Air One magazine maggio 2013

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maGazine

i Viaggi del Gusto

magazine

MAGGIO 2013

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Federalimentare U Gruppo Italiano Vini UÊAntonello Martinez 9?8E J;HH?JEH?E

Lungo le strade dell’aceto U Chinotto, non solo bollicine F;HIED7==?

Riccardo Illy U Renzo Arbore 9EDIKC? ; J;D:;DP;

Le mete del turismo religioso La dieta vegetariana H?IJEH7DJ? ?J7B?7D? D;B CED:E

AIR ONE MAGAZINE by VDG MAGAZINE VIAGGI DEL GUSTO | ANNO 3 | N.26 | MENSILE | EURO 3,90

I Latini di Bruxelles

Il marchio che certifica i migliori hotel e ristoranti in Italia e nel mondo



The new Fragrance for Him and Her Nell’intenso e profondo blu del mare di Capri, vicino ai maestosi Faraglioni, nasce un sentimento, un romantico amore che profuma di armonia e che coinvolge i sensi come un colore denso e indimenticabile. Ăˆ Blunotte, per Lui e per Lei, indivisibili. In the intense and deep blue sea in Capri, near the majestic Faraglioni rocks, the birth of a feeling, a romantic love that smells of harmony and that involves the senses as a dense and unforgettable colour. Blunotte, for him and for her, inseparable.



magazine

editoriale

di Domenico Marasco

domenico.marasco@vdgmagazine.it

Agroalimentare italiano: un potenziale “ingabbiato” Sui mercati mondiali dettano legge i furbi e i potenti. E l’Italia sta a guardare L’export del settore alimentare italiano ha chiuso il 2012 a 24,8 miliardi di euro, l’8% in più rispetto all’anno precedente. Certamente un gran bel risultato. Ma proprio “quando tutto va bene, vuol dire che stiamo andando piano”, diceva un grande pilota automobilistico come Mario Andretti. Infatti, malgrado la nostra enogastronomia cresca sempre di più sui mercati mondiali, i prodotti contraffatti del food&wine italiano valgono ancora circa 702 miliardi di euro sul mercato. Un ricavo che ci viene “derubato” mentre di diritto, spetterebbe alla nostra economia. Ma il fatto è che viviamo in un sistema mondiale di scambi commerciali dove vige una situazione di confusione e di estrema complessità che, per certi versi, ha dell’incredibile. Così come è incredibile che il nostro Paese non sappia, non riesca, o forse non voglia, difendere e valorizzare al massimo i suoi prodotti. Se provate a certificare un prosciutto per esportarlo negli Stati Uniti o in Corea, vi passa la voglia. Per una grande azienda è complicato, per una piccola-media praticamente un calvario. Per converso, in Italia, siamo invasi da prodotti Apple, Microsoft, Samsung, Kia… che arrivano sui nostri mercati senza trovare alcuna difficoltà alle dogane. Non sarebbe più equo adottare un criterio di reciprocità? “Se tu vendi a me, io posso vendere a te”. Sarebbe tutto più semplice e più giusto, non trovate? E invece così non è. E, per quanto ci riguarda, a questo punto, vorremmo tanto capire cosa ci stiano a fare tutta la schiera di ambasciatori, consoli, funzionari Ice, dirigenti e dipendenti ministeriali, regionali, provinciali e di decine di altre strutture pubbliche deputate alla promozione e alla commercializzazione del made in Italy nel mondo, se poi è così difficile portare i nostri prodotti sui mercati dei Paesi terzi. Sulla carta, nel commercio internazionale, di accordi

bilaterali e multilaterali, negoziati e intese di libero scambio ve ne sono a bizzeffe (dal Wto in giù), ma poi si scopre che tra il 2007 e il 2012 sono stati emessi dai vari Paesi ben 532 misure restrittive. In sostanza, chi si protegge a destra e chi a sinistra. Le agevolazioni valgono solo per le multinazionali. Le quali, grazie alle loro schiere di legali che tutto possono, scorazzano sui mercati, infischiandosene delle regole e facendo il bello e il cattivo tempo. Qualche numero per capirci meglio: quasi il 90% del commercio globale di cereali è controllato da tre società soltanto (Adm, Bunge e Cargill). E più in generale, il settore agroalimentare mondiale è in mano a un pugno di aziende (Bunge, Adm, Monsanto, Du Pont, Cargill Walmart). Magari non ve ne accorgete neanche, ma ce le avete tutte sotto casa, se non dentro i vostri piatti. Ecco allora perché bisogna dare una scossa ai nostri dirigenti che si occupano di export, perché si facciano rispettare sui tavoli del commercio mondiale. A tutt’oggi, noi italiani non siamo nemmeno in grado di poter spedire, senza tanti intoppi, una bottiglia di vino per regalarla a un amico a New York! Figuriamoci quando dobbiamo spedire un bancale per venderlo! Ma non c’è bisogno di andare fino in America: le cose più inconcepibili avvengono a un palmo dal nostro naso. In Svizzera, ad esempio, i dazi doganali sull’importazione di prodotti alimentari sono insopportabili, mentre loro ci inondano di orologi. O in Spagna, dove, per via delle loro barriere non tariffarie, il Prosciutto di Parma non si può chiamare tale e non può usare la corona che è il suo storico simbolo. Di quale mercato globale andiamo cianciando allora? L’unico mercato veramente liberalizzato è quello dei furbi e dei potenti. Loro, potete scommetterci, di barriere non ne incontrano mai. Buon viaggio del gusto.

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sommario sommario maggio 2013

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12 Dall’Italia e dal mondo

16 La salute nel piatto

Alimenti alleati: i piselli

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18 Scenari alimentari

Nel 2013 consumi in picchiata

20 Scienza e vita

Dieta vegetariana, pro e contro

22 Fatti e contraffatti

Vongole: maneggiare con cura

24 Almanacco di Barbanera

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26 Appuntamenti

Cover story L’Italia è invasa da fotocamere giapponesi, iPad americani e orologi svizzeri. I nostri vini, salumi e formaggi, alle frontiere di mezzo mondo, sono frenati invece da burocrazia, dazi elevati e improbabili divieti sanitari. Ma non è solo protezionismo straniero. A tenere il cibo italiano “in gabbia” è soprattutto il nostro scarso peso politico negli accordi commerciali

panorama

cibo&territorio

36 Coverstory: Cibo in gabbia

60 Chinotto, non solo bollicine

44 Lo studio, la spesa degli italiani 46 Personaggi: Riccardo Illy

Dal caffè al cioccolato al vino: storia di uno dei più grandi imprenditori italiani

48 Un capocollo sul Tamigi Da Cisternino il pregiato salume made in Puglia sbarca nei magazzini Harrods

50 Quel menù...spaziale Nemmeno in orbita gli astronauti italiani rinunciano a risotto e tiramisù

52 Tendenze: il panino italiano Da pasto povero a sfizio gourmet, ecco le evoluzioni del più classico dei cibi fast

54 Renzo Arbore Lo showman pugliese si racconta alle nostre inviate del gusto Isoardi e Gula

56 Ospitalità italiana: Bruxelles Vera cucina partenopea nel cuore d’Europa: ecco a voi il ristorante I Latini

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Nella riviera ligure per conoscere l’altra faccia di questo frutto piccolo e raro

62 Sulle strade dell’aceto Scopriamo insieme storia, profumi e curiosità del più celebre derivato del vino

66 Wine passion: il Teroldego Un vino rosso e corposo che in una terra di vini bianchi s’è fatto eleggere “Principe”

68 Il buono a tavola, cucina lombarda 70 Orto dei semplici, il basilico 72 Il ristorante, il RistorArte di Cabras 74 Food news



sommario sommario maggio 2013

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88

100

inviaggio

piaceri

80 Itinerari spirituali

100 Le mani raccontano Il sigaro toscano: un simbolo storico

Mete poco note e cammini religiosi da riscoprire: un filone turistico in ascesa

84 Abruzzo mistico Seguendo il cammino di San Tommaso, scopriamo una terra ricca di fede e arte

88 Sicilia, l’isola della fede Nel cuore del Mediterraneo sulla rotta dei pellegrini tra Palermo a Messina

92 Nella Trapani “free” Volete visitare l’estrema punta della Sicilia occidentale? Da oggi è più facile

94 La Val di Fiemme In mezzo alle Dolomiti trentine, una valle tutta “gusto, tradizione e natura”

96 Città in 24 ore, Zurigo

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124 Le selezioni di VdG

della più autentica artigianalità italiana

102 Soste d’arte 104 Bellezza e benessere 106 Camera con vista, Blevio 107 Compagne di strada, Dacia Sandero 108 Week-end relax, Nocera Umbra 110 Libri 112 Spettacoli 114 Shopping

114


TRA I VIGNETI NELLA CAMPAGNA STORICA DI VENEZIA In the countryside of Venice La famiglia Candoni De Zan produce pregiati vini utilizzando uve selezionate The Candoni De Zan family produces prestigious wines from selected grapes grown in their vineyards

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contributors maggio 2013

magazine

FONDAZIONE VERONESI È stata voluta da Umberto Veronesi nel 2003 essenzialmente per sostenere la ricerca scientifica. Ma il pallino del professore è stato sempre quello della divulgazione. Ecco allora che la Fondazione ha scelto VdG per spiegare al grande pubblico i concetti di salute e corretta alimentazione. pag. 16

PAOLA GULA

i Viaggi del Gusto

Trascorre la vita tra libri, assaggi e i 4 figli, sempre con il computer appresso pur di non perdere l’occasione di scrivere. Nonostante il lavoro di giornalista e assaggiatrice la porti in giro per il mondo, si sente un'inviata speciale che racconta le vicende gastronomiche di una delle provincie più vivaci d’Italia, quella di Cuneo. pag. 54

Direttore Responsabile Domenico Marasco

ISA GRASSANO

RICCARDO LAGORIO È nato a Brescia 44 anni fa, vive con la valigia sempre pronta, il blocnotes e la penna sempre in mano, ferri del mestiere di cronista vecchio stampo. Allievo prediletto di Luigi Veronelli, lo hanno definito “food scout”. E di scoperte del patrimonio gastronomico ne ha fatte davvero molte, migliaia. La sua corporatura ne è testimone. pagg. 62-97 10

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Lucana di nascita, bolognese d’adozione. Da piccola sognava di fare l’hostess o la giornalista. Quando s’è resa conto che non avrebbe superato l’1,60 di altezza, ha ripiegato sulla seconda opzione. Ma non ha rinunciato ai viaggi e al turismo, di cui scrive con passione e competenza. Tra voli aerei e pagine da riempire, ha anche trovato il tempo per creare un divertente manuale sulle “101 cose da fare Gratis in Italia”. pag. 80

Coordinatore editoriale Francesco Condoluci Grafica e impaginazione Daniel Addai Carlo Fontana

ROBERTO RABACHINO

Editing Gilda Ciaruffoli

Piemontese, 54 anni, giornalista, scrittore, docente universitario e sommelier. Ha fatto del vino una ragione di vita e di lavoro, tanto da essere eletto presidente dei degustatori di tutto il mondo. Presiede anche l'associazione italiana della stampa agroalimentare e con il suo "Vocabolario del vino" ha vinto il concorso Internazionale Libri da Gustare. pag. 46

Foto Editor Massimiliano Rella Gianluca Congiu

hanno collaborato a questo numero: Lucrezia Argentiero Germana Cabrelle Piero Caltrin Olga Carlini Gilda Ciaruffoli Elena Conti Silvana Delfuoco Maria Pia Fanciulli Eleonora Fatigati Francesca Frediani Piergiorgio Greco Rosalia Imperato Elisa Isoardi Lucia Lipari Sabrina Merolla Nomisma Martha Pulina Rosario Ribbene Antonio Romeo Giovanni Romeo Fondazione Veronesi Saro Trovato

Editore: Opera Italia Srl Via Pola, 15 20124 Milano Presidente: Roberto Patti Stampa: PuntoWeb Srl 00040 Ariccia (Roma) Distribuzione Italia ME.PE. S.p.A. Abbonamenti Opera Italia Srl - Via Pola 15 - 20124 Milano Tel. 02.89.053250 - fax 02.89053284 abbonamenti@vdgmagazine.it Il Servizio abbonati è in funzione dal lunedì al venerdì dalle 10,00 alle 12,30. L’abbonamento può avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. L’eventuale cambio di indirizzo è gratuito. Informare il Servizio abbonati almeno 20 giorni prima del trasferimento, allegando l’etichetta con la quale arriva la rivista. GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a: Opera Italia Srl Sede legale: via Pola 15 - 20124 Milano Redazione: via Pola 15 - 20124 Milano tel. 0289053250 - fax 0289053290 Registrazione Tribunale di Milano n. 92 del 10/02/2011 L’editore ha ricercato con ogni mezzo i titolari dei diritti fotografici senza riuscire a reperirli. È ovviamente a piena disposizione per assolvere quanto dovuto nei loro confronti

Sito: www.vdgmagazine.it Segreteria: Monia Manzoni - Tel. 02.89053250 ufficiotraffico@vdgmagazine.it Per la vostra pubblicità: OPERA ITALIA Srl Via Pola 15 - 20124 Milano Tel. 02 89053250 - fax 02 89053290 e-mail: ufficiotraffico@vdgmagazine.it

Direttore commerciale: Ruggero Marasco Prenotazione spazi e ricevimento impianti

tel. 02 89053250 - ufficiotraffico@vdgmagazine.it N.B. Ci riserviamo il diritto di accettare solo la comunicazione pubblicitaria coerente con i contenuti e le immagini della testata.

Cerchiamo agenti e venditori di spazi pubblicitari

Viaggi del Gusto Magazine e AirOne Magazine cercano persone di professionalità affermata, o da formare, nel settore della vendita di spazi pubblicitari e nel ruolo di agenti di commercio. L'area di lavoro è individuata nelle seguenti regioni: Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Calabria, Campania, Liguria. I candidati interessati sono invitati a spedire il proprio curriculum a

ufficiotraffico@vdgmagazine.it



dall’Italia e dal mondo

di Francesco Condoluci redazione1@vdgmagazine.it

Il commento

Anche in Europa speculatori all’assalto dei terreni agricoli The Guardian • Anche in Europa, la proprietà della terra sta finendo sempre più in mano a una ristretta cerchia di persone. Vasti tratti del continente europeo sono stati acquistati infatti da multinazionali, facoltosi uomini d’affari e fondi d’investimento. Un fenomeno del tutto analogo a quello che avviene già da anni nei Paesi in via di sviluppo, dove il cosiddetto land grabbing, cioè l’accaparramento delle terre, è una pratica assai diffusa tra gli speculatori finanziari. Grandi gruppi cinesi, fondi sovrani mediorientali ed hedge fund, così come oligarchi russi e colossi dell’industria agroalimentare, negli ultimi 10 anni hanno intensificato l’acquisizione di terreni in tutta Europa, nell’obiettivo di concentrare il capitale e la ricchezza terriera in poche mani e impedire così alle persone comuni di dedicarsi all’agricoltura. È quanto emerge da una ricerca condotta dal Transnational Institute: secondo questo rapporto, il 50% dei terreni agricoli nell’Ue è di proprietà di poche grandi aziende agricole che rappresentano appena il 3% di tutte quelle (circa 12 milioni) presenti in Europa. Speculatori e investitori interessati alle materie 12

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prime si stanno muovendo su ampie estensioni di terra, scalzando di fatto contadini e piccoli proprietari. Il fenomeno dilaga in particolare nei Paesi dell’ex Unione Sovietica, ma la concentrazione della terra sta accelerando ovunque. «Un “furto di terra” – si legge nel dossier – alimentato anche dalla PAC (Politica Agricola Comunitaria) dell’Unione Europea che ogni anno si fa catturare dai grandi gruppi agricoli un terzo dei sussidi destinati all’agricoltura. In Italia, ad esempio, nel 2011, lo 0,29% delle aziende ha avuto accesso al 18% di tutti gli incentivi previsti dalla PAC, e lo 0,0001 di questi, ossia 150 aziende, hanno messo le mani sul 6% di tutti i sussidi. In Spagna, il 75% di tutte le sovvenzioni sono state prese da appena il 16% delle più grandi aziende agricole, e in Ungheria, nel 2009, l’8,6% dei grossi proprietari se n’è accaparrato il 72%». Sempre in Italia, sottolinea lo studio, circa 22 mila aziende con oltre 100 ettari controllano oltre 6,5 milioni di ettari di tutta l’area coltivabile del Paese. Se si escludono le terre demaniali, i restanti 4,5 milioni di ettari sono concentrati nelle mani di 19 mila aziende private.

Che il cibo sarà “l’oro” di questo millennio, è cosa nota. Altro che petrolio! E a capirlo per primi, more solito, sono stati gli speculatori, la grande finanza e la grande industria. I quali, dopo essersi accaparrati buona parte della terra disponibile in Africa e Sudamerica, adesso – complice la recessione mondiale che ha messo in ginocchio le pmi agricole – muovono all’assalto dei terreni agricoli del Vecchio Continente, spodestando i piccoli agricoltori e sottraendo il capitale fondiario ai potenziali giovani agricoltori del futuro. Un fenomeno speculativo complesso ispirato tuttavia da un ragionamento molto semplice: con la crescita della popolazione globale fino a oltre 9 miliardi e la diffusione su scala sempre più larga del regime alimentare occidentale, riuscire a sfamare l’umanità entro i prossimi 20 anni diventerà incredibilmente complicato. Ma per i pochi che deterranno la terra e le materie prime, questo significherà una sola cosa: profitti. Chi vorrà mangiare, dovrà pagare a caro prezzo, questa la sintesi economica del land grabbing che rappresenta un po’ il paradigma degli investimenti-alfa (minima spesa, massimo profitto). Non è un caso che a investire sull’agricoltura e sulle materie prime – settori fino a 20 anni fa vieppiù snobbati dalla finanza – oggi ci siano anche aziende e gruppi con core-business lontanissimi dal comparto di produzione del cibo. È notizia recentissima, ad esempio, che i fondatori di Twitter, il popolarissimo social network americano, stiano finanziando le ricerche e le sperimentazioni sulla carne sintetica. E prima di loro anche Bill Gates, il patron della Microsoft, non s’è lasciato sfuggire l’occasione per investire sui cereali geneticamente modificati.


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rassegna stampa In hotel con un 1 euro? A Berlino si può! Il Sole 24 Ore • È la casa più piccola del mondo, alta 2 m e con una base di 70 cm x 100, leggera e facile da trasportare, smontare e rimontare. Un’idea di design per viaggiatori squattrinati alla ricerca di una vacanza alternativa. L’invenzione è di un noto architetto, Lee Van Bo-Mentzel e il prototipo è stato esposto a Berlino. Pernottare in queste piccole abitazioni mobili costa solo un euro e la casina di giorno può diventare anche un ufficio: girandola in verticale si trasforma infatti in un angolo con tanto di scrivania dove sedersi e lavorare. Questa casa permette anche di scegliere liberamente la posizione dell’alloggio: il piccolo hotel portatile in legno impermeabile e plexiglass è dotato di ruote per poter essere spostato e può passare dappertutto, anche nella metropolitana berlinese.

UK: pangasio nel fish&chips

A.A.A. pizzaioli cercasi per ristoranti italiani Italia Oggi • Nelle pizzerie italiane c’è bisogno di circa 6 mila pizzaioli qualificati. L’80% di questo fabbisogno riguarda le piccole imprese e oltre un’assunzione su due, tra quelle non stagionali, è a tempo indeterminato. Eppure, nonostante la crisi e la disoccupazione, si fa fatica a trovare questi “specialisti della pizza”. Attualmente, nelle circa 50 mila pizzerie italiane, la forza lavoro complessiva arriva a 240 mila occupati e il fatturato aggregato è di circa 9 miliardi di euro. La difficoltà nel reperire personale esperto porta i gestori, almeno in un caso su cinque, ad accontentarsi di reclutare personale non qualificato da formare. 14

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Bbc • Se il consumo mondiale di pesce aumenta, con esso aumentano anche le frodi e i raggiri. Si è scoperto, ad esempio, che su larga scala i pesci costosi vengono sostituiti da prodotti a buon mercato. La regola vale anche per il piatto nazionale britannico, ovvero il classico fish&chips, pesce con patatine fritte. Indagini hanno svelato che al posto del tradizionale merluzzo alcune porzioni contengono altro pesce di natura ignota e potenzialmente pericoloso. In sostanza, almeno il 7% del pesce venduto come merluzzo, non lo è. E spesso il sostituto del merluzzo è il pangasio, una specie di origine vietnamita famigerata per l’inquinamento delle acque in cui vive.

Matteo Lunelli: fare sistema per sostenere il made in Italy Wine News • Altagamma, la fondazione che riunisce le aziende dell’eccellenza italiana i cui marchi si distinguono a livello internazionale, ha rinnovato i propri vertici eleggendo come nuovo presidente Andrea Illy. Ad affiancarlo, tra gli altri, Matteo Lunelli, delle cantine Ferrari, confermato nel CdA della Fondazione, diventando vicepresidente con delega per il settore alimentare. «Credo fortemente nelle potenziali sinergie che si possono creare nella promozione e comunicazione delle eccellenze del made in Italy – ha commentato Lunelli – oggi, più che mai, occorre muoversi uniti e l’obiettivo di Fondazione Altagamma è proprio quello di fare sistema per sostenere e tutelare l’eccellenza unendo le forze, favorendo il confronto e l’incontro di tante aziende protagoniste dei vari settori».

Acqua e pane all’arsenico, paura nel Viterbese AGI • Malgrado l’obbligo imposto agli enti locali da parte dell’Ue perché risolvessero l’emergenza in atto da tempo, nei rubinetti di 45 comuni della provincia di Viterbo e 5 comuni di quella di Roma, per un totale di circa 260 mila residenti interessati, l’acqua corrente continua a essere “non conforme, relativamente alla quantità di arsenico”. L’alta concentrazione di questa sostanza illegale e nociva negli acquedotti del Viterbese ha fatto scattare immediatamente anche l’allarme sul pane che viene prodotto utilizzando appunto l’acqua corrente e indagini sono state svolte anche sulla possibile contaminazione degli ortaggi. Il Codacons ha avviato un’azione risarcitoria a favore degli esercizi commerciali e dei cittadini dell’area a rischio avvelenamento.


ALBERTO SARDELLI Grafica e Stampa

Welcome

Azienda Agricola e Agriturismo “Le Torri” prop. Campiglioni S.p.A. - Via S. Lorenzo a Vigliano, 31 - 50021 Barberino Val d’Elsa (Fi) - Italia Tel. e Fax +39 055.8076161 - +39 055.8061257 - Skype: aziendaagricolaletorri - www.letorri.net - e-mail: info@letorri.net


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la salute nel piatto

A cura della Redazione scientifica Fondazione Veronesi testi di Daniele Banfi (giornalista medico-scientifico)

Perle (verdi) per un collier di salute Tanti gli effetti benefici degli isoflavoni contenuti nei piselli per il benessere della donna: aiutano a prevenire l’osteoporosi, inibiscono alcune fasi dello sviluppo del tumore al seno, contribuiscono a prevenire le malattie cardiovascolari… I piselli fanno parte della grande famiglia dei legumi. Si possono trovare freschi, ma anche surgelati, secchi o in scatola. Ovviamente i piselli freschi sono i migliori dal punto di vista nutrizionale, ma grazie alle nuove tecnologie anche quelli secchi o surgelati mantengono abbastanza bene le loro proprietà. Rispetto agli altri legumi, i piselli hanno un minore apporto di proteine e carboidrati e una maggiore quantità di acqua, e questo li rende meno calorici. Anche la fibra alimentare è presente in quantità minore, ma l’apporto resta significativo in confronto al fabbisogno giornaliero. I piselli sono ricchi di molti micronutrienti, tra cui ferro, calcio, potassio e vitamina B e C. Oggi però ci soffermiamo su una particolare classe di composti, molto piccoli, presenti nei piselli e in altri legumi: gli isoflavoni. Queste molecole vengono anche chiamate fitoestrogeni, cioè estrogeni di origine vegetale. Hanno una struttura simile agli estrogeni, ormoni prodotti dal nostro organismo, e quindi possono interagire con i loro recettori e regolarne gli effetti. Gli studi che indagano le attività degli isoflavoni 16

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sulla salute sono complicati da realizzare, in quanto l’apporto di queste piccole molecole cambia molto in base alla varietà e al periodo di raccolta dei piselli. Qualche effetto però è già emerso: sembra che gli isoflavoni aiutino a prevenire l’osteoporosi regolando l’attività estrogenica, inoltre sembrano inibire alcune fasi particolari dello sviluppo del tumore al seno, regolando la produzione di antinfiammatori. Più ampiamente dimostrata è la prevenzione delle malattie cardiovascolari, aumentando la resistenza del colesterolo all’ossidazione, in quanto l’ossidazione del colesterolo è il meccanismo alla base dell’aterosclerosi. I piselli secchi rappresentano un’ottima fonte di proteine, inoltre sono particolarmente digeribili perché privi di quella buccia tipica dei legumi che per alcuni è indigesta; tale particolarità li rende, unitamente alle lenticchie rosse decorticate, un alimento perfetto per l’infanzia. Inoltre, come tutti i legumi, se vengono accompagnati a un cereale (ad esempio al riso, come vuole la tradizione) coprono il fabbisogno di aminoacidi essenziali dell’organismo.

Il pieno di vitamina B Quelle del gruppo B sono vitamine essenziali a un corretto regime alimentare e le loro proprietà sono molto utili per evitare problemi di salute. Le vitamine B sono fondamentali, tra le altre cose, per il normale funzionamento del fegato e del sistema nervoso, ma innanzitutto sono importanti per la trasformazione dei carboidrati in glucosio e per il metabolismo dei lipidi e delle proteine. Esclusa la vitamina B12, nei piselli sono dalle 2 alle 5 volte più abbondanti che in altre verdure. Nei piselli freschi, per ogni etto troviamo: vitamina B1 (0,4 mg), vitamina B2 (0,14 mg), vitamina B3 (2,2 mg), vitamina B5 (0,45 mg), vitamina B6 (0,16 mg), vitamina B8 (5 mg), vitamina B9 (70 mg).


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scenari alimentari

A cura dell’Osservatorio Agroalimentare Nomisma

Consumi: gelo senza fine Non sono buone le prospettive per questo 2013. Le famiglie hanno già tagliato spese secondarie e sprechi, ma iniziano a tirare il freno anche sugli acquisti alimentari. Dieci mila i negozi chiusi e quasi altrettante le attività che hanno abbassato la saracinesca dall’inizio dell’anno. E la situazione non sembra migliorare

Per saperne di più:

agroalimentare@nomisma.it www.nomisma.it

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La recessione è più dura di ogni previsione, sia per intensità che per durata. Nel 2012 i consumi delle famiglie sono andati in caduta libera. Disoccupazione, pressione fiscale, diminuzione dei redditi e del potere d’acquisto, incertezza per il futuro sono tutti i fattori che hanno ridotto la spesa degli italiani. Nei primi mesi del 2013 non si registra nessuna inversione di tendenza per i consumi, anzi: l’indice tendenziale delle vendite (gennaio 2013 su gennaio 2012) mostra una brusca frenata (-3%). Il calo riguarda sia i prodotti alimentari (-2,3%) che quelli non alimentari (-3,3%); tra questi, soffrono soprattutto i beni il cui l’acquisto può essere rimandato, in primis calzature (-5,1%), arredamento (-4,9%) e abbigliamento (-3,9%). Questa drastica contrazione dura da tempo: l’indice delle vendite dei prodotti non alimentari mostra il segno negativo da 21 mesi quasi ininterrottamente. Gli indici annuali delle vendite dei prodotti alimentari, pur non brillando, sono stati lievemente positivi sia nel 2011 (+0,5%) che nel 2012 (+0,2%). La vera novità è la sequenza di segni rossi registrata per i prodotti alimentari: sono già quattro mesi di fila che l’indice delle vendite è in contrazione, a segnalare che si comincia a risparmiare anche a tavola, in modo “strutturale”. L’altra novità del 2013 riguarda l’andamen-

to degli acquisti per tipologie di punto vendita. Non crollano solo le vendite nelle piccole superfici (-4,3% gennaio 2013 su gennaio 2012), in calo continuo da aprile 2012, ma frena anche la grande distribuzione (-1,5% a gennaio 2013) e per, la prima volta, arrancano le vendite alimentari nei discount (-0,2%). Una famiglia su 3 dichiara di aver ridotto le quantità dei prodotti alimentari; un ulteriore 13% ha fatto invece leva sulla diminuzione della qualità del cibo per risparmiare. Diminuzione degli sprechi e contenimento dei consumi su tutte le categorie di prodotto sono dunque il diktat delle famiglie italiane. E gli effetti della progressiva contrazione delle vendite fanno strike sulla distribuzione commerciale: nel primo bimestre 2013 sono spariti quasi 10 mila negozi, con un crollo verticale delle aperture di nuove attività (-50%). Le famiglie non hanno potere di acquisto nemmeno per i consumi fuori casa. Ne è testimonianza la chiusura dei pubblici esercizi che vivono oggi un momento disastroso: nel primo trimestre 2013 sono in chiusura oltre 9.500 bar e ristoranti. Lo scenario è desolante e non c’è alcun segnale in vista per poter sperare con timido ottimismo. Le uniche novità previste, ahinoi, sono ancora nuove tasse per le famiglie, Imu e Tares in primis.



di Giuseppe Pulina

Professore di Zootecnia speciale all’Università di Sassari

scienza e vita

Dieta vegetariana: i pro e i contro Sono perlopiù le donne, soprattutto se colte, single e attente alla propria salute, a decidere di fare a meno della carne, se non di tutti i prodotti di origine animale. Una scelta di vita importante che va fatta con la dovuta serietà e attenzione, per evitare di privarsi di nutritivi fondamentali alla salute e incappare quindi in disturbi fisici, ma anche psichici “Un vegetariano è colui che non mangia nessun tipo di carne e di pesce”, recita una definizione scientifica del 2006. Fra i vegetariani, però, sussistono delle differenze fra chi consuma latte, formaggi e uova (lactoovo vegetariani) e chi non mangia alcun tipo di prodotto di origine animale (vegani). Poiché una dieta vegetariana è definita per ciò che non contiene, è evidente che la sua composizione possa essere estremamente variabile.

