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giugno 2013

VDG MAGAZINE Campania: la regione | Napoli tra sole e sapori | Costiera amalfitana | Il Salernitano | Agronocerino: il pomodoro | I presepi di Napoli | Il Sannio

campania:

bellezza da vivere un viaggio tra i luoghi e i sapori della regione

Giugnomaggio 2013 2012

• campania: la regione

• il salernitano

• napoli tra sole, sapori e presepi

• terme di campania

• La costiera: positano e le altre

• Il sannio

• amalfi: lo sfusato

• procida

• agronocerino: il pomodoro

• il cilento

A cura di

magazine

i Viaggi del Gusto


food news

a cura di www.concorrenzaleale.it

I valori dei vitigni vesuviani Con l’avvicinarsi dell’estate, Casa Setaro, oltre al consueto appuntamento con Cantine Aperte (26 maggio), quando sarà possibile visitare la cantina di Boscotrecase, sarà presente con i suoi vini a Vitigno Italia, importante manifestazione a Castel dell’Ovo dal 2 al 4 giugno. Sempre a Napoli, ilCaprettOne Brut, primo spumante metodo classico ottenuto da uve Caprettone, sarà tra i protagonisti della kermesse Wine & The City. Massimo Setaro parteciperà poi a Radici del Sud, il salone dei vini autoctoni che si terrà a Carovigno (Br) dal 5 al 10 giugno e infine a Terroir Vino che si terrà a Genova il 17 giugno.

Grok, lo snack per tutti Perfetto per chi segue una sana alimentazione, adatto alla nutrizione dei bambini e ottimo break per gli sportivi. I deliziosi dischetti cotti al forno mantengono tutte le proprietà nutrizionali e di gusto del Grana Padano, per un prodotto ricco, a lunga conservazione ma senza l’aggiunta di conservanti e additivi. Semplice e genuino, questo grokkante finger food si può trovare nelle versioni Classico, Deciso e con Cereali. I gusti Deciso e Classico sono senza carboidrati e privi di glutine e inseriti all’interno del prontuario AIC che guida l’alimentazione corretta per i celiaci.

La cucina canadese “parla italiano”

food news

L’olio extravergine di oliva biologico Oilalà, sotto la brillante guida del titolare Spiros Borracino, ha conquistato i mercati europei e americani e ora sta espugnano anche Montreal, Quebec City e Toronto. Grazie a una serie di degustazioni infatti, i canadesi hanno potuto degustare questo prodotto artigianale pugliese, apprezzandolo molto e aprendo le porte alla sua commercializzazione, in particolare per quanto riguarda l’ExtraLiquid Luxury.

Jambon de Bosses alla conquista dell’Oriente Per la prima volta nella storia di questo gioiello di prosciutto crudo – conosciuto sin dal Medioevo e la cui lavorazione ancora oggi impone il massaggio manuale precedente alla salatura con le erbe del territorio e la stagionatura protratta oltre 12 mesi – 60 cosce con una stagionatura di 18 mesi sono state spedite e destinate alla ristorazione di fascia alta dell’area di Pechino, volute espressamente per i festeggiamenti del Capodanno cinese. Il successo dello Jambon de Bosses Dop sottolinea ancora una volta l’amore per il made in Italy nel mondo.

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Motoamatori a raduno presso l’azienda Nava Il prossimo 2 giugno alle ore 11, l’azienda agricola Nava – nel cuore della Brianza, nata nel 1982 per offrire alla macelleria di famiglia, attiva dal 1959, prodotti di qualità, e per gestire completamente la filiera che porta dall’agricoltura all’allevamento, fino alla vendita diretta – ospita, in occasione della Festa della Repubblica Italiana, una tappa del moto raduno d’epoca del Motoclub di Carate Brianza, con oltre 250 motocicli di tutti gli stili. Nell’occasione è possibile gustare un buon aperitivo e visitare l’azienda.


magazine

editoriale

di Ferrucccio Dardanello

Agroalimentare italiano: un potenziale “ingabbiato” Sui mercati mondiali dettano legge i furbi e i potenti. E l’Italia sta a guardare L’export del settore alimentare italiano ha chiuso il 2012 a 24,8 miliardi di euro, l’8% in più rispetto all’anno precedente. Certamente un gran bel risultato. Ma proprio “quando tutto va bene, vuol dire che stiamo andando piano”, diceva un grande pilota automobilistico come Mario Andretti. Infatti, malgrado la nostra enogastronomia cresca sempre di più sui mercati mondiali, i prodotti contraffatti del food&wine italiano valgono ancora circa 702 miliardi di euro sul mercato. Un ricavo che ci viene “derubato” mentre di diritto, spetterebbe alla nostra economia. Ma il fatto è che viviamo in un sistema mondiale di scambi commerciali dove vige una situazione di confusione e di estrema complessità che, per certi versi, ha dell’incredibile. Così come è incredibile che il nostro Paese non sappia, non riesca, o forse non voglia, difendere e valorizzare al massimo i suoi prodotti. Se provate a certificare un prosciutto per esportarlo negli Stati Uniti o in Corea, vi passa la voglia. Per una grande azienda è complicato, per una piccola-media praticamente un calvario. Per converso, in Italia, siamo invasi da prodotti Apple, Microsoft, Samsung, Kia… che arrivano sui nostri mercati senza trovare alcuna difficoltà alle dogane. Non sarebbe più equo adottare un criterio di reciprocità? “Se tu vendi a me, io posso vendere a te”. Sarebbe tutto più semplice e più giusto, non trovate? E invece così non è. E, per quanto ci riguarda, a questo punto, vorremmo tanto capire cosa ci stiano a fare tutta la schiera di ambasciatori, consoli, funzionari Ice, dirigenti e dipendenti ministeriali, regionali, provinciali e di decine di altre strutture pubbliche deputate alla promozione e alla commercializzazione del made in Italy nel mondo, se poi è così difficile portare i nostri prodotti sui mercati dei Paesi terzi. Sulla carta, nel commercio internazionale, di accordi

bilaterali e multilaterali, negoziati e intese di libero scambio ve ne sono a bizzeffe (dal Wto in giù), ma poi si scopre che tra il 2007 e il 2012 sono stati emessi dai vari Paesi ben 532 misure restrittive. In sostanza, chi si protegge a destra e chi a sinistra. Le agevolazioni valgono solo per le multinazionali. Le quali, grazie alle loro schiere di legali che tutto possono, scorazzano sui mercati, infischiandosene delle regole e facendo il bello e il cattivo tempo. Qualche numero per capirci meglio: quasi il 90% del commercio globale di cereali è controllato da tre società soltanto (Adm, Bunge e Cargill). E più in generale, il settore agroalimentare mondiale è in mano a un pugno di aziende (Bunge, Adm, Monsanto, Du Pont, Cargill Walmart). Magari non ve ne accorgete neanche, ma ce le avete tutte sotto casa, se non dentro i vostri piatti. Ecco allora perché bisogna dare una scossa ai nostri dirigenti che si occupano di export, perché si facciano rispettare sui tavoli del commercio mondiale. A tutt’oggi, noi italiani non siamo nemmeno in grado di poter spedire, senza tanti intoppi, una bottiglia di vino per regalarla a un amico a New York! Figuriamoci quando dobbiamo spedire un bancale per venderlo! Ma non c’è bisogno di andare fino in America: le cose più inconcepibili avvengono a un palmo dal nostro naso. In Svizzera, ad esempio, i dazi doganali sull’importazione di prodotti alimentari sono insopportabili, mentre loro ci inondano di orologi. O in Spagna, dove, per via delle loro barriere non tariffarie, il Prosciutto di Parma non si può chiamare tale e non può usare la corona che è il suo storico simbolo. Di quale mercato globale andiamo cianciando allora? L’unico mercato veramente liberalizzato è quello dei furbi e dei potenti. Loro, potete scommetterci, di barriere non ne incontrano mai. Buon viaggio del gusto.

Ferruccio Dardanello

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viaggioin campania

I Romani la chiamavano Campania Felix per via della sua fertilità e bellezza. E la regione resta costellata di mete imperdibili per un itinerario contemporaneo tra mari e monti, che delizia anche il palato

Solare e felice Campania Felix (prosperosa Campania), così chiamavano la regione antica i Romani per via della fertilità del terreno dovuta anche alla presenza del fiume Volturno. Non certo trascurabile nella definizione del toponimo la bellezza del luogo a partire dall’ager Falernum, la patria del vino Falerno e del poeta latino Orazio. I vigneti sono ancora lì, digradanti dal massiccio del Massico fin alla fascia costiera. E in lontananza occhieggia il vulcano spento di Roccamonfina, con i suoi castagneti. La via Domiziana, nel suo elidersi alle porte di Napoli, ci fa conoscere gli antichi Inferi dei Romani:

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i Campi Flegrei ed il misterioso territorio cumano. Laghetti minuscoli: Averno, Fusaro, Lucrino, il complesso termale di Agnano, l’aristocratica Baia, luogo d’elezione per le vacanze dei vip romani di allora, e l’antro della Sibilla cumana. Poi, ancora, Pozzuoli, l’antica Puteoli, e infine capo Miseno a delimitare il Golfo di Napoli. A portata di percorso, proprio dallo svincolo con la Domiziana, c’è la regina delle vie, l’Appia dove si scorge il fertile territorio dei Monti Aurunci con il gradevole abitato di Sessa Aurunca e poi i Colli Teatini dove Garibaldi terminò la sua spedizione dando inizio all’unificazione


In apertura, i faraglioni di Capri. A destra, partendo dall’alto, la denocciolatura di olive, la raccolta dell’uva biancolella nel vigneto Frassitelli a Ischia e un piatto di spaghetti cozze e vongole

d’Italia. Proseguendo, si incontra l’antica Capua - oggi Santa Maria Capua Vetere, fatale ad Annibale per come seppe concedere i piaceri dell’ozio alle sue truppe e poi Caserta, con il suo imponente Palazzo Reale e il complesso di San Leucio, con gli opifici serici tra i migliori al mondo.

Tra ulivi, viti e colli Da Caserta, attraverso la Valle Caudina, si entra in territorio sannita. I sanniti seppero tener testa ai romani infliggendo loro l’umiliazione delle Forche Caudine. Nei pressi di Benevento, bella ed austera città longobarda, non pienamente campana

per come evidenti sono gli influssi del vicino Molise, un posto buono per rifornirsi dei famosi torroncini è San Marco de’ Cavoti. E tra declivi di dolci colli, dove all’ulivo si abbraccia la vite, dal Sannio si passa in Irpinia, terra martoriata dal terremoto del novembre 1980. L’Irpinia con le montagne - il Monte Partenio e il Monte Terminio - e i paesini in cima ai colli quieti ed ospitali è anche luogo d’elezione per grandi vini, con 3 Docg: Taurasi, Fiano di Avellino, Greco di Tufo. Dal capoluogo, Avellino, lambendo Serino, serbatoio idrico della regione e Solofra, importante polo conciario, si arriva a giugno 2013

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viaggioin campania

I limoni di Capri Il limone di Capri è della stessa qualità del limone della Penisola Sorrentina: l’Ovale di Sorrento, un limone di qualità che ha ottenuto il riconoscimento Igp. Lo si coltiva sotto le “pagliarelle”.

Ceramiche di Vietri La cucina elabora e impiatta. E impiatta nei piatti della ceramica vietrese: quel tocco in più di colore che, lo si scopre mangiando, arreca delizia all’occhio. 6

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Salerno, ritrovando la costa. Salerno, città longobarda, è bellissima, con il suo centro storico ben valorizzato e l’elegante lungomare. Con il mare sulla destra, si scende verso il Sud della regione e una meta imperdibile: Paestum, con i suoi templi fatati e luogo di elezione della mozzarella di bufala campana Dop.

Profumo di mare e di zagare Un’altra tappa must in Campania è il Cilento. Meraviglioso con Acciaroli, cara ad Hemingway, e poi Palinuro. In questa terra il tempo cessa di avere i suoi ritmi consueti. Per tradizione colto - fu sede della scuola eleatica, fondata dal grande Parmenide - è anche luogo d’elezione di tanti capolavori del palato a partire dalla costa che regala pesci squisiti e tavole sontuose per arrivare all’entroterra, che offre salumi e latticini unici per fattura e sapori (soppressata di Gioia Cilento in primis). E l’olio, eccellente, ed ancora tutto da scoprire e valorizzare. Lasciato il Cilento, con il mare questa volta a sinistra, si arriva alla Costiera Amalfitana che parte a Vietri sul Mare, famosa per le pregevoli ceramiche vietresi. Un’escursione dalla costa è d’obbligo per visitare la Valle Metelliana e Cava de’ Tirreni, città porticata, cosa inusuale in regione. E da Vietri sul Mare, la tappa successiva è Cetara, famosa per

le sue alici e per la colatura di alici, ingentilita versione del garum romano. Il panorama che offre la Costiera Amalfitana stordisce per una vista mozzafiato e per il profumo di zagare e di limoni, il limone sfusato amalfitano che gareggia con il limone sorrentino per dare il migliore limoncello. E, ancora, Maiori e Minori, e poi l’eden di Amalfi, con il Duomo, assolutamente da visitare, la sua grande e perdurante tradizione cartaria. La sua cucina, che vive di pescato e di orto. Poco più avanti Ravello, che Wagner definì il terrazzo sul mondo, e il fiordo di Furore, con i suoi murales, i suoi abitanti: contadini di giorno e pescatori di notte e anche grandi vini. Qualche chilometro più a nord, Praiano da dove si intravedono in lontananza i faraglioni di Capri, e Positano, semplicemente fiabesca.

Da Sorrento a Capri La Costiera Amalfitana cede simbolicamente il passo alla Penisola Sorrentina in un paesino che ha già nel nome questa funzione: Sant’Agata sui Due Golfi. Sant’Agata è frazioncina collinare di Massalubrense, nella Lobra, il punto limite della costa sorrentina che finisce a Punta Campanella, dove sorgeva il Tempio di Minerva e dove Capri la si tocca con la mano, tanto che Bocca Piccola è il nome


Mozzarella di bufala Dop Attenzione alle imitazioni: la mozzarella di bufala Dop è fatta solo con: latte di bufala, caglio, sale.

del mare che separa la terraferma dall’isola magica. Dirigendosi verso Sorrento, terra delle sirene, si attraversano Sant’Agnello, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento e la gradevolissima Vico Equense, con le sue frazioncine, dal livello del mare fin lassù ai contrafforti del Monte Faito, selvoso frammento di Alpi, fino all’antica Stabia e qui il gioco con il tempo è tanto facile quanto indescrivibilmente affascinante. La bellezza raddoppia a Capri, nella sua piazzetta, nella Grotta Azzurra (entrambe celeberrime), ma anche ad Anacapri e nelle piccole calette, impervie e di fascino. Capri è anche la salita con seggiovia al Monte Solaro per godere di uno dei panorami più belli al mondo. Capri occhieggia ad Ischia, l’antica Pithaecusa, la più antica colonia greca del Mediterraneo occidentale. Ischia è grande ma in nessun punto smarrisce il senso isolano, men che meno dal Monte Epomeo che offre un panorama meraviglioso. Vicinissima, quasi da

toccare, Procida, l’altra isola del Golfo di Napoli, l’isola di Graziella. Napoli è lì, in vista. E dopo un’altra visita imprescindibile a Pompei e ai suoi scavi maestosi tra il Foro, la Villa dei Misteri, le terme - e Gragnano, patria dei paccheri (sontuosa pasta corta da sugo denso) è il posto da visitare prima di lasciare la Campania. Non perdetevi una passeggiata sul famoso lungomare e una visita a Castel dell’Ovo, che sorge sull’isolotto tufaceo dell’antica Megaride, di fronte il promontorio di Monte Echia, per i napoletani Pizzofalcone, e poi la Villa Comunale. Salendo per Via Calabritto si arriva a Piazza dei Martiri dove si compie la giunzione tra la Napoli mediterranea e solare del suo porto e della sua riviera con la Napoli mitteleuropea dei suoi colli. Si ridiscende e si arriva a Piazza del Plebiscito e quindi a Palazzo Reale e si va verso Santa Lucia. Di rigore una pausa ristoratrice a base di pizza, quella più imitata al mondo. Nella pagina accanto, in alto, la piscina dell’Albergo della Regina Isabella a Ischia. In questa pagina, in alto, a sinistra, una bottega a Forio d’Ischia; sopra, uno scorcio di Castel Nuovo a Napoli e, nella foto a sinistra, il Castello Lancellotti a Lauro, in provincia di Avellino

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Scelti per voi dove mangiare

campania

I Bischeri Via Cimosa 26/28-Piazza Fugata Napoli Tel. 08119575736 www.ibischeri.it Salumi, piatti tipici e grandi vini della regione sono il clou della carta di un locale per gourmet nel quartiere del Vomero. Prezzo medio 40 euro. Umberto Via Alabardieri 30 Napoli Tel. 081418555 www.umberto.it Locale storico della città, propone dal 1916 una cucina casereccia dove primeggiano piatti semplici. Anche pizzeria. Prezzo medio 35 euro. Palazzo Petrucci Piazza S. Domenico Maggiore 4 Napoli Tel. 0815524068 www.palazzopetrucci.it Nello splendido palazzo omonimo, tutto il meglio della tradizione locale garantita dallo chef Lino Scarallo. Prezzo medio 60 euro. Timpani e Tempura Vico delle Querce 17 Napoli Tel. 0815512280 Sartù di riso, gateau di patate, friarelli, timballo di scamarro. Pochi coperti, ma anche take away. Prezzo medio 25 euro. Terrazza Calabritto Piazza Vittoria 1 Napoli Tel. 0812405188 www.terrazzacalabritto.it Pesce freschissimo, proposto da Enzo Polichelli in modo tradizionale o rielaborato. Prezzo medio 45 euro.

