Vdg agosto_settembre 2017

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I LIBRI DI LIBERO 2

AGOSTO/SETTEMBRE 2017

EURO 1,50 + LIBERO

I VIAGGI DEL GUSTO

Da vendersi esclusivamente in abbinamento a Libero. Reg. Trib. di Bolzano num. 8/64 del 22/12/1964.

Coverstory: Borghi d’Italia | Castiglione della Pescaia | Venzone| Castelnuovo Magra | Pizzo Calabro| Caccamo | Il Museo del Duomo di Milano

i Viaggi del Gusto

Una veduta aerea di Pizzo Calabro

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PER LE VIE DEI BORGHI

VIAGGIO IN QUELL’ITALIA NASCOSTA CHE TUTTO IL MONDO CI INVIDIA Il 2017 è decisamente l’anno dei piccoli centri storici che stanno rilanciando “dal basso” il turismo italiano

ITINERARI Agosto/Sett 2017

Toscana: Castiglione della Pescaia Sardegna: Cagliari e la sua costa CIBO&TERRITORIO

Il tartufo dolce di Pizzo Calabro Gargano, la tradizione del pane

WEEK-END

A Venzone, nel borgo più bello Il Festival del Gusto nel Cilento SOSTE D’ARTE

Il Museo del Duomo di Milano Chatwin in mostra in Val Magra

CONSUMI&TENDENZE

Tutti pazzi per le centrifughe Viaggi del Ventaglio, si riparte! VdG Magazine Seguiteci su




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editoriale agosto-settembre 2017

Turismo: magic moment Ma anche l’agricoltura va rilanciata: vi diciamo noi come. In 10 punti

C di Domenico Marasco

ari lettori,

1. L’agricoltura e il turismo devono essere considerati

il 2017 verrà ricordato di sicuro come

driver economici strategici per l'economia nazionale;

un anno straordinario per il turismo

2. Valorizziamo il più possibile i saperi e le

nel nostro Paese. I numeri parlano di

competenze in ambito agricolo, individuando quali

visitatori in aumento e di fatturati in crescita.

enti strategici da tutelare e promuovere: le facoltà

Com’è noto, la situazione di instabilità

universitarie di Agraria, gli Istituti professionali di

internazionale ha portato i turisti a scegliere l’Italia

Agraria, le scuole alberghiere, gli Istituti Nautici;

come meta delle loro vacanze.

3. Semplifichiamo la burocrazia per le imprese

E in questo quadro, il grande exploit – oltre alle

turistiche, quelle agricole e per i piccoli esercenti:

grandi città, alle nostre destinazioni storicamente

lasciamo loro solo il compito di produrre, vendere e

più gettonate e ai poli museali – l’hanno fatto, e lo

pagare (eque) tasse allo Stato;

stanno facendo, soprattutto i borghi. I piccoli centri

4. Defiscalizziamo le nuove assunzioni in questi due

storici di straordinaria bellezza e valore culturale di

settori per i prossimi 10 anni;

cui il Bel Paese è disseminato.

5. Agevoliamo la piccola distribuzione alimentare,

Non è un caso che abbiamo deciso di dedicare la

mettendo uno stop a quelle Asl capaci di ingessare

storia di copertina di questo numero proprio ai

un'impresa per le pedaline dei lavandini (!);

“borghi d’Italia”, raccontandovi itinerari, prodotti

6. Favoriamo l’internazionalizzazione del food

tipici e potenzialità turistiche di alcuni tra i centri

italiano: lo Stato si faccia rispettare di più nei

minori più caratteristici della Penisola.

rapporti con i Paesi Terzi, applicando la regola della

Ma tornando alla contingenza favorevole del nostro

reciprocità negli scambi commerciali;

settore turistico – nel corso della quale, c’è da dire, il

7. Istituiamo un’unica cabina di regia per la

ministro al ramo, Franceschini, ha lavorato bene – ci

promozione turistica dei territori e delle produzioni

viene da dire: approfittiamone!

enogastronomiche. Si risparmierebbe tanto e si

Come? Ad esempio, Franceschini potrebbe e

ottimizzerebbero i risultati;

dovrebbe dare di gomito al suo collega titolare del

8. Incentiviamo la salvaguardia della biodiversità;

dicastero delle Politiche Agricole, Martina, il quale,

9. Eliminiamo i contributi a fondo perduto, per i

ultimamente, forse perché troppo distratto dai

progetti fatti su misura per i soliti “prenditori”, e

problemi di partito, appare un po’ assente.

dirottiamo le risorse sull'abbattimento del cuneo

Insieme, i nostri ministri al Turismo e all’Agricoltura

fiscale;

potrebbero e dovrebbero stilare un piano per il

10. Abbattiamo l’Imu sui beni strumentali per le

rilancio integrato di questi due comparti.

aziende turistiche: è inconcepibile che gli alberghi

Per aiutarli, vogliamo provare noi a suggerire dieci

paghino questa imposta.

spunti da inserire in un ideale “manifesto per la

Questi sono “contenuti”, non chiacchiere.

promozione del turismo e dell’agricoltura italiana”.

La politica prenda esempio. Buon viaggio del gusto a tutti

agosto-settembre 2017

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sommario

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Agosto Settembre duemila17

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RUBRICHE 10

Gli appuntamenti

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Milano da vivere

17

Roma è servita

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L'Almanacco di Barbanera

22

News dall'Italia 3B

24

Le facce dell'Italia che merita

46

COVERSTORY 26

Borghi d'Italia Riflettori puntati sui centri con meno di 5000 abitanti, scrigni di tipicità, mestieri e usanze d’altri tempi, dove ospitalità e spirito di comunità giocano ancora un ruolo fondamentale. Dal “paese delle cataste di legno” a quelli “dipinti”, vi raccontiamo l’Italia più autentica con un grande itinerario tra le piccole realtà nascoste dello Stivale

PANORAMA 34

Provincia, boom immobiliare

IL BELLO d’Italia

Case ma anche interi paesi acquistati da stranieri. Meta preferita: la Sicilia

36

I viaggi del gusto di...

46

Consumi & tendenze

50

L'intervista: Enzo Carella Il ritorno dei Viaggi del Ventaglio: ce lo racconta il suo vicepresidente

6

agosto-settembre 2017

Venzone, un borgo rinato

52

La Via Francigena in Vallée Dal Gran San Bernardo a Pont-SaintMartin, viaggio tra natura e spiritualità

56

Risorto dopo il sisma del '76, il borgo friulano è oggi "il più bello tra i belli"

È l'estate degli estrattori: piccoli elettrodomestici alla moda e salutari

42

54

La perla della Maremma: natura e sapori enogastronomici a tinte forti

Lidia Bastianich, ambasciatrice della gastronomia calabrese nel mondo

38

Castiglione della Pescaia

La Patagonia in Val di Magra Le foto di un inedito Bruce Chatwin in mostra a Castelnuovo Magra

Cagliari, il mare in città

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Week end natura

Acqua e baie da sogno, ma tra saline e siti storici, oltre le spiagge c'è di più

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Week end mare



sommario agosto-settembre 2017

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IL BUONO d’Italia 66

Pizzo Calabro, città del gelato Questo angolo di paradiso sulla Costa degli Dei è la patria del tartufo gelato!

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I pani del Gargano Dall'estremo nord del Granaio d'Italia parte la rinascita dei prodotti da forno

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Borghi del gusto: Caccamo

66

Ricotte, caprini, erbe spontanee e la sasizza, il gusto dell'entroterra siciliano

76

L'olio delle Fate Un prodotto di nicchia, bio, nato da ulivi affacciati sul Golfo di Squillace

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Wine tour: il vino dei borghi La storia di sei piccoli centri italiani, dei loro vitigni e dei loro vignaioli

IL BEN FATTO d’Italia 92

Tutti gli uomini del "domm" Ovvero gli artigiani della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano

82

La scoperta

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II buono a tavola

85

Il ristorante del mese

86

La salute nel piatto

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Libri letti per voi

88

L'orto dei semplici

98

Shopping

magazine

i Viaggi del Gusto

DIRETTORE RESPONSABILE Domenico Marasco COORDINATORE DI REDAZIONE Francesco Condoluci GRAFICA E IMPAGINAZIONE Liliana Nori, Raffaela Jada Gobbi EDITING Gilda Ciaruffoli SEGRETERIA DI REDAZIONE Monia Manzoni Sito web: www.vdgmagazine.it

8 2017 agosto-settembre 2017 8 maggio

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Vetriano e il suo "teatrino" Uno scrigno di storia da guinness dei primati: è il più piccolo al mondo

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Via Pola, 15 - 20124 Milano Tel. 02.8688641 - fax 02.89053290 STAMPA Rotolito Lombarda S.p.a. 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI) DISTRIBUZIONE ITALIA So.Di.P. S.p.A. Via Bettola, 18 - Cinisello Balsamo (MI) ABBONAMENTI

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FUNIVIA MALCESINE MONTE BALDO Via Navene Vecchia, 12 - 37018 Malcesine (VR) Tel. +39.045.7400206 - Fax +39.045.7401885 info@funiviedelbaldo.it www.funiviedelbaldo.it

Comune di Malcesine

Provincia di Verona


italia eventi agosto-settembre

CILENTO, il Mediterraneo com’era una volta Una costa lunga 200 km, poco traffico, niente folla. Aggiungete una cultura gastronomica Patrimonio dell’Umanità e otterrete questo angolo di Campania dove verdi montagne si tuffano nel mare cristallino e dove l’11 di agosto il gusto diventa protagonista di Carla Diamanti

S

i chiama Festival Gastronomico Con Gusto ed è l’appuntamento della stagione con l’eccellenza alimentare locale. Venerdì 11 agosto, i fortunati che si troveranno in Cilento non potranno mancare all’evento che animerà il lungomare di Capitello. Come ogni anno, alcuni chef del territorio dovranno coniugare i prodotti tipici locali con il loro estro creativo per realizzare piatti che esprimano il patrimonio gastronomico del Cilento, che non a caso è la terra da cui negli anni ’50 il biologo americano Ancel Keys (quello della celebre “razione K”) gettò i semi di ciò che sarebbe diventato il concetto di Dieta Mediterranea. L’iniziativa, nata da un’idea di Francesca Pellegrino durante le sue incursioni nelle cucine cilentane ai microfoni della sua trasmissione televisiva 105 Con Gusto, è diventata ormai l’evento clou del Golfo di Policastro. Nel piccolo borgo marinaro al centro della falce di sabbia che unisce Marina di Camerota a Maratea, quest’anno arriverà

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agosto-settembre 2017

anche il salernitano Sal de Riso, diventato una celebrità internazionale nel campo della pasticceria, talmente legato alla sua terra che agli esordi della carriera si lanciò nella riuscitissima elaborazione del profiteroles al limone di Amalfi dop.

Tesori… universali Sulla strada per Maiori, dove Sal ha aperto il suo regno del gusto, c’è un piccolo gioiello che merita una visita. Si tratta del Museo della Ceramica Raito di Vietri sul Mare con la spettacolare collezione Camponi, costituitasi con le opere raccolte dal gallerista romano Enrico Camponi ed esposte nelle sale di Villa Guariglia,

OGNI ANNO AL FESTIVAL GASTRONOMICO “CON GUSTO”, GLI CHEF DEL TERRITORIO DEVONO CONIUGARE LE TIPICITÀ LOCALI CON IL LORO ESTRO, PREPARANDO PIATTI RAPPRESENTATIVI DELLA CUCINA CILENTANA


In queste pagine una veduta panoramica del Cilento, uno scorcio di Paestum e un’immagine d’archivio del Festival Con Gusto

SCELTI PER VOI dove mangiare La Cantinella sul Mare Sul lungomare, pochi tavoli, pesce eccellente e ottima cantina curata dal sommellier Mario Riccardi. Menù da 40 euro Corso Italia, 129 Villammare di Vibonati (Sa) Tel. 0973.365442

una delle residenze nobiliari più belle della costa, circondata da un parco e abbellita da terrazze panoramiche sul mare. A una manciata di chilometri da Capitello invece, la piccola Scario è fatta di vicoletti con case colorate e minuscoli giardini aperti sul tranquillo lungomare. Il centro storico si raggiunge solo a piedi perché nel paese dove anche Marco Tullio Cicerone trascorreva le vacanze, le auto sono bandite. E se i Romani l’amavano per il garum, la salsa di pesce per cui Scario era celebre, i villeggianti di oggi la scelgono per le sue atmosfere e i tramonti da gustarsi con un calice di vino bianco seduti ai tavolini della piazzetta. Oltre le grotte naturali e le spiagge di Marina di Camerota, profumate di macchia mediterranea e corbezzolo, la

EmozioNando Terrazza panoramica sul Golfo, cucina creativa con accento mediterraneo firmata Nando Melileo. Si mangia con 40 euro Via Montestella di Ogliara – Salerno Tel. 089.2854945 www.emozionandosalerno.it

dove dormire Hotel Torre Oliva Camere circondate da un parco di ulivi, spiaggia privata e animazione come in un club. Mezza pensione da 55 euro a persona Via Nazionale Santa Marina (Sa) Tel. 0974.986191 www.hoteltorreoliva.it Hotel Eden Park Buon tre stelle con 30 camere confortevoli e moderne e una spiaggia riservata agli ospiti. Formula B&B da 45 euro a persona Via Cantiere, 41/47 – Capitello (Sa) Tel. 0973.323004, www.edenpark.it

costa frastagliata si affaccia su due aree marine protette, dall’acqua trasparente. L’entroterra verdissimo è quello del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano che rispecchia ancora il “paesaggio culturale vivente, opera di natura e uomo” identificato dall’Unesco fra le motivazioni per iscrivere la Dieta Mediterranea alla World Heritage List come Patrimonio Intangibile dell’Umanità. All’interno del “parco mediterraneo” per eccellenza, oltre a lecci, ulivi, mulattiere e corsi d’acqua sotterranei, si celano tesori come la Certosa di Padula, con gli affreschi e il vasto chiostro dove sembra che gli archi si rincorrano, o il sito greco di Velia, noto per la sua antichissima scuola filosofica. Poco più a nord, e già verso il mare, il terzo vertice della piramide dei tesori archeologici cilentani si chiama Paestum, un nome giustamente noto in tutto il mondo. Prima di arrivarci, è d’obbligo una tappa a Controne, il cui fagiolo è considerato da Slow Food come una delle specialità italiane da salvare. Si mangia con le làgane (una pasta fresca preparata con farina e acqua ma senza uova) ma è eccellente anche con la scarola, nelle zuppe di cereali oppure su una fresella condita con l’ottimo olio d’oliva cilentano. agosto-settembre 2017

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ALMANACCO di barbanera

italia eventi agosto

di Gilda Ciaruffoli

fino al 15 settembre THE STAMPS OF THE QUEEN

fino al 20 settembre VIAGGIO IN SICILIA Il Museo Archeologico Regionale Antonino Salinas di Palermo presenta il progetto Viaggio in Sicilia. Mappe e miti del Mediterraneo. All’origine della mostra un viaggio in terra siciliana durato un anno che ha coinvolto sei artisti, al termine del quale sono state realizzate opere ispirate all’isola e all’esperienza itinerante. Paesaggi e tradizioni hanno acceso l’immaginario collettivo dei partecipanti, e sono stati tradotti in opere che vanno dalla scultura al disegno, dalla fotografia al video, pensate per gli spazi del Museo Salinas in dialogo con i reperti che vi sono ospitati.

Palermo – Sicilia

Verona – Veneto

www.ifrancobollidellaregina.it

13 agosto

Foto Paolo Di Tucci

SAGRA DA FAR’NÈDD

PASSIONI E CAMMINANTI I borghi storici del Golfo di Gaeta e delle Isole Ponziane ospitano Passioni e Camminanti, festival diffuso caratterizzato da un ricco calendario di eventi. Tra gli altri, in programma ad agosto la Sagra del Cocomero di Trivio di Formia, la Festa di San Nicandro di Tremensuoli di Minturno e la Festa del Mare con il suo corteo di barche nelle acque di Scauri di Minturno. Maranola di Formia ospita a settembre la Processione di San Michele, mentre a Gaeta si svolge la manifestazione gastronomica Le vie di Gaeta. Ma l’elenco degli appuntamenti è lungo e ricco di sorprese. www.monteverdi450.it Località varie – Lazio

www.visitlazio.com

agosto-settembre 2017

1-10 settembre MUTINA BOICA Cenare in una Caupona Mutinensis, la ricostruzione di una taverna romana, con menù elaborati ad hoc; visitare gli accampamenti ricostruiti come in epoca romana; assistere a battaglie campali e giochi equestri; seguire conferenze a tema e laboratori per adulti e bambini... questo e tanto altro sarà possibile nel corso della 9a edizione di Mutina Boica, organizzata presso l’area del Parco Ferrari. La manifestazione è una delle principali rievocazioni storiche di epoca romana a livello nazionale.

Modena – Emilia Romagna

www.regione.sicilia.it/bbccaa/salinas

fino al 7 ottobre

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Per la prima volta in Italia un’esposizione unica e inedita: la più completa raccolta di francobolli dedicati alla sovrana del Regno Unito, Elisabetta II. La mostra The Stamps of the Queen – Homage to Elizabeth II è ospitata nel seicentesco Palazzo della Gran Guardia e ripercorre la vita della sovrana incoronata nel 1953 fino a oggi attraverso oltre 6.000 francobolli del Regno Unito, delle ex colonie e del Commonwealth.

Degustare le eccellenze gastronomiche ascoltando musica nel centro storico della cittadina che ha dato i natali al divo del cinema Rodolfo Valentino: è la formula vincente della Sagra da Far’nèdd e dei Sapori di Puglia che si dipana lungo un percorso di 2,5 km fra vicoli, slarghi, piazzette, chiese e palazzi storici. Numerosi sono gli stand con degustazioni di eccellenze enogastronomiche tipiche, fra cui focaccia di far’nèdd farcita, mozzarelle, vino, cavatelli con ceci e cozze… in sottofondo pizziche, tarantelle, tamurriate e stornelli.

Castellaneta (Ta) – Puglia www.unicomart.it

www.mutinasplendidissima.it

2-3 e 16-17 settembre RURAL FESTIVAL C’è il concetto di biodiversità al centro della manifestazione che lega i territori di Emilia e Toscana grazie al fil rouge delle buone pratiche agricole e della tutela di razze animali e specie vegetali dimenticate. Sede principale dell’evento Rivalta di Lesignano De’ Bagni (2-3 settembre) borgo al centro della Food Valley emiliana, che ospita una mostra-mercato delle aziende della zona e un ricco parco animale di antiche razze da allevamento. Seconda tappa il centro storico di Gaiole in Chianti (16-17 settembre), dove il festival va in scena con la stessa formula.

Rivalta (Pr) – Emilia Romagna Gaiole (Si) – Toscana www.rural.it


2-10 settembre

15-18 settembre

15-24 settembre

FESTIVAL DEL PROSCIUTTO DI PARMA

CHEESE, LE FORME DEL LATTE

COUS COUS FEST

Spegne Venti candeline la manifestazione che, tra le città di Parma e Langhirano, mette in scena il meglio del tipico salume emiliano. Ampio ovviamente lo spazio riservato ai produttori del “Parma”, protagonisti di stand, degustazioni guidate e laboratori del gusto. Non mancheranno però anche i prosciutti dal mondo e un ricco programma di eventi culturali. Il Festival ha inoltre un’appendice nel fine settimana del 16-17 settembre con Finestre Aperte, due giornate durante le quali appassionati e curiosi possono assistere in prima persona al ciclo di lavorazione nei prosciuttifici con immancabile degustazione.

Evento internazionale dedicata al mondo lattiero-caseario di qualità che spegne quest’anno le sue prime 20 candeline (le edizioni però sono 11, visto che si tratta di una manifestazione biennale). Al centro di questa edizione, un tema che ha segnato la storia del festival: la battaglia in difesa dei formaggi a latte crudo, simbolo delle produzioni casearie d’eccellenza per diversità di razze autoctone, autenticità del territorio in cui sono prodotti e saperi dei pastori e casari che li hanno trasformati.

Località varie – Emilia Romagna

www.slowfood.it

www.festivaldelprosciuttodiparma.com

Bra (Cn) – Piemonte

E sono vent’anni anche per il Cous Cous Fest! Il Festival internazionale dell’integrazione culturale celebra l’evento con una dieci giorni di appuntamenti fatti di immancabili gare gastronomiche tra i cous cous di tutto il mondo, degustazioni e cooking show con i più prestigiosi protagonisti della cucina internazionale (tra cui Claudio Sadler, Filippo La Mantia e Giorgione), e ancora concerti gratuiti sotto le stelle. Una rassegna che unisce gastronomia, cultura, musica e un forte messaggio di pace e integrazione: è questa la magia del Cous Cous Fest, mettere intorno allo stesso tavolo Israele e Palestina, cristiani e musulmani, europei e mediorientali, in un contesto naturale di incredibile bellezza.

San Vito Lo Capo (Tp) – Sicilia www.couscousfest.it

9 settembre – 14 ottobre PIANOECHOS Risuonano tra chiese, teatri storici, castelli, antichi palazzi e ville le note del pianoforte in occasione delle Settimane pianistiche internazionali del Monferrato, festival itinerante che porta la musica sul territorio, toccando i centri più suggestivi – spesso sconosciuti anche ai locali e in alcuni casi normalmente chiusi alle visite – del Monferrato alessandrino e in parte di quello astigiano. Dodici i concerti in cartellone, mentre le località toccate dall’evento sono: Lu, Alessandria, Conzano, Frassinello, Fubine, Moncalvo, Pecetto di Valenza, Valenza, Vignale e Casale; proprio in quest’ultimo centro si terrà l’evento clou e conclusivo della manifestazione. Il Teatro Municipale di Casale Monferrato ospiterà infatti il 14 ottobre la musica di Grigory Sokolov, pianista russo tra i più importanti al mondo. Tutto attorno i paesaggi, la gastronomia e la storia di un territorio Patrimonio dell’Umanità Unesco.

Località varie – Piemonte www.pianoechos.it

agosto-settembre 2017

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ALMANACCO di barbanera

italia eventi settembre giugno

28 settembre – 1 ottobre I PRIMI D’ITALIA

14 settembre – 6 ottobre ANIMAMUNDI Rassegna Internazionale di musica sacra durante la quale è possibile assistere a sette concerti che si alterneranno tra la Cattedrale e il Camposanto della città, cornici suggestive e preziose che contribuiscono a rendere Anima Mundi un appuntamento unico per il rapporto che si crea tra musica, arte e architettura. L’ingresso ai concerti è gratuito; la prenotazione potrà essere effettuata solo online (www.vivaticket.it) a partire da venerdì 8 settembre alle ore 10, fino a esaurimento posti.

Manifestazione dedicata al simbolo della gastronomia nazionale, i Primi d’Italia si propone quale gustoso viaggio tra le ricette dello Stivale da assaporare tra i vicoli e le piazze di Foligno. Quella proposta è un’esperienza completa con attività per tutti i gusti e le età, laboratori e lezioni di alta cucina, concerti, mostre-mercato, la possibilità di assaggiare piatti di chef stellati e quella di insegnare anche ai più piccoli l’arte della pasta e i principi della sana alimentazione.

Foligno (Pg) – Umbria www.iprimiditalia.it

Pisa – Toscana www.opapisa.it Foto Stefania Spadoni

FESTIVAL DELLA CUCINA ITALIANA La tre giorni itinerante che raccoglie il meglio del cibo, del vino e della cultura agroalimentare nazionale, fa tappa a Pesaro. Protagonisti gli stand dove gli chef dell’Accademia Nazionale Italcuochi, coordinati da Gianfranco Vissani, preparano i piatti tipici della propria regione, e quelli dove le Mariette artusiane, ovvero le storiche arzdore romagnole, insegnano a fare la pasta a mano. Intanto, cuochi pluristellati servono cene a quattro mani e, visto che siamo nella città di Rossini, la musica allieta le giornate di festa.

Pesaro – Marche

www.festivaldellacucinaitaliana.it

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agosto-settembre 2017

PANE, STRUDEL E SPECK IN ALTO ADIGE Quest’anno la Festa dello Speck Alto Adige Val di Funes (30 settembre e 1 ottobre) di Santa Maddalena celebra i suoi primi 15 anni con una due giorni di sapori tipici e folklore. Non mancherà il mercato di specialità regionali e forni pronti a servire il pane tipico dell’Alto Adige. A questo proposito, compie 15 anni anche il Mercato del Pane e dello Strudel di Bressanone (29 settembre – 1 ottobre) con il suo tripudio di pane di segale, pagnotte pusteresi, pagnotte venostane… per un fine settimana all’insegna del gusto di montagna!

Località varie – Trentino Alto Adige

29 settembre – 15 ottobre SAGRA DELL’ANGUILLA

22-24 settembre

29 settembre – 1 ottobre

Alla brace o marinata? In realtà ci sono 48 modi diversi di cucinare l’anguilla, la regina delle Valli di Comacchio e del Parco del Delta del Po. Ed è possibile scoprirli tutti (o quasi!) in occasione della Sagra dell’Anguilla con il suo ricco programma di degustazioni, ma anche escursioni tra i canali, incontri con la flora e la fauna del Delta del Po nonché attività dimostrative di pesca dell’anguilla.

Comacchio (Fe) – Emilia Romagna www.sagradellanguilla.it

Foto Roberto Cavallari

www.festadellospeck.it www.mercatodelpane.it

29 settembre – 28 gennaio DENTRO CARAVAGGIO Diciotto capolavori di Michelangelo Merisi sono riuniti per la prima volta a Palazzo Reale per questa esposizione unica non solo perché presenterà al pubblico opere provenienti dai maggiori musei italiani ed esteri, ma perché affiancherà le tele di Caravaggio alle rispettive immagini radiografiche in modo tale da permettere al pubblico di scoprire il percorso dell’artista dal pensiero iniziale fino alla realizzazione dell’opera.

