VarTalent - Non Solo Musica
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VARTALENT JOEY
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Speciale Podio VarTalent ’15
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Danilo Vignola
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MONOLITH
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I deliri del Giuga
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L’IO
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In copertina: Joey Bertolani Ph copertina: Luca Dalge Staff VarTalent - NSM: Marco Consoli Luiz Henrique Belmiro Autori del mese: Cristiana Pivari Luiz Henrique Belmiro Blob Agency
Questo magazine non rappresenta una testata in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità . Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001.
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JOEY La Vincitrice VarTalent ’15!
Abbiamo (re)intervistato Joey Bertolani. Ma questa volta non siamo soli. Alcuni dei suoi “rivali” hanno voluto fare qualche domanda a lei. Signore e signori, ecco a voi, Joey www.vartalent.it
Bertolani! 3 di 32
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Le Domande dei Concorrenti Cristiano Corradini: Quanto tempo dedichi al canto durante la tua giornata tipo? In questo tempo è compreso anche un eventuale concerto o è tutto “per fare pratica”? Ultimamente ho molti impegni quindi non faccio “pratica” tutti i giorni, per la maggior parte del tempo “canticchio” come fa c h i u n q u e . In v i s t a d i u n esibizione, concorso o concerto che sia però faccio molto esercizio e mi concentro moltissimo
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sull’esecuzione dei pezzi che presenterò. Mi esibisco per la maggior parte delle volte con il mio chitarrista, Daniele Matera, in sessioni acustiche, non amo quando mi chiamano a cantare con “la base”. Da quando ho scoperto cosa si prova a cantare a fianco di un musicista del suo calibro sono diventata più capricciosa! Elisa Rebellato: Che ruolo ha la musica nella tua vita? Quando canti che emozioni provi? Un tempo la musica era il mio riscatto, la mia vendetta nei confronti di chi non aveva mai creduto in me. Ora ne sono innamorata, vedendola in un contesto molto più ampio; mi
piace esprimermi tramite arti diverse, la musica è una di queste. Posso finalmente dire di amarla e di non essere più ossessionata da essa. Quando canto è come se dicessi a me stessa: “ah, ecco dov’eri”. Giosef: Com’è nata la tua passione per il canto e la musica? Non penso sia qualcosa che nasce, non ricordo un momento in cui ho cominciato ad appassionarmi, è sempre stato così.
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Federica Morosati: Come la musica ti ha aiutata e ti aiuta? La musica mi ha aiutato a confidarmi; sono una persona che tende ad essere molto riservata anche con le persone che mi sono più vicine, riguardo alle mie emozioni negative, le mie paure e tristezze. Non sento il bisogno di parlare con qualcuno dei miei problemi, ma di esprimerli attraverso la musica assolutamente sì. In oltre è stato grazie alla musica che ho iniziato a credere in me.
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Interpretare significa scegliere. In primis, scegliere un pezzo che possa essere interpretato; bisogna farsi una ragione del fatto che non sempre possiamo pretendere di capire qualcosa che non conosciamo, di poter sembrare qualcosa che non siamo. E poi bisogna saper astrarre, crearsi delle metafore, sentire quanto amore o dolore o gioia ci sia tra le righe di un pezzo e paragonarlo al nostro vissuto o alle nostre sensazioni, cambiando l’oggetto in questione. Si sente, quando una canzone non ci riguarda, a mio parere, per quanto essa possa piacerci.
Cristiano Consolati: Come descriveresti la tua musica in 3 parole? Le canzoni inedite scritte da te descrivono aspetti della tua vita personale? La mia musica è sincera, incoerente, spero piacevole. Le mie canzoni parlano della mia vita personale, mi è capitato molto raramente di scrivere testi che non mi rappresentassero, mi risulta inutile e difficile fingere in questo contesto. Le mie canzoni sono una sorta di diario, mi aiutano a ricordare, ad elaborare quello che mi succede e quello che provo. Fiammetta Nena: Cosa significa per te interpretare? www.vartalent.it
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Le Domande della Redazione È passato un’anno dal tuo quarto posto a VarTalent ’14, oggi sei la Vincitrice VarTalent ’15. Cosa hai portati di nuovo sul palco di questa edizione di VarTalent? Il coraggio, la forza di volontà, la sicurezza. L’anno scorso ero terrorizzata da molte cose, quest’anno ero consapevole; non del fatto che non c’era nulla di cui preoccuparsi, ma del fatto che qualsiasi cosa ci fosse stata a terrorizzarmi, sarei stata in grado di combatterla. Durante la serata finale i concorrenti in gara, dietro le quinte, solitamente seguono le esibizioni degli avversari. Le hai seguite anche te? Cosa hai pensato mentre ascoltavi le voci che precedevano la tua esibizione? In realtà non le ho seguite molto, non perché non ne valesse la pena, anzi, ma perché ero molto concentrata su quello che dovevo fare io. Era una gara con me stessa più che con gli altri.
“Ho dovuto fare un passo indietro per fare un passo avanti”, queste sono state le tue parole in diretta subito dopo la finale di VarTalent ’15. Cos’hai lasciato di te facendo il passo indietro? Quanto è stato difficile capire di dover indietreggiare per poter proseguire la tua strada? Un passo indietro significa godersi le cose che sono qui e ora, perché non si può pretendere di realizzare il proprio sogno da un giorno all’altro, girando gli ostacoli invece che affrontarli. Dando impor tanza ad ogni singola apparizione, esibizione, orecchie che stanno ad ascoltarti, riflettere su quello che gli altri hanno da criticarti. Ho provato a sorridere di più. Capirlo non è mai stato difficile ma metterlo in atto assolutamente sì, ci sto ancora lavorando.
