VarTalent - Non Solo Musica - N.01/2016 - Candirù

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VARTALENT Candirù

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Pietro Iossa

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AMINA

16

Come Me

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Numa

23

I Deliri del Giuga

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In copertina: Candirù Staff VarTalent - NSM: Marco Consoli Luiz Henrique Belmiro Autori del mese: Cristiana Pivari Luiz Henrique Belmiro Heike Köhler Blob Agency

Questo magazine non rappresenta una testata in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non

Per contattare TREDICIARTI scrivi a trediciarti@libero.it oppure 333/5337222

può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.

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Candirù Se la suona, se le canta. Se le domanda, se le risponde. Selfie-intervista!

In questo mondo di selfie, in questo mondo di eroi. Manca la selfie-intervista, ma Candirù la fa per noi!

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Cos'è Candirù? Candirù e Iacopo Candela sono come una versione di Superman senza superpoteri e Clark Kant, ovvero sono la stessa identica cosa. È importante che sia così. Candirù è musica acustica da teenager con testi da devoto oli e illustrazioni da novenni che cercano di strappare un sorriso a chi i suoi 9 anni non se li ricorda più. Parlando di musica come si è evoluto il suono di Candirù dagli esordi fino ad ora e a cosa pensi sia dovuta quest'evoluzione? È sempre stato un fattore dettato dal le circostanze e dalle persone con cui ho deciso di collaborare, più che da una scelta stilistica precisa. La matrice del pop acustico e la tradizionale forma canzone, accompagnano tutta la produzione ma le atmosfere delle ultime composizioni sono più morbide e gli arrangiamenti più semplici e rarefatti rispetto alle prime esperienze. Mi è sempre piaciuto www.vartalent.it

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sperimentare sonorità diverse e sono convinto che alcune del le mie canzoni sarebbero declinabili anche in ambiti meno intimisti, ma credo che in fondo cantare piano sia ancora la cosa che mi riesce meglio. Quanti ti senti vicino alla tradizione cantautorale italiana? Lontano. Non ho un background culturale sufficiente per potermi paragonare a nessuno dei cantautori Italiani; non li ho mai ascoltati e faccio fatica tuttora ad approcciarmici. Recentemente, invece, mi sono appassionato alla scena Torinese (Bianco e Levante), al flow di Ghemon, a Colapesce ma anche a Nardinocchi e alla musica nuova in generale. Trovo più stimolante confrontarsi con chi condivide le gioie e le difficoltà del fare musica nello stesso momento storico in cui vivo io. Inoltre la sintonia dal punto di vista artistico è sicuramente più spiccata.

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In che misura i testi delle canzoni di Candirù sono legati alla realtà? I miei testi sono strettamente legati alla realtà che mi circonda ma spesso non lo danno a vedere. Sia che io sia il filtro di sensazioni che appartengono al mio bagaglio di esperienze, sia che sia un mero narratore di quello che percepisco, ogni parola è spesso legata ad un fatto od un ragionamento indipendente dal mio scrivere canzoni. Nelle produzioni che sto curando ora, poi, il fattore personale sarà messo ancor più in evidenza grazie a riferimenti più condivisibili e a meno “sottotesto”. Nei tuoi testi utilizzi spesso termini aulici, strutture sintattiche complesse, e riferimenti nascosti e poco popolari che spesso non fa v o r i s co n o l a co m p re n s i o n e p o s s o n o allontanare gli ascoltatori. Perché? Principalmente perché non mi sentirei a mio agio nel fare il contrario, l'italiano non è una lingua facile per scrivere canzoni, di contro ha tantissime sfumature e mi sembrerebbe riduttivo non usarle, in favore di una maggiore