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Il Riccio Via Gradola 4-6 Località Grotta Azzurra Anacapri (Na) Tel. 0818371380

Il Riccio, il nuovo Ristorante a mare e Beach Club del Capri Palace Hotel&Spa di Anacapri. Un avamposto del gusto sospeso tra l’azzurro del cielo e quello del mare. Ospita anche la “stanza delle tentazioni”: un’intera sala dedicata ai dessert, un luogo unico che ricorda case dell’altro secolo, tra madie, libri di cucina, alzate variopinte e meraviglie di zucchero. Prezzo medio 60 euro. Alberto Lungomare C. Colombo 8 Ischia (Na) Tel. 081981259 Praticamente una palafitta sulla spiaggia, con vista mozzafiato quanto romantica, dove gustare, in un’unica sala verandata, cucina di mare tradizionale interpretata con un pizzico di fantasia. Prezzo medio: 60 euro vini esclusi. Mosaico dell’Hotel Terme Manzi Piazza dei Bagni 4 Casamicciola Terme (Na) Tel. 081994722 Piatti che dalla ricerca di prodotti eccellenti, passando per preparazioni ed abbinamenti sapienti, arrivano in tavola perfetti. Prezzo: da 43 euro. Il Melograno Via G. Mazzella 110 Forio (Na) Tel. 081998450 Grande stile tra modernità e tradizione. Da non mancare: la zuppetta di vongole veraci e gamberi al profumo di arancia, gli spaghetti con caviale bianco affumicato, aglio e olio e bottarga, la braciola di coda di rospo con uvetta, pinoli e provolone del Monaco. Prezzo: da 55 euro. Umberto a mare Via Soccorso 2 Forio (Na) Tel. 081997171 Una volta dimenticato tutto da quassù vi resta il piacere della tavola: gamberoni

imperiali con passata di ceci, genovese di seppie, pesce di “coffa”, tonnetto d’amo scottato su pesto verde. Con dieci stanze a picco sul mare. Prezzo: da 29 euro. Al Convento Piazza San Francesco 16 Cetara (Sa) Tel. 089261039 Semplice ma molto frequentata, questa trattoria (che è anche pizzeria) propone esclusivamente piatti marinari e della tradizione cetara, serviti, d‘estate, anche sulla piazzetta. Prezzo medio: 30 euro.

dove dormire Chiaja Via Chiaia 216 Napoli Tel. 081415555 www.hotelchiaia.it In una delle zone più caratteristiche della città, ambiente raffinato e accoglienza pomeridiana con piccoli assaggi culinari. Doppia: da 100 euro.

derivante dalla ristrutturazione di un antico palazzo gentilizio del XVI secolo su base di epoca medievale. Camere piastrellate con maioliche vietresi riprodotte su modelli originali da un sapiente ceramista locale. Doppia: da 70 euro.

dove comprare Cantine Marisa Cuomo srl Via G.B. Lama 16/18 Furore (Sa) Tel. 089830348 Vino Terredora di Paolo s.s.a. Via Serra Snc Montefusco (Av) Tel. 0825968215 Vino Cantine degli Astroni srl Via Comunale Sartania 48 Astroni (Na) Tel. 0815884182 Vino Antichi Sapori sas Castelle Vitic. in Castelvetere Via Nazionale Sannitica 48

Lloyd's baia Hotel Via de Marinis, 2 Vietri sul Mare (Sa) Tel. 089 7633111

Castelvenere (Bn) Tel. 0824940232 Vino

Bel sito Hotel "Le due Torri" Via Appia, 7 Monocalzati (Av) Tel. 0825 670001

Casa Vinicola Setaro Bosco del Monaco 34 Trecase (Na) Tel. 088628956 Vino

L’Albergo della Regina Isabella Piazza S. Restituita 1 Lacco Ameno (Na) Tel. 081994322 Begli arredi e tanta cortesia su una piccola baia per vivere un’atmosfera dell’altro secolo. Un must le Terme. Doppia: da 250 euro. Residence del Duca Via Mastalo II Duca 3 Amalfi (Sa) Tel. 0898736365 www.residencedelduca.it Un gioiellino d’artigianato


selezioni

Un brindisi al futuro! Quasi 20 anni fa nasceva Bioitalia, vivace realtà il cui obiettivo era quello di rendere il biologico alla portata di tutti, l’unica strada per raggiungere risultati concreti per il nostro pianeta, la nostra salute e quella delle generazioni future. Figli di questa filosofia, e delle splendide colline beneventane, due vini di particolare pregio, il Sannio Dop Aglianico e la Falanghina del Sannio Dop

Un gruppo di imprenditori con una consolidata esperienza nel settore dell’alimentazione. E un’idea, che prende vita nel 1994: quella di unire le singole competenze e aspirazioni per fare qualcosa di veramente buono, non solo per loro, ma per tutti. Un progetto buono perché rispettoso della natura e degli animali, perché lontano dall’utilizzo di sostanze dannose per la salute, perché portato avanti in modo semplice ma con sapienza e maestria. E soprattutto buono perché biologico. È Bioitalia, azienda che oggi, grazie anche all’impiego delle più moderne tecnologie industriali, realizza prodotti di alta qualità a un prezzo giusto, entrando nelle famiglie di più di 40 paesi nel mondo. Tanti i prodotti da gustare, tra i quali ricordiamo due vini in particolare: il Sannio Dop Aglianico e la Falanghina del Sannio Dop. Il primo è un rosso vivace dal profumo intenso, con note speziate; le uve sono 100% Aglianico. Ha sapore asciutto, morbido, con sentori di viola e lampone ed è ottimo con carne, arrosti e frittate. Il secondo, 100% Falanghina,

ha colore giallo paglierino, odore intenso, fruttato e floreale insieme. Il sapore è asciutto, pieno, morbido. Ottimo con ostriche e frutti di mare, si abbina bene alle pietanze di pesce più saporite. Questi due vini biologici nascono sulle splendide colline del Sannio da uve coltivate su terreni di natura sabbioso-argillosa derivanti dalla disgregazione di arenarie, situati a 300 metri s.l.m. La giacitura è in accentuata pendenza e l’esposizione è a sud-ovest. I vigneti di 25 anni, impiantati a spalliera, con 3.300 ceppi per ettaro, sono condotti con il metodo dell’agricoltura biologica. Il processo di lavorazione non prevede aggiunta di solfiti. Sono vini che nascono dal rispetto per il territorio e dalla profonda conoscenza delle vigne. Hanno una grande personalità e trasmettono le emozioni e i profumi della natura che li ha generati. Bioitalia Loc. Isca del Mulino Buccino (Sa) www.bioitalia.it


in viaggio a Napoli

Napule è... mille sapori Emozioni uniche con il fuoco del Vesuvio nelle vene: una passeggiata tra le viuzze, le piazze e i monumenti della splendida città barocca alla ricerca dei più genuini prodotti partenopei di Giancarlo Roversi

Napoli

Campania

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A parlare di Napoli e delle sue infinite seduzioni si rischia fatalmente di fare del dejà vu, di ripetere frasi scritte mille volte. Ma questo è vero solo apparentemente perché a guardare la città con animo sensibile, a compenetrarsi con la gente nel dedalo delle sue strade, c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, ci sono emozioni nuove da provare. Per questo Napoli è unica, ieri, oggi, sempre. Come unica è la sua cucina. Una grande cucina, sia quella popolare che quella aristocratica, che aveva nella corte borbonica la sua stella cometa. Il suo massimo cantore fu un ex frate del convento di San Pietro a Maiella, Vincenzo Corrado, autore del primo trattato di cucina partenopea: il Cuoco galante, uscito nel 1773 e poi ristampato fino al 1857, che rappresenta il primo libro col maggior numero di ricette vegetariane.Nelle sue pagine si trovano tutte le specialità partenopee, dai timballi di pasta ai sartù fino alla famosa pastiera che il Corrado chiama “torta di frumento” poiché fra gli ingredienti non figurava ancora, come oggi, la ricotta. Anche oggi i piatti che propone la cucina napoletana appaiono come una delle marce in più per il


turismo della città e del suo territorio. «La tradizione culinaria vesuviana – dice Patrizia Marino, giornalista e scrittrice partenopea – nasce da una cucina povera che si serve dei prodotti naturali a portata di mano, basandosi sulla pasta, sul pesce del Golfo e sulle verdure. Polipi, gamberi,cozze,vongole e frutti di mare sono le basi per i più svariati menù preparati o da soli o insieme alle infinite varietà di pasta. Ma guai a sbagliare gli abbinamenti! Lo spaghetto va rigorosamente usato con le vongole, le linguine con i frutti di mare, la pasta mista con la pasta e fagioli o la pasta e patate. Le cozze, piatto ricercatissimo non solo dai napoletani ma dai turisti di tutto il mondo, possono essere preparate da sole a zuppa come la famosa mpepata e cozze, servita caldissima e con abbondante pepe nero, aglio e prezzemolo tritato, o anche con altri ingredienti come i fagioli». «Una ricetta ancora attuale creata sotto il regno dei Borboni – prosegue Patrizia Marino – è la minestra maritata, chiamata così perché le verdure sono tutte mischiate tra loro insieme a ritagli di carne suina, le tracchiolelle, salsicciotti e altri ingredienti tradizionali». Questa minestra durante l’epoca borbonica era il classico pignatto

grasso: pietanza che i napoletani mangiavano quasi ogni giorno tanto da meritare l’appellativo di “mangiafoglie”, in seguito sostituito con quello di “mangiamaccaroni”.

Emozioni del palato e dello spirito

In apertura, un tramonto sul porto di Napoli. In questa pagina, la pastiera e le cozze, ricercatissime queste ultime non solo dai napoletani ma dai turisti di tutto il mondo, e preparate da sole in zuppe (come l’mpepata) o con i fagioli

Ma per godere meglio le emozioni della tavola napoletana bisogna abbinarle a quelle dello spirito attraverso la scoperta delle inestimabili attrattive della città e dei suoi dintorni. A ogni passo, lungo le sue strade in salita o a scale, pianeggianti e ondulate, larghe, strette e strettissime, il centro storico tiene in serbo un grandioso palazzo, una piazzetta, colonne votive barocche di rara bellezza, una chiesa, tante chiese, piccole e grandiose, famose e sconosciute, perché Napoli con Roma è una delle città che ne possiede di più. Soste d’obbligo, per immergersi negli umori della città e della sua gente, sono i siti turistici per antonomasia dei quali basta solo citare il nome per evocare immagini e scenari indimenticabili: Piazza del Plebiscito col Palazzo Reale, la vicina monumentale Galleria Umberto I, il Teatro S. Carlo, uno dei massimi templi italiani della musica, il Maschio Angioino a guardia del porto. giugno 2013

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Scelti per voi

in viaggio a Napoli

dove mangiare

Ristorantino dell’Avvocato Raffaele Cardillo propone autentici percorsi mediterranei d’enogastronomia ricercata e genuina, senza rincorrere le mode. Via Santa Lucia 115/117 Tel. 0810320047 La Stanza del Gusto Piatti della tradizione rivisitati dallo chef Mario Avallone. Via Santa Maria di Costantinopoli, 100 www.lastanzadelgusto.com

Imponente e sornione, il Vesuvio incombe sulla città di Napoli, rendendo il suo golfo ancora più spettacolare

A Napoli, guai a sbagliare gli abbinamenti! Lo spaghetto va con le vongole,le linguine con i frutti di mare, la pasta mista con i fagioli o le patate

Accanto ai suoi possenti bastioni durante gli scavi della nuova metropolitana sono ritornati di recente alla luce tratti delle antiche mura della Neapolim greca. Da non dimenticare neppure la Piazza Municipio, la pittoresca Via Spaccanapoli, Via San Gregorio Armeno, famosa per le botteghe dei maestri dell’arte figulina e presepiale, e poi le vie dello shopping (Via Toledo, Via Chiaia, Via dei Mille etc.) con i punti espositivi e di vendita del sistema moda napoletano (Ulturale Cravatte, Rocco Barocco, Sarli). Senza scordare una degustazione di pasticceria tipica a La Gran Caffettiera in Piazza dei Martiri (www. grancaffelacaffettiera.com). Visita d’obbligo poi quella nei negozi di prodotti tradizionali come l’Atelier dello scultore Lello Esposito a Palazzo Sansevero, in Piazza San Domenico Maggiore (www.lelloesposito.com), che da oltre trenta anni lavora sui simboli di Napoli: Pulcinella, la maschera, l’uovo, il teschio, il vulcano, il cavallo, San Gennaro e il corno. O come lo Showroom Ascione in Piazzet-

Ristorante Rosiello Situato nella suggestiva cornice di Posillipo e impreziosito da un giardino con agrumeti, frutteti e vigneti, mette in menù tutti i piatti della cucina tradizionale. Via Santo Strato, 10 www.ristoranterosiello.it

Ristorante Alosclub Condotto dal patron Gennaro Alosco affiancato dallo chef Raffaele Pellino, si trova sulla collina di Lucrino. Classica cucina flegrea rivisitata con creatività e fantasia. Via Icaro 1/3 – Lucrino www.alosclub.it

dove dormire Grand Hotel Excelsior Via Emanuele Gianturco, 19 Ischia (Na) Tel. 081 991522 Grand Hotel terme di Augusto Via Campo, 122 Lacco Ameno (Na) Tel. 081 994944 Grand Hotel Cocumella Via Cocumella, 7 Sant'Agnello (Na) Tel. 081 8782933

ta Matilde Serao (www.ascione.it), inserito in uno dei luoghi più belli e prestigiosi della città, al secondo piano della facciata principale della Galleria Umberto I da dove si possono ammirare scorci eccezionali dei luoghi più esclusivi e densi di storia della città.Ospita un’esposizione permanente della lavorazione del corallo con pezzi formidabili per pregio artistico e valore, prodotti dai maestri corallini e gioiellieri della famigliaAscione,aTorre del Greco a partire dal 1805. Di grande interesse, non solo per gli appassionati della musica, una sosta al laboratorio di liuteria del plettro di Raffaele Calace in Vico San Domenico Maggiore (www.calace.it) fondata nel 1825. Seguendo una gloriosa tradizione familiare vengono costruiti strumenti che oggi rappresentano il punto di riferimento per tutti i concertisti del liuto. E visto che qui la lava è di casa, nulla di meglio che concludere il nostro viaggio con un salto all’Opificio Emblema a Terzigno specializzato nella lavorazione della pietra lavica vesuviana (www.opificioemblema.it).


w cVid V B^aVcd ^a bZgXVid \^jhid Da un’iniziativa del nostro giornale, nasce Vdg Market, il mercato giusto dei produttori italiani riuniti. Un luogo dove potete conoscere i prodotti direttamente attraverso la degustazione, mentre personale competente ve ne illustra le caratteristiche, le proprietà nutritive e le tecniche di produzione. Il prezzo? È quello stabilito dal produttore, senza mediazioni.

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in viaggio a Napoli

Tra i vicoli e le leggende di Napoli di Olga Carlini

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Arte, musica, storia, cibo e bel canto rendono un viaggio nel capologo campano un’esperienza ricca di emozioni e fascino. Per una città il cui splendore è tale da resistere a tutto

Vicoletti, botteghe artigiane, meraviglie artistiche e angoli inaspettati. Se è questo quanto vi immaginate di trovare visitando Napoli, la vostra passeggiata per la città non può che partire dalla porta d’ingresso al cuore del centro storico greco-romano, il ventre di Napoli: Piazza del Gesù Nuovo. Qui potrete ammirare la magnificenza architettonica della chiesa gesuita, nata su un precedente palazzo eretto nel 1470 dal Sanseverino. Poco distante il Monastero di Santa Chiara (citata nella splendida Munasterio‘e Santa Chiara, canzone emblema dei disastri della guerra) dove osservare il grandioso chiostro ricco di suggestioni e la tomba dei Durazzo. Inoltrandovi per il Decumano, e smarrendovi tra i suoi coloriti negozi, non perdetevi il forse poco noto Palazzo Venezia, residenza dell’Ambasciata veneziana alla corte dei Borboni, con il suo diluvio di giardini pensili racchiusi all’interno. Prossima tappa Piazza San Domenico, dove si può godere dell’armonioso insieme architettonico magari sorseggiando un ottimo caffè napoletano accompagnato da una fragrante sfogliatella dell’antico bar Scaturchio, punto di riferimento per la dolcezza partenopea dal 1905 (www.scaturchio.it). Dopo il ritemprante ristoro ci si può immergere nel mondo dell’alchimista Principe di Sansevero osservandone il gentilizio palazzo,per poi recarsi all’omonima cappella,dove si resta stupefatti dal Cristo Velato. Dopo aver visto nella Chiesa di S. Angelo a Nilo il magnifico bassorilievo dell’Assunzione di Donatello, la passeggiata si può concludere, passando per San Gregorio Armeno e le botteghe dei pastori, alla Chiesa di S. Lorenzo. Il viaggio nelle viscere della chiesa è intrigante, tutto vestigia greche e romane. Per concludere la giornata, il capoluogo partenopeo offre un’ampia scelta di proposte per soddisfare l’appetito. Tra queste ricordiamo Timpani e Tempura, il regno di Antonio Tubelli, che alla sapienza gastronomica unisce notevole cultura (è coautore di giugno 2013

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in viaggio a Napoli

“Napule è ‘na cammenata inte viche miezo all’ato Napule è tutto ‘nu suonno e ‘a sape tutti o’ munno ma nun sanno a verità”

La luna a Marechiaro Sono rari i borghi la cui fama è entrata così tanto nell’immaginario collettivo da diventare veri e propri miti, citati, anche da chi non ci è mai stato, come località ideali, fuori dal tempo e dallo spazio. È raro, ma non in Italia, dove gli esempi sono tanti e il successo è dovuto non solo alla reale bellezza dei paesi ma anche a quella carica di romanticismo con la quale i poeti e gli artisti nazionali le hanno da sempre accompagnate nel mondo. Uno dei principali esempi in questo senso è Marechiaro, antico borgo del quartiere Posillipo, celebrato dai versi immortali di uno dei più grandi autori napoletani, Salvatore Di Giacomo (18601934). A lui si devono alcune tra le più note poesie in lingua napoletana, molte delle quali in seguito musicate, tanto che, insieme a Ernesto Murolo, Libero Bovio e E. A. Mario, è considerato uno degli artefici della cosiddetta epoca d’oro della canzone napoletana. Tra i suoi capolavori, Marechiaro, appunto, dall’attacco, “Quanno sponta la luna a Marechiare / pure li pisce nce fanno a ll’ammore”, celebre in tutto il mondo. La località è stata negli anni sessanta uno dei simboli della Dolce Vita, famosa per le sue frequentazioni hollywoodiane e per i suoi ristoranti tipici che affacciano sullo splendido panorama del golfo. Da Marechiaro si può infatti ammirare la vista panoramica sulla città di Napoli, dal Vesuvio alla Penisola Sorrentina a Capri. Celebre la sua fenestrella, spunto, con il suo geranio, per la canzone di Di Giacomo (che probabilmente nella realtà non vide mai né finestra né geranio, e che oltretutto non amava particolarmente i versi da lui stesso scritti e musicati in un secondo tempo da Paolo Tosti). Tutt’oggi è possibile ammirare la fenestrella nella sua semplice bellezza, adornata in ogni stagione da un immancabile fiore rosso. 16