“Ho dovuto fare un passo indietro per fare un passo
avanti” www.vartalent.it
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Sei indubbiamente molto bella. Lo dicono tutti (e possiamo constatare dalle fotografie esclusive sul magazine). Un mix di bellezza, sregolatezza e genialità che ti permettono di creare, interpretare, scrivere e affascinare. Ma la domande è, chi è Joey? Quando è nata i n t e ? Qu a n d o G i o r g i a ( i l t u o n o m e all’anagrafe) esce di scena per dar spazio a Joey? In quanti siete “li dentro”? Non saprei esattamente quando è nata Joey, diciamo che è una sovrastruttura nata per contrastare alcuni avvenimenti negativi che hanno segnato la mia vita, che poi è finita per mangiarsi la persona sottostante; Giorgia. Quando definisco la mia musica “ incoerente” è a seguito del mio stesso essere incoerente, perché sono consapevole di vivere con tante diverse “me”; a volte è terribilmente divertente e a volte mi fa andare fuori di testa. Non ci sono momenti particolari in cui Joey o Giorgia prendono il posto dell’altra ma, sono sicura che Giorgia sia più debole, e paradossalmente meno sincera. Non cercherò mai di capire chi sono, chi devo essere, voglio vivere e basta, recuperare tutto il tempo che ho passato odiando la maggior parte delle cose che credevo di conoscere.
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Cosa vorresti succedesse nel prossimo anno nella tua vita artistica? Mi sto concentrando sulla recitazione, sono appena stata ammessa alla scuola di recitazione “accademia artisti” di Milano, e ho appena ricevuto la parte da coprotagonista in un film horror. Spero di impegnarmi al massimo e trovare soddisfazioni in questo nuovissimo campo. Riguardo alla musica spero di realizzare il mio progetto di scrittura, orientato sul rap italiano… nonostante tutte le persone contrarie a questo esperimento. Finire il mio libro (anche se so che non succederà prima di tre anni minimo, sono lentissima). Hai un sogno non legato alla musica che vorresti realizzare? Vorrei, appunto, diventare attrice. Ma non penso non sia legato anche alla musica… è semplicemente l’ennesimo mezzo per evadere dalla realtà. Luiz Henrique Belmiro
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Assicurare è il nostro talento. ITAS assicuratori dal 1821.
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Speciale Podio
VarTalent ’15 Un podio che attraversa l’Italia. A salire sul podio di VarTalent ’15 sono, la Vincitrice Joey Bertolani (Alto Adige), 2° classificata Fiammetta Nena (Veneto), 3° posto per Alice Cascitelli (Molise), il 4° posto viene aggiudicato da Simone Venditti (Lazio) e il 5° gradino del podio lo conquista Cristiano Corradini (Trentino), e noi li abbiamo intervistati tutti. A destra il Patron di VarTalent Marco Consoli.
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Fiammetta Nena Nome e cognome: Fiammetta Nena Data di Nascita: 11 settembre 1997 Città natale: Feltre Nomignolo da piccolo: Fiammi (un vero e proprio nomignolo non l’ho avuto) Album preferito: Frank Album – Amy Winehouse Piatto preferito: Lasagne al ragù (rigorosamente della mamma) Cosa non capiscono gli altri di te? Non capiscono il mio viso: quando ho un’espressione normale tutti pensano che io sia triste o troppo seria. Racconta brevemente il tuo percorso musicale... Canto da poco più di tre anni; ho cominciato senza avere le idee chiare, anzi sono stata spinta da altri a intraprendere questa strada. Questo solo all’inizio; con il tempo mi sono resa conto di quanto sia importante per me, di come io voglia sempre più imparare: ogni giorno considero questa strada la Mia strada. Mi sono appassionata subito ai ritmi e colori del blues e del soul, non escludendo comunque altri generi musicali. Più vado avanti e più mi è chiaro di quanto la musica dal vivo abbia un diverso impatto, crei una differente atmosfera, più intensa, profonda… dico questo perché ho cominciato la mia “carriera” cantando su basi, ma adesso ho due/tre gruppi con cui mi esibisco e, nonostante le difficoltà siano maggiori, la libertà che sento nel potere improvvisare non ha prezzo! Improvvisare penso voglia dire sincerità. C’è una canzone che ti ha segnato la vita? Non credo esista una canzone che ti segni la vita; fino adesso non mi è mai successo, dopotutto canto da troppo poco tempo per averne trovata una… Qual è il tuo sogno e come stai lavorando per realizzarlo? Il mio sogno è vivere di musica. Per fare ciò bisogna studiare. Solo lo studio un giorno mi porterà a conoscerla, saperla ascoltare davvero e risponderle. Completa la frase. “La musica per me è... da scoprire. C’è una frase che ti rappresenta? Sinceramente non ci ho mai pensato. Come descriveresti la tua esperienza a VarTalent ’15? Quest’anno è stata una sorpresa dopo l’altra. Ho partecipato con uno spirito ben diverso dall’anno precedente, durante il quale il mio obiettivo era di vincere. Questa seconda esperienza l’ho vista come una fonte di insegnamento: ogni volta che sono di scena è occasione per imparare. www.vartalent.it
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Alice Cascitelli Nome e cognome: Alice Cascitelli Data di Nascita: 16 Dicembre 1986 Città natale: Termoli (CB) Nomignolo da piccolo: Alice combina guai! Album preferito: The Preacher’s Wife – Whitney Houston in gospel. Piatto preferito: Mmm… In realtà, non ho un piatto preferito! Cosa non capiscono gli altri di te? Ehm…. Gli altri non capiscono il mio “ semplice ed ironico ” modo di scherzare, non capiscono la mia sincerità nel dire le cose e, spesso e volentieri, vengo fraintesa per cose futili! Racconta brevemente il tuo percorso musicale... Nasco e cresco nella musica. Nella mia famiglia sono tutti cantanti e musicisti. A sette anni, comincio a studiare pianoforte, a tredici anni, comincio a studiare canto e da allora, non mi sono più fermata, ed a 17 anni, ho cominciato a studiare saxophone. Canto principalmente “soul and gospel” e studio con un m° di “biodinamica vocale e gospel”, di Roma. Ho una bellissima band, la “Wonder Band” e faccio