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comprensibilità del concetto. Mi piace abbozzare la scena con pochi e semplici termini e lasciare all'ascoltatore il piacere di scoprire tutti i risvolti della storia facendo più ascolti, facendosi delle domande e vivendo la canzone in maniera meno passiva. Non nascondo, poi, una sorta di intento divulgativo. Mi documento molto mentre scrivo e ogni pezzo mi lascia un piccolo bagaglio di conoscenze che mi piacerebbe condividere. Mi piacerebbe insomma, che chi ascolta, riscoprisse la curiosità. Quanto ti senti avvantaggiato e limitato nel portare aventi un progetto in solitaria? I vantaggi sono più degli svantaggi a mio avviso. So di avere nella massima flessibilità un punto di forza e poter prendere decisioni rapide e in autonomia è fondamentale per la buona riuscita del mio progetto. D'altra parte non posso permettermi di calcare palchi troppo grandi, di tenere concerti tropo lunghi, perché semplicemente mi manca la pressione sonora e la varietà degli arrangiamenti di una band, ma per ora va bene così.

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“…più importante stringere mani, imparare il nome di chi ti sta parlando e presentarsi con un sorriso, più che aggiudicarsi centinaia di like”

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In un contesto di organico così minimale in c o s a d i ffe r i s c o n o t e c n i c a m e n t e e d emotivamente i concerti sui palchi dalla musica che fai in strada?

ad essere più importante stringere mani, imparare il nome di chi ti sta parlando e presentarsi con un sorriso, più che aggiudicarsi centinaia di like.

Te c n i c a m e n te l e d u e p e r f o r m a n ce s o n o praticamente la stessa cosa anche se sul palco qualche volta sono accompagnato da altri musicisti. Dal punto di visto delle emozioni e delle sensazioni la strada invece è un altro pianeta. Sono io che propongo la musica in uno spazio in cui normalmente non esisterebbe, quindi sono libero da quella serie di convenzioni che in fondo regolano ogni concerto. Il pubblico è più eterogeneo, risponde sempre in maniera entusiasta e mi diverte molto riscoprire insieme la bellezza della semplicità e della casualità.

Cosa pensi funzioni e cosa no della scena musicale Trentina.

Qu a l e i m p o r t a n z a d a i a i s o c i a l e a l marketing in generale nella tua attività? Il marketing è fondamentale ma è sbagliato pensare che al giorno d'oggi sia relegato ai social network per tutti. In un contesto di self branding così piccolo come il mio, continua forse

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Molte persone si impegnano per creare situazioni che però al pubblico a volte interessano poco. Bisognerebbe non avere paura di portare la musica in contesti diversi dal solito perché raggiunga più uditori. Spesso la differenza la fanno le persone dietro agli strumenti e ai microfoni, che si dimenticano che non basta avanzare pretese ai tecnici e agli organizzatori di eventi ed avere solo un pizzico di talento, per avere soddisfazioni in questo ambito. Progetti futuri. Una canzone alla volta, un video alla volta e un disco nuovo che sia prima di tutto sincero. Candirù

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Assicurare è il nostro talento. ITAS assicuratori dal 1821.

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PIETRO IOSSA N째01 - 2016

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Pietro Iossa

IRRESPONSABILE

Del giovanissimo e talentuoso cantautore, rapper, musicista e beat boxer, Pietro Iossa, abbiamo già avuto il piacere di parlare in una intervista risalente a qualche numero fa. Lo abbiamo visto nei Komminuet, quando, insieme alla collega Francesca, ha partecipato alla ottava edizione di X Factor, avendo così l’opportunità di mostrarsi al grande pubblico. Oggi ne parliamo, invece, in occasione della pubblicazione del suo primo singolo da solista, Irresponsabile, che dallo scorso 16 ottobre è disponibile su tutte le piattaforme digitali e di streaming (tra cui iTunes Store, Google Play e Spotify). Attraverso il brano, Pietro, autore sia del testo che della musica, ha provato a trasmettere ed interpretare in chiave del tutto anomala e innovativa il concetto della irresponsabilità, osservandolo però dal punto di vista dell’artista adolescente, che si fa sempre più consapevole del mondo. Un mondo, nel quale ognuno dovrebbe essere un po’ più genuino, forse … un po’ più “irresponsabile”.
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È uscito il tuo primo singolo. Prova a descriverlo usando massimo 3 aggettivi.

una concezione un po’ distorta ed edulcorata della responsabilità “adulta”?

Semplice, catchy, giusto.