Milano – Lombardia

www.palazzorealemilano.it


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ALMANACCO di barbanera

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di Elisabetta Canoro

HAPPY HOUR

DALL’ALTO CON GUSTO Non chiude mai durante la settimana e resta aperta tutti i giorni dalle 12 fino all’1 di notte. Ma il vero valore aggiunto della Terrazza Gallia, al settimo piano dell’Excelsior Hotel Gallia, a Luxury Collection Hotel Milano, oltre alla vista, ça va sans dire, è la cucina creativa degli chef Lebano, talentuosi fratelli scelti dai tristellati Cerea. In pratica? Un servizio di all day dining e mixology di alto livello che ha reso questa location incastonata tra la facciata novecentesca della Stazione Centrale, Piazza Duca d’Aosta e il Pirellone, un must per gourmand e habitué dell’aperitivo di classe. Per saperne di più:

www.excelsiorhotelgallia.com

PIZZA&DRINK, LA COPPIA DELL’ESTATE

OPENING

ETNICO IL NORD È SERVITO Bacche, frutti di bosco, radici e semi. La cucina nordica servita da Björk Swedish Brasserie si arricchisce delle note selvagge dei mari del Nord e dei millenari boschi scandinavi, grazie alla mano della chef svedese Rebecca Varjomaa. In tavola piatti a base di salmone, alci e renne selvatici, preparati con basse cotture e marinature. E ancora, caviale nordico con asparagi bianchi e verdi; plumcake con uva spina; sgombri marinati; zuppa di asparagi con uovo pochè; cavolo rapa con quinoa croccante... Per saperne di più:

www.bjork.it

TENDENZE

ON THE T0P

Inaugura Alfresco Lounge, la nuova terrazza del noto ristorante con giardino di Via Savona 40, nel cuore del Design District. Solo 40 posti a sedere per offrire un servizio curato e di qualità e completare così l’offerta dell’omonimo ristorante-bistrot guidato dallo chef Nicola Delfino. Stile sofisticato e cosmopolita firmato Roda per gli arredi nell’intento di creare uno spazio ricercato e silenzioso. Ad accompagnare la serata? Una preziosa selezione di bollicine Ferrari Trento, in abbinamento a ostriche, crudi di pesce e coquillages firmati I Love Ostrica, il pregiato caviale di Italian Caviar, Ars Italica Da Vinci e Ars Italica Oscietra Classic. Per saperne di più:

www.alfresco.com

Pizze speciali abbinate a signature cocktail rinfrescanti e di tendenza. È la proposta estiva dello Speciale del Mese firmato da Obicà Mozzarella Bar, da gustare in Via Fiori Chiari o all’ultimo piano della Rinascente. Si ordina La Limone, con acciughe di Cetara, limone, mozzarella di bufala affumicata, accompagnata dal drink Villa Massa & Tonic, twist del gin tonic, dove il classico spirit britannico viene sostituito dal Limoncello di Sorrento, con in aggiunta acqua tonica e basilico fresco. E ancora, La Pesto, con pesto di basilico, mozzarella di bufala, stracciatella pugliese, olive taggiasche, “condita” con il Summer Spritz, a base di vodka unita ad Aperol, Prosecco e succo di pompelmo. Per finire, La Parmigiana, con melanzane fritte, mozzarella di bufala, pomodoro biologico e basilico fresco. Da bere? Il Fresco, a base di birra, Martini, Campari, aranciata e lime. Per saperne di più:

www.obica.com

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roma è servita di Anna Colia

TENDENZE

NEL BLU DIPINTO DI BLU

EVENTI GLI CHEF SONO TORNATI! Dal 21 al 24 settembre ai giardini pensili dell’Auditorium Parco della Musica torna Taste of Roma. Giunto alla sua 6a edizione, è l’evento che avvicina e racconta i migliori ristoranti della capitale, trasformando la cucina dei grandi chef in cucina per tutti (i prezzi vanno dai 6 ai 10 euro). Principale novità di quest’anno sarà la collaborazione con Fondazione Musica per Roma per l’avvio dei festeggiamenti per i 15 anni di Auditorium, in occasione dei quali il menù si arricchirà di un quarto piatto ispirato al connubio tra cucina e musica. L’evento inoltre sarà più grande e accogliente e maggiore spazio sarà dato all’intrattenimento con scuole di cucina, degustazioni, showcooking e laboratori gratuiti per grandi e piccini, aperti a chiunque si voglia mettere alla prova. L’enoteca Trimani, con una carta di vini di 60 etichette, suggerirà l’abbinamento con i piatti proposti, e per chi vuole più attenzioni c’è la Vip Lounge. Per saperne di più:

Il parquet dipinto a mano e le pareti blu fanno pensare all’antica Persia; il nome è quello di una miscela di spezie e l’atmosfera è magica. Questi sono gli ingredienti di Za’atar, il primo ristornate di alta cucina mediorientale a Roma aperto da poco a Testaccio, di fronte al Macro. Nel menu, oltre a hummus, tzatziki e insalate dal sapore speziato e agrodolce, anche tajine di carne o pesce serviti alla marocchina, polpettine di legumi e tanto altro. Per saperne di più:

www.zaatar-roma.it www.facebook.com/zaatar.roma

OUTDOOR

CIBO E CINEMA A PIAZZA VITTORIO Notti di Cinema a piazza Vittorio è tornato nel cartellone dell’estate romana fino al 10 settembre. Oltre a un maggior numero di proiezioni, quest’edizione si arricchisce di una proposta culinaria che vede protagonisti i gelati di Frigo, i pop corn di Cups e le golosità delle apette di Romeo Chef&Baker che saranno disponibili dal pomeriggio fino a mezzanotte. Fin dal mattino sarà operativa una caffetteria e chi vorrà potrà dilettarsi tra bocce, criquet e ping pong.

IN CENTRO

MADRE ROMA AL LUXUS HOTEL

All’interno della splendida cornice del Roma Luxus Hotel, entrando da Largo Angelicum, si trova un luogo accogliente e immerso nel verde. È Madre Roma che, con la magnifica terrazza-giardino, vi accoglierà fino a tarda notte, proponendovi piatti italiani (pizze e maritozzi salati) e sudamericani (ceviche e tortillas in primis). Lo chef è Riccardo di Giacinto, mentre la preparazione dei cocktail è affidata al bartender Cristiano Bronzini. Per saperne di più:

www.madreroma.com

Per saperne di più:

www.aneclazio.it

www.tasteofroma.it

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almanacco di barbanera

di M. Pia Fanciulli

Nel TEMPO di mezzo Belli&sani

Il cestino dell’orto abbonda di tutto, è il momento delle raccolte anche in vista di confetture, sottoli e sottaceti. Poi ci sono le piante che hanno ancora bisogno di tanta acqua. Insomma, non si sta con le mani in mano. Intanto però, senza farsi notare, tra le giornate ancora calde di fine estate arriva l’Equinozio d’autunno

Settembre Il Sole

• L’1 sorge alle 05.54 e tramonta alle 20.19 • L’11 sorge alle 06.04 e tramonta alle 20.06 • Il 21 sorge alle 06.14 e tramonta alle 19.51 Le giornate si accorciano. L’1 agosto si hanno 14 ore e 25 minuti di luce solare e il 31 se ne hanno 13 e 10 minuti. Si perdono 1 ora e 15 minuti di luce.

• L’1 sorge alle 06.26 e tramonta alle 19.34 • L’11 sorge alle 06.36 e tramonta alle 19.17 • Il 21 sorge alle 06.46 e tramonta alle 18.59 Le giornate si accorciano. L’1 settembre si hanno 13 ore e 8 minuti di luce solare e il 30 se ne hanno 11 e 47 minuti. Si perdono 1 ora e 21 minuti di luce.

Sole&Luna

Agosto Il Sole

La Luna

La Luna

• L’1 tramonta alle 01.01 e sorge alle 15.14 • L’11 tramonta alle 09.41 e sorge alle 22.16 • Il 21 sorge alle 05.39 e tramonta alle 21.46

• L’1 tramonta alle 01.37 e sorge alle 16.34 • L’11 tramonta alle 12.02 e sorge alle 22.39 • Il 21 sorge alle 07.48 e tramonta alle 19.56

Luna in viaggio

Luna in viaggio

In questo mesi i giorni favoriti dalla Luna per gli spostamenti sono: 8, 11, 12, 13, 16 e 17

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In questo mesi i giorni favoriti dalla Luna per gli spostamenti sono: 8, 9, 12 e 13

Se ci accorgiamo che la pelle del collo rivela l’età che invece il viso riesce ancora a mascherare, possiamo correre ai ripari con l’aiuto degli alimenti. L’avocado, ad esempio, è molto nutriente, idratante e rimpolpante, con effetti visibili da subito. Si può mangiare o schiacciare insieme a un po’ di olio di mandorle per applicarlo sul collo e lasciarlo in posa 20 minuti. Va poi tolto con un panno caldo.

Orti&dintorni Mentre ci sono le abbondanti raccolte da fare, l’orto chiama anche alle semine all’aperto con la Luna calante, per prezzemolo, ravanello, finocchio, radicchio, rapa, spinacio. Trapiantare inoltre il porro e raccogliere gli ortaggi in quantità e conservarli sott’olio, sott’aceto e in agrodolce. Moltiplicare per talea il rosmarino e la salvia. Iniziare la vendemmia. Nel giardino potare la lavanda e fare le talee tagliando rametti di circa 10 cm da interrare in vasetti con terriccio misto di terra e torba. Ancora semine in Luna crescente, ma di crescione e lattughino da taglio. Trapiantare bietola da costa, cicoria. Eliminare le foglie che ricoprono i frutti non molto maturi degli ortaggi estivi. Raccogliere i peperoncini e le zucche esponendole al sole per favorire la piena maturazione. Raccogliere anche melegrane e more per il consumo fresco.

DA RICORDARE 21 settembre: Giornata internazionale della Pace Giunge a braccetto con l’Equinozio d’autunno, con il quale a volte coincide, oscillando la fine dell’estate tra il 21 e il 22 settembre. Appuntamento speciale per un mondo senza guerre e all’insegna dell’armonia tra i popoli e gli individui, l’International Day of Peace venne istituito il 30 novembre 1981 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite quale giorno speciale per progetti e riflessioni sul tema, ma soprattutto di chiamata al “cessate il fuoco” nelle zone di conflitto.


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Panorama

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COVER STORY

Riflettori puntati sui centri con meno di 5000 abitanti, scrigni di tipicità, mestieri e usanze d’altri tempi, dove ospitalità e spirito di comunità giocano ancora un ruolo fondamentale. Dal “paese delle cataste di legno” a quelli “dipinti”, vi raccontiamo l’Italia più autentica con un grande itinerario tra le piccole realtà nascoste dello Stivale

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NEWS DALL'ITALIA 3B

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L'ITALIA CHE MERITA

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BOOM IMMOBILIARE Case ma anche interi paesi acquistati da stranieri. Meta preferita: la Sicilia

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I VIAGGI DEL GUSTO DI... Lidia Bastianich, ambasciatrice della gastronomia calabrese nel mondo

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CONSUMI & TENDENZE È l'estate degli estrattori: piccoli elettrodomestici alla moda e salutari

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INTERVISTA: CARELLA Il ritorno dei Viaggi del Ventaglio: ce lo racconta il suo vicepresidente


news

dall’ItaliadelBelloBuonoBen fatto Top influencer VS Italian Sounding Il Prosciutto San Daniele Dop, i formaggi Dop Asiago, Piave, Grana Padano e Montasio, il riso Igp e il Prosecco Doc del Consorzio sono solo alcune delle eccellenze protagoniste del tour che coinvolge 9 influencer provenienti da Canada, Stati Uniti e Messico, che hanno il compito di esportare il valore del Made in Italy alimentare all’estero. Il progetto rientra nella Campagna di promozione strategica per la valorizzazione del prodotto italiano in rapporto al fenomeno dell’Italian Sounding che coinvolge Veneto e Friuli Venezia Giulia, promossa e finanziata dal Ministero dello Sviluppo Economico e realizzata da Assocamerestero. Il percorso del tour, attraverso molteplici tappe nei Consorzi di produzione e nelle migliori cucine, intende presentare le eccellenze delle filiere locali, trasformando così i top influencer partecipanti in ambasciatori del buon gusto italiano. Tutto secondo lo slogan If food could talk, ovvero “Se il cibo potesse parlare”. www.assocamerestero.it

In Basilicata una filiera per le erbe officinali Lucano 1894, Coldiretti Basilicata e Alsia (l’Agenzia regionale per lo sviluppo) hanno firmato un accordo triennale per creare una filiera certificata delle erbe officinali utilizzate per gli infusi dell’Amaro Lucano. Il liquore, nato da una ricetta di Pasquale Vena, miscela più di trenta erbe e sette di queste – genziana, assenzio romano, achillea odorosa, salvia sclarea, origano volgare, maggiorana e timo volgare – saranno prodotte da una ventina di giovani imprese locali, molte delle quali vincitrici del bando del PSR riguardante i primi insediamenti. www.amarolucano.it

La riserva di Sasso Fratino sito Unesco Si estendono dalla Toscana alla Calabria le dieci faggete ricche di piante secolari che sono state recentemente riconosciute dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Tra queste troviamo anche la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, la prima istituita in Italia (nel 1959), un’area di oltre 800 ettari situata nel territorio comunale di Bagno di Romagna e, in misura minore, in quello di Santa Sofia. La vegetazione predominante è costituita da una fustaia di faggio vetusta con esemplari di tasso che superano i cinque secoli di età. Le piante non subiscono tagli e si riproducono naturalmente. parcoforestecasentinesi.it

La Film Commission calabrese sulla passerella del Lido La Calabria Film Commission sarà presente alla 74a edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Reduce dal successo dell’ultima edizione del Festival di Cannes, con A Ciambra del giovane Jonas Carpignano, che si è aggiudicata L’Europa Cinemas Label alla Quinzaine des Réalisateurs – pellicola sostenuta con il progetto Lu.Ca (protocollo siglato tra Calabria e Lucania) –, la Fondazione illustrerà gli obiettivi raggiunti nella sua attività annuale e i progetti futuri all’indomani del bando per le produzioni audiovisive e la fiction Rai Tutto il mondo è Paese con Beppe Fiorello, girata a Riace; infine si parlerà dei successi ottenuti con il corto di Aldo Iuliano Penalty, Globo d’Oro, e il lungometraggio di Fabio Mollo Il Padre d’Italia (Globo d’Oro migliore attrice Isabella Ragonese). www.calabriafilmcommission.it

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di Isa Grassano

Bambù, nuovo simbolo del Made in Italy? Dal food alla produzione di mobili e design, dal make up ai filati: sono migliaia le applicazioni commerciali del bambù gigante. Un business che ha attecchito anche da noi, dove pochi anni fa è nato il Consorzio Bambù Italia. Nel 2014 l’intuizione di Fabrizio Pecci, che oggi dirige il Consorzio e, assieme a uno dei maggiori esperti cinesi del settore, ha selezionato alcune varietà di bambù, a partire dal gigante Moso. Ad oggi in Italia si contano circa 1.500 ettari di bambù, tra cui una piantagione a 1.200 metri di altitudine, in provincia di Bolzano. Ma le richieste sono in costante crescita, perché costa poco, si adatta a ogni clima e si presta a mille usi. onlymoso.it

Frescobaldi e il suo impegno a favore dei detenuti Gorgona, parte del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, rappresenta un esempio felice di sistema penitenziario: qui i detenuti trascorrono l’ultimo periodo della loro detenzione, vivendo a contatto con la natura e cercando un’opportunità per reinserirsi nella realtà lavorativa e nella comunità. È in questo ambito che l’azienda vinicola toscana Frescobaldi ha ideato, in collaborazione con la Direzione della colonia penale, un progetto il cui obiettivo è permettere ai detenuti di fare un’esperienza concreta e attiva nel campo della viticoltura. Il progetto che nasce proprio tra le vigne dell’isola, termina in cantina, dove viene prodotto un vino in edizione limitata: Frescobaldi per Gorgona, un bianco a base di Vermentino e Ansonica. Solo 2700 le bottiglie ogni anno. www.frescobaldi.it

TripAdvisor premia Zoomarine Il più grande Parco marino italiano alle porte di Roma ha ricevuto il Certificato di Eccellenza TripAdvisor. Giunto alla 7a edizione, il riconoscimento tiene conto della qualità, della quantità e dell’attualità delle recensioni pubblicate dai viaggiatori su TripAdvisor in un periodo di 12 mesi. Per essere idonea una struttura deve mantenere un punteggio complessivo stabile di almeno quattro punti su cinque e aver ricevuto un numero minimo di recensioni. Una conferma questa per uno dei Parchi divertimento più importanti d’Europa con i suoi 40 ettari di verde e una media di 600mila visitatori l’anno. www.zoomarine.it

Linate si rifà il look Sono partiti i lavori di ristrutturazione dell’Aeroporto di Milano Linate, a iniziare dal redesign della facciata che porterà la firma di Pierluigi Cerri e sarà pronta a primavera 2018. Membro dell’Alliance Graphique Internationale, Cerri ha programmato, in una prima fase dei lavori, anche il restyling della zona arrivi. In cantiere anche la nuova Vip Lounge Leonardo, che sarà ricollocata in una nuova area e pensata per rappresentare al meglio il comfort dello stile italiano. www.milanolinate-airport.com

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le facce #italiachemerita di Greta La Rocca e Lorenzo Foti

Harald Cosenza

Alberto Dalmasso

Da settembre 2017 Linfa arriverà nelle nostre cucine. Si tratta della prima serra da tavola, inventata da Harald Cosenza, un giovane neolaureato milanese di 23 anni che, giocando con un hardware artigianale nel giardino della nonna, ha dato forma a questa idea molto originale. Linfa, prodotta da Robonica, società fondata da Cosenza, è la prima realtà tutta italiana di coltura senza terra per uso domestico che permette di piantare, raccogliere e cucinare insalate, peperoncino, zafferano e tanto altro tra cui tutte le piante medicinali. Il suo costo? 250 euro. Linfa nasce dal «desiderio ambizioso di contribuire a rendere il mondo migliore. Perché solo se troviamo il modo di creare cibo senza danneggiare ulteriormente il pianeta possiamo farcela».

Cuneese, trentenne, è co-fondatore e CEO di Satispay, applicazione 100% italiana che permette di effettuare piccoli pagamenti con lo smartphone indipendentemente dai circuiti bancari. Operativa dal 2015, Satispay ha finora raccolto 8,5milioni di euro e vanta un network di esercenti aderenti superiore alle 16mila unità, 270mila download e oltre 130mila utenti attivi. Entro la fine dell’estate 2017, sarà anche possibile utilizzare il sistema Satispay in tutti i supermercati Esselunga. A metà agosto è prevista una ricapitalizzazione, trampolino di lancio per i mercati esteri.

Startupper

Da un neo laureato con un’idea rivoluzionaria a un mito della musica che celebra i 40 anni di carriera, passando per l’inventore di un’utilissima app e una curatrice d’arte alla conquista del Medio Oriente. Sono questi i talenti italiani del mese 24

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collaborato con importanti istituzioni culturali (Istituto Italiano di Cultura in Libano; Musée Archéologique, Beyrouth; Archaeology Museum, Sharjah, UAE; Fondazione The Flying House, Dubai) e insegnato nelle più prestigiose università. In occasione della prossima edizione di Abu Dhabi Art (8-11 novembre) curerà il progetto Beyond: Emerging Artists, selezionando 3 talenti emergenti degli Emirati Arabi Uniti con l’obiettivo di intraprendere un programma artistico personalizzato con loro, prestando così la propria competenza per supportare la creatività degli artisti EAU.

Imprenditore

Vasco Rossi Cantante

Cristiana de Marchi Curatrice d’arte

Nata a Torino nel 1968, vive in Medio Oriente, prima a Beirut e poi a Dubai. Specializzata in arte e archeologia, ha

Delle due l’una: fan sfegatati o indefessi detrattori. Che apparteniate ai primi o ai secondi, non è possibile rimanere indifferenti di fronte ai numeri della carriera di Vasco Rossi, con i suoi 65 anni vissuti “al massimo, a gonfie vele”: 30 album in 40 anni di attività, decine di riconoscimenti, compresa una Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione, e, soprattutto, il concerto che in assoluto ha venduto più biglietti per una singola data. Parliamo di sabato 1 luglio 2017, quando al Modena Park è salito sul palco di fronte a oltre 220mila fan, entrando nella leggenda. Un evento che ha portato il Comune a sospendere gli esami di maturità, le messe e persino i funerali!


Il senso della cultura Il passato millenario ha creato in Valle d’Aosta luoghi di memoria. Dal neolitico al romanico, dal gotico al Quattrocento, fino ad arrivare ai nostri giorni, l’offerta culturale è ampia: siti archeologici, castelli, torri, dimore storiche, edifici religiosi, la Via Francigena e quella delle Gallie, musei e mostre. Un patrimonio d’infinito valore, custodito con cura, proposto con passione.

L’arco sulla Via delle Gallie a Donnas. Informazioni su www.regione.vda.it - Annuncio a cura della Presidenza della Regione autonoma Valle d’Aosta

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Borghi d’Italia

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BORGHI d’Italia Riflettori puntati sui centri con meno di 5000 abitanti, scrigni di tipicità, mestieri e usanze d’altri tempi, dove la tradizione gioca ancora un ruolo fondamentale così come l’ospitalità e lo spirito di comunità. Amati dagli italiani, ma apprezzati ancora di più dai viaggiatori stranieri che proprio in quei contesti familiari e accoglienti possono toccare con mano il senso profondo dell’Italian way of life, sono oggi al centro dell’interesse mediatico internazionale. Dal “paese delle cataste di legno” a quelli decorati dai murales o dalle ceramiche, vi raccontiamo l’Italia più autentica con un grande itinerario tra le piccole realtà nascoste dello Stivale di Riccardo Lagorio

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dei cammini. Tanto per fare qualche esempio, su 405 comuni che hanno siti Unesco, il 64,2% sono borghi, così come pure il 65,5% dei 2065 comuni situati in parchi o aree protette, sono borghi. Si prevede quindi che questo tipo di turismo crescerà ancora nei prossimi anni grazie soprattutto all’interesse dimostrato da parte dei viaggiatori stranieri». A questo riguardo una recente analisi della società GfK ha rilevato che i viaggiatori più soddisfatti e motivati a tornare in Italia sono quelli che hanno visitato proprio le destinazioni meno frequentate facendo una reale esperienza di “vita italiana”. In tale direzione lavora da una decina d’anni l’associazione Borghi Autentici d’Italia. «Abbiamo stilato una serie di parametri che devono essere precisamente esauditi per poter far parte della nostra associazione. Tra questi, oltre alla intrinseca bellezza del borgo, richiediamo alla comunità locale di essere inclusiva e ospitale, anche se il turismo non è l’obiettivo esclusivo che

In 90 milioni hanno detto sì Secondo i dati CSTF, in Italia sono oltre 5.500 i Comuni al di sotto dei 5mila abitanti che possono aspirare a entrare nella categoria dei borghi, distribuiti in maniera variabile lungo lo Stivale: praticamente tutta la Val d’Aosta ma solo il 33% dei Comuni pugliesi. Elaborando i dati ISTAT, lo stesso CSTF ha rilevato che il 64% dei borghi non rientra in una tipologia definita turistica, ma che dal 2010 al 2015 i posti letto in queste località è cresciuta del 2,3%. Oggi possono contare su 51mila esercizi ricettivi, che valgono 1,4 milioni di posti letto, cifre che si aggirano intorno al 30% del totale dell’offerta nazionale. A prevalere è comunque il settore extralberghiero, come b&b e alberghi diffusi. Nel 2016 gli arrivi nei borghi d’Italia sono stati 21,3 milioni per circa 90milioni di presenze (pari al 18,6% e 22,3% del totale); metà sono connazionali e metà provengono dall’estero.

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I NUMERI

er iniziativa del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, il 2017 è stato definito l’Anno dei Borghi in Italia, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio artistico, naturale e umano di questi luoghi, che sono una componente determinante dell’offerta turistica del Belpaese. Negli ultimi anni sono stati in particolare gli stranieri a dimostrare apprezzamento nel confronto dei piccoli centri: in 6 anni c’è stato un balzo in avanti dal 41,8% al 49,6% della componente turistica non italiana. Tuttavia ciò che differenzia il turismo nei borghi è la stagionalità: gli italiani ci vanno nei mesi da luglio a settembre mentre gli stranieri si distribuiscono meglio durante l’anno. «Si tratta di un settore in crescita con grandi potenzialità – ha confermato Alessandro Tortelli, direttore del CSTF, Centro Studi Turistici di Firenze – I dati in nostro possesso ci mostrano che si tratta di un turismo interessato alla cultura, alla natura, all’enogastronomia e al turismo

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Borghi d’Italia

ci poniamo. Non cerchiamo di ottenere grandi numeri, ma assicurare qualità della vita a chi ci viene a trovare», racconta Marina Castaldini, coordinatrice della segreteria tecnica. Non rimane quindi che preparare le valigie e seguire i nostri suggerimenti, per una vacanza del tutto speciale alla scoperta di luoghi ancora spesso inesplorati.