tantissime serate. C’è una canzone che ti ha segnato la vita? Dalle varie esperienze, belle e brutte, passate nella mia vita, la canzone che mi ha segnato di più è I Will Always Love You di Whitney Houston. Qual è il tuo sogno e come stai lavorando per realizzarlo? Musicalmente parlando, il mio sogno è di laurearmi presso il conservatorio e diventare una brava insegnante di canto, mentre per la mia futura vita, in generale, non vedo l’ora di terminare il percorso universitario e sfruttare al massimo la mia laurea in lingue e letterature straniere con studio della lingua araba ed inglese. Completa la frase. “La musica per me è... Quando tutto mi rema contro, nell’emettere un mio suono, percepisco quel colore scuro e buio… nero, poi grigio, poi viola, poi blu e, via via, cantando, va a schiarirsi sempre di più, arrivando ai colori vivaci come il fucsia, il rosso, l’arancione, il giallo, finendo ai colori tenui come il verde, l’azzurro ed arrivare, infine, a quella splendida luce di colore bianco che mi da purezza, gioia, serenità, che mi rilassa, ed è lì, che finalmente trovo la pace, portando la mia voce in alto, spazzando via i colori scuri, sentendomi libera di volare in alto come una farfalla! La musica per me è tutto…. È la ragione di vita che mi permette di vedere il mondo a colori e non nero, come l’ho sempre visto! Essa ha dato colore alla mia vita e, spero di continuare questo cammino nel migliore dei modi! C’è una frase che ti rappresenta? www.vartalent.it
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Essendo una persona determinata, la frase che mi rappresenta è: “ci vuole rabbia nelle cose” – tutto ciò per far capire che nella vita ci vuole determinazione e coraggio per poter affrontare il tutto nel migliore dei modi! Come descriveresti la tua esperienza a VarTalent ’15? Esperienza VarTalent…. Esperienza fantastica, sicuramente da rifare! Ho conosciuto persone stupende come: il Patron Marco Consoli, Luiz Henrique Belmiro, Pierluigi Colangelo, Fabrizio Sparta, Paolo Antonelli, Domenico Potrich, Federica Monterosso e tutti coloro che hanno fatto parte dello staff, giuria, ecc… I concorrenti, ragazzi splendidi! Sicuramente, per com’è impostato questo concorso, posso garantire che è un concorso serio, bellissimo, curato nei minimi particolari e nei minimi dettagli, sia a livello di organizzazione sia di scenografie e coreografie, che offre tanto e dà molte possibilità, dalla visibilità dell’artista, alla produzione di un inedito! Davvero importante per giovani artisti emergenti come noi! Colgo l’occasione di ringraziare chi, per questa manifestazione, ha messo tutto se stesso! All’anno prossimo!
Simone Venditti Nome e cognome: Simone Venditti Data di Nascita: 10 agosto 1996 Città natale: Ardea Nomignolo da piccolo: Saimon Album preferito: Tutti quelli di Michael Jackson Piatto preferito: [Risate] Non lo so [Risate] Cosa non capiscono gli altri di te? Il mio essere buono. Racconta brevemente il tuo percorso musicale... Ho iniziato il mio percorso musicale a 7 anni, quando ho preso per la prima volta il microfono in mano. Da li in poi è stato un crescendo finché a 16 anni ho iniziato il Liceo Musica che tutt’ora frequento. C’è una canzone che ti ha segnato la vita? You are not alone di Michael Jackson. Qual è il tuo sogno e come stai lavorando per realizzarlo? Frequento il Liceo Musicale per diventare un cantante professionista. Completa la frase. “La musica per me è... un impegno e un divertimento. C’è una frase che ti rappresenta? Mi sono rotto delle scuse, sono stanco dei tuoi guai. Come descriveresti la tua esperienza a VarTalent ’15? Un’esperienza bellissima. www.vartalent.it
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Cristiano Corradini Nome e cognome: Cristiano Corradini Data di Nascita: 10 dicembre 1991 Città natale: Cles (TN) Nomignolo da piccolo: Nessuno in particolare Album preferito: American Idiot Piatto preferito: Lasagne al forno Cosa non capiscono gli altri di te? Il mio complesso e bizzarro modo di pensare [sorrisi]. A parte gli scherzi, forse certa gente non capisce che litigare mi fa star male, anche se solo per una cosa da nulla, ma purtroppo a volte capita. Racconta brevemente il tuo percorso musicale... Ho iniziato a cantare davanti al computer intorno ai 16 anni, a 18 anni cantavo in una band e pensavo di essere un gran figo, ma poi ho conosciuto altri cantanti, molto più bravi di me e mi sono dato da fare. Grazie ad una mia cugina ho migliorato alcune parti tecniche e dopo vari concorsi, da solista e con la band, con qualche bel piazzamento, posso dire di essere molto soddisfatto, anche se non mi sento per niente arrivato e so di poter migliorare molto. C’è una canzone che ti ha segnato la vita? Home di Michael Bublè, sia per la semplicità del testo, sia per l’importanza che ha avuto nella mia piccola carriera nei contest da solista. Qual è il tuo sogno e come stai lavorando per realizzarlo? Il mio sogno sarebbe vivere affianco alla musica. Come cantante o come autore, o anche speaker radiofonico. Per realizzarlo sto facendo esperienza a livello locale con i miei gruppi e non perdo mai occasione di partecipare a qualche bell’evento come presentatore o cantante ospite. In più vorrei cominciare a prendere lezioni. Completa la frase. “La musica per me è... uno stile di vita” C’è una frase che ti rappresenta? Prima ero indeciso, ora non lo so. Come descriveresti la tua esperienza a VarTalent ’15? Formativa ed educativa innanzitutto, un’esperienza che mi ha offerto opportunità musicali di vario genere, ed infine soddisfacente visto il quinto posto raggiunto in mezzo a tanta concorrenza di alto livello. Redazione VT- NSM www.vartalent.it
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Danilo Vignola Modernità e fusione interculturale con strumenti non convenzionali, riadattati in virtuosismi tecnico-strumentali di ukulele e percussioni. E’ la formula vincente e consolidata con cui l’ukulele di Danilo Vignola, assieme alle percussioni di Giò Didonna, seduce il pubblico dell’Ukulele Revolver Tour.