Oggi la responsabilità adulta è fondamentale come allora, certo. Ma i tempi sono cambiati. Oggi un giovane informa un adulto, svolge operazioni in questa società che l’adulto non saprebbe fare ed è qui che il giovane è un "adulto" della nuova generazione. Manca solo la giusta Responsabilità per poter diventare grande.

Come nasce? E’ frutto di un elaborato lavorio creativo oppure è nato “di getto”? E’ nato di getto. “Irresponsabile” è il titolo del singolo. Cosa ti ha p o r t a t o a d i s p i ra r t i a l t e m a d e lla irresponsabilità?

Secondo te quanto è importante saper essere anche un po’ irresponsabili ogni tanto? E perché?

Sono sul tema dell`Irresponsabilità perché ho dovuto insegnare a me stesso questa cosa. L`ispirazione di questo pezzo è nata da una necessità.

Non è importante, è vitale. Ognuno dovrebbe rendersi conto che siamo prima nati semplici per poi diventare complessi.

E, invece, qual è la tua definizione del concetto di responsabilità?

Co s a fa i q u a n d o t i s e n t i o b e ra t o d a lle responsabilità?

La responsabilità sicuramente per me è un’altra necessità. Senza di essa saremmo un popolo che non si regge in piedi. La responsabilità è fondamentale.

Personalmente le mantengo e "allevio" il tutto dedicandomi sempre alla musica o alla lettura.

“Io so di poter diventare un grande, ma per adesso aspetto un po’, per arrivare devo essere grande..”. Queste sono parole estratte dal testo del tuo singolo. In una società “fluida” e rapida come la nostra, dove è sempre più difficile stare al passo coi tempi che sembrano ormai sfuggirci, si sta sviluppando, soprattutto tra i giovanissimi, la smania di diventare grandi troppo in fretta. Sei d’accordo? Pensi che questo sia dovuto, forse, ad

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Se potessi tornare bambino, cosa vorresti fare da grande? Ahah! Ma io sono ancora quel bambino che "da grande farà musica". Sempre. Da poco hai lanciato su YouTube un progetto molto interessante: “Try Again”. Di cosa si tratta esattamente?

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VarTalent - Non Solo Musica Try Again è un progetto freestyle di arrangiamenti, melodia e testo. Dato un argomento lo si filtra "di getto" in una forma più complessa di musica che comprende musica e testo. Il risultato è una sperimentazione molto interessante. In generale preferisci improvvisare oppure studiare con più calma le tue performance? Entrambi. Che sarei senza la mia improvvisazione? Che consiglio daresti a chi vorrebbe comporre qualcosa di suo ma soffre di un “blocco creativo”? Consiglio di iniziare a pensare quello che quotidianamente vi rende semplicemente felici e affrontare con più indiscrezione le vostre oppressive responsabilità. Sempre portando al meglio tutto si deve dare un equilibrio. E ora una sfida che sto cominciando a lanciare a tutti i personaggi intervistati. E’ il gioco del “Six words story” che trova le sue radici in Ernest Hemingway, il quale aveva affermato di poter scrivere una storia utilizzando solo 6 parole. Ti andrebbe di provarci? Magari può esserti d’ispirazione. Curiosità, necessità, difficoltà, studio, falsità, ispirazione. Heike Köhler

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AMINA dimmi che mi pensi

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E’ uscito il primo videoclip dell’a rtista Amina de Giuli, girato completamente a Bolzano e con regia di Joey Bertolani, volto noto di VarTalent. Amina de Giuli, 17 anni, si conferma una delle voci più interessanti del panorama emergente italiano, interpretando il suo nuovo singolo “Dimmi che mi pensi” utilizzando tutti i colori della sua voce e la sua timbrica black che si adatta perfettamente alle sonorità scelte dall’autore Roberto La Fauci. La canzone “Dimmi che mi pensi” è uscita come singolo e all’interno della Compilation VarTalent ’15 ed è online sugli Store Digitali di tutto il mondo.