Insolite tradizioni e antichi mestieri Alla scoperta di luoghi insoliti, ci si può imbattere in un’isola norvegese nel bel mezzo delle valli trentine. Così anche in Italia le cataste di legna si fanno... arte. Non letteraria, come nel caso del best seller di Lars Mytting Norwegian Wood, ma scultorea. Dove? A Mezzano di Primiero, “il paese delle cataste artistiche di legna”. Lungo i vicoli, sui ballatoi, nelle piazze e nei cortili, la tradizionale scorta di ceppi per l’inverno si fa bella grazie a Cataste e Canzei (i canzei sono le cataste in dialetto locale), singolare iniziativa che ogni anno richiama artisti affermati e allievi delle scuole d’arte perché realizzino grandi installazioni, un tronchetto sopra l’altro. Ecco allora la fisarmonica in tensione che pare una stella, la clessidra chiusa tra sole e luna a segnare il trascorrere del tempo e la grande parete che ricorda l’alluvione che colpì il paese nel 1966. E ancora, gli uomini intenti a tagliare l’albero e la catasta instabile che cede a un coreografico crollo. In tutto 30 cataste artistiche già sparse per il borgo che ne fanno un museo en plein air. Oltre a Cataste e Canzei, Mezzano ha realizzato altri cinque itinerari intitolati Segni sparsi del rurale, dedicati rispettivamente all’acqua, agli orti, alle architetture, ai dipinti murali e alle antiche iscrizioni. Un gioiellino che non è sfuggito all’attenzione dei media internazionali, tanto che persino la prestigiosa Music Academy International di New York ha scelto Mezzano come luogo ideale per i propri corsi estivi, che richiamano fra luglio e agosto decine di musicisti da

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In apertura immagini tratte dalle pareti dei “borghi dipinti”. Qui, la Reggia di Valcasotto a Garessio e, sotto, le cataste artistiche di Mezzano


Dove l’arte è di casa

NEL BORGO MEDIEVALE DI DOZZA, FRA BOLOGNA E IMOLA, DALL’11 AL 17 SETTEMBRE, SI SVOLGE LA BIENNALE DEL MURO DIPINTO CON CENTINAIA DI ARTISTI CHE DIPINGONO A STRETTO CONTATTO CON IL PUBBLICO

LA CURIOSITA’

di Maria Grazia Tornisiello

“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”. Questa citazione del pittore tedesco Paul Klee cade a pennello per accompagnarci in un affascinante viaggio alla scoperta di alcuni tra gli oltre 200 “borghi dipinti” della penisola. Grazie alla maestria di pittori più o meno conosciuti, percorrendo i dedali di viuzze che caratterizzano questi piccoli centri abitati possiamo soffermarci ad ammirare immensi quadri che ci narrano usi e costumi locali, episodi storici o religiosi e fatti di cronaca che hanno segnato profondamente la vita del nostro paese. È il caso di Orgosolo in Barbagia, dove non c’è casa che non abbia un murale. Realizzati tra gli Anni ’60 e ’70 raffigurano scene di lotta politica e di protesta sociale, vi si celebrano la Resistenza e la liberazione dal nazifascismo. Per gli appassionati di ritratti di famiglia e di vita nei campi è d’obbligo, invece, una sosta ad Arcumeggia sul Lago Maggiore. Qui, nel 1956, grazie alla manifestazione Pittori in vacanza, nasce la prima esperienza di galleria all’aperto dell’affresco in Italia. All’appello rispondono in tanti, fra cui nomi del calibro di Saetti, Montanari e Sassu; oggi, molte delle loro opere, bozzetti e ceramiche sono conservate nella Casa del Pittore. Anche il piccolo centro di Bagnasco, nella Val Tanaro, in Piemonte, è un susseguirsi di case colorate con paesaggi montani, voli di gabbiani, palloncini ma soprattutto raffigurazioni che rievocano il tradizionale Bal do sabre (ballo delle spade) un’antica danza folcloristica. A 90 km, nell’entroterra ligure, troviamo Valloria di Prelà dove, in mancanza di spazio per dipingere sui muri, si è pensato bene di “sfogare” la propria creatività sulle porte delle abitazioni. Dirigendosi nuovamente verso Sud, a poca distanza dal confine marchigiano, incontriamo il borgo fortificato di Saludecio (Rn), che con i suoi 50 murales rende omaggio alle invenzioni dell’800: dal primo treno alla bicicletta, dal telefono alla macchina per cucire. Ahimè, il nostro breve tour volge al termine, non senza però aver fatto tappa a Satriano di Lucania, patria del pittore seicentesco Giovanni De Gregorio, detto il Pietrafesa; la cittadina, con i suoi oltre 150 dipinti, è considerata la capitale dei murales del Mezzogiorno.

Per saperne di più:

www.paesidipinti.it

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Borghi d’Italia

tutto il mondo. In quel periodo, Mezzano diventa una sorta di palcoscenico spontaneo, con decine di spettacoli. A proposito di itinerari naturali, è nata qualche anno fa in Valle Trompia la Via dell’Acqua, in una zona dove storicamente questo elemento è stato fondamentale per la lavorazione del ferro, mestiere tanto importante da rendere l’area una delle più ricche d’Italia. Oggi la memoria del lavoro viene difesa e valorizzata da percorsi di conoscenza del passato e di lettura del presente che permettono di provare zaino in spalla l’esperienza del trekking minerario nella Miniera Sant’Aloisio di Collio, seguendo il corso del fiume Mella ed esplorando magari le gallerie sotterranee a bordo di un trenino che conduce nelle viscere della terra a Pezzaze. L’abbondanza di acqua nelle falde sotterranee viene resa esplicita per mezzo del villaggio di Irma. Presso la Fonte San Carlo si risale il torrente tra abeti rossi e flora tipica degli ambienti umidi e si percorre un sentiero recuperato, un tempo utilizzato per la caccia, la raccolta di erbe spontanee e la produzione di carbone. I pannelli informativi e le installazioni didattiche a cura della Comunità Montana permettono

di seguire la facile via sino a una radura che ospita la stazione interattiva e proseguire fino a un imponente salto d’acqua, la cascata della Caldèra. Alla comprensione del metodo di fusione dei metalli e dell’utilizzo del fuoco è dedicato il Museo Il Forno di Tavernole sul Mella, un monumentale forno fusorio del XV secolo, dove si fa tappa prima di arrivare al Museo delle armi e della Tradizione Armiera di Gardone Valtrompia, dove i preziosi reperti testimoniano l’altissimo livello raggiunto dalla tradizione armiera valtrumplina e bresciana.

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I VIAGGIATORI PIÙ MOTIVATI A TORNARE SONO QUELLI CHE HANNO VISITATO PROPRIO LE DESTINAZIONI MENO FREQUENTATE FACENDO UNA REALE ESPERIENZA DI “VITA ITALIANA”

Qui, un esempio di catasta artistica di Mezzano. A sinistra, Sasso di Castalda

Musei a cielo aperto Lontane nello spazio e per abitudini di vita, Albisola Marina e Carfizzi rappresentano due esempi di come l’arte possa essere utilizzata da attrattore turistico per un intero territorio. È il caso del Comune ligure, in provincia di Savona. Appena superato il torrente Sansobbia è impossibile non notare il caratteristico edificio d’arte futurista progettato dall’architetto Nicolaj Diulgheroff per ospitare la fabbrica, la residenza e il punto vendita delle ceramiche Mazzotti. Nel suo piccolo giardino viene con-

densata l’arte che ha fatto la fortuna di Albisola Marina: una collezione di ceramiche che nel corso degli anni si sono concentrate una accanto all’altra. Ma l’arte ceramica ha intriso anche il centro storico: dal Lungomare degli Artisti decorato con i venti mosaici pavimentali disegnati da altrettanti artisti – da Aligi Sassu a Wilfredo Lam a Lucio Fontana –, ci si inerpica sino a quella che fu per decenni la casa di Asger Jorn, l’artista danese a cui si deve buona parte della notorietà di Albissola Marina nei Paesi scandinavi. Sotto, nei caruggi, le botte-

ghe e i laboratori dei ceramisti si fanno spazio tra le osterie. Il rumore dei passi al riparo dal sole rimbalza contro le mueè, le pareti di mattoni sporgenti che permettevano di creare panetti pronti per essere modellati con l’argilla fresca scagliata con forza contro il muro. Basta lasciarsi condurre dai lucidi ciottoli bianchi e neri del sagrato di Nostra Signora della Concordia (i rissêu) per raggiungere la collezione comunale di Via dell’Oratorio, un ampio contenitore di opere del Novecento. Un’italica Montmartre che negli anni Cinquanta e Sessanta era il punto di riferimento per le avanguardie artistiche e oggi è percorso a cielo aperto. A Carfizzi, nel Crotonese, è sbocciato invece un Parco letterario grazie all’importanza che si è conquistato lo scrittore Carmine Abate, che in questo paese dalle radici arbreshe è nato e vissuto. Un Parco che è un’anomalia nel panorama nazionale: di solito vengono dedicati a chi non è più tra noi, ma questa è un’esperienza in itinere e promette di rilanciare l’intera area interna crotonese. Intanto l’ex centro sociale è stato trasformato in sala multimediale dove è possibile rivivere le pagine dei romanzi dello scrittore. Si respira l’aria dei suoi testi lungo le viuzze, i piccoli slarghi, l’anfiteatro e il percorso Montagnella, lontano un paio di chilometri dal centro storico, che si può percorrere a piedi fino a raggiungere sorgenti che compaiono all’improvviso nel mezzo di un bosco dall’aspetto alpino. agosto-settembre 2017

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cover story

Borghi d’Italia

A sinistra: il sito archeologico di Palazzolo Acreide; sopra le grotte di Pantalica. Nella pagina accanto, dall’alto: Santo Stefano di Sessanio, Gangi e Brisighella

Pietre e gola Anche Garessio e Palazzolo Acreide sono due mondi lontanissimi ma condividono un grande patrimonio artistico urbano e la propensione a una gustosa gastronomia. Da Garessio provenivano gli alberi maestri che completavano le caracche genovesi. La trama dei vicoli d’origine medievale si apprezza dalla torre quadrata del palazzo comunale, che ospita anche l’archivio storico, tra cui il Libro della Catena, ovvero gli sta-

CASE HISTORY 32

tuti medievali concessi nel 1276, e i Catasti cinquecenteschi. Il ponte in pietra sul rio San Mauro è punto di partenza per rilassanti passeggiate nei boschi, dove nasce la castagna garessina, perfetta per essiccare o farne farine da dolci o polente. Il saper fare artigiano ha invece creato i garessini, un pasticcino di farina di nocciole del Piemonte Igp, cacao e mandorle che si trova nelle pasticcerie. Quella di Giorgia Cagna vanta oltre ottant’anni di storia. Anche la pecora di razza Garessina fa parte del patrimonio genetico dei luoghi. L’agriturismo Cà del Duduro produce formaggette con il loro latte e prepara la polenta bianca con sugo ai porri, a base di patate bollite, farina bianca e farina di grano saraceno. Bisogna allontanarsi dal centro per visitare la Certosa di Casotto, fondata nel

Rinascite avventurose «Il Vallone La Manca per anni è stato oggetto di incuria ma l’abbiamo trasformato in uno straordinario attrattore di turismo per tutta la zona». Ci introduce così il sindaco di Sasso di Castalda, Rocco Perrone, la storia di quest’area a lungo abbandonata nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, in Basilicata. «Eravamo incuriositi quando studiosi e docenti universitari da tutto il mondo hanno iniziato ad arrivare qui per studiare il geosito, oggetto dell’affioramento di un sito oceanico. Così ci è venuta l’idea di costruire due ponti tibetani che collegano le due ripe, a favore di chi ama l’adrenalina. Il primo è lungo 100 metri e alto 50; il secondo è lungo oltre 300 metri e nel suo punto più alto raggiunge i 100 metri». La storia in pochi mesi ha fatto il giro del mondo e Sasso di Castalda, 800 abitanti, sta rinascendo. Sono fioriti negozi di prodotti tipici, autobus arrivano regolarmente a scaricare centinaia di persone al giorno e presto dovrebbe aprire anche un albergo diffuso.

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XII secolo, che divenne residenza di caccia di Vittorio Emanuele II. Del grande passato di Palazzolo Acreide rimangono impronte indelebili nel teatro greco e in tutta l’area archeologica che domina la Valle dell’Anapo, e nelle grotte di Pantalica, risalenti a oltre 3000 anni fa. Ma è la riscoperta dell’arte Barocca che ha reso in tempi recenti celebre il centro siracusano. Una città rinata dopo il terremoto del 1693, impreziosita dalla scalinata della chiesa dedicata a San Sebastiano, dagli spaziosi viali della Villa Comunale e dalla casa-museo di Antonino Uccello, eclettico poeta e antropologo che spese la propria vita a favore della divulgazione delle tradizioni popolari. Resti di consumi alimentari dei coloni greci testimoniano l’interesse di quelle popolazioni nei confronti del suino nero locale, dalle setole spesse e dal prezioso lardo. U niuru, semplicemente “il nero”, in segno di rispetto nei suoi confronti. Allevamento semibrado e mangime al pascolo conducono al risultato di ottenere una carne soda e saporita, dettagli utili alla preparazione di una salsiccia nel cui impasto compaiono peperoncino e finocchietto selvatico. Da assaggiare quella leggermente affumicata con legni d’ulivo.

Per saperne di più:

www.mezzanoromantica.it cm.valletrompia.it


Genuinità e condivisione, le nostre armi vincenti di Riccardo Venturi «Nell’Anno dei Borghi siamo stati invitati a rappresentare l’Italia all’estero. Insieme a Enit stiamo proponendo in tutto il mondo il nostro prodotto turistico, confezionato dal nostro tour operator. Abbiamo anche un consorzio di produttori, una rivista mensile, una società di servizi: non siamo più solo un’associazione, siamo diventati una holding della bellezza». Fiorello Primi, presidente del club I Borghi più Belli d’Italia, ci spiega come funziona una realtà che sta contribuendo in modo significativo al rilancio del turismo italiano, nonostante i soliti ostacoli legislativi. Come funziona il tour operator dei Borghi più Belli d’Italia? Abbiamo questa fortuna: essendo un’associazione nazionale siamo gli unici in grado di costruire un prodotto turistico vendibile in tutto il mondo. Non è stato facile partire con il tour operator, abbiamo dovuto trovare qualcuno che ci mettesse i soldi e che accettasse l’esclusiva bilaterale: noi diamo il marchio e loro lavorano solo il prodotto dei 271 Borghi più Belli d’Italia, non possono fare altro. Siamo attivi da un paio d’anni e cominciano ad arrivare risultati importanti. E il consorzio di produttori? Abbiamo un accordo con Eataly, siamo stati nei negozi di New York, Roma, Piacenza, Firenze. Da ottobre saremo fissi al Fico Eataly World di Bologna, una grande operazione sulla quale puntiamo molto. Siamo partiti da 3 anni e abbiamo 69 aziende associate. I borghi che entrano a far parte del club conoscono una fioritura turistica, ma non solo... Proprio così. In certi casi questo ha portato all’apertura di decine di attività, dal nuovo bar a nuovi ristoranti a 6 o 7 b&b, dal giornalaio al parrucchiere, e dietro a questo c’è il lavoro degli artigiani che ristrutturano case, appartamenti... Vogliamo che i turisti vadano in luoghi davvero vivi: è meglio avere stese alla finestra le mutande della vecchietta o la tuta dell’operaio piuttosto che visitare luoghi finti.

L’INTERVISTA

C’è un tipo di ricettività che ritenete più adatta ai borghi? L’albergo diffuso: tante piccole attività organizzate come fossero una stessa struttura. Diamo un’indicazione a lavorare in questo senso, a non costruire niente di nuovo bensì recuperare l’esistente. Ma c’è un problema, non esiste una normativa nazionale sugli alberghi diffusi, ci sono solo alcune indicazioni comuni: le strutture devono essere all’interno dello stesso borgo, a max 200 metri di distanza, e avere un unico centro prenotazioni. Per il resto ogni regione va per conto suo. Se ci fosse un’azione univoca importante e magari dei finanziamenti ne nascerebbero molti di più: i b&b a fronte di un’agevolazione fiscale o di un finanziamento si metterebbero assieme. Nonostante questi ostacoli nel club gli alberghi diffusi si sono sviluppati da nord a sud, in borghi quali Santo Stefano di Sessanio, Raggiolo, Gangi, Brisighella.

SONO 271 I BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA, EQUAMENTE RIPARTITI TRA NORD, CENTRO E SUD, E HANNO SEMPRE PIÙ VISITATORI: SECONDO I DATI ISTAT GLI ARRIVI NEL 2015 SONO CRESCIUTI A 2,9MILIONI – PARI AL 2,6% DEL TOTALE NAZIONALE – DAI 2,7MILIONI DEL 2014

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storie dall’Italia che merita l’indagine

Voglio andare a vivere ... in PROVINCIA Sicilia in prima fila, seguita da Toscana e Piemonte. Sono queste le regioni interessate dal boom di vendite immobiliari che riguarda strutture storiche, patrimonio dei tanti piccoli borghi del nostro entroterra spesso abbandonati, acquistate da compratori stranieri desiderosi di cambiare vita, o prendersi una pausa “italian style”. Un mercato fiorente dalle conseguenze positive sull’economia locale, e non solo di Alessandro Luongo

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rsula e Kevin visitano Caccamo (Palermo) nel 2010 per la Sagra della Salsiccia, e rimangono talmente estasiati dall’atmosfera che si respira nel borgo di 8mila abitanti che, durante la stessa vacanza, firmano il compromesso per acquistare due case in centro. E dopo cinque mesi si sposano nel castello, con 72 ospiti norvegesi, della loro stessa nazio-

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nalità. Una donna inglese, Helen, un anno dopo, compra casa nello stesso villaggio e si trasferisce. Sono questi due esempi di un fenomeno in aumento: quello degli investimenti da parte di stranieri a caccia di un casolare o una casetta tipica nei nostri borghi. Il motivo? Prima di tutto la qualità della vita di paese rispetto al caos della città, ma non solo.

Terra di conquista

La regione che ha stregato di più gli stranieri è finora la Sicilia. Con Caccamo in prima fila, appunto. Nell’ultimo decennio, 132 investitori d’oltreconfine hanno comprato nella cittadella con il castello medievale più grande dell’isola, motivati dalla bellezza del paesaggio e dei tanti eventi organizzati (mostre, convegni, spettacoli). Fra strade lastricate e antiche mura, Caccamo si trova a circa 45 km da Palermo, a 521 metri dal livello del mare, su uno sperone di roccia ai piedi del Monte San Calogero. Insomma, una cittadella d’arte, in cui Medioevo e Barocco si sono intrecciati nel tempo. Il comune fa i salti di gioia, ovviamente. Negli ultimi anni sono proliferate imprese edili dedite alle ristrutturazioni e sorti cinque ristoranti e altrettanti bar, compreso un negozio di prodotti tipici preso sempre d’assalto dai vacanzieri. È boom di richieste anche a Montalbano Elicona (Messina), che fa parte dei Borghi più Belli d’Italia sin dal 2002.


La parola all’esperto

C’è chi già in tempi non sospetti ha puntato sui borghi. Come Rentopolis, società di property management guidata da Stefano Bettanin. «In Italia sono state censite oltre tre milioni e mezzo di seconde case non affittate, e numerose dimore storiche che costituiscono i nostri borghi sempre più in via di spopolamento – ci spiega Bettanin – Noi abbiamo sperimentato che con la filosofia della cosiddetta ospitalità alternativa (le case comprate nei borghi dagli stranieri sono messe a reddito tramite le locazioni brevi) non solo si offre ai visitatori una possibilità di soggiorno diversa, ma al contempo si restituisce vita a mille localià italiane che non meritano di essere abbandonate, innescando un volano per l’economia».

In questa pagina, dall’alto: il castello medievale di Caccamo, nel palermitano, e Montalbano Elicona, in provincia di Messina

Per saperne di più:

www.rentopolis.it

Qui si acquista davvero un “pezzo” di storia, perché non esiste un immobile del centro storico uguale all’altro. Dal Dopoguerra fino ai primi Anni Ottanta il centro si è difatti del tutto spopolato e il patrimonio immobiliare ha così mantenuto le sue caratteristiche originarie. Una casa tipica da ristrutturare (con recupero conservativo) va sui 100-280 euro al metro quadro, mentre il ristrutturato si aggira sui 900-1.200 euro. L’unicità del borgo è data dall’architettura dei palazzi storici e dal patrimonio naturalistico, fra cui il parco Megalitico con le sue rocce spettacolari, la riserva del Bosco di Malabotta, e il fiume Elicona caratterizzato da attraversamenti (ponticcioli) in ferro o ad arco in conci di pietra a vista e dai suoi mulini ad acqua.

Nel resto d’Italia Ma anche in Toscana e Piemonte si è registrato un maggiore afflusso di stranieri. Ad esempio, a Neive, fra i Borghi più Belli d’Italia, considerata la terra dei quattro vini – Barbaresco, Barbera, Moscato e Dolcetto

– nonché sede di alcuni dei migliori viticultori e produttori di vino del territorio. Questo splendido borgo si trova fra Barbaresco e Castiglione delle Lanze, a poco più di 10 km da Alba in direzione di Asti. La parte più antica del paese, d’impianto medioevale, fu edificata su di un poggio, mentre la più recente – conosciuta anche come Neive Borgonuovo – si estende nel pianoro sottostante, attraversato dal torrente Tinella. La Toscana, con le sue colline ricoperte da vigneti e oliveti e distese di campi di girasole, e le perle d’arte disseminate nei centri minori, è interessante soprattutto per i suoi borghi storici vicino alle zone termali (San Casciano dei Bagni, Siena), con richieste che vanno dagli appartamenti in centro o in villaggi, a ville, fattorie, cantine e castelli.

LA REGIONE CHE HA STREGATO DI PIÙ GLI STRANIERI È, FINORA, LA SICILIA, CON IL BORGO DI CACCAMO IN PRIMA FILA: 132 GLI INVESTITORI D’OLTRECONFINE CHE HANNO COMPRATO CASA QUI NELL’ULTIMO DECENNIO

Info utili Per l’acquisto di borghi nelle Langhe, il riferimento è Olivia Dogliani, di Italy With Style, socio fondatore di Property Managers Italia: www.italywithstyle.com Per la Toscana, Alessandra Signori, socio fondatore di Property Managers Italia: www.doorwaystoitaly.com.au

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i viaggidelgustodi...

Tra i maggiori trendy food per il 2018 troviamo caciocavallo, ’nduja, liquirizia e bergamotto. Parola della celebre cuoca italo-americana che di recente ha visitato questa splendida terra, e del turismo enogastronomico regionale è oggi testimonial mondiale

D

a Diamante alla Riviera dei Cedri, da San Giovanni in Fiore fino all’Altopiano Silano, e ancora, da Le Castella a Tropea, passando da Bagnara e Scilla. Sono state queste le tappe del tour di tre giorni intrapreso da Lidia Bastianich e dalla sua troupe – ben supportata dalla collaborazione della Calabria Film Commission –, durante il quale hanno potuto visitare alcune tra le più suggestive location della Calabria. Le riprese andranno in onda nel programma tv americano Lidia’s Kitchen ispirato alla cucina italiana e che registra oltre 56milioni di spettatori. E dunque, in onda oltreoceano andranno prodotti come il cedro, il caciocavallo silano, il pecorino crotonese e quello di Monte Poro, e ancora la cipolla rossa di Tropea, la ‘nduja, il fico dottato di Cosenza, il peperoncino, il finocchio di Isola Capo Rizzuto, la liquirizia, il bergamotto e il delizioso torrone di Bagnara. Particolare attenzione anche al settore dell’olio e dei vini con la riscoperta dei vitigni autoctoni come il Magliocco bianco, il Gaglioppo e il Greco. La visita in Calabria della cuoca e ristoratrice italo-americana, di origini istriane, arriva dopo l’inserimento della regione nella classifica delle mete più belle del mondo da parte del New York Times, 37a tra i 52 luoghi da visitare per il 2017.

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Photo Pier Paolo Perri

LIDIA BASTIANICH “I love Calabria”

In queste immagini Lidia Bastianich durante le riprese “calabresi” della sua trasmissione Lidia’s Kitchen


di Filippo Teramo

dotto ha colpito la sua attenzione? Ho mangiato un ottimo risotto alla liquirizia che inserirò sicuramente nei menu dei miei ristoranti e poi il bergamotto come ingrediente per i dolci e la cipolla fresca di Tropea. In Calabria ho ritrovato stimoli e sapori puri, con un gusto intenso e salutare. Prendi un piatto semplice come la pasta con le patate: ammetto di essere rimasta perplessa dall’associazione di due carboidrati, ma poi mi sono ricreduta. A renderlo davvero unico sono ovviamente le patate coltivate in zona. So che ha apprezzato molto anche la parmigiana di pescespada gustata a Bagnara Calabra. La proporrà nei suoi locali? Assolutamente si. È deliziosa. Ne ho già parlato con i miei chef.

La Calabria con i suoi tanti prodotti tipici è al centro dell’interesse dei maggiori chef internazionali, cosa pensa di questa “riscoperta”? Credo che sia un’ottima cosa per noi cuochi che facciamo cucina italiana all’estero e che siamo sempre alla ricerca di “prodotti culturali”. La Calabria ha messo il fuoco nelle cucine con il suo peperoncino e ha riscoperto l’uso della liquirizia nei piatti salati. Quale consiglio si sente di dare per valorizzare il brand enogastronomico e turistico? Tenersi alla tradizione, sempre. Che non vuol dire limitarsi a preparare piatti antichi ma rinnovarsi, utilizzando gli stessi ingredienti della tradizione ma rinnovandoli e usando l’inventiva. Nel suo tour tra i borghi calabresi quale pro-

NOI CUOCHI CHE FACCIAMO CUCINA ITALIANA ALL’ESTERO SIAMO SEMPRE ALLA RICERCA DI “PRODOTTI CULTURALI”. IL CONSIGLIO? TENERSI ALLA TRADIZIONE, SEMPRE. CHE NON VUOL DIRE LIMITARSI

Del bergamotto che cosa ha apprezzato? L’intensità olfattiva. Mi hanno regalato una boccetta con della polvere di bergamotto che sto utilizzando anche qui a casa soprattutto nei piatti di pesce perché ne esalta il gusto. Per equilibrare l’acidità consiglio di mischiarlo con del succo di limone per condire poi il pesce prima di servirlo. Il borgo che l’ha affascinata di più? Tropea, con quella scogliera splendida e la chiesa sulla cima. La meta che consiglio assolutamente a tutti di visitare. Cosa manca al sistema Calabria per far sì che il “brand” continui a rappresentare un’eccellenza per la gastronomia nazionale e per i mercati internazionali? Credo vadano ottimizzati i servizi, sia di trasporto che nelle comodità di base di cui oggi è alla ricerca il turista, dal wifi all’aria condizionata, ormai imprescindibili per chi viaggia. agosto-settembre 2017

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consumi&tendenze

ESTRATTORI:

il succo di un trend

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Una passione nata grazie all’attenzione posta da Expo sulla sana alimentazione, e sfociata negli ultimi mesi in vendite record, quella degli italiani per gli slow juicer. Che piacciono perché aiutano a nutrirsi in modo completo e salutare riducendo al minimo gli scarti. Vediamoli più da vicino, scoprendone i pregi e (forse) qualche difetto di Greta La Rocca e Lorenzo Foti

L’

estate 2017 la ricorderemo per gli estrattori. Gli elettrodomestici che consentono di spremere a freddo e a bassa velocità frutta e verdura per estrarre il succo sono infatti tra i prodotti da cucina più venduti. Già

nel mese di aprile all’IFA Global Press Conference di Berlino, appuntamento annuale dedicato all’elettronica di consumo, è stato dichiarato che il mercato dei piccoli elettrodomestici aveva raggiunto quello dei grandi e che spillatori di birra, sistemi per pitturare le unghie e, per l’appunto, estrattori, sarebbero diventati i prossimi trend. Il futuro sembra essere già realtà perché gli slow juicer, altro nome di questo prodotto, sono ormai tra i più venduti anche in Italia. Secondo i dati della società di ricerca sui consumi GFK, i più amati sono i robot da cucina, soprattutto i modelli più professionali, e nella top five dei più acquistati ci sono proprio gli estrattori, seguiti dalle centrifughe.