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Co m e v i s i e t e c o n o s c i u t i t u e q u e s t o affascinante strumento? Grazie agli studi universitari ho avuto la possibilità di vivere per un lungo periodo in Spagna dove ho conosciuto l’ukulele. Amavo molto l’heavy metal, la musica mediterranea e la chitarra, ma con l’ukulele ho esplorato e vissuto esperienze che non avrei mai immaginato. Vista la sua singolare originalità, e la sua scarsa popolarità in quegli anni (2008) il chitarrino a quattro corde da subito è stato ben accetto negli ambienti alternativi, culturali e di avanguardia. Cosi ho potuto condividere sperimentazioni creative viaggiando in solitaria in mezza Europa dai palchi ai caffè letterari, accompagnando poeti, dj, band, orchestrine, rapper… Proviamo ad “etichettare” il progetto Ukulele Revolver: data la sua eterogeneità, c o m e p o s s i a m o i n d i r i zz a re i n o s t r i ascoltatori? Stiamo vivendo grandi cambiamenti epocali, Il futuro non avrà più generi musicali, questo è un meccanismo che appartiene all’attuale sistema, ormai alla fine, con cui ha diviso e conquistato il pubblico per molto tempo. Scherzosamente, qualche recensione fa, un giornalista lo ha classificato “genere Danilo Vignola”. E’ un disco quasi esclusivamente strumentale che non ha un genere di riferimento, suonato con quattro corde di ukulele ma non per ukulele. Il tour italiano sta andando a gonfie vele, tantissime date (oltre 200) in poco meno di due anni.. Il fatto è che il nostro spettacolo per ukulele e percussioni è originalissimo. Siamo gli unici in circolazione a suonare in quel modo; così poco convenzionale. Gli ascoltatori ne percepiscono la base, l’origine dei nostri ritmi e delle melodie, ma
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sono molto più interessati verso dove queste sperimentazioni sono proiettate (è un ascolto a “orecchie in su”). Prima, molto spesso, ora sempre meno, l’ukulele era un deterrente: i grandi locali live, jazz club, teatri, non consideravano la nostra proposta, perché la associavano ad una questione di intrattenimento hawaiano. Ad oggi, con non pochi sacrifici, abbiamo portato la nostra musica nei più prestigiosi posti d’Italia, dove non avremmo mai immaginato di poter suonare. Posti che per la prima volta, nella loro lunga tradizione, hanno accolto un “chitarrino a quattro corde”. Qualche dettaglio su questo viaggio sonoro da voi intrapreso? Sarebbe lunghissimo, considerando che dalla fondazione di questo duo, ovvero Danilo Vignola ukulele - Giò Didonna percussioni e batteria (appena un anno e mezzo fa) ad oggi, abbiamo fatto oltre 200 spettacoli. Potrei dire che abbiamo suonato ovunque, dai Jazz club (come il Torrione Jazz club di Ferrara, fra i più prestigiosi in Europa, eletto per la quarta volta di fila il migliore d’Italia) ai raduni di musica hard rock e metal, passando per eventi e locali folk, gallerie d’arte, reading poetici,festival di blues, di musica mediterranea di tarantella…tutto si abbina bene alla nostra musica multiforme. La cosa davvero affascinante del progetto è che, nonostante la tua abilità chitarristica in primo piano, la vostra musica non è affatto incentrata esclusivamente sulle rispettive capacità tecniche. Dal vivo in realtà è tutto un po’ più tecnico che artistico. E’ una necessità dettata dai pochi mezzi e dai dispositivi scarsi che abbiamo in dotazione nei live. Il tutto però è nato dall’ispirazione creativa, dalla scrittura. Le tecniche ce le siamo inventate dopo per la necessità di rendere l’idea compositiva. Le abilità musicali sono frutto più di creatività ispirata che di studio. Quali sono i vostri artisti di riferimento, le maggiori influenze? Tantissimi, sarebbe troppo lungo. Sintetizzando al massimo: Giò sicuramente Dave Lombardo, il leggendario batterista italo-americano degli Slayer che negli anni ottanta rivoluzionò il metal. Io Paco De Lucia e Leonardo Da Vinci.
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Nel brano Gino's Wine figura tra gli ospiti il pianista e direttore d'orchestra Rocco Mentissi, ma la lista non si ferma qui.. Oltre a Giò Didonna, percussionista con cui sono in tour, ho suonato con Martin Cockerham, fra i più influenti esponenti del folk inglese degli anni '60, suonatore di ukulele, leader degli Spirogyra (storica band britannica dei primi '70) il quale collaborato anche con i Beatles, i Jethro Tull etc…Con Graziano Accinni, virtuoso della sei corde, storico chitarrista di Mango, Mina… e musicologo, inoltre c’è un pezzo in cui suono con gli Smooth Streets Project, validissimo trio jazz composto dai docenti della prestigiosa Accademia musicale Lucana.
attraverso gli store online, della distribuzione fisica ce ne occupiamo noi con colla e matita.
È interessante anche il discorso “artwork”, in particolare questo cambio copertina per ogni diversa edizione del disco. Di chi è opera? Li disegno io personalmente, abbiamo pensato di proporre un diverso tema alla ristampa di ogni nuova tiratura. Mi piace ironizzare sui celebri dipinti; e così l’ukulele diventa protagonista delle opere di Klimt, De Chirico, Michelangelo… Un cartoncino semplice con disegno senza scritte, che contiene il disco con la serigrafia del tema ed un foglietto all’interno. La semplicità, “la più elevata delle sofisticazioni”, l’ho sempre preferita. Ho dovuto combattere non poco con le case discografiche interessate al disco. Abbiamo rinunciato ad alcune proposte commerciali vantaggiose perché imponevano la classica custodia rigida ed inquinante in plastica, ed una sola immagine con titoli scritti sopra da allegare all’opera, con tanto di libretto e foto all’interno. Insomma è un disco unico nel suo genere, lo capiranno fra vent’anni, divertiamoci almeno. Alla fine abbiamo trovato un accordo con u n’ e t i c h e t t a m i l a n e s e c h e s i o c c u p a esclusivamente della distribuzione mondiale
Ma tra dieci anni vi troveremo ancora in tour, ragazzi?? Se la Peugeot 106 bianca regge, sicuramente..!