Roberto La Fauci, (in foto) compositore, autore e arrangiatore della canzone ci racconta: “L'ho scritta 8 anni fa. Ricordo che l'ispirazione mi venne in uno dei tanti ingorghi da ora di punta. La canzone la scrissi tutta d’un fiato in macchina. Mi uscirono d'un fiato testo e melodia … Parla della lontananza fra persone che si amano, insomma: una storia a distanza. Che è un tema a me molto caro.” Inoltre La Fauci dice di aver aspettato molto perché arrivasse il momento giusto di “affidare” la canzone ad un’interprete. Sono passati 8 anni prima della pubblicazione e il compositore ha voluto stravolgere arrangiamento e “ambient” della canzone, rendendola, oltre che attuale, molto internazionale.

Alla regia del videoclip Joey Bertolani, cantautrice vincitrice di VarTalent ’15, che si cimenta con questa esperienza non nuova, infatti Joey Bertolani si è avvicinata al mondo della regia due anni fa con l’inizio del suo percorso all’interno dell’Accademia Artisti – Spettacolo/Televisione/Cinema.

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<<Il Patron>> Marco Consoli – direttore e produttore della macchina VarTalent – da sempre sostenitore del talento in tutte le sue forme, non ci ha pensato un secondo ed ha affidato a Joey la regia del videoclip. Joey realizzerà altri videoclip d'autore per la compilation VarTalent '15 targata <<Marco Consoli Produzioni>>. L’interprete della canzone, Amina de Giuli, è anche la protagonista del videoclip, assieme a Alessandro Trevisiol, e racconta, con la sua voce ed il suo sguardo, l e d i ffic o l t à d i u n a s t o r i a a d i s t a n z a . Un’interpretazione matura che vede Amina impegnata fra diverse location a Bolzano tra cui il centro della città, l’ingorgo dell’ora di punta e le lunghe telefonate che caratterizzano un amore diviso dai troppi chilometri. La regista Joey Bertolani ci racconta il suo punto di vista con le sue immagini e dichiara: “È stato davvero piacevole girare il videoclip perché mi trovo benissimo con Amina, dà il massimo, è aperta a nuove idee ma, soprattutto, è sempre entusiasta, il che rende tutto più magico. Nel video ho voluto giocare molto sulle luci di Natale perché rendono bene l'idea di nostalgia, nostalgia del fatto che non saremo mai più felici a Natale come lo eravamo da bambini; accade lo stesso ad un amore che nasce ingenuo ma finisce per appassire. Mi sono basata principalmente sulla malinconia trasmessa dalla canzone, ho voluto rappresentare una donna bellissima – Amina è bellissima e basterebbero i suoi occhi per girare qualcosa di esteticamente meraviglioso – ferita e distrutta dall'amore ma, nonostante questo, nel finale passa da vittima a "traditrice", anche se questa cosa è difficile da capire; serve infatti ragionarci un attimo per capire l'applauso finale del co-protagonista << Alessandro Trevisiol>>, l'attuale uomo della donna. Ecco un’a ltra persona con cui ho lavorato incredibilmente bene; era la prima volta che Alessandro si trovava davanti ad una telecamera, ed ha interpretato la sua parte da professionista capendo al volo ciò che intendevo nel dargli indicazioni. Bellezza, nostalgia, rivalsa; queste le parole chiave di questo lavoro.” 17 di 30


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Joey Bertolani (regista) Amina, sulla canzone ed il videoclip: “La canzone mi rispecchia moltissimo, mi sono subito immedesimata perché anch'io ho vissuto sulla mia pelle il dramma delle storie d'amore a distanza. Per quanto riguarda il videoclip invece, non appena mi è stato comunicato che l'avrei girato come

Marco Consoli (Produttore) protagonista, mi sono impaurita, ma è durata pochissimo la paura e si è trasformata in grinta ed entusiasmo. Mi sono affidata a Joey in regia e al suo team che mi ha fatto sentire subito a mio agio. Ci siamo molto impegnati ma anche molto divertiti.”

