.com

VALORI NUTRIZIONALI DEI CROSTACEI

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La carne dei crostacei è simile a quella del pesce magro. In 100 grammi di prodotto pulito si trovano 80-82 grammi di acqua, 1-2 grammi di grassi e 14-17 grammi di proteine. Una caratteristica dei crostacei è il contenuto di colesterolo più alto rispetto ai pesci e ai molluschi; nei crostacei inoltre sono presenti molti sali minerali, ad esempio sodio, potassio e calcio ed alcune vitamine (soprattutto B1 e B2).

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Soste

Il Vate

Locanda del Pompa

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mmersi in una delle faggete più belle della regione, all’interno di un modernissimo resort ideale per un soggiorno sia in estate che in inverno, il ristorante dell’Hotel Rigopiano propone piatti tradizionali abruzzesi, rivisitati da un team di giovani chef. Prima e dopo i pasti consigliamo una visita alla splendida Spa dell’Hotel, per rilassarsi nella magnifica piscina riscaldata.

soli dieci minuti dal centro di Teramo, affacciato sui Monti Gemelli, immerso nel verde del Parco Nazionale del Gran Sasso-Laga, questo piccolo risatorante con camere propone piatti ispirati alla nobile tradizione culinaria teramana con cucina stagionale; le materie prime sono tutte di produzione locale. Campli (TE)S.S. 81 Loc. la traversa tel. 0861 569011 /335 5651112 fax 0861250881 www.lalocandadelpompa.it pa.pompa@tiscali.it

Località Rigopiano, Farindola (PE) Tel. 0858236401 www.hotelrigopiano.it

Fez R

Via Nicola Fabrizi 186, Pescara tel. 0854294000

iapre il locale di tendenza più “in” nel centro di Pescara: in una cornice di alta classe, all’interno del palazzetto Albanese in via Nicola Fabrizi, propone aperitivi sfiziosi, cucina moderna e inventiva, il tutto accompagnato dalle performances del dj di turno. Adatto soprattutto a chi dopo cena ama restare al tavolo ad ascoltare buona musica e chiacchierare con gli amici. Aperto solo nei weekend.

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Flamengo N

icola D’Alonzo, figlio d’arte con esperienza internazionale, gestisce il ristorante che fu di suo padre, insieme al fratello Verino e a sua nuora Lara. Una destinazione che vale il viaggio: la cucina –tipica abruzzese– benchè in quota, vi sorprenderà con ottimi piatti di tradizione marinara. Località Guarenna - Casoli (CH) Tel. 0872985212

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Sandro Visca • IV STAZIONE Gesù è rinnegato da Pietro

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Ofena

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Itineris: una Via Crucis realizzata da 14 artisti europei e composta da opere in ceramica incastonate in edicole di pietra

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edicole, eseguite in pietra per una maggiore assonanza con il luogo, sono state disegnate in forma elementare con la quale ho voluto trascurare i mezzi più eruditi, puntando solo all’evidenza rappresentativa che le rende però vistose e riferendomi solo ai pacati temi stilistici della tradizione. Al contrario delle edicole in pietra, che rimandano inequivocabilmente a una arcaicità del territorio sia per la loro forma che per la materia che le compone, le icone raffiguranti le quattordici

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stazioni, affidate a un gruppo di artisti di diverse generazioni e nazionalità, selezionati dal critico Antonello Rubini, sono state realizzate con avanzata tecnologia in fotoceramica, quasi a voler indicare non l’enfatizzazione di una modernità, ma un’emblematica indicazione di una traccia che, pur nel nostro linguaggio corrente, riesce a trasformarsi in storia iconografica. Le opere hanno raggiunto un notevole risultato esecutivo, sia di qualità cromatica che icastica, sicuramente

Gino Marotta • I STAZIONE Gesù nell’orto degli ulivi

Valerio Trubbiani • II STAZIONE Gesù tradito da Giuda, è arrestato

Joe Tilson • III STAZIONE Gesù è condannato dal Sinedrio

Sandro Visca • IV STAZIONE Gesù è rinnegato da Pietro

Fausto Cheng • V STAZIONE Gesù è giudicato da Pilato

Mauro Andrea • VI STAZIONE Gesù è flagellato e coronato di spine

Sergio Vacchi • VII STAZIONE Gesù è Caricato della croce

Hermann Albert • VIII STAZIONE Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la croce

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Paolo Baratella • IX STAZIONE Gesù consola le donne di Gerusalemme 16/12/10 14:42