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Benefici e carenze Il confronto fra vegetariani e non, sulle scelte alimentari dei primi, è a volte aspro e ricco di pregiudizi. Fortunatamente di recente sono stati pubblicati diversi studi che prendono in considerazione le relazioni fra le diete vegetariane (e vegane) e la salute di chi le pratica. Vediamo in sintesi cosa sostengono. Iniziamo con la posizione ufficiale della American Dietetic Association che sostiene che “diete vegetariane e vegane


Identikit “veg” I vegetariani (per scelta) costituiscono una piccola minoranza nei paesi occidentali (1,4% negli Stati Uniti, 1,5% in Germania), e una quota consistente della popolazione in realtà come quella indiana dove il 35% degli abitanti pratica per tradizione questo regime alimentare. In Italia, secondo Eurispes (2012), l’incidenza si aggira sul 3%, ma per l’Associazione Vegetariana Italiana la percentuale sale al 10. La scelta vegetariana è in genere motivata da ragioni salutistiche (è ritenuta più sana), etiche (non si devono uccidere gli animali), ambientali (l’industria della carne inquina) e religiose. A scegliere il vegetarianesimo sono soprattutto giovani donne, single, di grado di istruzione alto e urbanizzate. Persone attente alla propria forma fisica (sono più magre della media), sensibile ai temi etici e ambientali e convinte che l’esclusione della carne (o degli altri prodotti animali) sia un sicuro viatico per una vita sana. Tuttavia, va rimarcata una buona percentuale di obesità tra gli indiani vegetariani in Gran Bretagna e in India, e che le due popolazioni più longeve al mondo, i Sardi e gli abitanti dell’isola di Okinawa in Giappone, hanno una storia alimentare ricca di carni, formaggi e pesce. (*) Per saperne di più: Winston J Craig (American Journal of Clinical Nutrition, 2009) MIckalak et al. (International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity, 2012) Robinson-0’Brien et al. (Journal of American Dietetic Association, 2009)

Pur rispettando la scelta di evitare il consumo di prodotti animali, non si può non rilevare che una dieta vegetariana per essere equilibrata comporta una maggiore attenzione alla composizione dei pasti, un costante ricorso ad alimenti fortificati o l’uso di integratori giustamente composte, sono salubri, nutrizionalmente adeguate e possono comportare alcuni benefici nella prevenzione e trattamento di certe malattie”. A conclusioni analoghe, ma decisamente smorzate nell’enfasi, arrivano studiosi canadesi, fiamminghi e britannici che, in particolare questi ultimi, pur ammettendo un tendenziale beneficio delle diete vegetariane in termini di riduzione dei rischi di infarto miocardico (legato soprattutto alla generale migliore composizione dei grassi di vegetali e frutta rispetto a quelli di una dieta convenzionale), mettono in guardia dai rischi legati alle carenze di vitamine D e B12, ferro, calcio e zinco osservabili nei pasti vegetariani. Per quanto riguarda le diete vegane, tutti gli autori (*) sostengono che le carenze suddette possono aggravarsi se nella dieta non sono inclusi cibi fortificati o se non sono assunti specifici integratori. Pur rispettando i motivi che spingono a evitare il consumo di prodotti animali, non si può dunque non rilevare che il mantenimento delle normali condizioni fisiologico-nutrizionali con una dieta vegetariana comporta una maggiore attenzione alla scelta e composizione dei pasti, un costante ricorso ad alimenti fortificati e, in alcuni casi, l’uso di veri e propri integratori. Disturbi psico-fisici: una nota dolente Un ultimo, non trascurabile, aspetto riguarda la recente osservazione da parte di alcuni ricercatori tedeschi che l’incidenza dei disordini mentali nei vegetariani è superiore rispetto ai non vegetariani e che tale incidenza aumenta al diminuire del consumo di carne e pesce (*). Tale risultato, che gli autori legano non a

specifici fattori alimentari, ma alla propensione delle persone affette da tali disturbi a spostarsi su diete vegetariane (con l’auspicio che queste possano contribuire alla soluzione del loro problema di salute), conferma quanto già osservato in altri lavori precedenti su disturbi alimentari di adolescenti vegetariani e postvegetariani, e su sintomi di depressione nelle donne con basso consumo di acidi grassi polinsaturi n-3 a lunga catena presenti nei prodotti ittici e nella carne (*). Resta tuttavia aperto il dibattito se tali risultati siano da ascrivere a una scelta ex-post (il disturbo mentale è la causa della scelta alimentare) oppure se vi sia una base alimentare-fisiologica legata alla minore assunzione di acidi grassi n-3 a lunga catena che costituiscono una quota importante del tessuto cerebrale e nervoso e la cui sintesi endogena (interna all’organismo umano) è molto bassa. Lo stato di nutrizione derivante dalla dieta vegetariana può infatti influenzare la funzione neuronale e la plasticità sinaptica, che a sua volta influenzano i processi cerebrali rilevanti per l’insorgenza e il mantenimento dei disturbi mentali (vi è una forte evidenza che n-3 acidi grassi a catena lunga influiscono causalmente rischio per i disturbi depressivi maggiori). Nel dubbio, è meglio che vegetariani (e soprattutto vegani) assumano questi particolari composti da prodotti algali o da integratori. In conclusione, la scelta vegetariana o vegana è profondamente rispettabile, ma deve essere perseguita, per sé, con attenzione alla composizione dei pasti e al controllo delle carenze di ferro, calcio, vitamine D e B12 e acidi grassi n-3 a lunga catena. maggio 2013

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fatti e contraffatti

Vongole sicure con i biomarcatori Spesso protagonisti dei menù al profumo di mare, questi carnosi e ottimi molluschi possono però riservare spiacevoli sorprese. Per evitarle, un gruppo di ricercatori italiani ha elaborato un sistema di screening rapido ed economico che aiuta consumatori e produttori onesti

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di Germana Cabrelle

Il souté di vongole è un antipasto semplicissimo da preparare. Basta un po d’olio, aglio, prezzemolo, peperoncino e vino bianco, e può essere anche la base per una gustosa spaghettata. Le vongole, oltre che veraci devono essere freschissime e soprattutto controllate, perché essendo dei molluschi filtratori accumulano facilmente nelle loro carni anche tracce di diossina, pericolosa per la salute perché, a lungo termine, cancerogena. Per evitare di portare in tavola vongole tossiche la Regione Veneto ha fatto eseguire indagini ambientali a un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Biomedicina comparata e Alimentazione dell’Università di Padova sulle vongole della zona di Porto Marghera, dove è molto alta la presenza di inquinanti persistenti. «Il risultato più rilevante – spiega il professor Luca Bargelloni che ha guidato l’equipe scientifica – è stato l’isolamento di una serie di “impronte molecolari” che identificano le vongole provenienti dall’area di forte inquinamento di Porto Marghera. Questi biomarcatori stabili di inquinamento potrebbero avere un’importante applicazione pratica nell’ambito dei controlli ufficiali così come nell’autocontrollo lungo la filiera produttiva». Attualmente le attività di controllo sui prodotti ittici hanno costi elevati e tempi lunghi, mentre con questa nuova metodologia si apre la possibilità di praticare uno screening rapido ed economico, così da indirizzare meglio le costose analisi dirette sulla presenza di residui chimici ed evitare la commercializzazione di prodotti prelevati da aree inquinate. La nuova tecnologia scoperta dai ricercatori padovani in cinque anni di studio – e pubblicata sulla rivista Molecular Ecology – permette di individuare le vongole “a rischio” attraverso l’analisi contemporanea della risposta biologica di migliaia di geni a diverse condizioni ambientali e anche (e soprattutto) agli agenti inquinanti. «Abbiamo pescato le vongole in diverse zone, incluse quelle vietate – spiega Bargelloni – un lavoro durato oltre un anno e sostenuto economicamente dalla Regione Veneto e dal Magistrato alle Acque. Abbiamo usato una tecnologia molto potente che viene solitamente impiegata nella ricerca biomedica e che misura in un unico esperimento e in tempo ridotto il livello di accensione e spegnimento di migliaia di geni. Un test di questo tipo può essere fatto in qualsiasi altra zona di mare dove vi sia sospetto di inquinamento, per aumentare la sicurezza del consumatore e favorire i produttori onesti che allevano o pescano le vongole nelle zone permesse».


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almanacco di barbanera

di M. Pia Fanciulli

Maggio, l’estate a un passo Definitivamente archiviati freddo e giornate trascorse in casa, il richiamo a uscire è irresistibile, tanto quanto il profumo inebriante dei fiori. Mentre nei prati arrivano le buone erbe salutari, pronte a depurarci in attesa dell’estate

Da ricordare Mercoledì 1° maggio San Giuseppe artigiano, Festa del lavoro Sembra davvero che il 1° maggio apra le porte alla bella stagione. Di colpo l’aria ha già un che di vacanza e si spera in un bel ponte per prendersi una rigenerante pausa dagli impegni di ogni giorno. Anche perché di festa dei lavoratori si tratta, che da noi si celebra insieme a quella di San Giuseppe artigiano. Tra le due, però, la prima a nascere fu quella del lavoro, ufficializzata a Bruxelles nell’agosto del 1891 dal Congresso dell’Associazione Internazionale dei lavoratori. Quella religiosa venne infatti dopo, nel 1955, istituita da Pio XII.

Saggezza popolare • Maggio fresco e bagnato giova alla vigna e al prato. • L’acqua di maggio sbianca la tela e fa belle le donne. • Per Santa Rita ogni rosa è fiorita. • Maggio ridente, fa allegra la gente.

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Belli e sani Per affrontare l’estate con tutta l’energia possibile bisogna prima sfruttare al massimo i regali che la natura ci fa in primavera. Cominciando dalla mattina, con un infuso di tè verde che depura e pulisce. Nell’arco della giornata bere un paio di tazze di infuso di tarassaco, le cui radici sono fortemente depurative. Il gusto amarognolo del tarassaco arricchisce inoltre le prime insalate di primavera oltreché aiutare la diuresi. Anche l’ortica ha una doppia funzione: il decotto, o l’infuso per i meno “coraggiosi”, ha un forte potere diuretico e depurativo; se usata come ultimo risciacquo dopo uno shampoo, invece, dona forza e lucentezza ai capelli. In impacco direttamente sulla cute, infine, aiuta a contrastare la forfora, specialmente se causata da un fegato “stanco”.

Sole e Luna

Orti e dintorni

Il Sole Il 1° sorge alle 05.56 e tramonta alle 19.59 L’11 sorge alle 05.44 e tramonta alle 20.10 Il 21 sorge alle 05.34 e tramonta alle 20.20 Il 1° maggio si hanno 14 ore e 03 minuti di luce solare – mentre il 31 se ne hanno 15 e 01 minuti. Si guadagnano 58 minuti di luce solare.

Se non si è già fatto, portare all’aperto e rinvasare le piante d’appartamento. Nel farlo sarà bene utilizzare vasi poco più grandi di quelli in cui si trovano le piante e acquistare terriccio specifico. Se poi si hanno delle sansevierie, travasarle ogni due anni dividendo i cespi, mentre nell’anno di fermo arricchirle con concimi idrosolubili e allentare il terriccio superficiale per evitare che si compatti provocando ristagni idrici. Quanto ai lavori in giardino, combattere, in Luna calante (1-9 e 26-31), gli afidi delle rose ed eliminare i fiori appassiti recidendoli sotto la terza foglia vera. Portare inoltre all’esterno, in luogo non troppo assolato, le piante grasse. Cimare i crisantemi e mettere i tutori alle dalie. Nell’orto è il momento di cimare cocomeri e meloni dopo la terza foglia, per favorirne le ramificazioni laterali. Seminare carote e insalate. Mettere i sostegni ai pomodori da mensa e da conserva. In Luna crescente (11-24) seminare i fagiolini e trapiantare il basilico. Nel giardino, terminare i trapianti delle specie annuali, come il geranio e le piante a fioritura estiva. Ridurre la vegetazione, ovvero sfoltire gli arbusti sfioriti al fine di stimolarli alla produzione di rami fioriferi per l’anno successivo.

La Luna Il 1° sorge alle 00.57 e tramonta alle 11.14 L’11 sorge alle 06.38 e tramonta alle 21.36 Il 21 tramonta alle 02.56 e sorge alle 16.10 La Luna è all’Apogeo lunedì 13 alle ore 16. È al Perigeo domenica 26 alle ore 04. Luna in viaggio In questo mese i giorni favoriti dalla Luna per gli spostamenti sono: 2, 3, 6, 7, 8, 26, 29, 30.


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appuntamenti del mese appuntamenti maggio

di Gilda Ciaruffoli

Assaggi (di stile) milanesi 30 maggio - 2 giugno

Scelti per voi dove mangiare

dove dormire

La Santeria L’aperitivo, un classico milanese, rivisitato in chiave ayurvedica. Da 5 euro Via Paladini, 8 www.santeriamilano.it

Ostello Bello A due passi dai Navigli, accogliente e decisamente giovane. Posto letto da 28 euro Via Medici, 4 www.ostellobello.com

Nobile Bistro de Milan Le 2 stelle di Claudio Sadler si sentono, dalla colazione, al tè delle 5, alla cena. Si pranza con 20 euro Corso Venezia, 45 - www.nobilebistro.it

Château Monfort Cinque stelle dal design ispirato al mondo delle fiabe. Doppia da 300 euro Corso Concordia, 1 www.hotelchateaumonfort.com

Il Superstudio Più, cittadella della creatività che sorge in uno dei quartieri più glamour di Milano, apre le porte al food e lo fa ospitando l’edizione meneghina del più grande Restaurant Festival del mondo: Taste of Milano. L’evento apre ufficialmente la stagione italiana dei Taste Festivals, network mondiale che tocca ormai ben 15 città e 5 continenti, dall’Europa all’Asia, passando per Emirati Arabi, Africa e Oceania, e coinvolge ogni anno oltre 200 ristoranti e circa 300 mila foodies. Un’occasione unica quella di Taste of Milano per spizzicare tra le 36 proposte di 14 dei migliori chef nazionali a prezzi popolarissimi (4-6 euro a portata) abbinandoli ai vini suggeriti dall’enoteca romana Trimani. In programma showcooking e corsi di cucina, ma anche una wine academy per scoprire le migliori cantine e le più prestigiose birre artigianali, nonché la possibilità di acquistare le eccellenze della produzione nazionale. Visto che siete in zona, poi, per smaltire un po’ di degustazioni fate due passi sui Navigli, proseguite quindi in corso di Porta Ticinese dove sbizzarrirvi nello shopping di tendenza e ammirare le deliziose chiese di Sant’Eustorgio e San Lorenzo, con le sue belle colonne. Cammina cammina arrivate in Duomo, dove non perdere il Museo del Novecento e godere della mostra dedicata ad Andy Warhol, visitabile fino a settembre. Come assaggio milanese può bastare? Se però vi resta ancora uno spazietto… gli appuntamenti con i Taste Festivals in Italia proseguono! A Roma, dal 26 al 29 settembre e, in dicembre, con la prima edizione di un nuovo Taste assolutamente magico…

Milano – Lombardia www.tasteofmilano.it

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appuntamenti maggio

fino al 31 maggio Una mostra in tandem

Dalla Sicilia a Milano. Questo il viaggio compiuto dall’Antica Focacceria San Francesco e da Tommaso Chiappa, artista che, in contemporanea, espone le sue opere nella sede palermitana e nella storica sede milanese (quella di via San Paolo 13) del locale, portando, proprio come ha fatto questa celebre istituzione del gusto, un po’ dei colori, dei profumi (e dei sapori!) della sua terra nel capoluogo lombardo, illuminandoli con le luci della metropoli.

Milano – Lombardia Palermo – Sicilia www.afsf.it

4-6 maggio

9-12 maggio

L’altra Toscana

È “lento” il mare di tutti

L’Anteprima vini della costa Toscana si fa in tre. Una giornata in più rispetto al passato per scoprire “l’altra Toscana” del vino nel suo tradizionale appuntamento annuale che porta in degustazione il meglio della produzione costiera: più di 80 viticoltori da Massa Carrara, Lucca, Pisa, Livorno e Grosseto. Presso il Real Collegio di Lucca, grandi aziende e piccole realtà a conduzione familiare si raccontano nel bicchiere attraverso l’assaggio di oltre 400 etichette fra campioni en primeur e annate in commercio.

Lucca – Toscana

www.anteprimavini.com

Genova – Liguria www.slowfish.it

1-5 maggio

11-26 maggio

Alla corte del bio

Petali di gusto

Officinalia, mostra mercato dedicata all’alimentazione biologica, è ospitata nel castello di Belgioioso che per l’occasione viene diviso in aree tematiche legate al mondo del bio: previsti spazi dedicati all’alimentazione e alla cura della persona a tutto tondo (dall’abbigliamento alla cosmesi, dalle pratiche di benessere all’arredo…). Particolare è l’attenzione all’agricoltura biologica e biodinamica.

Belgioioso (Pv) – Lombardia www.belgioioso.it/officinalia

6-8 maggio Candida delizia Dop

Dura tre giorni Le strade della mozzarella, convention dedicata all’originale prodotto derivato dal latte di bufala fresco durante la quale tanti sono gli appuntamenti con i grandi chef, i maestri pizzaioli, i produttori di qualità. L’occasione è quella buona per conoscere meglio le specificità di questo squisito formaggio Dop, capace di sviluppare desiderio al solo nominarlo.

Paestum (Sa) – Campania

www.lestradedellamozzarella.it 28

Nel suggestivo spazio all’aperto del Porto Antico torna Slow Fish, la manifestazione dedicata al mondo ittico e agli ecosistemi acquatici. “Il mare di tutti” è il tema al centro della sesta edizione, che quest’anno si apre alla città con un evento a ingresso libero allestito sulle banchine che si affacciano sul mare, per far conoscere al grande pubblico l’ambiente marino e le risorse ittiche in maniera semplice e godibile. Novità dell’edizione 2013 sono gli appuntamenti Fish & Chef, in cui 16 tra i più grandi nomi della ristorazione italiana e internazionale interpretano il pescato di giornata proponendo in abbinamento selezionate etichette di vino o birra.

maggio 2013

Riso & Rose in Monferrato è una grande “manifestazione diffusa” durante la quale si svolge un’ampia serie di appuntamenti sparsi tra il Monferrato Casalese, la piana del Po e la vicina Lomellina. Florovivaismo, arte, hobbistica ed enogastronomia tipica sono protagonisti dei vari eventi in programma, che si affiancano al tema trasversale di quest’anno, ovvero “biodiversità e paesaggio”, con attenzione all’arte e alla storia.

Località varie – Piemonte

www.risoerose.monferrato.org


foto di Carlo Silva

19 maggio La qualità, da toccare con mano

Per corti e cascine è la tradizionale giornata di “porte aperte” che coinvolge circa 90 realtà agricole distribuite nel territorio lombardo, durante la quale i visitatori hanno la possibilità di entrare nelle aziende e visitare le cascine, gli allevamenti e le coltivazioni oltre ai laboratori dove avvengono i processi di trasformazione dei prodotti. Ad accompagnare gli ospiti in un percorso di conoscenza multisensoriale che, partendo dal rispetto per le tradizioni, arriva all’agricoltura moderna, sono gli stessi agricoltori, i fattori che ogni giorni lavorano in cascina per produrre materia prima, formaggi, conserve, carni… di eccellente qualità. L’evento inaugura una vera e propria stagione di iniziative; gli appuntamenti proseguono infatti fino all’autunno inoltrato con un calendario di eventi di vario tipo: dai mercati nelle piazze e nelle cascine alle iniziative itineranti tra cibo e cultura. Località varie – Lombardia - www.turismoverdelombardia.it

17-18 maggio

17-19 maggio

L’arte del buon bere

tap dance, food & fashion

Dodici grandi dimore storiche fiorentine aprono i loro cortili e giardini per la quarta edizione di WineTown, manifestazione che vede l’intreccio inusuale di degustazioni di vino, concerti e spettacoli. La due giorni che inebria di gusto, profumi e musica il cuore di Firenze permette di scoprire, degustare e godere il vino di qualità, ascoltando i concerti che si concentrano a Palazzo Pitti, Bargello e Loggia del Grano o assistendo a spettacoli teatrali di grande suggestione nei palazzi che si snodano tra via Tornabuoni, via del Proconsolo e l’Oltrarno.

Firenze – Tocana - www.winetown.it

Arriva a Milano il primo Festival italiano di Tap Dance (la danza da noi nota come tip-tap), tra guest star internazionali – come l’italiana Erminia Moscato – lezioni pratiche pensate per ogni livello, incontri sulla storia di questa danza e tante altre iniziative. Culmine del festival è la Fashion & Tap Night che si svolge il 18 presso la Maison Moschino di Viale Monte Grappa, una notte magica che fa rivivere il sogno che negli anni ’20 e ’30 incantava gli ospiti del celebre Cotton Club di New York, grazie anche a un’esclusiva e ricercata fusione culturale tra fashion, tap dance e food.

Milano – Lombardia www.maisonmoschino.com maggio 2013

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appuntamenti maggio

26 maggio Nel cuore del vino

17-19 maggio

19 maggio

Il sapore di una terra

patrimonio del gusto

Maremma Winefoodshire è il salone dei vini, delle eccellenze agroalimentari e della cultura maremmana, che porta questo territorio, coi suoi prodotti e i suoi produttori (130 in totale), ma soprattutto il suo stile di vita, dentro la cerchia delle possenti mura che racchiudono il suggestivo borgo di Grosseto.

Grosseto – Toscana

www.maremmawineshire.it

Un castello del XIII secolo e lo spumante Docg più amato d’Italia. È questo il binomio protagonista di Vino in Villa, festival internazionale del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore che consente agli ospiti di fare una vera e propria full immersion in questo spumante nato da vigneti “fatti a mano”, con cui nei secoli l’uomo ha ricamato le pendici delle colline oggi candidate a Patrimonio Unesco.

Susegana (Tv) – Veneto www.prosecco.it

19-20 maggio Calici in piazza

17 maggio – 23 giugno Dolcezza itinerante

Parte l’Italia Gelato Tour, il roadshow che, coinvolgendo i migliori gelatieri e le principali aziende del settore dall’Italia e dall’estero, valorizza la tradizione italiana del dolce freddo inventato nel Rinascimento dal poliedrico artista Bernardo Buontalenti. Il gelato all’italiana è dunque protagonista nelle piazze storiche di Firenze (17-26 maggio), Milano (31 maggio – 2 giugno), Roma (21-23 giugno) e Torino (7-9 giugno) per un tour goloso che accompagna all’estate e richiama pubblico da tutto il mondo. Grande attenzione è dedicata ai territori e alle città ospitanti, con un focus sull’evoluzione storica del gelato in ciascun contesto.

Firenza, Milano, Roma, Torino www.firenzegelatofestival.it 30

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Pietrasanta Vini d’Autore – Terre d’Italia si svolge nel cuore di uno dei borghi più vivi della Versilia. Sotto le volte del suggestivo Chiostro di S. Agostino, in pieno centro storico, ha luogo il raduno vitivinicolo composto da una selezione eclettica, variegata e non scontata della produzione d’eccellenza dello Stivale.

Pietrasanta (Lu) Toscana www.pietrasantavini.it

Le cantine socie del Movimento Turismo del Vino aprono le loro porte al pubblico, in occasione di Cantine Aperte, appuntamento diventato nel tempo una filosofia, uno stile di viaggio e di scoperta dei territori del vino italiano. Oltre alla possibilità di assaggiare i vini e di acquistarli direttamente in azienda, durante la giornata è possibile entrare nelle cantine per scoprire i segreti della vinificazione e dell’affinamento.

Cantine MTV, località varie www.movimentoturismovino.it

30 maggio – 2 giugno Evviva il tonno di corsa

Girotonno è una quattro-giorni di appuntamenti legati alle tradizioni culturali, artistiche ed enogastronomiche, ricca di musica e spettacolo, per celebrare l’antica tradizione e la cultura del tonno, pescato nella tonnara di San Pietro proprio nei giorni della manifestazione.

Carloforte (Ca) – Sardegna www.girotonno.it

31 maggio – 2 giugno Bollicine d’arte e spettacolo

Seguendo il tema della strada, sono l’arte, il cinema e il gusto a fare da trait d’union all’edizione 2013 di Franciacortando, manifestazione che propone un percorso sensoriale che si dipana nel territorio.Tutte le strutture associate alla Strada del Franciacorta sono aperte e organizzano visite guidate, degustazioni e microeventi nelle cantine e nei laboratori di prodotti tipici.

Località varie – Lombardia www.franciacortando.it



appuntamenti in breve 22 maggio – 7 settembre Stelle Malghe Castelli Chef stellati da gustare nelle malghe Località varie - Alto Adige www.meranerland.com

1 maggio La Faida Rievocazione storica Montecchio Maggiore (Vi) - Veneto - www.faida.it

17-19 maggio
 Le notti del salame Campagnola Emilia (Re) - Emilia Romagna - www.ilcicciolodoro.com

21-26 maggio Smell Festival Bologna 2013 Rassegna dedicata all’arte del profumo Bologna - Emilia Romagna - www.smellfestival.it

fino al 19 maggio Garda con gusto Manifestazione che coinvolge i ristoranti della zona; 18 e 19 fiera gastronomica Lagò Toscolano Maderno (Bs) - Lomb. www.prolocotoscolanomaderno.com

10-12 maggio Porchettiamo Festival delle porchette d’Italia San Terenziano (Pg) - Umbria - www.porchettiamo.com

24-26 maggio Dialoghi sull’uomo Festival di antropologia del contemporaneo Pistoia - Toscana www.dialoghisulluomo.it

1 maggio La pagliara maje maje Manifestazione folcloristica Fossalto (Cb) - Molise www.provincia. campobasso.it

25 maggio 2 giugno Mostra del Chianti Montespertoli (Fi) - Toscana www.mostradelchianti.it

17-19 maggio Festival del verde e del paesaggio Roma - Lazio www.festivaldelverdeedelpaesaggio.it

10-12 maggio 10-12 maggio

17-19 maggio Porto Cervo wine festival Porto Cervo (Ot) Sardegna www.portocervo winefestival.com

Italia Beer Festival Birre artigianali in degustazione e laboratori per l’homebrewing Roma - Lazio www.degustatoribirra.it

12 maggio Concorso regionale degli oli siciliani Finale e premiazione degli extravergine Aidone (En) - Sicilia www.morgantinon.it 32

maggio 2013

Sagra del Carciofo Bianco Pertosa (Sa) - Campania www.comune.pertosa.sa.it

8 maggio Il palio di Taranto Regata storica Taranto - Puglia www.palioditaranto.it

17-19 maggio Primavera Barocca e Infiorata Noto (Sr) -Sicilia www.comune.noto.sr.it



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magazine

Panorama Panorama 36

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56

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36 Coverstory: Cibo in gabbia

48 Un capocollo sul Tamigi

Da Cisternino il pregiato salume made in Puglia sbarca nei magazzini Harrods

I nostri vini, salumi e formaggi sono frenati da burocrazia, dazi elevati e improbabili divieti sanitari. Ma non è solo protezionismo straniero. A tenere il cibo italiano “in gabbia” è soprattutto il nostro scarso peso politico negli accordi commerciali

50 Quel menù...spaziale

da pag. 44 Rubriche

• Lo studio • I viaggi del gusto di... • Ospitalità italiana

Nemmeno in orbita gli astronauti italiani rinunciano a risotto e tiramisù

46 Personaggi: Riccardo Illy

52 Tendenze: il panino italiano

Dal caffè al cioccolato al vino: storia

Da pasto povero a sfizio gourmet, ecco

di uno dei più grandi imprenditori italiani

le evoluzioni del più classico dei cibi fast

maggio 2013

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cover story

cibo in gabbia

Due miliardi di euro. È questa la cifra che perdiamo ogni anno a causa delle restrizioni e dei limiti internazionali sulle esportazioni dei nostri prodotti agroalimentari. Libero da dazi e “barriere non tariffarie”, il cibo italiano potrebbe addirittura triplicare il fatturato dell’export e diventare la vera locomotiva dell’economia nazionale. Per ottenere un risultato del genere però non basta la qualità dell’offerta, serve sinergia tra le istituzioni. Proprio l’unica cosa che in Italia non c’è 36

maggio 2013

Italian food? Alt! Dogana di Francesco Condoluci Per poche decine di maiali allevati allo stato brado in Sardegna e considerati a rischio contagio di “peste suina africana”, i prodotti della salumeria made in Italy non possono accedere sui mercati degli Stati Uniti d’America. Con una perdita secca, da parte del nostro export, di circa 200 milioni di euro: tanto varrebbe infatti, in termini di fatturato, la domanda Usa di salumi italiani. Da un capo all’altro del mondo, la musica cambia poco: in Giappone l’importazione di carne dall’Italia è ancora condizionata dai divieti sulla Bse, la cosiddetta “sindrome della mucca pazza” che le classificazioni sanitarie mondiali considerano ormai di fatto debellata

nel nostro Paese. In Russia invece, per distribuire i nostri prodotti enogastronomici, bisogna iscriversi a una lista d’attesa e aspettare mesi, a volte anche anni, prima di ottenere la necessaria licenza d’importazione. E vogliamo parlare di quello che succede nelle dogane brasiliane quando arriva vino proveniente dall’Italia? Tra dazi di importazione, tasse locali sui prodotti alcolici e altre spese, alla fine, per poter accedere al mercato del Brasile, le aziende vitivinicole tricolori sono costrette a pagare per ogni bottiglia un costo superiore anche di 3-4 volte al valore del prodotto: costo che poi inevitabilmente si ripercuote sui prezzi al consumo. Tradotto in soldoni, la


Federalimentare: «La nota dolente? Il sistema-Paese»

stima di quanto l’Italia perde ogni anno a causa delle restrizioni e dei limiti internazionali sulle esportazioni dei suoi prodotti agroalimentari, ammonta a circa 2 miliardi di euro. Un prezzo salatissimo, in termini di mancata crescita, per un settore, quello del food&beverage italiano, che negli ultimi anni, malgrado le difficoltà e la recessione mondiale, continua a volare a doppia cifra sui mercati esteri. In ogni angolo del globo, e in particolare tra i consumatori dei Paesi a economia emergente come Russia, Cina e Sudamerica, l’italian food oggi più che mai è considerato una straordinaria eccellenza. Va da sé che se non fosse parzialmente

ingabbiato dagli elevati dazi doganali e dalle cosiddette “barriere non tariffarie” (Bnt) esistenti nei Paesi extra-Ue, il cibo italiano potrebbe addirittura triplicare il fatturato dell’export (attestato, nel 2012, a 25 miliardi) e diventare la vera locomotiva dell’asfittica economia nazionale. A frenare invece l’internazionalizzazione ci pensano le politiche restrittive adottate dai Paesi in via di sviluppo che nel 2011, come ha rilevato l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), tra divieti sanitari, raddoppio delle documentazioni e altri cavilli burocratici, hanno aumentato del 50% gli impedimenti al commercio internazionale.

A chiudere il cerchio c’è l’atavica incapacità del Governo italiano di far valere, in seno all’Ue, il proprio peso diplomatico negli accordi internazionali. Basti pensare che mentre i prodotti italiani a base di carne bovina, in Giappone, come detto, sono off limits, la Francia – malgrado sia messa peggio di noi nelle classificazioni sanitarie mondiali relative alla Bse – è riuscita a negoziare un accordo che consente alle sue aziende di esportare la carne nel Paese del Sol Levante. Com’è possibile? Lo abbiamo chiesto al consigliere di Federalimentare, Luigi Scordamaglia, impegnato da tempo con l’associazione che raggruppa gli industriali del settore alimentare italiano, nella battaglia per “liberalizzare” il cibo italiano nel mondo. «Questa disparità di trattamento è resa possibile dal fatto che il nostro sistema-Paese, a differenza di quello francese, non ha la forza politica per imporre l’abbattimento di alcune Bnt – ci spiega – per rafforzare l’export dell’enogastronomia non basta la qualità dei prodotti. Ci vuole una sinergia fattiva tra le istituzioni preposte, che finora non c’è stata. Anzi,in passato,troppo spesso il comparto agroalimentare italiano, nei negoziati commerciali con altri Stati, è stato sacrificato a vantaggio di altri settori, come ad esempio le automobili. E oggi che il food&beverage ha delle potenzialità illimitate, noi non possiamo esportare, ad esempio, la nostra bresaola negli Usa per via di allarmi, come quello sulla Bse, che non hanno ragion d’essere, come confermano le autorità sanitarie mondiali». La critica di Federalimentare alla miopia della maggio 2013

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cibo in gabbia

In foto: Luigi Scordamaglia, consigliere di Federalimentare

classe politica italiana è tanto più sferzante se si pensa che mentre gli apparecchi elettronici made in China (così, come del resto, gli orologi svizzeri o gli iPad dell’americana Apple) continuano ad avere vita facile alle nostre frontiere, i salumi nostrani, per entrare nel Celeste Impero, sono "costretti" a passare da importatori di Hong Kong, con le autorità cinesi che cambiano di continuo le richieste di documentazione.Misure,cioè, che, come mille altre in tutto il mondo, puzzano di “protezionismo” lontano un miglio. «Beh, il cibo, per sua natura, più di altre merci, è destinato a incontrare ostacoli non solo in termini di dazi, ma anche sul piano sanitario, fitosanitario e

"I negoziati con la Cina, per togliere una barriera non tariffaria, non li fa l’Istituto per il Commercio Estero. Ma un governo capace. L'Ice, da sola, non può fare miracoli" veterinario – osserva ancora Scordamaglia – ma queste limitazioni non tariffarie sovente vengono utilizzate strumentalmente per tenere fuori i nostri prodotti da alcuni Paesi in via di sviluppo come Cina e Sudamerica ma anche da mercati “maturi” come gli Usa, dove il bere e il mangiare italiano suscitano una domanda fortissima. Gli sforzi di liberalizzazione degli ultimi anni con l’accordo, poi fallito, del Wto e i negoziati bilaterali in essere tra Ue e Corea del Sud, o quelli in fase di discussione con Usa e Giappone, non sono sufficienti: una semplificazione degli scambi agevolerebbe tantissimo l’Italia che più di tutti ha capacità offensive sul mercato agroalimentare e ha un export ancora non rispondente alle sue reali potenzialità di mercato. Il nostro Paese deve però impegnarsi a rendere l’agroalimentare un settore prioritario e strategico per l’economia nazionale». A giocare un ruolo importante in que-

Dazi, Bnt e commercio internazionale A parte le imposte, ovvero i prelievi sul valore del prodotto da pagare alle dogane (dazi più Iva), per importare merci di qualunque natura nei Paesi terzi (cioè non facenti parte dell’Ue, entro la quale vige il regime di libero scambio) bisogna fare i conti anche con le “barriere non tariffarie” che possono essere suddivise in 5 tipologie: barriere tecniche; misure sanitarie e fitosanitarie; infrastrutture per il trasporto e costi di trasporto; standard privati; costi di transazione. Gli scambi commerciali mondiali, in termini di costi e procedure, sono disciplinati, oltre che dall’OMC, da accordi multilaterali (stipulati cioè tra più Paesi) e bilaterali (tra due singole nazioni). 38

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sta partita potrebbe essere anche il rinnovato Istituto per il Commercio Estero che in passato però non ha prodotto i risultati sperati. «L’Ice da sola non può far nulla – ammonisce Scordamaglia che dell’Istituto per il Commercio Estero è membro del CdA – nessun singolo organismo può sostituire o supplire alle mancanze di un intero sistema-Paese. I negoziati bilaterali con la Cina per togliere una barriera non tariffaria non li fa l’Ice, ma un governo capace di coordinare i ministeri competenti e utilizzare l’Agenzia delle Dogane in funzine di reaction. L’Ice è solo un pezzo del sistema che si occupa di assistere le aziende nell’esportazione e di promuovere all’estero il made in Italy, peraltro con pochissime risorse rispetto a quelle parcellizzate nelle amministrazioni locali. Se il sistema non funziona nella sua interezza, l’Ice, pur impegnandosi al massimo, non può fare miracoli».