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(Napule è, Pino Daniele,1977) In apertura: Piazza del Gesù Nuovo. In questa pagina: dall’alto, la celebre fenestrella con geranio, la chiesa di Sant’Angelo a Nilo, e sotto un piatto di succulente sfogliatelle

un intrigante pamphlet intitolato Leopardi a tavola). Pochi i tavoli, ma il cibo si può gustare in loco o essere portato a casa. Qui potrete scoprire il vero sartù di riso,il gateau di patate, i timpani di pasta in varie versioni, i friarielli e un originalissimo timballo di scamarro, antico piatto povero della zona. Altro esempio notevole è il Palazzo Petrucci (www.palazzopetrucci.it), sito nello straordinario palazzo omonimo, e caratterizzatto da una sobria eleganza minimalista. Dalla cucina a vetri si può scorgere lo chef Lino Scarallo proporre le sue rielaborazioni della cucina tradizionale napoletana.Tra le offerte, i paccheri ripieni di ricotta con ragù napoletano, il baccalà, la millefoglie di mozzarella di bufala e gamberi, e gli splendidi dolci tipici. Il volto della Malafemmina L’itinerario delle nostre vacanze napoletane prosegue in direzione Palepoli (o Partenope, dal nome nella ninfa suicida dalle cui lacrime nacque l’isolotto di Megaride, residenza di Lucullo e Virgilio su cui sorge Castel dell’Ovo), centro della primigenia città di Napoli. Qui si può passeggiare sulla riviera di Chiaia (il nome deriva dalla ghiaia che caratterizza la strada) costeggiando Vill Comunale, uno dei principali giardini storici all’ombra del Vesuvio. E magari approfit-


tarne per comprare una cravatta artigianale da Marinella (www.marinellanapoli.it), antichissimo arbiter dell’eleganza partenopea. Proseguendo nel cammino, si arriva a Villa Pignatelli, splendida costruzione neoclassica ottocentesca, che oggi ospita il Museo delle Carrozze.Bello sarà perdersi nei coloriti vicoletti prospicienti, tra i quali si può cercare la casa di Eduardo Scarpetta, commediografo padre dei De Filippo, dove è possibile osservare nell’atrio le statue dei personaggi delle sue commedie. La gita termina a Mergellina, o meglio, alla Torretta, dove la Chiesa di S. Maria del Parto (tomba di Jacopo Sannazaro), soprannominata dal popolo Chiesa della Malafemmina, spunta sulla sommità di una piccola collinetta al centro di un minuscolo borgo medioevale di marinai dal quale è possibile godere un panorama inedito del golfo e delle isole. Sul primo altare della chiesa, da non perdere il “S. Michele che atterra il demonio”, con la serpe diabolica che ha il volto bellissimo della donna, la malafemmina appunto, che tradizione vuole sia stata innamorata del vescovo Diomede Carafa. Tanti i locali che vale la pena visitare in zona. Tra questi,per gustare pesce freschissimo godendo un’incantevole vista sul golfo, ottima la Terrazza Calabritto (www.terrazzacalabritto.it), dove il patron Enzo Polichelli propone un’insalata di polpo con le patate deliziosa, ravioli ripieni di pesce su vellutata di carciofi con vongole, tonno rosso leggermente cotto alla brace, e un’introvabile spigola di mare. A pochi passi, nei pressi di una via laterale a Piazza dei Martiri, c’è Umberto, uno dei punti storici napoletani. Nato nel 1916, il locale offre una cucina che riporta in vita quella che si preparava nelle case napoletane per ospiti di riguardo. Si possono così gustare le polpette come le faceva la nonna, la pastiera di grano alta e soffice, e la vera pizza napoletana, cotta nel forno a legna, con il cornicione soffice e la mozzarella di bufala.

Qui sopra, l’obelisco, o meglio Guglia, di piazza San Domenico Maggiore. Eretta subito dopo la peste del 1656 come ex-voto al Santo, la struttura è in pietra di piperno e marmo giallo e grigio

Leggende nere Napoli è una città bella e misteriosa, eccessiva in tutto, anche nella crudezza delle sue leggende. E Piazza San Domenico è uno dei teatri di alcune vicende oscure, sulle quali la voce popolare ha ricamato nei secoli riportandole a noi come storie dal fascino nero. Qui si racconta infatti che, nel 1590, il compositore Carlo Gesualdo Principe di Venosa sorprese la moglie Maria d’Avalos con il suo amante, il Duca Fabrizio Carafa: uccisi entrambi, la leggenda vuole che portò i corpi sullo scalone del suo palazzo (oggi al civico 9) esposti alla pubblica vergogna. Nello stesso Palazzo visse il Principe di Sansevero, Raimondo di Sangro, esoterista, alchimista, massone, letterato e inventore. Di lui i contemporanei dissero di tutto, e il Principe non fece nulla per smentire le sinistre voci. I giorni di isolamento chiuso nei suoi studi a inventare, mischiare formule alchemiche e portare avanti i suoi misteriosi studi, e gli strani rumori provenienti dai sotterranei del suo palazzo (dove aveva fatto installare una tipografia), ne fecero un personaggio centrale nell’immaginario magico della città. Tra le storie che lo riguardano, la più nota è quella relativa all’uccisione di sette cardinali con le cui spoglie avrebbe realizzato poltrone! Ma di lui si dice anche che fosse riuscito a riprodurre la liquefazione del sangue come avviene nel miracolo di San Gennaro, che avesse fatto resuscitare alcuni gamberetti di fiume essiccati e che ottenesse il sangue dal nulla. Solo per citare le storie meno cruente!

Scelti per voi dove mangiare Pizzeria Starita Situata nella zona di Materdei, uno dei quartieri più caratteristici del centro storico, accoglie in un locale ospitale e rustico. Via Materdei 27, 28 Tel. 0815573682/5441485 Tartufi che passione Il locale offre degustazioni di alta cucina a base di tartufi italiani, accompagnati da ottimi vini. Vico Satriano, 8 www.tartufichepassione.it

dove dormire M Gallery Palazzo Caracciolo In contrasto con una città estremamente effervescente, Palazzo Caracciolo, con i suoi oltre 800 anni di storia, è una splendida fortezza a guardia dell’intimità dei suoi ospiti. Via Carbonara, 112 www.mgallery.com Palazzo Decumani Un sapiente restauro conservativo ha trasformato un intero palazzo del primo novecento in una residenza di charme a 4 stelle. Piazzetta Giustino Fortunato, 8 www.palazzodecumani.com giugno 2013

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costiera amalfitana

Costiera amalfitana Campania. Baie, insenature, strapiombi e un grappolo di “perle� a picco sul mare. In viaggio nell’incanto della Costiera Amalfitana

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costiera amalfitana

La Costiera Amalfitana è stata eletta dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità

Nelle pagine precedenti, una splendida vista di Positano.Sotto, il Fiordo di Furore, scalinata realizzata nel periodo della Repubblica Marinara. Univa il borgo superiore all’approdo al mare

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Un intreccio di meraviglie artistiche, vegetazioni lussureggianti e antichi borghi, capace di stregare i viaggiatori di tutti i tempi. Un insieme ininterrotto di paesi sonnolenti e fiabeschi a strapiombo sul mare che provoca vertigini. Un serbatoio naturalistico di fascino insuperato da condividere in amore o in amicizia, sollevando calici di vino speciale e gustando cibo forgiato dal timbro di un sole generoso e dalla brezza marina di un Mediterraneo che qui scalda palato e cuore. L’Unesco ha eletto la Costiera Amalfitana a Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Una scelta che chiunque comprende al volo, non appena sbarca o plana nell’immaginifico lembo che unisce Positano a Vietri sul Mare.

Gioielli marinari Puntando il dito a caso in questa fascia di 40 chilometri e 13 Comuni, ovunque si capiti, si capita benissimo. Nel dedalo di vicoli di Amalfi, fulcro della più antica Repubblica marinara d’Italia, si può per esempio passeggiare per ore, lasciandosi alle spalle quello spettacolare Duomo arabo-siculo duecentesco, sede tra l’altro di un fatato Chiostro del Paradiso. E la scalinata che unisce Positano “alta” alla spiaggia che guarda le isolette de Li Galli ha alimentato la creatività di generazioni millenarie di poeti e artisti. Ma è quasi mitologica anche la vista che si gode dalla «terrazza dell’infinito» di Villa Cimbrone, a Ravello, che uno come lo scrittore americano Gore Vidal non aveva timori a definire «il luogo più bello del mondo».


Ag. Simephoto

E poi ci sono le conformazioni architettoniche rocciose di Atrani, il golfo, le terrazze e i giardini di Maiori, le ville, le torri e le grotte della pacifica Minori, la rara tranquillità della più trascurata Furore. E ancora: le tipicità architettoniche tutte diverse di Tramonti, Praiano, Conca de’ Marini, Cetara. E poi il selvaggio entroterra della Costiera, in cui si fiondano volentieri gli amanti del silenzio (e del fresco).

Dalle ceramiche alla carta Nelle colorate boutique di Positano o nelle botteghe di Amalfi la Divina Costiera offre però anche infinite possibilità di shopping. Senza dimenticare le ceramiche artigianali di Vietri sul Mare. Oltre a rappresentare i cardini dell’economia locale, vasi, piatti, giare, boccali e piastrelle sono riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo per la loro foggia artistica, frutto di una tradizione affinata nei secoli. Sapiente il movimento del tornio, preciso e fantasioso il tratto del pennello con cui ancora si dipingono soggetti bucolici: le barche, i pescatori, le donne che si recano alla fontana, la luna, il sole, l’asinello. C’è poi la carta fatta a mano, altro significativo stendardo artigianale del comprensorio: i processi di pulizia dei cenci, rattoppatura o asciugatura che animavano le cartiere di un tempo sono ancora ben riprodotti nel Museo della Carta di Amalfi (museodellacarta.it) che conviene visitare al pari del Museo della Ceramica di Vietri (tel. 089211835).

Uno scorcio di mare della Divina Costiera. Complessivamente lunga 40 chilometri, la costa abbraccia tredici comuni

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costiera amalfitana

Ag. Corbis

Le ceramiche artigianali, apprezzate in tutto il mondo, rappresentano uno dei cardini dell’economia locale

Una montagna di cose buone Tuttavia da queste parti i prodotti d’artigianato tout court sono sempre più sovrastati da una montagna di tipicità golose. Sulla vetta, siede senza dubbio sua maestà il limone Igp della Costa di Amalfi, un frutto ellittico e allungato mai inferiore ai 100 grammi, d’aroma e profumo forte, che si può mangiare al naturale, buccia compresa, e magari con l’aggiunta di sale, zucchero o foglioline di menta. Da questo, una trentina di laboratori della Costa ricavano il famosissimo limoncello, liquore senza una ricetta codificata Gozzi in un porticciolo della costa. Sopra, una delle imbarcazioni a remi utilizzate per la pesca issata sulla spiaggia grande a Positano

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Ceramiche di Vietri esposte in un negozio di souvenir a Ravello

ma variabile a seconda delle tradizioni familiari e paesane. Sono a base di limone anche composte, marmellate e una serie di ghiottissime torte. Sulla parte occidentale della Costa crescono poi i pomodorini a piennolo, “campanile” in dialetto, per la cordicella che li unisce una volta raccolti, quando si appendono per essere conservati fino a un anno e oltre. Sono i compagni perfetti delle onnipresenti salsette e zuppe di pesce del litorale. Parlando di pesce, non si può non citare la preziosa colatura di alici di Cetara, liquido tendente all’ambrato che si ottiene mettendo a maturare sotto sale, tra la primavera e l’estate, alici decapitate ed eviscerate secondo un rito che affonda le radici nell’antica Roma (quando si chiamava garum). L’autentica colatura è pronta a dicembre, quando il liquido va a insaporire gli immancabili spaghetti o linguine che affollano le tavole delle famiglie nelle festività. E a proposito di pasta, Gragnano non è tanto lontana. L’influsso è evidente in particolare a Minori, dove ancora si fanno artigianalmente fusilli, ricci, lagane e i tipici ndunderi. Come dimenticare, infine, le castagne e rosoli come nocillo, fragolino, nanassino e concerto (miscuglio di erbe tipiche delle zone montane)? E poi ci sono i vini Doc della Costa d’Amalfi, di cui si parla ancora troppo poco. Eppure, su pendenze spesso estreme, infaticabili viticoltori lavorano per dar vita a grandi nettari. Come quelli della Gran Furor di Furore, specialmente il Furor Bianco Fiorduva, uvaggio di autoctone fenile, ginestra e ripoli e il Furore Rosso riserva, da Piedirosso e Aglianico,

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costiera amalfitana

I magnifici 13 Lungo la strada costiera che va dal Golfo di Napoli a quello di Salerno sono solo 13 i paesi che fanno parte della Divina Costiera: Vietri sul mare, Cetara, Maiori, Minori, Ravello, Scala, Praiano, Atrani, Positano, Amalfi, Conca dei Marini, Furore e Tramonti. Ognuno con il suo verde, i limoni, le rocce fiorite di ginestre, le ville sospese su un mare di smeraldo.

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ennesimi capitoli di una saga golosa che ad Amalfi e dintorni non sembra mai conoscere una fine.

Nei templi del gusto In un microclima simile e con una dote così fortunata di materie prime (vergini o lavorate) era normale che spuntassero ottimi ristoranti. Anche se, occorre dire, non è così automatico che in un comprensorio ad alto afflusso turistico si mangi sempre bene. E invece da Positano a Vietri si sta così bene a

tavola che la Costiera Amalfitana dà sempre più filo da torcere all’attigua Penisola Sorrentina, rinomata mecca di super-ristoranti. Nessuno dovrebbe perdere l’esperienza impossibile da dimenticare di un pranzo o una cena al ‘Rossellinis’ dell’Hotel Palazzo Sasso di Ravello o al ‘San

In questa pagina e in quella a fianco in alto, dolci prelibatezze della pasticceria più famosa della Costiera: Salvatore De Riso a Minori


Pietro’ di Positano, dove sapori di mare rivisitati con estro sconosciuto a molti alberghi di lusso si fondono alle emozioni di panorami marittimi vertiginosi. A questi si aggiungano numerosi altri indirizzi che con la fantasia hanno saputo mandare in soffitta lo stereotipato binomio gastronomico pizza-zuppa di pesce. Senza dimenticare mastri pasticcieri come Salvatore De Riso di Minori, per le cui fantastiche prelibatezze dolci accorrono da tutta Italia raffinati gourmet. I limoni locali, protetti dal marchio d’origine dell’Unione europea, sono chiamati sfusati amalfitani per la loro forma allungata. Di buccia spessa e particolarmente succosi, sono indicati per la produzione del limoncello. A destra, alcuni calici del liquore

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costiera amalfitana

Scelti per voi dove mangiare

dove dormire

dove comprare

La Caravella Via M. Camera 12 - Amalfi (Sa) Tel. 089871029 www.ristorantelacaravella.it Passato e futuro convivono gioiosamente in uno dei più noti indirizzi salernitani. Carta dei vini enciclopedica. 90 e a testa.

Hotel Palazzo Sasso Via San Giovanni del Toro 28 Ravello (Sa) Tel. 089818181 www.palazzosasso.com Albergo di superlusso in un’antica villa al centro del paese. Il ristorante annesso (Rossellinis) è tra i migliori d’Italia. In alta stagione, camere da 320 a 2.100 e a notte.

Pasticceria De Riso Piazza Cantilena 28 - Minori (Sa) Tel. 089856446 www.deriso.it Laboratorio del dolce, regno del bravissimo pasticcere Salvatore De Riso. Torta nocciola, ricotta e pere e una montagna di specialità al limone indimenticabili.

Il Faro di Capo D’Orso Via Tafani 48 - Maiori (Sa) Tel. 089877022 www.ilfarodicapodorso.it Ristorante elegante e moderno con fantastica vista sui faraglioni di Capri. Lo chef Pierfranco Ferrara è tra i creativi più sapienti d’Italia. 75 e a testa con vini. L’Arsenale Via San Giovanni a Mare 20 Minori (Sa) Tel. 089851418 www.ristorantelarsenale.it Soprattutto pesce, declinato con tradizione e un pizzico di creatività in questo ristorante semplice gestito da quattro fratelli. 40 e vini esclusi. Pappacarbone Via R. Senatore 30 - Cava de’ Tirreni (Sa) Tel. 089466441 Uno degli indirizzi più golosi e di qualità dell’entroterra amalfitano. Sapori decisi e di mare, al centro del paese. 40 e vini esclusi.

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Il San Pietro Via Laurito 2 - Positano (Sa) Tel. 089875455 www.ilsanpietro.it Relais di gran lusso a strapiombo sul mare con ristorante tra i migliori della regione. Camere a partire da 500 e a notte.

Pasticceria Andrea Pansa Piazza Municipio, 12 - Amalfi (Sa) Tel. 089873291 www.pasticceriapansa.it A un passo dal Duomo, ghiottissima base di prodotti di pasticceria, cioccolato e liquori da una storica dinastia di artisti dolciari amalfitani.

Club hotel residence "L'Approdo" Via Porto, 49 Castellabbate (Sa) Tel. 0974 966001

Nettuno Corso Umberto I 64 - Cetara (Sa) Tel. 089261147 Colatura di alici, alici sottolio e tante altre golosità ittiche prodotte con criterio e serietà.

Hotel Marina Riviera Via P. Comite 19 - Amalfi (Sa) Tel. 089871104 www.marinariviera.it Pulito, semplice, confortevole, in posizione splendida. Camera singola a 170 e, doppia a 260 e.

Gran Furor Divina Costiera Via G.B. Lama 16/18 - Furore (Sa) Tel. 089830348 www.granfuror.it I migliori bianchi e i rossi della Costiera sono il frutto della viticoltura eroica di Marisa e Andrea Ferraioli.

Grand Hotel San PIetro Corso Carlo PIsacane Palinuro Centola (Sa) Tel. 0974 931466

Cooperativa amalfitana trasformazione agrumi Via delle Cartiere 55/57 - Amalfi (Sa) Tel. 089873211 www.cata.amalfi.it

Liquori di agrumi e di erbe, marmellate e confetture e tante altre bontà a base di limone. Ceramiche Daedalus Via Roma, 11 - Vietri sul Mare (Sa) Tel. 089211333 Coloratissime maioliche: piatti, vasi, orologi... La Torretta Via Sersoni Alto, 29 - Battipaglia (Sa) Tel. 0828672615 www.oliotorretta.com Vale la pena macinare una trentina di chilometri dalla Costiera per portarsi via uno degli oli migliori d’Italia.

informazioni Apt Amalfi Corso delle Repubbliche Marinare 19 Amalfi (Sa) Tel. 089871107 Comunità montana penisola amalfitana Via Municipio 11b - Tramonti (Sa) Tel. 089876354 www.cmpa.sa.it Per approfondire luoghi, prodotti e itinerari della Costiera e dell’entroterra. come arrivare Volare Call center 199414500 www.volareweb.com Collega MIlano Linate e Napoli con 2 voli al giorno andata e ritorno


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Salerno e dintorni

Il Salernitano, terra di alici e pomodori di Franco Cappuccio

Dalla Costiera Amalfitana al Cilento, questa fetta di Sud è un giacimento di sapori: dal cipollotto noverino al San Marzano, dalla mozzarella di bufala al carciofo, dai limoni ai vini unici come il Tintore

La Provincia di Salerno - la più estesa d’Italia - per vastità, complessità e diversificazione del territorio - è sicuramente una delle più varie del nostro Paese. Tutto ciò comporta straordinarie tipicità produttive: si può spaziare dai prodotti della pesca a quelli dell’agricoltura e dell’allevamento. Per proporre al moderno viaggiatore intriganti itinerari turistici enogastronomici, è opportuno suddividere in tre zone il racconto del territorio.