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Il concerto più emozionante della vostra carriera. E’ sempre il successivo, perché sperimentiamo molto, a g giungiamo nuove cose, ad ogni esibizione...questioni di suono, o tecnicoperformative... Abbiamo la smania di vedere e sentire come va. Dobbiamo metterci in discussione, siamo dei pionieri, la missione dei nostri concertini è abbattere quei concetti preconfezionati di show business sonoro e di immagine che dagli anni sessanta ottenebra le nuove generazioni.
Cosa ne pensate di organizzare dei concerti all'estero? Dove vi piacerebbe esibirvi? Riceviamo tantissime proposte dall’estero, non solo dall’Europa. Servirebbe un sostegno per migliorare i nostri mezzi. Magari dalla nostra regione in modo da dargli un valore anche culturale, insomma non dovrebbe essere fine solo a noi stessi. Ma questo in un'altra vita. E’ un posto che non ci merita. Mi auguro che per le generazioni future la nostra testimonianza possa indicare la soluzione, in modo che si possa ritornare a vivere di musica come un tempo e viaggiare nel modo giusto. Ricordiamo i vostri contatti nel web! Digitando Danilo Vignola, Giò Didonna o Ukulele Revolver uscirà tantissimo sul progetto. Per i contatti sulle personali pagine di Facebook, o su vignoladidonna.tour@libero.it abbiamo anche un sito su Artistica Management (agenzia spettacoli).
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MONOLITH Dai prati verdi dell'Appennino Tosco-Emiliano al traffico sotto la pioggia gelata di Seattle, U.S.A, la distanza è minore di quanto si creda se è la musica a trasportarti: a colmarla, con l'album d'esordio “Even More” (Hazy Music), ci hanno pensato 4 ragazzi della provincia modenese innamorati dell'hard rock anni 70 e della scena grunge 90s.
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Ciao ragazzi e benvenuti! “Even More” mostra la vostra appartenenza a l p a n o ra m a n a z i o n a l e s e n z a escludere però elementi evidentemente esterofili. Come si è costituita la formazione e cosa vi ha indotto a scegliere il genere rock? La line-up definitiva, cioè quella che comprende rispettivamente Riccardo alla batteria e Enrico al basso, è abbastanza recente, settembre 2013. Max e Andrea, rispettivamente chitarra e voce, suonavano insieme già da anni. Ciò che ci ha unito sono stati gli ascolti comuni e la voglia di comporre musica. Fare rock non è stata una scelta ma una conseguenza di ciò che siamo interiormente. Qual e' stato il percorso artistico che v i ha p o r t a t o a q u e s t a n u o v a produzione, ad un anno di distanza dal primo lavoro discografico, l'EP “Louder”? “Louder”, con solo tre tracce, ci ha dato tante soddisfazioni: 15/20 concerti e un discreto seguito in Emilia Romagna. Abbiamo quindi deciso di continuare sulla falsa riga dell'EP per comporre “Even More”. Il parto è stato semplice, 4/5 mesi rinchiusi in sala prove a scartare ed aggiungere idee. Un giorno prima dello start registrazioni l'ultimo pezzo era pronto :) I gruppi che avete ascoltato e che vi hanno maggiormente influenzato per la stesura di “Even More”? Per tutti quanti ci sono gli ascolti della vita: il grunge di Seattle, il rock anni 70, dischi come Badmotorfinger, Dirt, Vs., Paranoid sono all'ordine del giorno. Le maggiori influenze che a nostro parere si possono incontrare nel disco sono sicuramente Alice in Chains e www.vartalent.it
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Soundgarden, qualche spolverate di Black Sabbath e un po' di Pearl Jam qua e là. Da dove nasce la scelta di cantare in inglese? È sempre stata una mossa ponderata fin dagli esordi o avete deciso di imboccare tale strada dopo aver tentato anche con il nostro idioma? Andrea, voce chitarra e compositore del gruppo, ha sempre cantato e composto in inglese. Per il tipo di canto, molto trascinato e tagliato e per le sonorità utilizzate, la fonetica inglese è molto più adatta. Visto che non tutti in Italia sono a nglofoni, ci dite quali sono le tematiche che avete scelto di accostare al sound granitico dell'album? “Even More” è un album molto intimo, parla di esperienze ed emozioni vissute, di tutto ciò che la vita ci pone davanti come problema o sfida. Amore e odio sono i temi che comandano e dividono la vita e di amore e odio i Monolith cantano. Nul la di troppo a stratto c o n c e t t u a l m e n te , i l c a n t a to d e v e emozionare, deve arrivare immediatamente all'ascoltatore. Ognuno può immedesimarsi nei testi a proprio modo. Qual e' la vostra esperienza rispetto alla musica live in Italia? In questi due anni ne avete fatti di concerti. Durante il tour promozionale di “Louder” abbiamo suonato parecchio. Erano più che altro inga g gi che ci eravamo procacciati da soli, quindi incontravamo spesso facce conosciute, di amici o nemici che fossero. In generale le cose sono andate bene, però bisogna anche sapersi adattare. Un' esperienza positiva: suoniamo al Freakout di Bologna 20 di 32
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assieme ad altri 3 gruppi (Cani dei Po r t i c i , S a m o t h r a c e e D r e s d e n Leningrad) con quattro band c'è il rischio che il soundcheck sia una farsa, se il fonico non è una persona competente (è vi assicuro che è difficile trovarne). Saliamo sul palco, tutto va liscio come l'olio e alla fine il fonico dice "Grazie ragazzi." E' stata l'unica volta che un fonico ci ha ringraziato per il soundcheck. Commossi. Siete di Modena e provincia. In base a ciò, cosa potete dirci della situazione musicale underground della vostra zona? Band, cantautori e artisti non mancano dalle nostre parti. Solo a Pavullo, il nostro paesotto di 15.000 abitanti, si contano più o meno una dozzina di band. Abbiamo una fantastica accademia www.vartalent.it
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musicale, il Music Factory e svariati progetti nascono e muoiono in continuazione. La situazione sembrerebbe rosea ma la verità è che ovviamente tutta quest'arte che i giovani vogliono esprimere trova sporadicamente zero appoggio dagli enti più importanti e da quelli che avrebbero le possibilità di promuovere e incentivare locali ed attività musicali, vedi il nostro comune. Siete un gruppo che punta abbastanza a l l a d i m e n s i o n e l i v e. Pe r c h é dovremmo assistere ad un vostro concerto? I nostri live fanno uscire quello che siamo veramente. Si cerca di dare tutto e trasmettere il possibile alle persone che decidono di ascoltarci. Il live è una valvola di sfogo, una scappatoia dalla vita di tutti i giorni, dal lavoro e dai problemi. 21 di 32
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Quando sali sul palco ti dimentichi tutto e ti lasci trasportare totalmente dalla tua musica, dagli sguardi e dalle parole della gente. Un momento di vita molto alto, quasi paragonabile a una nottata passata con una bella signora.