Per saperne di più: aidaonline.agenziadogane.it www.ice.gov www.ec.europa.eu www.tares.ch


A sinistra Rolando Chiossi, vicepresidente di GIV (Gruppo Italiano Vini), una realtà che fattura 150 milioni di euro e detiene la leadership nell’export del vino nazionale

Vino italiano nel mondo? C’è ancora molto da lavorare Il Gruppo Italiano Vini è una delle più importanti e competitive aziende italiane nel mondo. Nell’ultimo quarto di secolo, con la creazione di una decina di società (controllate o partecipate) di commercializzazione all’estero che rappresentano vere e proprie società di importazione e distribuzione, ha praticamente raggiunto la leadership nell’export del vino. Oggi fattura circa 150 milioni di euro e occupa oltre 300 persone fuori dai confini nazionali. Rolando Chiossi è il vicepresidente di Giv. «Rispetto a 25 anni fa, il quadro mondiale del vino italiano è cambiato – spiega – a fianco dei tradizionali esportatori, sono nate una serie di piccole e medie imprese, agevolate anche dai fondi dell’Organizzazione Comune dei Mercati per la promozione del vino sui Paesi terzi. Vecchi e nuovi esportatori hanno fatto registrare record di export a volume e a valore». Le politiche commerciali dei governi italiani hanno contribuito a tale exploit? Molto limitatamente. I casi dell’Ice, prima sciolta e ora riavviata con minori dotazioni, e la messa in liquidazione di Buonitalia sono emblematici. Il successo del vino italiano all’estero è merito quasi esclusivo degli operatori. Solo ultimamente l’Ocm vino ha messo a disposizione risorse importanti per la promozione sui Paesi terzi.

Anche per quanto riguarda il vino però, dazi doganali e barriere non tariffarie continuano a ostacolare l’accesso ai mercati globali… Sì, in particolare sono le Bnt a frenare l’export. Pensiamo alle richieste eccessive di documentazione, alle analisi non previste dalle normative, all’imposizione di “warning” in etichetta o all’obbligo di bollini. Ancor più se pensiamo alle limitazioni alle licenze di importazione, vedi Russia, o al contingentamento, fortunatamente rientrato, delle importazioni in Brasile.

Quali sono i Paesi in cui è più costoso e difficile entrare? Il caso del Brasile è emblematico in quanto,oltre alla tassa di importazione pari al 27% sui vini provenienti da Paesi non facenti parte del Mercosur, vengono imposte una serie di tasse federali e statali sul vino e sui prodotti alcolici, sia ad valorem, che a volume, che raddoppiano e spesso triplicano il costo dei vini stessi. Se a ciò aggiungiamo i ricarichi degli importatori, dei distributori e i trasporti il prezzo finale arriva a 5/6 volte rispetto quello d’origine. Cosa andrebbe rivisto nelle politiche commerciali e negli accordi con i Paesi extra-Ue per favorire l’export? È l’Europa nel suo insieme che deve condurre le trattative negoziali con i paesi terzi. È finita l’era dei trattati multinazionali, come dimostrano le difficoltà del Doha round. Ora è più utile puntare ad accordi regionali o bilaterali diretti fra Ue e i singoli Paesi terzi. In questo campo devono trovare protezione anche le nostre denominazioni dei vini. Molto si è fatto, importanti discussioni sono in corso, ma molto è ancora da fare. Anche le aziende però devono adeguarsi: le dimensioni sono conditio sine qua non per poter sostenere i costi di un processo di internazionalizzazione, specialmente nei nuovi mercati dove i rientri degli investimenti sono a lungo termine. La sola costituzione di associazioni temporanee d’impresa o di Consorzi per l’export, pur essendo utili per fiere, manifestazioni o primi contatti, non è risolutiva». maggio 2013

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cibo in gabbia

Fare impresa all’estero: dove e come La parola all’avvocato Antonello Martinez, un "guru" dell’internazionalizzazione di Francesco Condoluci

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È il presidente dell’Associazione Italiana degli Avvocati d’Impresa da ormai 15 anni. Ma il suo cursus honorum è davvero chilometrico. Dal 1978, quando si è laureato in legge nella sua terra d’origine, a Cagliari, di medaglie al petto, dentro i tribunali di mezzo mondo, ne ha appuntate davvero tante. Un vero “asso della contrattualistica” che, negli anni, assieme alle decine di legali esperti della materia che oggi

affollano il suo studio principale a Milano, il Martinez & Novebaci, si è specializzato nell’assistere le imprese italiane nei processi di internazionalizzazione. «Prendiamo le aziende per mano e le portiamo all’estero a fare quattrini» commenta, aggiungendo che nel 2012 le imprese assistite dal suo studio hanno generato sui mercati stranieri affari per 120 milioni. Il suo nome è Antonello Martinez e non ha bisogno di tante presentazioni. Basti dire che è stato consigliere giuridico parlamentare e avvocato di ministri e aziende che contano parecchio nel nostro Paese. Il 2013 lo ha consacrato pro-rettore dell’Università di Lugano e anche scrittore di successo per la casa editrice Sperling&Kupfer con il libro Quando il diritto va a rovescio. Riflessioni semiserie sull’involontaria comicità della legge che, appena uscito, manco a dirlo, è già un caso editoriale. Ma ciò di cui Martinez va più fiero sono le sue relazioni internazionali, quelle che lo hanno portato, tra le altre cose, a essere il rappresentante in Italia del Dipartimento di Sviluppo Economico del Governo di Dubai. «Gli Emirati Arabi sono la nuova frontiera – spiega – ci sono margini di crescita impressionanti. Sei anni fa, accompagnai a Dubai una signora che aveva un piccolo negozio di pasta fresca a Milano. Mangiammo assieme dentro un resort di lusso, ma la pasta che ci servirono era improponibile. La convinsi a far assaggiare i suoi tortellini al direttore della struttura. Oggi quella signora ha uno stabilimento con 120 lavoranti e distribuisce la sua pasta nei 580 alberghi di Dubai e in buona parte del Medio Oriente». Perchè ha scelto di concentrarsi sull’internazionalizzazione delle aziende italiane? Perchè ritengo che l’export sia l’unica vera forma di sopravvivenza per le pmi italiane. Ho cominciato a prenderne con-


"La Russia e gli Emirati Arabi sono le mete più vocate al business italiano e a quello del food in particolare. Ad oggi, gli unici presenti però sono i grandi brand. E invece ci sarebbe mercato anche per le aziende piccole e medie"

Nella pagina a fianco, l'avvocato Martinez. Sopra una veduta notturna di Dubai, in basso il profilo della cattedrale di San Basilio, uno dei simboli della città di Mosca

sapevolezza a partire dal 2007. Già allora, nei dati economici italiani, si leggevano le avvisaglie della crisi, ecco perchè ho cominciato a proporre ai clienti di aprire nuovi mercati. A Dubai le previsioni di crescita erano al 400% e c’era una fame mostruosa di made in Italy. Quando ho conosciuto l’avvocato di Al Maktum, l’emiro di Dubai e primo ministro degli Emirati, gli ho chiesto se aveva interesse a importare beni italiani. Il giorno dopo mi ha dato una lista di 36 prodotti. Loro impazziscono per il fashion italiano: la moda, la Ferrari, i cibi come la mozzarella, la pasta fresca, il caffè espresso.

Ma per i piccoli non è facile andare all'estero. Costi alti, dazi, barriere, burocrazia. Come si fa? Il nostro studio ha individuato la formula giusta: in Russia o negli Emirati, effettua sondaggi con potenziali partner e investitori locali per capire se un prodotto può funzionare. Poi, mette assieme cordate di piccoli imprenditori per suddividere le spese e quindi li inserisce su quel mercato, mediante le nostre relazioni e un’assistenza qualificata alle branch per tutta la parte burocratica: documentazione, dazi, barriere. L’assistenza è fondamentale: senza, si rischia di andare incontro a truffe, perdite di tempo e investimenti sbagliati. Perchè le istituzioni pubbliche spesso non sono altrettanto capaci di assistere le nostre imprese? Perchè la politica non asseconda certi processi virtuosi. Anche sull'estero si pensa solo a sistemare gli amici degli amici, invece di aiutare seriamente le aziende. Ho assistito personalmente a missioni d'affari istituzionali che assomigliavano più a delle gite-premio. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. O no?».

Oltre agli stretti rapporti con Dubai, la sua sfera d'influenza comprende anche relazioni privilegiate con la Russia, giusto? Sì, Mosca, assieme agli Emirati, è l'altra meta più vocata al business italiano. Del resto è a sole 3 ore di volo da Milano, c’è molta ricchezza e una domanda di “prodotto-Italia” altissima. Gli unici presenti però sono i grandi brand. E invece ci sarebbe spazio anche per le piccole e medie imprese. maggio 2013

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cibo in gabbia

Export: uno su mille ce la fa ...ma quanto è dura la salita. La testimonianza di tre produttori di Riccardo Lagorio

Per saperne di più: www.bonat.it Azienda agricola Paglione: Tel. 0881.024905 www.sangiovannello.it 42

maggio 2013

Se la situazione economica nel nostro Paese non è certo confortante, anche le aziende agroalimentari cercano uno sbocco all’estero. Non senza intoppi e problemi, talvolta a causa di barriere all’entrata da parte dei Paesi terzi (camuffate da regole di carattere sanitario). Ma anche per l’inesistenza o quasi di soggetti che dovrebbero stare a fianco dei piccoli imprenditori e istruirli ad avere rapporti con l’estero. In sintesi vale l’antico adagio: aiutati che Dio t’aiuta. Gianluca Bonati è un produttore di Parmigiano Reggiano che esporta l’80% del fatturato, ora che in Italia il mercato è praticamente fermo. «Quando mi presentai la prima volta agli enti preposti (Camera di Commercio e prefettura, nda) per l’esportazione di Parmigiano Reggiano in Arabia Saudita notavo una certa perplessità da parte dei miei interlocutori – raccon-

ta – non capivo se non erano preparati o quasi indisposti dalla mia richiesta di aiuto». L’Arabia Saudita, dove Bonati esporta oltre il 3% delle sue forme, impone per il formaggio italiano che l’allevamento sia indenne da paratubercolosi. Questo però lo deve certificare l’Azienda Sanitaria Locale. Poi è la Camera di Commercio che vidima il documento, e la Prefettura che lo timbra e lo avvalora. Tutto deve essere legalizzato da parte del consolato saudita di Milano e trasmesso per la traduzione legalizzata all’ambasciata di Roma. «Per ogni esportazione – spiega ancora Bonati – passano oltre 10 giorni per evadere le questioni burocratiche e doganali e ci vogliono circa 300 euro. Una piccola realtà non sempre può permettersi questo tipo di investimento». Le informazioni sono state carpite poco a poco con la tenacia propria dei Bonati e oggi il rammarico è che il principe


"Ad ogni esportazione, per evadere le questioni burocratiche e doganali, passano oltre 10 giorni e ci vogliono 300 euro. Una piccola azienda non sempre può permettersi questo tipo di investimenti" dei formaggi non può arrivare in Russia, in Brasile o in Cile e in Perù. Le tavole dove le nostre forme vengono stagionate sono ovviamente in legno. Questo avviene da sempre. Ma questi Paesi richiedono che il legno sia sostituito dal teflon. Ciò mette a rischio la nostra tradizione e abbiamo preferito desistere… Molto più semplice esportare negli Stati Uniti e in Giappone». Proprio con il Giappone Beniamino Faccilongo ha invece incontrato difficoltà “interpretative” dei suoi prodotti. La sua azienda agricola Paglione produce olio extravergine di oliva monovarietale, ma soprattutto pomodori biologici nel Subappennino Dauno. Il 30% della produzione varca i confini nazionali e per un’azienda a gestione strettamente familiare questo è un risultato conquistato con grande fatica investendo tempo e risorse in fiere internazionali. «Bisogna adeguarsi a pensare come la gente che vive nei Paesi dove si desidera esportare», dice. Quindi denominare il prodotto con qualcosa che esiste nel Paese di destinazione. In Giappone appunto non esiste la definizione di “pomodoro pelato”. E poiché per fare entrare nel Paese del Sol Levante una merce edibile è richiesto l’elenco delle categorie dei prodotti (checking list), i Faccilongo hanno dovuto conformare nella checking list la descrizione di pelato come “triturato” per potere esportare nelle boutique alimentari giapponesi. È proprio il caso di dire: Paese che vai usanza che trovi. Anche Loredana La Placa di Villarosa ha ingaggiato una lotta contro la burocrazia per riuscire a far affer-

I mercati russi, brasiliani e sudamericani sono off limits per il Grana Padano lasciato stagionare sulle tavole di legno. In Giappone invece possono entrare solo le merci alimentari già esistenti nel Paese e inserite in una speciale "checking list" di prodotti

mare sui mercati del nord Europa i prodotti della terra siciliana. «Malgrado siamo stati premiati dal Mipaf per la multifunzionalità in azienda, poi ci troviamo a dovere ogni giorno rincorrere il mercato: in alcuni casi le varietà di legumi e di cereali che coltiviamo sono sconosciute o mai citate nella letteratura scientifica. Quindi ci si trova a dover preparare documentazione integrativa per i Paesi dove questa è ritenuta carente». E con buona pace della semplificazione a documenti si aggiungono documenti come accompagnamento alle merci… maggio 2013

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lostudio Non è solo la voglia di risparmiare, ma anche l’idea che molti prodotti “italiani” siano comunque realizzati all’estero, a spingere verso marche straniere In quale settore preferisce acquistare prodotti stranieri?

… e compra come parli! Sono ben 4 gli italiani su 10 che scelgono prodotti e servizi stranieri, favorendo la “concorrenza” senza rendersene conto Amano i valori e l’autenticità del made in Italy ma poi, senza accorgersene, favoriscono la concorrenza: 4 italiani su 10 acquistano prodotti e servizi in negozi di origine estera. Lo fanno principalmente per risparmiare (67%) e sperimentare ciò che è diverso (21%). I settori preferiti per l’acquisto di prodotti e servizi stranieri? Tecnologia (34%) e food (26%). Quando devono fare un acquisto, gli italiani controllano nell’ordine: prezzo (41%), eti-

chetta (33%), provenienza (16%). Quali sono i luoghi gestiti da stranieri in cui ci si reca di solito? Ristoranti/bar (40%), negozi d’abbigliamento (28%) e di telefonia (21%). È quanto emerge da uno studio promosso dalla nostra rivista condotto tramite interviste web a oltre 1.300 italiani, uomini e donne, di età compresa tra 18 e 55 anni, per rilevare qual è il comportamento degli italiani nei confronti dell’acquisto di prodotti italiani ed esteri.

34%

Food

26%

Lusso

18%

Arredamento

12%

Moda

10%

Quando acquista, cosa guarda per primo in un prodotto? Il prezzo

41%

L’etichetta

33%

Il luogo di provenienza

16%

La scadenza

6%

Altro/non so

4%

Quando deve fare acquisti, si reca in un negozio italiano o straniero? Italiano

53%

Straniero

41%

È indifferente

6%

Compra più prodotti italiani o stranieri?

In quale settore preferisce acquistare prodotti italiani?

In quali tipi di negozi stranieri si reca in particolare?

Italiani

34%

Food

35%

Ristoranti/bar

40%

Stranieri

27%

Moda

27%

Negozi d’abbigliamento

28% 21%

Dipende, a seconda del prezzo

22%

Arredamento

21%

Negozio telefonia/internet

È indifferente, purché siano di qualità

17%

Lusso

10%

Negozi etnici

7%

7%

Altro/non so

4%

Tecnologia

Per quale motivo preferisce i prodotti italiani? Hanno una provenienza sicura Sono emblema della tradizione e dello stile italiano Preferisco investire sul made in Italy

44

Tecnologia

66% 48% 34%

Per quale motivo preferisce i prodotti stranieri?

Quali sono i vantaggi di acquistare prodotti stranieri?

Per risparmiare

Costi vantaggiosi

67%

Arricchimento culturale

45%

67%

Perché tanto i prodotti “italiani”non vengono realizzati nel nostro Paese

45%

Sono un amante della cultura estera

32%

Creano competizione tra le diverse attività commerciali

39%

Sono i prodotti che utilizzo per le mie ricette

22%

Mi piace sperimentare

21%

Altro/non so

17%

Altro/non so

18%

Altro/non so

17%

Servizio migliore

12%

maggio 2013



ilpersonaggio

Il profumo del loro caffè arriva in oltre 140 Paesi, toccando tutti e cinque i continenti. Una grande passione di famiglia, come quella per il vino e per la qualità, delle quali parliamo con il Presidente del Gruppo Illy di Roberto Rabachino

Riccardo Illy

Puntiamo tutto su ingegno ed estetica 46

maggio 2013

È nato a Trieste nel 1955 il Presidente del Gruppo Illy spa (nonché vicepresidente di Illycaffè spa), un polo del gusto che raccoglie aziende di eccellenza, dal vino, al cioccolato, dal tè alla frutta candita. Giornalista e sommelier, è stato nominato nel 2009 dal Presidente della Repubblica, Grande Ufficiale. A lui chiediamo di raccontarci la storia del celeberrimo marchio Illy… «L’azienda di famiglia è stata fondata nel 1933 dal nonno Francesco, ungherese di origine, che avviò la produzione di caffè e cioccolato e una produzione agricola in Istria» ci spiega. «Alcuni anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, le redini dell’azienda passano a Ernesto Illy, figlio del fondatore, che negli anni crea un laboratorio di ricerca, divenuto poi una fucina di brevetti e di innovazioni. Oggi l’azienda è guidata dalla terza generazione della famiglia, impiega oltre 800 persone nel mondo, e ha realizzato un fatturato consolidato di più di 350 milioni di euro nell’anno passato. L’azienda produce e vende in tutto il mondo un unico blend di caffè espresso di alta qualità composto da nove partite di pura Arabica. Oggi il blend è commercializzato in oltre 140 Paesi, in tutti e 5 i continenti, ed è servito in più di 50 mila esercizi pubblici. Con l’Università del Caffè, la catena espressamente illy e il programma Artisti del Gusto, Illy diffonde la cultura del caffè e valorizza la professionalità di coltivatori, esercenti e addetti di pubblici esercizi, consumatori e intenditori».


Oltre il caffè e il cioccolato,la cantina.Ci racconti la sua esperienza in Montalcino... L’incontro di mio fratello Francesco con l’avvocato Mastrojanni, la sua passione, la sua terra è sicuramente stato un punto di svolta nel nostro modo di vivere il possibile investimento del Gruppo nel complesso mondo del vino. Nel 2008 abbiamo rilevato l’azienda Mastrojanni, mantenendo la continuità della gestione e confermando i respon­sabili di vigna e cantina. Nata nel 1975 sui resti di un borghetto semi abbandonato a Castelnuovo dell’Abate, in provincia di Siena, all’estremo sud-est del Comune di Montalcino, con la prima annata datata 1980, Mastrojanni conta oggi 90 ettari di terreno di cui solo 25 vitati – 14 dei quali a Brunello – per una produzione complessiva di quasi 100 mila bottiglie l’anno. La filosofia di Mastrojanni è quella di prediligere la qualità alla quantità, mantenendo una densità che varia dai 3.960 ai 5.300 ceppi per ettaro per i nuovi impianti, con rese attorno ai 50 quintali per ettaro nonostante il disciplinare della Docg fissi per il Brunello il limite a 70 quintali. Noi riteniamo che non si possa produrre un vino di alta qualità senza capirlo: capire, ad esempio, quando è il momento giusto per la vendemmia, così da portare in cantina solo uve perfettamente mature e sane, quale legno usare per la vinificazione e l’affinamento in botte, quando travasare il vino,a che temperatura conservarlo e quando imbottigliarlo. Anche per questo abbiamo investito molto nell’ampliamento della cantina, destinando la nuova struttura – realizzata secondo i principi della bioarchitettura – all’affinamento dei vini. L’unicità del territorio, del suo paesaggio, del rapporto profondo con la sua gente, è divenuto il fulcro su cui verte la produzione dei nostri vini d’eccellenza.Il nostro Brunello,IlVigna Loreto e l’annata 2008 della Vigna Schiena

d’Asino, che abbiamo appena presentato a VinItaly, sono le eccellenze produttive che contiamo riescano sempre più a incantare i consumatori così come hanno conquistato, e conquistano ogni giorno, me. “L’Italia ha due vantaggi competitivi: l’ingegno e l’estetica”. Ci spieghi meglio questa sua citazione… L’ingegno è la propensione, tutta italiana, di coniugare in modo originale tecnologie mature, già esistenti; si esprime nel mondo della meccanica e della produzione di macchine per la tessitura e il confezionamento nel quale le nostre imprese primeggiano. La propensione per l’estetica l’abbiamo ereditata da millenni di cultura e di arte e ci consente di produrre e esportare il meglio nel campo della moda, dei mobili, del design e dell’agroalimentare. Mai come ora l’immagine dei prodotti di qualità italiani in questi settori è stata apprezzata a livello mondiale.

Sono i giovani i protagonisti della rinascita economica dell'Italia. Giovani che, forti della loro energia e creatività, possono dare un contributo di idee dando slancio ed energia al Paese attraverso lo studio, la formazione, la creazione di nuove imprese, nuove idee, nuovi prodotti Fondata a Trieste nel 1933, l'azienda di famiglia oggi è guidata dalla terza generazione Illy, e impiega oltre 800 persone nel mondo

La sua ricetta per la ripresa economica dell’Italia? Pochi semplicissimi ingredienti:innovazione e ricerca costante al servizio della qualità. Su queste direttrici le imprese italiane possono crescere,all’estero soprattutto,per soddisfare le esigenze dei consumatori che, appagate le necessità primarie, al crescere del loro reddito volgono l’attenzione al bello e al buono. Lo dico soprattutto ai giovani che, forti della loro energia e creatività, possono dare un contributo di idee dando slancio ed energia al Paese attraverso lo studio, la formazione, la creazione di nuove imprese e brevettando nuove idee e prodotti. La collaborazione pubblico-privato, anche tramite specifici sostegni finanziari, va orientata al sostegno dell’innovazione, sia quella frutto dell’ingegno sia quella frutto della propensione per l’estetica. maggio 2013

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storie dall'italia che merita

Can I have some... Capocollo? di Sabrina Merolla

È grazie al lavoro continuo di Giuseppe Santoro nel testimoniare le tradizioni della sua terra se oggi anche i londinesi più raffinati possono gustare i migliori salumi pugliesi 48

maggio 2013

Nel verde folto e rigonfio della Valle d’Itria, quel lembo di Puglia puntellato di trulli e infittito di ulivi, mandorli e querce, pulsa un’artigianalità norcina riconosciuta fra le più autentiche e meritevoli in Italia. La contorna un triangolo compreso tra Martina Franca in terra di Taranto, Locorotondo in terra di Bari e Cisternino in terra di Brindisi, limite geografico di produzione del pregiato Capocollo di Martina Franca, prodotto e apprezzato sin dal Settecento. Ne tutela l’antica usanza un presidio Slow Food, intervenuto nel 2000 a proteggere la perizia manuale e le tecniche tradizionali dei piccoli norcini dal pericolo di essere scalzate dalle grosse produzioni industriali. I dintorni di Cisternino sono disegnati da una fiaba di sentieri campestri che dichinano sulla pianura adriatica. Il mio arrivo a Contrada Marinelli è accolto da una quercia poderosa che ombreggia in piazzetta. Con la sua folta chioma, l’imponente patriarca sembra sfiorare i pinnacoli dei trulli sparsi nei dintorni. Ma è il suo vigoroso tronco che insaporisce l’aria. «Bruciamo la corteccia dei fragni per affumicare il nostro Capocollo. Il suo sapore è reso unico dalla natura dei nostri dintorni». Giuseppe Santoro è uno dei più apprezzati salumieri di Puglia, impegnato a preservare il rigore di una tradizione che ha reso il Capocollo di Martina Franca il simbolo intriso del profumo di questa terra. Un’essenza legnosa si sprigiona nel suo laboratorio, ai piedi della contrada. «Adoperiamo la stessa metodica di cinquant’anni fa, con materie prime locali. I suini sono allevati allo stato semibrado e si nutrono di ghiande di fragno». Ma è la cura che si ripone nel manipolarlo che identifica questo pezzo di carne con la più pura artigianalità. Un lavoro di mani che mischiano carne, sale, spezie e vincotto. «E una paziente attività di meticolosi controlli. La stagionatura, che va da un minimo di 90 fino ai 180 giorni, limita la quantità dei prodotti. Le eccellenze non sono cibi da tutti


"Fatti i dovuti controlli qualità e ricevute le autorizzazioni sanitarie, nel 2012 abbiamo presentato la nostra linea di salumi all’interno dell’immensa zona food dei magazzini di Knightsbridge, nel cuore di Londra"

Accoglienza entusiastica da Harrods per Giuseppe Santoro (nell'immagine di apertura assieme al suo celebre Capocollo) che lo scorso anno ha presentato, presso i famosi magazzini londinesi (in alto) frequentati ogni anno da 12 milioni di clienti, la linea di produzione delle specialità norcine del suo salumificio di Cisternino. Nell'immagine in basso un momento della produzione artigianale del Capocollo di Martina Franca, lavorato dalle mani esperte di Santoro

i giorni, ma prodotti da gustare, per scoprire o ricordare. Avremmo potuto virare su un lavoro di produzione in quantità, ma abbiamo rallentato, e abbiamo scelto l’attesa. Con l’affumicatura poi, si diffonde una fragranza che arriva fino a valle». E che oggi pervade l’intero stivale. «Dal 2012 il nostro Capocollo e i salumi di nostra produzione sono presenti in tutti i punti vendita Eataly, in Italia». Da qualche mese gli effluvi norcini si spargono persino fra le essenze lussuose dei Magazzini Harrods di Londra. «Un loro buyer alla ricerca di tipicità italiane ci ha scovato al Cibus di Parma e ci ha scelto. Dopo un accurato iter di analisi, controllo qualità e autorizzazioni sanitarie, a novembre 2012 siamo stati invitati a presentare la nostra linea di salumi all’interno dell’immensa zona food dei magazzini londinesi in Knightsbridge». Un’azienda artigianale gestita a livello familiare sembra dunque aprirsi con disinvoltura a mercati pregnanti e imboccare la rotta di possenti fulcri distributivi europei. «Ma ci sono voluti impegno, costanza nella produzione e un piccolo sviluppo dell’etichettatura, per ottimizzarne la comunicazione in lingua inglese. A questi traguardi si arriva con gradualità, ponderando scelte e strategie. Solo così le difficoltà che sopraggiungono sono ampiamente superabili». Giuseppe affetta con perizia il suo prodotto, fiero di saperlo in forte slancio anche in Piemonte, in Lombardia e in Emilia, patria dei salumi, dov’è riuscito a ricavarsi un’altra nicchia. Come lo gusta il capocollo il suo creatore? «Al naturale, con una fetta di pane di grano duro del Senatore Cappelli. Il gusto del salume è nel suo profumo. Lo possiamo abbinare con i fichi, ed è ancora più speciale. Io rimango tradizionalista».

dove&come Salumificio Santoro Via Isonzo - Contrada Marinelli - Cisternino (Br) Tel. 080.4431297 - www.salumificiosantoro.it

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storie dall'italia che merita

Houston, abbiamo un... risotto! Problema risolto per gli astronauti italiani che non possono fare a meno, anche a chilometri di distanza dalla terra, dei migliori piatti della cucina nazionale. In loro soccorso sono venuti l’azienda torinese Argotec e Davide Scabin con un “menu spaziale” fatto di parmigiana, tiramisù, risotto e caponata, che prenderà il volo con Luca Parmitano a fine mese di Silvana Delfuoco

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Ve la ricordate la signora Ph(i)Nk delle Cosmicomiche di Italo Calvino, quella che da un punto sperduto delle Galassie voleva dispensare a tutti le sue tagliatelle, pioniera inconsapevole del made in Italy? Sarebbe contenta di sapere che il suo progetto si è finalmente realizzato: oggi nello spazio anziché meteoriti volano lasagne! L’idea è venuta a una giovane azienda torinese, l’Argotec, avventurosa anche nel nome, visto che si rifà ai mitici Argonauti, partiti nella notte dei tempi alla ricerca del Vello d’oro. L’avventura di oggi si svolge invece nello spazio, per ora almeno ancora misterioso quasi quanto la lontana Colchide della leggenda. «Noi dell’Ar-

gotec – ci spiega il responsabile, nonché ideatore del Progetto Space Food, David Avino – seguiamo già gli astronauti sia nella fase di preparazione a terra che nello spazio. Da tempo alcuni di loro, gli italiani in particolare e Luca Parmitano in testa, avevano manifestato il desiderio di avere a disposizione un cibo più appetibile rispetto ai menu standard americani e russi. Cosa ci sarebbe stato di meglio da proporre loro se non un bel piatto di pasta?».

Uno chef davvero stellare Un progetto affascinante ma piuttosto impegnativo, che già in passato aveva visto tentativi illustri (si era cimentato, tra


gli altri, nientemeno che Alain Ducasse) e che ha richiesto quasi due anni di lavoro per eliminare finalmente tutti gli ostacoli che finora si erano frapposti fra nutrimento e sapore. Il “cibo spaziale”, infatti, deve rispettare alcuni parametri che mal si accordano con la buona cucina: totale assenza di sale e di alcool, consistenza del materiale, almeno 18 mesi di conservazione… Come riuscirci? «Cercavo uno chef creativo, ma che avesse anche voglia di mettersi in gioco – ci racconta Avino – per questo ho pensato subito a Davide Scabin». Nel suo Combal.Zero, felicemente arroccato nel Castello di Rivoli, da cui si domina tutta la pianura torinese fino alla Valle di Susa, Davide Scabin ad accettare le sfide, e a vincerle, è abituato da tempo. Non per niente è lui l’inventore del Cyber egg, il tuorlo d’uovo chiuso in una camera d’aria, e del Piola kit, un intero menu da vecchia osteria con annesso mazzo di carte, tutto chiuso in una scatola da portare a casa. Eccolo dunque pronto a questa nuova avventura, solo in apparenza supertecnologica. Lasagna, parmigiana, tiramisù, risotto al pesto e caponata: questo il “menu spaziale”, che Luca Parmitano porterà con sé nella sua imminente missione Volare a fine maggio. Chiusi in una speciale busta sigillata, al momento del consumo saranno gli astronauti stessi a compiere l’ultimo passaggio, reidratando con una speciale procedura risotto e tiramisù, riscaldando su un’apposita piastra gli altri. Poi apriranno la busta sigillata e ne consumeranno il contenuto introducendovi un cucchiaio: di più non è possibile fare, in assenza di gravità! «In realtà sono state studiate e sviluppate circa quindici ricette diverse – ci confida Avino – e, durante le prove fatte nella base spaziale di Colonia con astronauti di varie nazionalità, i piatti sono piaciuti tantissimo a tutti. Per ora, per ragioni soprattutto di spazio,

Il “cibo spaziale” deve rispettare parametri che mal si accordano con la buona cucina, come l'assenza di sale e alcool e almeno 18 mesi di conservazione. Un'impresa difficile, nella quale prima di Scabin si erano provati in tanti...

In apertura, lo Space Food. Qui, in alto, Luca Parmitano

si è deciso per questi, poi si vedrà». Quindi, ci sono progetti per il futuro? «Ora stiamo collaborando con uno chef tedesco per preparare qualche piatto tipico per Alexander Guest, il prossimo astronauta a salire sulla Stazione orbitante dopo Parmitano: anche lui – conclude sorridendo – aveva voglia di qualcosa che gli ricordasse casa. Però ha fatto sapere che vuole portarsi su anche lo Space Food preparato da Scabin: al made in Italy, una volta provato, nessuno rinuncia più!». maggio 2013

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consumi&tendenze

Panino: un affare gourmet di Rosalia Imperato

Da pasto povero, di quelli che ti dovevano riempire per tutto il giorno, a sfizio da chef, prodotto di un percorso di ricerca ed equilibrismo tra carni pregiate, verdure a chilometro zero e salse della tradizione, lo sfilatino ripieno ne ha fatta di strada! E noi abbiamo provato a seguirne le tracce, anzi, le briciole… Rosette, michette, pagnottelle, ciabatte, oppure due fette di pane… un taglio nel mezzo, e dentro companatico a piacere. Cosa c’è, vi chiederete, di più semplice e ordinario di un panino? Le cose però non stanno proprio così. Da tradizionale sostituto povero, e spesso poco salutare, del pasto – passando per le paninoteche anni Ottanta e i loro "status symbol" ripieni di patatine fritte, ketchup, maionese e salsa rosa – il panino infatti si è trasformato negli anni in raffinata scelta gourmet. Il merito di questa evoluzione di qualità è certamente da ricercare nell’affermarsi del movimento Slow 52

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Food e nella consapevolezza sempre più condivisa dell’importanza di mangiare bene e sano. Anche quando si tratta “solo” di un panino! Scelta che, complice la crisi e la ricerca di prezzi economici, ha conquistato sempre più affezionati, mentre il lavoro sugli ingredienti, le materie prime – e, dietro a queste, famosi chef e fini equilibristi del gusto – ha convinto anche i più scettici e i palati più esigenti.