Cucinare consapevole L’interesse per gli estrattori sembra essere nato nel 2015, in occasione di Expo, dichiarano dalla piattaforma di acquisti on line Monlick: la grande attenzione verso il mondo del cibo ha portato negli utenti più voglia di cucinare e soprattutto un’aumentata consapevolezza alimentare. Tra i maggiori compratori di estrattori e di piccoli elettrodomestici in generale, sempre per Monlick, un’u-

Una moda che è giusto seguire La frutta e la verdura hanno tempi lunghi di digestione, dalle 3 alle 5 ore. Questo dipende dal fatto che le cellule vegetali hanno pareti cellulari molto resistenti e noi, di conseguenza, riusciamo ad assimilare solo il 17% delle proprietà nutritivi. Il succo estratto a freddo, quindi a bassa velocità, permette invece di assimilarne fino al 65% con un tempo di digestione pari a circa 10 minuti. Bere estratti, quindi, fa bene. Gli antiossidanti, presenti in queste bevande inoltre aiutano a eliminare i radicali liberi che sono causa di invecchiamento e responsabili di patologie cardiovascolari e degenerative. Ne abbiamo parlato con Andrea Calvo, tecnico e specialista alimentare: «Da un punto di vista nutrizionale, la cosa migliore da fare se si desidera che frutta e verdura rendano al massimo delle loro possibilità per il nostro organismo è consumare i prodotti, possibilmente bio, in forma solida. Vitamine, antiossidanti e altri elementi benefici per la salute rimangono sostanzialmente intatti. La cosa peggiore, invece, è consumare succhi di produzione industriale. Tra conservanti, correttori e zuccheri aggiunti, si finisce per mettere in circolo sostanze potenzialmente nocive». In mezzo ai due estremi, il buon compromesso di estratti, centrifugati e frullati, ciascuno con il suo bagaglio di aspetti positivi e negativi per quanto riguarda praticità, costi e benefici per la salute. «Rispetto a questi ultimi – continua Calvo – l’elemento chiave che dovrebbe guidare nella scelta della tipologia di liquido da ingerire è la fibra. La fibra alimenta la flora batterica, aiuta a evitare i picchi glicemici, riduce il colesterolo, fa sentire più sazi ed è un validissimo alleato dei processi digestivi. Tra i frutti più ricchi di fibre che si possono prestare ad estrose elaborazioni con i piccoli elettrodomestici spiccano cachi, mele e fichi, possibilmente essiccati, o frutti di bosco e uva. Verdure e ortaggi consigliati, invece, sono gli spinaci, i cavoli, le carote, i finocchi e i carciofi. Ottimi anche i legumi, purché cotti in precedenza o decorticati».

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consumi&tendenze

tenza che va dai 41 a 50 anni, la maggior parte della quale vive al Nord. E a proposito di acquisti on line, Amazon aveva già anticipato la tendenza quando dichiarò a inizio anno che questi prodotti erano stati i più venduti nel periodo di Natale, al primo posto nella top 25 dei regali delle feste. Ancora prima che gli estrattori diventassero di tendenza però l’attenzione era tutta per le centrifughe. Cos’è successo e qual è la differenza tra gli uni e le altre? Gli estrattori restituiscono molto più succo, fino al 30% in più, e soprattutto permettono di ridurre gli scarti perché nel procedimento non producono calore, ossidano meno e quindi mantengono inalterate tutte le proprietà nutritive, oltre che il sapore. A differenze delle centrifughe che rompono la polpa, gli estrattori la eliminano filtrando solo il succo. Gli estrattori sono dunque più costosi sul piano economico ma oggi, grazie all’alta domanda, si possono trovare sul mercato tantissimi modelli per tutte le fasce di prezzo, dai più cheap, che possono partire da poco più di 100 euro, a quelli professionali che arrivano a costarne oltre 1000.

Una pausa salutare «Il trend degli estratti -risiede probabilmente nella graduale presa di coscienza da parte dei fruitori che un’attenzione alla qualità delle materie prime, mescolata alla semplicità delle ricette e alla natura-

Chi parla bene, mangia bene, vive meglio FRULLATORE È la migliore opzione di consumo, perché permette di mantenere le fibre e dunque ci consente di utilizzare il frullato come sostituto di un intero pasto. Tra i vantaggi anche il fatto che non si producono scarti di polpa e bucce e che il costo è inferiore agli altri della categoria. CENTRIFUGA Richiede un elevato dispendio economico anche in fase di produzione del succo: per avere la stessa quantità di liquido dell’estrattore è necessario usare più frutta o verdura. Il calore prodotto dall’elevata velocità comporta una perdita di vitamine e fibre. La centrifuga si sceglie dunque per il gusto: utilizzando questa opzione è infatti difficile non ottenere un buon succo finale grazie all’elevata quantità di acqua che diluisce i sapori, facendoli miscelare in modo armonioso. ESTRATTORE Lavora a velocità ridotta rispetto al frullatore e alla centrifuga, non deteriora vitamine ed enzimi attraverso l’ossidazione e il calore. L’estratto però non può essere conservato a lungo e va consumato il prima possibile.

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lezza delle produzioni, può davvero regalare qualità alla nostra vita. È indubbio che il concetto di dieta, inteso come corretta e costante alimentazione, sia diventata componente stabile nelle nostre abitudini». A parlare è Luca Scanni, uno dei tre fondatori di Pavè, pasticceria con laboratorio a vista di Milano, considerata dagli utenti di Tripadvisor al primo posto nella categoria succhi e frullati in città. «Tracciare il profilo tipo di chi è solito chiederci un estratto non è facile. Il nostro pubblico è molto trasversale, dai ragazzi ai signori di una certa età che vogliono bere qualcosa di fresco e non gassato, passando per giovani mamme che vengono a trovarci per una pausa salutista», prosegue Luca, che ci spiega anche la politica dei prezzi del suo locale di Via Felice Casati 27: «il prezzo medio è di 4/5 euro, e ciò dipende dalla preparazione, dagli ingredienti e dalla qualità degli stessi. Per abbassare i costi si potrebbero scegliere ingredienti poveri e di scarsa qualità ma in quel caso cavalcheremmo di sicuro una moda, non facendo un buon servizio».



ilpersonaggio l’intervista

«L

’obiettivo del nuovo Ventaglio? Divenire il brand di riferimento dello stile italiano delle vacanze nel mondo, che del nostro Paese valorizzi il patrimonio di cultura, di storia e di enogastronomia». Ha le idee chiare Enzo Carella, protagonista del rilancio dello storico brand pioniere dell’intrattenimento e dell’accoglienza perfetta. Un rilancio che passa, prosegue Carella, «dalla scelta di location d’eccezione e dalla valorizzazione di ogni struttura in relazione al proprio territorio».

ENZO CARELLA Puntiamo tutto sul territorio “Siamo Ventaglio, e si parte”. Un pay-off che diventa un hashtag, #SiamoVentaglio, per rilanciare sul mercato il brand italiano per 40 anni sinonimo di villaggi vacanza di qualità. Un progetto nuovo che intende portare l’eccellenza tricolore nel mondo, focalizzandosi sull’intrattenimento, l’italian food style, lo sport, il VentaWorld per le famiglie e l’atmosfera unica. Ce ne parla il vice presidente di Ventaglio Spa, già direttore commerciale del Gruppo di Elisabetta Canoro

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Ad oggi, estate 2017, dove possiamo vivere una vacanza targata Ventaglio? Il primo catalogo della nuova era Ventaglio conta ventisei strutture selezionate in tutto il mondo, divise tra VentClub e Ventaglio Resort. Sono diciassette le strutture italiane in programmazione, dislocate in Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria, Toscana e montagna, e nove all’estero, situate a Mikonos in Grecia, Bodrum in Turchia, Djerba in Tunisia, Sharm el Sheikh e Marsa Alam in Mar Rosso, Watamu in Kenya e Holbox Island e Tulum in Messico. Siete in piena fase di rilancio, insomma. Ma qual è la strategia per riconquistare la fiducia del mercato? Bè, certamente affidarsi in primo luogo a professionisti esperti di turismo e management alberghiero, compresi nomi già noti come Piergiacomo Bianchi, un passato in Valtur e attuale product designer manager. Il nostro è un team altamente qualificato, che riparte forte da un marchio consolidato, sostenuto da un investimento stimato tra 1 e 5 milioni di euro (per i primi mesi di attività, fino alla chiusura del primo bilancio del 31 ottobre, ndA), per un giro d’affari complessivo pari a 60 milioni di euro. Dal punto di vista dei numeri e dell’organizzazione, ripartiamo da qui.


I CARDINI DELLA NUOVA PROPOSTA VENTAGLIO SONO: PEOPLE: LE PERSONE AL PRIMO POSTO; EXCELLENCE, IL PUNTARE ALL’ECCELLENZA IN OGNI ASPETTO; INNOVATION, L’INNOVAZIONE NEGLI STRUMENTI, NELLE FORMULE, NELLA CAPACITÀ DI RELAZIONARSI CON GLI OSPITI; WORLD, IL DESIDERIO DI VALORIZZARE LE CULTURE DEL MONDO Le caratteristiche del nuovo Ventaglio? I cardini portanti sono quattro: People, che significa valore dato alle persone, partner e collaboratori; Excellence, cioè eccellenza in ogni aspetto; Innovation, ovvero innovazione negli strumenti, nelle formule, nella capacità di relazionarsi con gli ospiti, peculiarità che ha sempre caratterizzato il gruppo, e World, ossia il desiderio di valorizzare le diverse culture del mondo. I principali filoni di attività saranno due: gestione e commercializzazione, in futuro anche proprietà, di hotel e resort (VentaClub e Ventaglio Resort) e quello legato al tour operating, mentre il primo canale distributivo saranno le agenzie. Il 2018, infine, sarà l’anno dell’incoming. Qual è la nuova compagine societaria? È guidata dal fondo internazionale Luga Audit, che detiene il 65% del capitale, mentre il 35% è in mano a società di servizi italiane. Tra i soci anche Ignazio Abrignani, presidente di Ventaglio Spa e presidente dell’Osservatorio Parlamentare per il Turismo, nonché vice presidente della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati. Presidente di VentaGroup è Renato Giovannini, rappresentante del fondo.

In apertura, un ritratto di Enzo Carella. Qui, in senso orario, alcune destinazioni Ventaglio: il Gusmay Resort in Puglia, Marsa Alam, Djerba e Bodrum

Quanto è importante l’aspetto gastronomico nell’offerta Ventaglio? Il progetto del food per noi è fondamentale. L’italianità si raffigura perfettamente con la cultura enogastronomica italiana e con progetti d’eccellenza proprio su questo fronte. Vogliamo farci riconoscere sia dagli italiani particolarmente attenti alla gastronomia in vacanza nel nostro Paese, che dagli stranieri che vivono l’esperienza gastronomica italiana come un valore aggiunto per la loro vacanza sia in Italia sia all’estero. Qual è il valore aggiunto dei vostri menù? Stiamo lavorando sia con la VentAcademy sia con una serie di esperti per ge-

stire la filiera corta dall’acquisto all’arrivo del prodotto, per valorizzare ogni singolo territorio nel quale sono posizionate le nostre strutture e cercare così di portare le eccellenze nostrane nelle tavole dei turisti. È un progetto articolato che si avvale, da una parte, di prodotti in loco, dall’altra di chef rinomati e di grande capacità nella trasformazione delle materie prime. Un progetto che vedrà la sua massima espressione nel 2018: un percorso lungo che fin da ora ci vede impegnati ogni giorno. Abbiamo già esplorato le regioni per trovare prodotti di nicchia perché l’esperienza di vacanza con noi passa anche attraverso questo tipo di selezione e non si limita alla classica cucina italiana. agosto-settembre 2017

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Il Bello d'Italia

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CASTIGLIONE DELLA PESCAIA

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La perla della Maremma: natura e sapori enogastronomici a tinte forti

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Dal Gran San Bernardo a Pont-Saint-Martin, viaggio tra natura e spiritualità

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LA PATAGONIA IN VAL DI MAGRA

CAGLIARI, IL MARE IN CITTÀ

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PROPOSTE PER IL WEEK-END

Acqua e baie da sogno, ma tra saline e siti storici, oltre le spiagge c'è di più

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WEEK END MARE

VENZONE, UN BORGO RINATO Risorto dopo il sisma del '76, il borgo friulano è oggi "il più bello tra i belli"

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LA VIA FRANCIGENA IN VALLÉE

Le foto di un inedito Bruce Chatwin in mostra a Castelnuovo Magra


inviaggio

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA

Castiglione della Pescaia

... Maremma che bella! La tipica esclamazione toscana calza a pennello parlando di questa cittadina affacciata sulle acque più limpide del Tirreno. Luogo di storia, natura, vino e sapori della tradizione. A volte azzardati, ma che raccontano bene una terra verace e sincera di Roberta Perna

D

a Italo Calvino che qui visse parte della sua vita e qui volle essere sepolto, al compositore Georg Solti che per anni trascorse in questa terra le sue vacanze, fino ad Ambrogio Fogar che scelse questo luogo per iniziare il suo giro del mondo in barca a vela... tutti pazzi per Castiglione della Pescaia, nella Maremma grossetana. Ma cosa ha di così speciale questa terra? Per prima cosa il mare, un mare che quest’anno per la diciottesima volta si è aggiudicato la Bandiera Blu, oltre a quella Verde, conferita dai pediatri in base a parametri che guardano alla sicurezza della spiaggia, alla gradualità delle acque e alla presenza di spiagge libere intervallate da

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In queste pagine, una veduta dall’alto di Castiglione della Pescaia, la “casa rossa” nella Riserva naturale Diaccia Botrona e un romantico tramonto al faro

quelle attrezzate. Chilometri di litorale spesso totalmente incontaminato, piccole baie preziose e uniche – come quella di Cala Violina chiamata così perchè la sua sabbia, quando viene toccata, emette un suono simile a quello di un violino – scuole di vela, di surf e di kitesurf, e una pineta tra le più belle, un polmone verde che mitiga e dà sollievo dal caldo estivo.

Percorsi di storia, arte e natura Castiglione della Pescaia però non è soltanto mare, come ci racconta l’assessore al turismo Susanna Lorenzini: «Chi sceglie di trascorrere una vacanza da noi non ha che l’imbarazzo della scelta, tra sport, natura e cultura. Il nostro legame con la


SCELTI PER VOI dove mangiare Trattoria Enrico Bartolini Una trattoria contemporanea di alto livello dove a stringere le redini c’è lo chef pluristellato Enrico Bartolini. Adiacente al ristorante si trova l’azienda La Badiola, di proprietà Terra Moretti, che è possibile visitare su prenotazione. Si mangia con 90 euro Tenuta La Badiola, Località Badiola Tel. 0564.944322 www.trattoria-toscana.it Donati Lo chef Matteo Donati propone una cucina dedicata soprattutto al pesce, semplice ma non scontata. Si mangia con 30 euro Via Ansedonia, 69 Tel. 0564.939347 www.ristorantedonati.it

dove dormire MA CHE COS’HA DI TANTO SPECIALE QUESTA TERRA? PER PRIMA COSA IL MARE: CHILOMETRI DI LITORALE SPESSO TOTALMENTE INCONTAMINATO E PICCOLE BAIE PREZIOSE E UNICHE storia è molto forte. A pochi chilometri dal centro si trova, ad esempio, Vetulonia, uno dei più importanti siti archeologici del nostro Paese dove fino a novembre sarà possibile visitare una mostra che farà vivere ai presenti le antichissime domus pompeiane». Oltre a questo l’assessore ci parla dei percorsi di arte sacra che è possibile compiere grazie a numerosi ruderi religiosi che come Comune

hanno rivalorizzato e della natura ancora selvaggia che, per chi abita queste terre, è sempre al centro di tutto, con un’attenzione rivolta al suo mantenimento che è massima. La riserva naturale della Diaccia Botrona dove nidificano numerose specie volatili – tra cui fenicotteri, aironi bianchi maggiori e falchi pescatori, che è possibile osservare dalle barche che traghettano i visitatori illustrandogli uno spettacolo unico – è uno tra gli esempi più notevoli.

Di vite filmate e viti potate In questa parte della Maremma sono molti gli appuntamenti pensati per un turismo che cerca nutrimento non sol-

Roccamare Resort Immerso nella pineta di Roccamare, dove non è concesso l’accesso alle macchine, è silenzioso e adatto sia a coppie che a famiglie. Dispone di camere ampie tutte dotate di terrazzo oltre che di piscina e spiaggia privata. Doppia da 200 euro Strada Provinciale delle Rocchette, 58043 Tel. 0564.941124 www.roccamare.it Hotel L’Approdo È posto dinanzi al porticciolo di Castiglione della Pescaia, vicinissimo al centro storico. Ha sia camere sia appartamenti ed è convenzionato con uno stabilimento balneare a pochi metri di distanza. Doppia da 170 euro Via Ponte Giorgini, 29 Tel. 0564.933466 www.approdo.it

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inviaggio

Il Pecorino che tremare il mondo fa Nella lista dei prodotti tradizionali più diffusi c’è il pecorino, che proprio nella provincia di Grosseto ha la sua massima produzione. Una delle aziende a cui va il merito di aver fatto conoscere questa eccellenza anche oltre i confini italiani è Il Fiorino, a Roccalbegna, realtà specializzata soprattutto nella produzione di pecorino, oltre che di altre tipologie di formaggio, che quest’anno ha compiuto 60 anni di attività. Il consiglio è quello di programmare un tour al caseificio per osservare dal vivo la lavorazione artigianale dei prodotti e poi visitare Roccalbegna, un borgo medievale, alle pendici del Monte Amiata, incastonato tra suggestivi speroni di rara ed affascinante bellezza.

tanto per il corpo, ma anche per l’anima. A settembre, per il secondo anno di seguito, va in scena proprio a Castiglione della Pescaia la Festa del Cinema di Mare, una rassegna dedicata a cortometraggi, film e corti che raccontano il mare, arricchita da degustazioni di vino, a cui il territorio è particolarmente legato. Proprio questa terra, infatti, sta assistendo, soprattutto negli ultimi due decenni a una crescita della produzione vinicola, un incremento non soltanto quantitativo, ma soprattutto qualitativo. Sulla strada che porta da Castiglione

Qui la bottaia interrata della cantina Le Mortelle

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della Pescaia a Grosseto, al suo interno, tra le cantine più affascinanti che c’è Le Mortelle, azienda costruita nel rispetto del paesaggio, invisibile perchè quasi totalmente interrata, dove oltre al vino si producono olio extravergine e della gustosa frutta biologica. Sia il vino, sia l’olio, sia la frutta, sono acquistabili nel piccolo negozio della cantina, che offre ai visitatori anche un ristorante, grazie al quale si può godere di pranzi, aperitivi e cene (queste ultime solo su prenotazione), tra rigogliosi frutteti e vigorose piante di vite. Rocca di Frassinello, vicino a Gavorrano, è un’altra azienda virtuosa, simbolo dell’arte che abbraccia Bacco. È stata progettata da Renzo Piano e tra le sue peculiarità maggiori si incontrano la barriccaia, un anfiteatro di piccole botti di legno che diventa spesso scenario di

concerti ed eventi che narrano soprattutto del territorio, e il piccolo museo, un percorso archeologico progettato dall’architetto Italo Rota, che racconta il mondo degli etruschi che qui, con la necropoli di San Germano, hanno lasciato una forte testimonianza.

Sapori estremi Il vino, però, è solo una parte della ricchezza enogastronomica di questa terra, dove si possono gustare alcuni piatti tipici come il tortello maremmano di pasta fresca, spessa e consistente, ripieno di ricotta e spinaci e condito con un ragù di carne rosso e denso; oppure il cinghiale, generalmente proposto in umido, di cui la Maremma è particolarmente ricca. Tra le ricette più genuine del territorio incontriamo l’acquacotta, piatto povero fatto con pane raffermo, verdure e uova: una prelibatezza che soltanto qui è possibile gustare e apprezzare. Mentre tra i salumi più tipici, ma quasi in via d’estinzione, ci sono il buristo, un insaccato di maiale con al suo interno anche sangue di suino e quindi l’ammazzafegato, ancora più di nicchia, composto da ritagli di maiale tra cui muscolo, fegato, lingua, milza, cuore e reni, mescolati a spezie come sale, pepe, peperoncino e aglio. Per assaggiare entrambi, e andare a colpo sicuro, il salumificio Mori a Roccastrada, che tiene ancora vive queste tradizioni, è decisamente l’indirizzo giusto.


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ALMANACCO di barbanera

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Venzone

VENZONE,

bella più che mai Poco più di 2 mila abitanti, circondata dalle Prealpi Giulie, bagnata dal Tagliamento. Monumento nazionale dal 1965, Villaggio Ideale secondo la Comunità Europea dal 1991 e Borgo dei Borghi più Belli d’Italia secondo la trasmissione Kilimangiaro di Rai 3. Titoli meritatissimi per la cittadina friulana che ha saputo rinascere dopo il terremoto del 1976 numerando una a una quelle sue stesse pietre diventate rovine. E innalzandosi a meraviglia di Germana Cabrelle

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i dice che chi ha sofferto abbia un fascino particolare che lo connota, un’allure inconfondibile. Chi poi ha saputo risollevarsi da zero dopo una tragedia e ricostruirsi dalle sue stesse macerie, possiede la bellezza della forza, che è poi la forza della bellezza interiore. Superando il dolore, la paura, la rabbia e lo smarrimento del post terremoto, con lo sforzo unanime della sua gente, Venzone, 41 anni fa, si è data un obiettivo: la ricostruzione doveva avvenire dov’era e com’era. E così, come il resto dei comuni limitrofi messi in ginocchio dal sisma, ha trovato la forza di


SCELTI PER VOI dove mangiare Locanda al municipio Si cena al lume di candela e i primi piatti sono solo con pasta fatta in casa. Si spendono 28 euro bevande a parte Via Glizoio di Mels, 4 Tel. 0432.985801 www.locandaalmunicipio.com Caffè Vecchio Dal 1945 a gestione familiare con la particolarità del fogolar: il rialzo in muratura su cui si fa fuoco per cucinare le vivande, simbolo delle antiche tradizioni friulane. Prezzo medio: 25 euro Via Mistruzzi, 2 Tel. 0432.985011 www.caffevecchio.eu

dove dormire Hotel Carnia Si fa notare la galleria fotografica del proprietario che è un compendio della storia d’Italia e del Friuli dopo il terremoto. Prezzo medio doppia: 84 euro Via Canal del Ferro, 28 – Stazione Carnia Tel. 0432.978013 www.hotelcarnia.it Osteria Al Fogolar Un locale tipico caratterizzato da elementi architettonici rustici friulani: il fogolar, il soffitto a volta, le colonne in pietra originale. Prezzo medio doppia: 70 euro Via Antonio Bidermuccio, 8 Tel. 0432.985164

rialzarsi con una ricostruzione esemplare – per partecipazione di popolo e operato delle istituzioni – conosciuta come “modello Friuli”. Ma Venzone ha fatto di più: con la tecnica dell’anastilosi, la particolarità di restauro che rimette insieme, elemento per elemento, i pezzi originali di un edificio andato distrutto, si è fatta bella un’altra volta e più di prima. Dodicimila cocci di pietra ricollocati esattamente al loro posto, hanno consentito a Venzone di mantenere il nome di monumento nazionale e unico borgo fortificato del Trecento. Un esempio di ricomposizione che è diventata scuola, tant’è che ogni anno l’Università di Udine organizza con atenei stranieri corsi sul tema del Disaster Manager, figura trasversale che sta prendendo sempre più piede unendo le competenze tecniche a quelle di gestione di emergenze e calamità.

Un’ellisse murata Ed ora eccola qui, Venzone, con la sua Porta di San Genesio, splendida torre difensiva trecentesca; la sua fontana pubblica, il Duomo di Sant’Andrea in stile romanico-gotico; la Cappella di San Michele, sede anche del museo delle mummie; il Palazzo nobiliare degli Scaligeri; Palazzo Radiussi con la splendida trifora fiorita; Palazzo Zinutti dal portale barocco; il Palazzo Comunale e l’ex convento degli Agostiniani. Tutto lì, concentrato in un’ellisse murata, un centro storico raccolto, fatto di caffè, stradine e

botteghe. Entrando dalla Porta di Sotto si susseguono già i primi edifici di interesse. In piazza è visitabile anche Tiere Motus, il museo del terremoto allestito a Palazzo Orgnani Martina, come pure il museo della foresta, una ricostruzione dell’habitat delle Prealpi Giulie che consentono escursioni e turismo di alta quota in un parco naturale.