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per la musica, ma questo probabilmente è un problema a monte.
E' possibile creare un disco speciale senza una solida amicizia alle spalle o, quantomeno, si necessità di bisogni, scopi o disagi comuni? E' una domanda alla quale non sappiamo rispondere. La nostra realtà (Pavullo) ci impone di conoscere praticamente tutti in ambito musicale. Chiaramente uno scopo comune nella band ci deve essere altrimenti se si seguono obiettivi diversi prima o poi ci si sfalda. Onestamente, crediamo sia possibile creare un disco tra musicisti non amici da anni, se quello che li accomuna è la passione per quella che è la musica che poi dovranno suonare.
Co m e s i m u o v e ra n n o a d e s s o i Monolith? Cosa c'è all'orizzonte ? Ovviamente stiamo cercando di promuovere al meglio il disco, farci conoscere da gente veramente interessata ma non abbiamo la presunzione di piacere a tutti. E' presto per parlare di futuro, cercheremo di raccogliere il più possibile da questo disco d'esordio e se saremo soddisfatti, sicuramente proseguiremo sulla nostra strada. I cambiamenti ci saranno senza dubbio, l'esperienza ser ve anche a questo, apportare novità in ciò che si propone.
Il vostro artwork è alquanto scarno, oltre che scuro. Scelta voluta? Si, la scelta dell'artwork scarno è voluta. Volevamo fosse di forte impatto visivo. Titolo monolitico bianco su sfondo nero. Meglio di così..
Grazie per questa intervista! Prima di salutarci potete dirci come trovare i Monolith sul web? Grazie a voi! Potete trovarci su Facebook: / Mo n o l i t h r o c k e s u l n o s t r o b l o g , m o n o l i t h r o c k . t u m b l r. co m ; Po te te ascoltare il nosotro Even More su iTunes, Spotify e Bandcamp!
A presto! Andrea, Max, Enrico e Riccardo
Quale ruolo attribuite ai social network e ad internet in generale in merito alla diffusione della vostra musica? I social al giorno d'oggi sono molto importanti, ovviamente ci sono lati positivi e lati negativi. Quello che notiamo di più è che molte persone seguono il nostro gruppo magari solo per l'immagine che diamo e come ci poniamo e meno www.vartalent.it
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I deliri del
Giuga
L'estate con i miei, la particina porno, una missione possibile e Ivan Troppe ne ho da raccontarvi ma procediamo con ordine che è da un bel pezzo che non ci sentiamo. Eravamo rimasti al provino andato a buon fine per Canale 5, la chiamata dell'agenzia Mirafolle e la telefonata di Ursula. Non ho tutta questa memoria ma, per fortuna, segno tutto sulla moleskine nera e così posso riportare fedelmente. Mi sono fatto un po' di vacanza con i miei, niente di speciale ma abbiamo la casa a Rimini e quindi se ne approfitta quando si può. Non è andata poi malaccio, sono riuscito persino a vincere un concorso sulla spiaggia che doveva designare il più simpatico. Ci ho dato sotto di brutto con le battute sceme e mi sono aggiudicato la Palma di sabbia che poi era una specie di clessidra, dimensioni statuetta da Oscar, e una pizza per due alla pizzeria Fratelli La Bufala che sembra una delle mie solite uscite invece esiste davvero e fa la pizza napoletana più buona del mondo. Me l'hanno detto i miei, perché io non sapevo con chi andarci e allora ho mandato loro. A parte queste cosucce da spiaggia, veniamo al dunque. In realtà non avrei potuto concedermi neanche mezza giornata di ferie e adesso non state lì a dire che esagero perché sono un fancazzista e ho tempo libero da vendere. ERO un fancazzista perché ora sono impegnato in una missione segreta e pericolosissima, ma andiamo indietro nel tempo. Telefonata della Ursula sul finire di giugno: «Giulio?» «Successo qualcosa?». «Tranquillo, stiamo tutti bene, piuttosto...» «Piuttosto?» «Mi dovresti fare un favore perché mi sono cacciata nei guai», è sempre la Ursula che parla se per caso avete perso il filo. A quel punto mi sono chiesto perché veniva a chiedere aiuto proprio a me e ho pensato, persino, che fosse un modo un po' originale di tentare l'approccio. Non lo era. La pupa era nei guai veramente e pensava che io potessi essere l'unico a poter risolvere il suo problema. Vi sento: quanto la fai lunga, che problema potrà mai essere se viene da te, le è scappato il cane? E via discorrendo. Mi tappo le orecchie e devo dire che sono in dubbio se rivelarvi www.vartalent.it
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o meno i miei segreti perché siete una branca di inaffidabili, ché poi è un attimo che me li spariate in rete facendomi rischiare la vita. La vita???(questi siete voi) Sì, la vita perché sono implicato, mio malgrado, in cose grosse con gente che non scherza. E allora forse è presto per parlare di questo e vi racconto altro, tipo il mio secondo approccio con l'agenzia Mirafolle (quella del provino per il porno) che è andato meglio del previsto. Mi presento puntuale alle otto. Il regista bassotto con i capelli grigi e il codino deve ancora arrivare, mi avvisa la segretaria che di pornografico ha solo il cognome, visto che la targhetta sulla sua scrivania recita Mirella Pompa. Forse è uno pseudonimo per alleviare un po' il suo look da francescana. Età sui 45/50, capello grigio incolto e spettinato, vestito a saio color cacchetta e sandali Alpenstock in tinta. Una visione anticoncezionale è dir poco. Mi siedo mentre la francescana non fa che fissarmi dalla sua postazione, facendo in modo che io non la veda e sortendo l'effetto contrario. Finalmente arriva il regista che mi