Un panino in due, io e te... Un ideale viaggio alla scoperta dei più buoni panini d’Italia comincia in Piemonte. Nell’incantevole citta-

dina di Rivoli si trova infatti il primo M**Bun, dal piemontese mac bun ovvero “solo buono”. Il locale nasce dall’idea di Graziano Scaglia – allevatore di razza bovina piemontese – e di alcuni soci, che decidono di proporre attraverso la filiera corta un hamburger a km 0: un’idea semplice che in pochissimo tempo conquista il cuore dei piemontesi. Da Rivoli ci spostiamo a Milano. Prima tappa: Galiano Panini d’Autore. Una vera boutique dove gustare capolavori d’arte culinaria, non più grandi di una mano, serviti caldi e molto farciti. I gusti? C’è solo l’imbarazzo


della scelta: si va da un culatello, brie fuso e foglie di pera, a un mortadella e caprino al basilico, o ancora cotto, caprino al vino bianco e paté. Sempre a Milano c’è Trita. Qui l’hamburger è preparato in base al gusto dell’avventore che può scegliere tra 4 tipi di carne (bufalo campano, limousine padana, black aungus irlandese e wagyu giapponese) tritata al momento, diversi tipi di pane (bianco, al sesamo e ai semi di papavero), salse e condimenti… un panino su misura, davvero eccellente. Scendendo in Toscana, ci fermiamo a Firenze da ‘Ino. Un luogo di ricerca di prodotti e ingredienti capaci di raccontare una storia e un territorio semplicemente stratificandosi all’interno di un guscio di pane: produttori di pecorino, di mortadella, di salame rosa, conserve beneventane, affinatori di gorgonzola di Verbania, scamorza pugliese, alici di Cetara, bottarga di Cabras,‘nduja, carciuga, caciocavallo.... Giunti a Roma ci dirigiamo da Quarto Burger. Qui Davide e Ruggero, entrambi pugili, mettono al tappeto la clientela con i loro strepitosi hamburger. Il classico panino americano, preparato esclusivamente con ingredienti freschissimi, è presentato qui in circa 20 varianti. Da provare le gustose versioni capitoline: Quarto con salsa alla carbonara e Carnera con salsa cacio e pepe. Fresche ciabattine generosamente farcite con i capisaldi della cucina romana a prezzi popolari, è invece l’offerta di Mordi e Vai, un piccolo banco sito nel Nuovo Mercato Testaccio, dove Sergio Esposito elargisce all’ora di pranzo succulenti panini con trippa, picchiapò, polpette fritte e cicoria ripassata, salsicce, allesso di manzo in bianco e tanto altro. Spostiamoci quindi nel rione Monte, da Zia Rosetta. Il nome fa intuire subito che si parla anche qui di panini, ma in versio-

Che(e)sfida… all’ultimo morso!

Nuova vita per un grande classico della cucina "fast". Il merito? Della cultura "slow" che insegna a ricercare l'eccellenza, anche in un semplice snack

Si chiudono il 5 maggio le iscrizioni ad Asiago CheeSfida, competizione organizzata dal Consorzio Tutela Formaggio Asiago. A suon di voti on line si svolgeranno, fino al 20 maggio, le qualificazioni, in un vero e proprio torneo “all’ultimo morso” che si concluderà l’11 luglio con una serata dal vivo organizzata presso la sede dell’Università del Gusto, durante la quale i finalisti realizzeranno il proprio panino davanti a una giuria composta da ristoratori, negozianti, foodblogger e appassionati. Per saperne di più: www.formaggioasiago.it /asiagocheesfida

Scelti per voi dove mangiare M**Bun Corso Susa, 22E – Rivoli www.mbun.it

ne mini, o meglio rosette e mini-rosette dai gusti stravaganti. Da provare la Chorus con ricotta, fiori di zucca, pomodori secchi e menta; la Rossa con tomino, radicchio e noci e la Cheris con tacchino, mela verde, indivia, yogurt ed erba cipollina. Terminiamo il nostro viaggio a Napoli, dove ChicBurger propone un melting pot di american style e tipicità napoletane. Qui l’hamburger si declina in tutte le sue forme, ma la vera novità sta nell’alternativa del burger vegetariano realizzato con legumi come lenticchie, fagioli, ceci accompagnato da zucchine, cipolline, carote, spinaci e tutte le verdure di stagione.

Galiano Panini d’Autore Via Meravigli, 16 – Milano www.paninodautore.it Trita P.zza XXIV Maggio, 6 – Milano www.trita.it ‘Ino Via dei Georgofili, 3R/7R – Firenze www.inofirenze.com Quarto Burger Via Crescenzio, 52 – Roma www.quartoburger.it Mordi e Vai Via A. Volta, box 15 – Roma www.mordievai.it ChicBurger Via Partenope, 9 – Napoli

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attenti a queste due

spagnole e in questo tipo di alimentazione le frattaglie hanno un ruolo di primo piano. Invece se vado a Foggia i miei preferiti sono i turcinelli o gnummareddi, involtini di budello di agnello ripieni di animelle alla brace, mentre a Napoli si mangiano tutte le frattaglie del presepe.

Cosa significa? di Elisa Isoardi & Paola Gula

I viaggi del gusto di…

Renzo Arbore

Che sono così importanti che persino nel presepe napoletano sono rappresentate. E sono tantissime, come per o muss che è il piede e il muso del porco cotto, affettato e condito con limone e sale grosso, oppure la mariscialla fatta con il centopelle, o il famoso callo ‘e trippa, ovvero la trippa condita soltanto con sale e limone. A Firenze poi non mi perdo il lampredotto. Puntualmente lo compro e lo metto in freezer e ad esempio, proprio stasera, lo scongelo e me lo mangio. Se apri il mio freezer c’è tutto il cibo del mondo!

Le note biografiche lo definiscono cantautore, musicista, showman, conduttore radiofonico, personaggio televisivo, attore, avvocato, sceneggiatore e regista. Con i suoi programmi ha cambiato radio e televisione italiane. Nel cibo, come nella vita, dimostra di essere eclettico, colto e curioso, guidato dal desiderio di sperimentare, mai frenato dalla paura di affrontare le novità.

Tagli ritagli e frattaglie era il titolo di una trasmissione tua e di Luciano De Crescenzo del 1981... ma le frattaglie ti piacciono sul serio o era solo una questione di metrica? Ecco, questa intro mi piace molto! Ma ti ricordi, Elisa, che tu e io ci siamo conosciuti a Palermo, tanti anni fa, proprio davanti alle frattaglie? Eravamo all’Antica Focacceria San Francesco per mangiare u pani ca meusa e le panelle. Amo moltissimo le frattaglie e nella vita mi sono dedicato con impegno alla loro ricerca non solo in Italia, ma in tutto il mondo perché amo mangiare e sperimentare tutti i cibi poveri. Palermo per storia e cultura è una capitale riconosciuta del cibo da strada che ha origini sia arabe, che ebraiche che 54

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A Firenze non perdo mai il lampredotto: lo compro e lo metto in freezer... Se apri il mio freezer c’è tutto il cibo del mondo!


Il mio vino preferito è il Cacc’e Mmitte di Lucera, ha un non so che di erotico. Nel piatto invece tiella di riso patate e cozze

“Halò, Halò, Halò… je suis vostre chef Leon”. In Alto Gradimento, a Radio 2 negli anni ’70 tra i vari personaggi c’era lo chef Leon. Era francese, ma proponeva piatti assurdi come “zoccolo di Garibaldi” oppure “palla di catrame fumigante”. Un personaggio quanto mai attuale. Anche oggi gli chef sono un po’ macchiette e propongono menù improbabili? Marenco era stato il precursore in un momento in cui la moda dell’alta cucina non era ancora scoppiata. Menu improbabili… troppi ne ho visti e troppi ne ho assaggiati. Chef che sperimentano ce ne sono tantissimi: un giorno mi sono trovato a mangiare il “riso con i sassi”. Sassi che venivano messi nelle erbe per due giorni a insaporire e poi disposti vicino al riso per trasmettergli l’aroma. Alcuni esperimenti però sono buoni o divertenti come il pesce fresco messo nelle scatole delle sardine. E poi ci sono alcuni geni, inventori di altissima cucina come Vissani, Bottura e Pierangelini.

Qual è il primo cibo che ti ricordi? Non sarai mica cresciuto a frattaglie... Il ragù della domenica che si iniziava a cuocere alle 7 e si finiva alle 14.

E tu dalle 7 alle 14 che facevi? Rubavo le cipolle. Mia mamma Giuseppina metteva le cipolle nel soffritto io le rubavo. Allora per evitarlo, in attesa che il ragù cuocesse, mi preparava pane e cipolle. Durante questa cottura del ragù, ahimè, tiravano il collo alla gallina, che compravano viva. I bambini venivano quindi fatti uscire dalla cucina e le donne tiravano il collo, spennavano la gallina e la preparavana al forno con le patate. Era una roba deliziosa. Alle 12 si andava a messa, per fortuna non a quella prima, così si poteva dormire un po’ di più. Poi compravano le paste e si tornava a casa a mangiare.

Cosa consigli alle giovani famiglie? Io consiglierei di non passare le domeniche nei centri commerciali, ma di andare a spasso, all’aria aperta. La domenica è fatta per passeggiare, vedendo gente e chiacchierando.

Renzo Arbore è nato a Foggia il 24 giugno 1937. Artista poliedrico, ha riscosso successi in vari campi: dalla musica, con la sua Orchestra Italiana, alla televisione e alla radio, per le quali è stato autore e conduttore di trasmissioni all’avanguardia, al cinema per il quale è stato regista e sceneggiatore arguto e irriverente

Dal 2010 sei Ambasciatore delle terre di Puglia. Qual è il cibo o il vino più rappresentativo della tua terra? Il mio vino preferito è il Cacc’e Mmitte di Lucera, ha un non so che di erotico, un vino sessuale, aromatico, che io adoro quanto il Primitivo di Manduria. Per quanto riguarda il cibo, il mio preferito è la tiella di riso patate e cozze.

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ospitalità italiana

di Gilda Ciaruffoli

Baccalà con cipollotto, mela annurca e fichi

Ingredienti: 10 gr di zucchero 50 cl di vino bianco 50 cl di aceto 25 cl di melassa di fichi 400 gr di baccalà 5 cipollotti 2 mele annurca 100 gr di cavolfiore 1 finocchio 4 germogli di spinaci 10 gr di burro

Profumo del Golfo nel cuore d’Europa Fondato nel 1991, il ristorante I Latini è da allora portavoce dell’eccellenza italiana a Bruxelles. Amatissimo dai belgi, ma anche da imprenditori e funzionari esteri che frequentano questa città cosmopolita e hanno fatto del ristorante una tappa fissa, propone cucina partenopea (ma non solo) Se passeggiando per la Grand Place e ammirando la piazza più bella del mondo, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal ’98, vi sembra di sentire profumo di linguine allo scoglio… vuol dire che siete sulla strada giusta! Ancora pochi passi nell’affascinante quartiere di Sainte Catherine – tutto boutique, design, botteghe vintage e locali di altissima qualità – e arriverete a varcare le porte de I Latini, tempio della cucina italiana a Bruxelles. Qui è di casa il giovane chef Giacinto Magliano la cui cucina, in onore anche all’origine dei soci fondatori del locale, è prevalentemente campana ma sempre aperta a sperimentazioni e arricchimenti di menù e carta dei vini, per rendere onore alle specialità di tutte le regioni italiane. La materia prima è selezionata con estremo rigore, ed è quella che rende le suddette linguine così speciali, trasformando ogni nuova proposta – dal baccalà in carpione con cipollotto, mela annurca e melassa di fichi, al tonno crudo al ginepro con maionese di pinoli e riduzione alla birra chiara – in un successo sicuro. Per andare incontro alle esigenze della clientela quotidiana che ricerca, soprattutto a pranzo, piatti più veloci ed economici, i soci fondatori de I Latini hanno aperto anche La Piazzetta dei Latini, dove è possibile gustare un’ampia scelta di paste e pizze, con la garanzia della stesso livello qualitativo offerto nel ristorante principale. Il massimo dell’impegno dunque per offrire alla clientela più ampia il meglio della cucina e dell’ospitalità italiana, sette giorni su sette, tutti i giorni dell’anno. 56

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In un tegame unire zucchero, vino, aceto e un pizzico di sale e portare a ebollizione aggiungendo la julienne di un cipollotto, le carote tornite e il cavolfiore a ciuffetti. Cuocere per

3-4 minuti e lasciare raffreddare. Far appassire i restanti cipollotti in una padella e centrifugare il finocchio. A parte, fare una julienne di una mela, soffriggendola con una noce di burro e un pizzico di sale; ottenere un composto omogeneo. Friggere il baccalà in olio evo; saltare gli spinaci. Disporre la zuppetta come base del piatto con attorno le verdure e gli spinaci al centro, per poi adagiarvi il baccalà fritto. In un tegame ridurre un po’ d’infuso (carpione) con la melassa di fichi che verrà usato per insaporire il baccalà. Decorare con la julienne di mela.

Per saperne di più: www.10q.it Scarica l’app “10Q Ricette italiane” e “10Q” per Android, iPhone e iPad

Scelti per voi Di seguito, alcuni dei locali che fanno parte del circuito Ospitalità italiana – Ristoranti italiani nel mondo a Bruxelles I Latini Palce Sainte Catherine, 1a-2 www.ilatini.be Fattoria del Chianti Rue Froissart, 19-21 www.fattoriadelchianti.be Massimiliano Rue St Anne, 18 www.massimiliano.be La Mamma Place Saint-Josse www.mamma-resto.be I Trulli Rue Jourdan, 18 Tel (+32)025377930


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magazine

Cibo&Territorio Cibo&Territorio 62

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60 Chinotto, non solo bollicine

da pag. 68

Nella riviera ligure per conoscere l’altra

Rubriche

faccia di questo frutto piccolo e raro

• Il buono a tavola • Orto dei semplici • Il ristorante • Food news

62 Sulle strade dell’aceto Scopriamo insieme storia, profumi e curiosità del più celebre derivato del vino

66 Wine passion: il Teroldego Un vino rosso e corposo che in una terra di vini bianchi s’è fatto eleggere “Principe”

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Foto di Ferruccio Carassale

cibo&territorio

Liguria

Savona

Chinotto:

non solo bollicine di Piero Caltrin

È arrivato con il carico di un anonimo navigatore dalla Cina, questo frutto piccolo, raro, amarissimo. E si è trovato così bene sulla Riviera ligure che nell’arco di cinque secoli ha assunto un nuovo e ben preciso carattere che l'ha reso protagonista della pasticceria locale e lo ha distinto da quello calabrese o siciliano 60

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Se non fosse per la bibita che si ricava dalla sua lavorazione, sarebbe praticamente sconosciuto. I suoi segni distintivi, d’altronde, non sono propriamente cool: la forma è piccola e il gusto talmente aspro e amaro da renderlo, se crudo, praticamente immangiabile. Ma il chinotto che l’industria delle bevande ci ha abituato a conoscere, quello fresco, frizzante e dolce-amarognolo che si beve d’un fiato nelle giornate più calde, rappresenta solo una faccia – a ben vedere, quella meno affascinante – di questo piccolo agrume, la cui storia è legata a quel tratto di costa di Ponente che va da Varazze a Pietra Ligure, ma anche fino ad Alassio – passando per Savona e Spotorno – e che si potrebbe benissimo ribattezzare Riviera dei Chinotti. Da quelle parti, in verità, di produttori oggi ne sono rimasti pochi, quasi tutti concentrati nelle valli di Finale e riuniti sotto le insegne del presidio Slow Food del chinotto, da qualche anno erettosi a baluardo di una tradizione che altrimenti rischiava l’estinzione.

Dalla Cina con sapore È proprio nel Savonese che la pianta del chinotto, cinque secoli fa, fece il suo approdo in Europa, portata dall’Oriente da un anonimo navigatore che si prodigò per trapiantarla in Riviera. Non si sa bene neppure chi gli diede questo nome, facendolo derivare dal paese d’origine, la Cina, che a quel tempo si scriveva China. Altri sostengono che sarebbe originario del Mediterraneo, ma tant’é: è in Riviera che le sue qualità organolettiche sono migliorate e si sono stabilizzate nei secoli, fino a dare al Chinotto di Savona delle specifiche peculiarità che lo contraddistinguono dal classico Citrus myrtifolia che si coltiva in Calabria e in Sicilia per essere trasformato dall’industria delle bibite. No, in Liguria invece il chinotto è rimasto appannaggio di antichi pasticceri abilissimi


Scelti per voi dove mangiare Ristorante Ai Torchi Locale elegante ricavato in un antico frantoio. Prezzo medio: 70 euro Via dell’Annunciata 12 Finalborgo (Sv) Tel. 019.690531 Trattoria La Familiare Piatti della tradizione ponentina. Prezzo medio: 35 euro Piazza del Popolo 8 Albissola Marina (Sv) Tel. 019.489480

dove dormire Aspettando il Sole Si dorme in una tipica costruzione rurale. Da 50 euro a persona. Via Concezione, 1 Orco Feglino (Sv) Tel. 019.699146

Il borgo saraceno di Varigotti, ottima tappa durante un tour della Riviera dei Chinotti

nell’arte della canditura, che ne hanno fatto una prelibatezza per palati fini. I frutti liguri, in effetti, hanno polpa più morbida, buccia più sottile e pochissimi piccoli semi, differenza fondamentale per la canditura, che vuole frutti integri e di consistenza compatta. Al resto ci pensa l’incontro con lo zucchero e il fuoco che ne trasformano la polpa in delizia: il gusto si fa dolce, intenso e il colore, verde brillante, diventa smeraldino e trasparente.

Il dolce gusto della memoria Fino ai primi del Novecento, a queste latitudini, i chinotti erano una realtà economica significativa. A Savona era nata addirittura la Società dei Produttori che provvedeva a coltivare, trasformare e vendere i frutti, e le aziende di canditura esportavano all’estero. All’epoca la pelatura era

un’operazione riservata alle donne, secondo una tradizione tramandata di madre in figlia: le più abili riuscivano a pelare anche 4 mila chinotti al giorno. La crisi cominciò alla fine degli Anni Venti, in seguito dell’allontanamento dalla terra da parte di molti coltivatori e per via delle gelate che distrussero varie piantagioni. La pianta, in effetti, è delicata, sensibilissima al gelo, e ha bisogno di tempo per fruttificare. Oggi che il chinotto, nel Savonese, è un prodotto di nicchia, gli agrumicoltori spediscono i frutti a canditori della zona, ma anche a Genova e a Milano, sempre in piccole quantità per guarnire panettoni o addirittura aromatizzare le birre. I nostalgici si augurano che si ritorni all’usanza di una volta, quando in ogni caffè della Riviera c’era un vaso trasparente pieno di chinotti immersi nel liquore dal quale attingere…

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dove comprare Besio Tra le specialità, i chinotti in vaso sotto Maraschino, i fiori cristallizzati, la tradizionale frutta ghiacciata. Via S. Ambrogio Savona www.besio.it Pietro Romanengo Confetteria con superbi chinotti canditi. Via Soziglia, 74 – Genova www.romanengo.it Piccolo Birrificio I mastri birrai utilizzano il chinotto al posto dell’arancio amaro per la loro miniproduzione birraia pluripremiata. Via IV Novembre 20 – Apricale (Im) www.piccolobirrificio.com

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cibo&territorio

Un prodotto di grande qualità si può ottenere solo con materia prima e attenzioni di grande qualità. Così, anche il più celebre derivato del vino necessita natali eccellenti per trasformarsi in un condimento di pregio. Scopriamone insieme la storia, i profumi, le curiosità di Riccardo Lagorio 62

aprile 2013 maggio 2013

Lungo le strade… dell’aceto All’inizio era il vino. Seduti ai tavoli di frasche e taverne si poteva essere destinatari di una domanda perentoria: bianco o rosso? Poi si iniziò a ragionare per zona e vitigno, etichetta e cru. Fino ai giorni nostri, alle carte dei vini: che sian fatte con virtù o meno, il risultato denota in ogni caso un’evolu-

zione, un progresso. È stata quindi la volta del formaggio, dell’olio... Siamo però lontani, molto lontani, dall’avere qualcosa di simile nel mondo dell’aceto, nonostante questo sia un elemento imprescindibile dell’arte culinaria fin dal V secolo a.C., diffuso e di molteplice impiego già nell’antica Atene, come a Roma.


Un vero figlio dei fiori Del tutto insolito è l’aceto che proviene dalla fermentazione alcolica del miele, dalle numerose e inattese proprietà, come sostiene Lodovico Valente, dell’Apicoltura del Sampì di Botticino. Non semplice condimento, ma vero e proprio agromedicamento, favorisce i processi digestivi, migliora la fissazione del calcio e, nel periodo estivo, può risolvere il problema della sete eccessiva, aggiungendone un cucchiaino all’acqua fresca. In cosmetica è utile per dare brillantezza ai capelli con qualche goccia spalmata durante l’ultimo risciacquo e rassoda la pelle nella vasca da bagno. Se volete un sorriso smagliante provate a miscelare un cucchiaio di aceto di miele e uno di sale fino, passandovi il liquido sui denti… Per ottenerlo dalla materia prima, bisogna attendere almeno 15 mesi, durante i quali gli zuccheri si trasformano in acido acetico, dopo che al miele è stata aggiunta la giusta proporzione d’acqua per innescarne la fermentazione alcolica. L’idromele ottenuto, dopo numerosi travasi in botti d’acciaio, si pone in barrique di rovere a contatto con i batteri acetici naturali. L’aceto ottenuto viene fatto decantare naturalmente, senza pastorizzazione né filtrazione meccanica. La lentezza delle operazioni, anche in questo caso, ha l’obiettivo di esaltarne il bouquet e il retrogusto.

Il segreto: un'uva perfetta

basso con un apposito bastone alla cui somSulla necessità di dare dignità all’aceto è in mità è inchiodata una tavoletta delle vinacprima linea, da anni, Joško Sirk, noto risto- ce, che per effetto della fermentazione stanratore ancor prima che produttore a Cor- no a galla. Il rimescolamento viene anche mons, nel goriziano: «Il fatto che la quasi to- detto bagnare il cappello. Al termine della talità dell’aceto derivi da vini, nel migliore fermentazione il cappello cade e nella pardei casi, non più destinabili alla mescita, è te superiore il vino è limpido. È in questo certamente una delle prime ragioni per cui preciso momento che si inoculano i batteri questo prodotto è così snobbato. D’altron- adatti per l’acetificazione. Con i primi fredde è logico pensare che l’aceto così prodotto di anche i batteri cadono in letargo e si rivenga alternativamente impiegato per con- svegliano con il tepore della primavera. Serdire l’insalata o per pulire il frigo». Geniale virà un’intera stagione (o due, dipende dal per la sua banalità: un grande aceto si deve clima) perché il vino si trasformi in aceto. fare da un gran vino. Gli sforzi per ottenere Segue l’affinamento, che dura tra i 24 e i 36 un aceto di classe iniziano in vigna. Doven- mesi e avviene in botticelle che permettodo ottenere un’uva perfetta a bacca bianca, no di amalgamare l’elevata acidità dell’aceper garantire un prodotto più vellutato Sirk to, di elevarne i toni dell’aromaticità e del la porta a piena maturazione, cosicché possa bouquet. L’imbottigliamento si ha durante sopportare lunghe fermentazioni sulle buc- l’ultimo quarto di luna, senza aggiunta di ce. Ma soprattutto, l'uva dev’essere sana, per solfiti, senza diluizioni o filtrazioni. condurre a un vino di struttura, persistenza e Botticelle di affinamento dell'aceto, dove il liquido riposa dai 24 ai 36 mesi mineralità che lo rendano duraturo, spigoloso, per evolversi, aggraziarsi, nobilitarsi. In campo si evita l’uso di concimi chimici e sono banditi anticrittogamici sistemici. L’uva arriva in acetaia e, una volta diraspata, finisce in piccoli tini dove, dopo poche ore, i lieviti cominciano la fermentazione alcolica. Passeranno una decina di giorni prima che gli zuccheri si siano trasformati in alcol. Durante questo periodo la pratica più importante è la folatura, ovvero la spinta verso il maggio 2013

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cibo&territorio

I “frutti” della passione Bisogna salire in Valtournenche, a La Magdeleine, uno dei Comuni meno abitati d’Italia, per incontrare Francesco Mauris che, grazie a un’inventiva e a una creatività tutte italiane, attinge alle risorse boschive per decine di fantasiose variazioni gastronomiche: aceto di ribes nero, di lamponi, di mirtilli o di more. Aceti fruttati, che esaltano le carni rosse e anche le insalate. La produzione: meno di 50 ettolitri l’anno, il 90% dei quali prende la strada della Gran Bretagna.Anche una storica azienda vitivinicola, la Pojer & Sandri, si è lanciata da alcuni anni nella produzione di aceto. Ne parla con orgoglio Mario Pojer: «Il mercato In questa immagine, le pregiate bottigliette di aceto di miele dell'Apicoltura del Sampì di Botticino, non un semplice condimento ma un vero e proprio agro-medicamento

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Occhio ai consumi Un buon aceto si riconosce dal grado di acidità. Non tutti lo riportano in etichetta e la mancanza è già un segnale negativo. L’acidità rende l’aceto un prezioso disinfettante naturale, utile per mantenere in salute la bocca e il primo tratto dell’apparato digerente, oltre a essere un ottimo digestivo. Scegliete sempre aceti con almeno il 7% di acidità.

reagisce in maniera stupefacente per l’originalità dei prodotti. Il problema però è che il consumatore ha in testa gli aceti balsamici, che non hanno nulla a che fare con la storia e la cultura del nostro Paese, tranne ovviamente quelli definiti tradizionali. In quindici anni ci siamo giocati una ricchezza di secoli, poiché ogni luogo ricreava con il proprio vino un aceto diverso con batteri indigeni: quello che oggi va sul mercato sa quasi tutto di umami, di glutammato di sodio, di salsa di soia». È da una trentina d’anni che l'enologo stava meditando un’entrata in grande stile in un mercato così particolare. Non è facile produrre aceto, soprattutto dalla frutta, e solo fortuiti incontri hanno contribuito a far sì che l’infezione batterica potesse propagarsi al sidro di mela cotogna, che trasformatosi in aceto diventa squisito con il roast beef, così come l’aceto di albicocche della Val Venosta si presta in maniera magnifica a essere lavorato con i dolci, e quello di sorbo dell’uccellatore si caratterizza per la fragranza, il profumo di mandorla, il retrogusto amarognolo e ben si presta a preparazioni stravaganti della cucina d’avanguardia. Tutta la frutta proviene dalTrentino o dall’AltoAdige; molta dai terreni di proprietà, come nel caso del ribes nero o del sambuco. L’aceto di ciliegie coltivate nel comune di Vigolo Vattaro e quello di mora di rovo possono essere utilizzati persino sui formaggi. Ovviamente non mancano gli aceti di vino prodotti con una mescolanza di uve aromatiche come Müller Thurgau, Traminer, Riesling e Chardonnay. Tutti gli aceti si ottengono dal buon vino dell’azienda. C’era da scommetterci: all’inizio era il vino…

"In 15 anni ci siamo giocati una ricchezza di secoli, poiché ogni luogo ricreava con il proprio vino un aceto diverso con batteri indigeni: quello che oggi va sul mercato sa quasi tutto di umami, di glutammato di sodio, di salsa di soia"

Scelti per voi dove comprare Sirk della Subida Via Subida, 54 Cormons (Go) Tel. 0481.60531 Douce Vallèe Fraz. Artaz La Magdaleine (Ao) Tel. 0166.563713 Apicoltura del Sampì Via Sampì, 26 Botticino (Bs) Tel. 030 2693284 Pojer & Sandri Via Molini, 4 Faedo (Tn) Tel. 0461.650342



winepassion

Teroldego, il principe del Trentino di Piero Caltrin

Un vino color rubino che in un territorio tradizionalmente vocato alle bollicine e ai bianchi, ha saputo ritagliarsi uno spazio importante nella nicchia “rouge”

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Se il San Leonardo di Trento occupa stabilmente il trono dei rossi trentini, il Teroldego Rotaliano – che dal 1971 si fregia dell’appellativo Doc –, uno dei grandi bordolesi d’Italia che per blasone e qualità non ha nulla da invidiare a Barolo, Brunello e Amarone, merita a buon diritto il titolo principesco che gli è stato affibbiato. La sua unica pecca è la poca notorietà presso il grande pubblico, ma la lacuna, statene certi, sarà presto colmata. I presupposti, del resto, ci sono tutti. Dalla sua, questo rosso dal gran carattere ha innanzitutto il fatto di essere una varietà unica al mondo che cresce e dà i suoi frutti migliori solo nella Piana Rotaliana che si estende a nord di Trento, al confine

con l’Alto Adige: una valle alluvionale ghiaiosa posta tra Mezzolombardo e Mezzocorona larga 3 km e lunga quasi 6, nella quale la vite, con la caratteristica pergola trentina, la fa da padrona. Sono i vigneti infatti che disegnano il paesaggio, come le tante cantine che producono il Teroldego. La storia di questo vitigno e il suo connubio con il Campo Rotaliano, quasi si perdono nel tempo. E alla sua Piana, il Teroldego è legato in modo viscerale.Tanto che se messo a dimora in altre zone, con lo stesso sistema di impianto, di cure colturali e di irrigazione, i risultati sono diversi e non certo all’altezza delle aspettative. Questione di terroir, va da sé. E il segreto sta tutto nella composizione del terreno,


Denso e dal sentore di frutti di bosco, il Teroldego Rotaliano può sopportare anche 10 anni in cantina

Come abbinarlo Da giovane, il Teroldego si accompagna perfettamente a roastbeef, pollo e a tutti i pesci grassi. In età avanzata invece, diventa un abbinamento eccellente con le carni di lunga cottura, ma anche con una bella fiorentina al sangue.

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nell’humus della sua terra d’elezione che è formato dai detriti alluvionali del fiume Noce, e quindi nella particolare insolazione estiva, data dalle grandi pareti rocciose che, come specchi ustori, chiudono la Piana Rotaliana. Quello che ne viene fuori è un vino unico nel panorama nazionale e internazionale per la singolare ricchezza dei suoi valori organolettici. Corposo, potente e robusto,ricorda i Bordeaux.Denso, dal colore (come detto) rubino intenso o meglio “granato”, armonioso, ha un morbido sentore di frutti di bosco e una buona capacità d’invecchiare (può sopportare anche 10 anni in cantina). Al gusto è al contempo fine e possente, con una gamma di sapori che richiamano specifiche fragranze balsamiche.Troppo spesso, tuttavia, è caratterizzato da un’eccessiva acidità, segno distintivo dei Teroldego ottenuti da vigne a sfruttamento intensivo.

Piccole grandi regge Elisabetta Foradori è divenuta la regina del Teroldego Rotaliano,grazie al suo pionieristico lavoro teso a migliorare i cloni disponibili. Per cui,se vi è venuta voglia di assaggiare questo vino trentino, non potete prescindere dai suoi Foradori e Granato, due distinte espressioni del Teroldego che nella prima etichetta si evidenzia attraverso la purezza, la compostezza e l’intensità del frutto, mentre nella seconda (più nota sul mercato) trova risalto con la forza, l’armonia, la profondità e la fie-

rezza di questa varietà.La sua azienda si trova a Mezzolombardo, ed Elisabetta ha rilevato, nel 1985, la direzione della tenuta e l’azienda vinicola che già appartennero al nonno.Sempre a Mezzolombardo,si trova la Cantina Rotaliana, ovvero “la casa del Teroldego Rotaliano”.Se avete la possibilità di passare da quelle parti, non scordate di farvi tappa per conoscere il suo vino, il territorio e la sua gente. Se avete voglia di sperimentare nuovi orizzonti di gusto, invece, è il Gran Masetto della storica Cantina Endrizzi il vino che fa per voi. Un Teroldego assolutamente fuori dagli schemi, frutto di un progetto fortemente innovativo sul territorio trentino e praticamente unico: le uve di Teroldego, infatti, vengono lasciate appassire e il processo di vinificazione segue la tecnica dell’Amarone. Il risultato è un vino dai profumi caldi di frutta matura (prugna e ciliegia soprattutto) che, fin dal primo sorso, è indimenticabile.