DIMMI CHE MI PENSI Link Video: https://www.youtube.com/watch?v=wmMDmsqBWhk Amina de Giuli - Musica: Roberto La Fauci / Testo: Roberto La Fauci / Arrangiamento: Roberto La Fauci / Mix: Roberto La Fauci / Rec. Voice: Metrò Rec
 
 iTunes: http://apple.co/1UtKl6o
 Google Play: http://bit.ly/22J3aIE
 Amazon: http://amzn.to/22J397R
 
 Diretto da Joey Bertolani.
 Riprese: Joey Bertolani, Luca dal Gesso.
 Staring: Amina de Giuli, Alessandro Trevisiol.
 
 E-mail: vartalent@libero.it
 Sito Internet: www.vartalent.it 
 FB: https://www.facebook.com/VarTalentThe...
 Twitter: https://twitter.com/vartalent

MARCO CONSOLI PRODUZIONI

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Come Me il nuovo singolo di Anto Paga Dopo la rece nte collaborazione con Tormento (ex Sottotono) in “Mainstream” in cui si scagliava contro l’establishment d e lle c a s e d i s c o g ra fic h e, i l ra p p e r lombardo alza il tiro e inveisce contro un intero Stato-Sistema e le sue falle.

“Per un posto fisso preghiamo il crocifisso” apre così le danze il rapper Anto Paga nel suo

s t a t o fis c a l e i n t e g r a l i s t a c h e c o n t i n u a a disconnettere le speranza di molti giovani, ma pur

singolo Come me, nuovo progetto lanciato

di adulti e anziani.

dalla Great Tree Records. collaborato

Pur questa volta avvalendosi della sua esperienza maturata in diverse tematiche ponderose, divulga il

in Mainstream con Tormento solo pochi mesi fa, l’artista comasco ha scritto testo e musica di

proprio disagio dinanzi alla realtà di un sistema che non dà per certo un criterio di vita borghese.

questo secondo brano con un solo intento,

Alla regia del videoclip troviamo un Maurizio

affermare il suo personaggio in temi scomodi per far voce alle ingiustizie che si trova davanti già nel

Ghiotti con totale prontezza. Riuscirà Anto Paga ad affrontare la realtà che sta mettendo in soggetto

suo piccolo (“Ma in Italia va così, nasci già marchiato non contano diplomi o lauree ma quanto

la gioventù di questo nuovo millennio? Se continuerà con tale prontezza e controllo, di certo

sei stato raccomandato”) si scaglia così contro uno

non sarà un impresa straordinaria.

Dopo

aver

Guarda il video di “Come me”: https://youtu.be/jByin0aG4T8

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Bio: Difficile non aver ascoltato una delle sue canzoni. Lui è Anto Paga, uno dei rapper più famosi del momento, con singoli come Unica come te, Ringrazio e Mi manchi. Nato il 27 ottobre del 1995 a Como, il suo nome anagrafico è Antonio Pagano. Tra i segni particolari, la passione per il pugilato e il rap. Anto Paga si avvicina a questo mondo da giovane, quando a dieci anni ascolta Mr. Simpatia di Fabri Fibra; un album importante che lo colpisce particolarmente e lo fa appassionare al genere. Lo spirito da MC inizia a pervadere la sua vita e per cinque anni studia i più grandi artisti del momento, finché, appena quindicenne, incide il suo primo brano, Credo in te, pubblicato nel luglio del 2011. In meno di dodici mesi esce Guerra Emergente, il primo mixtape con basi edite, studiato e registrato presso il Pianeta Musica di Erba (CO). L’impatto sul pubblico è misto ma il nome Anto Paga inizia a girare ed essere conosciuto nella zona e tra i rapper emergenti. Da questa esperienza decide di creare un proprio Bunker Studio: uno spazio di registrazione aperto a più artisti, per evitare gli alti costi degli studi di registrazione professionali. Qui viene prodotto il suo secondo mixtape, Se ci credi hai già vinto, che esce nell’ottobre del 2013. Il 2014 è l’anno della svolta, quando a gennaio Anto Paga diventa uno dei protagonisti del reality televisivo Rapper on the road, cantando dal vivo le proprie canzoni inedite e avvicinandosi ad un pubblico sempre più vasto. Sempre nella prima metà del 2014, escono diversi singoli con video ufficiale che diventano virali sulla rete, mentre continua a prendere parte a diversi live nell’area tra Milano ed Erba. A maggio del 2014 viene selezionato da Great Tree Records e firma un contratto discografico esclusivo per la produzione del primo EP. Rap Is Dead è il titolo dell’album appena uscito, già tra i successi del momento.