Costiera Amalfitana L’unica via di accesso alla Costiera Amalfitana è la statale 163 che segue il profilo della costa caratterizzandosi per i numerosi tornanti e per la carreggiata piuttosto 28

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ristretta che però regala anche panorami mozzafiato. Superato Vietri sul Mare, noto soprattutto per la sua raffinatissima ceramica, si arriva a Cetara che ha saputo fare della qualità dei suoi prodotti della pesca, in particolare tonno e alici, un motivo di vanto e di sviluppo economico per gli abitanti. Qui, dopo aver ammirato le splendide cupole maiolicate delle chiese di San Francesco e di San Pietro, è proprio impossibile rinunciare ad assaggiare una delle specialità del posto: la colatura di alici. L’origine di questo liquido ambrato, derivato dalla conservazione delle alici sotto sale, si perde nei secoli della storia. Di padre in figlio, di generazione in generazione, la ricetta della colatura di alici si è tramandata sino ad oggi. Con il suo sapore deciso e


una spiccata sapidità permette di condire verdure fresche o spaghetti, piatto un tempo tipico della vigilia di Natale e oggi riproposto costantemente dai più raffinati gourmet. Dopo Cetara si arriva a Maiori e alla sua villa romana, a Ravello con la sua atmosfera incantata, ad Amalfi il cui splendido centro storico riflette l’antica grandezza. Procedendo lungo la costa si toccano altri borghi incantevoli per finire a Positano, la cui bellezza è impossibile descrivere a parole. Ciò che colpisce l’occhio del visitatore che percorre tutta la Costiera Amalfitana è la presenza di numerosi vigneti e limoneti, spesso degradanti verso il mare e posti in posizione impervia. Grandi vini di pregio, con presenza di vitigni autoctoni e unici (Tintore, Ginestra, Pepella) e una rara varietà di limoni, lo Sfusato Amalfitano, utilizzato anche in pasticceria e nei distillati, sono eccellenze enogastronomiche da assaggiare assolutamente.

In apertura, una veduta di Amalfi. In questa pagina le eccellenze produttive del territorio: la mozzarella di bufala, il limone Sfusato Amalfitano e le alici di Cetara

“La qualità vinca sui prodotti di prezzo” Il comparto del pomodoro ha nel Salernitano uno dei principali distretti produttivi. Un settore vivace, sano, ma soprattutto capace di rinnovarsi e di imporsi anche sui mercati stranieri. La chiave del successo? Mantenere inalterato il gusto, la corposità e il profumo del pomodoro Made in Italy anche nel barattolo. In una parola: eccellenza. Una battaglia che l’Italia del pomodoro può continuare a vincere solo con la passione. La stessa che, da 60 anni, è l’anima del marchio Graziella. Un’azienda che, da tre generazioni, tramanda di padre in figlio non solo il 100% dell’assetto societario ma anche l’arte di coltivare, raccogliere, pelare ed inscatolare il pomodoro Roma. Marcello Saviano (nella foto in alto), Ceo dell’azienda con sede a San Valentinio Torio, parla dei 10 milioni di barattoli di pomodoro che produce come se fossero tutti figli suoi. «La nostra filosofia - ammette con determinazione e semplicità - è la stessa da 60 anni. Essere i testimoni dell’antica ricetta del pomodoro pelato a mano, coltivato senza additivi chimici e con i canoni di una filiera interamente certificata». Ma c’è di più: dal campo al barattolo, non passano più di dodici ore. Tempi da record, in nome della qualità. Che si esprime anche nel confezionamento: «i nostri barattoli non sono rivestiti dalla classica e normale banda stagnata che, nel tempo, viene corrosa delle componenti acide del pomodoro - svela Saviano -. Il gusto e il profumo del pomodoro Graziella rimane sempre integro grazie alla pellicola di ceramica che avvolge tutte le confezioni». Innovazione, ricerca, investimenti, rispetto dell’ambiente: ecco le parole d’ordine del “re” dei pomodori pelati. Una mission perseguita in tutti i processi produttivi che, dal 2005 ad oggi, ha permesso all’azienda di conseguire trend di crescita del 100%. I dati di fatturato non hanno bisogno di commenti: dai 4,9 milioni di euro di un lustro fa, il marchio Graziella ha chiuso il 2009 con 10,4 milioni di euro. Un impero che, oggi, dà lavoro a 400 addetti, conta su 350 fornitori e compare in 30 insegne della Gdo, oltre a esportare in Venezuela, Cile, Inghilterra, Hong Kong, Emirati Arabi, Francia, Russia e Germania. Senza dimenticare che l’azienda è fornitrice ufficiale del Vaticano.

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Salerno e dintorni

Il visitatore che percorre la costa cilentana resta affascinato dalla natura intatta e rigogliosa dove vigneti ed uliveti, oltre a fornire vino ed oli di grande qualità sono un elemento essenziale del paesaggio L’Enoteca Provinciale di Salerno “L’unione fa la forza”. Tale motto frutto di antica saggezza non sempre ha avuto facile applicazione nel Sud d’Italia. A Salerno, invece, la maggior parte delle aziende vitivinicole in uno con la Provincia di Salerno hanno dato luogo all’Enoteca Provinciale con lo scopo di diffondere il vino ed il territorio. Dopo due anni di attività l’Enoteca oggi accoglie 33 aziende che rappresentano tutte le zone vinate della provincia. Aderiscono Alfonso Rotolo, Barone, Cantina Rizzo, Cantine Marisa Cuomo Srl, Gran Furor Divina Costiera, Carmine Botti, Casa di Baal, Casebianche, Casula Vinaria, Donna Clara, Giuseppe Apicella, Giuseppe Longo, I vini del Cavaliere, Luigi Maffini, Lunarossa, Marino, Massimo Cobellis, Mila Vuolo, Monte di Grazia, Montevetrano, O’ Cammariello, Pietro Spera, Polito, Reale, San Giovanni, San Salvatore di Pagano Giuseppe, Tenute del Fasanella, Tenuta Mainardi, Tenuta San Francesco, Terra di Vento, Tiziana Marino, Verrone Viticoltori, Vigne di Raito, Viticoltori De Conciliis. Il turista può mettersi in contatto con l’Enoteca per visitare le aziende associate. 30

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Agro Nocerino-Sarnese L’agro Nocerino-Sarnese è una piana situata a nord della provincia di Salerno che è sempre stata appetita da varie popolazioni attratte dalla sua naturale vocazione agricola. I terreni agricoli, attraversati quasi interamente dal fiume Sarno, che ne ha in passato permesso l’irrigazione, hanno nella composizione la presenza di lapilli e ceneri del Vesuvio che, raffreddandosi, hanno sedimentato il terreno fornendogli un ricco fertilizzante naturale. Qui nascono varie specialità ortofrutticole tra cui spicca il pomodoro San Marzano e il cipollotto nocerino. Il primo, dalla caratteristica forma allungata, fu portato in Campania intorno al 1770 in dono al re di Napoli dal re del Perù. Nell’agro il pomodoro ha trovato le condizioni ottimali, acquisendo profumo e sapore che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Il pomodoro inoltre, nell’agro, non solo è coltivazione ma anche trasformazione grazie all’insediamento di numerose aziende che costituiscono un’importantissima ossatura industriale per la provincia di Salerno. Il cipollotto nocerino, dal bulbo te-

nero e da una spiccata dolcezza della polpa, è un antichissimo ortaggio che compare già negli affreschi delle case pompeiane. Oggi rappresenta la scommessa dell’agricoltura salernitana. Gustarlo nelle salse o come componente di magnifiche frittate è un vero piacere della gola ma l’agro nocerinosarnese però non è solo agricoltura. Infatti, presenta pregevoli monumenti da visitare come la Basilica di Materdomini, il Castello di Mercato San Severino, il Battistero paleocristiano di Nocera Superiore.

Cilento Il Cilento è un territorio ricco di sfaccettature, grazie alla sua particolare conformazione. Si suddivide in due grandi macrozone: la costa e la zona interna. La costa è caratterizzata da pittoreschi paesi che si affacciano su un mare incontaminato: Castellabate, assurto ad ulteriore notorietà grazie al film “Benvenuti al Sud”, Acciaroli, Palinuro, Scario, Sapri attraggono in estate turisti e appassionati del mare provenienti da tutto il mondo. Il visitatore che percorre la costa cilentana resta affascinato dalla natura intat-


Scelti per voi dove mangiare

mare. Elaborazioni curate con materie prime di gran qualità. Prezzo medio: 70 euro.

La Caravella Via Camera 12, Amalfi (Sa) Tel. 089871029 - www. ristorantelacaravella.it Locale con importanti ceramiche antiche, cucina che partendo dalla tradizione si rinnova in elaborazioni di grande pregio. Prezzo medio: 80 euro.

Ristorante del Golfo Via Porto 57, Salerno Tel. 089231581 - www. ilristorantedelgolfo.it Locale storico con specialità marinare e ottima cantina. Tradizione ed innovazione in piatti di alta qualità. Prezzo medio: 40 euro.

Osteria Reale Via Cardamone 75 Frazione Gete, Tramonti (Sa) Tel. 089856144 - www. osteriareale.it Locale con giardino per cene estive. Specialità locali ispirate alla tradizione con proposte di carne e di pesce. Prezzo medio: 35 euro. Nella pagina accanto, i templi di Paestum, sito archeologico e zona di produzione del carciofo e della mozzarella di bufala. In questa pagina, sopra, il dolcissimo fico bianco cilentano e, a destra, il pomodoro San Marzano, dalla caratteristica forma allungata, tesoro dell’agro Nocerino-Sarnese

ta e rigogliosa dove vigneti ed uliveti, oltre a fornire vino ed oli di grande qualità sono un elemento essenziale del paesaggio. La zona interna, ancora non del tutto scoperta dal turismo, presenta paesaggi montani di indubbio fascino ma anche una rappresentazione di un sistema di vita rurale scampato alla omogeneizzazione del mondo odierno. È bellissimo immergersi nell’atmosfera di Roscigno Antica - borgo pressochè disabitato - o visitare la grotta di San Michele a Sant’Angelo a Fasanella.Tra i grandi prodotti cilentani merita attenzione il fico bianco che si caratterizza per un’elevata dolcezza e pastosità. Con questo frutto si realizzano numerose prelibatezze, dal fico farcito con frutta secca (noci, mandorle) a quello ricoperto di cioccolato. La “porta” di accesso al Cilento è la piana di Paestum. Il sito archeologico è anche zona di produzione della

Il Faro di Capo d’Orso Via Taiani 48, Maiori (Sa) Tel. 089877022 - www. ilfarodicapodorso.it Con vista mozzafiato sul

Nonna Sceppa Via Laura 45, Capaccio Paestum (Sa) Tel. 0828851064 - www. nonnasceppa.com Storico locale dove si gustano specialità basate su prodotti tipici come il carciofo di Paestum. Prezzo medio: 40 euro.

dove dormire Grand Hotel Salerno Via Lungomare Clemente Tafuri 1, Salerno Tel. 0897041111 www.grandhotelsalerno.it

Moderno e funzionale, camere confortevoli con vista sul mare. Villa Poseidon Via Alfonso Gatto, Salerno Tel. 089223130 - www. villaposeidon.it Dimora di grande fascino a picco sul mare. Hotel Santa Caterina Strada Statale Amalfitana 9, Amalfi (Sa) Tel. 089871351 - www. hotelsantacaterina.it Albergo a picco sul mare con camere ampie e luminose. Doppia da 290 euro. Palazzo Sasso Via San Giovanni del Toro 28, Ravello (Sa) Tel. 089818181 - www. palazzosasso.com Hotel raffinato in grado di accontentare i viaggiatori più esigenti. Camera doppia: da 224 euro.

mozzarella di bufala e del carciofo. La mozzarella ormai è conosciuta in tutto il mondo ma i palati più esercitati sanno distinguere la produzione salernitana da quella casertana, entrambe tutelate dal marchio Dop. La mozzarella di Paestum e zone limitrofe è più delicata, con un sapore meno deciso e meno sapido rispetto a quella aversana. Il carciofo, conosciuto fin dai tempi dei Borbone, è compatto, privo di spine e molto versatile in cucina. giugno 2013

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campania Terme

Paradiso termale Ischia in primo piano, ma anche Agnano, Salerno, Castellammare di Stabia. In Campania il benessere è di casa con tanti trattamenti e cure per ogni esigenza di Francesca Negri Benvenuti in Campania e nei suoi paradisi termali, tanto antichi quanto rinomati. In vetta alla classifica c’è sicuramente l’isola di Ischia con il suo patrimonio idro-termale fra i più ricchi ed interessanti del mondo: ben 69 gruppi (campi) fumarolici e 29 bacini idrotermali da cui scaturiscono 103 “emergenze sorgive”, sparse nei circa 42 chilometri quadrati del territorio isolano. Una ricchezza che ha reso famosa Ischia fin dall’antichità. Le numerose fonti termali di Ischia hanno in comune la radioattività ma sono distinguibili in quattro grandi gruppi, per quanto riguarda la composizione chimica e le proprietà terapeutiche: salso-bicarbonato-alcaline ipertermali (quelle di Casamicciola), particolarmente indicate per la cura di artropatie (osteoartrosi, artriti, reumatismi articolari, postumi di fratture) e affezioni ginecologiche (metriti, annessiti, 32

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disfunzioni ovariche, rigidità); salso-solfato-alcaline-calcio-magnesiche (quelle di Lacco Ameno), indicate anche per la terapia di nevriti, astenie, paresi periferiche e miosciatalgie; salso-solfato-alcaline oligominerali termali (le acque di Ischia), molto apprezzate anche per la cura di affezioni dell’apparato genitale femminile e dei disturbi della menopausa; cloruratosodiche termali (quelle di Forio), adatte, tra l’altro, alla cura delle malattie del ricambio, del sistema endocrino e di riniti, otiti, laringiti, tracheiti, sinusiti, bronchiti, asma, sordità rinogena. Ischia, però, non è solo terme: il miscuglio alchemico di proposte di questa romantica isola spazia tra gastronomia, mondanità, divertimento, mare e cultura.

Incantesimi d’acqua Se Ischia è la regina del termalismo campano, in regione non mancano però altri noti centri. Incastonate nello splendido scenario dei Campi Flegrei, le Stufe di Nerone sono conosciute fin dai tempi antichi e le loro acque termali sono ricche di preziosi elementi minerali necessari al corpo per rimanere in tono ed elasticità, ma sono anche riconosciute ottime alleate per la cura di reumatismi, artrosi e per la riabilitazione. Appena fuori Napoli, oltre la collina di Posillipo, posta tra Fuorigrotta ed i Campi Flegrei, c’è Agnano con le sue 72 sorgenti d’acqua, indicate per la cura dell’apparato locomotore, respiratorio, circolatorio, digerente, delle patologie del ricambio e dell’epidermide.A Salerno, le terme del Tufaro sgorgano limpide e dai riflessi verde-azzurro. Il sapore è acidulo e l’odore sulfureo, caratteristiche che prealludono a risultati efficaci per la fangobalneoterapia, la balneoterapia e le cure inalatorie. Grazie inoltre alla ricchezza di ioni come il bicarbonato, il calcio, il ma-

gnesio, il solfato ed il litio, le acque del Tufaro hanno spiccate doti digestive e sono un utile integratore dietetico per l’osteoporosi e l’accrescimento di ossa e denti. Infine, Castellammare di Stabia e le sue terme, che rappresentano un binomio inscindibile, con ben 28 sorgenti di acque minerali (che appartengono ai due tipi di acque cloruro-sodiche, sulfuree e ferriginose) utili per malattie respiratorie, otorinolaringoiatriche, artroreumatiche, cutanee, ginecologiche, urinarie, gastroenteriche ed epatobiliari.

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campania Terme Viaggi e Benessere

Da fare e da vedere Procida Quest’isola ha ispirato scrittori e set cinematografici come il film di Massimo Troisi, il Postino. Terra Murata, il punto più alto dell’isola, è il nucleo urbano originario di Procida. Marina di Corricella, Punta Solchiaro, la spiaggia della Chiaiolella, la riserva naturale di Vivara sono alcuni dei luoghi più belli da scoprire.

Napoli. Rituale del miracolo di San Gennaro. Ogni 19 settembre. Il sangue di San Gennaro contenuto nelle ampolle di vetro mantiene il fiato sospeso dei napoletani: il suo scioglimento se avviene senza indugi è considerato di buon auspicio per la città, nel caso contrario è considerato segno sfavorevole. Somma Vesuviana Festa delle lucerne. Agosto 2010 (quadriennale). Centinaia di lumini ad olio disposti su cerchi, triangoli e quadrati di legno in fuga prospettica invadono le stradine del Casamale: è la festa delle Lucerne che ogni 4 anni, nei primi giorni di agosto, celebra la Madonna della Neve nel borgo medievale di Somma Vesuviana. Le vie disegnate dalle lucerne rappresentano dei varchi, delle aperture, una sorta di dialogo tra la vita e la morte. Le cap’ e’ morto, zucche con occhi e naso intagliati e una lucerna all’interno, pendono dai portoni e contribuiscono all’atmosfera indimenticabile della festa.

Scelti per voi In questa e nelle pagine precedenti, alcune immagini delle Terme del Tufaro di Salerno, le cui acque hanno spiccate doti digestive

dove mangiare Alberto Lungomare C. Colombo 8 Ischia (Na) Tel. 081981259 Praticamente una palafitta sulla spiaggia, con vista mozzafiato quanto romantica, dove gustare, in un’unica sala verandata, cucina di mare tradizionale interpretata con un pizzico di fantasia. Prezzo medio: 60 euro vini esclusi.