Il segreto del Teroldego sta tutto nell’humus della sua terra, formato dai detriti del fiume Noce, e nella particolare insolazione dovuta alle pareti rocciose che chiudono la Piana Rotaliana maggio 2013

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di Antonio Romeo

Il buono a tavola

Docente istituto alberghiero IPSSEOA di Soverato (Cz)

Sapori lombardi: non solo Milano Cosmopolita, aperta alle contaminazioni, vivace. Ma anche legata alle tradizioni, che magari rivista, ma non molla. È la cucina del capoluogo meneghino. Le fanno da corte tante eccellenze locali, meno raffinate, più caserecce, che della storia e della propria terra hanno il sapore Pizzoccheri della Valtellina Ingredienti per la sfoglia: 180 gr di farina di grano saraceno 80 gr di farina bianca 1 uovo e sale Per il condimento: 80 gr di burro 1 grossa patata 500 gr lordi di verza 1 cipolla 1 spicchio d’aglio 1 rametto di salvia 200 gr di casera 100 gr di Grana Padano Preparazione: Tirare una sfoglia dello spessore di 3 mm e tagliarla in fettucce di

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5-6 cm per 1,5; spolverarle con farina di grano saraceno. Tagliare a fette la patata sbucciata e la verza a strisce della dimensione della pasta. Cuocere le patate in abbondante acqua fredda e salata e, quando saranno a metà cottura, aggiungere le verze e infine la pasta, in modo che il tutto raggiunga insieme la cottura ottimale. Nel frattempo portare al color nocciola metà del burro con aglio a fettine e salvia. Soffriggere nel rimanente burro la cipolla a fettine sottili senza colorirla, poi mescolare il tutto con la pasta e le verdure scolate. Formare degli strati nella pirofila intervallando pasta e verdure con il burro nocciola, e con fettine sottili di formaggio, spolverate di Grana e pepe.

Sorge nel mezzo della Pianura Padana, la regione più all’avanguardia nel design, nell’architettura, nell’arredamento. Milano ne è il cuore, con le sue tante cucine creative e modaiole. E suoi i chef, che non volendo rinunciare ai piatti della tradizione, hanno lavorato sugli ingredienti, sulla presentazione, e hanno dato vita a una gastronomia intellettuale, elegante. Nel piatto, frammenti di passato: risotto allo zafferano, cotoletta alla milanese, ossobuco in gremolada, casoeula, sono attualissimi. Oltre le mura cittadine però vive una cucina meno raffinata, montanara, con le sue polente (pasticciata, taragna, uncia) e i piatti più antichi come il cuz, che si prepara ancora oggi in Valcamonica con carne d’agnellone cotta nel suo grasso e insaporita con erbe aromatiche. Nel panorama gastronomico lombardo entrano a pieno titolo anche la cucina del mantovano con i suoi agnolini, i tortelli con la zucca, quella cremonese con la mostarda, il torrone, i formaggi e il bollito misto, e quella pavese, con la sua zuppa e il risotto alla certosina. Piatti generosi che vengono abbinati con vini celebri come il Sassella e il Grumello, il Bonarda, il Pinot, gli spumanti di Franciacorta e dell’Oltrepò pavese.

Ossibuchi in gremolata Ingredienti: 4 ossibuchi spessi 4 cm 50 gr di burro 1 piccola cipolla 1 dl di vino bianco secco 1 dl di brodo farina bianca Per la gremolata: 1 manciata di prezzemolo 1 spicchio d’aglio 1 piccolo limone sale e pepe Preparazione: Incidere la pellicola esterna degli ossibuchi e anche parte dei connettivi interni, quindi infarinarli e metterli in un tegame in

cui prima è stata soffritta nel burro la cipolla tritata. Farli colorire da entrambi le parti e poi bagnarli con il vino bianco. Portarli a cottura aggiungendo poco alla volta il brodo e rigirandoli ogni tanto. Per la gremolata, tritare il prezzemolo con lo spicchio di aglio e la scorza del limone. Circa 10 minuti prima di ritirare il recipiente dal fuoco, cospargere gli ossi buchi con la gremolata, finire di cuocere e servire, versandovi sopra il loro sugo di cottura.


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orto dei semplici

di M. Pia Fanciulli

Basilico, messaggero d’amore

Signore della tavola mediterranea, è anche capace di tenere a debita distanza le presenze indesiderate, come le zanzare. Immancabile sul davanzale e nell’orto, è facile da coltivare e generosissimo nelle raccolte 70

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Colpisce il fatto che semplici piante di uso tanto comune siano state tenute nella massima considerazione dai popoli più antichi. Una di queste è proprio il basilico, Ocimum basilicum, dal greco basilikos, re, quindi “pianta regale”, cioè sovrana tra tante. Oggi il basilico sovrano lo è della nostra alimentazione mediterranea dove il suo inebriante profumo – ocimum significa proprio profumo – dona tutta l’energia e la fragranza della bella stagione ai nostri piatti. Giunto fino a noi da paesi lontani, quelli caldo-umidi dell’Oriente, ci si presenta per lo più nel contesto di un orto o di un giardino. La sua crescita più vigorosa e veloce avviene con il caldo, e dunque in estate. Lo si riconosce con facilità per le foglie ovali opposte, fitte e lucide, per i fiorellini tubulosi e bianchi, ma soprattutto per l’aroma inconfondibile che, in modo fantasioso, sembra suggellare

quello di timo e menta. In floriterapia il rimedio di basilico serve a vivere con piena accettazione la sessualità insieme con la spiritualità nelle relazioni sentimentali, in modo tale che i due ambiti non vengano più vissuti in contrapposizione. Aiuta anche a vivere senza conflitto la propria emotività. Un tempo, nel linguaggio dei fiori, un vaso di basilico posto alla finestra indicava la disponibilità a un incontro segreto con la persona amata. Ma aveva, e ha, anche il potere di tenere lontane le fastidiose zanzare. Future mamme, attenzione Le sue foglie fresche facilitano la digestione, attenuano i crampi allo stomaco e all’intestino, decongestionano la gola e purificano l’alito. Recenti studi hanno anche dimostrato l’efficacia del basilico nello stimolare le difese immunitarie. Un solo monito: sebbene non si sia ancora individuata la presenza nella pianta di uno stimolante uterino, le donne in gravidanza farebbero bene a utilizzarlo solo come condimento. Nelle Filippine, per l’appunto, si usano tisane di basilico per favorire il travaglio alle partorienti.


Coltiviamoli così Pianta frugale, il basilico si accontenta anche di un piccolissimo vaso sul davanzale. L’importante è tenere sotto controllo lo stato delle foglie; il caldo dell’estate infatti potrebbe appassirle: un’annaffiatura le disseterà all’istante, restituendocele in piena forma. I vasi e il terriccio Necessita di clima temperato-caldo per crescere rigoglioso. Non ha particolari esigenze di terreno, si può coltivare anche in vasi o cassette su terreno sciolto se non si dispone di un orto. Per i migliori risultati si coltiva a terra in aiuole molto soleggiate, con terreno profondo, fertile e fresco. La temperatura minima per la germinazione e la crescita delle piantine è di 15 gradi. La semina Si possono acquistare in serra le piccole piantine da trapiantare a maggio con la Luna crescente. Si interrano nell’orto a distanza di 30-40 cm l’una dall’altra, in vaso invece a distanza di 15-20 cm. Volendo seminare il basilico, la semina – in fase calante – si fa direttamente a dimora nei mesi di aprile e maggio, oppure a marzo in serra o in letto caldo per poi trapiantare in piena terra le piantine già cresciute. Deporre il seme a circa 0,5 cm di profondità su terra soffice, ricoprendolo con un sottile strato di terreno sciolto o compost. Punti deboli Il basilico non soffre di avversità fungine o di attacchi di parassiti. Non necessita in genere di alcun trattamento se coltivato in posizione sufficientemente soleggiata. È invece utile evitare di ripiantarlo sulle stesse superfici o in vaso usando la stessa terra impiegata nella stagione precedente. Esige costanti e abbondanti annaffiature. Buono a sapersi In una aiuola consociata, il basilico può convenientemente essere trapiantato tra le file di finocchio e piselli, assicurando tuttavia distanze sufficienti tra le varie specie. La varietà cosiddetta “di Genova” ha un aroma particolarmente intenso. Raccolta e conservazione Le foglie fresche si raccolgono scalarmente da giugno a settembre. Cimando i rami dotati di infiorescenze, eliminando cioè la parte apicale degli steli, le piante saranno stimolate a continuare a vegetare. Le foglie si utilizzano in genere allo stato fresco, tuttavia si possono conservare seccate, surgelate in sacchetti, oppure immerse in olio extravergine di oliva, anche se l’aroma è inferiore.

Cuciniamoli così

Filetti di triglia in crema di basilico Ingredienti: 600 gr di filetti di triglie 200 gr di mollica di pane 200 gr di basilico 20 gr di timo 500 dl di olio extravergine 150 gr di pinoli 16 pomodori pachino 1 limone 50 gr di gherigli di noci 20 gr di finocchietto selvatico Parmigiano Reggiano sale, pepe e aglio qb Procedimento Preparare una panura con mollica di pane casareccio aromatizzata con aglio, basilico, timo, sale e pepe, buccia di limone grattugiata, Parmigiano Reggiano e olio. Condire i filetti di triglia con olio e passarli nella panura, facendo attenzione a eliminare il pane in eccesso. Lavare e asciugare il basilico, frullarlo quindi con pinoli, noci, timo, succo di limone, finocchietto selvatico e olio, fino a ottenere una consistenza cremosa. Lavare e asciugare i pomodori pachino e friggerli in olio caldo per qualche minuto. Cuocere i filetti di triglia in forno preriscaldato a 190° per 10 minuti. Riscaldare la crema di basilico a bagnomaria. Servire con la crema di basilico sul fondo del piatto, i filetti di triglia in mezzo, completando il piatto con i pomodori pachino fritti, i pinoli tostati e qualche fogliolina di basilico. di Giovanni Romeo

Viburno dall’antico profumo Tra i tanti fiori e cespugli dal sapore antico che stanno riconquistando spazi ed estimatori nei giardini d’oggi, uno dei più amati è senz’altro il viburno. Se quindi ci affascinano i giardini d’altri tempi, quelli dai fiori semplici e gentilmente profumati, allora è la pianta che fa per noi. Comunemente chiamato palla di neve o pallon di maggio per i suoi piccoli fiori bianchi raccolti a formare bellissimi mazzi, il Viburnum opulus si trapianta insieme agli altri cespugli a marzo. Molto decorativo, raggiunge i quattro metri d’altezza e fiorisce generosamente ad aprile-maggio. Poco esigente, predilige posizioni soleggiate ma non teme le basse temperature. Inoltre si accontenta delle piogge, con qualche annaffiatura nei periodi particolarmente asciutti.

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il ristorante

di Martha Pulina

di Martha Pulina

Filetto di Spigola al sapore di Gambero Ingredienti: spigola di mare gamberi rossi freschi arance di Milis

Adamo e il suo angolo di paradiso È lo chef il “primo uomo” che, assieme alla moglie Carla, è cuore e anima del RistorArte di Cabras dove gustare quanto di meglio la Sardegna ha da offrire ai nostri sensi Se state percorrendo la S.S. 131 che collega da Nord a Sud la Sardegna, oppure vi trovate nei pressi di Cabras e delle sue bellissime lagune, ed è l’ora che volge alla fame, prendete l’uscita per Oristano Nord e proseguite in direzione di Torregrande, dove una torre spagnola fa da guardia alla spiaggia delle estati degli oristanesi. Dopo l’ultima rotonda, sulla sinistra dell’ultimo rettifilo, a circa 1 km dalla spiaggia, si trova il RistorArte dello chef Adamo Camedda. Qui troverete Carla, moglie di Adamo, che vi guiderà con gentilezza e sorrisi al vostro tavolo. Due le sale a vostra disposizione, a meno che non preferiate godere del profumo del mare, accomodandovi nell’ambiente esterno del locale; in cucina, infine, un tavolo accoglie coloro che vogliono mangiare mentre assistono alla preparazione dei piatti che poi gusteranno. Lo chef Adamo, dopo diverse esperienze in ristoranti rinomati all’estero, ha deciso di tornare nei suoi luoghi (è di Cabras, paese famoso per la deliziosa bottarga di muggine) e dar vita al suo sogno: andare alla riscoperta dei migliori sapori della sua terra e rivisitarli con nuovi accostamenti. Nel suo RistorArte propone una cucina a km 0, basandosi 72

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sulla valorizzazione dei prodotti del territorio e, soprattutto, del magnifico pesce del golfo di Oristano e delle lagune intorno. Il menù è quotidiano: il mercato e il pescato del giorno scrivono i piatti proposti. Cosa scegliere? Ad esempio una leggera insalata di molluschi e crostacei, uno zimino (brodetto di pesce aromatizzato con zafferano di San Gavino, dove è cotta della fregula, una specie di cus cus sardo) di dentice, un piatto di pasta fresca ai ricci di mare (quelli della costa occidentale della Sardegna sono i migliori), un filetto di spigola (branzino) al profumo di gamberi, un porcetto arrosto insufflato con una salsa al tonno, un leggerissimo fritto di mare, una deliziosa mousse di ricotta ovina con mandorle e miele, dei ravioli dolci di formaggio, fritti e guarniti da miele aromatizzato all’arancio su una mousse zabaione e mascarpone... Il tutto cucinato con olio extra vergine d’oliva e accompagnato da ottimi vini sardi fra cui lo splendido Vernaccia della vicina cantina Contini. Questa ricerca della qualità e della freschezza non offende il portafoglio. Interessanti le serate a tema, durante le quali un piatto o un ingrediente tipico è presentato e cucinato dallo chef di fronte agli ospiti.

Procedimento: Lavare i gamberi con acqua salata, staccare la testa e la coda tenendole contemporaneamente con due dita e girandole delicatamente in sensi inversi. Su una padella fredda, con un filo d’olio extravergine d’oliva di Cabras, adagiare in piedi il filetto di spigola avvolto intorno alla testa del gambero, passaggio utile per insaporire la polpa della spigola con il prezioso fegato del gambero. Spremere un’arancia locale (Milis, Oristano) sopra il duetto di pesce, facendo attenzione che il succo copra per almeno 5 millimetri il fondo della padella da mettere sul fornello con fiamma viva, da abbassare non appena inizia l’ebollizione coprendo il tutto con un’altra padella, in modo che le teste del gambero non siano schiacciate. Dopo 5 minuti, controllare che il succo si stia restringendo contemporaneamente alla cottura del pesce e, quando diventa quasi un caramello, aggiungere le code del gambero sgusciate. Salare e ricoprire per altri 5 minuti. Profumare con qualche foglia di rosmarino fresco e, se il succo risultasse ancora lungo, restringerlo ravvivando la fiamma per fargli prendere un colorito ambrato, segnale che il piatto è pronto. Adagiato il tutto su un piatto piano e caldo, con un cucchiaio raccogliere l’estratto di arancia e lasciarlo lacrimare sui pesci. Completare con un filo di olio extravergine di oliva e qualche goccia di limone.

dove&come RistorArte S.P. 1 Oristano, km 1 Cabras (Or) Tel. 389.9270403 Menù degustazione da 35 euro



food news

di Lucia Lipari

I valori dei vitigni vesuviani Con l’avvicinarsi dell’estate, Casa Setaro, oltre al consueto appuntamento con Cantine Aperte (26 maggio), quando sarà possibile visitare la cantina di Boscotrecase, sarà presente con i suoi vini a Vitigno Italia, importante manifestazione a Castel dell’Ovo dal 2 al 4 giugno. Sempre a Napoli, ilCaprettOne Brut, primo spumante metodo classico ottenuto da uve Caprettone, sarà tra i protagonisti della kermesse Wine & The City. Massimo Setaro parteciperà poi a Radici del Sud, il salone dei vini autoctoni che si terrà a Carovigno (Br) dal 5 al 10 giugno e infine a Terroir Vino che si terrà a Genova il 17 giugno.

Grok, lo snack per tutti Perfetto per chi segue una sana alimentazione, adatto alla nutrizione dei bambini e ottimo break per gli sportivi. I deliziosi dischetti cotti al forno mantengono tutte le proprietà nutrizionali e di gusto del Grana Padano, per un prodotto ricco, a lunga conservazione ma senza l’aggiunta di conservanti e additivi. Semplice e genuino, questo grokkante finger food si può trovare nelle versioni Classico, Deciso e con Cereali. I gusti Deciso e Classico sono senza carboidrati e privi di glutine e inseriti all’interno del prontuario AIC che guida l’alimentazione corretta per i celiaci.

La cucina canadese “parla italiano”

food news

L’olio extravergine di oliva biologico Oilalà, sotto la brillante guida del titolare Spiros Borracino, ha conquistato i mercati europei e americani e ora sta espugnano anche Montreal, Quebec City e Toronto. Grazie a una serie di degustazioni infatti, i canadesi hanno potuto degustare questo prodotto artigianale pugliese, apprezzandolo molto e aprendo le porte alla sua commercializzazione, in particolare per quanto riguarda l’ExtraLiquid Luxury.

Jambon de Bosses alla conquista dell’Oriente Per la prima volta nella storia di questo gioiello di prosciutto crudo – conosciuto sin dal Medioevo e la cui lavorazione ancora oggi impone il massaggio manuale precedente alla salatura con le erbe del territorio e la stagionatura protratta oltre 12 mesi – 60 cosce con una stagionatura di 18 mesi sono state spedite e destinate alla ristorazione di fascia alta dell’area di Pechino, volute espressamente per i festeggiamenti del Capodanno cinese. Il successo dello Jambon de Bosses Dop sottolinea ancora una volta l’amore per il made in Italy nel mondo.

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Motoamatori a raduno presso l’azienda Nava Il prossimo 2 giugno alle ore 11, l’azienda agricola Nava – nel cuore della Brianza, nata nel 1982 per offrire alla macelleria di famiglia, attiva dal 1959, prodotti di qualità, e per gestire completamente la filiera che porta dall’agricoltura all’allevamento, fino alla vendita diretta – ospita, in occasione della Festa della Repubblica Italiana, una tappa del moto raduno d’epoca del Motoclub di Carate Brianza, con oltre 250 motocicli di tutti gli stili. Nell’occasione è possibile gustare un buon aperitivo e visitare l’azienda.



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italiafoodwine Il mercato giusto

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magazine

InViaggio Viaggio In 88

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80 Itinerari spirituali

92 Nella Trapani “free”

da pag. 96

Volete visitare l’estrema punta della Sicilia occidentale? Da oggi è più facile

• Città in 24 ore

Mete poco note e cammini religiosi da riscoprire: un filone turistico in ascesa

84 Abruzzo mistico

94 La Val di Fiemme

Seguendo il cammino di San Tommaso,

In mezzo alle Dolomiti trentine, una valle tutta “gusto, tradizione e natura”

scopriamo una terra ricca di fede e arte

Rubriche

88 Sicilia, l’isola della fede Nel cuore del Mediterraneo seguendo le vie dei pellegrini da Palermo a Messina

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inviaggiotendenze

Sulle vie sacre dei pellegrini di Isa Grassano

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Il più battuto è quello di San Francesco, ma di certo non è l’unico. I Cammini di fede percorrono lo Stivale e, insieme ai più celebri Santuari e luoghi di culto, richiamano migliaia di turisti da tutto il mondo. Per voi una panoramica sulle mete meno note e i percorsi da riscoprire


In apertura, Poggio Bustone, il punto di partenza della missione di pace dei francescani e tappa del Cammino di Francesco. Nella pagina successiva, un momento del pellegrinaggio nel parco della Murgia a Matera

Cresce il turismo religioso. Merito di Papa Francesco che, con la sua umiltà, ha portato una nuova ventata di fede e di comunione? Possibile. O forse del fatto che, per la Chiesa cattolica, questo è l’Anno della Fede (si concluderà il 23 novembre). O magari, più prosaicamente, che, complice la crisi, non si sa più “a che Santo votarsi”! Fatto sta che i dati Isnart ci dicono che il turismo religioso pesa l’1,5% sul totale dei flussi turistici, di cui il 2% sulla domanda internazionale e l’1,1% sulla clientela italiana, per un totale di 5,6 milioni di presenze turistiche (3,3 milioni di presenze straniere e 2,3 milioni di presenze legate al mercato italiano). Sono soprattutto gli stranieri a essere motivati da convinzioni religiose: il 45,3% arriva dall’Europa e il 14,9% dai Paesi extraeuropei. Vario e differenziato il gruppo dei pellegrini: viaggiano in compagnia del proprio partner il 32,7%, il 20% invece fa parte di un tour organizzato e in alternativa è accompagnato da un gruppo di amici (19,7%), il 13,3% sceglie di muoversi con la famiglia, mentre pochi sono i turisti che viaggiano da soli (9,8%). E Roma fa da capofila. Secondo l’Osservatorio di Trivago.it, motore di ricerca prezzi europeo, la capitale sta vivendo settimane di grande afflusso, con un +78% di ricerche alberghi. Nella classifica delle destinazioni della preghiera preferite dai pellegrini italiani, ci sono anche San Giovanni Rotondo, che registra +87% delle ricerche rispetto allo stesso periodo del 2012, l’umbra Cascia (+127%) e la marchigiana Loreto. «C’è diffusa e palpabile esigenza di spiritualità – dice Diego Di Paolo, amministratore di Wealbiz e ideatore del Cammino di Francesco a Rieti – Basta vedere l’accoglienza riservata al nuovo Papa che proprio a questa esigenza è riuscito a dare già in pochi giorni una risposta importante. Non basta-

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inviaggiotendenze

no più i cosiddetti “pellegrinaggi” a colmare l’accresciuto bisogno di spiritualità, perché si è trasformata in un’esigenza più complessa, più intima, per la quale i Cammini sono una risposta ideale. Ne abbiamo tanti, tra cui la Via Francigena e il Cammino di Francesco che sfiora le 10 mila presenze all’anno. Tuttavia sono sottoutilizzati rispetto alle loro potenzialità, ma è necessario che a livello di Ministero del Turismo e di Regioni ci sia finalmente un approccio serio e costruttivo».

Il senso di questo “vagare”

Itinerari accessibili Un po’ ovunque si sta lavorando per creare un turismo accessibile a tutti in questi luoghi sacri. È il caso di Rieti dove è stato presentato il progetto Cammino CON Francesco, elaborato dalla cooperativa Loco Motiva. Prevista l’istituzione di uno sportello on-line di informazione e di un’agenzia socio-turistica che sia in grado di fornire servizi di turismo sociale, trasporto, ausili e mezzi per l’accessibilità... A Matera, invece, la cooperativa Sassi Murgia propone itinerari ad hoc per non udenti e non vedenti. «Per coloro che sono colpiti da totale mancanza della vista in entrambi gli occhi – spiega Luca Petruzzellis, guida turistica che ha avuto l’idea – si scelgono percorsi pianeggianti e con pochi ostacoli. Con gli ipovedenti, facciamo anche percorsi più accidentati, purché siano assistiti da accompagnatore. Ovviamente privilegiamo l’approccio multisensoriale per meglio “percepire” i luoghi visitati». 82

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Ma perché ci si mette in cammino? Secondo le statistiche, per dare una risposta al senso della propria esistenza ma anche per arricchirsi spiritualmente tramite il confronto con le persone, con nuove mete e culture. E ancora per ricercare la sobrietà e la semplicità delle piccole cose. Un’occasione di riscoperta del Sacro ma allo stesso tempo di tesori artistici e culturali, spesso circondati da una natura lussureggiante. Così è per il Cammino di Francesco nella valle reatina: ottanta chilometri da percorrere a piedi, in mountain bike o a cavallo, nella frescura e nel silenzio dei boschi. Quattro le tappe principali: Fonte Colombo (dove Francesco stilò la regola definitiva del suo ordine), Poggio Bustone (punto di partenza della missione di pace dei francescani), Greccio (con la rappresentazione del primo presepe) e Santa Maria della Foresta (con il miracolo dell’uva); santuari abbarbicati sui costoni rocciosi delle montagne che circondano la fertile pianura e disposti in modo da formare un’enorme croce, da cui trae origine l’appellativo di Valle Santa. Ci si sente un po’ asceti, anacoreti, pellegrini anche passeggiando nel parco della Murgia a Matera, che tanto ricorda la valle del Go-


reme, in Cappadocia. Ovunque, scavate nel tufo, si ritrovano grotte, cenobi, eremi, cripte e basiliche ipogee, dove, nei secoli, si sono rifugiati i monaci di varie comunità religiose. Impossibile non stropicciarsi gli occhi più e più volte, per capire se sono allucinazioni o apparizioni reali queste scene da presepe vivente, che si aprono allo sguardo. E sono sempre di più le persone che si ritrovano lungo il parco della Murgia, tra le chiese rupestri, circondati dalla vista dei Sassi di Matera, patrimonio Unesco, avvolti dal profumo della rucola, del timo, e quasi cullati dal gorgoglio dell’acqua del torrente Gravina sottostante. Soprattutto l’ultima domenica di maggio, è usanza andare a piedi fino al santuario della Madonna delle Vergini, interamente scavato nel masso tufaceo. L’interno colpisce per la fila di mattonelle maiolicate che dall’ingresso arriva fin sotto l’altare. Un tempo si diceva che a’ la Madenn du Vurgj’n p’ prjè e p’ ffe’ uasciazz (alla madonna delle vergini per pregare e fare baldoria), in quanto i pellegrinaggi, un tempo, non erano dedicati solo ed esclusivamente alla preghiera, ma erano anche occasioni per una sorta di pic nic fuori porta. Ad arricchire l’offerta turistica religiosa della Basilicata c’è anche il Complesso monumentale di Santa Maria d’Orsoleo a Sant’Arcangelo, in provincia di Potenza, dedicato all’avventura umana e spirituale del monachesimo. Si tratta di un allestimento polimediale, capace di coniugare passato e modernità, ricavato in uno dei gioielli architettonici della regione, fra colline e uliveti e fra il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano e l’area desertica dei Calanchi lucani. Un luogo simbolo della spiritualità lucana che diventa poetica dello spazio e conduce in un intimo percorso dentro se stessi.

La Via Benedicti Parte da Norcia il Cammino di San Benedetto che, dalla città natale del Santo, ai piedi dei Monti Sibillini, porta a Montecassino, nel basso Lazio, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita e fondò un’abbazia che ha saputo resistere a quattro distruzioni. Lungo la strada che attraversa Umbria e Lazio si toccano importanti centri della fede come Subiaco, dove Benedetto pose le basi della sua Regola, Cascia e Rieti, raggiunti attraverso antiche vie di transumanza e sentieri battuti un tempo da briganti e contrabbandieri. E ancora, la valle dell’Aniene, le pendici dei Monti Ernici fino alla splendida certosa di Trisulti, tra boschi di querce, nella cosiddetta Selva d’Ecio, in provincia di Frosinone; e ancora Casamari con la sua splendida abbazia, tra le prime e maggiori espressioni in Italia dell’Ordine dei Cistercensi, fino ad Arpino e Roccasecca. Sedici i giorni necessari per percorrerlo a piedi o in bici, come suggerisce la guida Il Cammino di San Benedetto – Terre di mezzo Editore, della collana Percorsi, dedicata a chi si mette in cammino, per fede o no, ma comunque con il desiderio di incontrare e scoprire qualcosa di nuovo. Le guide Terre di Mezzo sono strumenti pratici, semplici e aggiornati, che possa dare con il giusto dettaglio tutte le informazioni necessarie per chi parte per due settimane o un mese di seguito. Tra gli itinerari spirituali anche tutti i Cammini di Santiago, le Vie Francigene, la Terra Santa… di Gilda Ciaruffoli

Mille tappe di fede In Italia, come in nessun altro Paese al mondo, la spiritualità riesce a fondersi con l’arte, la storia, la natura e la tradizione. Il volume propone un affascinante itinerario alla scoperta di luoghi di culto più o meno noti, nei quali poter ritrovare se stessi e insieme soddisfare curiosità e desiderio di conoscenza. Si scopre, così, ad esempio, che la Sacra di San Michele, in Piemonte, si erge al centro di una via di pellegrinaggio lunga oltre duemila chilometri, che unisce quasi tutta l’Europa occidentale da Mont Saint-Michel a Monte Sant’Angelo. di Chiara Giacobelli Newton Compton 575 pg 19,90 euro Per saperne di più: www.camminodifrancesco.it www.basilicataturistica.com www.sassiemurgia.com www.camminodibenedetto.it www.percorsiditerre.it maggio 2013

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turismoreligioso

Abruzzo mistico: vedere per credere di Piergiorgio Greco

Abruzzo Cammino di San Tommaso

Seguendo il Cammino di San Tommaso, alla scoperta di una terra ricca di fede e venerabili reliquie. Un grande patrimonio ancora poco conosciuto grazie al quale scoprire una regione accogliente, rigogliosa e genuina 84

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In principio furono loro i primi pellegrini: percorrendo le strade del mondo allora conosciuto, gli apostoli portavano la buona novella in ogni dove, a piedi, a dorso di mulo, da soli o in compagnia. Dopo alterne vicende, dal 1252 le spoglie di uno dei dodici, Tommaso, riposano a Ortona, in provincia di Chieti, nella cattedrale a lui dedicata. Il Santo che, per credere, volle mettere il dito nel costato di Gesù, è solo una delle mille scoper-

te che si fanno in Abruzzo, terra “in cammino all’ombra della croce” per usare una fortunata espressione della studiosa Maria Concetta Nicolai: santuari, eremi, reliquie, chiese maestose e piccole cappelle, grandi e umili figure di Santi, non manca proprio nulla in questa terra dove è possibile un’esperienza turistica unica nel suo genere, che affianca spirito e buona tavola, riposo e avventura, mare cristallino e montagne imponenti.


Miracoli teatini A qualche chilometro da Ortona c’è il più antico Miracolo Eucaristico esistente: quello di Lanciano. Nella chiesa di San Francesco è custodito l’ostensorio con la carne e il sangue di Gesù, così trasformati dal pane e dal vino a causa di un frate da una fede traballante. Percorrendo la splendida Costa dei Trabocchi – le affascinanti macchine da pesca in legno che si incontrano di tanto in tanto tra Francavilla e San Salvo, molte delle quali divenute ristoranti gourmet – si incontrano perle di rara bellezza. Si parte con l’Abbazia di San Giovanni in Venere, a Fossacesia, affacciata sul suggestivo Golfo di Venere: il complesso rappresenta un gioiello romanico, a ridosso del mare e immerso tra la vegetazione mediterranea. E si arriva a Vasto, con i suoi palazzi, le sue piazze, e il suo brodetto di pesce: nella chiesa di Santa Maria Maggiore, è conservata una spina della corona di Gesù. Sempre in provincia di Chieti, a Bucchianico, nel 1550 nacque San Camillo De Lellis, patrono degli infermi nonché ideatore dell’assistenza infermieristica moderna, definito “gigante della carità”: alcune reliquie sono conservate nell’omonimo santuario.

Uno sguardo dal passato A non molti chilometri di distanza, sconfinando in provincia di Pescara, l’Abruzzo conserva una reliquia straordinaria: il Volto Santo di Manoppello, il fazzoletto di bisso che, secondo gli studi, sarebbe stato posto sul viso di Gesù nel Sepolcro, e che dunque raffigurerebbe proprio il Risorto. Non lontano dal santuario vive suor Blandina Paschalis Schlòmer, eremita tedesca che ha dimostrato come il volto di Manoppello sia perfettamente sovrapponibile a quello della Sindone di Torino.Poco più all’interno,a Castiglione a Casauria, si erge l’Abbazia di San Clemente, edificata nell’871 dall’imperatore Ludovico II e che oggi conserva le reliquie di San Clemente Papa: uno splendido esempio di architettura di transizione tra il romanico e il cistercense.

In apertura, Bucchianico: la Festa dei Banderesi, manifestazione storica legata a un miracolo di Sant'Urbano grazie al quale la città cinta d'assedio fu liberata. Qui, il Miracolo Eucaristico di Lanciano e, sotto, l'Incredulità San Tommaso di Duccio di Buoninsegna

Il Cammino di Tommaso Il “turismo religioso”, in Abruzzo, si fa con Il Cammino dell’Apostolo Tommaso: un pellegrinaggio attraverso tutti i luoghi religiosi più significativi della regione. Un vero e proprio cammino di ben 450 chilometri, di cui poco meno di 150 percorribili anche a piedi, a cavallo o in bicicletta grazie alla segnaletica predisposta. Spiega Enzo Giammarino, presidente di In Fiera, agenzia che ha sviluppato il cammino con la collaborazione anche dell’Opera Romana Pellegrinaggi: «Il grande patrimonio spirituale della nostra terra è sempre stato poco conosciuto. Si tratta di una spiritualità fatta di devozione popolare ma anche di grandi figure di santi, conosciuti anche oltre il confine nazionale. Di qui, l’idea: proporla come ricchezza per tutti, riscoprendo la forma del pellegrinaggio, che ha visto negli apostoli i precursori». I 450 km si percorrono in sei giorni: quanti desiderino vivere questa esperienza possono far riferimento ad alcuni tour operator, disponibili a realizzare pacchetti su misura.