Come me su iTunes: https:// itunes.apple.com/it/album/come-me-single/

Twoc2bkjad7mrfzr2xu622ap3iu&pageId=102 103564233361336391

id1078236206

Come me su Play Store: https://

Blob Agency

play.google.com/store/music/album? id=Bhkmylyzd46pbyo7mcbevu4q57u&tid=so ng-

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Numa Esce il videoclip de Il Silenzio, nuovo singolo dall’album “Il Periodo”. Secondo estratto dal nuovo disco del rocker fiorentino. Un amore che vorrebbe regalarsi l'eternità ma che non riuscirà mai ad aversi completamente.

È uscito il videoclip de Il Silenzio, secondo singolo estrapolato da Il Periodo, album di Numa uscito a marzo di quest'anno. Un video improntato sicuramente su un rapporto conflittuale tra il rocker fiorentino e un altro "elemento" mai svelato dal protagonista stesso. Un testo con parole chiare e dirette, senza sapere però a chi siano rivolte; per questo anche il regista Gabriele Arata, nonostante fosse a conoscenza di questo particolare, ha voluto concentrare la storia tra due persone di sesso opposto, Numa e una bellissima ragazza.

Un amore che vorrebbe regalarsi l' eternità ma che non riuscirà mai ad aversi completamente, una sorta di miraggio per Numa che appare e scompare continuamente, due mondi paralleli ma diversi allo stesso tempo, rappresentati in parte anche da due camere da letto agli antipodi, all'interno quella di Numa e all'esterno quella della ragazza. Atmosfere cupe evidenziate ancor più dalla scelta di produrre il videoclip totalmente in bianco e nero, usando inoltre trucchi molto dark e appariscenti. Ho v o l u t o f o r t e m e n t e u n v i d e o c l i p c h e s i contrapponesse ad una canzone dal sound decisamente metal, per questo non si vede mai un musicista suonare – afferma l'artista toscano - Ho deciso di puntare tutto sull'energia di chi sta davanti alla telecamera, sono molto soddisfatto del risultato finale, grazie anche all'ottima regia e montaggio.

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Anche il momento del mio trucco è stato molto particolare, assolutamente non pensato né preparato prima. Un'ora e mezza prima del ciak mi sono guardato allo specchio con cerone bianco e matita nera e ho lasciato andare la mano, tutto improvvisato...La prima cosa che ho pensato è stata: "Cominciamo da una bella “S” di Silenzio spiattellata su questa faccia da schiaffi..”

Il Silenzio - https://youtu.be/GKZWTF3musg

Video Credits Regia: Gabriele Arata

Andrea Anichini - chitarra

Vi d e o e f o t o g r a fia :

Marco Polidori - basso

Stefano Castoldi Voce e testo (in parte trucco): Numa Attrice protagonista: Silvia Picchiani

Daniele Mannori - batteria Costumi: Brunella Giandonati, Serena Ciulli e Giorgio Di Stefano Tr u c c o e Pa r r u c c o :

Comparse:

Malin Qvarfordt

Giulio Peretti - chitarra

Produzione: Emanuele Nardoni

Contatti

Contatto Stampa

https://www.facebook.com/pages/Numa/110187158942? fref=ts

Ufficio Stampa Blob Agency Bologna

https://twitter.com/PROGETTONUMA

antipop.project@gmail.com

Frank Lavorino 3396038451

https://www.youtube.com/user/rockernuma

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i p s i r C

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I Deliri del

Giuga La grande bugia, la grande cilecca e Ivan che ora è Stan.