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Taverna del capitano Piazza delle Sirene 10/11 Località Marina del Cantone Massalubrense (Na)

Tel. 0818081028 Un indirizzo da non perdere per i food lover. Pesce soprattutto, pesce fresco del mare dei Golfi di Napoli e Salerno, pescato ogni giorno dai pescatori di Marina del Cantone, poco manipolato e preparato con cotture rapide, che cercano di alterare il meno possibile i sapori. Al Convento Piazza San Francesco 16 Cetara (Sa) Tel. 089261039 Semplice ma molto frequentata, questa trattoria (che è anche pizzeria) propone esclusivamente piatti marinari e della tradizione cetara, serviti, d‘estate, anche sulla piazzetta. Prezzo

medio: 30 euro vini esclusi.

dove dormire Hotel Terme Oriente Via delle Terme 9 Ischia (Na) Tel. 081991306 Grazioso tre stelle situato nel centro storico di Ischia Porto, a pochi passi dalla spiaggia, e direttamente su via Roma - Corso Vittoria Colonna, la strada dello shopping. Prezzi a partire da 85 euro a camera. Hotel&Restor Capo La Gala Via Luigi Serio 8 Vico Equense Tel. 0818015757 A metà strada tra Pompei e Sorrento,

questo hotel è uno dei luoghi più pittoreschi della Baia di Napoli, tutto in stile marinaro creato dall’architetto Marco De Luca. Da tutta la struttura si gode di viste spettacolari sul mare e sul Vesuvio. Camere a partire da 140 euro. Charme&Relax Hotel delle Terme Via Agnano Astroni 24 Napoli Tel. 0817622180 Immerso in un parco lussureggiante e dotato di vista su splendidi panorami, l‘hotel rimane a poca distanza dal centro di Napoli e dalle fonti termali ai piedi del vulcano. Prezzi a partire da 79 euro a camera.


selezioni

Cento per cento Vesuvio Casa Setaro presenta il Caprettone, vitigno più unico che raro, che nasce solo all’ombra del vulcano, dai terreni scuri e ricchi di sostanze minerali che ne caratterizzano le pendici Alle pendici del Vesuvio, l’azienda vitivinicola Casa Setaro da anni punta a valorizzare il territorio e i vitigni autoctoni della zona: Falanghina, Aglianico, Piedirosso e Caprettone. Il nome di quest’ultimo è ispirato alla forma del grappolo, simile alla barbetta di una capra. È stato a lungo usato in blend con altri vitigni, ma Massimo Setaro ha creduto così tanto nel Caprettone da vinificarlo da solo, sia per il Lacryma Christi Bianco sia per lo spumante Brut metodo classico “Ca-

prett one”. Il Caprettone è tipico del Vesuvio e non si trova altrove, neppure in Campania. È un emblema di questo territorio ricco di suggestioni all’ombra del vulcano. Un territorio dai terreni scuri, sciolti e sabbiosi, ricchi di sostanze minerali che caratterizzano i vini, su cui crescono viti anche molto vecchie. Sono queste il simbolo migliore del lavoro e del futuro di Casa Setaro: si spingono verso l’alto ma hanno radici piantate bene nel terreno. Un terreno unico al mondo.

100% Vesuvius with Casa Setaro On the slopes of Mount Vesuvius, for years the Casa Setaro winery has been committed in valorising the territory and the indigenous grape varieties of the area: Falanghina, Aglianico, Piedirosso and Caprettone. The name of the latter is inspired by the shape of the bunch, similar to a goat’s beard. For many years it was used in blend together with other vines but Massimo Setaro has believed so much in it that he has fermented it by itself, both for the Lacryma Christi Bianco, and for the “Caprett one” Brut sparkling wine. Caprettone is typical of the slopes of Vesuvius and cannot be found elsewhere, not even in Campania. It is a symbol of this territory full of charm, in the shade of the volcano. A territory with dark, loose and sandy soils, full of minerals characterising the wines, on which grow even very old vines. These are the most emblematic example of the work and future of Casa Setaro: they move upwards but have their roots deep into this unique territory.

Casa Vinicola Setaro Via Bosco del Monaco, 34 Trecase (Na) Tel. 081. 8628956 www.casasetaro.it


lo Sfusato di Amalfi

Il paese dove il limone fiorisce Amalfi

Campania

di Laura Ruggieri

Una passeggiata alternativa in Costiera. Qui natura e mondanità si fondono. La vera star però è lo Sfusato di Amalfi, unico in Italia, i cui frutti arrivano abbondanti a cominciare da maggio 36

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Profumo intenso, colore giallo pieno, polpa tenera e succosa: stiamo parlando di lui, il protagonista incontrastato di questa terra ricca di suggestioni e colori, tra i quali domina il giallo di questo frutto così come del sole che spesso la bacia. Ed entrambi sono una gioia per gli occhi. Non è un limone qualsiasi lo Sfusato Amalfitano, Igp Limone Costa d’Amalfi, che si raccoglie più volte l’anno anche se la stagione d’elezione è proprio quella primaverile, fino a luglio. Un identikit che lo distingue: dimensioni medio-grandi forma affusolata del frutto, da cui “sfusato”, una buccia di medio spessore, di colore giallo abbastanza chiaro, con un aroma e un profumo intensi grazie alla ricchezza di oli essenziali e terpeni (carattere fondamentale per la produzione del liquore di limoni,il famoso limoncello). Scarsa la presenza di semi in una polpa ricca e morbida, quasi dolce, e tra le più ricche di vitamina C. E proprio a questo si deve la diffusione così massiccia in Costiera. Per un popolo di naviganti, infatti, era prezioso disporne per la sua efficacia nella lotta allo scorbuto (malattia causata proprio dalla mancanza di vitamina C). Talmente diffusa la coltivazione in appezzamenti di terreno a terrazze, detti fondi, spesso scoscesi visto il territorio piuttosto impervio, da creare dei veri e propri giardini di limoni riconoscibili anche per la copertura delle piante con le cosiddette pagliarelle. E non c’è comune della Costiera Amalfitana, che non vanti splen-


In apertura un’immagine tratta dal volume “Dolci del sole” (Rizzoli) che racchiude le ricette di Salvatore De Riso (nella foto in basso) con la sua celebre torta ricotta e pere, gioiello della Pasticceria De Riso di Minori. Qui, uno scorcio di Amalfi

didi giardini dal colore giallo intenso:Amalfi, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Praiano, Ravello, Scala, Tramonti, Vietri sul Mare. Attualmente il limone amalfitano viene coltivato su circa 400 ettari, con un raccolto medio annuo di circa 8 mila tonnellate. Insomma potremmo definirlo l’oro della Costiera,bello da vedere ma ovviamente anche da gustare. Perfino in purezza. Qui infatti è spesso servito al naturale, preparato a insalata. Usatissimo poi come condimento, nel pesce, negli antipasti di mare, nei primi piatti, sulle carni. Alcuni bar della zona propongono addirittura il “caffè al limone”. Molto meglio però orientarsi sulle famose Delizie, i babà al limoncello, le torte, i profitteroles, i cioccolatini al limone. Come un piccolo dono prezioso si presentano i invece i follovielli: uva passa con canditi e fichi avvolti in foglie di limoni, “impacchettati” e poi cotti in forno. Magari da accompagnare all’infuso di bucce di limone immerse in alcool puro. Benché lo Sfusato sia il prodotto principe in zona, questa terra vanta non poche specialità che la rendono meta ambita di un viaggiatore gourmet. Pensiamo per esempio alla pera pennata di Agerola (pennata perché gli alberi erano così alti – anche 20 metri – da raggiungere le “penne” dei tetti), rotonda e dal profumo intenso, adatta per le marmellate. E a proposito di Agerola, alta sulla costa ma con il volto rivolto al mare, è lei la regina dei Monti Lattari, regno della mucca agerolina, rustica e di eccezionale qualità lattifera e dei formaggi: del fior di latte, prodotto di notte con il latte di giornata, detiene il primato; quanto al provolone del monaco (di cui se ne producono circa 1500 l’anno) la disputa con Vico Equense è accesa. Ricotte freschissime, trecce impregnate di latte, scamorze affumicate al fuoco di paglia, caciocavalli, provoloni dai profumi intensi e complessi, qui la scelta è ampia. Altra spe-

Sal De Riso: semplice e grande, come la sua Costiera È ottimo per la Crema Pasticcera, «regina della pasticciera, che rende unica e inconfondibile», ma lui lo usa anche nel caffè, in una ricetta di sua invenzione, il Caffè Scurzette, ideato in memoria di una tradizione famigliare: «mia madre sosteneva che aggiungere il limone al caffè ne esaltata il sapore, il potere digestivo e in alcuni migliora il dolore alla testa!». Il Lui in questione è Sal De Riso, re della pasticceria che ci parla dello Sfusato e, ovviamente, della sua Costiera. Cosa rende ai suoi occhi questo limone un ingrediente tanto prezioso? «Oltre al profumo e al sapore, lo Sfusato Amalfitano ha importanti proprietà “tecniche”: grazie alla peptina consente la solidificazione di gelatine, confetture e creme. È nota inoltre la sua capacità antiossidante, che mantiene vivo il colore della frutta». Nonostante la fama internazionale, per lei Minori resta un punto fermo. Cosa la rende così insostituibile? «Io amo viaggiare, amo tutte le città che ho visitato, mi appassiono alla loro storia culturale e gastronomica. Mi hanno definito un “ibrido” perché prendo il meglio da ciò che mi circonda e lo trasmetto in ciò che creo. Questo non significa che non sia fortemente attaccato alla mia Costiera: come potrei vivere senza il mare trasparente che si infrange sulla costa verde? E i profumati terrazzamenti di limoni, le stradine curve su suggestivi panorami, il canto dei gabbiani nel cielo azzurro, il finocchietto selvatico, i pomodori sugosi… cose semplici, ma grandi. Come la Costiera: semplice e grande». G.C.

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lo Sfusato di Amalfi

cialità agerolese è il viscuotto, pane integrale cotto due volte e tagliato in pezzi come freselle. Insomma, qui i prodotti base per una magnifica merenda all’aria aperta, magari partendo proprio dalla bella Agerola, ci sono tutti.

Agerola: idillio pastorale Solo sei chilometri attraverso le scale da Amalfi, un dislivello di 650 metri, eppure se non fosse per l’onnipresenza di quel mare azzurrissimo negli occhi e nell’anima, sembrerebbe di essere altrove. Atmosfera di montagna, scene così autenticamente pastorali e agresti da rimanere sorpresi e affascinati: greggi di capre e un pastore si arrampicano sulle rocce, un mulo se ne va lentamente carico di legna, due contadine col fazzoletto in testa e i volti segnati portano ceste di limoni sulle spalle. Viene voglia di addentrarsi nell’abitato di Agerola, ancora autentica. Un abitato fatto di tante piccole frazioni, senza un nucleo centrale, a case sparse, ognuna con il suo pezzo di orto e la stalla sul retro. «Qui ogni famiglia ha il maiale, è tradizione lavorare le carni e cucinare ancora con il lardo» racconta Antonio, incontrato in paese mentre si fa il giro per comprare formaggi, salumi, i taralli e il fragrante pane biscottato. L’escursione da Bomerano-Agerola a Montepertuso appartiene alla top ten dei sentieri italiani: tre ore di cammino, tre ore di ammirazione e stupore come sospesi tra cielo e mare, in “…una terra dove s’incontran l’onde colle montagne” (Henry Longfellow). Si cammina, come si avessero le ali, su un sentiero facile tra

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gli aromi della macchia, si scorgono in basso piccoli appezzamenti a olivo, incastrate nella roccia alcune case rupestri; intorno, le grotte di Santa Barbara ancora trasudano storie di briganti, come quella dell’oro trovato nelle ceppaie al taglio dei boschi dei castagni. Qui a maggio passa e nidifica il falco pellegrino. Ecco la Grotta del Biscotto per via dell’aspetto spugnoso simile al viscuotto agerolese. In basso il profondo vallone di Praia tutto a gradoni di vigne, campicelli coltivati a fatica, manciate di case tra lecci, roverelle e qualche acero. Da un rudere su uno sprone di roccia a strapiombo si intravede la spiaggia, richiamo mondano quasi fuori luogo visto da qui. All’aprirsi di un varco sul contrafforte della montagna all’altezza del Colle della Serra, ecco una nuova prospettiva: sontuosa, da vertigine. Sembra quasi troppo quel che si vede per riuscire a raccoglierlo in un solo sguardo: un tratto splendido e lunghissimo di costa, l’estrema ansa della Costiera Amalfitana. “Li Galli”, tre scogli che pare ospitassero le mitiche Sirene, sembra di toccarli, come il profilo della penisola Sorrentina, la sagoma di Punta Campanella e sullo sfondo Capri e i mitici faraglioni.

Alla ricerca del paese che non c’è Sarà anche vero che le coste sono più belle viste dal mare, ma chi si lascerà condurre lungo questo percorso sulla terra ferma, non avrà rimpianti. Sarà un cammino degno degli Dei, una Via degli Incanti ad alta quota. E visto da lassù, quell’azzurro cobalto del mare,il giallo limone dei terrazzamenti coperti di foglie e pagliarelle, le scalinate a picco fino sulle baie, è un’esplosione di colori, un inno alla natura sontuosa. Pace, silenzi, profondità di sguardi per scoprire una Costiera diversa, alternativa, riservandosi il piacere di scendere sulla costa intrigati dalle mille tentazioni mondane. Anche l’escursionista più esigente, infatti, tutto natura e percorsi in solitudine, non potrà sottrarsi al fascino di Amalfi, summa di fasti gloriosi e scenografie suggestive, magari al tramonto quando le comitive di turisti lasciano il campo agli amateur, condizione ideale per perdersi nella trama fitta e intricata di vicoli, stradine, pergolati di limoni rubati alle rocce, logge e balconi fioriti, e poi scale, archi e sottopassi oscuri, magari uno slargo improvviso, piccole chiese in penombra. E per girare senza una meta precisa, inseguendo memorie ed echi di spezie, profumi da souk arabo. Niente a che vedere con le bottegucce per turisti stipate di essenze aromatiche ed elisir liquorosi. La magia di Amalfi sta soprattutto nelle viuzze laterali, dalla topografia contorta e misteriosa, oltre che in quello sguardo dal mare con il bianco solare e mediterraneo delle case di calce aggrappate alla roccia. L’impatto mozzafiato con il duomo, con il chiostro, sintesi


Scelti per voi dove mangiare Il Fiordo Una terrazza dove gustare il mare con il palato ma anche con gli occhi. Tra i must, le alici baciate, gli scialatielli peperoni e totani, la parmigiana di pesce bandiera. Plus per la gentilezza di Luigi, il proprietario. Via Trasita, 9 - Furore (Sa) Tel. 089874813

delle culture normanna, araba e bizantina, lascia poi sempre stupefatti. Con il mare negli occhi si sale quindi da Amalfi per la Via Maestra dei Villaggi, verso San Lazzaro. Da subito lo scenario vegetale si fa esuberante: siepi di buganvillea, fichi d’India a grappoli, agavi, carrubi contorti, e poi soprattutto un mosaico di terrazze di limonaie sorrette dai tipici pali di castagno, piccole case a cubo col tetto a botte o a crociera sparse. Spesso, fuori della casa, la barca parcheggiata in collina. Ponticelli in pietra, muretti a secco, gradini o scalelle segmentano il cammino: piccoli respiri nella salita per catturare ancora una volta visioni incantate su un paesaggio che dall’alto si fa ancora più spiazzante. Cambia lo scenario: quasi inquietante per via delle pareti di roccia verticali (spettacolare il free climbing presso l’Orrido di Pino), degli anfratti profondi, ammorbiditi dalla vegetazione coloratissima e ricca di profumi in questa stagione. Domina il giallo delle ginestre, la valeriana rossa riempie di colore i muretti lungo le scalinate, sulle rupi macchie bianche o rosa carminio dei cisti, esuberante il fico degli ottentotti dalle foglie carnose e i fiori violacei; un po’ nascoste, invece, piccole orchidee screziate dai fiori rosa porpora. Un microclima fresco e umido lascia crescere tanti tipi di felci, come nel fiordo di Furore. Angolo suggestivo con le pittoresche casette dei pescatori, il fantastico borgo-miniatura sovrasta la battigia, incastonato sul fianco della montagna, dove il mare entra fino a confondersi con le acque del torrente. Tra le scalinate del piccolissimo borgo marinaro (uno dei 37 “più belli d’Italia”), una

magia tutta speciale avvolge le case che videro il grande amore di Anna Magnani e Roberto Rossellini mentre giravano Il miracolo (episodio del film L’amore). Ma Furore non è tutta qui: e dove si nasconde il “paese che non c’è”? Una strada, che è insieme di mare e di montagna, lunga 6 chilometri e che arriva a 500 metri di altitudine, accoglie nel vallone tra curve e costoni di roccia lo sparso abitato aggrappato ai fianchi dei Monti Lattari e proteso nel blu. Lo stesso delle cupolette arabeggianti maiolicate delle tre chiese. Ma i colori del “paese dipinto” sono soprattutto quelli dei murales sulle pareti delle case bianchissime in questa galleria a cielo aperto tra, scalinatelle tra gli ulivi, pergolati quasi segreti, arabeschi di viti scolpiti nella roccia. La passeggiata prosegue attraversando Agerola e arrivando a Nocelle, dove il percorso si interrompe, o meglio, dove bisogna scegliere se proseguire sulla rotabile (che parte fuori del borgo dove le macchine non arrivano) oppure optare per i gradini (per l’esattezza 1690 fino a Arienzo, nella parte alta di Positano, dove aveva la villa Zeffirelli). Nocelle è una gioia per gli occhi e per il cuore: un villaggio gentile sul ciglio dell’abisso più profondo. Un lungo viottolo, interrotto solo da scalinatelle, costeggiato da muri a secco fitto di fiori della pietra e gerani tra orti e casette bianche col portico, un albero da frutto, la terrazza. La vita è tutta sulla piazzettasalotto della chiesa con due immensi tigli, teglie in dialetto, e i sedili in pietra. Prima dell’ultimo tratto di percorso regalatevi una notte di pace e silenzi quassù, perché non c’è mondanità che regga il confronto.

La Caravella In un palazzo storico, tra importanti opere d’arte di maestri ceramisti, un ambiente curato nei dettagli raffinati e una cucina importante. Qualità, creatività equilibrata, prodotti eccellenti ne fanno un indirizzo da non mancare. Via Matteo Camera, 12 - Amalfi (Sa) Tel. 089871029

dove comprare Pasticceria Pansa Tradizione dal 1830 in questo locale storico di grande fascino e arredi d’epoca: qui è il regno del babà e della sfogliatella, del pasticciotto e della caprese. Da non perdere la pastiera a Pasqua. Piazza Duomo, 40 - Amalfi (Sa) Tel. 089871065 Pepito’s L’indirizzo fashion per sentirsi à la page in costiera: la classica moda di Positano ma con un tocco di classe in più. Via Pasitea, 39 - Positano (Sa) Tel. 089875446

dove dormire La Locanda del Fiordo Piccolo nido incastonato tra le rupi e sfiorato dall’acqua. Undici camere con il nome delle dive del cinema: la più gettonata quella con una mini area fitness sulla roccia. Via Trasita, 9 - Furore (Sa) Tel. 089874813 Agriturismo S. Alfonso A pochi passi dal Sentiero degli Dei un casolare di campagna dove si respira aria di mare. Atmosfera familiare ma con un panorama mozzafiato. Via S.Alfonso, 6 - Furore (Sa) Tel. 089830515 Hotel San Pietro Hotel da leggenda per chi vuole concedersi il massimo. Apoteosi del lusso mediterraneo con bei pezzi d’antiquariato, maioliche, opera d’arte e una indovinata simbiosi tra architettura e natura. Via Laurito, 2 - Positano (Sa) Tel. 089875455 giugno 2013

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l'agronocerino

Rosso San Marzano Ăˆ originario del Sudamerica ma parla il dialetto salernitano il pomodoro che cresce nell’Agro Nocerino Sarnese. Al primo posto per la produzione di pelati, senza di lui la dieta mediterranea non sarebbe la stessa di Sergio Tarantino 40

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Probabilmente Cristoforo Colombo non lo immaginava neppure, ma quando, nel 1492, approdò per la prima volta nel Nuovo Continente, cambiò non solo la storia, quella con la “S” maiuscola, ma anche quella più circoscritta, ugualmente importante, della cucina. Tanti furono infatti i prodotti che, sconosciuti fino ad allora, furono importati in Europa: mais, patata, cacao, diversi tipi di frutta e una pianta particolare sulla quale crescevano lucenti bacche rosse, inizialmente destinata ad abbellire i giardini e i cortili dei nobili.