Scrigno di bellezza Aldo Di Bernardo, da vent’anni responsabile dell’ufficio turistico di Venzone, spiega la sua città: «Venzone è uno scrigno – dice – le mura più che proteggere o respingere, invogliano a entrare alla scoperta di questo borgo per immergersi in un’atmosfera magica. Abbiamo un centinaio di eventi durante l’anno, ma fiore all’occhiello è la rassegna internazionale di organo Callido di settembre e il mercatino dell’antiquariato di ogni seconda domenica del mese». Passeggiando per le sue strade ci si imbatte – olfattivamente e visivamente – in negozi di lavanda di Venzone (anche se in realtà non ci sono coltivazioni in loco), oltre a laboratori artigianali di legno e terracotte, pietre semipreziose, atelier di artiste che con carta e legno confezionano souvenir. Insomma, Venzone è un posto che merita di essere visto, carismatico, potente, che ha tanto da raccontare. Come chi ha sofferto molto, ne porta ancora le cicatrici, ma si gode anche la meraviglia della meritata rinascita. agosto-settembre 2017

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CAGLIARI, il mare in città

Due coste di una bellezza incredibile, quartieri storici da non perdere come Marina e Castello, e ancora stagni naturali, saline, siti archeologici e promontori che disegnano scorci mozzafiato quando finalmente lo sguardo si alza dalle acque limpide e resta ammaliato da tanto inatteso splendore di Alessandro Luongo

È

un salotto affacciato sul porto Via Roma, con i suoi eleganti palazzi, i portici, i caffè e i tanti negozi. Partiamo da qui per scoprire le meraviglie che Cagliari tiene in serbo per noi. Come la vicina Piazza Yenne, cuore della movida, che si raggiunge addentrandosi nei vicoletti di Marina verso la parte alta della città. Ma è salendo al Viale Buoncammino che si incontra il primo scorcio da sogno sulla natura circostante: lo stagno di Santa Gilla a ovest, le saline Conti Vecchi tuttora attive, e il Golfo degli Angeli fino alla punta di Nora, con la sua torre e il sito archeologico. Prima di tornare verso il mare varchiamo Porta Cristina,

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uno degli accessi cittadini al Castello, e ammiriamo Torre San Pancrazio, una delle due rimaste in piedi (con la Torre dell’Elefante). Da visitare la Pinacoteca e il Museo archeologico.

Spiagge metropolitane (e non solo) Raggiungiamo quindi Marina di Bonaria – Su Siccu con il porto turistico e il suo percorso ciclopedonale. Superando invece il quartiere popolare Sant’Elia, e il faro omonimo, si raggiunge un’altura dalla quale si ammira a sinistra la piccola spiaggia di Calamosca, e a destra si rimane a bocca aperta di fonte al blu del Golfo degli Angeli. La bellezza dei panorami si apprezza ancor

più da Monte Urpinu, uno dei parchi interni alla città, che vanta una grande pineta. Il punto di osservazione migliore è però Viale Europa, che regala alla vista lo stagno di Molentargius con le saline (dismesse), e il Poetto, la principale spiaggia che si estende per circa 4 km, dalla Sella del Diavolo sino al litorale di Quartu Sant’Elena. Altre spiagge imperdibili in zona le troviamo oltrepassata Pula e il litorale di Santa Margherita, a baia di Chia con la sua Torre visitabile; e poi ci sono Sa Colonia, Campana e, soprattutto, Sa Giudeu, una delle più belle in località Spartivento a Domus de Maria. E ancora: S’acqua Durci, Cala Cipolla e la caraibica Tuerredda. Peccato


Cagliari

SCELTI PER VOI dove mangiare In queste pagine, panoramiche della città di Cagliari, del suo mare e del centro storico. Qui la baia di Teulada

manchi un sentiero ciclabile a unire Chia con Pula (circa 20 km). Muoviamoci quindi fino al punto più meridionale dell’isola, Teulada, dopo una sosta alle straordinarie Spiaggie Bianche di Porto Pino, all’interno del poligono militare (si paga un biglietto di 3 euro, e percorre 5-6 km di strada sterrata, e si cammina per circa mezzo km, ma ne vale la pena). Ma le spiaggie di sabbia fine e acqua cristallina abbondano sul lato est di Cagliari, che è anche meglio collegato dalla nuova SS 125 (in meno di un’ora si giunge all’estremo, a Costa Rei). Percorrendo, invece, la SP 17 il primo lido spettacolare è Mari Pintau. Poi si arriva a Solanas, Campulongu, Villasimius Porto Giunco e Simius, vicina al centro abitato; qui la pista ciclabile è invece presente. Da non perdere Punta Molentis, una delle perle di tutto il sud Sardegna. La litoranea vi spingerà a fermarvi in diversi punti per ammirare il magico panorama e scattare delle foto: su tutti Capo Carbonara e l’isola dei Cavoli, e più avanti Serpentara. La ciliegina sulla torta è però Cala Sinzias, a Castiadas, dall’acqua così trasparente da regalare bagni e emozioni indimenticabili.

Soste curiose Due borghi nei pressi di Cagliari valgono il viaggio. Il primo è San Sperate, noto come il Paese Museo perché l’artista nativo Pinuccio Sciola, scomparso nel 2016, l’ha trasformato in un polo dell’arte, con i suoi murales e le sculture sonore. Il 13 e 14 agosto invece si va tutti a Esterzili per la Sagra de su Frigadori e de is Cocoeddas, una due giorni dedicata agli antichi sapori della tradizione: i cocoeddas sono un impasto di patate, formaggio in salamoia e ciccioli di maiale avvolti nella pasta, mentre su frigadori è un fragrante pane piatto cotto nel forno a legna il cui impasto è costituito da patate, cipolle e formaggio in salamoia.

S’Apposentu Ristorante stellato in una villa Liberty a circa 50 km da Cagliari. Menù degustazione da 65 euro, bevande escluse Vico Cagliari, 3 – Siddi (Vs) Tel. 070.9341045 www.sapposentu.it Convento San Giuseppe All’interno di un ex convento diventato negli anni ’60 fattoria. Menu di pesce, carne e vegetariani. Prezzo medio: 40 euro Via Paracelso – Tel. 070.503343 www.conventosangiuseppe.com

dove dormire Hotel Miramare Un art hotel di fascino al terzo piano di un palazzo storico, di fronte al porto e nel pieno centro cittadino. Doppia da 200 euro Via Roma, 59 Tel. 070.664021 www.hotelmiramarecagliari.it Da Stefano Cinque camere dall’atmosfera “sardochic” (altre quattro in arrivo da agosto) e un ristorante in stile campidanese. Prezzo medio a persona: 35 euro Via Regina Elena, 2 – Teulada (Ca) Tel. 349.8191608 www.ristorantedastefanoteulada.com

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La Via Francigena in VALLE D’AOSTA Paesaggi dell’anima per i pellegrini e i viaggiatori oggi…. Tra il passo del Gran San Bernardo e Pont-Saint-Martin di Flavio Amadei

I

n Valle d’Aosta, i castelli medievali, le antiche dimore dal fascino senza tempo, gli esclusivi borghi alpini fanno da cornice alla Via Francigena. I Romani la chiamarono Via Consolare delle Gallie, perché permetteva lo spostamento rapido delle legioni e delle merci dalla penisola italica al cuore della Gallia. Complice la straordinaria natura alpina, nel corso dei secoli, la Via Francigena in Valle d’Aosta accolse i pellegrini che, nel loro cammino tra Canterbury e Roma, riscoprirono tutta la forza del divino percorrendo i sentieri di montagna e attraversando i meravigliosi paesaggi alpestri. Oggi, è un itinerario agevole, in grado di accogliere non solo coloro che intendono immergersi nella spiritualità dell’antico pellegrinaggio ma è anche rivolto a chi ha voglia di scoprire le bellezze di un territorio montano e ha la curiosità di assaporare un’offerta enogastronomica unica.

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E’ un paesaggio di sapori, composto da prodotti Dop come Fontina, Vallée d’Aoste Fromadzo, Vallée d’Aoste Jambon de Bosses e Vallée d’Aoste Lard d’Arnad, arricchito da quelli tradizionali a marchio

Pat (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) tra i quali il miele, la mocetta, i saucesses et boudeun, il pan ner, la micoula, il mecoulin, la flantse, le mele e il génépy, da gustare con la speciale produzione vinicola Doc d’alta quota. Il percorso valdostano della Via Francigena è compreso tra i 2.473 metri di altitudine al Colle del Gran San Bernardo, la cittadina di Aosta (580 m), ricca di storia e di testimonianze del passato, e Pont-Saint-Martin (345 m), il comune valdostano prossimo alla terra piemontese. Un percorso “ospitale” lungo il quale si possono trovare varie strutture d’accoglienza, in passato definite mansiones, ospizi, spedali, che oggi si chiamano ostelli, agriturismi, B&B e anche alberghi per chi ama maggior comfort. Il denominatore è comune: far sentire il pellegrino o il viaggiatore a casa propria, accolto dalla semplicità della gente del posto. Un itinerario ricco di storia e tradizioni, percorribile in circa 25 ore, in 5 tappe che attraversano 20 comuni valdostani: 90 chilometri di emozioni, paesaggi e scoperte, tra spiritualità antica e peculiarità della cultura alpina.


5 tappe in Vallée LA PORTA D’INGRESSO IN ITALIA (dal passo del S. Bernardo a Etroubles) Dal Colle del Gran San Bernardo, porta d’ingresso della Via Francigena in Italia, si scende verso valle, attraversando gli splendidi borghi di Saint-Rhémyen-Bosses e Saint-Oyen dove sorge l’antica casaforte Château Verdun per giungere a Etroubles, un museo a cielo aperto.

AOSTA, CROCEVIA D’EUROPA (da Etroubles ad Aosta) Il percorso prosegue lungo i suggestivi tratti di sentiero che costeggi i “ru”, piccoli canali artificiali che convogliano l’acqua dai torrenti verso i campi coltivati, attraversa l’abitato di Gignod per arrivare ad Aosta, crocevia d’Europa che conserva importanti testimonianze del passato: l’Arco d’Augusto, la Porta Praetoria, il Teatro romano, il Criptoportico forense, il perimetro quasi completo della cinta muraria, una villa romana extra muros, la Cattedrale e la chiesa Collegiata di Sant’Orso e l’Area megalitica.

TRA VIGNETI E CASTELLI (da Aosta a Châtillon) L’itinerario si sviluppa poi tra vigneti e castelli: si incontrano il maestoso castello di Quart e il borgo di Nus che testimonia ancora oggi con il castello di Pilato, l’importanza della via delle Gallie. Da Chambave, i vigneti coprono i fianchi della montagna e accompagnano il viaggiatore fino oltre il castello di Cly di Saint-Denis e il castello Gamba di Châtillon.

LUNGO IL CORSO DELLA DORA (da Châtillon a Verrès) Uscendo da Châtillon, si costeggia il “ru” fino a Saint-Vincent e scendendo lungo un tratto dell’antica strada delle Gallie si raggiunge Verrès dove si può ammirare l’omonimo castello costruito su un picco roccioso mentre nel borgo si incontra il complesso architettonico della Prevostura di Saint-Gilles.

LA PORTA DELLA VALLE D’AOSTA (da Verrès a Pont-Saint-Martin) L’ultima tappa valdostana della Via Francigena offre ricchi spunti culturali: dalla splendida Parrocchiale di San Martino di Arnad, all’antico ponte di Echallod, dal Forte di Bard, splendido complesso di edifici militari che sorge nell’omonimo borgo al tratto di strada romana delle Gallie di Donnas per concludersi a Pont-Saint-Martin, dove si possono ammirare il ponte romano sul torrente Lys e la casaforte L’Castel.

Da non perdere: Château Verdun a Saint-Oyen, antica casaforte restaurata, luogo di accoglienza sin dall’XI secolo La Collegiata di Sant’Orso ad Aosta, con i capolavori medievali e il vivace borgo cittadino I castelli tra paesaggi e vigneti a Quart, Fénis, Gamba a Châtillon, Verrès e Issogne La Prevostura di Saint-Gilles a Verrès, posto tappa per i pellegrini con la collegiata settecentesca Il Borgo e il Forte di Bard, monumentale fortezza oggi sede museale internazionale

Per saperne di più:

www.lovevda.it

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l’italiainmostra

La Patagonia in

VAL DI MAGRA

In queste immagini il borgo della Lunigiana con la sua antica torre

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Ne ha visti passare di viaggiatori illustri la strada che porta a Castelnuovo. Siamo in piena Lunigiana, terra in bilico tra Toscana e Liguria che un tempo ha accolto Dante e oggi ospita Bruce Chatwin, entrambi portatori di pace e di un punto di vista “altro” sul mondo. Quello dello scrittore e fotografo britannico lo scopriamo oggi attraverso i suoi scatti di Roberta Perna

È

la mattina del 6 ottobre 1306 e il Sommo Poeta, il padre Dante, è intento a salire al Castello, residenza del Vescovo-conte, dove è atteso per firmare l’accordo della Pace di Castelnuovo. Viaggiatore inquieto – è duro il cammino dell’esilio – ma anche acuto osservatore politico, sarà soprattutto grazie alla sua felice opera di mediazione se le lunghe e sanguinose contese tra il Vescovo di Luni e il Marchese Malaspina, di cui oggi è

l’inviato, troveranno proprio qui, a Castelnuovo, la loro felice conclusione. Per i più curiosi: i sei fogli di pergamena su cui tutto è documentato sono ancora conservati presso l’Archivio di Stato di La Spezia. Ma questo succedeva tanto tempo fa, nell’autunno del Medioevo. Passeranno alcuni secoli prima che l’opera di un altro viaggiatore inquieto, lo scrittore e fotografo Bruce Chatwin, arrivi al Castello.Anche lui messaggero, questa volta attraverso la sua arte, di pace e bellezza. Inutile chiedersi se e quanto i nostri tempi tragici ne abbiano bisogno.

In giro per il Borghetto Il centro storico, l’antico Borghetto, è ancora dominato dalla Torre, unico reperto del Palazzo Vescovile rimasto intatto come Dante lo aveva conosciuto. Tuttavia la stessa struttura concentrica del paesino, con gli stretti vicoli in salita, l’arenaria dei selciati e dei portali dei palazzi signorili, l’ampiezza del panorama, dall’alto della collina che domina le verdi terre di Lunigiana, tutto rimanda a un’atmosfera che il passar del tempo e della storia non è riuscito a mutare. Non per nulla questa è la “valle dei cento castelli”, che si snoda da Pontremoli ad Ameglia lungo il tracciato dell’antica Via Francigena. Dove l’unica difficoltà nell’organizzare una vacanza, tra le attrattive, della natura e della cultura, è l’imbarazzo della scelta.

Val di Magra, terra di Lunigiana In principio fu Luni, splendida civitas: la bianchissima città, risplendente di luce. Nella vasta area archeologica tra il mare e le colline oggi è possibile ripercorrerne le

dove&come

Bruce Chatwin… il viaggio continua Torre del Castello dei Vescovi Castelnuovo Magra fino all’8 ottobre

Il viaggio continua ... con una mostra La Patagonia a Castelnuovo Magra? Perché no, quando a portarcela è lo “sguardo assoluto” di Bruce Chatwin, lo scrittore noto soprattutto per i suoi racconti di viaggio che, come di lui scrisse il suo “scopritore” Francis Wyndham, “ha saputo cogliere dettagli che sarebbero passati inosservati agli occhi di chiunque altro”. Un’occasione unica, allora, poter “vedere” con i suoi occhi le immagini che lui stesso fissava durante i suoi viaggi con la sua Laica, indispensabile complice della sua opera narrativa. E a maggior ragione se la visita avviene in un luogo come questo, tanto ricco di suggestioni che ogni angolo ha più di una storia da raccontare e più di un punto di vista da cui osservarla. La mostra, che si articola sui setti livelli della Torre, ospita anche immagini in bianco e nero messe a disposizione da Elizabeth Chatwin, moglie di Bruce, provenienti dal cospicuo archivio conservato presso la University of Oxford, nonché alcune celebri foto della Patagonia. Tra gli scatti in esposizione molti e vari saranno gli inediti, come quelli del suo viaggio con Elizabeth nello Yunnan. Uno dei tanti viaggi che fece accompagnato dal suo fedele zaino, realizzato artigianalmente su suo disegno da un sellaio inglese ed esposto in mostra accanto alle fotografie.

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vicende e ammirare i resti di un grandioso passato. Il tempio della dea Luna; gli affreschi e i mosaici delle case dei ricchi possidenti; il grande anfiteatro dell’Età imperiale, dove l’eco dei giochi del circo sembra non essersi ancora spento. Poi la Storia si sposta, e continua, nella vicina Sarzana che, tra le altre sue meraviglie, conserva all’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta la più antica croce dipinta dell’arte italiana: il crocifisso di Mastro Guglielmo del 1138. E poi a Fosdinovo, con il suo fascinoso castello, luogo di misteri e leggende, da cui si gode uno dei più bei panorami di tutta la Val di Magra. Da qui è facile l’accesso al Parco Regionale delle Alpi Apuane. Da non perdere, la visita alla Montagna Vuota, il monte Corchia, alto 1678 metri. Al suo interno, si snoda l’Antro del Corchia, il maggior sistema carsico italiano e tra i più vasti d’Europa: 60 km di gallerie, attrezzate e visitabili, dentro le viscere della terra. Per poi uscire a riveder le stelle… e l’azzurro del mare.

Una cucina a metà strada Dagli sgabei ai panigazi, dal sugo di coniglio alle torte salate di verdura, fino al pesce, freschissimo per la vicinanza del mare, Liguria e Toscana qui si uniscono e si confondono, con un tocco di originalità in più. Legati ai prodotti della terra, i piatti della cucina di Castelnuovo hanno infatti tra di loro un forte legame in comune: l’olio extravergine di oliva di Castelnuovo e Vallecchia, prodotto da piante antichissime. Ed ecco la specialità vera, quella che conoscono, almeno per ora, soltanto pochi autentici gourmet: la prosciutta castelnovese. Nata dalla creatività di una famiglia di salumai, l’Antica salumeria Elena e Mirco, si differenzia dalla tradizione delle vicine norcinerie ligure e toscana grazie alla sua maturazione all’ombra e al profumo delle erbe spontanee delle montagne. E da queste parti nessuno mai dimentica di accompagnare il pranzo o la cena, o anche un semplice spuntino, con l’ottimo Vermentino Castelnovese, frutto degli antichi vigneti che qui popolano le colline.

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Qui, i testaroli al pesto, tipico piatto “di confine” tra Toscana e Liguria

SCELTI PER VOI dove mangiare Trattoria Armanda Una vera cucina del territorio sapientemente elaborata. Prezzo medio senza vino: 37 euro Piazza Garibaldi, 6 Tel. 0187.674410 www.trattoriaarmanda.com Il Mulino del Cibus Un’enoteca con cucina all’interno di un vecchio mulino degli anni ’30 Prezzo medio, assaggi di vino inclusi: 40 euro Via Canale – Molicciara Tel. 0187.676102 www.mulinodelcibus.it Cinquecento Bisteccheria Focacceria Un’offerta di svariati menu (focacceria, carne, pesce, vegetariani, bambini…) con prodotti del territorio. Prezzo medio menu: 30 euro Via Aurelia, 71 Tel. 0187.693511 www.focacceriacinquecento.it

Albergo Smeraldo Un simpatico hotel a conduzione familiare, dotato di ampio parcheggio, a pochi km dal casello autostradale. Doppia da 50 euro Via Aurelia, 154 Tel 0187.671298 www.albergosmeraldo.it Agriturismo Azienda Agricola Monteverde Occupa tre antiche case coloniche recuperate nel rispetto della tradizione locale. Prezzo medio appartamento a settimana a partire da 600 euro Via Molin del Piano, 65 Tel. 0187.674727 www.agriturismomonteverde.it

dove comprare

dove dormire

Antica Salumeria Elena e Mirco Dove trovare la prosciutta di Castelnuovo, ma anche il salame al brodo di giuggiole, la mortadella nostrale... Via Canale, 52 – Molicciara www.prosciuttacastelnovese.com

Agriturismo La Valle Immerso in 5 ettari di verde sulle colline tra bosco e vigneto, con un parco giochi per i bambini. Doppia da 80 euro Via delle Colline 24 - Tel. 0187.670101 www.agriturismolavallesp.it

Azienda agricola Ottaviano Lambruschi Sui Colli di Luni, una storica produzione di vini bianchi e rossi di qualità. Via Olmarello, 28 Tel. 0187.674261 www.ottavianolambruschi.com


Dalla terra la qualità 100 produttori di eccellenze dell’agricoltura eroica in Valle d’Aosta BARD · Valle d’Aosta 8 ottobre 2017 9.30 | 18.00

Comune di Bard Commune de Bard

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ALMANACCO di barbanera

di Olga Carlini

weekendnatura

La MAREMMA non ha più segreti Situato tra Porto Ercole e Porto Santo Stefano, a pochi minuti dal mare, l’Argentario Golf Resort & Spa si snoda in un’oasi protetta di macchia mediterranea e si presta come base strategica per visitare i borghi più suggestivi della zona, come Capalbio, Pitigliano, Talamone e Magliano

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eta ideale per gli appassionati di golf, grazie alle sue 18 buche, ma anche per chi cerca una pausa di relax – e qui la trova nel centro benessere di 3000 metri quadri –, unita a una proposta gastronomica salutare e genuina come quella del ristorante gourmet Dama Dama, senza sottovalutare il privilegio di soggiornare in una location di design dall’attitudine sostenibile e eco-consapevole… l’Argentario Golf Resort & Spa è anche il punto di partenza ideale per chi voglia conoscere meglio questo angolo di Toscana. Tante le attività organizzate dal Resort su misura per gli ospiti e i gruppi, che vengono accompagnati alla scoperta della selvaggia Maremma in tutte le sue sfumature: dalle degustazioni di prodotti tipici ai corsi di cucina, dalle escursioni in barca a quelle a cavallo. Il Resort inoltre è il luogo ideale per esplorare il territorio su due ruote, conoscere la sua storia e am-

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dove&come

Argentario Golf Resort & Spa Pacchetto Summer Dream (5 notti con incluso tra l’altro servizio spiaggia più un servizio a scelta tra golf, noleggio bici, manicure...). Prezzo a partire da 1.255 euro a persona in camera doppia Junior Suite Tuscany. Via Acquedotto Leopoldino Porto Ercole (Gr) Tel. 0564.810292 www.argentarioresort.it

mirare la fauna e la flora locali attraverso piste ciclabili che lo collegano a località caratteristiche, come Orbetello (2 Km), situata al centro dell’omonima laguna, che è un’importante riserva naturale gestita dal WWF, Porto Ercole (4 km), con il suo centro storico murato e la suggestiva Piazza di Santa Barbara dalla quale si può ammirare il porto, o ancora Porto Santo Stefano (7 km), borgo marinaro da cui si possono raggiungere l’Isola del Giglio e quella di Giannutri. Da non perdere nei dintorni anche Capalbio, la Piccola Atene, pluripremiata per la tutela delle sue spiagge, e il vicino Giardino dei Tarocchi, parco d’arte ideato dall’artista franco-statunitense Niki de Saint Phalle. Da vedere anche Magliano, borgo medioevale situato su un colle coltivato a olivi e vigneti; Talamone, che sorge su di un promontorio roccioso in posizione dominante su tutto il tratto di costa che arriva fino al Monte Argentario; e Pitigliano, la Piccola Gerusalemme incastonata su uno sperone di tufo. Insomma, il soggiorno all’Argentario Golf Resort & Spa si può trasformare in una vera e propria tuscan experience, ancora più unica se si sceglie di soggiornare nella villa esclusiva di 220 metri quadri che rivoluziona l’idea di country house toscana con un tocco glamour ed eclettico, messa a disposizione dal Resort.



ALMANACCO di barbanera

di Olga Carlini

weekendmare

Vacanze ISCHITANE Le suggestioni di un parco mediterraneo si fondono con la storia di una terra millenaria dando vita a un paradiso da godere in ogni angolo. Il Garden & Villas Resort è davvero un concentrato di stile e atmosfera isolana, dove venire a rilassarsi e a farsi coccolare

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l Garden & Villas Resort è un’oasi di pace immersa nel verde. Il bianco delle mura e la terracotta dei pavimenti ne caratterizzano lo stile in perfetta armonia con l’ambiente circostante. Il complesso sorge ai margini della cittadina di Lacco Ameno, dalla quale dista soltanto 500 metri; ancora meno i metri che lo separano dalla splendida spiaggia di San Montano e dal Parco Termale Negombo. Dalla sua posizione strategica inoltre è molto facile raggiungere le altre località dell’isola: Ischia Porto, Ischia Ponte, Forio e Sant’Angelo. Il Resort si compone di 10 ville in tipica architettura ischitana meravigliosamente dislocate in un giardino di 2 ettari, ricco di macchia mediterranea e piante autoctone. Le 50 camere, tutte curate nei minimi det-

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dove&come

Garden & Villas Resort Isola d’Ischia Camera da 260 euro a notte Tel. 081.997978 www.gardenvillasresort.it

tagli, si affacciano sul rigoglioso giardino o sul mare e il loro arredamento dai colori tenui è ispirato alla natura del luogo per favorire un’immersione totale nel clima isolano. Alcune dispongono di mini piscina Jacuzzi sulla terrazza, mentre è aperta a tutti gli ospiti la piscina semiolimpionica con acqua termale mista ad acqua naturale e tenuta costantemente alla temperatura di 28°, circondata dalla vegetazione lussureggiante. C’è poi la Spa, il luogo ideale dove prendersi cura del proprio benessere psico-fisico attraverso i magici effetti delle acque, i trattamenti di bellezza, gli oli essenziali che donano energia e i bagni di vapore nella suggestiva grotta naturale. A vostra disposizione anche la palestra per tonificare i muscoli e restare in forma. Oltre allo stile e al relax, centrali nell’offerta del Resort sono i sapori, segno tangibile della grande ospitalità campana. La prima colazione, che nei periodi caldi viene servita all’aperto, è il momento più importante della giornata. Un ricco e fragrante buffet accoglie gli ospiti ogni mattina: pasticceria preparata in casa, pane cotto nel forno a legna del Resort, frutta fresca e marmellate prodotte sull’isola. Al ristorante Il Corbezzolo, a bordo piscina, un giovane e talentuoso chef propone invece un menu incentrato sulla tradizione ischitana, miscelando i colori e i sapori di ingredienti freschi di provenienza locale; la gran parte delle verdure e degli ortaggi vengono raccolti nell’orto biologico del Resort.


weekendmare/2

di Olga Carlini

Molto più di un hotel a TAORMINA Un pendio roccioso che digrada verso il mare, un contesto naturale da mozzare il fiato, l’atmosfera di un villaggio siciliano e tutti i confort del più raffinato quattro stelle. Cosa volere di più? Due piscine e tanta buona cucina isolana: ci sono anche quelle!