Ore sette, colazione con mio padre. «Che succede? Il cuscino ti ha espulso dal letto?», fa lui con l'ironia sottile tipica della famiglia Gagliardo. «Devo andare sul set», dico ancora addormentato e come l'ho detto già me ne pento amaramente. Ora mi chiede particolari. Infatti. «Com'è che non mi racconti mai niente di quello che combini?», chiede candido azzannando la quota giornaliera di farinacei che mia madre gli elargisce con parsimonia. Non posso sicuramente dirgli della parte di partigiano senza mutande, non dico che ne morirebbe ma uno svenimento sarebbe da mettere in conto. Figurarsi poi se sapesse che pedono il pedinatore della sua segretaria... Invento. «Ma niente, una particina in una pubblicità di un detersivo», mi viene da dire. «Ti vedremo in tivù, finalmente», esordisce mia madre entrando in cucina. Anche no. «È per una tivù locale, mamma, noi non la prendiamo», sbotto. «Ma va' che con il digitale si prende tutto», fa eco lei e tanto vale cambiare discorso. «Come stanno i miei nipotini?», dico e fra i miei corre un'occhiata facilmente interpretabile, ma che si sentono in dovere di tradurre. «E quando mai te ne sei interessato? Hai sempre detto che i bambini sotto i tre anni non sono di tua competenza», rimarca il genitore. «Saranno pure cresciuti», rispondo e realizzo che non ho la più pallida idea di quanti anni possano avere. Zio degenere? Un po' distratto, diciamo. «Enrico è quasi nella fascia che potrebbe interessarti», dice mia madre, «compie i tre fra un mese». «Evviva», ribatto, «gli facciamo una bella festa?» A questo punto i miei scrollano la testa all'unisono, rassegnati. Che il loro figliolo non fosse troppo equilibrato lo sapevano da tempo e pazienza, almeno abbiamo sviato il discorso da me stesso. Mi alzo prontamente e vado a vestirmi e poi, biascicando un saluto che non so nemmeno se colgono, mi fiondo ad accendere la panda che non ho chiesto a mia madre, ma se le fosse servita me l'avrebbe detto. Mi aspetta una giornata impegnativa. Prima a girare le scenette hard, poi mi devo precipitare in azienda quando Ursula stacca perché è sempre da lì che inizia il pedinamento di Ivan. Chissà come si è vestito, oggi. Ieri con quel parka www.vartalent.it

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amaranto stava davvero da Dio. È un bel ragazzo, Ivan, credo di avervelo già detto e un po' mi spiace il pensiero che questa nostra frequentazione dovrà volgere al termine, prima o poi. Avremmo pur altro da fare nelle nostre vite che stare dietro a Ursula. Oggi non tira aria giusta in tutti i sensi. È già la seconda volta che rifacciamo la scena con la Noemi discinta e quando il primo piano cade sull'Umberto, è così che ho ribattezzato il mio compagno inseparabile che sta a cavallo, lui è lì tutto timido e non ne vuole sapere di collaborare. E io non ci posso fare nulla, eppure ci sembrava così sexy l'altra volta... Il regista tenta la carta del compromesso. «Scusa eh, l'unica scena di sesso che ti prevede è questa. Se continua così mi sa che dobbiamo rimpiazzarti a meno che tu non prenda questa», e mi allunga una pillolina azzurra che credo essere viagra. Ma si può? Ho ventisette anni, non ottanta, e allora che mi sta succedendo? Quelli che mi stanno intorno attendono in silenzio che io ingoi la pasticchetta dei miracoli e qualcuno mi porge pure un bicchiere d'acqua, ma io non ho nessuna intenzione di cedere alla chimica. Se Umberto non collabora avrà i suoi buoni motivi, sono mica tutti uguali i giorni. Lo dichiaro agli astanti. «A voi è mai capitata una giornata no? Tutti belli sempre sull'attenti voi?» e stranamente non mi viene neanche da piangere, non dico a dirotto ma avete presente quel nodo in gola che vi prende quando fate cilecca con una ragazza? Se non l'avete presente prima poi vi capiterà e allora potremmo riparlarne. Beh, insomma non mi viene da piangere neanche un po', anzi rifiuto la pillola azzurra e dico al regista che ho bisogno di un po’ di tempo per concentrarmi. Invento pure un’insonnia notturna che mi lasciato un sacco di stanchezza addosso. Se la bevono e passano alla scena successiva mentre io mi sprofondo nella poltrona del salotto della mia casa finta e inizio a meditare sul da farsi. È risaputo che all’Umberto non si comanda e che, anzi, più ci si intestardisce più non collabora. Una specie di corpo a corpo silenzioso che lascia i contendenti sfiniti, chi per un motivo, chi per l’altro e dove di solito chi ne esce a pezzi è il titolare. Non so se avete capito, fatto sta che l’Umberto non ne vuole sapere stamattina, che si sia offeso per i boxer a fiori? Che si senta sminuito nella sua virilità? E io cosa dovrei dire? Nel dubbio non dico nulla, mi alzo e, senza nemmeno pensare bene a quello che sto facendo, vado dal regista che, per fortuna, è soddisfatto della scena appena girata, e gli dico che oggi non è giornata, che mi scuso, che ci vediamo l’indomani, se per lui non è un problema. «Ok ragazzo, intanto giriamo dell’altro, ma domani ti voglio qua bello pimpante e duro!», mi dice fiducioso. Vorrei esserlo anch’io. Speriamo. Intanto si è fatto mezzogiorno e Ursula stacca alle sei. Ho davanti sei ore buone che non so come impiegare. Potrei tornare a casa, mangiare con mia madre e poi scaricare qualche film porno per risvegliare la mia parte ormonale. Oppure potrei passare in facoltà per vedere se, almeno, è ancora in piedi, oppure ancora andare a farmi un giro in città, mangiarmi un panino in qualche bar e gironzolare per svuotarmi il cervello da cilecche lavorative. Già, me la sono messa giù così. Non me ne frega niente della figura barbina, non sono quel tipo di maschio, ma dell’idea di perdere 400 euro al giorno, quello sì mi scavola parecchio. www.vartalent.it