dice di seguirlo sul set dove girerò la particina che hanno pensato per me con un onorario di 400 euro a giornata. E sputaci sopra. Sul set ci arriviamo a bordo di una Bmw 3000 turbo alla quale deve aver bruciato il turbo, visto che non sfiora mai i 50 km orari, comunque alla bell'e meglio arriviamo in un appartamento della periferia più periferica. All'interno l'arredamento ricostruisce una casa anni '40 con la sua bella ed enorme radio di legno e tendine a fiorellini. La camera da letto, clou delle riprese di film di un certo tipo, è ingombra di macchine da presa e luci e sul letto è seduta una fanciulla discinta che pesca patatine da un sacchetto per poi pulirsi le mani sulle lenzuola. Mi fa un cenno di saluto con la mano, ma non sorride. Intravedo la sagoma di un ragazzo che, in un bagnetto adiacente la stanza da letto, sta espletando le sue funzioni corporali di base. Ossia sta facendo pipì. Mi sento un po' un voyeur a star qua impalato senza fare nulla ma, per fortuna o per disgrazia, ci pensa il regista con il codino a togliermi da un imbarazzo per farmi ripiombare in un altro. Ma tengo botta perché 400 euro non sono bruscolini. Io faccio la parte del marito della tipa sul letto che rientra a sorpresa e la becca con il soldato tedesco. Fatto gravissimo perché io sono un partigiano di quelli tosti, anzi un capo partigiano e il mio nome di battaglia è Giosuè Carducci. Citazioni dotte e un po' di storia, meno male. La scena è un po' inverosimile, a dirla tutta, perché dove si è mai visto un marito che rientra a casa e si spoglia direttamente in cucina mentre chiama a gran voce la moglie? Ok che è stato mesi sulle montagne, ok che il sesso richiede il suo tributo, ok tutto perché siamo in un film porno ed è già tanto che c'è una storia. Lo story board dice: Giosuè entra in stanza da letto e caccia un urlo, poi esce a va a prendere il fucile che ha lasciato in cucina. Allora voi immaginatevi il sottoscritto nudiccio, e se vi fa troppa impressione immaginatevi Keanu Reves, che irrompe nella stanza e inciampa nel cavo dell'audio, perché i mugolii dei due fedifraghi sono in presa diretta, e poi immaginatevi un vocione che urla STOOOOOOOOOOOOP. Per fortuna nessuno si incazza e si rifà come se niente fosse e devo dire che l'amante di mia moglie sembra persino soddisfatto nel rifare la scena. Mia moglie è una biondina niente male con tutte le sue cosine a posto, anche se è un po' www.vartalent.it
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musona. O forse se la tira un po'. La scena viene bene, a detta del regista che mi mormora persino bravo, o forse è il mio Ego che ha parlato e il regista ha detto soltanto che non dovevo prendere troppo sole perché si vede il segno del costume e un partigiano può avere il torace abbronzato ma non le gambe perché non si è mai visto un partigiano in slip. Ha pure ragione, ma quanto vanno per il sottile questi, comunque sia non uccido il tedesco perché mia moglie si mette a urlare di non farlo e allora io esco di casa, dopo aver raccattato le mie cose in cucina. Lo storyboard dice: Giosuè esce di casa sconvolto e arrabbiato e la vicina Noemi, che sta guardando fuori dalle imposte semi accostate, lo fa entrare a casa sua. A casa sua, la Noemi, si prodiga in scene di seduzione al limite con autoerotismo in primo piano ma io resto impassibile, anche se non proprio ma nel film sì, perché sono troppo arrabbiato e desideroso di vendetta. E anche un po' scemo perché la Noemi in questione è una bella ragazza di circa trentacinque anni con due poppe esagerate e mi trattengo sul resto. Per strada il regista mi rassicura che finirò tra le braccia di Noemi alla fine del film. E menomale. Il giorno dopo avremmo dovuto girare altre scene ma al macchinista era scoppiata la varicella, in agosto si sospendeva comunque e quindi si va a fine settembre così io, nel frattempo, ho avuto modo di darmi alle mie investigazioni di cui non vi dirò nulla, ma qualcosina sì, tanto non conoscete nessuno dei protagonisti e io muoio dalla voglia di condividerlo con qualcuno. Dovete sapere che Ursula è venuta in Italia dopo essersi separata da un uomo molto potente in Ucraina che non ha preso troppo bene la decisione della moglie e quindi, come ha scoperto dove vive, ha iniziato a farla pedinare e non si capisce perché. Se voleva rapirla l'avrebbe già fatto e dunque perché? Io devo pedinare il pedinatore che è un tipo assurdo molto mimez che usa dei travestimenti così originali e bizzarri da sembrare vero. Non so se mi abbia sgamato, ma non credo perché nemmeno io scherzo in fatto di travestimenti e poi dubito che abbia una mia foto sul cruscotto. Per fare questo chiedo il rimborso benzina e basta, perché ci mancherebbe pure che dovessi rimetterci visto che il mio tempo glielo regalo. Perché lo faccio? Perché mi va e poi non potete neppure immaginare quanti posti insospettati mi fa scoprire il mio Ivan. Ivan? L'ho chiamato così, è banale ma almeno me lo ricordo e ogni tanto ci parlo, a distanza, visto che passiamo un sacco di tempo insieme, anche se in automobili differenti. È un bel tipo Ivan... Vi lascio, Ivan sta risalendo in macchina e non vorrei perdermelo. A prestissimoooooo Crispi www.vartalent.it
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L’IO Il cantautore napoletano presenta il primo disco solista “Bon Ton”, rilasciato a giugno per Seahorse Recordings: un concentrato di provocazione e schiettezza che non lascia indifferenti. Perché non è più il tempo delle buone maniere.