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aia Taormina non è un hotel convenzionale: somiglia più a un piccolo borgo siciliano terrazzato con una vista panoramica privilegiata sull’intera riviera, in uno dei paesaggi più belli del Mediterraneo. La struttura sorge infatti in una zona incontaminata, vicino al Castello normanno di Capo Sant’Alessio, arroccata su un pendio roccioso che scende verso il mare, e gode di una splendida vista sulla suggestiva Baia di Taormina dalla quale prende il nome. Inaugurato nel 1999, ha visto di recente ampliare la sua offerta con l’apertura del Grand Palace, che si distingue per i suoi arredamenti pregiati uniti a un

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Baia Taormina Hotel & Spa Via Nazionale Km 39 Taormina Riviera 98030 Marina d’Agrò (Me) Doppia da 130 euro Tel. 0942.756292/3/4 www.baiataormina.com

design esclusivo, che è andato ad aggiungersi alla parte Classic preesistente. In tutto 122 camere vista mare e dotate di ogni confort. Non dimentichiamo poi le due piscine (una con acqua dolce, l’altra con acqua di mare) e il bel Centro Benessere che, uniti all’insolita tranquillità della zona, ne fanno un autentico paradiso della vacanza salubre e riposante. Molto curato anche l’aspetto gastronomico dell’offerta, che vede protagonista il ristorante Solemoro, con ampie vetrate sul mare e il menu à la carte (ma anche il buffet, in alternatuva) ispirato alla tradizione siciliana e a base di prodotti locali, intercalato da proposte nazionali e internazionali per soddisfare il palato di tutti gli ospiti. Per un momento di relax sorseggiando un drink o mangiando un piatto veloce, due le possibilità: il Bar Pool, aperto fino alle 18, e il Bar Hall aperto fino mezzanotte con sottofondo musicale. Ma Baia Taormina è anche un ottimo punto di partenza per andare alla scoperta di una terra ricca di cultura e storia. Che oggi ritroviamo tra le vie di Letojanni, Giardini Naxos, Catania, Messina, ma anche in oasi naturali di assoluta bellezza come il vicino Etna o la Riviera dei Ciclopi, e nelle tante iniziative culturali che la zona, e soprattutto la città di Taormina, offrono in estate e durante tutto l’anno. agosto-settembre 2017

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GRANDE ECCELLENZA ITALIANA

La Trota della Fattoria è allevata in aree di produzione ubicate nel Parco Naturale della Valle del Ticino, un ecosistema caratterizzato dalla presenza di acque risorgive incontaminate provenienti dai ghiacciai millenari delle Alpi occidentali. In questo ambiente di straordinaria naturalità, in un ciclo di produzione OGM free, sostenibile per l’ambiente e pluricertificato, vive e cresce sino a diventare la pregiata materia prima con cui gli “Artigiani del Pesce” realizzano un’ampia gamma di prodotti di altissimo profilo qualitativo:

I Freschi

I Preparati

Perché scegliere la Trota della Fattoria? Perché… … è ricca di omega 3 … è completa di aminoacidi essenziali … è a basso contenuto di colesterolo … è un prodotto nutraceutico … è digeribile in soli 90 minuti

Gli Affumicati

I Pronti al Consumo

Indicata per i bambini fin dall’ottavo mese, è un alimento irrinunciabile per vivere sani e in forma

LE PROPOSTE CULINARIE DELLA FATTORIA Dal piatto raffinato al fast food dalla salute

Risotto con Trota

Spaghetti con Tartare di Trota

Polpette di Trota

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Società Agricola “Fattoria del Pesce” srl via del Porto, 26 - 27023 Cassolnovo (PV) • Tel. 0381.928691/92 - Fax 0381.929691 info@fattoriadelpesce.com - www.fattoriadelpesce.com

Fattoria del Pesce Società Agricola srl

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Il Buono d'Italia

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PIZZO CALABRO, CITTÀ DEL GELATO Questo angolo di paradiso sulla Costa degli Dei è la patria del tartufo gelato!

I PANI DEL GARGANO Dall'estremo nord del Granaio d'Italia parte la rinascita dei prodotti da forno

BORGHI DEL GUSTO: CACCAMO Ricotte, caprini, erbe spontanee e la sasizza, il gusto dell'entroterra siciliano

L'OLIO DELLE FATE Un prodotto di nicchia, bio, nato da ulivi affacciati sul Golfo di Squillace

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WINE TOUR: IL VINO DEI BORGHI La storia di sei piccoli centri italiani, dei loro vitigni e dei loro vignaioli

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LA SCOPERTA

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IL BUONO A TAVOLA

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IL RISTORANTE DEL MESE

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LA SALUTE NEL PIATTO

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L'ORTO DEI SEMPLICI


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Il cuore dolce di

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Borgo pittoresco arroccato su un promontorio roccioso lungo la Costa degli Dei, fu teatro di un’insolita rivoluzione. No, Murat e i suoi sogni di gloria non c’entrano: a provocarla, senza saperlo, fu Umberto I. Per lui, infatti, venne inventato proprio qui il tartufo gelato che in breve tempo affiancò il tonno tra le produzioni tipiche del piccolo centro calabrese, e gli valse persino il titolo di “capitale”! Pizzo Calabro

di Francesco Condoluci

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ome in ogni grande storia che si rispetti, c’era una volta un re.Anzi, un soldato che volle farsi re. Il suo nome era Gioacchino Murat e il suo destino quello di finire i propri giorni gloriosi – passati in gran parte a combattere al fianco di Napoleone Bonaparte, fratello della sua amata Carolina – in un castello in pietra sospeso su uno sperone di roccia in un borgo delle Calabria affacciato sul mar Tirreno. Lì, dentro gli umidi sotterranei di quel maniero, il valoroso soldato francese che volle farsi re consumò l’epilogo delle sue terrene vicende, prima di presentarsi al cospetto del plotone d’esecuzione della Gendarmeria Borbonica, alla quale, in articulo mortis, chiese fiero: “Mirate al petto, non al viso”.

Scontri fatali e spiagge divine

Un’immagine suggestiva della Marina di Pizzo, vista dal balcone panoramico di Piazza della Repubblica. A lato, il tartufo artigianale, creato dai gelatai locali nel ’43 e divenuto un “must”

Era il 13 ottobre del 1815 e da quel giorno, il nome dell’impavido Gioacchino Murat, già illuminato re di Napoli, sarebbe rimasto legato a doppio filo, e per sempre, a Pizzo Calabro, il “fatal borgo” nel quale egli aveva sognato di far sollevare la popolazione per riprendere le armi contro i Borboni che gli avevano sottratto il regno, trovandovi invece la morte. Tanto che la fortezza quattrocentesca, ch’era stata fatta erigere da Ferdinando I d’Aragona, porta ancora il suo nome e, al suo interno, oggi è possibile rivivere la ricostruzione storica della prigionia e della fucilazione. Il castel-

lo di Murat è un po’ l’Alfa e l’Omega di questo antico borgo di pescatori e artigiani arroccato su un promontorio proteso sul Golfo di Sant’Eufemia: paradigma di un popolo – quello calabrese – che troppo spesso s’è fatto, di sua sponte, servo di tiranni, e simbolo, al contempo, d’una bellezza che resiste al tempo impietoso e agli arabeschi della storia. Per Pizzo Calabro – “sorella minore” ma non meno affascinante della più celebrata Tropea – resta la maestosa sentinella che vigila sull’ariosa Piazza della Repubblica, cuore della vita di paese incorniciata dal suggestivo Spuntuni, la balconata panoramica a picco sul mare che, con la sua visuale rivolta all’orizzonte dove nelle giornate più nitide si staglia sorniona la sagoma delle isole Eolie, fa la gioia di turisti e residenti a caccia di selfie ad effetto. Da qui, che è il punto più alto della cittadina, per scendere verso le spiagge è tutto un dedalo di scalinate, vicoli, palazzi antichi, chiese barocche, balconi fioriti e bottegucce di artigianato locale. Con il mare, ovviamente, a fare da

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quinta scenica un po’ ovunque. Dalla Marina, zona di movida appena sotto il centro storico, alla spiaggia di Piedigrotta – forse la più spettacolare, anche per via dell’omonima chiesetta ricavata da una grotta con le sue sculture religiose scolpite nelle stalagmiti –, fino a quelle più distanti dall’abitato come Colamaio, immersa nella pineta che contorna tutto il litorale, o Grillo, ideale per appassionati di snorkelling, le spiagge di Pizzo sono fatte di rena grossa, di quella che non resta appiccicata alla pelle, acque cristalline e insenature da fiaba: da qui a Tropea, non è un caso, la chiamano Costa degli Dei.

Il tartufo di Umberto I Qui una caratteristica viuzza di Pizzo con le scalinate che dal centro portano al mare; in alto la chiesa di Piedigrotta, sotto il tartufo targato Callipo e a destra il castello di Murat

Dalla cucina delle nonne allo scaffale Fanno tonno ormai da un secolo. E sono riusciti a trasformare questa storica tradizione conserviera pizzitana in un prodotto di altissima gamma esportato, nei caratteristici vasetti di vetro che sono un po’ il loro marchio di fabbrica, in 11 paesi nel mondo. Ma nel 2008, i Callipo, guidati dal cavalier Pippo e dal rampollo Giacinto, hanno deciso di investire anche sul gelato, «per far conoscere in Italia e all’estero anche la tradizione gelatiera della nostra città» dicono. Così hanno recuperato le ricette delle nonne e le hanno rielaborate in una produzione industriale che però, nel segno della tradizione, è impegnata a garantire comunque un’elevata qualità artigianale. L’azienda usa materie prime locali come i fichi e il latte fresco delle aziende agricole calabresi e altri d’importazione come le nocciole piemontesi. Per chi volesse vedere di persona come viene realizzato il tartufo di Pizzo in versione industriale per la Gdo, la Callipo dà la possibilità di entrare negli stabilimenti (dietro prenotazione da effettuare presso il resort di famiglia, Popilia Country Resort), per assistere alla produzione del gelato – o in alternativa a quella del tonno in scatola – e concludere il tour scoprendo le svariate golosità proposte nel punto vendita aziendale.

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Ma Pizzo, ‘U Pizzu in dialetto locale per la sua posizione sporgente sul Tirreno, oltre che luogo di mare, castelli dalle mura spesse, viuzze incantate e chiese di tufo, è anche – o soprattutto, a seconda dei punti di vista – terra per palati fini, capace di primeggiare nei sapori dolci come in quelli salati. Pizzo è paese di tonno e anticamente di tonnare


SCELTI PER VOI dove mangiare Il Cappero Rosso Posizione centralissima, perfetto per chi ama il pesce fresco. Da assaggiare i paccheri di Nettuno, la ricciola e l’originale “pizza nera”. Menù da 30 euro Piazza della Repubblica Tel. 328.2637907

I “PIZZITANI”, CONTINUANO A PIANGERE LA MORTE INGIUSTA DI MURAT, AUTOACCUSANDOSI DI REGICIDIO ANCHE IN UNO ti-principe della cucina di Pizzo: il tonno, STORICO “PROCESSO ALLA CITTÀ” CELEBRATO NEL 2001 in primis, e di recente, appunto il gelato. Il tartufo fu tanto apprezzato da Umberto di (MA CONCLUSOSI CON UNA Savoia da far guadagnare alla città l’appelSENTENZA ASSOLUTORIA) ma anche la “città del gelato” per antonomasia. E qui, sui gelati, o meglio sul “tartufo”, gemma della gastronomia pizzitana, dopo Murat, nella storia entra in ballo un altro re. In questo caso, un principe, a dire il vero. Cioè Umberto I di Savoia, che da queste parti venne in visita nel 1943, mettendo in crisi i gelatai del posto, i quali, specializzati in coni e nocciole imbottite mutuati dalla tradizione siciliana, non sapendo come sorprendere a tavola l’erede al trono, s’inventarono un dolce “personalizzato”: ovvero un gelato fatto di cioccolato e nocciole, piemontesi proprio come la famiglia reale. «I gelatai del paese avevano saputo che il tartufo d’Alba, il tuber magnatum, era tra i gusti preferiti del Principe Umberto, così ribattezzarono appunto “tartufo gelato” il loro omaggio culinario, anche per via della forma», ci spiega Giacinto Callipo, ultima generazione di una famiglia che è riuscita a costruire una case history aziendale di eccellenza proprio attorno ai due prodot-

lativo di “capitale del gelato”: un’etichetta che proprio di recente è stata esaltata addirittura dal New York Times, sulle cui pagine, per opera del disegnatore e giornalista Tony Wolf, è apparsa una breve storia illustrata del tartufo di Pizzo Calabro. Fatto di latte, zucchero, uova, nocciola e aromi naturali e ricoperto con cacao e zucchero, e di consistenza sostanzialmente morbida sebbene conosciuto anche come “pezzo duro”, nelle gelaterie che la fanno da padrone principalmente in Piazza della Repubblica (almeno una quindicina quelle artigianali in paese), il tartufo nero viene servito con caffè caldo, limoncello o affogato nel liquore Borsci San Marzano. Ovviamente, di varianti e appendici del tartufo-gelato ce ne sono per tutti i gusti: dal torrone gelato a forma di cilindro, composto da agrumi canditi, mandorle, zucchero fondente e ricoperto da una glassa di cioccolato, alla Torta Corallini inventata dalla gelateria Da Gigi alla Marina. In tutti i casi, sempre e comunque, gelati dal “gusto di re”, come ebbe a dire Umberto di Savoia in quella lontana primavera del ’43.

Forte della Monacella Cucina marinara o pizza, la cena a lume di candela su questa romantica terrazza del XIX secolo affacciata sul mare, prescinde da qualsiasi altra valutazione. In ogni caso, si mangia con 25 euro Lungomare Cristoforo Colombo, 60 Tel. 0963.531307

dove dormire Popilia Country Resort Un’oasi in collina immersa tra gli ulivi e a pochi minuti dal centro. Ci sono anche la Spa&Wellness Center e le aree sportive. Doppia da 129 euro Località Cutà – Maierato (Vv) Tel. 0963.264252 www.popiliaresort.it Piccolo Grande Hotel Boutique hotel nel centro storico. Arredi e gestione ecosostenibile, colazione in terrazza con fantastica vista mare. Doppia b&b da 142 euro Via Leoluca Chiaravalloti, 32 Tel. 0963.533293 www.piccolograndhotel.com

dove gustare il tartufo Gelateria Enrico Via Prangi, Loc. Marinella Tel. 0963.533244 www.gelateriaenrico.com Bar Ercole Piazza della Repubblica, 18 Tel. 0963.531149

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GARGANO, terra di pane

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Paposce, panette, scanate. E ancora pagnotte dal diametro di 80 cm e pani di grano duro. Tante, pressoché infinite, le varianti di questo prodotto antico come l’uomo che è possibile trovare girovagando tra forni, ristoranti e masserie dello Sperone d’Italia. Una tradizione mai abbandonate e che anzi oggi rinasce grazie alla passione e alla creatività di panettieri “futuristi” di Alessandro Luongo

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a storia del grano in Puglia inizia 32mila anni fa, e fra i più antichi reperti al mondo c’è proprio la farina di avena ritrovata nella grotta di Paglicci e macinata, secondo gli studi, dall’homo sapiens che viveva nella zona dell’attuale Rignano Garganico, in provincia di Foggia. Una passione straordinaria dunque quella per il grano da parte dei pugliesi, che nel corso dei millenni è rimasta intatta, e oggi si esprime con produzioni da record, ma non solo. Dal cosiddetto “granaio d’Italia”, che è il tavoliere delle Puglie, la rinnovata attenzione per la Dieta Mediterranea ha riportato infatti sotto i riflettori un alimento antico come l’uomo: il pane.

La mensa del pellegrino Mentre nel Belpaese prosegue il crollo dei consumi e si è arrivati a una media – la più bassa dall’Unità di Italia – di soli 85 gr al giorno,in Puglia il pane fa tendenza e basa il suo rinnovato successo sulla qualità della materia prima e l’autentica cura artigianale. Incoronati dalla Dop troviamo ad esempio il celebre pane di Altamura, nel parco dell’Alta Murgia Barese, ma altrettanto noti sono i pani del parco nazionale del Gargano, a iniziare da quello di Monte Sant’Angelo che è uno dei quattro siti sotto protezione Unesco della Puglia. Di questo pane di grano tenero si nutrivano ad esempio i pellegrini che affollavano le grotte votate al culto di San Michele Arcangelo diretti alla Terra Santa; si trattava, allora come oggi, di pagnotte del peso di 5/10 kg con un diametro che poteva raggiungere gli 80 cm. Ancora sulle orme del turismo religioso, a San Giovanni Rotondo, patria acquisita di Padre Pio, il pane è di semola di grano duro. A pochi minuti di distanza c’è inoltre San Marco in Lamis, cuore pulsante della rinascita del pane di vera qualità artigianale. Il filo conduttore resta sempre l’utilizzo del lievito naturale fresco, il resto è passione, conoscenza, tra-

Il sogno del fornaio economista Un’infanzia passata tra campi di grano e sacchi di farina. Immerso in un’azienda familiare dove ogni membro ha un compito preciso: zia Tanella sarta, zia Maria fornaia, mamma Lina biologa, papà Angelo maestro scrittore.... Antonio Cera nasce a San Marco in Lamis nel 1979, si laurea alla Bocconi in Economia e nel 2007 decide di tornare in Puglia. Dare valore al forno di famiglia, che vanta un secolo di storia, diventa il suo impegno quotidiano. Il forno Sammarco si trasforma così nell’attrattore di un concetto di valorizzazione del territorio che passa attraverso i sapori e la salute. Il celebre Panterrone, caratterizzato dalle olive, nasce fra il 2011 e il 2013 dopo un ampio studio sui lievitati. Il primo panettone d’Italia di grano arso il forno Sammarco lo produce nel 2014. Antonio Cera, dal 2016 inizia quindi a “disegnare” pane per la ristorazione, uno diverso per ogni chef. Il resto è una valanga di sapori, provocazioni, studi su materia prima e tecnica con prodotti d’autore come le Dita (taralli distesi), il Piccione (è il racconto di un viaggio) che affianca il Panterrone (il panettone che parla delle terre del Sud) e F’Orma (il pane). Il progetto forno Sammarco diventa, infine, nel 2014, caso di studio del Master in Business Administration sul food & wine alla Business School di Bologna.

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Panificatori futuristi Dovremo aspettare il luglio 2018 (dal 16 al 18) per la prossima edizione di Grani Futuri, kermesse nazionale del pane che si terrà a San Marco in Lamis su iniziativa di Antonio Cera e durante la quale si porterà avanti il vessillo del Manifesto Futurista del Pane, sottoscritto a giugno 2017 da grandi chef, anche stellati, italiani e stranieri, insieme ai fornai di tutta Italia. Nell’attesa, merita la visita la masseria Don Nunzio e Cavallo a San Nicandro Garganico, con la sua vista mozzafiato sul lago di Lesina e le isole Tremiti. Oltre all’allevamento, con mini caseificio per i latticini e la stagionatura del caciocavallo podolico, la masseria si distingue per la cucina tradizionale caratterizzata dall’extravergine prodotto da circa 25mila ulivi. È qui, in un luogo dalla bellezza magica e mai prima aperto al pubblico, che è stata ospitata la prima cena italiana dedicata al pane. Oggi è visitabile tutto l’anno.

dizione ed estro creativo, qualità completate dall’utilizzo di materie prime di qualità e anche di tecniche di cottura dimenticate, come il pane cotto in alti tegami.

Diciotto comuni, mille ricette Ancora Gargano, ma ci spostiamo sulla splendida costa dove sua maestà il pane si esprime nelle paposce, fra Vico del Gargano e Peschici. In dialetto paposce significa pantofole, delle quali queste creazioni hanno la forma. Morbide, ottime da riempire, «si fanno con quello che resta del pane lievitato, allungato e infornato» spiega Domenico Cilenti, chef patron del ristorante Porta di Basso di Peschici. Lui il pane raffermo lo

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Qui, una suggestiva immagine del “granaio d’Italia”. Sotto il borgo di Peschici illuminato

utilizza inoltre per il pancotto di terra o di mare; nell’interno esiste anche la variante col pesce “fuggito”: una zuppa in cui ci sono solo le pietre di mare, per dare il profumo di un ingrediente che non c’è. Ma considerando che i Comuni del Parco del Gargano sono 18 e ognuno ha la sua ricetta, l’elenco sarebbe infinito. Così, dovendo scegliere, al viaggiatore gourmet suggeriamo di esplorare i forni artigianali di Lesina e di assaggiare una fetta di quelle che qui chiamano le panette. A Manfredonia, le grosse pagnotte le chiamano scanate e il pane duro locale è il principale ingrediente che caratterizza la zuppa di pesce. A Mattinata infine la tradizione contadina ha tramandato il pane di semola di grano duro e lievito naturale fresco, con l’aggiunta delle patate schiacciate nell’impasto reso ancora più soffice dentro, e croccante fuori. Il tutto con l’olio extravergine molto fruttato della Daunia. Per saperne di più:

www.granifuturi.com www.donnunzioecavallo.it

SCELTI PER VOI dove mangiare La porta di basso Dal pesce locale alla carne podolica, con terrazza sul mare. Menù da 3 portate da 35 euro, escluso il bere. Via Cristoforo Colombo, 38 Peschici (Fg) – Tel. 0884.355167 www.portadibasso.it Trepuntozero Piatti di antica ispirazione e ingredienti tipici. Terrazza panoramica sul paese. Menù da 35 euro, escluso il bere Via P. Turbacci, 10D San Giovanni Rotondo (Fg) Tel. 0882.413374 www.facebook.com/ Trepuntozeroristorante

dove dormire Gli orti di Malva Albergo diffuso: sette stanze con 14-16 posti letto. Doppia da 120 euro Via Le Ripe, 122 Peschici (Fg) Tel. 349.0516527 www.gliortidimalva.it Tenuta Corigliano Masseria settecentesca con piscina e Spa. Da 90 a 200 euro Strada Pedergarganica, Km 8 in località Villanova Rignano Garganico (Fg) Tel. 0882.820835 www.tenutacorigliano.com


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Sapori all’ombra del CASTELLO

Caccamo, antico borgo medievale nel Palermitano, è terra di storie antiche e di giacimenti gastronomici che hanno attraversato epoche e civiltà svariate per giungere, intatte, fino ai giorni nostri, a deliziarci gli occhi e il palato di Rosario Ribbene

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nche stirando il collo all’insù, si ha difficoltà ad abbracciare con gli occhi l’imponente mole del Castello di Caccamo, soprattutto se ci si trova ai piedi della rupe su cui è adagiato. Eppure è ciò che lo sguardo, anche a distanza, non riesce a smettere di fissare, fin da quando s’approda nei dintorni di questo borgo medievale della Sicilia settentrionale, nel cuore del Palermitano. Merli, bifore, alte mura di pietra potentemente innestate su uno sperone roccioso che domina tutto e tutti, dall’abitato fino alle vallate sottostanti, non possono non incantare anche il visitatore più distratto.

Memorie di pietra... Al Castello, del resto, il paese lega tutta la sua storia: le sue mura fortificate trasudano racconti di personaggi illustri, leggende e miti che attraversano le epoche normanne, angioine, aragonesi, fino ai giorni nostri. Qui ogni pietra racconta di rivolte sventate (contro Guglielmo I di Sicilia) e di fughe rocambolesche finite nel sangue, di delitti esecrabili ma anche di potenti casati e duchi raffinati. La fortezza che per ultima fu casa dei principi De Spuches e che a tutt’oggi è il più grande e tra i meglio conservati castelli feudali dell’intera Sicilia, è certamente il palinse-

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In queste immagini il borgo siciliano di Caccamo, a un’ora d’auto da Palermo, e il suo imponente castello

sto architettonico più emblematico della cittadina, essendo, appunto, espressione di secoli di storia, e se non fosse per il via vai di macchine lungo il principale asse viario cittadino, a chi percorre le strette viuzze, sembrerebbe di vivere in un tempo senza tempo. Il castello si raggiunge attraverso una ripida rampa cordonata dove è visibile il tentativo dell’uomo di dominare la roccia che irrompe qua e là durante il percorso sotto i piedi; poi, in una strepitosa successione si mostrano in tutta la loro verace bellezza ampi saloni riccamente decorati, spoglie prigioni che mostrano i graffiti dei malcapitati reclusi, le scuderie, le armi, il mobilio e gli stemmi delle casate che hanno posseduto il maniero. Che dire poi delle innumerevoli “presenze” sapientemente filtrate e modellate dalla tradizione popolare: fantasmi illustri che (veri o presunti) non

Riti ancestrali Caccamo è anche scrigno di riti religiosi che ben rappresentano quel secolare e misterioso istinto di conservazione dei siciliani: ogni anno, ad esempio, alla prima domenica di marzo, si celebra il Rito della Rètina, una sfilata di muli bardati a festa con le tradizionali bisacce, bardelle, giummarri di lana colorata e cianciani. ‘U Signuruzzu a cavaddu – la Domenica delle Palme – rievoca l’ingresso di Gesù a Gerusalemme con un giovane chierichetto benedicente che attraversa le vie del borgo sulla schiena di un asinello bardato a festa.

fanno altro che aumentare la suggestione del luogo.