Nato perfetto Il pomodoro giunse nel Vecchio Continente grazie agli spagnoli all’inizio del XVI sec., e successivamente approdò in Italia (pare come dono del Perù al Regno di Napoli)

dove fu considerato unicamente in funzione ornamentale almeno sino alla metà del XVIII sec. Pare addirittura che, ancora a metà ‘800, negli Stati Uniti un gruppo di anarchici tentò di avvelenare l’allora Presidente Abramo Lincoln convincendo il cuoco della Casa Bianca a preparare un piatto usando come ingrediente questo particolare frutto rosso. Ma pian piano questi doni della natura iniziarono ad essere apprezzati anche in cucina, tanto da meritarsi il nome di “pomi del paradiso” o “dell’amore”, dal momento che gli italiani riconobbero in essi proprietà afrodisiache. E, in particolare, una varietà di Solanum lycopersicum, nome scientifico della specie, attecchì con fortuna in Campania, più precisamente in provincia di Salerno, in un paesino che sorgeva sulle sponde del fiume Sarno. Le condizioni che

La pianta di Solanum lycopersicum, inizialmente utilizzata a scopo ornamentale, giunse in Europa all’inizio del XVI secolo. I suoi frutti incominciarono ad essere introdotti in cucina soltanto nella metà del ‘700

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l'agronocerino

Il territorio L’Agro Nocerino Sarnese è un vasto territorio compreso nella provincia di Salerno, situato nella pianura del fiume Sarno e chiuso dalle catene dei Monti Lattari e Picentini. Comprendente 13 comuni, è uno dei polmoni dell’agricoltura campana, avente il suo centro propulsore proprio a San Marzano, con l’omonimo pomodoro, le cui conserve e derivati lo hanno reso uno dei prodotti simbolo del Belpaese. Ma fiorente è anche la produzione di tabacco, canapa e fibre tessili. Oltre, naturalmente, al turismo: imperdibile l’area archeologica di Nuceria Alfaterna, bacino di testimonianze dei fasti del passato assieme alle tante ville e castelli come Villa Calvanese a Castel San Giorgio, il Castello Doria ad Angri o il Castello Fienga di Nocera, così come pure le numerose torri che punteggiano i tracciati delle antiche vie consolari. Impareggiabile per la gastronomia, da una golosa gamma di formaggi e salumi a prodotti più ricercati come castagne, nocciole, funghi e tartufi, la zona è anche uno dei punti di partenza privilegiati per andare alla scoperta dei tesori della regione, essendo posizionata favorevolmente a pochi chilometri da Pompei, Positano, Sorrento e dall’impareggiabile Costiera Amalfitana.

Forma allungata, colore rosso vivo, una polpa dal sapore tipicamente agrodolcequasi completamente priva di semi e, soprattutto, una buccia sottilissima, facile da togliere: questo l’identikit dell’originale San Marzano, che anche recentemente è stato oggetto di tentativi di contraffazione

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questi particolari semi trovarono nella vasta pianura nei pressi di San Marzano furono ideali per la crescita e lo sviluppo: clima mediterraneo, caratterizzato da un’umidità relativa dell’aria piuttosto elevata, suolo di origine vulcanica, quindi particolarmente fertile, ricchezza dell’acqua. Un contesto ottimale che, sommato alla fisionomia di questa varietà già “perfetta” all’origine fece sì che, nel corso dei secoli, l’ortaggio non dovette subire sostanziali modifiche genetiche, risultando ancora oggi invariato rispetto al suo antenato che circa 300 anni fa attraversò l’Oceano. Nessuna manipolazione in laboratorio dunque, tanto che oggi non esiste una cultivar del San Marzano ben definita e i vari tipi odierni sono derivati per selezione naturale dal vecchio progenitore. Come allora il Pomodoro di San Marzano, riconosciuto Dop nel 1996, si presenta con una forma allungata, un colore rosso vivo e

una polpa dal sapore tipicamente agrodolce quasi completamente priva di semi. E, infine, una buccia sottilissima, facile da togliere, che lo ha reso il più utilizzata per la produzione di “pelati”.

Sviluppo verticale Il Pomodoro San Marzano Dop viene coltivato in un’area circoscritta nell’Agro Nocerino Sarnese, in provincia di Salerno, e nelle province di Napoli e di Avellino, per un totale di 41 comuni (alcuni solo parzialmente) e un’area di potenziale coltivazione di circa 16.000 ettari, anche se il prodotto destinato alla Dop, ha riguardato, secondo i dati del 2004, un totale di 102 ettari impegnando 228 aziende agricole, con una produzione di fresco di oltre 61.000 quintali destinati alla trasformazione in pelato. Un prodotto, dunque, rigorosamente “made in Campania”, oggetto in passato di tentativi di contraffazione: proprio nel febbraio 2009 nel porto di Napoli sono stati bloccati alcuni container contenenti ben 142 tonnellate di pomodori spacciati come San Marzano ma provenienti in realtà dalla Puglia, presumibilmente destinati al mercato statunitense. Caratteristica tipica della coltivazione è l’allevamento in verticale su pali di legno collegati a fili orizzontali. Questa modalità di coltura influisce in modo determinante sulla qualità delle bacche che, non aven-


Ricetta Spaghetti al “pesto San Marzano”

do contatti con la terra, risultano integre e pulite. La raccolta dei frutti viene svolta rigorosamente a mano ed inizia solitamente ad agosto protraendosi fino a tutto settembre e oltre.

Bontà da conservare Proprio dalla Campania partì la prima iniziativa a carattere industriale per l’inscatolamento dei pomodori interi, che conferì grande impulso al settore conserviero. L’industria dei “pelati” è sempre stata vanto della regione grazie alla notevole presenza di questo alimento che, una volta trasformato dalle numerose attività sorte nel territorio, veniva commercializzato su scala nazionale ed esportato in numerosi paesi dell’Europa e delle Americhe già dall’inizio del Novecento. Fino a circa venti anni fa la Campania produceva un quarto del pomodoro destinato all’inscatolamento; ora, invece, partecipa con appena il 5% al comparto nazionale. Il Pomodoro di San Marzano, diventato con il tempo uno dei pilastri della dieta mediterranea tanto invidiata nel resto del mondo, è un ingrediente in grado di esaltare tutti i piatti tradizionali della gastronomia italiana, e al contempo una delizia anche da solo. Un piccolo bijoux per la gola è ad esempio il San Marzano essiccato: lasciatelo asciugare al sole, una volta tagliato a metà nel senso della lunghezza, con la parte del dorso

rivolta verso l’alto, cospargendolo con un pizzico di sale per tenere lontani gli insetti; i singoli pezzi vanno ritirati ogni sera per essere preservati dall’umidità, operazione da ripetere per alcuni giorni, fino a quando diverranno ben secchi, quasi rattrappiti. Un piccolo, semplice piacere capace di trasformare quasi per magia un normale piatto di pasta in un trionfo di gusto.

Ingredienti e dosi per 4 persone: • 350 g di spaghetti • 2 cucchiai di mandorle pelate • 2 cucchiai di pinoli • 2 cucchiai di gherigli di noci • 2 cucchiai di olio d’oliva extra vergine • 6 Pomodori San Marzano maturi • 1 spicchio di aglio • 10 foglie di menta • 1 pezzetto di peperoncino • Sale Preparazione Riempite una pentola d’acqua e portatela ad ebollizione, dopodiché immergete i pomodori per qualche secondo, passateli sotto l’acqua fredda, pelateli e privateli di semi. Nel caso risultassero particolarmente acquosi, per non rendere il sugo troppo diluito, dopo averli pelati potete saltarli e lasciarli per una mezz’ora dentro il colapasta in modo da perdere parte dell’acqua. Frullate per un minuto circa con un mixer le mandorle, i pinoli, le noci, lo spicchio d’aglio spellato e un pezzetto di peperoncino, fino ad ottenere un composto fine e omogeneo. Inserite pomodori, olio, menta e sale e frullate per 30 secondi circa. Mettete il tutto in una zuppiera, fate cuocere gli spaghetti, scolateli al dente e aggiungeteli nel contenitore. In questo modo otterrete una pasta tiepida poiché la temperatura della salsa stempererà il calore della pasta. Se preferite il piatto ben caldo, appoggiate per qualche minuto la zuppiera con la salsa sopra la pentola dove sta cuocendo la pasta.

In alto un tratto del fiume Sarno sulle cui sponde sorge il paese di San Marzano. A sinistra, pomodori stesi al sole ad essiccare giugno 2013

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artigianato a Napoli

Presepi di Napoli Alla scoperta di un’arte che trascina con sè tre secoli di alto artigianato. Scene e pastori, protagonisti e leggende che ruotano attorno alle nativitĂ artistiche partenopee. Che raccontano mille storie e meritano di essere ammirate. Non solo a Natale di Alessandra Favaro

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Il presepe napoletano è una di quelle tante caratteristiche che contribuiscono a rendere Napoli una città unica, inimitabile. Un’arte antica, che sulla carta vede la sua data di nascita in un atto notarile del 1478, anno in cui Jacobello Pepe, aromatario del duca di Calabria, commissionò a due scultori,Giovanni e Pietro Alamanno, quarantuno figure presepiali da inserire nella chiesa di San Giovanni a Carbonara. Da allora l’arte dei pastori e delle scene del presepe divenne una vera e propria specialità a se stante. È il Settecento il secolo d’oro,che tocca livelli altissimi di artigianalità,di nobili committenti e di artisti che hanno segnato la storia, e dettato le regole, per quest’arte. Sì perchè, a differenza dei presepi del resto del mondo, a Napoli gli artigiani hanno portato un evento come la Natività all’interno dei loro vicoli, assieme agli abitanti, rendendolo inimitabile.

Le botteghe di via San Gregorio Armeno e il museo di San Martino Oggi l’importanza e il numero di artigiani impegnati in questa attività sono sotto gli occhi di chiunque si trovi a passeggiare in

pieno centro storico, a due passi da Santa Chiara, in via San Gregorio Armeno. Un vicolo strettissimo, caotico e vivo come solo il capoluogo campano sa essere. Ai lati del passaggio, botteghe aperte, laboratori, vetrine che offrono al visitatore decine di“pastori”, ovvero le figurine, i personaggi del presepe: da quelli più tradizionali, a quelli più fantasiosi,legati magari a un periodo storico particolare o a un personaggio.Non si tratta di una stravaganza. Da un certo punto di vista, l’usanza rimanda a quella più antica, nel Settecento, di inserire nelle “scene” del presepe, anche le famiglie nobiliari dell’epoca, i personaggi di spicco, i costumi e il vestiario tipici di ogni quartiere. E così, ai tempi in cui il Napoli vinse lo scudetto, ecco apparire Maradona tra i pastori delle botteghe di San Gregorio Armeno, poi Antonio Di Pietro durante Tangentopoli, e così via con tanti personaggi noti o evergreeen, come Totò. Ma il presepe napoletano di oggi non è nemmeno soltanto questo. E tra i lavoratori del cuore di Napoli esistono veri e propri artisti di questa disciplina, che mantengono integra la tradizione canonica settecentesca, pur riuscendo a innovarla con intuizioni degiugno 2013

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Il Consorzio Capan rappresenta un tentativo di riunire le eccellenze del settore e valorizzare quest’arte. Oltre a Pinfildi, ne fanno parte altri grandi nomi, come Ugo Esposito a San Gregorio Armeno, Alfredo Molli a Scafati, Giovanni Sinno nel centro storico. Il gruppo ha avuto l’onore di esporre nel 1996 nelle Torri Gemelle a New York. E di donare alcune loro opere ai Vigili del Fuoco di NYC l’indomani dell’11 settembre, tramite la Camera di Commercio. E mentre gli artigiani sperano che nel futuro di questo mestiere ci sia anche una scuola per formare gli artisti presepiali di domani, ciascuno di loro a suo modo è impegnato per mantenere viva questa tradizione. Che varca sempre più spesso il confine dell’arte. Come nelle opere di Pinfildi, dove il presepe diventa pretesto per riflessioni simboliche: un mendicante che tende le mani alla Vergine Maria è la rappresentazione della nascita della Speranza. O quelle di un altro artista, Giuseppe Ercolano, autore del celebre “presepe alfonsiano”, ispirato al più celebre dei canti di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, “Quanno nascette Ninno a Bettalemme”, visibile a Sant’Agata dei Goti (Bn). Non è mai “solo” un presepe. È una storia, un’opera, un incantesimo. 46

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Il lavoro del presepe coinvolge una rete di eccellenze artigianali: arte orafa per i dettagli preziosi, terracotta e maioliche per le testine dei pastori, seta per le vesti. Un concentrato di abilità e di storia

gne di un’opera d’arte. Per scoprirlo, la tappa obbligata è il Museo di San Martino, che conserva in esposizione opere che hanno segnato la storia.

Le origini del presepe napoletano Ulderico Pinfildi ha un nome da romanzo d’altri tempi e svolge un mestiere di altrettanto impatto: è un artigiano-artista del presepe napoletano. Ed è anche vicepresidente del Capan, il Consorzio artigiani presepe artistico napoletano. Uomo dalla cultura vastissima e di grande memoria, è un punto di riferimento per chi è interessato a capire di più questa espressione artistica. Membro del Consorzio dalla sua nascita, nel 1994, ci aiuta a comprendere le origini e il senso di quello che è in realtà un maestoso intreccio di abilità manuali e ricerca storiografica. «Il presepe napoletano, diciamo canonico, è quello che si è sviluppato nel Settecento. Da quell’epoca iniziò ad allargare la sua presenza dalle chiese fino ai salotti dei nobili. Lo stesso Ferdinando di Borbone realizzava pa-

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Perfezione e ricerca: il futuro dell’arte presepiale

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artigianato a Napoli


Foto di Ugo Pons Salabelle

stori e sua moglie creava le vesti». Pinfildi racconta come nasce ogni personaggio: la testa e i piedi sono in terracotta o legno. Gli occhietti sono realizzati con minuscole particelle di vetro, per creare la perfetta trasparenza. Il corpo su cui vengono montati è uno scheletro di fil di ferro e stoppa. «I personaggi così diventano snodabili e possono essere disposti in diverse pose all’interno delle scene». Le scene sono le diverse “scenografie” del presepe, che somiglia ad un vero e proprio allestimento teatrale in scala ridotta. E poi ci sono i particolari, curati nei minimi dettagli: «Le vesti sono in seta. Ho trovato un particolare tipo di seta grezza che si adatta perfettamente ai costumi dei rustici, mentre utilizzo seta per gli abiti dei nobili e dei Re Magi» spiega l’artigiano.Il lavoro del presepe può coinvolgere una vera e propria rete di eccellenze artigianali: arte orafa per le gabbiette degli uccellini o dettagli preziosi, terracotta e maioliche per le testine dei pastori. Un concentrato di abilità di alto livello. E di storia. Continua Pinfildi: «Il valore del presepe artistico napoletano è dato da due fattori molto importanti: il primo è che ogni realizzazione mantiene la sua unicità. Presepe come pezzo unico, irripetibile. Il secondo, è il valore di documento storico: quelli antichi riproducono fedelmente usi e costumi del tempo in cui furono realizzati. Come gli abiti diversi a seconda del quartiere di provenienza e le differenti culture che animavano i vicoli. Testimonianza per esempio della Napoli cosmopolita di allora è la presenza di pastori di diverse razze e culture nel presepe. In alcuni presepi vi capiterà di vedere degli uomini con una curiosa acconciatura, una specie di ciuffo al centro della testa rasata. Anche questa è una testimonianza storica. Loro sono i turchi: considerati infedeli, ai tempi il vicerè ordinò che fossero resi visibili e identificabili, dando ordine che portassero il “cirro”».

Nella pagina accanto, in basso, una bottega di San Gregorio Armeno. In questa pagina, partendo dall’alto, un bellissimo presepe, simile ad un allestimento teatrale in scala ridotta; nella foto al centro, Ulderico Pinfildi, che mantiene viva la tradizione dell’arte presepiale con le sue opere (un dettaglio nella foto in basso) e come vice presidente del Consorzio Capan

Per saperne di più Museo Nazionale di San Martino Largo San Martino, 8 - Napoli Tel 0815781769; 0812294498; http://museosanmartino. campaniabeniculturali.it/ Ulderico Pinfildi Via Giacinto Gigante, 55a Napoli Tel. 0815787182 www.uldericopinfildi.it Alfredo Molli Via San Pietro, 110 - Scafati Tel. 0818507596 Giuseppe e Ciro Cinno Largo Barone Marinelli, 3 Napoli Tel. 081417973 Ugo Esposito Via San Gregorio Armeno 46Napoli Tel. 0815516205 www.ilmondodeipastori.it Giuseppe Ercolano Via Cassari, 6 Meta di Sorrento (Napoli) Tel. 0815342627 www.presepenapoletano.net giugno 2013

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il Sannio

Sannio, un mondo a parte

Campania. Da Sant’Agata dei Goti, cittadina medievale, a Cerreto Sannita, borgo celebre per le ceramiche, passando per Benevento: un itinerario tra scenari e tesori inconsueti. Con tante bontà da gustare e portare a casa

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Una suggestiva immagine del centro storico di Sant’Agata dei Goti, con gli edifici avvolti dalla calda luce del tramonto.