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turismoreligioso

Una tavola semplice ma ricca Pastori, contadini e pescatori sono i veri maitres della tavola abruzzese. Nell’Aquilano e nel Pescarese da non perdere gli arrosticini di pecora, succulenti spiedini cotti sui carboni vivi, mentre ovunque la carne d’agnello è regina indiscussa, nel ragù che colora la pasta alla chitarra o alla brace. Legumi e verdure non mancano mai, testimonianza di un cibo povero ma ricercato, insieme alla pasta, che in provincia di Chieti vede il suo trionfo nei pastifici (industriali e artigianali) di Fara San Martino: pasta e fagioli e sagne e ceci, anche nelle versioni di pesce, continuano a stupire. Il pesce, appunto: lungo tutta la costa è un tripudio di sapori esaltati nelle decine di antipasti dove il mare incontra i prodotti della terra. Se infine il Montepulciano d’Abruzzo è un biglietto da visita consolidato, in regione stanno emergendo strepitosi e imperdibili autoctoni bianchi come la Passerina, il Pecorino e la Cocciola.

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Per saperne di più: www.camminoditommaso.it www.movimentocelestiniano.it (con indicazione sui luoghi celestiniani) www.abruzzoturismo.it

La chiesa di San Gabriele dell’Addolorata, patrono dei giovani, a Isola del Gran Sasso, in provincia di Teramo

Scelti per voi Ai piedi del Gigante d’Abruzzo Il patrono dei giovani si trova a Isola del Gran Sasso, in provincia di Teramo: ogni anno sono milioni i pellegrini, soprattutto ragazzi, che rendono omaggio a San Gabriele dell’Addolorata, morto a 24 anni. Dal santuario si può quasi toccare con mano il Gran Sasso, la cima più alta dell’Appennino, attorno a cui la natura rigogliosa offre piste da sci e sentieri dal grande fascino. Non lontano, a Campli, c’è la Scala Santa: nel 1772 Papa Clemente XIV riconobbe alla cittadina il privilegio di concedere l’assoluzione dei peccati e, in alcuni giorni, l’Indulgenza Plenaria con lo stesso valore di quella che si ottiene a Roma. Attraversato il Gran Sasso si arriva nella terra di Celestino V, il Papa del "gran rifiuto” dantesco: a L’Aquila, nella basilica di Collemaggio, dove fu incoronato pontefice nel 1294, sono conservate le sue spoglie, mentre a Sulmona, patria dei confetti, c’è la badia morronese fondata dal Santo, scrigno d’arte e spiritualità. Il tutto in un territorio dove la natura e i sapori forti accolgono il visitatore alla ricerca di itinerari tanto inconsueti quanto affascinati.

dove mangiare

dove dormire

Ristorante Corona di Ferro A due passi dal Santuario del Miracolo Eucaristico, propone piatti di tradizione e ricercati. Prezzo medio: 30 euro bevande escluse Corso Roma, 28 Lanciano (Ch) Tel: 0872.717235

Hotel Anxanum A due passi dal mare e dalla montagna, in un ameno passeggio vicino al centro di Lanciano. Doppia da 80 euro, con prima colazione Via San Francesco, 10 Lanciano (Ch) Tel. 0872.715142 www.hotelanxanum.com

Il Giardino dei Ciliegi Ristorante in una splendida villa di fine ‘700, circondata da una vasto giardino. In cucina prodotti dalla stessa azienda agricola. Prezzo medio: 25 euro, bevande escluse C.da Cappuccini Manoppello (Pe) Tel. 085.8590049 www.villapardi.it Ristorante Ferrara La carne la fa da padrona in questo locale caldo e accogliente. Da non perdere l’aperitivo cenato nella taverna: stuzzichini con degustazione di vino. Prezzo medio: 35 euro, bevande escluse (18 euro stuzzichini a volontà, bevande escluse) Via Orientale, 39 Bucchianico (Ch)
 Tel. 0871.382157 www.ristoranteferrara.it

Casale Centurione Un casale del 1800 recentemente restaurato con il ripristino “a vista” delle volte a mattoni in pietra naturale della Maiella. Doppia da 65 euro, con prima colazione Contrada S. Maria Arabona, 2 Manoppello (Pe) Tel. 335.8257345 www.casalecenturione.it Tenuta dei Sensi Azienda agrituristica di charme, immersa nel verde. Doppia da 80 euro, con prima colazione Contrada San Martino, 62 Bucchianico (Ch) Tel. 0871.381677 www.tenutadeisensi.it



turismoreligioso

L’isola della fede Il 2013 sarà un anno ricco di belle sorprese per il turismo religioso in Sicilia. La regione infatti entra nel circuito degli itinerari turistici previsti dall’Opera Romana Pellegrinaggi, nell’ambito dell’Anno della Fede, in accordo con l’Unione Regionale Province Siciliane di Rosario Ribbene

Sicilia

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La Sicilia è il centro e il cuore del Mediterraneo, ma anche della fede. Una terra dove la devozione spirituale dei suoi abitanti affonda le radici nei millenni – tra dei, culti e rituali – fino ad arrivare al Cristianesimo, testimoniata da gioielli artistici, gastronomici e antropologici, che ogni anno movimentano importanti flussi turistici da tutto il mondo. Non a caso è stata scelta per entrare nel circuito degli itinerari turistici religiosi previsti nel 2013 in Italia dall’Opera Romana Pellegrinaggi. Un fortissimo impulso al turismo isolano alimentato da tre circuiti: il primo itinerario, I

Santuari della Sicilia, prevede un programma che parte da Palermo – con il Santuario di Santa Rosalia, il Duomo di Monreale, Cattedrale e Cappella Palatina – per proseguire a Trapani e Agrigento,a Siracusa con il Santuario della Madonna della Lacrima, fino a Messina e Tindari con il Santuario della Madonna Nera. Il secondo itinerario, La Sicilia Orientale, propone un programma che comprende Catania, l’Etna e Taormina. Infine, il terzo itinerario Il Duomo di Monreale, prevede un tour dal Santuario di S. Rosalia a Palermo, passando per Monreale fino ad Agrigento con la Valle dei Templi.


Foto di Ignazio Tesoro

Un mosaico di stili

In apertura, il Duomo di Monreale. In questa pagina, il Santuario di Santa Rosalia sul Monte Pellegrino: in basso la grotta dove furono ritrovati i resti della Santa

Santuari da assaporare Qualsiasi itinerario alla scoperta dei luoghi della fede in Sicilia non può non contemplare delle soste per il ristoro, dove il pellegrino potrà assaporare le delizie enogastronomiche di quei luoghi. Palermo, ad esempio, è famosa per i “cibi di strada”, dal pani cà meusa (panino con milza) ai cazzilli, panelle, arancine, nonché per la ricca produzione dolciaria, dalle cassate ai cannoli adornati di ricotta di pecora e frutta candita. Che dire poi degli appetitosi cudduriuni siracusani, focacce ripiene e chiuse “a saccoccio”? Un eccellente modo per recuperare le forze e riprendere il cammino. Foto di Ignazio Tesoro

Foto di Ignazio Tesoro

Partiamo dunque dallo sfavillante abbraccio dei mosaici di due tra le chiese medievali più belle al mondo: la Cappella Palatina e il Duomo di Monreale. Inserita all’interno del Palazzo Reale di Palermo, la Palatina è certamente l’opera che testimonia l’armonica convivenza delle diverse culture del Regnum Siciliae fondato nel 1130 da Ruggero II. Ricchissimo l’apparato decorativo interno costituito in gran parte dai preziosi mosaici con il Pantocratore che domina dal centro della cupola, attorniato da una corona di angeli e arcangeli e, più sotto, da profeti ed evangelisti. A ciò si aggiunge l’elemento islamico del favoloso soffitto ligneo ad alveolature, intagliato e dipinto, testimonianza dell’arte carpentiera e decorativa magrebina. La fondazione di Monreale si deve a Guglielmo II, deciso a edificare su di un poggio (Montis Regalis) presso Palermo un complesso episcopale e una residenza reale. Per gli interni del Duomo furono spese enormi somme di denaro: la chiesa racchiude infatti la più estesa superficie mosaicata mai realizzata in un edificio del Medio Evo occidentale. Lo spazio interno colpisce subito per la maestosità e ricchezza di forme con il Cristo Pantocratore, più autoritario e magniloquente di quello dolce e intenso di Cefalù e della Palatina.

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turismoreligioso

Santuzza Rosalia, patrona di Palermo

Il culto di Maria e dei Santi Battaglie, assedi, naufragi, malattie e ogni sorta di avversità hanno rafforzato la devozione dei siciliani verso i Santi e soprattutto verso Maria, madre di Cristo. Tutto ciò è testimoniato dai riti della Pasqua, dall’iconografia, dalle feste in onore dei santi patroni di ogni centro abitato, piccolo o grande, dalla gastronomia e dal numero elevato di santuari disseminati in ogni angolo dell’isola. Sono soprattutto le basiliche mariane la prova evidente della scelta della Madonna Odigitria quale patrona della Sicilia. Eretti da sovrani o dalla comunità dei fedeli a seguito di eventi miracolosi, i santuari mariani continuano ad attirare folle di pellegrini e semplici turisti. 90

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In alto, il Santuario di Siracusa firmato Andrault e Parat, nel quale si trova la miracolosa statuetta mariana che nel 1953 versò lacrime umane (sotto)

Posto sul Monte Pellegrino, il Santuario di Santa Rosalia domina la città di Palermo dal 1625, anno della sua edificazione attorno alla grotta dove, secondo la tradizione, furono ritrovati i resti della Santa. Figlia del duca Sinibaldo di Quisquina e delle Rose, nipote per parte di madre di re Ruggero d’Altavilla,Rosalia crebbe nel XII secolo alla corte dello zio, a Palermo. In seguito alla morte del re,chiese e ottenne il permesso di vivere da eremita tra le grotte del monte Quisquina (Agrigento) e quelle del monte Pellegrino, dove visse fino alla morte. Il culto della Santuzza eremita si collega a un evento particolare accaduto a Palermo in occasione di un’epidemia di peste scoppiata nel 1624 che trasformò la città in un lazzaretto a cielo aperto. Le reliquie della Santa, dopo essere state miracolosamente scoperte su Monte Pellegrino, vennero portate in processione,impedendo l’ulteriore diffondersi della malattia.

Le lacrime miracolose Tra la fine di agosto e i primi giorni di settembre del 1953, un quadretto di gesso, raffigurante il cuore immacolato di Maria, posto come capezzale di un letto di una giovane coppia di sposi siracusani, ha versato lacrime umane. Quello di Siracusa è uno dei pochissimi eventi documentati. Per la realizzazione del progetto del Santuario che custodisce il miracoloso quadretto di gesso, fu indetto un concorso internazionale vinto da due architetti francesi: Michel Andrault e Pierre Parat. Inaugurato il 6 novembre 1994 da Sua Santità Giovanni Paolo II, il Santuario è alto circa 103 metri e un diametro di 71,40. Ha una capienza di 11 mila posti in piedi e di circa 6 mila a sedere.


Un carico “importante” Altro santuario inserito nei circuiti religiosi siciliani è quello della Madonna Nera del Tindari. Sull’origine del culto di questa Madonna non ci sono notizie certe. Secondo la tradizione, una nave di ritorno dall’Oriente fu sorpresa da un’improvvisa tempesta e l’equipaggio si vide costretto a rifugiarsi nella baia del Tindari, oggi Marinello. Quando si calmò la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio, ma non riuscirono a spostare la nave. Decisero allora di alleggerire il carico: solo quando scaricarono la cassa contenente il venerato Simulacro della Vergine nascosta nella stiva, però, la nave poté muoversi e riprendere la rotta. Fu aperta la cassa e, con grande stupore, fu scoperta la preziosa immagine della Vergine che venne collocata nel luogo più alto, sul Tindari. Il santuario nuovo venne edificato nel 1957 in quanto quello esistente era diventato incapace di accogliere i pellegrini.

La devozione dei siciliani affonda le radici nei millenni, tra dei, culti e rituali, fino ad arrivare al Cristianesimo, ed è testimoniata da gioielli artistici e gastronomici che richiamano turisti da tutto il mondo

Santuario della Madonna Nera del Tindari, al cui interno si conserva un simulacro della Vergine legato a una miracolosa leggenda. Il Santuario nuovo venne edificato nel 1957 perché il precedente non riusciva a contenere il gran numero di pellegrini che giungevano qui da tutto il mondo

Scelti per voi dove mangiare A Cuccagna Ristorante del centro storico, a poca distanza dal porto. Pesce sempre fresco e specialità regionali. Menù completo a 40 euro. Via Principe di Granatelli, 21 Palermo Tel. 091.587267 www.acuccagna.com Bar del Pellegrino Accanto al Santuario Mariano della Madonna Nera di Tindari, con un menù a 12 euro. Via Monsignor Pullano, 41 Tindari (Me) Tel. 0941.369273 www.bardelpellegrino.it

Hotel del Santuario Nel centro di Siracusa, di fronte alla Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime e a pochi passi dal famosissimo teatro greco. Nel ristorante si gustano i sapori tipici del territorio con un menù completo a 18 euro. Si dorme invece a partire da 53 euro la singola e 76 la doppia. Via del Santuario,1 Siracusa Tel. 0931.465656 www.hoteldelsantuario.it

dove dormire B&b Agorà Poco distante dal santuario del Tindari. Dalle finestre di

questo accogliente bed & breakfast è possibile ammirare il sito archeologico della città, il Santuario Mariano della Madonna Nera di Tindari, il Capo Milazzo e l’arcipelago delle Eolie. Si dorme a partire da 35 euro a persona, compresa prima colazione Tel. 347.9707124 www.agoratindari.it B&b Monreale A pochi passi da Palermo e ad appena 500 metri dal Duomo di Monreale. Singola da 70 euro, colazione compresa. Via Pietro Novelli, 243 Monreale (Pa) Tel. 328.8251437 http://bebmonreale.it

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inviaggio

Da oggi Trapani è “free” Capita, visitando una località, di non sapere come muoversi, di non riuscire a tracciare un itinerario che ci permetta di scoprirne meraviglie e gioie gastronomiche. Capita, o meglio, capitava! Per lo meno nella città siciliana, da oggi ancora più accessibile grazie al wi-fi gratuito e a un sito tutto da navigare di Olga Carlini

Trapani

Sicilia

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La Sicilia in primavera è un’esplosione di colori e profumi e inviti a scoprirne ogni angolo, a svelarne ogni segreto. E Trapani, sospesa tra due mari, protesa verso l’infinito, è un ottimo punto di partenza alla scoperta di questo territorio. Molto bene ma quindi, una volta arrivati nella “città del sale”, da dove iniziare il tour esplorativo? E come avere in modo rapido e immediato un’idea dei migliori hotel dove sistemarsi appoggiando i bagagli prima di partire in esplorazione? E poi… cosa significa “città del sale”?

Un click… e vai! Avere risposta a tutti questi interrogativi, da oggi è più semplice, veloce e soprattutto gratuito. I turisti che arrivano a Trapani, infatti, hanno ora la possibilità di collegarsi liberamente a internet attraverso un sistema wi-fi, accedendo a un portale, www. trapaniclickandgo.it, ricco di informazioni sul territorio. L’iniziativa è stata realizzata dalla Camera di Commercio cittadina che, attraverso la sua Azienda speciale servizi alle imprese, ha predisposto una rete wifi free che copre il centro storico di Trapani, la zona del porto e il lungomare Dante Alighieri, attraverso un sistema di antenne che dà la possibilità a tutti gli smart phone, tablet e ai computer con sistema wi-fi di poter navigare gratuitamente e al turista di avere risposta a tutti i possibili interrogativi pratici e alle curiosità più insolite. Basta dunque un click per consultare l’elenco delle migliori sistemazioni “dove dormire” e “dove mangiare", adatte a ogni


Cous cous e pane cunzato, mura di Tramontana e Museo Pepoli, isole Egadi e Segesta... Trapani e il suo territorio, la sua cucina e le sue manifestazioni, non hanno più segreti, grazie a trapaniclickandgo.it e al nuovo wi-fi gratuito! Come funziona?

Per saperne di più: www.trapaniclickandgo.it www.facebook.com/#!/www.trapaniclickandgo.it https://twitter.com/TrapaniClick

tasca e ogni esigenza, ad esempio. E ancora, accedere alle info pratiche, come quelle relative a orari di treni, autobus e aliscafi, ai consigli per lo shopping, al calendario degli eventi in programma (a maggio, da non perdere la regata Trapani Cup, mentre a giugno merita una visita la rassegna culturale e gastronomica Siciliamo di Marsala). Sfiziose anche le “mappe del gusto”, con suggerimenti sui piatti tipici e le specialità gastronomiche (nella top ten delle cose da non perdere cous cous e pane cunzato). E ovviamente la descrizione puntuale delle bellezze artistiche e architettoniche che costellano la città, dalle mura di Tramontana, lungo le quali passeggiare ammirando il panorama, alla più nascosta collezione di coralli del Museo Pepoli, o l'isolato Villino Nasi, in mezzo al mare. E se tra tante meraviglie temete di perdervi, niente paura: il portale web è anche dotato di una guida multimediale per muoversi liberamente nel centro storico di Trapani. Il sito

è infatti munito di un sistema di geolocalizzazione che permette al turista di vedere subito palazzi, monumenti o negozi a lui più prossimi. Tutte le pagine del portale si possono poi linkare su facebook o twitter. Nel sito sono stati poi inseriti una serie di itinerari consigliati nel raggio di 30 km dalla città, come Mozia, lo Zingaro, Segesta, Erice, le isole Egadi...
Anche perché, come spiega il presidente della Camera di Commercio di Trapani Giuseppe Pace, «questa finestra virtuale sulla città non è altro che un progetto pilota, che contiamo di attivare in altre località della provincia». E se vi state ancora chiedendo perché Trapani sia nota come la “città del sale”, una visita al sito www.trapaniclickandgo.it svelerà l’arcano. Sì, perché ovviamente per farlo non è necessario trovarsi in Sicilia. Anzi, se avete in mente di partire, il sito si rivela ancora una volta un ottimo punto di partenza ricco di informazioni pratiche per raggiungere la città. Più liberi di così!

Per usufruire del servizio è sufficiente recarsi presso una delle aree coperte dal segnale e accedere al servizio wi-fi del proprio dispositivo cercando l’hot spot “free cciaa tp” nell’elenco delle connessioni possibili. A questo punto, selezionando il network “free cciaa tp” comparirà il sito sul quale si può navigare senza limiti di tempo e al cui interno si trova il link "naviga nel web" che, una volta cliccato, fa comparire la pagina in cui viene chiesto di registrarsi cliccando su “registrati”. Completati tutti i campi necessari (nome, cognome, e-mail e numero di telefono) e accettate la liberatoria sulla privacy, cliccare nuovamente su “registrati”. Sulla pagina di login che comparirà, è necessario inserire username e password ricevuti nel frattempo via sms. L’accesso al sito www.trapaniclickandgo. it è quindi immediato. L’utente ha a disposizione un’ora di navigazione al giorno. Tutte le informazioni sono disponibili anche in inglese ed è possibile navigare liberamente su altri siti e scaricare la posta. Trapaniclickandgo è presente su facebook, twitter e con un proprio canale youtube.

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inviaggio

Dove l’accoglienza è di casa C’è una valle che si estende per 35 km, fra le Dolomiti del Trentino, dove l’arte di proporre prodotti genuini e stili di vita sostenibili ha radici lontane. È la Val di Fiemme, una meta imprescindibile per quanti abbiano bisogno di una sosta di relax e gusto di Olga Carlini

Val di Fiemme

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È stato semplice come aprirsi ai ricordi materni, spolverare un quaderno di ricette e attingere a quei valori che hanno sempre accompagnato le loro giornate. È stato naturale come recuperare le proprie origini e una filosofia che da sempre segna la vita di questa silenziosa e laboriosa popolazione di montagna. Scegliere di accogliere i visitatori proponendo loro valori come la tradizione, la sostenibilità e il benessere di corpo e spirito non è stato, per albergatori, ristoratori, artigiani e produttori della Val di Fiemme, un’imposizione dettata dalla moda o dalla tendenza del momento. In questa oasi spontanea di vivibilità e benessere, distesa fra cime di rara bellezza – come le guglie del Latemàr, Patrimonio Naturale dell’Umanità Unesco – non è stato difficile per questi pionieri dell’ecosostenibilità rendersi conto che l’arte di evitare sprechi con semplici accorgimenti, così come l’abitudine di privilegiare i sapori locali e le stagionalità, il risparmio energetico e la bioarchitettura, erano da sempre parte del loro dna. Un’abitudine, una tradizione, che oggi ri-

sponde alle richieste di un turismo sempre più esigente e sempre più attento alla genuinità, alla qualità e alla sostenibilità dell’offerta. Un turismo che, dunque, riesce finalmente ad apprezzare a pieno le reali potenzialità di questo angolo di Trentino. Un’attitudine, quella degli abitanti della Val di Fiemme, che già 6 anni fa era stata convogliata nel progetto Tradizione e Gusto,il cui obiettivo è da sempre quello di creare un team affiatato per valorizzare antichi saperi e sapori, per favorire una relazione diretta tra chi produce e chi consuma. È dunque anche grazie a questo progetto che, visitando la valle,è possibile gustare i vini delTrentino in accoglienti osterie o esplorare i più ricercati piat-


“Tradizione e Gusto” è il progetto che da 6 anni valorizza e diffonde storia, gastronomia, cultura e vocazione alla sostenibilità di questa terra

Per saperne di più: Apt Val di Fiemme Tel. 0462.341419/241111 www.visitfiemme.it

La Valle della mobilità sostenibile Navette, bici e monopattini elettrici, bici tradizionali, autobus di linea efficienti, impianti di risalita, collegamenti pedonali, servizi di bike sharing e tettoie fotovoltaiche per ricaricare le bici. Il progetto FiemmeE-motion permette agli ospiti della Val di Fiemme di lasciare l’auto nel parcheggio dell’hotel e di muoversi in piena libertà utilizzando mezzi e servizi a basso impatto ambientale. Da giugno a settembre 2013, gli hotel coinvolti offrono la Fiemme-Motion card che permette di viaggiare gratuitamente nelle valli dolomitiche di Fiemme, Fassa e nel Primiero su tutti gli autobus di Trentino Trasporti, con sconti del 30 per cento per tutto il Trentino. Nella card sono contenuti servizi di navetta urbani, agevolazioni per i servizi di bike-sharing, ingressi liberi per musei, percorsi in quota ludici, sportivi e culturali, sconti per passeggiate a tema ed escursioni guidate nei luoghi eco-sostenibili ed eco-sensibili. I collegamenti sono favoriti da bus navetta, dal trenino Latemar Express di Predazzo e persino dalle carrozze trainate dai cavalli. Inoltre, dai paesi partono escursioni guidate in bicicletta (anche con pedalata assistita).

ti della tradizione fra atmosfere d’un tempo e panorami dolomitici. Il progetto Tradizione e Gusto attinge dal passato persino per realizzare cosmetici naturali,da quelli a base di latte di capra, ricchi di proteine, a quelli a base di erbe, bacche e piccoli frutti. Dalla saggezza antica nascono anche infusi naturali a base di grappa alle resine di pino mugo, genziana o prugnole selvatiche. C’è persino chi ha pensato ai benefici del legno di cirmolo, inserendo i suoi trucioli profumati nell’imbottitura dei cuscini per favorire il relax. Le produzioni tipiche di qualità che nascono in Val di Fiemme sono lo speck e i salumi freschi o stagionati, il miele, le marmellate e i piccoli frutti, lo strudel di mele,la selvaggina,i funghi,la pregiata Birra di Fiemme, le ricotte e gli yogurt caprini e il gustoso formae Val Fiemme di Cavalese che per i suoi alti valori proteici e la sua ricchezza di calcio e fosforo è stato definito il “formaggio dei Mondiali di Sci Nordico”. Un’occasione imperdibile per gustare tutte queste prelibatezze è la manifestazione, che si svolge dal 6 al 15 settembre, Prigionieri del Gusto a Cavalese durante la quale partecipare alla Desmontegada della Capre di Cavalese (8 settembre) e alla Desmontegada delle vacche di Predazzo, due momenti topici della tradizione locale che rivivono, anno dopo anno, come simbolo dell’amore di questa terra e di questa gente per la sua storia e le sue radici.

Offerta speciale: Tradizione e Gusto Tre notti in b&b, agritur, hotel 3 o 4 stelle superior di Tradizione e Gusto con trattamento di pernottamento e prima colazione. A partire da 186 euro a persona. È l’offerta proposta ai turisti che vorranno visitare la Val di Fiemme nell’estate 2013. Compresi nella quota: una cena in una Osteria Tipica Trentina con menu degustazione accompagnato da una scelta di vini; una visita ai caseifici per assaggiare il pregiato formae Val Fiemme di Cavalese e il famoso puzzone del Caseificio di Predazzo; una merenda golosa accompagnata da degustazione della birra di Fiemme; un aperitivo “di… vino” al wine bar; un piccolo cestino regalo con prodotti locali

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una città in 24 ore

di Lucrezia Argentiero

dove mangiare La Salle Situato nello Schiffbau Halle, un cubo di vetro sito in un ex cantiere navale, oggi centro culturale e operativo del teatro di prosa. Cucina fusion. Menù da 35 euro Via Schiffbaustrasse, 4 www.lasalle-restaurant.ch Les Halles Un tempo officina Peugeot, oggi tempio del vintage (tra mobili antichi e flipper). La specialità? Cozze con contorno di patatine fritte. Menù da 25 euro Via Pfingstweidstr, 6 www.les-halles.ch

Zurigo in 5 tappe Altro che solo banche. La “città più vivibile al mondo” per il 2012 è una metropoli tutta da vivere, affacciata sul lago e attorniata dalle Alpi, dove visitare musei, partecipare a eventi e godere di un’eccellente gastronomia Fare una passeggiata in centro Le case medievali, i vicoli, le Zunfthaus – le vecchie case delle corporazioni – e i municipi rinascimentali. Il passato di Zurigo rivive nel suo centro storico, il cui simbolo sono i due campanili del Grossmünster, la cattedrale cittadina. Secondo la leggenda fu Carlo Magno a costruirli sui sepolcri dei santi patroni, Felix e Regula. Poi è un susseguirsi di chiese, molte protestanti, come la Peterskirche, la più antica (VII secolo) con il più grande orologio d’Europa. Risalendo la Strehlgasse si raggiunge il Lindenhof, un belvedere da cui ammirare, in un solo colpo d’occhio, sia la città che il fiume Limmat. Vivere l’arte contemporanea A Zürich-West, sul Löwenbräu Areal, sorge il nuovo spazio esposotivo Löwenbräu: due moderni palazzi troneggianti su un birrificio del 1897. È la sede di tante gallerie e del Museo Migros per l’arte contemporanea. Rilassarsi in un’oasi di benessere Sull’area che un tempo ospitava il birrificio Hürlimann, fondato nel 1867, sorge oggi il centro Thermalbad & Spa Zürich, oasi di benessere sulla scia della tradizione dell’acqua zurighese che risale ai tempi dei Roma96

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ni. Vasche contenenti acqua termale sono collocate tra le secolari volte della vecchia fabbrica. www.thermalbad-zuerich.ch Ammirare le opere di Chagall All’interno del Fraumünster, la chiesa evangelica riformata, si possono ammirare le famose vetrate policrome di Marc Chagall, realizzate nel 1970 su disegno dell’artista russo, all’epoca 80enne. Se non bastasse, fino al 12 maggio sono in mostra al Kunsthaus Zürich circa 90 dipinti e lavori su carta dell’artista. L’esposizione si concentra sugli anni dal 1911 al 1922; i temi sono quelli del circo, degli amanti e della musica. www.kunsthaus.ch Bere un drink sulla “spiaggia” Di giorno il Frauenbad, bagno femminile sulle rive del fiume Limmat, resta fedele al suo nome e mette il suo pittoresco scenario a disposizione unicamente delle signore. La sera, però, si trasforma in “bar a piedi nudi”, uno dei più bei locali open air svizzeri, seducendo con singolare magia anche i clienti di sesso maschile. Sono però oltre 40 le strutture balneari sulla sponda del fiume dove fermarsi a bere qualcosa e fare il bagno. www.barfussbar.ch

dove dormire Hotel Bristol Zurich Nel centro di Zurigo, ambiente confortevole e ottimo rapporto qualità/prezzo. Doppia da 180 euro con colazione Via Stampfenbachstrasse, 34 www.hostelbookers.com Romantik hotel Florhof Elegante hotel in una struttura storica la cui facciata compare per la prima volta in un’illustrazione del 1576. Doppia da 284 euro con colazione Via Florhofgasse, 4 www.florhof.ch

dove comprare Impossibile resistere alla tentazione di portarsi a casa una delle borse Freitag, ricavate da camere di bicicletta, scarti di teloni e cinture di sicurezza di camion. www.freitag.ch Info: www.myswitzerland.com

L’idea in più Richard Wagner visse a Zurigo dal 1849 al 1858, componendo qui una parte sostanziale dei suoi drammi musicali. Tra questi, Tristano e Isotta. In onore del suo 200° compleanno, Zurigo ospiterà svariati eventi, tra cui gli Zürcher Festspiele, spettacoli che si svolgeranno dal 14 giugno al 14 luglio e al maestro dedicati. www.zuercher-festspiele.ch


Baia degli Dei Loc. Le Castella - 88841 Isola di Capo Rizzuto (Kr) Tel. 0962.795235 - 0962.795642 - Fax 0962.795643 info@baiadeglidei.com - www.baiadeglidei.com



magazine

Piaceri Piaceri 100

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100 Le mani raccontano

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Il sigaro toscano: un simbolo storico

Rubriche

della più autentica artigianalità italiana

• Soste d’arte • Bellezza e benessere • Camera con vista • Compagne di strada • Week-end relax • Libri • Spettacoli • Shopping

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lemaniraccontano

Storie di sigari, donne e tempeste di Elena Conti

Sono nati quasi per caso, i celebri Toscani, apprezzati in tutto il mondo da un pubblico vasto, sempre più "rosa". Inevitabile forse pensando al ruolo svolto dal gentil sesso nel rendere unico questo simbolo dell’artigianalità italiana L’alone erotico che circonda il sigaro è indiscutibile, complice il fascino immortale della Carmen di Bizet, ma la leggenda che i sigari venissero arrotolati sulle cosce delle sigaraie di Barcellona o Cuba, piuttosto che toscane, è tanto magica quanto improbabile. Mani femminili sì, cosce proprio no. In certi casi veniva usata una tavoletta di legno, retta fra le gambe, ma le vere protagoniste della complessa realizzazione di un sigaro sono in realtà le mani e sono sempre mani di donna. Ad esempio, dietro al leggendario e introvabile Moro, sigaro toscano di assoluto prestigio realizzato utilizzando come fascia foglie di provenienza nordamericana e come ripieno foglie di provenienza nazionale unite ai ritagli della fascia, dalle dimensioni extra, c’è l’abilità delle mani delle sigaraie più specializzate (su eBay attualmente se ne trova uno, edizione limitata del 2010, a 70 euro come base d’asta). Difficile descrivere un prodotto che ha raggiunto l’eccellenza come il Moro, messo in commercio per la prima volta nel 2000, ritenuto straordinario dagli intenditori. È fatto a mano dalle sigaraie della Manifatture Sigaro Toscano, con tabacco non conciato di tipo Kentucky, fermentato naturalmente. Viene prodotto negli stabilimenti di Lucca, in Toscana, e a Cava de’ Tirreni, in Campania. Per realizzare un sigaro fatto a mano, la sigaraia immerge le dita nella ciotola contenente colla di mais, poi stende questo collante sulla ta-

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Sigari: plurale femminile

voletta di legno in modo che la metà della foglia di Kentucky, stesa e posizionata sul ripiano inumidito, resti ben aderente. Poi, con l’estremità di un coltello, delinea la sagoma della fascia del sigaro, detta scarpetta, controllando che le nervature della foglia siano parallele al verso di arrotolamento per evitare che creino resistenza e che la fascia si apra durante l’essiccazione del sigaro. Quindi dispongono i filamenti di tabacco fermentato, pettinandoli in modo da dare la giusta forma e consistenza al sigaro. Dopo aver formato il mazzetto, detto pupa, tenendolo serrato, la sigaraia solleva la punta del lembo inferiore della fascia e inizia ad avvolgere, diagonalmente e verso l’alto, la foglia che va a contenere i filamenti.