SCELTI PER VOI

… e monumenti di gusto

dove mangiare

Dalle sue terrazze, ovunque lo sguardo si volga, si vedono gli altri incredibili scorci di Caccamo: il sottostante quartiere della terravecchia dal quale s’è generato il paese, e le straduzze, i campanili delle chiese, il lago sul quale si riflettono i morbidi profili delle colline circostanti che punteggiano uno dei territori comunali più estesi d’Italia. Caccamo custodisce invero tanti tesori quali edifici di culto, fiere e sagre che continuano a raccontare l’anima più intima del borgo. Addentrarsi nella sua intricata trama urbanistica permette di imbattersi nell’ospitale cordialità dei suoi abitanti, sapienti e gelosi custodi di antiche tradizioni e fautori di una gastronomia capace di esprimere le vocazioni del territorio: agricoltura e zootecnica. I floridi terreni caccamesi ospitano cereali, mandorli e ulivi. Che dire poi delle carni e dei prodotti caseari del borgo? Veri e propri monumenti del gusto siciliano che trovano le loro espressioni più alte nella sasizza (un semplice prodotto da carnezzeria, divenuto un cult della gastronomia sicula), nei salami, nella vasta gamma delle verdure spontanee stagionali (salichi, cicoria, qualuzzi, asparagi e finocchi), nei gustosi formaggi (primo sale, primintiu, cacio cavallo, ricotta fresca di pecora e di capra, ricotta salata, solo per citarne alcuni).

A’ Castellana Per un’esperienza a 360° nella gastronomia locale. Menù da 25 euro P.zza dei Caduti, 4 Tel. 091.8148667 www.castellana.it

dove dormire Case Vacanze Santa Lucia Ville, appartamenti e bivani affacciati sull’antico borgo. Da 23 euro a notte Info Point: Corso Umberto 10 Tel. 380.3484661 www.vacanzecaccamo.com

dove comprare Antica Macelleria Canzone Lavora e produce le carni caccamesi e sua maestà la sasizza fin dal 1918. Via XII Novembre, 11 Tel. 091.814 8004 www.anticamacelleriacanzone.it

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storie dall’Italia che merita cibo&territorio

Sopra il Golfo di Squillace. Nella pagina a fianco sopra uno scorcio dell’uliveto sito nei comuni di Squillace e Girifalco; sotto la titolare Emilia che esulta dopo la splendida fioritura degli ulivi a giugno 2017

Dalla CALABRIA fatata un olio da prima pagina Biologico, nato da ulivi cresciuti nell’abbraccio naturale del Golfo di Squillace e della fertile Presila catanzarese, i suoi numeri sono quelli della nicchia da veri intenditori. È l’Olio delle Fate, prodotto dal nostro direttore, che oltre alle piante d’ulivo coltiva anche la pianta editoriale di VdG Magazine di Piero Caltrin

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oraggio. Passione. Competenza. E forse – possiamo dirlo – anche un pizzico d’incoscienza. La storia di Olio delle Fate, piccola azienda olivicola di eccellenza, si nutre di questi ingredienti, e di un’attesa lunga e ragionata. Quella che ha visto Domenico ed Emilia, occuparsi per anni di tutt’altro, coltivando idealmente il loro uliveto solo con la mente e con il cuore. Ancora oggi, Emilia insegna con la stessa passione di sempre, e Domenico invece, continua a coltivare un altro genere di pianta, quella editoriale (tra cui questo giornale, di cui è da anni direttore). Per cui oggi chi scrive, scrive del suo direttore ma lo fa con assoluta serenità, e senza alcun obbligo, e per una ragione semplice: perchè ha gustato l’Olio delle Fate, il prodotto finalmente nato dalle energie che sono state profuse per trasformare degli appezzamenti maggesi in un uliveto fecondo.

Preziosi frutti di antiche radici Emilia e Domenico non hanno pensato al ritorno economico quando hanno deciso di mettere in gioco soldi, tempo ed energie per trasformare dei terreni agricoli, un tempo abbandonati a loro stessi, in una piccola impresa che oggi fa olio di qualità. I terreni dell’azienda si trovano in un’area che è stata battezzata il Fondo delle Fate. Roba che già farebbe venire i brividi a chiunque. A maggior ragione se questo pianoro ulivetato e incastonato nella provincia di Catanzaro, lo si guarda dall’alto del Monte Covello. Giri lo sguardo e ti ritrovi da una parte il Golfo di Squillace, lo specchio d’acqua quieto e assolato dove la leggenda narra che sbarcò Ulisse durante il suo peregrinare verso la natia Itaca, e dall’altro la Presila catanzarese, cuore della Calabria boschiva e ricca di sorgenti. «È un posto meraviglioso, pieno di arte, di cultura,


SCELTI PER VOI dove mangiare

«CI SIAMO DEDICATI ALL’ULIVETO COME FOSSE UNO DEI NOSTRI FIGLI» RACCONTA DOMENICO. IL RISULTATO SONO 20MILA BOTTIGLIE DI ORO VERDE CON DENTRO IL PROFUMO DI MANDORLA E CARCIOFO costellato di chiese antiche e di monasteri incantati» così lo descrive la padrona di casa, ricordando che, secondo il mito, furono gli dei dell’Olimpo a demandare alle fate il compito di vigilare sulle meraviglie della terra. Loro, Emilia e Domenico, qui ci sono tornati negli anni ’90, dopo il lungo trascorso da emigranti a Milano: «Non volevamo dimenticarci delle nostre radici», dicono. Così hanno comprato questo fondo nei pressi del Golfo di Squillace, attraversato da un ruscello, baciato dai raggi del sole del Mediterraneo e pieno di suggestioni fatate. Il fondo delle Fate, appunto. E lo hanno riempito di 5mila piante di ulivo di

una cultivar straordinariamente dolce denominata carolea. Nel giro di pochi anni, l’olio, antico simbolo della Magna Grecia, ha fatto il miracolo, sgorgando copioso dalle drupe succose partorite da quegli alberi che qui hanno il loro habitat da almeno 2mila anni. «Abbiamo iniziato a dedicarci all’uliveto come fosse uno dei nostri figli», racconta entusiasta Domenico, spiegando che da ormai 15 anni, il frutto delle loro fatiche finisce in bottiglie etichettate Olio delle Fate e distribuite, anche se con piccoli volumi, un po’ in tutta Italia. Un prodotto eccellente, che deve le sue qualità organolettiche alla coltivazione sotto un clima asciutto e temperato e ad un disciplinare di produzione che segue rigorosamente i dettami dell’agricoltura biologica. Il target è quello di ultranicchia: sono appena 20mila le bottiglie di questo “oro verde” dal sapore leggiadro e con profumi di mandorla e carciofo che ben si adattano ad essere accostati a insalate e piatti di pesce cotto. Ma a Domenico ed Emilia va bene così. Per loro il Fondo delle Fate è un buen retiro che li aiuta a onorare radici e memoria di famiglia. E un ottimo pretesto per tornare appena possibile qui, alle pendici del Monte Covello, di fronte al Golfo bagnato dal Mar Jonio, in questo pezzo di Calabria fertile e prosperosa che sa regalare altri prodotti di eccellenza come l’acqua Calabria. Sorride Emilia mentre ci saluta. «Siamo riusciti a convincere anche voi a tornare da queste parti?».

dove&come

Az. Agr. Domenico Marasco Località Giudice Anara Fondo delle Fate, Squillace (Cz) Tel. 320.8827693

Le Ricchezze del Mare Piccolo locale dove tutto è a base di baccalà. Prezzo medio: 20 euro Piazza Repubblica, Squillace Tel. 338.595 5415 Le zagare Ristorante pizzeria immerso negli agrumeti. Prezzo medio: 30 euro Località Gironda, Squillace Lido Tel. 0961.915520

dove dormire Agriturismo Appoiato In un’accogliente cornice collinare, un tempo era casa rurale oggi perfettamente ristrutturato, sembra un mini borgo. Doppia da 20 euro a notte Contrada Parrotta Appoiato,Palermiti Tel. 0961 917430 Tenuta Castellesi Immersa in oltre 50 ettari di uliveto e agrumeto, ristrutturata secondo gli antichi stilemi calabri delle case signorili di campagna. Doppia da 30 euro Loc. Madonna Del Ponte Squillace Tel. 339.538849

dove comprare Decò art di Gallo Concetta C.so Pepe 50, Squillace Tel. 0961.912021 Bottega D’Arte Ceramiche Il Tornio Di Russomanno Viale Fuori le Porte, 46 Squillace Tel. 0961.912440

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ALMANACCO di barbanera

winetour

I VINI “segreti” dei borghi Il tessuto di molti piccoli comuni è intrecciato a doppio filo alla viticoltura: cantine sotto le case, vigne in paese, feste pagane... E inevitabilmente nel 2017 questo legame si fa sentire ancora di più. Noi ve lo raccontiamo attraverso le storie di sei piccoli centri italiani, dei loro vitigni e dei loro vignaioli. Indissolubilmente legati di Francesca Ciancio

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ira e rigira nelle Langhe piemontesi si può aver voglia di una pausa dal tanto Nebbiolo versato nei bicchieri. E se si vuole rimanere su un rosso, il nome è quello del Pelaverga, un’uva che cresce solo qui, a Verduno, borgo abitato di 500 persone che ha uno dei belvedere più belli di Langa. «Qui non si passa per caso, ci devi venire, perché non è sulla strada di Barolo o La Morra». E invece noi proprio da qui partiamo per il nostro tour alla scoperta dei “vini dei borghi” italiani. Più precisamente dalla cantina di Fabio Alessandria, ultima di cinque generazioni di vignaioli che porta avanti il lavoro iniziato da Giovan Battista Burlotto, per tutti “Il Commendatore”, che fu tra i primi in Piemonte a vendere i vini in bottiglia. Ma soprattutto fu colui che ha creduto a tal punto in questo vitigno da dargli le esposizioni e i terreni più belli. Ha tenuto duro fino al secondo Dopoguerra. Poi l’oblio. Negli Anni ’70 saranno i genitori di Fabio e altre poche aziende della zona a selezionare i ceppi migliori e a riprenderne la coltivazione, fino a fondare un’associazione: «Era un vino che avevamo solo noi,

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perché non farne un simbolo?». A Verduno i Burlotto hanno la cantina di metà ’800 che accoglie i curiosi con una sfilza di medaglie e premi vinti, essa stessa un monumento del paese, come il Castello di Verduno, altra azienda vitivinicola – e altro Pelaverga buonissimo – della famiglia Bianco-Burlotto (cugini di Fabio).

Riomaggiore, paradiso fragile È la parte più a sud-est delle Cinque Terre, paradiso ligure che accoglie oltre 2 milioni di turisti l’anno. Le case torri seguono il ripido corso del torrente da cui prende il nome il paese, Riomaggiore, appunto. Stretta tra queste case c’è la cantina dell’azienda Possa, 45 metri quadrati appena, in cui si muove Samuele Heydi Bonanini, che negli spazi angusti è abituato a destreggiarsi, impegnato com’è a vendemmiare in terrazze a picco sul mare. Ci vogliono gambe e braccia salde e una monorotaia ben collaudata. La fatica vera diventa Sciacchetrà, un passito Doc fatto con uve Albarola, Bosco e Vermentino. «Un paradiso bello e fragile quello di Possaitara e di tutti i vigneti delle Cinque Terre – spiega Heydi – che i


Foto Gabriele Tolisano

Consigli per gli acquisti Cinque Terre Sciacchetrà Doc Possa (0.375l): 60 euro circa Verduno Pelaverga Doc GB Burlotto: 14 euro circa Brunello di Montalcino Docg Salvioni La Cerbaiola: 120 euro circa Taurasi Docg Vigna Macchia dei Goti Antonio Caggiano: 40 euro circa Moscato Passito Calabria Igp Cantine Viola: 40 euro circa Malvasia di Bosa Riserva Columbu azienda Columbu: 35 euro circa

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ALMANACCO di barbanera

winetour

Storie da miracolo economico Da borgo tra i più poveri di Toscana a scrigno enologico mondiale, Montalcino-paese è di certo meno noto del vino che porta il suo nome, ma è anche la denominazione che ha reso benestanti le famiglie ilcinesi nell’arco di una trentina d’anni. «Un miracolo economico senza dubbio, un po’ meno miracolo sociale». Alessia Salvioni è schietta, esattamente come il padre, Giulio, il produttore del Brunello della Cerbaiola, una delle etichette mito della Docg toscana. «Qui si starà bene fino a quando si venderà vino, ma non c’è nient’altro. A mio avviso è un’occasione sprecata. Questi due milioni di turisti che passano durante l’anno hanno ben poco da fare qui. Si rilassano, quello sì». La cantina della Cerbaiola è proprio in paese e sotto casa dei Salvioni, come se la famiglia sul vino ci vegliasse. Paese, cantina e vino sono una cosa sola per Alessia che nonostante il piglio critico considera Montalcino il posto più bello del mondo: «Per questo mi fa rabbia, perché siamo stati bravi e fortunati a fare di questo posto un luogo ricco, ma non abbiamo investito altrettanto nella comunità. Per fortuna tra noi della seconda e terza generazione di viticoltori, grazie anche a internet, ci si confronta, si cerca di vedere Montalcino e la sua ricchezza come un bene comune, ma c’è ancora molto da fare».

In apertura, un suggestivo scatto dalle Cantine Viola di Saracena. Qui, i vigneti dell’azienda Burlotto nel territorio di Verduno

contadini li ha fatti letteralmente scappare. Alla fine degli Anni ’60 si coltivavano circa 1200 ettari, oggi siamo poco sopra i cento». Perché qui è tutto così, un continuo levare e mettere, le vigne come i muri a secco. «Eppure questi sono i nostri elementi identitari – continua il produttore – Il vino è sempre stato il perno della nostra storia agricola e quello che si produceva si beveva da La Spezia a Genova, senza dare accesso a vini “forestieri”; autostrada e treni hanno portato i vini della pianura e di conseguenza l’abbandono dei terrazzamenti. Un tempo lo Sciacchetrà a Riomaggiore si

beveva solo nelle occasioni che contavano e a ogni bambino nato si lasciava in dote la sua annata che avrebbe poi consumato nei momenti importanti della vita».

Taurasi a porte aperte L’Irpinia è sempre stata la parte più nascosta della Campania. Poi il terremoto del 1980 l’ha messa sotto i riflettori, con tutte le sue macerie. Da questo materiale di risulta è nata la cantina di Antonio Caggiano a Taurasi. «Ancora si parlava di ricostruzione quando mio padre, a inizio Anni ’90, decise di costruire la cantina con

Samuele Heydi Bonanini alle prese con i suoi terrazzamenti a picco sul mare

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Foto Claude Cruells Qui Gianmichele e Vanna della Cantina Columbu. Sotto, Giulio Salvioni

materiale di riciclo proveniente dal terremoto. Era il suo modo per ricominciare». Dopo 25 anni i Caggiano non sono rimasti gli unici, ma il territorio stenta ancora a decollare dal punto di vista enoturistico e la stess Taurasi, che ha nel bellissimo castello Marchionale il suo simbolo, non pare valorizzare al meglio una Docg così prestigiosa: «c’è ancora una certa resistenza nel fare sistema». Eppure solo i Caggiano fanno 20mila visitatori all’anno e Antonio e Giuseppe girano poco perché preferiscono rimanere a casa per tenere le porte aperte: «Mio padre, 80enne, ancora oggi non dedi-

ca mai meno di tre ore alla visita di vigneti e cantina», conclude Giuseppe.

Bosa e il Malvasia della perpetua Nel 2004 il film di Jonathan Nossiter, Mondovino, ebbe grande successo al Festival di Cannes. Tra le storie raccontate quella di Giovanni Battista Columbu, vignaiolo di Bosa, in provincia di Oristano, che produceva un vino antico, la Malvasia secca dal carattere ossidativo. Un intellettuale Giovanni Battista, che aveva fatto il maestro in Barbagia e insegnava ai pastori sardi dell’entroterra. Il disciplinare del 1972 della Malvasia di Bosa è nato così, dalle interviste che Giovanni Battista faceva ai vignaioli che imparavano i rudimenti della scrittura e della lettura. Lui è scomparso nel 2012 e a portare avanti l’azienda sono il figlio Gianmichele e sua moglie Vanna, che ci spiega: «questo vino ha segnato a livello urbanistico la città. La Via del Carmine dove abbiamo il punto vendita è la via delle cantine. Nessuno in vigna aveva il podere dove vinificare e le uve si lavoravano qui in centro, fin dal Medioevo. Il consumo privato di Malvasia secca non si è mai perso tra i bosani, ma solo da qualche tempo è iniziato l’interesse commerciale e il film di Nossiter ha fatto tanto». La pelli-

cola ha acceso i riflettori anche su questo paesino tutto colori, già famoso per il suo carnevale. Ma come si fa a spiegare la Malvasia di Columbu a chi non l’ha mai bevuta? «Colpisce molto che venga lavorata in botti scolme e che crei in superficie la flor (strati di cellule di lieviti che si formano in superficie, ndr). Ma soprattutto che sia il vino della messa! Abbiamo le nostre affezionate perpetue che vengono a comprare le bottiglie per ogni celebrazione sacra».

Saracena e il Moscato carbonaro «Solo qui a Saracena c’è questo Moscato, neanche nei paesi limitrofi». Luigi Viola rivendica con orgoglio l’osmosi tra il suo passito e il comune di origine. Un vino che non ha la Doc, ma è un presidio Slow Food, uno dei rari casi al mondo. Salito alla cronaca come “vino carbonaro”, il Moscato di Saracena segue un procedimento di produzione che non è regolarizzato dalla legge. Parte delle uve vendemmiate infatti vengono bollite per ricavarne mosto cotto che verrà poi aggiunto a uva precedentemente appassita. La bollitura però è fuori legge. Si produce vinificando uve Guarnaccia, Malvasia, Adduroca (termine dialettale che sta per profumata) e Moscatello, vitigno locale mai stato censito. Il risultato è un vino dagli aromi orientali e dal profumo di resina. «Una tradizione tramandata per via orale – continua Luigi – nelle famiglie che producevano piccoli quantitativi di passito da regalare ai notabili del paese. Ancora oggi quello che c’è nelle case è forse più di quello presente in commercio: 20mila bottiglie per sei produttori. Fatevi un giro a Saracena durante la vendemmia: a ogni angolo di strada c’è un pentolone che bolle con le donne che schiumano il moscato». Per saperne di più:

www.burlotto.com www.possa.it www.aziendasalvioni.com www.malvasiacolumbu.com www.cantineviola.it

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di Lorenzo Foti

Foto Francesco Buccarelli

lascoperta

La festa del santo

INVENTATO Che cosa accomuna uno stracotto di cavallo, biciclettate tra gli uliveti, tamburelli artigianali e l’estate salentina dei balli fino all’alba? La celebrazione che ogni 13 agosto vede protagonista Nociglia, piccolo centro del Leccese. Tutto normale, se non fosse che il festeggiato, santu Donno, per la Chiesa… non esiste

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a storia inizia l’1 settembre 1949, quando il militare nocigliese Angelo Ruggeri porta a casa da Roma una statua colorata riportante alla base la dicitura “S. Donno”, posizionandola su una colonna che divideva il feudo di Nociglia da quello di Supersano. Non è chiaro se sia venuto prima il nome della statua o quello della contrada Santo Donno, ma certamente la famiglia Ruggeri non immaginava che cosa il manufatto avrebbe rappresentato per le generazioni future. L’opera raffigurava un uomo tozzo, con barba e capelli lunghi, bastone e cappello. Un contadino, con ogni probabilità. Come raccontano i ragazzi dell’associazione Terrikate, della storia di santu Donnu esistono tante versioni quanti sono gli abitanti del paese. C’è chi sostiene che

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fosse un mendicante errante di origini straniere, chi un monaco raccoglitore di olive, chi un don locale chiamato a vigilare sulle campagne. L’unica convinzione che mette tutti d’accordo è che si tratti di una figura amichevole, che può diventare però dispettosa se non la si omaggia a dovere, togliendosi il cappello o tirandogli il tradizionale scappellotto sul collo: in quel caso potrebbe far cadere dal proprio mezzo di trasporto, qualunque esso sia, l’irriverente passante! Anche la scelta della data apre a diverse ipotesi. Quella più accreditata vuole che si sia scelto un giorno di agosto che permettesse ai pugliesi emigrati al Nord di poter partecipare perché già in vacanza, mentre i più maliziosi vedono nella vicinanza con Ferragosto la volontà di mangiare, bere

e oziare ininterrottamente per tre giorni. La festa come la conosciamo oggi prende corpo nel 2001, con il santo caricato su un’ape e trasportato da Nociglia alla contrada Santo Donno con alle spalle la processione di cittadini bicicletta o a piedi. Oltre alle inarrestabili batterie di tamburelli che sorgono spontaneamente durante la festa, compaiono anche gruppi di musica live e persino la banda di paese (in formazione ridotta... perché non è un vero santo). Protagonista della festa anche il pezzetto di cavallo, uno stracotto nato dalla contaminazione tra le tradizioni rom (la carne di cavallo) e quelle salentine (cottura lenta in salsa di pomodoro) che si consuma rigorosamente nel panino. Certo non esiste ancora una versione ufficiale della storia di Donno, mai riconosciuto dalla Chiesa; alla piccola statua e ai nocigliesi però va il merito di aver creato un momento di incontro atteso tutto l’anno da migliaia di persone, gestito oltretutto dai ragazzi di Terrikate in maniera del tutto ecosostenibile. «L’unico santo mai bestemmiato dai blasfemi», chiosano con fierezza in paese. Non male, per un santo inventato.



ililbuono buonoaatavola tavola

di ixxxxxxxxxxxxxx

di Susanna Messaggio

La TROTA, regina della tavola Un’alimentazione che preveda nella dieta settimanalmente il consumo di pesce, è un’ottima alleata della salute. Spesso tuttavia si tende a privilegiare quello di mare. Ma anche tra i pesci di torrente si può trovare un’offerta idonea a una dieta equilibrata e a ridotto apporto calorico. Meglio ancora se a marchio ParcoTicino – Produzione Controllata

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elle limpide acque del Parco del Ticino che sgorgano purissime dai ghiacciai millenari delle Alpi Occidentali, crescono le trote de La Fattoria del Pesce, unica troticoltura in Italia iscritta al prestigioso marchio ParcoTicino – Produzione Controllata. L’azienda è nata nel 2011 per ridare lustro ad alcuni allevamenti storici (alcuni dei quali ubicati anche nelle province di Novara e Sondrio) nati negli Anni ’60 e ’70, vere e proprie eccellenze della troticoltura nazionale perfettamente armonizzati con il paesaggio naturale nel quale sono immersi. Un contesto capace di esaltare le caratteristiche già ele-

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vatissime della carne di trota, a partire dal bassissimo contenuto di colesterolo, contrapposto a un elevato contenuto di acidi grassi omega 3: 100 gr di trota contengono una quantità di omega 3 pari a circa il 70% delle necessità minime settimanali di una persona adulta (valore definito da uno studio svolto dall’Università dell’Insubria). La trota è inoltre fonte di svariati oligoelementi quali zinco, fluoro e iodio; digeribile in soli 90 minuti è l’ideale anche per sportivi e anziani, donne incinta e bambini già dall’ottavo mese. Insomma, un prodotto prezioso che nel contesto del Parco del Ticino trova il suo habitat ideale. «Essere stati i primi a ottenere la certificazione di prodotto ittico a marchio Parco Ticino è per noi motivo d’orgoglio, giunto a fronte di un grande impegno nel soddisfare a pieno le richieste di “naturalità” dell’Ente Parco – spiega Maurizio Grispan, socio de La Fattoria del Pesce – A dimostrazione di quanto la sostenibilità ambientale sia al centro dei nostri pensieri, così come l’eccellenza

del prodotto finale, siamo certificati anche Friend Of The Sea ed ASC (AquacultureStewardshipCouncil); la nostra trota inoltre è stata scelta e qualificata come prodotto nutraceutico dalla SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) per la qualità delle sue carni, particolarmente buone e magre». Da questa filosofia parte la prossima sfida al mercato: prodotti di IV e Vgamma, freschi, cotti o affumicati di grande livello per dare ancora più valore e nobiltà a un prodotto ittico importante per la tradizione italiana. «Il bello del nostro mestiere viene dalle sfide continue che ogni mattina ci attendono. Le attenzioni che prestiamo per il mantenimento del benessere dei nostri pesci sono sempre elevatissime. Viviamo in simbiosi con loro e siamo sempre pronti a mettere in discussione le nostre scelte gestionali se queste non dovessero risultare le migliori nel momento che stiamo prendendo in considerazione – conclude Grispan – Amiamo il nostro lavoro e questo ci porta a farci sopportare meglio le innumerevoli difficoltà che possiamo incontrare quotidianamente».