È tempo di vendemmia e rievocazioni storiche a Sant’Agata dei Goti, intatto borgo medievale della Val Caudina nel Parco regionale del monte Taburno, a mezz’ora d’auto da Benevento. Silenziosa e misterica, con un passato importante e guerriero, al centro di un paesaggio maestoso, è un centro simbolo del Sannio beneventano, zona interna della Campania, al confine con Molise e Puglia. Un territorio poco conosciuto, ancora selvaggio e un po’ austero, ma di grande bellezza e carattere, con un passato lungo 30 secoli, segnato da battaglie rimaste per sempre nella storia: la sconfitta dei Romani a opera dei Sanniti alle Forche Caudine (321 a.C.), la vittoria di Roma su Pirro (275 a.C.), lo scontro tra Carlo d’Angiò e Manfredi di Svevia (1266). Ma Benevento e la sua

provincia sono oggi più che mai al centro dell’attenzione anche per l’eccellenza dei vini, l’ottima produzione di olio extravergine d’oliva e una ricca gastronomia che comprende decine di prodotti tipici, dai formaggi ai torroni. Leonardo, Paola e Anna Chiara Mustilli, padre e figlie, ci accolgono nelle nuove cantine della loro storica azienda agricola all’ingresso del paese. «In questo periodo c’è una grande confusione e praticamente siamo qui giorno e notte. Perché il vino è un prodotto vivo e non si sa mai cosa può succedere», spiega Anna Chiara, che si occupa della produzione e vinificazione, mentre Paola segue la parte commerciale. In compagnia di Leonardo Mustilli, che è stato il primo negli anni Sessanta a reimpiantare i vitigni autoctoni della zona giugno 2013

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il Sannio

Strega, un liquore antico e un premio ambito Un liquore e un premio letterario. È tutto quel che resta a Benevento della leggenda sulle streghe, secondo cui il capoluogo sannita sarebbe stato nel Medioevo uno dei principali centri di riti sabbatici. Il liquore è il famoso Strega inventato da Giuseppe Alberti, sulla base di un’antica ricetta benedettina e prodotto in città a partire dal 1860. Il celebre riconoscimento letterario, invece, fu ideato dal nipote Guido nel 1947, insieme a Maria e Goffredo Bellonci. Dopo oltre un secolo, la storica azienda Alberti, guidata oggi dalla sesta generazione, non ha perso le caratteristiche originarie, e nell’ottocentesco stabilimento di fronte alla stazione ferroviaria l’atmosfera e i profumi di erbe e spezie sono ancora quelli del passato. Lavanda, ginepro, menta, anice stellato, ma anche mirra, cannella, pepe della Giamaica, zafferano… Sono ben 70 le erbe aromatiche e officinali che con le spezie compongono la miscela tutt’ora segreta (solo due persone conoscono l’esatta quantità e qualità degli ingredienti) del naturalissimo Strega. Dopo la distillazione in alambicchi riscaldati a vapore, il liquore è invecchiato almeno sei mesi in tini di rovere finché ogni componente non si sia perfettamente amalgamato. Per visite (al percorso didattico) e acquisti, anche di tutte le altre specialità Alberti, dai torroni ai croccantini, dalle “Magie” al rum ai babà, la sede e il punto vendita (sotto) sono in piazza Vittoria Colonna 8, tel. 082454292, www.strega.it

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Vari prodotti con il liquore Strega, liquore tipico della zona

e quindici anni dopo a imbottigliare in purezza la Falanghina, ci incamminiamo verso via Roma, nel cuore medievale di Sant’Agata, aggrappata a uno sperone roccioso e costruita sulle rovine dell’antica città sannita di Saticula. le suggestioni DI SANt’AGATA. La chiesa dell’Annunziata custodisce il capolavoro d’arte cittadino: è l’emozionante affresco di un grande Giudizio Universale, tra le più importanti realizzazioni della pittura tardogotica campana. E tra antiche chiese – merita una visita il Duomo, preceduto dall’atrio porticato medievale –, vicoli e giardini con belvedere, c’è palazzo Rainone: Leonardo e la moglie Marilì lo hanno trasformato in un accogliente agriturismo con ristorante specializzato in cucina tradizionale. Con un maglione a portata di mano, non perdetevi la discesa alle cantine storiche, suggestivo

intrico di grotte e cunicoli scavati nel tufo, dove si conservano le barrique per l’invecchiamento. E dopo tanto vedere, è finalmente l’ora di assaggiare pregiati bianchi e rossi, in una degustazione guidata nel nuovo winebar, proprio sotto casa Mustilli: è un luogo d’incontro per tutti dove, da questo mese, sono organizzati anche eventi culturali e serate di musica d’autore. «Siamo un’azienda di famiglia che punta da sempre sulla qualità con l’obiettivo di valorizzare il territorio. Conosciamo il segreto per ottenere un buon vino: avere voglia di farlo», conclude Leonardo Mustilli. vivaci atmosfere nel capoluogo. Bastano 40 minuti d’auto per raggiungere il capoluogo del Sannio, Benevento, fondata dai Sanniti e dominata da Romani, Longobardi, Normanni e Angioini. A prima vista austera e sfuggente, rivela poco a poco i suoi tesori, le innumere-


Scorcio del giardino-museo a cielo aperto Ortus Conclusus a Benevento, con due sculture dell’artista Mimmo Paladino: è una delle recenti opere realizzate nel capoluogo del Sannio.

voli chiese: ben 91, tra cui l’insolita Santa Sofia, a pianta metà circolare e metà stellare. Ma anche la vivace vita culturale legata all’Università, ai tanti teatri, al bel Museo del Sannio. Importantissima sede romana, Benevento conserva di quel periodo due grandi capolavori diventati simboli cittadini: l’Arco di Traiano, voluto dal Senato di Roma per commemorare l’apertura della via Appia Traiana che accorciò il cammino da Roma a Brindisi, e il maestoso teatro (II sec. d.C.) presso la Port’Arsa, che poteva contenere fino a 10 mila spettatori e all’epoca era ricoperto di marmo bianco. Tra le opere recenti, invece, c’è un posto da non dimenticare: è l’Ortus Conclusus, nella corte dell’antico convento di San Domenico, che l’artista beneventano Mimmo Paladino ha trasformato in un magico giardino-museo a cielo aperto, con intense opere di scultura contemporanea. Ai tempi dei Romani risale anche una delle specialità gastronomiche del Sannio: il torrone o cupedia, allora proposta per strada da venditori ambulanti chiamati cupetari. La fama del torrone di Benevento, a base di nocciole, miele e albume d’uova, si diffuse rapidamente anche nel XVII secolo, presso papi e prelati. Ma è soprattutto sotto il dominio dei Borboni, nell’Ottocento, che l’antica cupeta beneventana diventa prelibatezza natalizia per eccellenza, iniziando una tradizione che è arrivata fino a noi. «Tra i prodotti sotto attenzione del nostro territorio c’è anche il torrone. Siamo in attesa di ottenere l’Igp sia per quello classico di Benevento che per il croccantino di San Marco dei Cavoti», spiega Roberto Costanzo, presidente della Camera di Commercio della città, cui fa capo Valisannio, un’azienda speciale per la valorizzazione dei prodotti sanniti. Anche se non ci fosse in ballo il riconoscimento per il croccantino, ci saremmo andati lo stesso a San giugno 2013

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Inizia con i vini e termina con la carne Falanghina e Aglianico, Piedirosso e Greco, vitigni coltivati già da Greci e Romani che danno origine a vini di ritrovata eccellenza. Non a caso la provincia di Benevento è al primo posto in Campania per la produzione vitivinicola, con oltre 60 tipologie di vini, sei Doc e due Igt. Il territorio è conosciuto anche per salumi, oli, formaggi, frutta, carni. Importante e rinomato l’olio extravergine d’oliva (a fianco): ha da poco meritato la Dop (Sannio Colline Beneventane e Sannio Caudino Telesino). È prodotto con antiche varietà di olive come l’Ortice e l’Ortolana, soprattutto a San Lupo e San Lorenzo Maggiore, e si distingue per colore verde, bassa acidità e retrogusto fruttato. Tra i formaggi, pecorino e ricotta ovina (a destra), fatti a Vitulano, Tocco Caudio, Morcone e Baselice. E il caciocavallo con latte di mucche podoliche: si trova a San Giorgio la Molara e a Castelfranco in Miscano. Tra la frutta eccelle la mela Annurca (Annurca tradizionale, Bella del Sud e Rossa del Sud), apprezzata per la polpa succosa, croccante e acidula. È coltivata a Moiano e Sant’Agata dei Goti, dove ai primi di dicembre si svolge una sagra in suo onore. Ancora i salumi, con in testa il prosciutto di montagna di Pietraroia. La lavorazione prevede la rifilatura a mano del coscio, la salatura e la pressatura in torchio di legno. Infine, la classica stagionatura nei sottotetti delle case che consentono un’adeguata ventilazione naturale. Anche la carne è di notevole qualità, soprattutto quella bovina di razza Marchigiana. Un posto a sé merita la carne ovina di Laticauda, una delle più pregiate d’Italia, rinomata per la sua morbida consistenza e il suo delicato sapore.

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Marco dei Cavoti. Perché il minuscolo paese del Fortore è tutto da scoprire, iniziando dal centro storico con le sue antiche porte, la torre di avvistamento, il palazzo Marchesale e la Chiesa Madre. Senza contare il Museo degli orologi da torre in piazza Ariella, unico in Italia, che mette in mostra prototipi a carica manuale, firmati e datati, a partire dal Settecento. Qui la tradizione del torrone risale al 1891, quando Innocenzo Borrillo, dopo aver lavorato nelle migliori pasticcerie di Napoli, decide di mettersi in proprio. Apre in paese un laboratorio artigianale dove inizia a sperimentare una variante di sua invenzione (i famosi “Baci”): un impasto di mandorle e nocciole ricoperto di cioccolato fondente extrafine. Il successo è

immediato e dura ancora oggi nell’antica bottega di via Roma. A proseguire l’attività ora c’è il nipote del cavalier Borrillo che si chiama proprio come il nonno, Innocenzo, e da lui ha sicuramente ereditato passione e capacità.

Scenari bucolici e tradizioni Tra colline ricoperte di uliveti, vigneti e paesaggi rurali, risaliamo la valle Telesina, una delle più interessanti della provincia beneventana, dove rivivono ancora antichi rituali religiosi e sopravvivono tradizioni artigianali altrove scomparse. Paesini aggrappati a speroni rocciosi, silenziosi centri storici con case di pietra e i fitti boschi dominati dagli scorci del Taburno e del Matese fan-


no venir voglia di fermarsi ogni momento. La prima sosta è tra i vigneti di Solopaca, territorio di produzione di uve pregiate e una delle sei Doc del Beneventano. Ci fermiamo alla cantina sociale di via Bebiana per assaggiare il Rosato 2003, che ha pure vinto un premio importante: la medaglia d’argento nella “Selezione del Sindaco 2004”, prestigioso concorso enologico dell’Associazione nazionale città del vino. «È un ottimo vino, delicato, di colore rosa tenue, dal profumo intenso, sapore secco e vellutato, ottenuto da uve Sangiovese, Aglianico e un mix di vitigni autoctoni», spiega Ciro di Matteo, l’enologo che l’ha inventato. «Va bevuto fresco, si accompagna bene a carni bianche e piatti leggeri e ha un imbattibile rapporto qualità-prezzo. Del resto sono proprio i rosati i vini

in crescita, di tendenza nei gusti dei consumatori». Dopo il vino, l’acqua. Che da questi parti non manca. Sulla nostra strada c’è Telese Terme, frequentata stazione termale, celebre già alla fine dell’Ottocento per il suo complesso termale circondato da un rigoglioso parco. Nelle vicinanze, val la pena raggiungere il quieto lago di Telese, dove chi ha tempo può concedersi una rilassante gita in barca. Proseguiamo il nostro itinerario verso Cerreto Sannita, facendo una deviazione per Guardia Sanframondi, borgo dominato dal castello del X secolo e famoso per i riti penitenziali dell’Assunta. È una manifestazione religiosa che si svolge ogni sette anni in agosto (prossimo appuntamento nel 2010), a ricordo dei riti d’espiazione medievali: un corteo di uomini incappucciati che si fla-

Sopra a sinistra una botte da invecchiamento del liquore strega. Sopra una foto di formaggio e salumi

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Sopra una veduta notturna di via Roma a Sant’Agata dei Goti. Sotto, una suggestiva immagine del centro storico di Sant’Agata dei Goti, con gli edifici avvolti dalla calda luce del tramonto.

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gellano con chiodi e catene sfilando per le vie della cittadina, secondo regole di culti remoti. A Cerreto Sannita si passeggia per le vie del centro barocco (ricostruito dopo il terremoto del 1688) e si possono fare acquisti della rinomata ceramica cerretese nelle botteghe artigianali. Da visitare il Museo della ceramica che ha sede nel convento francescano e nel chiostro monumentale. l’autunno tra boschi e filari. Camini già accesi e nell’aria profumi di cucina e legna a Cusano Mutri, sperduto villaggio lungo i fianchi del monte Mutria, dove fare una passeggiata nei boschi e assaggiare le prime castagne a cui è dedicata anche la grande sagra di fine mese. Ritornando verso Benevento, decidiamo un’ultima tappa tra i vigneti di Ponte, in località Madonnella, per assaggiare i rossi e i bianchi dell’azienda Agricola del Monte, nata nel 1910 e oggi condotta da Domenico Ocone, nipote del fondatore. «Fino a trent’anni fa da queste parti il vino si vendeva sfuso, magari alle aziende del Nord che lo imbottigliavano. Dagli anni Ottanta la tendenza si è invertita e c’è stata un’esplosione di vinificazione e imbottigliamento anche nella nostra provincia», afferma Roberto Costanzo, presidente della Camera di Commercio. Una strada giusta che adesso dà i suoi frutti, con tanti vini emergenti e apprezzati. «Se vent’anni fa c’era solo Mustilli a fare vini di pregio, capaci di affermarsi fuori dal nostro territorio, oggi nella nostra provincia ci sono ben 35 produttori che imbottigliano vini ottenuti con uve proprie. Lavorano in cantine moderne, efficienti e con enologi di alto livello», conclude Costanzo. Che la rinascita del Sannio sia il segnale premonitore di una nuova Campania felix?


Scelti per voi dove mangiare La Rete Contrada Masseriola 11, loc. Beltiglio, Ceppaloni (Bn), tel. 082446574, chiuso martedì e mercoledì. Locale rustico con giardino e vetrate panoramiche a 14 chilometri dal capoluogo. Da assaggiare, cicatielli al cinghiale, gnocchi al tartufo e formaggi, cosciottodi maiale con castagne. Menu per i bambini. Si spendono 35-40 euro a persona, vini esclusi. Da Nunzia via Annunziata 152, Benevento, tel. 082429431, chiuso domenica. Storica trattoria familiare del centro. Tra le specialità della cucina tradizionale proposta dalla signora Annunziata (sotto), scarparielli fatti in casa con pomodoro, basilico e formaggi misti; padellata beneventana (fritto di maiale a tocchetti con patate e peperoni); ammugliatielli (budelline di agnello alla griglia o al forno). Buona selezione di vini sanniti e campani. Si spendono 20 euro a persona, vini esclusi. Ristorante Pizzeria Quadrifoglio Via Lardino 9, San Martino Valle Caudina (Av), tel. 0824841133, chiuso martedì. Un locale popolare, sempre molto affollato, dove si gusta pizza “Napoletana Doc”. Da provare quella con salsiccia e friarielli, sorta di cavoletti amari. Per una pizza si spendono circa 5-6 u, bevande escluse. Bar Meeting Via Nicola Sala 33, Benevento, tel. 0824310678. Il miglior caffè della città? Si beve in un minuscolo bar che non concede molto all’estetica, situato in una zona nuova del capoluogo: qui l’espresso (normale o macchiato), in tazzina o al vetro, non ha rivali.

dove dormire Benevento Via G. Battista Perasso Benevento Tel. 0824 316716 Agriturismo Pietreionne via Piana Ponte Benevento tel. 0824 876494 Hotel Villa Traiano viale dei Rettori 9, Benevento, tel. 0824326241, www. hotelvillatraiano.it L’albergo più nuovo della città si trova a due passi dalle mura longobarde. 19 camere e una suite ricavate in una villa privata del Novecento, arredate con gusto. Roof-garden con vista sul centro storico. B&b in doppia 120 E al giorno. Arcadia Agriturismo Mustilli piazza Trento 4, Sant’Agata dei Goti (Bn), tel. 0823718142, www.mustilli.it Solo 6 stanze d’atmosfera, una diversa dall’altra, arredate con mobili di famiglia, nel settecentesco palazzo Rainone. Al primo piano c’è il ristorante, aperto anche agli esterni a pranzo, con cucina tradizionale del territorio: ravioloni ripieni conditi in questa stagione con ragù, salsa al pomodoro o funghi freschi, le minestre (di zucca gialla e fagioli rossi, farro e verdure selvatiche), lo sformato di bucatini. Da non perdere sfiziosi antipasti come verdure sott’olio fatte in casa, calzoncini golosi e arancini al limone creati da Marilì Mustilli. Per un pranzo si spendono 26 u a persona, vini esclusi. Mezza pensione in doppia 55 euro a persona al giorno.

dove comprare Premiata Fabbrica di Torroni Cav. Innocenzo Borrillo Via Roma 64, San Marco dei Cavoti (Bn), tel. 0824984060, www.borrillo.com Da quasi un secolo nulla è cambiato nello storico negozio

con antichi mobili in legno bianco, piani in marmo e scaffali a vetrina. In questa atmosfera, si assaggiano e acquistano il torrone di San Marco (mandorlato o ricoperto al cioccolato, costa circa 13 u al kg), i mitici “Baci” (circa 5 u la confezione da 360 g), pasticceria fresca come i deliziosi sospiri alla crema e la cassatina di ricotta. Spedizioni in tutta Italia su quantitativi minimi di 10 confezioni. Euroliquori Orrera Corso Garibaldi 97-99, tel. 082425158, Benevento, e-mail euroliquori@ libero.it Ha 50 anni di storia e sapore d’altri tempi il centralissimo negozio gestito dall’81 dalla signora Rosalba (sopra) e dal marito Giuseppe. In vendita tutti i prodotti della tradizione: torroni e praline, liquore Strega, Amaro del Sannio, confetti di diverse qualità. Molto fornita l’enoteca con le migliori etichette della regione e buona selezione di vini nazionali. Frantoio Uliveto Contrada Laureto, San Lorenzo Maggiore (Bn), tel. 0824813545. Olio di qualità in due diversi tipi: extravergine classico e bio Laureto, prodotto con cultivar Ortice e Ortolana. Le olive sono raccolte con il sistema della brucatura (a mano) e molite a freddo con macine di pietra. La bottiglia da un litro costa 5 e 6 Ceramica artistica Vecchia Cerreto Corso Umberto 74, Cerreto Sannita (Bn), tel. 0824860017. Presente nel Sannio già nel Medioevo, qui la ceramica artistica, protetta da un marchio di qualità, è ancora oggi prodotta artigianalmente nel rispetto di stili e decori di una volta. C’è solo l’imbarazzo della scelta tra zuppiere, vasi da farmacia, piastrelle, piatti, e oggetti d’uso quotidiano. Azienda Mustilli Via dei Fiori 20, Sant’Agata dei Goti (Bn),

tel. 0823718142, www.mustilli. com Degustazione e vendita di vini, grappe e prodotti tipici (conserve, marmellate e miele). L’etichetta da provare è “Vigna Segreta” Falanghina, Sant’Agata dei Goti Doc: uve selezionate di Falanghina vinificate in purezza e maturate in barrique per un bianco fine ed equilibrato, dal profumo intenso di frutti e fiori. Agricola del Monte Via Monte, Ponte (Bn), tel. 0824874040, www.oconevini.it Visita dei vigneti, degustazioni e acquisti di bottiglie (bianchi, rossi, distillati e olio extravergine d’oliva), prodotte dalla famiglia Ocone dal lontano 1910. L’etichetta da provare è Vigna Pezza La Corte, Aglianico del Taburno Doc: la confezione regalo riserva con 4 bottiglie costa 33 u più Iva. Cantina sociale Solopaca Via Bebiana 44, Solopaca (Bn), tel. 0824977921, www. cantinasolopaca.it Degustazione e vendita vini sfusi e imbottigliati, grappe e spumanti. L’etichetta da provare: Solopaca rosato Doc 2003, il vino premiato quest’anno, e Solopaca Falanghina Doc, un bianco secco, di colore giallo paglierino e profumo di fiori bianchi. Informazioni utili Ept di Benevento Via Nicola Sala 31, tel. 0824319911, 0824319931; piazza Roma 11, tel. 0824319938, www. eptbenevento.it Azienda Speciale Valisannio C/o Camera di Commercio, piazza IV Novembre 1, Benevento, tel. 0824300410. Associazione Turistica Pro Loco Sant’Agata dei Goti Largo Torricella: presidente, Claudio Lubrano, cell. 338923854.