La leggenda del Toscano Nel 1818, il granduca di Toscana Ferdinando III fondò a Firenze una manifattura tabacchi in cui venivano prodotti sigari. Un acquazzone accidentale bagnò le scorte di tabacco che furono messe ad asciugare e destinate a sigari di basso costo. Questa produzione accidentale invece incontrò subito il favore dei fumatori, per il particolare gusto dato dalla fermentazione favorita proprio dalla pioggia. La Manifatture Sigaro Toscano commercializza oggi 25 varietà di sigari Toscani, fra queste l'ammezzato Garibaldi e il Toscanello che si caratterizzano per essere costituite da mezzi sigari, per la diffusissima usanza di fumare i Toscani tagliati a metà. Il Toscano Originale e il Toscano Originale Selected sono i soli due tipi lavorati a mano oltre al Moro, al Millennium e al Toscano del Presidente, tutti a tiratura limitata. Oggi la Manifatture Sigaro Toscano produce 180 milioni di sigari l'anno, di cui 3 milioni fatti a mano, distribuendoli in più di 40 Paesi nel mondo. Il sigaro Toscano si contraddistingue per un carattere deciso e forte. Gli aromi

Nella lavorazione dei sigari la figura femminile è storicamente determinante. Le sigaraie furono tra le prime donne a entrare a pieno titolo – con gli stessi diritti degli uomini – nel mondo del lavoro. Furono anche le prime, seppur dopo aspre lotte sindacali, ad avere gli asili nido in fabbrica. Il loro lavoro è rimasto pressoché identico da più di 200 anni e viene trasmesso spesso di madre in figlia. Servono 18 mesi di apprendistato per diventare sigaraie; solo dopo questo periodo si è pronte per confezionare un sigaro da sole, con le proprie mani. Negli anni poi le donne sono diventate consumatrici sempre più attente di sigari. E questo grazie anche alle aromatizzazioni che li caratterizzano. Oggi infatti un Toscano può essere all’anice, al caffè, al cacao… scatenando una passione al femminile che, e non poteva essere altrimenti, viene dagli Stati Uniti. «Ho cominciato perché mi piacciono gli uomini ricchi – dichiara la giornalista americana Sharon Krum – poi è successa una cosa straordinaria: ho scoperto il piacere che danno. Ogni boccata è un viaggio nel potere». Uno status symbol e una fonte di piacere alla quale, anche le donne, sembra non possano più rinunciare!

Nelle immagini, alcuni passaggi della lavorazione artigianale del sigaro Toscano. Qui, le mani di una sigaraia di Lucca mentre arrotola un Toscano

e i profumi liberati durante l’atto di fumare sono pieni, corposi, sapidi. «Il Toscano è uno degli elementi identificativi del nostro stile di vita – racconta l’architetto Gaetano Maccaferri, presidente del Gruppo industriale Maccaferri – In 200 anni di vita si è intrecciato con le abitudini, i volti e i comportamenti degli italiani. È un patrimonio del nostro Paese e come molti altri prodotti di alta qualità, spesso anche il nostro sigaro viene imitato all’estero, ma sempre senza successo: non è facile replicare un prodotto se la storia non è la tua».

Per saperne di più: www.cigarevents.blogspot.it www.maledettotoscano.it

dove&come Manifatture Sigaro Toscano Via E. Mattei, 780 Loc. Mugnano (Lu) Tel. 0583.4391 Viale Umberto I 55 Foiano (Ar) Tel. 0575.648005

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soste d’arte

di Gilda Ciaruffoli

Photissima art fair

La porta del cielo Il Duomo di Siena non finisce di sorprendere. Dopo il recupero del pavimento che ne ha messo in luce le splendide tarsie, a partire dal 6 aprile è infatti possibile ammirarne il “cielo”: una serie di locali mai aperti al pubblico, in cui per secoli nessuno è potuto accedere. Ma non solo. Dal 16 aprile infatti la Cripta sotto il Duomo ospita il San Giovanni Battista del Caravaggio, proveniente dalla Pinacoteca Capitolina di Roma, una delle opere più affascinanti del grande pittore. fino al 27 ottobre Cattedrale, Piazza del Duomo – Siena www.operaduomo.siena.it

In concomitanza con la Biennale Internazionale d’Arte (dall’1 giugno), la fotografia sbarca a Venezia con una manifestazione dalla duplice natura: fieristica (presso il VEGA, Parco Scientifico e Tecnologico, dal 30 maggio al 2 giugno), e culturale, con un festival dedicato ad appassionati e curiosi, che si svolge presso il Centro Culturale Candiani e unisce una ricca retrospettiva su Fulvio Roiter a una collettiva presentata dall’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove ai lavori degli studenti sono affiancati quelli dei grandi nomi della fotografia italiana.

20 maggio – 15 giugno Centro Culturale Candiani Venezia www.photissima.it

Zavattini e i Maestri del ‘900

Nella terra dei Veneti antichi Sono quasi 2 mila gli oggetti che accompagnano alla scoperta dei Veneti antichi, dalle origini al contatto con il mondo romano. A essere indagato ogni aspetto della civiltà veneta in un ideale viaggio nel tempo (siamo nel I millennio a.C), ma anche nello spazio (dal delta del Po alle alture pedemontane e alpine), attraverso materiali solitamente dislocati in luoghi diversi o preclusi al pubblico, e alcune straordinarie novità. fino al 17 novembre Palazzo della Ragione Piazza delle Erbe – Padova www.venetiantichi.it

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Regista, sceneggiatore ma anche pittore, Cesare Zavattini amava circondarsi d’arte al punto che in quarant’anni collezionò 1500 opere. La sua però non è una raccolta classica: a ogni artista incontrato (Fontana, Burri, Balla, De Chirico, Savinio…), infatti, chiese di realizzare un quadro di piccole dimensioni, 8x10 cm, molti dei quali autoritratti. Oggi, 152 di quelle opere, per anni chiuse in deposito, vengono esposte per la prima volta al affianco di un ricco corpus di testimonianze relative all’attività e alla produzione artistica del regista stesso.

7 maggio – 8 settembre Pinacoteca di Brera Via Brera, 28 – Milano www.brera.beniculturali.it


TipicitĂ made in Bronte - "Salato" Bacco, pistacchio in olio extravergine di oliva, 2007

TipicitĂ made in Bronte - "Dolce" Bacco, pistacchio in un mare di latte, 2007

Pistacchio da museo.

Showroom: Via Palermo 47, Bronte - www.baccosrl.com


bellezza&ebenessere benessere

di Francesca Frediani

Tulsi, sesamo, aloe: “veri” amici Si chiama Botanica la linea di prodotti New Deli che, in netto anticipo rispetto all’attuale trend, nasce da oltre dieci anni di studi e specializzazione nel campo della cosmetica naturale, parte integrante dell’antica medicina ayurvedica È nata dall’incontro con alcuni medici indiani impegnati nel volontariato e la conseguente scoperta delle virtù curative di alcune piante che in India crescono spontanee – prima tra tutte l’aloe vera, il cui gel, applicato su parti del corpo ustionate, portava alla guarigione in pochi giorni –, Botanica, linea di prodotti che utilizza l’aloe, unita ad altre piante “miracolose” (sesamo e tulsi), e che si ispira all’antica pratica ayurvedica basata sulla cura del benessere fisico, psichico e spirituale grazie all’impiego delle proprietà delle erbe. Botanica è realizzata esclusivamente con materie prime vegetali da raccolta spontanea ed è priva di principi attivi non vegetali considerati allergizzanti. La natura si unisce però alla scienza: per la formulazio104

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Nella pagina precedente: la crema al tulsi, sesamo e aloe vera per il rinnovamento cutaneo. In questa pagina, in senso orario: la crema rigenerante al tulsi e aloe vera; l’aloe hydro gel, cicatrizzante e protettivo e, infine, il massage oil ottimo per massaggi pre e post attività sportiva

ne dei prodotti gli esperti New Deli si sono avvalsi delle più recenti ricerche mediche e scientifiche sull’invecchiamento della pelle e su consolidati studi clinici, per offrire prodotti con principi attivi naturali al 100% non soggetti ad alcuna controindicazione, adatti all’uso su tutto il corpo e su tutti i tipi di pelle, che possono essere usati sia in ambito clinico sia in istituti di estetica, sia privatamente. Le proprietà delle tre piante protagoniste di Botanica sono riconosciute da millenni, tanto che vengono loro attribuite origini divine. Il sesamo, in particolare, sarebbe nato dalle gocce di sudore di Vishnu e già nei papiri egizi risalenti al 3.000 a.C. si parla delle sue proprietà farmaceutiche. Oggi l’olio di sesamo è uno dei più utilizzati dai medici ayurvedici come base per la preparazione di oli medicali: ha la straordinaria capacità di penetrare negli strati più profondi della pelle, calmando le irritazioni e riparando la secchezza. Il tulsi è invece una pianta originaria del continente asiatico che cresce spontaneamente vicino a case e templi. La medicina ayurvedica ne utilizza ancora oggi foglie, semi e radici. È un antisettico e astringente, il suo olio è ricco di Vitamina C, Carotene, calcio e fosforo. L’aloe vera, infine, già conosciuta dai Sumeri, è stata addirittura battezzata “pianta dell’immortalità” dagli antichi egizi – Nefertiti e Cleopatra la usavano come cura di bellezza –, “fontana della giovinezza” dagli indiani Seminole della Florida, “pianta miracolosa” dai monaci del medioevo. L’Aloe Vera è idratante e antisettica, aumenta di 8 volte la produzione di fibroplasti – i produttori di collagene – e favorisce la rigenerazione cellulare. Procura sollievo dopo la puntura di insetti ed è uno schermo naturale dai raggi uva-uvb.

www.delibotanica.com

Idratante e antisettica, l’aloe vera era nota come “pianta dell’immortalità” tra gli antichi egizi, “fontana della giovinezza” per la tribù Seminole e “pianta miracolosa” per i monaci del medioevo maggio 2013

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camera con vista

di Francesco Condoluci

Splendore sul Lario Di qui sono passati Rossini, Donizetti, Stendhal, Manzoni. E Bellini, ovviamente, del quale la prima proprietaria di questa magnifica villa, Giuditta Pasta, è stata musa ispiratrice. E non poteva altro che chiamarsi Casta Diva questo raffinato Resort & Spa, immerso in un parco secolare e affacciato sulle acque del lago di Como

Blevio 106

L’incanto di un luogo magico. La suggestione di un’atmosfera esclusiva. L’estasi di un raffinato e romantico relax. Se cercate un posto capace di regalare queste emozioni tutte assieme, beh allora non vi resta che impostare il navigatore verso Blevio, sulla riva orientale del lago di Como che sale verso Bellagio – ove s’abbracciano i due rami lariani – e che ha fatto innamorare poeti e scrittori d’ogni tempo. Già solo il tragitto vale il prezzo del viaggio. Stradine sinuose costeggiate da mura in pietra, piccoli centri caratteristici, antiche ville gentilizie e fiorenti giardini che ricadono dolcemente sulle azzurre acque del Lario. Alla fine di questo itinerario avrete la fortuna di scoprire che non sempre è vero che “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere” come sosteneva Lessing. Già, perché la vetta del piacere, in questo caso, è ben lungi dall’essere raggiunta. Per cominciare a scalarla, tuttavia, basterà oltrepassare i cancelli del Casta Diva Resort & Spa: una gemma incastonata nel magnifico paesaggio che s’affaccia sul Lago di Como. Se il nome vi ricorda la celeberrima aria di Bellini, non state prendendo un abbaglio. L’intero resort – nove ville (per un totale di 73 camere) – è intriso di un mood che rimanda alla grande Opera italiana dell’800. E maggio 2013

non a caso, visto che la prima tenutaria di Villa Roccabruna, corpo centrale del Casta Diva, fu Giuditta Pasta, considerata la più celebre cantante lirica del XIX secolo e musa di Bellini. Al tempo di Giuditta, l’edificio si chiamava Villa Roda e da lì, oltre a Bellini, son passati Rossini e Donizetti, Stendhal e Manzoni. Personaggi illustri tutti rimasti ammaliati da questa splendida residenza oggi diventata il cuore pulsante di una lussuosa struttura ricettiva che fa impazzire russi e americani, grazie allo straordinario scenario naturale del lago, alla sua piscina galleggiante riscaldata, alle suite arredate con sete e velluti, e al secolare parco botanico. Gli amanti della privacy possono persino affittare una delle due ville private del Resort, dotate persino di una darsena privata. A coronare l’offerta non manca un’ovattata Spa dove rilassarsi dentro saune e Jacuzzi o passeggiare su pavimenti di cristallo sotto cui fluiscono le acque del lago. E quando i morsi della fame si faranno sentire, dalla Spa basterà attraversare lo spettacolare tunnel della Limonaia per accedere all’Orangerie, ristorante capace di soddisfare i palati più raffinati, con una cucina che sa esaltare i sapori più classici dell’Italia gastronomica attraverso rivisitazioni moderne e mai ordinarie.

dove&come Casta Diva Resort & Spa Via Caronti, 69 – Blevio (Co) Tel. 031.32511 www.castadivaresort.com Camere da 560 euro a notte


compagne di strada

di Francesco Condoluci

Scheda tecnica Motore

Tce 90 cv

Carburante

Benzina

Trasmissione

Manuale 5 rapporti

Antinquinamento

Euro5

Tipo motore

H4Bt 400

Cilindrata (cm3)

898

Performance Velocità massima (km/h)

168

0 - 100 km/h (sec)

11’’1

Consumi e emissioni CO2 (g/km) Prezzo chiavi in mano

Sandero Stepway, carattere da vendere Sui tornanti comaschi, il grintoso crossover Dacia dal look accattivante e dalle prestazioni eccellenti si rivela la scelta ideale per chi ama la guida sportiva ma anche per le famiglie. E il rapporto qualità/prezzo è praticamente imbattibile

I 30 km che dividono Como da Lecco sono il tragitto ideale per mettere alla prova un veicolo. I due lati del Triangolo Lariano sono infatti tutto un susseguirsi di tornanti e strettoie, falsi piani e percorsi ondulati. Un tracciato panoramico che però richiede molta attenzione alla guida e soprattutto un motore con tanto carattere e affidabilità. Noi l’abbiamo percorso a bordo della nuova Dacia Sandero Stepway da 90 cv con allestimenti Prestige: la grintosa versione crossover del gruppo Renault dal look accattivante e dalle prestazioni eccellenti. Siamo usciti da Como, imboccando la strada in quota che, sulla sponda ovest di quel ramo, si alza di centinaia di metri sul

La Dacia Sandero Stepway affacciata sul lago di Como

124 11.600 euro

livello del lago. La Sandero si è rivelata una vettura confortevole e sicura, grazie agli interni rinnovati e all’aggiunta degli airbag laterali e del controllo di stabilità ESP, così “sprintosa” da permetterci di gustare appieno il meraviglioso scenario delle acque del Lario che si apriva alla nostra sinistra e di ammirare davanti a noi le ville signorili, le chiesette antiche e i giardini che caratterizzano i piccoli centri di Blevio, Torno e poi Faggeto, Pognana Lario, Nesso, Lezzeno. Malgrado i continui pendii e i livelli sfalsati che hanno messo a dura prova i giri del motore e gli ammortizzatori, la Sandero Stepway si è mostrata all’altezza, confermando la sua versatilità sia nei declivi faticosi che sui brevi rettilinei nei quali si poteva dare di gas. Superata Bellagio per inoltrarci nella provincia di Lecco, abbiamo assaporato la piacevolezza di una guida rilassante garantita dal servosterzo di serie e da un comfort acustico pressochè perfetto. A farci orientare ci ha pensato quindi la tecnologia Smart Buy e il Media Nav. Un sistema di navigazione facile da usare e dettagliato, accompagnato da una strumentazione (touchscreen) che consente di telefonare usando il Bluetooth e ascoltare musica collegando iPod e Mp3. Ma a farci strabiliare ancora di più è stata la performance in termini di consumi che abbiamo riscontrato all’arrivo a Lecco. La Stepway ha una motorizzazione – Benzina TCe 90 (ma c’è anche il Diesel) – che procura elevato piacere di guida senza incidere sul carburante. A completare gli atout della Dacia ci sono anche il design robusto ma slanciato e una abitabilità eccellente: i sedili posteriori ospitano comodamente 3 persone, senza dimenticare la grande capienza del cofano.

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week end relax

di Lucia Lipari

Vita nuova con il “metodo San Biagio” Alleviano il peso di corpo e spirito, e arrivano da un passato che in Umbria rivive in ogni valle, in ogni bosco, in ogni eremo nascosto. Sono le pratiche olistiche proposte da questa suggestiva struttura di Nocera Umbra, vero e proprio tempio di benessere e serenità

Nocera Umbra 108

Nella bellezza collinare e silvestre di Nocera Umbra, in una regione mistica, definita “la terra dei Santi”, ci immergiamo in un antico Monastero Templare, sede del primo centro olistico con terapie naturali: il Monastero di San Biagio, storica meta di culto e guarigione, che già nel 1333 ottenne lustro e fama quale centro curativo con il nome di Canonica San Blasis, in onore di San Biagio, vescovo e medico, a cui i devoti si rivolgevano per ottenere la guarigione dei mali. Regalatevi qui un soggiorno lontano da stress, beghe e smog cittadini, assaporando il gusto dolce del relax a tutto tondo, nella terra dove l’Umanesimo italiano si corroborò della più alta visione francescana del creato, secondo cui gli ultimi erano vocati alla beatitudine più dei signorotti e dei curati. Qui i monaci, seguendo la regola aurea ora – lege – et labora, ebbero l’intuizione di divulgare ai ceti più umili la ricchezza che sposava la cura del corpo a quella dell’anima. Difatti, ai viandanti che nel Medioevo si recavano a Roma, lungo il cammino i frati offrivano, allora come oggi, la rigenerazione del corpo e dello spirito, mediante l’uso della meditazione religiosa e di una sperimentale fitoterapia, tuttora molto in voga. In maggio 2013

dove&come Monastero di San Biagio Località Lanciano, 42 Nocera Umbra (Pg) Tel. 0742.813515 www.facebook.com/AnticoMonasteroSanBiagio www.facebook.com/sanbiagiomonastery www.assisiresort.com Doppia da 130 euro

questo luogo magico apprendiamo la filosofia secolare che ritiene ogni individuo artefice del proprio benessere, perché come scrisse un grande ricercatore dell’anima “lo spirito è l’emozione dell’intelligenza”. Il metodo di San Biagio è divenuto così infallibile fonte a cui poter attingere per ritrovare nuova linfa, attraverso un percorso giornaliero che prevede una totale immersione in una realtà olistica, che agisce sul riequilibrio psicofisico mediante tre vie: piano fisico, piano emotivo e piano razionale. I trattamenti proposti contemplano non a caso: applicazioni idroterapiche, fitoterapiche, medicina cinese, medicina ayurveda, vibrazionale, naturopatica. E hanno tre scopi fondamentali: depurare, stimolare il corpo con l’applicazione di oli caldi, impacchi, bagni di fieno e acqua di erbe e rigenerare corpo e spirito grazie al massimo rilassamento possibile. Parte essenziale e significativa del soggiorno sono, altresì, i corsi e i seminari attraverso cui si acquisiscono tecniche che diventano strumenti del benessere personale di tutti i giorni: rilassamento rigenerativo, tecniche di meditazione, tecniche di respirazione riossigenante, yoga posturale, educazione nutrizionale, didattica fitoterapica, filosofia della salute.



libri letti per voi

di Eleonora Fatigati

Acqua etica in giardino

Dulcis in fundo

Coltivare secondo natura

Passione per la pasticceria e talento per la fotografia hanno fatto di Jessica Leone una delle food blogger più seguite. L’autrice de La ciliegina sulla torta ci parla del suo libro di consigli e segreti raccolti in 60 golose ricette dolci.

Proprietari di un’azienda agricola nel biellese dal 1981, Cristina Sala e Gigi Manenti ci spiegano perché il loro metodo di coltivazione senza l’utilizzo di prodotti chimici è davvero eco-compatibile.

Con il successo del blog e del libro il tuo rapporto con la cucina è cambiato? No, non è mai cambiato. Provare ricette nuove continua a rendermi ogni volta curiosa, impaziente ed entusiasta, esattamente come ai primi tempi. Quale dolce preferisci mangiare? Mi piace cambiare a seconda del contesto, della stagione e del mood. I dolci da colazione sono quelli che preferisco, il croissant al burro su tutti, mentre un semplice riso al latte è l’ideale per tirarsi su dopo una giornata un po’ pesante. Tre consigli per chi non ha la tua abilità in pasticceria? Utilizzare ingredienti di ottima qualità, dosarli nel modo giusto (pochi grammi possono essere determinanti per la perfetta riuscita di un dolce) e organizzarsi in anticipo: la pasticceria richiede tempo, precisione e dedizione. Food Editore 144 pg 9,90 euro

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Cosa significa produrre frutta e ortaggi in modo totalmente naturale? Le piante si alimentano autonomamente. Il nostro scopo è quello di capire i loro meccanismi naturali di accrescimento e utilizzare tali conoscenze per lavorare la terra senza l’introduzione di sostanze esterne, anche di quelle ammesse dall’agricoltura biologica. Perché il vostro metodo è innovativo? Perché tiene in considerazione i processi d’interazione tra il mondo vegetale e i microrganismi del terreno, nasce dall’osservazione degli ambienti spontanei. Si tratta di una pratica costante che non si esaurisce con quello che già sappiamo, può essere sempre perfezionata con nuovi studi, ad esempio in ambito biologico. A chi è rivolto il libro? Alle persone che già acquistano (o acquisteranno) i prodotti della nostra azienda; alle Università; a chi volesse intraprendere un percorso simile al nostro. Libreria Editrice Fiorentina 150 pg 14 euro

Un manuale per gli appassionati del fai-da-te e una buona lettura per chi vuole scoprire come risparmiare denaro in modo ecologico. Attraverso l’uso di grafici e fotografie, l’autore ci spiega in modo preciso come realizzare un impianto di raccolta dell’acqua in casa, tenendo conto delle varie tipologie tecniche degli impianti, le caratteristiche ambientali che ne condizionano le dimensioni e la fattura, i materiali più adatti da utilizzare, i metodi di filtraggio e depurazione. L’acqua piovana, infatti, più povera di calcare, fa bene alle piante e agli elettrodomestici, può essere riutilizzata nelle innaffiature in giardino e per le lavatrici di casa. L’autore, Karl Heinz Böse, è ingegnere e insegna a Brema, in Germania. Da anni è interessato allo sviluppo di impianti per il recupero e il riutilizzo dell’acqua piovana nelle abitazioni e nei giardini. Il libro ha avuto un grande successo in Germania, contribuendo allo sviluppo di pratiche eco-friendly in edilizia.

Terra nuova edizioni 139 pg 13 euro



spettacoli

di Gilda Ciaruffoli

Lo spirito del pianeta Maggio Canoro Torna l’appuntamento con la rassegna musicale che riunisce il meglio delle formazioni corali italiane. Un ritrovo storico per tutti gli appassionati di bel canto che raggiungono il borgo di Tavagnasco, ai confini con la Val d’Aosta, da tutta la Penisola, per seguire una manifestazione che ha il grande merito di contribuire a mantenere viva una cultura popolare, locale, antica, che spesso proprio attraverso il canto corale si esprime, una forma d’arte ancestrale testimone di un passato altrimenti inconoscibile. 18-25 maggio

Si svolge lungo la Strada dei Vini della Val Calepio, l’unico festival tribale indigeno in Italia; protagonisti gruppi etnici da tutto il mondo, testimoni e custodi di culture che stanno scomparendo. Da non perdere: la performance di un mito della musica galiziana come Susana Seivane e l’unica data italiana del musicista basco Kepa-Junkera. Tanto ballo e canto quindi, ma anche artigianato etnico e gastronomia, senza dimenticare la marcia non competitiva che porta il messaggio di pace e fratellanza della manifestazione lungo i 1300 km di cammino che separano la Lombardia da Vitoria, nei Paesi Baschi (7-14 giugno). 24 maggio – 9 giugno Polo Fieristico, Chiuduno (Bg) www.lospiritodelpianeta.it

Tavagnasco (To) www.riofontano.it

Ravenna Festival Alchimie popolari, una balera ai giardini. In queste parole l’anima di una manifestazione che, attraverso la contaminazione tra arte e generi, nell’edizione 2013 vuole indagare le varie sfaccettature del concetto di “popolare”: a partire dalle opere Verdiane, restituite a modalità esecutive proprie delle musiche di tradizione, al Liscio, espressione musicale tipicamente romagnola rivisitata in chiave contemporanea e reinterpretata dai più diversi musicisti e performer, in un connubio eccentrico di musica folk, contemporanea, danza e teatro. 23 maggio – 14 luglio location varie, Ravenna www.ravennafestival.org

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Piano Milano City Spettatori, appassionati di musica, giovani talenti e grandi pianisti. Sono loro i protagonisti della manifestazione che vede aprirsi le case dei musicisti milanesi per ospitare centinaia di concerti, trasformando Milano nella “città del pianoforte”. Oltre agli house concerts, la manifestazione porta questo elegante strumento in numerosi luoghi simbolo della metropoli meneghina, dai musei agli edifici storici, dalle biblioteche ai parchi, offrendo un modo non convenzionale di vivere e ascoltare la musica, di riscoprire la città e di condividere la cultura. 10-12 maggio location varie, Milano www.pianocitymilano.it


Foto di Pipitone

Aspettando il MilanOltre Festival

Foto di Roberto Poli

È un’attesa che verrà ripagata con una serie di spettacoli in anteprima, ma anche messe in scena che segnano la storia della danza contemporanea, italiana e internazionale, quella che ci accompagna al 28 settembre, data in cui il festival (che si conclude il 13 ottobre) prende il via sul palco del teatro Elfo Puccini di Milano

Dopo il successo delle passate edizioni dedicate ai talenti della danza contemporanea italiana e internazionale, con nomi del calibro di Stephen Petronio, Alonzo King, Adriana Borriello, Karole Armitage e Matteo Levaggi, Cesc Gelabert e Spellbound Contemporary Ballet, il Festival MilanOltre dedica il primo focus della sua 27esima edizione al Ballet National de Marseille e a Frederic Flamand che, nella settimana di apertura della manifestazione, propongono un programma ricchissimo che tocca sia la ricerca coreografica nell’ambito della danza contemporanea sia le relazioni che legano il corpo allo spazio architettonico, cifra distinguibile e personale del direttore Frederic Flamand. In scena una selezione di lavori da lui firmati insieme agli architetti Diller+Scofidio (Moving Target), all’artista visivo belga Hans Op de Beeck (Orphée et Eurydice), oltre ai lavori dei coreografi Emanuel Gat (Organizing Demons) e Olivier Dubois (Elegie). E ancora, un programma carte blanche costituito da pezzi brevi coreografati da Yasuyuki Endo, Michele Kelemenis, Katharina Christl che accompagnano i giovani talenti del Ballet National de

Per saperne di più: www.milanoltre.org www.elfo.org

Marseille. Il secondo profilo sarà dedicato a Virgilio Sieni, direttore artistico della Biennale Danza e uno dei maggiori coreografi del nostro paese, dalla ricchissima vena creativa. Di Sieni e della sua Compagnia, MilanOltre offre un insieme di lavori di gruppo e di soli in un percorso a ritroso nel tempo, proponendo gli spettacoli, De Anima, Sonate Bach e Di fronte agli occhi degli altri oltre a una deliziosa composizione di brevi coreografie per bambini che costituiscono la serata Cerbiatti del nostro futuro, ospite nella sezione MilanOltre Junior. Tra i diciotto titoli in programma una vetrina sarà dedicata ai coreografi, alle compagnie e ai danzatori di maggior interesse nel panorama italiano, tra i quali sono da segnalare il debutto di Sexxx, progetto in co-produzione con il Balletto Teatro di Torino e una nuova commissione alla Compagnia Susanna Beltrami. Altri nomi da citare sono il coreografo Daniele Albanese con la sua Compagnia Stalker e la Compagnia Sanpapié, mentre la sezione Vetrina Italia Domani presenterà i nuovi lavori di giovani autori/compagnie, tra i quali si segnala l’Atelier Teatro Danza Scuola Paolo Grassi. maggio 2013

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shopping shopping

di Lucia Lipari

I love Balsamico Malpighi

Un legame che passa per il frutto, le mani, il legno e che scorre sul palato. L’Acetaia Malpighi racchiude l’essenza del Balsamico in una bottiglia dal design unico: Solitario è la prima edizione limitata di una linea di lusso che accosta ai condimenti Balsamici Malpighi le pietre più preziose, come rubini, smeraldi, zaffiri... Prezzo: da 50 euro

Colora le tue emozioni con I Birikini Il brand nato per comunicare i tuoi affetti e i tuoi stati d’animo. Be emocional, Be expressive, Be fluo, Be Special, Be happy, Be baby sono solo una parte delle linee proposte. In foto: il bracciale in catena galvanizzato con swarovsky. Prezzo: 18,50 euro

“689 5th Avenue” per Massimo Dutti La nuova collezione è in Italia solo in alcuni selezionati punti vendita di Milano (Corso Vittorio Emanuele) e Firenze (Via Roma). Una Limited Edition che traspira moda da tutti i pori: capi eterni e icons classici, rivisitati e con rifiniture di lusso genuino, dettagli realizzati in Italia e in Portogallo. In foto: David Gandy indossa un cardigan con particolare struttura Delavè. Prezzo: 69,95 euro

Dimmi che scarpa porti e ti dirò chi sei! Mimmo e Francesco Colella portano avanti la tradizione di famiglia del marchio L’Estrosa. L’azienda, nata nel dopoguerra in Campania con una produzione di scarpe tagliate a mano solo per donna, propone sandali super femminili in camoscio, pietre e cristalli Swarovski, per osare night&day. Prezzo sandalo con tacco: 135 euro

Arriva Safe Cup: il Calice Antialcol Realizzato da Vetreria di Borgonovo in due formati, per vini rossi e bianchi, è caratterizzato dalla presenza di costolature in rilievo con una funzione specifica: ridurre l’assorbimento di alcol. Secondo studi di laboratorio, difatti, roteando il bicchiere, il flusso del vino viene “spezzato” dalle protuberanze, producendo un effetto chimico-fisico che rende più lento l’assorbimento dell’alcol da parte dell’organismo. Prezzo: da 3 euro

Fullspot OBag La OBag ideale per la città e per lo shopping, realizzata da Fullspot, presenta un disegno meravigliosamente semplice e moderno. È possibile scegliere colori di carrozzeria, colori maniglia (in pelle di alta qualità, eco-pelle o corda), sacchetto di tela interno (opzionale) e finiture. In foto: OBag magenta con manici ecopelle bianchi da 59 euro; mini turquoise con manici corti in corda da 45 euro; Opocket gialla con tracolla in cotone da 39 euro; orologio da 24 euro 114

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FOR THE WAY IT'S MADE. Built In, Integrato, Free Standing. Vertigo è l’esclusivo sistema di frigoriferi e cantinette refrigeranti che garantisce eccellenti condizioni di conservazione e versatilità d’uso, con particolare attenzione al design e alle esigenze di installazione. Per chi desidera vivere un’esperienza da vero chef nella propria cucina.

www.vertigo.kitchenaid.it


selezioni

La scienza (e l’arte) del distillato Sono qualità della materia prima e del processo di distillazione a garantire alle grappe della Distilleria Andrea Da Ponte un posto d’onore ai vertici della classifica dei migliori superalcolici in commercio. Merito della passione, della competenza e del Metodo Da Ponte, grazie ai quali, prodotti storici e novità, come l’Acquavite d’uva di Moscato Giallo dei Colli Euganei, si rivelano grandi successi già al primo assaggio

La Distilleria Andrea Da Ponte vanta oltre 120 anni di storia. All’ultimo Vinitaly però si è presentata con uno stand completamente rinnovato. Abbiamo chiesto a Francesco Fabris, presidente del CDA Da Ponte, il motivo di questo cambiamento. «La distilleria ha le sue fondamenta nella storia, nella tradizione e nell’amore per il territorio della Docg Conegliano Valdobbiadene – ci ha risposto – ma nel nostro dna c’è anche un desiderio di innovazione e creatività. Ora abbiamo deciso di utilizzare questa spinta propulsiva per dare inizio a una intensa e più puntuale attività di riposizionamento del nostro brand e al rafforzamento di una comunicazione di marca maggiormente efficace, a partire dall’avvenuta rivisitazione del logo “Da Ponte”, più contemporaneo e incisivo. Un mix di autorevolezza e semplicità, che sfrutta le potenzialità del design per sintetizzare in un unico tratto, in un unico stile, la qualità, la passione e la solidità che danno vita ai prodotti Da Ponte.