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estraneo a qualsiasi sollecitazione formale da parte dei progettisti, e sono stati abili gli artisti, pur nella loro istintività poetica, nel richiamarsi a un tema unitario seguendo solo un proprio immaginario individuale. Nella progettazione di Itineris è stato inevitabile che il mio pensiero andasse al compianto baritono Paolo Silveri, artista che è riuscito a scatenare forti emozioni nei teatri di tutto il mondo, dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York. Silveri, nato a Ofena nel 1913, negli ultimi nostri incontri mi raccontava spesso, con voce rotta dall’emozione, della sua infanzia vissuta a Ofena e per metafora mi descriveva le sue “vere” Vie Crucis, come diceva lui, fatte a piedi

Louis Cane • X STAZIONE Gesù è crocifisso

nudi per non consumare le scarpe sulla carrareccia, dal suo paesino di Ofena fino a Capestrano. Percorso estivo caldo e afoso, per andare a prendere ancora bambino, e solo per passione, le prime lezioni di canto al Convento di San Giovanni da Capestrano. Senza dubbio Itineris rappresenta per Ofena non solo un’occasione per una visita culturale o religiosa, ma anche particolari possibilità di scoperta di un tratto d’Abruzzo al quale appartengono una moltitudine di piccole ma importanti realtà della vita collettiva di un paese, porta di accesso allo straordinario Parco Nazionale del Gran Sasso, comunque da scoprire e certamente da conoscere.

Mikhail Koulakov • XI STAZIONE Gesù promette il suo regno al buon ladrone

Giannetto Fieschi • XII STAZIONE Gesù sulla croce, la madre e il discepolo

Itineris è statal’opportunità per restaurare un collegamento tra il patrimonio naturalistico e quello religioso di Ofena Claudio D’Angelo • XIII STAZIONE Gesù muore sulla croce

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Mauro Berrettini • XIV STAZIONE Gesù è deposto nel sepolcro

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Ofena Alle porte del Parco Nazionale del Gran Sasso, è un piccolo e grazioso paesino poco distante dal Comune di Calascio e da Castel del Monte. Si sviluppò nel medioevo in funzione difensiva contro le invasioni barbariche. Il centro storico del paese ha mantenuto la sua struttura medioevale, con un borgo all’interno delle mura e un palazzo baronale. La chiesa principale è quella di San Nicola, ma meritano una visita anche la chiesa di San Francesco e la chiesina di San Pietro con il suo bellissimo portale romanico. Detta anche “la fornace d’Abruzzo” per le elevate temperature che raggiunge in estate, malgrado l’altitudine, è un luogo particolarmente vocato alla coltivazione della vite e dell’ulivo.

Dove mangiare Agriturismo Sapori di Campagna Antico casale rurale accuratamente ristrutturato dove si gusta la cucina tradizionale del luogo, a base di prodotti locali come le famose lenticchie di Santo Stefano. All’interno, un piccolo angolino del gusto rende possibile acquistare numerosi prodotti tipici di propria produzione come appunto le lenticchie, lo zafferano, il tartufo nero, le creme di peperoncino e le marmellate. Strada Prov.le delle Vigne - 67025 Ofena (AQ) Tel. 0862/954253

ALTRI RISTORANTI Ristorante Commestibili e Vini Piazza San Carlo, tel. 0862 956450 Ristorante Pizzeria Le Due Querce Corso Italia, tel. 0863 889231 Ristorante Bar Aufinium Via San Rocco 4, tel. 0862 956022

Cataldi Madonna Ofena, a 380 metri d’altitudine, è forse uno dei più antichi insediamenti del vitigno Montepulciano e un’area dalla forte vocazione vitivinicola. I vigneti dell’azienda Luigi Cataldi Madonna si trovano tutti in un altopiano alluvionale a ridosso del Gran Sasso; i nomi delle località in cui si trovano le colture talvolta danno anche il nome al vino, come nel caso del Cerasuolo Doc Pié delle Vigne. Tra i prodotti aziendali, quelli che soddisfano pienamente la filosofia di Cataldi Madonna sono il già citato Pié delle Vigne, il Montepulciano d’Abruzzo Tonì, il bianco Pecorino IGT Alto Tirino. La linea di produzione si completa poi con il Montepulciano d’Abruzzo DOC, il Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo DOC e il Trebbiano d’Abruzzo DOC. A questi prodotti sono affiancati due rossi particolari e interessanti, l’Occhiorosso e il Malandrino.

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