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Ciao e benvenuto! Chi è L'IO e come si è originato questo progetto culminato con la recente uscita del debutto “Bon Ton”? Ciao! Dunque, L'IO è nato in questi ultimi due anni e sono io, Flavio Ciotola, al 100%. Mi son trovato a vivere a Roma da solo e ho iniziato a pensare in completa solitudine e pensando pensando ho iniziato a scrivere musiche e testi ed è nato L'IO. Qual è stato il momento in cui hai deciso che avresti composto un album del genere, così privo di filtri e dritto all'osso? Probabilmente ce lo avevo in testa da qualche anno e sinceramente l'ho scritto così dal nulla. Ho iniziato a registrare i provini senza però attenermi alle regole musicali italiane bensì essendo me stesso al 100%, ed io sono schietto e senza filtri. Nel tuo proporti come cantautore, sono immagini o messaggi quelli che desideri “far passare”? Penso che i messa g gi siano più importanti dell'immagine. Spero che le persone ascoltino il disco per poi ricordarsi di me per quello dico. Il primo singolo è “Spiegami perché mi innamoro sempre delle troie”. Perché la scelta di un brano dal titolo così esplicito? Per provocazione. "Spiegami perché mi innamoro sempre delle troie" è una domanda che molte persone si fanno, persone che si innamorano sempre della persona sbagliata... Io e Paolo Messere della Seahorse Recordings abbiamo scelto questo brano come singolo anche per attirare un po' l'attenzione... Il relativo videoclip è stato realizzato con la plastilina, un'idea che ha dato un ulteriore tocco di originalità al prodotto. In questi tempi di omologazione dilagante è importante riuscire a distinguersi. Non penso che sia importante distinguersi, io penso che sia importante e fondamentale non copiare altri artisti solo perché sono "del momento"...essere se stessi e fregarsene degli schemi è l'unica cosa che conta. Almeno per me. Infatti per il video ho chiamato la SfiammaProduction proprio perché la pensano come me. Se avessi potuto scegliere un artista con cui “duettare” all'interno del disco? Quando penso ad un'artista ... penso a Carmen Consoli. “Bon Ton” possiede testi davvero notevoli: sanno essere crudi e poetici, attuali e nostalgici, velati e diretti al tempo stesso. È un album ben suonato ma anche ben narrato..A cosa ti ispiri? A quello che sento e vedo ogni giorno, per strada, in metro...Basta osservare ed ascoltare le persone e nascono storie nella mia testa che e poi a loro volta diventano canzoni. Mi piace sentir parlare la gente, diciamo anche che siamo bombardati dalla mattina alla sera di notizie perciò gli input sono tantissimi ma io assorbo solo quelli che voglio. www.vartalent.it
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Cosa non ti piace del tuo lavoro di musicista? La cosa per cui ogni tanto vorresti mollare e mandare tutti aff.... Magari lavorassi di musica. Purtroppo non è cosi...almeno per ora. Come la maggior parte dei musicisti faccio un altro lavoro non inerente al settore m u s i c a l e p e r v i v e r e . . . Io A M O suonare...e per me suonare e quindi fare musica non è un lavoro. Q sento la parola lavoro io penso alla fatica...mentre quando sento la parola musica...io sento LA VITA. :D Quale delle canzoni ritieni la più rappresentativa del disco? Ne scelgo due: “Buongiorno un cazzo” e “Difetti perfetti”. “Resta poco tempo, presto tempo al tempo”. Sei entrato ufficialmente nei trenta: se dovessi fare un primo bilancio di questa fetta di vita? Fammi fare il tipo positivo...da uno a dieci...? OTTO. In effetti in “Bon Ton” sono molti i riferimenti al concetto di tempo; ti preoccupa forse invecchiare? Ahahah no. Non mi preoccupa invecchiare, ho solo paura di non fare tutto quello che voglio fare. Purtroppo la nostra vita è già impostata su molte cose, la società ed il lavoro ci tolgono tanto tempo...ed è un peccato. Il tuo rapporto con le donne? Il disco presenta elementi opposti in questo senso: si va dalla straziante ma dolce “Difetti Perfetti” alla durezza di “Spiegami perché mi innamoro sempre delle troie” e “Ma quanto è bello tradire” passando per l'amarezza dei ricordi mista a tenerezza di “Al momento sbagliato”. Io amo la donna. amo stare con lei. È lo stimolo della vita. La donna è amore. La donna è musica. Il futuro de L'IO? Spero di suonare tantissimo. Fare tanti Live...e poi un secondo disco. Ci lasceresti i tuoi contatti? Certo. La mia fanpage: www.facebook.com/liomusica Spotify: https://open.spotify.com/album/6doXoMNPOZ6E6ZRzF81cSl SoundCloud: https://soundcloud.com/liomusica iTUNES: https://itun.es/it/opEl7
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