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La Distilleria Da Ponte, grazie al suo “Metodo”, ha superato ogni confine. Oggi, la sua Vecchia Grappa di Prosecco è presente nelle case di tutta Europa e considerata un vero e proprio status symbol

Rinnovo del brand, riposizionamento dell’azienda e nuova immagine da comunicare, dunque. Come si traduce tutto questo nei vostri prodotti? Ovviamente, un’operazione di questa grandezza comporta anche il restyling del packaging system dei prodotti Da Ponte. Primo, fruttuoso step di questo cammino è stato la rivisitazione della Vecchia Grappa di Prosecco 8 annate Da Ponte, seguita da Uve Bianche Da Ponte e, presto, da tutti gli altri gioielli nati nella nostra distilleria. Si tratta di un rinnovamento totale del prodotto, curato in ogni minimo dettaglio, dalla grafica ai materiali utilizzati. Nulla è stato lasciato al caso per conferire nuova personalità e rilevanza ai nostri distillati, a partire dalla bottiglia: un’elegante champagnotta dalle spalle strette e dal collo allungato. La stessa idea di eleganza è alla base delle nuove etichette, dalla lettura immediata, che riprendono la

freschezza segnica del logo. Continuità e innovazione si ritrovano nell’oro della confezione di Vecchia Grappa di Prosecco, o nei riflessi di madreperla dell’etichetta di Uve Bianche. Immancabile anche la tradizionale fascetta Da Ponte, utilizzata come “Titulus” per ripercorrere la storia dell’azienda, del prodotto, e comunicarla all’acquirente. La certificazione di un prodotto che diventa opera d’arte grazie al sapiente lavoro e al Metodo Da Ponte. Ha citato il Metodo da Ponte. Ce ne vuole parlare? La storia insegna che c’è un momento in cui la tradizione e le consuetudini assurgono a uno stadio superiore. Succede quando le azioni dell’uomo, il suo lavoro, raggiungono un livello tale di maestria che necessitano di essere regolate e codificate, trasformandosi in ciò che chiamiamo scienza o arte. Questo è quello che è avvenuto con il Metodo Da Ponte. Nel 1896 l’interesse per lo studio e il perfezionamento dell’arte distillatoria portarono Matteo Da Ponte, fratello del fondatore della distilleria Andrea, a elaborare il suo Manuale della distillazione delle vinacce, del vino, e delle frutta fermentate. Editato da Francesco Cagnani, il Manuale Da Ponte diventa da subito un testo talmente importante che negli anni successivi sarà la casa editrice Hoepli di Milano a pubblicarne ben quattro nuove edizioni, rivedute e ampliato dallo stesso Matteo. Leggendolo, si traggono i cardini del Metodo Da Ponte, precursore e soprattutto diffusore di quella ricerca dell’alta qualità che oggi la maggior parte dei consumatori riconosce come il vero plus di uno spirito invecchiato. Ecco che la tradizione diventa regola e la regola diventa scuola: il Metodo Da Ponte, innovativo e modernissimo, si innalza a materia di studio fondamentale per tutti coloro che si avvicinano al mondo della distillazione. Oggi, qual è la risposta del mercato verso questa produzione di altissima qualità? Le grappe Da Ponte si possono ben collocare ai vertici qualitativi dei superalcolici in commercio, grazie alla qualità della materia prima e al processo di distillazione. Che non si tratti della moda di un momento lo dimostrano i numerosi riconoscimenti che da anni la distilleria riceve per le sue referenze, e la sempre maggiore diffusione di consumi anche all’estero, dove i mezzi per conquistare il mercato sono qualità superiore e prodotti puliti e di sicura provenienza. Un obiettivo non semplice, ma pienamente riuscito nel nostro caso, se pensiamo

In queste pagine, alcune delle più interessanti produzioni Da Ponte nelle nuove champagnotte dalle spalle strette e dal collo allungato e con la nuova elegante etichetta frutto del restyling aziendale


selezioni

che il 35% della produzione della distilleria viene venduto all’estero, soprattutto nei mercati comunitari, con un incremento delle esportazioni nell’ultimo anno pari al 10%. Più in generale, le nostre performance sono positive in tutti i canali: dall’Horeca, che registra un allargamento del target dei consumatori, come i giovani e le donne, nelle occasioni di pranzo e cena, all’ingrosso e alla Gdo, che crescono trainate dal diversificarsi dei momenti di consumo in ambito domestico. Fondamentale però è che i prodotti si dimostrino in linea con i trend del momento, che li vogliono gentili e garbati. Un esempio? A un anno circa dall’inserimento nel mercato, Uve Bianche Fior d’Arancio Da Ponte, acquavite d’uva di Moscato Giallo dei Colli Euganei, si è dimostrata una carta vincente all’interno del competitivo mercato dei distillati. Questo perché si tratta di un’acquavite dolce, con il suo aroma di zagare, uvetta passa e canditi d’arancia e di cedro; un nettare cristallino che nel palato sprigiona le sue note fruttate e persistenti e che può essere consumato in svariati modi e in tutte le stagioni. Sono proprio risultati come questo a fare della Distilleria Andrea Da Ponte un’azienda sana, che sa reagire alla contrattura del mercato, forte della sua storia e della sua predisposizione all’innovazione, dando risposte precise ai gusti del momento con l’assoluta superiorità qualitativa dei propri prodotti.

Come nasce un grande spirito Il cammino che porta a ottenere un ottimo distillato inizia con la corretta raccolta e conservazione della vinaccia. D’altronde, dice lo stesso Matteo nel suo Manuale: “Per ottenere un prodotto buono, certo prima condizione è quella di avere della materia prima buona”. Per questo, uno dei cardini della Distilleria Andrea Da Ponte è avviare la produzione dei suoi distillati nel periodo della vendemmia, per concentrare il lavoro in un arco temporale che sia il più ridotto possibile, lavorando giorno e notte senza sosta, durante e dopo la raccolta fino a fine dicembre. Entro 4 ore dalla loro raccolta, le vinacce, ancora vergini e ricche di mosto, sono stoccate all’interno di 14 silos d’acciaio inox refrigerati (perché “le vinacce devono innanzi tutto essere fredde ed asciutte”) nei quali avviene la fermentazione. La Distilleria Andrea Da Ponte è stata la prima azienda in Italia, a partire dagli anni ’80, a utilizzare serbatoi in acciaio inox refrigerati che garantiscono la miglior conservazione possibile della vinaccia che così mantiene costanti le caratteristiche ottenute dalla fermentazione, evitando la

crescita della componente etilica secondaria e preservando i profumi, la freschezza, la purezza, cioè la qualità della grappa. Infine, è Il metodo di distillazione a decidere lo stile della grappa, la firma d’autore che fa sì che ogni spirito sia diverso da un altro. Da quattro generazioni la Distilleria Da Ponte utilizza lo stesso sistema degli alambicchi brevettati da Matteo Da Ponte, riveduti e aggiornati, due continui e uno discontinuo a bagnomaria, sapientemente personalizzati per rispondere agli standard qualitativi che l’azienda esige da sé stessa, permettendo, ad esempio, un’accuratissima separazione tra testa, cuore e coda durante il processo di distillazione, per ottenere uno spirito che sia il più puro possibile. La grappa Da Ponte, uscita dall’alambicco, possiede già un corredo di aromi e profumi variegatissimo. Spetta al distillatore decidere se e come invecchiare il suo prodotto. Le variabili in questo processo sono molteplici e soltanto una grande esperienza come quella di Da Ponte permette di ottenere risultati che apprezzati in tutto il mondo.

Distilleria Andrea Da Ponte Via I Maggio, 1 Corbanese di Tarzo (Tv) www.daponte.it



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Anima artigianale, cuore tecnologico Sono le affettatrici il fiore all’occhiello di Omas, azienda varesina orgogliosa portavoce del made in Italy nel mondo. Quasi una “sartoria d’alta moda” in grado di venire in contro alle esigenze dei clienti professionali più esigenti, senza mai rinunciare a qualità nella manodopera e ricerca continua nei materiali

Omas, acronimo di Officine Meccaniche Affettatrici Santo Stefano, fu fondata nel 1950 da Carlo Rabolli, e oggi è gestita dal figlio Walter. Da sempre l’azienda produce affettatrici, tritacarne, segaossa, inteneritrici e tagliastrisce, tagliaverdure, cutter, pressa hamburger e macinapane: prodotti destinati principalmente a un uso professionale, marchiati CE e totalmente made in Italy. Core business Omas sono le affettatrici, frutto dell’esperienza di 60 anni di lavoro unita all’uso delle più avanzate tecniche di lavorazione e a una ricerca continua grazie alla quale l’azienda sta studiando l’introduzione di materiali innovativi, estranei fino ad ora a questa produzione. È nel campo dell’innovazione dei materiali che, se-


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La migliore amica dei salumi

condo l’azienda, è infatti necessario operare per garantire sempre prodotti di alta qualità ad elevato contenuto tecnologico, efficienti e convenienti. Proprio come li vuole il mercato. Potremmo definirla una “sartoria d’alta moda” questa azienda fiera dell’anima artigianale che le ha permesso di andare incontro alle esigenze di ogni singolo cliente e di personalizzare la produzione per i più esigenti. Per Omas, come per qualsiasi buona bottega artigiana, ogni prodotto realizzato ha un valore speciale, rappresenta tutte le persone che hanno concorso alla sua realizzazione, da chi ha pensato al progetto, a chi ha fuso il metallo, a chi l’ha lavorato e poi assemblato, a chi si impegna ogni giorno per fare un buon lavoro. Purtroppo la richiesta

di prezzi sempre più bassi ha obbligato molti ad andare alla ricerca di manodopera fuori dall’Italia, ma non Omas: l’azienda ha infatti contribuito a dare al borgo di Oggiona S.Stefano, in provincia di Varese, la fama di patria dell’affettatrice e prosegue a testa alta su questa strada, pur a fatica (perché l’economia e le leggi non aiutano) ma con passione e orgoglio, fieri di esportare il vero made in Italy nel mondo.

Omas Via 4 Novembre, 6 Oggiona S. Stefano (Va) Tel. 0331.214311 www.omasfoodmachinery.com

Tra le proposte Omas anche affettatrici di dimensioni contenute, sempre certificate per uso professionale in modo che garantiscano la massima sicurezza anche a casa. Un esempio di affettatrice che soddisfa gusto estetico e praticità è il modello a volano F300 VO. Richiama le forme e il movimento che siamo abituati a vedere nelle salumerie tradizionali, mentre il suo colore rosso rievoca nella mente le affettatrici storiche. È ideale per il taglio del prosciutto crudo e dei salumi più raffinati della nostra tradizione, realizzata per esaltarne le caratteristiche migliori. Azzerati gli sforzi grazie alla fluidità del volano, alla scorrevolezza del carrello e all’avanzamento automatico del piatto portamerce. Massima facilità di gestione e di pulizia in totale sicurezza: essendo a volano l’affettatrice non necessita di attacco alla rete elettrica, l’affilatoio è incorporato per semplificare il lavoro dell’operatore, un anello protegge la lama per garantire la totale sicurezza.


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Tradizione siciliana per tutti C’è una nonna centenaria, le cui ricette hanno scritto la storia della famiglia Palermo, alla base delle proposte Alicos, azienda moderna e attenta a rispondere alle più attuali richieste dei consumatori – la linea bio, vegan e il design delle loro confezioni parlano da sé – restando sempre fedele all’idea iniziale di valorizzare e far conoscere la migliore gastronomia della terra di Sicilia

L’Azienda Agricola Alicos produce e seleziona i migliori prodotti della tradizione siciliana, facendo tesoro delle antiche ricette tipiche tramandate da generazioni, utilizzando esclusivamente materie prime genuine e ingredienti di alta qualità dal gusto unico e inconfondibile, tutti ricercati e scelti con cura e impreziositi dall’olio extravergine d’oliva ottenuto dalla cultivar Cerasuola di produzione propria, che negli ultimi anni ha ricevuto numerosi riconoscimenti in concorsi internazionali. A Claudio Palermo, abbiamo chiesto di raccontarci la storia e il segreto del successo dell’azienda della quale è responsabile delle vendite estere. Cosa rende unici i prodotti Alicos? La caratteristica distintiva delle nostre proposte sta nella trasformazione dei prodotti orticoli nella loro stagionalità, per cui vengono lavorati tutti dal fresco per preservarne in maniera ottimale la fragranza e il gusto. Vengono poi trasformati entro poche ore dalla raccolta. I vari

ortaggi sono raccolti solo al momento del raggiungimento della piena maturazione, in modo da trasmettere al prodotto finito le migliori caratteristiche organolettiche come dolcezza (vedi la salsa pronta di pomodoro ciliegino), colore e sapore. Cosa lega la vostra produzione alla tradizione siciliana della quale vi fate promotori? È stata mia nonna, vissuta fino alla veneranda età di 103 anni, a trasmettermi l’amore per le golosità e gli alimenti genuini. I suoi carciofini a spicchio, conditi in maniera semplice, con olio extravergine di oliva, aglio e menta, costituiscono ad esempio una delle preziose eredità che mi sono impegnato a tutelare, ampliando la produzione dall’olio extravergine di oliva a una vasta gamma di prodotti tipici siciliani. La ricerca delle origini dei sapori siciliani, ha preso vita da un amore sincero e appassionato per l’olio. Lo produceva il nonno che ha impianta-


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Oltre a essere molto buoni, i prodotti hanno anche una linea molto bella. Da cosa nasce questa attenzione al design? Credo che l’esempio più calzante possa essere l’attenzione dedicata al packaging della Salsa di pomodoro ciliegino e datterino. La bottiglietta usata per la salsa infatti è la classica che si è sempre utilizzata in ambito familiare e che adoperava la nonna quando preparava la salsa per l’inverno. Da sempre nella cucina siciliana si cerca di riciclare quello che è disponibile così da evitare inutili sprechi e queste bottiglie erano ad esempio quelle adoperate per la birra. Quindi si è cercato di mantenere la tradizione, però vestendola con un tocco di modernità ed eleganza. Di recente è stata aggiornata la linea Selection con una nuova veste grafica, moderna ed elegante, che rende i prodotti immediatamente riconoscibili e identificabili. Tanti sono i sapori quanti i colori nei nuovi attraenti barattoli, dove la tradizione si sposa con la modernità.

La filosofia Alicos

La ricerca continua di ricette non scritte, ma tramandate da madre in figlio, per scoprire nuovi gusti (vedi i carciofini di Nonna Peppa, la Caponata di mele…), la selezione delle materie prime, l’attenzione al design, hanno, fino ad ora, determinato il successo dei prodotti della nostra azienda. Per il futuro l’attenzione sarà sempre di più rivolta al consumatore, per capirne le esigenze, i bisogni e quindi soddisfarlo, sposando storia e tradizione, territorio, tipicità, tracciabilità, qualità, design e puntando al nuovo marketing dei beni immateriali.

Alicos Via M. Cremona, 21 - Salemi (Tp) Tel. 0924983348 - www.alicos.it

to gli oliveti nel 1929 in contrada Guardancielo, a Salemi, nei pressi del Fiume Grande un tempo detto Halycus e che faceva da frontiera fra le potenti città di Segesta e Selinunte. L’olio extravergine di oliva è ciò che unisce, dunque, attraverso il sottile filo dorato della storia, nonno e nipote, intrecciando tradizione e dinamismo. L’olio accomuna tutta la nostra produzione: infatti le conserve vengono esaltate nel gusto, oltre che dalla freschezza della materia prima, proprio dall’olio extravergine di oliva Seguite anche la scelta della materia prima? Da dove provengono gli ortaggi che trasformate? La materia prima utilizzata proviene tutta da aziende che si trovano essenzialmente nella Sicilia orientale. Io sono Agronomo e mi sono da sempre occupato di qualità delle produzioni seguendo diverse aziende agricole, pianificandone la produzione e la qualità anche dal punto di vista fitosanitario.

Perché la scelta di mettere sul mercato i prodotti Biologici e VeganOk? Alicos è sempre attenta alle esigenze dei consumatori, anche le più particolari, alle sane abitudini di una volta, alla riduzione dell’impatto ambientale. Per questo è nata la linea biologica: l’agricoltura bio rappresenta la soluzione ideale per tutelare salute, ambiente e qualità della vita. E per questo è nata anche la linea dei prodotti vegani: nella preparazione dei quali nessun animale viene ucciso, sfruttato, maltrattato. L’alimentazione vegana, oltre alla carne e al pesce, non contempla alcun prodotto di origine animale, neppure uova, latte, latticini, formaggi, miele o altri prodotti di origine animale. Come azienda siete molto presenti alle fiere di settore. Quali sono i prossimi appuntamenti ai quali vi potremo incontrare? Le fiere a cui noi solitamente partecipiamo sono: Sol & Agrifood a Verona, Tuttofood A Milano, Cibus a Parma, Salone del gusto a Torino, l’Anuga a Colonia. Stiamo valutando l’opportunità di partecipare a eventi in Russia e negli Stati Uniti. Dove è possibile assaggiare e acquistare i vostri prodotti? I nostri prodotti si trovano nelle gastronomie, nei wine bar, nei ristoranti, nei negozi di prodotti tipici; per scelta aziendale non siamo presenti nella grande distribuzione in Italia.


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Torrente Locone: passione bio

Profuma di oliva fresca e ha quel caratteristico retrogusto amarognolo tipico della mandorla e del carciofo, unito a un amabile pizzicore, l’olio prodotto dall’azienda agricola di Andria, laboratorio di gusto ma anche di idee, e base ideale per partire alla scoperta delle terre di Puglia

Nasce nel 1994 dal desiderio dell’agronomo Vincenzo Lombardi di valorizzare il territorio pugliese e uno dei suoi migliori frutti, l’olio extravergine di oliva da monocultivar Coratina, l’azienda agricola Torrente Locone. Tutto ha inizio con i primi terreni acquistati nel Parco Naturale Fiume Ofanto per sperimentare tecniche di coltivazione biologiche che, con il tempo, hanno portato alla realizzazione di un olio dall’elevato contenuto polifenolico, dallo spiccato aroma di oliva fresca, con un caratteristico retrogusto amarognolo tipico della mandorla e del carciofo e un amabile pizzicore. Oggi Vincenzo conduce l’azienda con la collaborazione di Giuseppe, tecnologo alimentare, e Francesco, marketing manager, che, con le proprie competenze, hanno trasformato la passione del padre in una realtà solida presente sul territorio nazionale e estero, punto di riferimento per i metodi di agricoltura biologica adottati. Ma non è tutto. Consapevole dell’importanza dello scambio e della comunicazione di una competenza agricola bio, che è cultura e storia, e della necessità di fare rete con i produttori italiani di qualità che con il proprio lavoro e la propria sensibilità formano il tessuto primario dell’economia sostenibile nazionale, l’azienda ha aperto anche uno spazio, dal curioso nome di NaturalIter Torrente Locone, che si pone come laboratorio di idee in grado di rendere il consumatore parte attiva nella scelta e nella conoscenza dei prodotti tipici e biologici nazionali. Per tutti coloro che avessero voglia

di conoscere l’azienda e i suoi protagonisti, che amano viaggiare e sentirsi liberi, che desiderano conoscere le bellezze naturalistiche e architettoniche del territorio pugliese, l’azienda apre le porte della propria struttura ricettiva ad Andria offrendo anche la possibilità di soggiornare in mini appartamenti indipendenti e dotati di cucina e tutti i confort. Azienda Agricola Biologica Torrente Locone Via Massimo d’Azeglio, 33 Andria (Bt) Tel. 0883.291140 www.torrentelocone.it


Dedica senza fretta del tempo alla vera amicizia.

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I maestri del Salame al Cioccolato Racchiudere in un’anica parola gusto, natura, artigianalità, ma anche quello speciale piacere che un buon dolce sa donare, è possibile? Sì, e Cioccolami c’è riuscito in pieno, trasmettendo, con una sola appetitosa parola, tutti i valori e gli ingredienti di un prodotto della tradizione realizzato con la migliore materia prima, la più esperta manualità e la più grande passione Cioccolami nasce da un’intuizione quando, quasi per gioco, Mirco Scacchetti propone ai clienti del ristorante di famiglia il suo buonissimo Salame al Cioccolato. Un dolce buono, artigianale, prodotto a mano con i migliori ingredienti. Assaggio dopo assaggio, Mirco si trova a dover produrre quantità sempre più massicce di Salame al Cioccolato finché, un bel giorno, capisce che è arrivato il momento di dar vita a un nuovo capitolo della sua vita: creare un’azienda monoprodotto. Un sogno che è stato tradotto in un laboratorio circondato dalla suggestiva campagna modenese, dove ogni giorno si produce il più buon salame dolce di tutti i tempi. Gli artigiani Cioccolami sono conosciuti come i “maestri del Salame al Cioccolato” e a chi chiede a Mirco il segreto di tanto successo, lui risponde: “Né troppa calma, né troppa fretta e la ricetta vien perfetta!”, la formula segreta tramandata dal padre di Mirco, Tonino Scacchetti. Un motto che ripete ai suoi

Cioccolami Via Belfiore, 25 S.Pietro in Elda (Mo) www.cioccolami.eu

mastri cioccolatieri tutte le mattine, quando entra nel laboratorio e fuori è ancora buio. Ed è proprio così, tra le prime luci dell’alba e le mani sapienti di chi fa questo mestiere da tempi remoti, che nasce il delizioso Salame al Cioccolato. «Se un giorno la produzione dovesse aumentare, non siamo disposti a sostituire le nostre mani con dei freddi macchinari – racconta Mirco Scacchetti – Siamo invece pronti a formare e triplicare gli addetti. Perché in ognuno dei nostri Salami al Cioccolato c’è un ingrediente speciale che i macchinari non possono sostituire: la vibrazione che scaturisce delle nostre mani». Il salame dolce Cioccolami può essere consumato fresco e surgelato, servito per accompagnare degustazioni di vini, distillati, liquori e, perchè no, per guarnire una coppa di gelato. Disponibile nei gusti classico, nocciola e senza glutine, è un prodotto artigianale, disponibile in formati da 1 kg e 1/2 kg, in fette monoporzione, barretta o quadrotto.



selezioni Operazione YouChef

Scomodità: diamoci un taglio! Sono belli ma soprattutto pratici e funzionali, realizzati in speciali acciai anallergici, totalmente made in Italy, innovativi e di design, i prodotti Premax. Uniche ed esclusive, le lame Premax sono protagoniste nelle migliori cucine domestiche e professionali, e complici nella riuscita dei migliori piatti

Pelare un gambero senza “sporcarsi le mani”: impossibile. Se la pensate così forse non conoscete ancora la praticissima forbice pelagamberi Easy Line, nuova ed esclusiva linea di coltelleria realizzata da Consorzio Premax per rispondere alle esigenze della cucina moderna. Molto simile a una comune forbice, la pelagamberi si caratterizza per due elementi fondamentali: le lame dalla forma curva che facilitano l’inserimento nella polpa del gambero; e l’arpione che, posto parallelamente sotto la lama inferiore, infilza e trattiene la polpa dopo che l’operazione di taglio ha aperto e separato il carapace. Pensata sia per l’utilizzo professionale che casalingo, è ideale in cucina ma anche a tavola. Prodotta in acciaio inossidabile per alimenti può essere lavata in lavastoviglie. Altra novità assoluta della linea Easy, e come il pelagamberi brevetto esclusivo internazionale Premax, è la forbice cucina Ring Lock System, prima al mondo senza vite. Costruita in acciaio inossidabile per alimenti è dotata del brevetto Ring Lock System che sostituisce la tradizionale vite di chiusura delle due lame – che con il tempo e l’utilizzo si allenta – con un sistema di bussole e anello in teflon autolubrificante che garantisce la tenuta paral-

lela delle due lame e quindi una capacità di taglio e di affilatura costanti. Un’innovazione assoluta quindi, che permette alla forbice da cucina Ring Lock System di affrontare anche tagli difficili e impegnativi così come richiede la cucina internazionale moderna. Fanno parte della linea Easy anche la serie di coltelli da cucina in acciaio inossidabile certificato AISI 420 e impugnatura ergonomica in megol, che garantisce sicurezza e effetto soft-touch nella presa.

Premax associa 40 aziende specializzate nella produzione di forbici, coltelli ed altri articoli da taglio. Fondata nel ’74 si occupa di progettazione, produzione e vendita in tutto il mondo dei prodotti fabbricati a Premana e certificati dal Marchio di Qualità Collettivo “Premana”. Premax aderisce inoltre al progetto YouChef: la prima rete multicanale italiana costruita intorno alle esigenze di una cucina sana, una bellezza centrata sul benessere individuale e una moda basata su creatività e stile. Un progetto innovativo dove vengono proposti insieme dalle aziende coinvolte (Premax, Risolì, La Montina, Tradizioni Padane, GirziLine) prodotti food e non food; 25 i kit disponibili in 3 settori: cucina, con i marchi Prestige e Senza Glutine; bellezza, con il marchio Beautè; moda con il marchio Art&Craft.

Premax www.premax.it www.ringlocksystem.it Tel. 0341.890377


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Passione e tradizione del produrre italiano

Un nome che è tutto un programma quello di Risolì, azienda storica il cui intento è di condire i nostri pasti con il sorriso. Quello dato dai giusti collaboratori in cucina, pentole e tegami che sono aiutanti e complici, per risultati sempre perfetti Un’avventura iniziata nel 1965 a Lumezzane, nel bresciano, con un laboratorio destinato alla produzione artistica di fusione di zama e alluminio, che ben presto si apre alla produzione di oggetti per la casa. La passione e la determinazione del giovane Alfredo Montini e di sua moglie trasformano in breve tempo questa attività in un’azienda all’avanguardia nella realizzazione di prodotti per la cucina, che in tempi non sospetti propone, ad esempio, la prima bistecchiera in alluminio fuso con antiaderente. Il segreto di questo successo? Un’attenzione puntuale alla qualità dei materiali, dei processi e dei prodotti, con uno sguardo rivolto all’innovazione. E proprio questa è stata anche la filosofia di partenza di Risolì, e dell’attività di Cristina e Andrea Montini, seconda generazione alla guida di un’azienda nota oggi in tutto il mondo perché in grado di proporre strumenti che garantiscono elevate perfomance, valorizzano i contenuti delle preparazioni e il gesto stesso del cucinare. Valori incarnati da linee di prodotto come Fusion, dal design firmato Enrico Azzimonti, che riunisce in sé la filosofia di cottura internazionale e quella me-

diterranea; o Soft, con il suo manico ergonomico in grado di comunicare particolari sensazioni tattili. E ancora Explora, la serie che Risolì dedica all’esplorazione di culture culinarie vicine e lontane; per concludere con Cosmogrill, la bistecchiera che realizza cotture differenziate per accompagnare la carne o il pesce con i contorni più adatti, e Cosmofish che trasforma la cucina del pesce in un piacere e in un successo. Strumenti di alta qualità ma anche attenti a interpretare le tendenze emergenti quindi, come attenta è l’azienda alla realtà economica e ambientale che la circonda. E così, Risolì, consapevole di non potere rinunciare a competenza e qualità, ha deciso di mantenere la propria produzione totalmente in Italia, e collabora con importanti machi dell’agroalimentare nazionale per la realizzazione della linea Le Selezioni, che propone strumenti adatti alla cottura delle migliori ricette regionali in raffinati kit con i prodotti della tradizione nazionale derivanti esclusivamente da agricolture biologiche e controllate: entrambi investimenti etici ed economici per un futuro più sostenibile e rispettoso.

Risolì Via Ruca, 82 Lumezzane S. Sebastiano (Bs) Tel. 030.8925944 info@risoli.com www.risoli.com Seguici su facebook


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Assaggi di storia italiana Tradizioni Padane ci accompagna da vent’anni alla (ri)scoperta del sapore unico della millenaria cultura gastronomica lombarda

Bio, un mondo a parte L’azienda di Gottolengo ha da poco ottenuto il prestigioso certificato ICEA di conformità alla categoria prodotti biologici. La linea bio viene prodotta separatamente da tutte le altre e seleziona solo materie prime di origine biologica che godono di un magazzino esclusivo. Sono prodotti di alta qualità creati nel rispetto del lavoro altrui e dell’ambiente.

Quando il gusto si sposa con la tradizione, nascono piccoli grandi capolavori. Lo sa bene Tradizioni Padane, che dal 1991 soddisfa qualsiasi palato coniugando un’antica sapienza con materie prime di qualità e lavorazioni rigorosamente artigianali. Uno stile che ha permesso all’azienda di imporsi non solo sul mercato italiano, ma anche di far conoscere le bontà lombarde ben oltre i confini nazionali. Tra i fiori all’occhiello dell’azienda bresciana la linea di pasta con farina Monococco, genuina e di elevata qualità, legata alle profonde tradizioni culinarie del nostro Paese, e della Lombardia in particolare. Inconfondibile per il colore giallo dorato, questa pasta si caratterizza per una straordinaria tenuta alla cottura e per l’elevato apporto nutrizionale. Semola antichissima, la farina Monococco è, infatti, particolarmente ricca di proteine, vitamine e composti antiossidanti; Tradizioni Padane è una delle pochissime aziende ad averne reintrodotto l’utilizzo, riportando alla luce questo prezioso cereale, utilizzato fin dall’età del rame, dalle ottime proprietà nutrizionali e dall’alto contenuto proteico (19,6%, contro l’11% delle normali farine di frumento), perduto nel tempo a causa della lunga lavorazione richiesta dalle sue spighe. Disponibile in differenti formati, la linea con farina Monococco si accosta con facilità a qualsiasi sugo, esaltandone inconfondibilmente sapore e gusto. Non dimentichiamo poi le Specialità della Corte di Gottolengo: linea di pasta ripiena finemente lavorata arricchita da ripieni pregiati, come i ravioli al tartufo, unici nel loro genere. Sono prodotti d’élite, per palati sopraffini, da scegliere nelle occasioni speciali. Le Specialità della Corte di Gottolengo prendono ispirazione dalle originali ricette diffuse in epoca medievale nei territori del Dominato Leonense e nelle terre della Serenissima. Proprio per la sua genuinità e il suo legame con il territorio la linea ha conquistato la certificazione DE.C.O., rilasciata dall’omonimo comune bresciano.

Tradizioni Padane Via Brescia, 50 Gottolengo (Bs) Tel. 030.9951050 www.tradizionipadane.it


Benvenuti a bordo La compagnia Air One è lo “Smart Carrier” del gruppo Alitalia, che assicura offerte ampiamente personalizzabili adatte a soddisfare le preferenze di tutti i tipi di viaggiatori, dal più attento al risparmio a coloro più orientati al servizio. Air One è una compagnia giovane e dinamica che offre un’ampia gamma di destinazioni, prezzi competitivi e un servizio semplificato e trasparente.


La flotta Air One si distingue nel panorama internazionale per l’utilizzo di aeromobili moderni, sicuri e confortevoli che ti offrono elevati standard di servizio a bordo. Oggi la flotta è composta da 10 aerei Airbus 320 di nuova generazione, configurati a 180 posti con nuove poltrone in pelle di tipo Slim che offrono la massima comodità per tutta la durata del viaggio.

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Bari Brindisi Cagliari Catania Lamezia Terme Napoli Olbia (dal 31/05) Palermo Atene (dal 19/06) Copenaghen (dal 18/05) Praga Samara (dal 15/06) San Pietroburgo Tirana Varsavia

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Catania Olbia (dal 21/06) Mosca (dal 25/05) Palma (dal 13/07) Praga San Pietroburgo (dal 30/05) Tirana

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(via Call Center e in aeroporto)

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Mappa dei posti

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Plus da 3€

Relax da 10€

Air One Smart Carrier ti permette di scegliere il tuo posto a bordo. Air One garantisce sempre l’assegnazione di un posto. Nel caso in cui il Passeggero decida di non scegliere il posto, verrà assegnato automaticamente, secondo la disponibilità e senza alcun supplemento. Per chi invece vuole sceglie il posto più adatto alle proprie esigenze, potrà scegliere tra:

Comfort da 30€ • Posto “Plus”: la tua scelta a partire da soli 3E se acquistato sul sito (4E se acquistato in aeroporto, non disponibile a bordo). • Posto “Relax”: con soli 10E (15E se acquistato in aeroporto o a bordo) potrai volare più comodo grazie a maggiore spazio per le tue gambe. • Posto “Comfort”: con solo 30E (40E se acquistato in aeroporto o a bordo)

potrai avere ancora più spazio e sempre un posto libero accanto a te. Offerta speciale: prenotare un posto Comfort in seconda e terza fila costa meno: 15E anziché 30E, se acquistato tramite sito internet o Call Center (25E anziché 40E se acquistato in aeroporto o a bordo). Provalo subito.


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La polizza può essere acquistata contestualmente alla prenotazione del biglietto aereo su flyairone.com o anche successivamente.

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Grazie alla partnership esclusiva, Air One e Avis offrono ai propri clienti tariffe dedicate per i noleggi auto in Italia ed Europa. Sul noleggio verrà applicato uno sconto fino al 10%. Le prenotazioni potranno essere effettuate attraverso il sito flyairone.com, il Centro Prenotazioni Avis oppure presentandosi direttamente presso gli uffici di noleggio con la carta d’imbarco o il biglietto elettronico Air One entro le 24 ore successive al volo. La partnership Avis - Air One prevede inoltre la possibilità di offerte ancora più esclusive. Per non perdere l’occasione di concludere al meglio il tuo viaggio, tieniti aggiornato, così pianificherai il viaggio in modo ancora più semplice, veloce e conveniente!

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