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Per fortuna non siamo ancora ai rigori invernali e quindi è piacevole gironzolare per le strade del centro. A mezzogiorno, poi, sembra di essere in un poster di Mordillo con la gente che corre da tutte le parti. Casalinghe che si affrettano per andare a preparare il pranzo, impiegati che escono dagli uffici per la pausa pranzo, c’è persino qualche bambino con la cartella sulle spalle. Ma si usano ancora? Non i bambini, le cartelle. E gli sbatto letteralmente contro. Ho girato l’angolo un po’ troppo precipitoso, ho mormorato un ‘scusa’, poi a momenti mi prende un colpo. IVAN??? E che ci fa Ivan da queste parti e a quest’ora? Per fortuna lui non sa chi sono io, ma io so benissimo chi è lui e adesso c’è pure il pericolo che mi crolli la copertura se indugiamo troppo a guardarci. «No problema», mi dice con una voce calda e sensuale, «destino forse se incontro sempre tu». Non parla bene l’italiano ma l’ho capito benissimo, che vorrà dire? Fa' che non sia quello che penso. Lo guardo interrogativo e lui: «Io visto te anche ieri» Lo riguardo interrogativo per capire se ha capito che io ero lì per lui. «Tu forse aspettavi ragazza, in macchina dietro mia», specifica finalmente e poi mi porge la mano: «Stan», si presenta. «Giulio», ribatto inebetito. Poi mi invita a bere qualcosa con lui. Io lo seguo come un automa. Ordina una birra. Anch’io. Si accende una sigaretta. Io no perché non fumo più, ma se fumassi me ne accenderei due. Ha un viso maschio con la mascella volitiva e gli occhi di un azzurro mai visto prima dal vivo. I capelli biondi tagliati corti e chissà perché mi viene in mente che potrebbe fare la parte del partigiano virile al posto mio. Secondo me, questo, ha l’Umberto sempre pronto, che poi non si chiamerà Umberto, magari Ivan. Sorrido per la mia considerazione muta ma Stan fraintende e sorride a sua volta. Non so bene che dire e allora butto lì: «Come mai in Italia?» «Lavoro», risponde. «Ti piace?» «Lavoro?» «Italia» «Mi piace sì» E mi fermo qua perché ora andiamo a mangiarci qualcosa in una trattoria sui colli che lui conosce e io no e là il cellulare non prende. Che c’entra? Boh, fate voi. Crispi

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