Per saperne di più:

www.fattoriadelpesce.com ente.parcoticino.it


di Filippo Teramo

LE SAIE,

tradizione bagnarota Siamo sul lungomare di Bagnara Calabra e il suo nome richiama quello delle tipiche gonne delle donne del posto usate in passato per contrabbandare il sale. In cucina Rocco Iannì coniuga ricette storiche e innovazione, ma sempre nel nome della tipicità. Indimenticabile la sua parmigiana di pescespada

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ppena entrati, a farsi notare è subito il soffitto a forma di carena di barca, disegnato dallo stesso chef Rocco Iannì. Poi ti giri attorno e noti, alle pareti, scene di pesca e poesie in tema. Dettagli che fanno immergere gli ospiti in un’atmosfera unica, tutta intrisa delle essenze e dei sapori della tipica cucina tradizionale, tramandata dalle audaci donne di

il ristorante

Bagnara, moglie e madri di pescatori, che indossando le tipiche gonne bagnarote, le saie, percorrevano i paesi della provincia reggina per vendere il pesce catturato nel mare antistante la Costa Viola. È proprio da quel capo d’abbigliamento caratteristico, in tempo di guerra usato per contrabbandare il sale, che il ristorante Le Saie prende il nome. Qui Rocco Iannì, nel rinnovare le ricette della tradizione custodite con gelosa sapienza, prepara i suoi piatti proponendo un percorso di degustazione «ricco di cultura locale» con gli odori, i sapori e i prodotti del territorio. Il ristorante, gestito con il figlio Diego, vive proprio della dedizione di Rocco che presenta ai clienti pietanze dal gusto raffinato. Un viso simpatico e rassicurante quello dello chef, tanto da bucare lo schermo anche in alcune produzioni televisive dedicate alla cucina. Si ricordano quelle confezionate da Alice e dalla Rai, ma anche le apparizioni più recenti durante le riprese per il programma televisivo sulla cucina italiana della celebre cuoca italo americana Lidia Bastianich che, nel suo tour in Calabria, ha voluto vedere all’opera lo chef di Bagnara mentre prepara la parmigiana di pescespada. Nel piatto si fanno ricordare sapienti abbinamenti di sapori locali, ottimi antipasti e il pesce fresco locale e di qualità. La proposta va dai primi succulenti all’immancabile pescespada alle fritture di paranza, accompagnati da una ricca scelta di vini, prevalentemente calabresi e selezionati dal figlio Diego. Le Saie accoglie i clienti in un clima dal gusto raffinato e nel ricordo della tradizione bagnarota e calabrese.

dove&come

Le Saie Lungomare Filippo Turati, 43b Bagnara Calabria (Rc) Menù medio da 35 euro Tel. 340.3042728 www.lesaie.it

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laorto salute piatto dei nel semplici

di M. Pia Fanciulli

testi di Serena Zoli

Tutta questione di FIBRA O rmai lo sappiamo bene, seguire un’alimentazione sana ed equilibrata, che favorisca gli alimenti vegetali come la nostra cara “vecchia” Dieta Mediterranea ci insegna, aiuta a contenere il rischio di malattia. Uno degli elementi protettivi caratteristici di una dieta preventiva è la fibra alimentare, ovvero i residui dei vegetali commestibili che sono resistenti ai nostri enzimi digestivi. Ci sono diversi tipi di fibra: la solubile è costituita da molecole che hanno un’elevata capacità di legare l’acqua (inulina, mucillaggini) e nell’intestino formano una sorta di gel. A livello del colon la fibra solubile viene fermentata a opera della microflora batterica inte-

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a cura della Redazione scientifica Fondazione Veronesi

Per affrontare questa caldissima estate in salute e carichi di energia è importante curare l’alimentazione e badare bene che frutta, sia fresca che secca, verdura, cereali integrali, legumi, semi ma anche i funghi, non manchino mai. E non solo per il loro carico di vitamine e sali minerali…

stinale e qui si formano particolari acidi grassi che hanno azione antiinfiammatoria. Le fibre solubili si trovano in legumi, frutta e verdura. Poi c’è la fibra insolubile, che si trova soprattutto nei cereali integrali, e che dopo aver raggiunto intatta il colon, mediante diversi meccanismi stimola la velocità di transito intestinale. Inoltre influisce sul senso di sazietà (ci fa sentire pieni senza introdurre troppe calorie), nutre i nostri batteri buoni e la ricerca scientifica ha dimostrato che svolge un ruolo preventivo nei confronti del tumore al colon. La fibra solubile inoltre agisce in modo che l’acqua trattenuta diluisca eventuali sostanze tossiche ed è anche capace di ridurre i picchi glicemici (la concentrazione degli zuccheri nel sangue) dopo i pasti, limitando così la produzione dell’insulina, ormone che se “iperstimolato” contribuisce all’accumulo di grasso e ai processi infiammatori. Dove troviamo la fibra? In tutta la frutta e la verdura, nei cereali integrali e nei legumi, ma anche nella frutta secca, nei semi e nei funghi. Ma c’è qualcuno a cui non fa bene? Chi soffre di malattie infiammatorie intestinali, i bambini nella prima infanzia e le persone anziane con poco appetito devono stare un po’ più attente a non esagerare con la fibra, soprattutto quella insolubile, perché potrebbe irritare o interferire con un’adeguata assunzione dei nutrienti.


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Un’estate a tutto

MELONE

Ci sono estivi e invernali, retati, gialletti e persiani. Insomma, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Anche perché, facile da coltivare, lo si vedrà crescere con grande soddisfazione

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alla polpa verde nella stagione fredda, color arancio in quella dell’estate, il melone, dai succulenti spicchi di luna, ha una veneranda età anche in Europa, dove è giunto, come ci ricorda Plinio, all’inizio dell’era cristiana. Coltivato da tempo immemorabile in Africa e India, da dove sembra provenga, il Cucumis melo ebbe subito ampia diffusione. Simbolo di fertilità per la ricchezza dei suoi semi, fu anche associato alla stupidità: mellone era la parola utilizzata a indicare una persona sciocca. Questo però non ha impedito che venisse molto amato non solo per il suo dolce sapore, ma anche per le tante note virtù. Dissetante, soprattutto quelli a polpa chiara o bianca, è un’eccellente fonte di potassio con una buona riserva di vitamina C e di acido folico. Re delle tavole estive, dove il suo bel colore arancio lo colloca tra i cibi capaci di favorire la tintarella, il melone appartiene alla stessa famiglia dei cetrioli, delle zucche e dei cocomeri, cresce nella stessa maniera, ma necessita di più calore e soleggiamento. E come le zucche, anche i meloni si raggruppano in varietà estive e invernali. Ad esempio il cantalupo e il melone retato sono estivi, mentre i meloni invernali han-

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no in genere forma allungata e si conservano più a lungo con la loro buccia sottile e la polpa bianca o di un bel verde chiaro. Ma c’è dell’altro. Gustando uno dei piatti più straordinari dell’estate, ovvero il classicissimo melone e prosciutto, ci siamo mai chiesti il perché di questa fortunata e longeva coppia? Per scoprirlo dobbiamo fare un salto indietro nel tempo e arrivare alla cultura e alle abitudini alimentari di qualche secolo fa, tra Medioevo e Rinascimento. Secondo i medici del tempo, la prima regola alimentare era quella di bilanciare le qualità dei cibi, individuate, secondo la tradizione antica, in quattro princìpi fondamentali: caldo e freddo, umido e secco. Dunque si doveva seguire la “legge dei contrari”, accostando a ogni prodotto uno di qualità opposta. Il melone piaceva molto per la sua freschezza, ma si riteneva di per sé pericoloso perché eccessivamente freddo e umido. Come risolvere il problema? Consumandolo assieme a un prodotto caldo e secco: il prosciutto. Oppure con il sale e il peperoncino, all’orientale. O bevendoci sopra un buon bicchiere di vino, come è tradizione in Francia e come ancora oggi ci ricordano antichi proverbi: «Ogni fetta di melone vuole il suo bicchier di vino».

Coltiviamolo così Il melone si coltiva con facilità sia in vaso che nell’orto. L’importante è che, dato il portamento strisciante, si abbiano vasi capienti. La semina Si fa in Luna crescente da marzo a maggio in vasi piuttosto grandi, da tenere al riparo dalle intemperie, meglio se in luogo caldo. I semi vanno interrati a circa 1 cm di profondità con l’apice rivolto verso il basso. Si cimano, cioè si eliminano le foglie apicali, quando la pianta ne ha almeno 4. Fondamentale è la posizione soleggiata. Buono a sapersi È importante annaffiare con regolarità e trattare con un fertilizzante biologico liquido quando comincia la fioritura, perché, come dice anche il proverbio, “vino nel sasso, melone nel terreno grasso”. Raccolta e conservazione Il melone è maturo quando lo stelo inizia a screpolarsi o spezzarsi e quando comincia a emanare un gradevole profumo. Non è prevista conservazione, si consuma fresco nelle varie stagioni.


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MILANO MILANO

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Il Ben fatto d'Italia

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TUTTI GLI UOMINI DEL "DOMM" Ovvero gli artigiani della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano

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LIBRI LETTI PER VOI

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SHOPPING

VETRIANO E IL SUO "TEATRINO" Nel guinness dei primati perché il più piccolo mondo, è uno scrigno di storia

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ALMANACCO di barbanera

lemaniraccontano

Tutti gli uomini del “DOMM” Quello “de Milan”, ovviamente. Alla cui tutela dedicano la loro vita le tantissime maestranze che lavorano per la Veneranda Fabbrica del Duomo. Oggi come nel XIV secolo, quando l’istituzione venne fondata. A raccontarne la storia, anche un Museo e un ricco calendario di appuntamenti di Marco Gemelli

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a sei secoli si prende cura del Duomo di Milano. Senza la Veneranda Fabbrica, le guglie e le statue sovrastate dalla Madunina, che attirano visitatori da tutto il mondo, oggi non ci sarebbero nemmeno, forse. O magari sarebbero ingrigite dallo smog, corrose dal tempo, logorate dalla pioggia. E invece, dal 1387, quando venne fondata per volere di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, “la Fabbrica” continua a dedicarsi senza soluzione di continuità

alla cura, la salvaguardia e la promozione di uno dei patrimoni artistici e architettonici più importanti del Bel Paese: la celeberrima Cattedrale, simbolo riconosciuto di Milano in tutto il pianeta.

Muscoli di marmo La Veneranda Fabbrica reperisce le risorse necessarie alla manutenzione del Duomo, provvede al restauro degli interni e degli esterni, i suoi operai ogni giorno lavorano a mani nude sul marmo che arriva dal-

le cave di Candoglia – un piccolo centro vicino al lago di Mergozzo – da dove, da mezzo millennio ormai, giunge la materia prima che dà corpo e forma alle 3.400 statue, le 135 guglie e i 96 doccioni che impreziosiscono la cattedrale dell’arcidiocesi di Milano (proprietaria, per concessione pontificia, della cava di marmo in Piemonte). Tra la stessa cava, il Cantiere Marmisti e il Cantiere della Cattedrale, oggi sono circa cento le maestranze che si occupano di manutenere el domm de Milan, anche sostituendo, quando è necessario, i suoi pezzi deteriorati. Un impegno quotidiano la cui gravosità è testimoniata dai numeri: 11.700 mq di superficie e 55 vetrate, oltre a statue e guglie. È in questo complesso scenario che lavorano, spesso su altissimi ponteggi, muratori e marmisti, carpentieri e fabbri, elettricisti e falegnami, restauratori e addetti ai macchinari. Mestieri antichi ma sempre in evoluzione, che oggi si possono avvalere infatti di tecnologia e ricerca scientifica.

Bellezza in fieri Qui sopra il simbolo della Veneranda Fabbrica. In alto, una statua del Duomo deteriorata e oggi conservata nel Museo. A destra: interni del polo museale e maestranze al lavoro

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Quello del Duomo di Milano è uno dei pochi casi al mondo in cui il materiale


SUI COMBALLI CHE TRASPORTAVANO I MARMI PER IL DUOMO DA CANDOGLIA FINO AI NAVIGLI, ERA INCISA LA SCRITTA “A.U.FA.” (AD USUM FABRICAE) PER INDICARE CHE QUELLE SPECIALI IMBARCAZIONI ERANO ESENTI DA DAZIO. DA LÌ È NATO IL DETTO “ANDARE A UFA” (ANDARE GRATUITAMENTE O SBAFO) impiegato per la costruzione ne ha condizionato – e continua a condizionarne – la realizzazione, l’architettura, la statica e, soprattutto, la parte ornamentale. Se un tempo il marmo da Candoglia veniva portato a Milano via fiume, da inizio ’900 il trasporto dei blocchi di dalla cava madre (aperta dal 1770) venne progressivamente spostato su strada. Giunti in città, i blocchi vengono trasportati fino al Cantiere Marmisti della Veneranda Fabbrica del Duomo – oggi vicino piazza

Cacciatori delle Alpi – dove scalpellini e scultori specializzati ne traggono statue, ornamenti, capitelli e quei particolarissimi elementi architettonici che hanno reso la cattedrale nota in ogni angolo del globo. Nel Cantiere del Duomo, ospitato presso la Cattedrale, vengono restaurate e conservate strutture lapidee, installati ed aggiornati gli impianti tecnologici, posate le strutture provenienti dal Cantiere marmisti, messe in opera vetrate, dipinti, manufatti lignei e metallici. La

Un museo senza Limiti nè Confini Dodici artisti di fama, più i dieci vincitori del premio Cramum: dal 21 settembre il Grande Museo del Duomo ospita la mostra Limiti-Confini che presenta le opere di 22 artisti provenienti da tutto il mondo, tra cui molti di livello internazionale. L’ingresso alla mostra è incluso nel biglietto di 3 euro che permette di accedere al Grande Museo del Duomo, alla Chiesa di San Gottardo in Corte e al Duomo stesso.

valorizzazione del Duomo messa in atto dalla Fabbrica non si limita agli aspetti materiali ma include la promozione di iniziative per far conoscere l’attività dei diversi asset culturali: il prezioso Archivio Biblioteca, il Grande Museo del Duomo e la Cappella Musicale. Con l’ideazione del ciclo di eventi in Cattedrale e sulle Terrazze, la Fabbrica ha riportato il Duomo al centro della vita culturale e sociale milanese. Se avete voglia di conoscerne meglio la storia, val la pena fare visita al Museo del Duomo, accanto a Palazzo Reale, dove si trovano, tra gli altri, cimeli del tesoro del cattedrale, il “modellone” della chiesa, lo scheletro in acciaio della Madonnina sostituito negli anni ’60 da uno in materiale più resistente, i bozzetti del portale del Duomo. Dal 2015, peraltro, il biglietto per l’entrata al Duomo comprende anche l’accesso a questo straordinario polo culturale.

Per saperne di più:

www.duomomilano.it

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terre&tradizioni

“A

ttenzione alla testa. Le altezze sono rimaste quelle del 1890”. Incuriosisce la targa all’ingresso della parte storica del teatrino. Poi la tenda rossa si apre e lo spettacolo lascia senza fiato. In scena niente attori e nessuna musica di sottofondo, ma un condensato di storia e vissuto d’arte, tra affreschi, pitture su legno, l’antico sipario e gli arredi originari della fine dell’800. A Vetriano, vicino Lucca, sull’Appennino toscano, prenotando prima si può visitare il teatro pubblico più piccolo del mondo, registrato nel Guinnes dei Primati, con i suoi 71 mq tra palco e platea e gli 80 posti, comprensivi dei due ordini di balconate. Non solo museo, il teatro ha un’interessante programmazione (che si svolge la domenica pomeriggio) ed è location per eventi e matrimoni. Per l’autunno verranno proposte tre commedie, in scena a settembre, ottobre e novembre.

Un palco da… due lire

A VETRIANO il teatro più piccolo al mondo Riconosciuto dal Guinness dei Primati, il palcoscenico minimo per antonomasia si trova in questo borgo toscano incastonato nel Lucchese. Restaurato a fine Anni ʼ90 con una raffinata opera di recupero conservativo, oggi è tornato a essere sede di spettacoli e cultura, ma anche location per matrimoni suggestivi di Beatrice Ghelardi

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L’eco di Vetriano è mondiale: la sedia in prima fila è intitolata a Robert F. Kennedy, il direttore artistico del Metropolitan di New York Jonathan Friend lo ha definito come «uno dei teatri più belli che abbia mia visto». La struttura all’italiana, in miniatura, nacque nel 1890 dalla trasformazione di un fienile donato dall’ingegnere Virgilio Biagini, che promosse la costituzione di una società paesana. I suoi 22 componenti si tassarono di 2 lire una tantum e 5 centesimi al mese, assumendo un impegno personale alla manovalanza. Dopo un anno iniziò l’attività, con lavori talvolta scritti e recitati da paesani. Attorno al 1960, il degrado delle strutture divenne evidente; nel 1997 gli eredi dell’ingegnere si rivolsero al Fondo Ambiente Italia, che acquisì la struttura. Il restauro, durato 4 anni, fu affidato all’architetto Guglielmo Mozzoni che riuscì a preservarne la funzione di luogo di musica e spettacolo, con un recupero conservativo


I cimeli di Puccini Sull’Appennino toscano Vetriano è poco distante dalla città di Lucca. Nello stesso comune di Pescaglia, si può visitare il Museo Puccini di Celle di Pescaglia, una vera casa-museo di proprietà dell’Associazione Lucchesi nel mondo. La sede si trova nella dimora natale di Jacopo Puccini, capostipite della dinastia di musicisti da cui proviene il maestro Giacomo. Il museo custodisce lettere e manoscritti musicali autografi, foto e oggetti a lui appartenuti. Una meta da non perdere anche per gli appassionati di cucina a base di funghi.

dell’originale e l’aggiunta di una parte nuova, che oggi accoglie i camerini, la sala d’attesa e la sartoria. «Nel 1997 ho proposto il recupero e ho seguito da vicino i lavori», racconta Loredana Cipriani Ciabatti, property manager soprintendente del teatrino per il FAI e responsabile toscana del gruppo Amici del FAI. «È stato impegnativo salvarlo ed è impegnativo farlo vivere, vista la sua dislocazione, ma siamo soddisfatti, oggi è un luogo di attività e di aggregazione per il paese e riesce a mantenersi quasi da solo».

Portatevi la sedia Il sipario si rialzò nel 2002. Sul minuscolo palco sono passati grandi nomi come Alessandro Benvenuti, Gabriele Lavia, Pamela Villoresi, il Teatro delle Ombre di Vienna. Per l’allestimento delle opere pucciniane in forma ridotta (Madama

I PRIMI SPOSI IN CERCA DI UN AMBIENTE DI FASCINO NEL CUORE DELLA TOSCANA, SONO ARRIVATI DALL’ESTERO. L’IDEA DEL MATRIMONIO NEL TEATRINO, ALLORA, È PIACIUTA ANCHE AI GIOVANI DEL PAESE Butterfly, La Tosca e La Bohème), l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano ha realizzato scenografie su misura. Un tempo ognuno andava con la propria sedia, la “toscana” impagliata. Oggi in platea ce ne sono 60, che riportano in targa il nome di un donatore. L’idea è di Loredana Cipriani Ciabatti, che pensò di esporre le sedie a Lucca, nelle vetrine della via centrale del Fillungo, per raccogliere fondi. Un modo per sentirsi partecipi della rinascita della struttura, che sa offrire intimità al pubblico e agli artisti. «C’è rispetto per gli

spettatori e per gli attori – sottolinea la Cipriani – al termine di ogni spettacolo ci piace fare un brindisi insieme, è un segno di accoglienza e un’usanza che vogliamo mantenere». Oltre che dal paese gli spettatori arrivano dalla Toscana, dalla Liguria e anche da Milano, vista la collaborazione con il Teatro alla Scala. Tra i recenti ospiti illustri la nipote di Mascagni, per la rappresentazione della Cavalleria Rusticana. Il teatrino è anche location per meeting aziendali ed eventi ed è un luogo magico per pronunciare il sì. Il tavolo per le firme è rivestito da una tovaglia di broccato, con cordoni dorati. Il vicolo che porta alla strada principale è tracciato da lanterne e coperto per l’occasione da un tappato rosso di 65 metri. Per saperne di più:

www.lucchesinelmondo.it/museocelle.html

dove&come

Teatrino di Vetriano Loc. Grebbia 1, Vetriano di Pescaglia (Lu) Tel. 0583.358118/0583.358131 Property Manager: 368.3453189 www.teatrinodivetriano.it

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Qui, la torre di Oriolo in occasione di una manifestazione in costume. Sotto, l’autore del volume: Francesco Falcone

Alla scoperta del VINO dimenticato Il titolo “Il Centesimino di Oriolo” va dritto al punto: il volume ci racconta di un vitigno autenticamente romagnolo, che cresce in un territorio minimo e dal quale si ottengono meno di 50mila bottiglie l’anno. Una produzione di nicchia che racchiude però tutto il buono e le tradizioni di questa parte d’Appennino

È

una storia di vino e di territorio quella raccontata da Francesco Falcone, wine writer e degustatore di professione, autore del libro Il Centesimino di Oriolo, edito da Quinto Quarto. Un manuale piccolo ma prezioso che ci guida alla scoperta dell’entroterra romagnolo e dei suoi vignaioli, ma pure ci racconta un luogo, l’antico borgo di Oriolo dei Fichi e la sua torre medievale, testimonianza storica del perduto castello e culla di un vino dimenticato per decen-

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ni: il Centesimino. Situato sulle colline faentine, «Oriolo è un monticciolo che riunisce tutti gli altri monticcioli circostanti. Un arcipelago di colline che fa capo all’omonima torre – ci dice l’autore – Si tratta di una Romagna autentica, conservativa, che merita di essere esplorata per quel suo dolce paesaggio collinare che nelle giornate di sole regala una splendida vista sul mare Adriatico, per i suoi vigneti e le cantine gestite da virtuosi produtto-

ri». È questa la piccola patria del Centesimino, «appena venti ettari di vigna con peculiarità così interessanti da meritare una biografia», continua Falcone. «L’Emilia Romagna è una regione tra le più grandi e prolifiche d’Italia. In particolare, in Romagna, si producono quantità importanti di Sangiovese, Trebbiano e Alba-


di Eleonora Fatigati

Dunque, un vino raro? Assolutamente. Oriolo è la sua culla e la sua casa, non ci sono spiragli che il Centesimino possa espandersi oltre. Si tratta di una faccenda domestica, eccezionale, in un certo senso una questione di cuore per tutte quelle aziende medio-piccole che hanno deciso di occuparsene. Oggi sono sette le cantine coinvolte: Ancarani, Cantina San Biagio Vecchio, La Sabbiona, Leone Conti, Paolo Zoli, Poderi Morini e Spinetta. Tutti bravi vignaioli che, come la tradizione della Romagna insegna, gestiscono aziende a conduzione familiare con il sostegno dell’Associazione Torre di Oriolo.

Come lo vedi il futuro dell’Appennino e del suo vino? Le cose più belle sono spesso quelle nascoste. L’entroterra romagnolo merita di essere scoperto e visitato, ma la sua viticoltura sta subendo un cambiamento a causa del clima sempre più caldo e c’è uno spostamento verso zone più fresche. Però l’energia straordinaria delle donne e degli uomini che lavorano assecondando il territorio, e che fanno rete tra di loro, è una risorsa indispensabile per il futuro della viticoltura e più in generale per tutto il settore agricolo e alimentare. A proposito di cibo, a cosa lo abbiniamo? Il Centesimino è un vino che gioca le sue carte sul velluto, sul garbo. Si tratta di

un’uva versatile, che vanta numerose soluzioni a tavola, dalla scelta dei vini secchi agli ottimi passiti. E se fossimo in zona, dove ci porteresti a mangiare? Il Ristorante Trattoria Manueli, nella zona di Santa Lucia è uno dei luoghi culinari di riferimento per cacciagione, paste fatte in casa e prodotti dell’orto. Fra le pieghe della Romagna meno affermata lampeggia la personalità e l’originalità del raro vitigno Centesimino, a lungo chiamato Savignôn Rosso. Dimenticato per decenni, al punto da rischiare la completa estinzione, oggi il Centesimino è una varietà coltivata quasi esclusivamente nel distretto di Oriolo da un manipolo di intraprendenti vignaioli capaci di esaltare le qualità delle sue uve.

CENTESIMINO DI ORIOLO

na mentre la produzione di Centesimino non supera le 50mila bottiglie all’anno».

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DI ORIOLO un raro vitigno romagnolo, il suo territorio e i suoi vignaioli

Francesco Falcone

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Quinto Quarto 53 pg 10 euro

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Montereggio e Parana, le Book Towns d’Italia In Toscana, nella Lunigiana, a pochi chilometri dalla Liguria, c’è Montereggio, il Paese dei Librai. Si tratta, insieme al vicino borgo di Parana, dell’unica città italiana a essere annoverata dall’International Organisation of Book Towns. L’Organizzazione che unisce le Città dei Libri è nata nel 1961 nel Regno Unito quando un giovane studente, Richard Booth, volle riempire gli edifici vuoti del suo paese in Galles con libri di seconda mano da vendere; l’idea fu un successo e in poco tempo molti rivenditori portarono i loro volumi nelle case inabitate di Hay on Wye, che divenne la prima Book Town al mondo; fu poi la volta di altri villaggi in Belgio, Francia, Paesi Bassi, Svizzera, Norvegia, Finlandia... E del borgo di Montereggio, frazione di Mulazzo, che deve la sua fama di Paese dei Librai a una tradizione del ’500 secondo la quale gli uomini del luogo, con l’arrivo della bella

stagione, partivano con ceste piene di libri sulle spalle per spostarsi in pianura e vendere i libri al Nord. Si narra che molti di loro fossero analfabeti e che vendessero spesso libri proibiti: una costante nella terra di mezzo tra Toscana e Liguria, i cui abitanti pare venissero spesso in contatto con le associazioni carbonare che li rifornivano di libretti sull’Unità d’Italia con la speranza che li diffondessero. Il primo librario fu Sebastiano da Pontremoli che poi a Milano apprese l’arte della stampa; lo seguirono altri che con il tempo aprirono librerie o divennero editori. Montereggio ogni anno, nel mese di agosto, celebra questa sua tradizione con la sua Festa del Libro. Book Town riconosciuta anche Parana, a pochi km dal confine con la Liguria; anche da qui sono partiti tanti librai, tra cui Emanuele Maucci, diventato editore di una delle più importanti case editrici dell’America Latina, Casa

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di Greta La Rocca

Editorial Maucci. Proprio sulla scia di queste tradizioni, a Pontremoli è nato il Premio letterario Bancarella, mentre nella vicina Fivizzano troviamo il Museo della Stampa.

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ALMANACCO di barbanera

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di Monia Manzoni

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Radiosa e scintillante

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Contrasti sulle spalle

Non lascia spazio ai dubbi il design essenziale dei gioielli Bridal di Giorgio Visconti, proprio come il “sì” alla proposta più bella. L’anello della linea Promessa è una lode alla purezza e alla perfezione del cerchio, con il diamante principale accolto dalla corona circolare di brillanti più piccoli; la corona ha un meccanismo a rotazione (prezzo su richiesta).

Eastpak e Raf Simons incrociano le loro strade per la quinta volta e il loro incontro si traduce in quello tra riferimenti punk, simbolo di resistenza ed empowerment giovanile ai quali Simons vuole dar voce, con elementi più raffinati e artigianali. Così, materiali di fascia alta come la pelle primo fiore, vengono affiancati a canvas e nylon slavato. In termini di funzionalità, gli zaini RS Volume Topload S (180 euro) e RS Volume Topload L (200 euro) combinano l’ampio spazio dello scomparto con la versatilità della chiusura superiore. Capsule collection disponibile su eastpak.com e rivenditori selezionati.

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agosto-settembre 2017


“In un solo giorno ho ritrovato il sorriso vincente di una volta” Marco Bernasconi Manager Aziendale

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