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Tradizioni sull’isola Procida. La più piccola e la più autentica delle Partenopee, a due passi dal Golfo di Napoli, nei giorni della Passione diventa un set meraviglioso che fa da sfondo ideale ad antichi riti. Mentre nelle cucine di case e ristoranti si lavora per preparare irresistibili specialità della tradizione

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Sullo sfondo della pittoresca Marina di Corricella, la processione pasquale del Venerdì Santo sale a Terra Murata, il punto più panoramico e spettacolare dell’isola.

Procida è un luogo per “staccare” veramente, e più di molte altre rappresenta l’idea stessa di isola. La più vicina a Napoli eppure la più isolana di tutte, la più piccola (neanche quattro chilometri quadrati) delle Partenopee. Remota, segreta, selvaggia e anche un po’ leggendaria con quegli otto vulcani intorno. Il fascino scontroso e penetrante di un luogo quasi fermo nel tempo. Il suono delle campane che si rincorrono, a tutte le ore, l’aroma terrestre degli orti e dei vigneti nascosti da muri incastonati tra le case e il profumo, il gusto del mare, ovunque. Di tradizioni tanto contadine quanto marinare. Qualche giorno a Procida, approfittando dei giorni festivi di Pasqua, è un anticipo di vacanza marina da godersi passeggiando tra le stradine in salita, scalinate strette e gradoni, rubando scorci di campagna tra giardini quasi segreti, oasi silenziose in mezzo al vociare di una vita di strada vivace e colorita. E magari anche qualche ora distesi sulle spiagge dalla sabbia scura,quando il sole è già così caldo da far venire voglia di un bagno, e perfino di un’immersione negli splendidi fondali. Sentieri per raggiungere cale e insenature quasi inaccessibili, scogli e anfratti a picco sul mare lontani dalla folla, spiaggette romantiche come quella degli Innamorati o maestose come quella di Ciracciello, con imponenti faraglioni di roccia. Dormire in antiche abitazioni trasformate in piccole residenze di charme dal fascino discreto, come la Casa sul Mare proprio sotto Terra Murata. E poi, tante soste golose in ristorantini un po’ defilati sotto pergolati di limoni o a fior d’acqua.

l’isola del postino e di arturo L’idea di un weekend a Procida è di per sé accattivante. A Pasqua diventa un’occasione speciale, quando tradizioni radicate, devozione popolare, ritualità e colore creano

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momenti di intensa suggestione, coinvolgendo tutti gli abitanti dell’isola. E allora non resta che partire. Negli occhi le immagini di uno dei film più poetici di Massimo Troisi, Il postino, girato sulla spiaggia di Pozzo Vecchio e a Marina della Corricella,luogo di una bellezza fatale.E quanti altri scorci da capogiro e visioni magiche l’isola ha regalato ai set cinematografici. Prima di partire si rileggono quelle pagine così intime dell’Isola di Arturo sperando di trovarla ancora come Elsa Morante la raccontava: «La mia isola ha straducce solitarie chiuse tra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali». Quello stesso giardino di limoni dove sedeva a

scrivere la Morante mentre Moravia leggeva lo si ritrova percorrendo il viottolo del Parco letterario I giardini di Elsa, un tempo la fascinosa Pensione Eldorado. Pennellate di giallo e profumo intenso, perché è adesso che i limoni fioriscono, momenti da cogliere al volo, qui dov’è già primavera. È un’esplosione di colore Procida, in questo periodo: il giallo pieno e intenso di limoneti straordinari, unici al mondo, contro un mare blu cobalto. E poi i colori delle abitazioni, quei toni pastello uno diverso dall’altro che definiscono i volumi delle case e le distinguono, pur così vicine, quasi avvinghiate, come a fronteggiare il mare. «Case alte di tutti i colori strette come una bar-

Qui sotto Punta Pizzaco vista da Punta Solchiaro e, in alto, la caratteristica insalata di limoni, condita con olio, aglio, peperoncino e foglie di menta.

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ricata e poi archi e volte con certe soluzioni di scale esterne che sono amabili come un complimento», scriveva Cesare Brandi (1906-1988), fine storico dell’arte. Un’architettura straordinaria, ancora molto ben conservata.

Cucina di terra e di mare Terrazze di limonaie,tra olivi e ciliegi,tra piccoli appezzamenti di vigna. Frutti talmente grandi e pieni da sembrare un bosco giallo profumatissimo. Si dice che se a Procida pianti un rametto nascerà un albero di limoni… Dal paesaggio alla tavola i protagonisti sono loro: tante le ricette, alcune chiedono proprio il limone “marzaiolo”, che ha meno succo, come l’insalata di limoni, detta anche “limone al piatto” da condire con olio, aglio, peperoncino e menta. C’è un altro piatto, invece, che si trova solo a primavera e che la simboleggia, perché è la minestra di stagione: fave, piselli, carciofi e patate con aggiunta di cipolle tagliate sottili e pancetta, sale, olio, un po’ di vino bianco e poca acqua. In quei sapori delicati c’è tutto il profumo degli orti, ricchi grazie anche alla natura vulcanica del terreno. E nei giorni di festa sulle tavole c’è la carne,nel rispetto della tradizione contadina: coniglio, pollo o braciola, cioè la carne di manzo. Per Pasqua l’agnello cotto al tegame o alla brace, soprattutto, così come i carciofi, insieme ai limoni tra i prodotti tipici dell’isola. Niente pesce, troppo legato alla quotidianità.Tanti pezzi di carne anche per cuocere il ragù, che qui si chiama il tianiello, dal nome della pentola di creta dove sta a pippiare, ovvero a cuocere lentamente per ore, a fuoco basso, fino a diventare denso e scuro. Il coniglio alla procidana, invece, è famoso almeno quanto quello ischitano ma con una differenza sostanziale: mentre a Ischia si rosola con l’aglio, a Procida si usa la cipolla e poi si fa cuocere con i pomodorini vesuviani. Conigli di una bontà e tenerezza assolutamen-

Qui sopra il pane tipico di pasqua. Sotto, gli struffoli, dolce tipico

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Riti pasquali il venerdì santo sfilano i misteri L’isola e i suoi abitanti che vivono con grande partecipazione la Pasqua – entrano nel clima della festa molte settimane prima, con la preparazione dei “Misteri”, rappresentazioni iconiche della vita di Gesù. C’è un lavoro febbrile da parte dei più giovani, ma non solo, all’interno dei portoni degli antichi palazzi dell’isola. Attraverso il sapiente accostamento di gesso, foglie, rami, manichini, cartapesta, legna, vengono realizzati carri caratteristici unici nel loro genere. La creazione, Gesù nell’orto degli ulivi, la Samaritana al pozzo, il tradimento di Giuda, la cena ebraica, l’ultima cena: sono alcune delle scene rappresentate con libertà creativa, senza allontanarsi però dai racconti e dagli episodi originali racchiusi nell’Antico Testamento e nel Vangelo. Nella notte a cavallo tra il Giovedì e il Venerdì Santo, tutti i Misteri vengono portati a braccia dai giovani isolani, che indossano una lunga veste bianca e una mantellina azzurra (sopra). Arrivano sulla Terra Murata, punto di partenza della sfilata che inizia alle prime luci dell’alba, per poi concludersi a Marina Grande dopo aver percorso le principali stradine dell’isola (a fianco). Grande commozione anche quando, al suono di una marcia funebre, viene portata a spalla la statua lignea del Cristo Morto. Oltre alla secolare processione dei Misteri del Venerdì Santo, organizzata dalla Confraternita dei Turchini, da non perdere è anche la processione degli Apostoli, che si tiene la sera del Giovedì Santo: 12 confratelli della Confraternita dei Bianchi impersonano i 12 Apostoli, ai quali si aggiungono il Priore, i Cerimonieri, il Centurione. Con il capo coperto si incamminano tra squilli di tromba e rulli di tamburi per le strade dell’isola, rappresentando in alcune chiese il rito della lavanda dei piedi e visitando i Sepolcri allestiti nelle otto parrocchie procidane.

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La sfilata dei “Misteri”, rappresentazioni della vita di Gesù, che vengono portati in spalla dai giovani isolani. Sotto, la processione del Cristo Morto.

te speciali in quest’isola, da sempre considerata luogo ideale per la caccia. Il lato occidentale di Procida e la piccola isola di Vivara fin dall’epoca dei Romani erano infatti una sorta di riserva: lepri, conigli, fagiani e uccelli di tante specie. A Procida, a tavola come nel paesaggio, terra e mare si intrecciano in continuazione. Ed ecco allora piatti robusti e sostanziosi come le seppie con le patate o con i carciofi e i piselli, lospezzatino di pesce, le polpette di alici (ogni giorno i dieci pescherecci sull’isola ne scaricano a quintali). Piatti di casa ma che ancora si trovano in qualche trattoria – magari all’interno– come lo Scarabeo, cucina familiare sotto un pergolato fittissimo di limoni. Ai fornelli c’è la signora Paola, che adesso è impegnatissima a preparare

il dolce tipico per la Pasqua (servono ben tre giorni), il casatieddo, un pane dolce per il quale ancora si usa il criscito, il lievito naturale, e poi uova e zucchero. Un classico, ovviamente, è la pastiera: non c’è casa dove non si faccia, goloso dono da scambiare tra le famiglie il cui profumo arriva inconfondibile a chi passeggia lungo i vicoli tra le case. Per godersi appieno l’emozione delle tradizioni pasquali sarà bene arrivare sull’isola nei giorni che precedono la festa. È allora che il clima è carico di attesa e c’è un gran fervore, anche fino a notte fonda: tutti lavorano alla preparazione dei cortei del Giovedì e Venerdì Santo, con un’animazione e una partecipazione intensa e autentica. Così i locali, normalmente poco frequentati dopo una certa


ora, sono animati fino a tardissimo.

Saliscendi senza fine tra i vicoli A parte i momenti clou delle sacre rappresentazioni, il modo migliore per scoprire l’isola è andare in giro come se si fosse del luogo, magari concedendosi il gusto di andare a fare la spesa: un po’ di shopping gastronomico che, una volta lontani, farà riassaporare certi sapori e certe tradizioni. Non ha senso cercare boutique del gusto a uso di turista. Tra l’altro, e per fortuna, a Procida non se ne troverebbero molte: conviene fermarsi, invece, da un fruttivendolo ambulante che ancora si arrampica su per le strade di Corricella con il mulo, o al massimo con un’Ape. E riportate a casa verdure sott’olio, tonno palamita, olive che si possono trovare da Mimi Frutta e Verdura alla Corricella, ma

non solo. Il borgo della Corricella, seducente come pochi altri luoghi, un incastro pittoresco di case colorate, archi, scale, aggrappate alla roccia di tufo, merita di essere vissuto. L’ideale sarebbe fermarsi a dormire qui, magari all’Hotel Corricella,e goderselo quindi a ore diverse. Cambiano la luce e i colori, così come cambiano le attività e le persone in questo borgo fitto di vita. Quieto e silenzioso quando tornano le barche dalla pesca e gli anziani stanno seduti a rammendare le reti, mentre le donne ricamano sulla porta di casa. Si dice che le procidane abbiano corredi e merletti bellissimi, gelosamente conservati nei vecchi mobili di famiglia. Il porticciolo-mosaico della Corricella è punteggiato di gozzi di legno colorati, barche piccoline, le cianciole, che in genere vanno per mare con due persone di famiglia:si mette la rete al tra-

A Procida il pesce è sempre freschissimo, in particolare le alici, che ogni giorno arrivano a quintali con i pescherecci dell’isola.

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Una veduta sul mare a Procida

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monto, al mattino presto si va a tirare e verso le dieci c’è già il pesce, che poi si vende direttamente ai ristoranti o ai privati. Perché allora non provare un pesce luna alla procidana, seduti ai tavoli quasi a pelo d’acqua del ristorante Caracalè, alla Corricella? La paranza, invece, che esce di notte e fa lo strascico, arriva nel pomeriggio.Lungo una serpentina di scale si risale verso Semmarezio, la terrazza di Procida, una piazzetta sospesa tra cielo e mare con la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Terra Murata, invece, ancora più in alto, è uno dei luoghi più emozionanti di Procida e lo si raggiunge solo attraverso un’erta salita lungo la quale si gode un incredibile panorama sul Golfo di Napoli.Attraversata Porta di Mezz’omo, ci si ritrova nell’antica cittadella medievale, tutta stradine, viottoli, slarghi, una sorta di isola nell’isola. Sulla rocca si trova l’abbazia di San Michele Arcangelo, patrono dell’isola, che nasconde nei sotterranei catacombe e passaggi segreti e nella chiesa opere importanti, come una splendida tela secentesca di Luca Giordano nel soffitto e manoscritti preziosi nella biblioteca.Accanto, il castello d’Avalos, conosciuto anche come Palazzo Reale, residenza di Giovanni, Signore di Procida.A questo punto si riscende dalla caratteristica via San Rocco, che affaccia su uno dei tratti più suggestivi della costa. Salite e scale non abbandonano mai a Procida, come i 180 gradini da fare attraverso un

vicoletto di piazza Olmo per scendere alla stretta spiaggia della Chiaia. A Marina della Chiaiolella, invece, estremità occidentale dell’isola, si deve arrivare al tramonto: e ammirare la schiera di case dei pescatori sulla piazzetta con una luce speciale.

Al porto per l’aperitivo o il dolce E dopo le lunghe camminate resta il piacere di godersi un po’ di mondanità isolana, rilassandosi per un aperitivo al GM, vicino al porto di Marina Grande, detto anche Sent’Co, cioè Sancio Cattolico (da “Sancta Cattolica”), per il ruolo assunto come polo religioso per i navigatori. Case dai mille colori, tipica architettura mediterranea con influenze arabe, come nell’imponente palazzo merlato dinanzi al molo di approdo, detto della Catena. I migliori dolci dell’isola, tra cui la lingua, pasta sfoglia con crema a forma appunto di lingua, tipica di Procida, si trovano al Caffè Pasticceria dal Cavaliere. Per lo shopping, le botteghe più interessanti stanno a pochi passi dal porto: coralli, parei, sandali procidani. Ottimi vini campani si comprano invece all’Enoteca Peccati di Gola, sempre che non si preferiscano gli infusi di limoni, rigorosamente isolani, in vendita da Frà Diavolo. Un modo per assaporare ancora a lungo il profumo dell’isola.


Scelti per voi dove dormire La Casa sul Mare Via Salita Castello 13, tel. 0818968799. Ai piedi dell’acropoli di Terra Murata, sulla salita che va al castello, si trova questa casa del XVIII secolo elegantemente ristrutturata e arredata. Molto bella la terrazza della prima colazione con vista mozzafiato. Predominano i colori dell’azzurro e del giallo solare. Doppia con prima colazione 110 e. Hotel la Corricella Via Marina Corricella 88, tel. 0818967575. L’indirizzo giusto per vivere tutto il fascino dell’antico borgo di Corricella. Nove camere con vista, terrazzi su più livelli che dominano la piccola baia con le barche dei pescatori, le case dai colori pastello, i vecchi lampioni sul mare. Si cena e si fa colazione in terrazza al ristorante La Lampara. Servizio di barca per una caletta di fronte. Doppia con prima colazione 90 e. Hotel-Residence Tirreno Via Faro 34, tel. 0818968341. È nel cuore verde dell’isola questo residence dall’accoglienza veramente speciale. Circondato da giardini, tra cui uno splendido limoneto a picco sul mare, ha anche molte terrazze panoramiche. La spiaggia è a soli 80 metri. Doppia con prima colazione 76 e. Rairé B&B Via Simone Schiano, tel. 0818960148. Un rifugio raccolto in una tipica dimora isolana con muri bianchi a calce, archi e ceramiche. Forte atmosfera mediterranea e colazioni con torte fatte in casa. Doppia con prima colazione 90 e. Casa Giovanni da Procida Via Giovanni da Procida 3, tel. 0818960358. Antico casolare ristrutturato con

bellissimi giardini mediterranei al centro dell’isola. Tipica architettura di archi e volte. Per colazione marmellate di agrumi. Doppia con prima colazione 80 e.

dove mangiare

Caracalè Via Marina Corricella, tel. 0818969192. Cucina di tradizione marinara e creatività in un’atmosfera magica a pelo d’acqua, tra reti da pesca e gozzi in legno. Da non perdere, le frittelline di cicinielli, le polpettine di pesce spada e melanzane, gli spaghetti con polpa di canocchia e zucchine, la pasta cozze e zucca, il leggerissimo fritto di piccoli calamari. Per dessert, un tortino al limone caldo. Costo medio 30-35 e, vini esclusi. Chiuso martedì. Lo Scarabeo Via Savette 10, tel. 0818969918. Un’ottima cucina di gusto familiare sotto un pergolato fittissimo di limoni (foto sotto). Specialità procidane di terra e di mare: buonissime le frittelle del profumato basilico dell’isola, la pasta cozze e friarelli, il coniglio alla procidana, i polipetti in guazzetto, la pizza di scarola e la parmigiana di melanzane alla procidana che si frigge con l’uovo. Tantissimi in questo periodo i piatti a base di carciofi. Costo medio 30 e, vini esclusi. A Pasqua sempre aperto. La Conchiglia Discesa Graziella, tel. 08189676029. Sia che si arrivi in barca, sia che si scendano 158 scalini nel cuore della collina fino alla piccola spiaggia, una cena alla Conchiglia non va persa. Si mangia su una veranda in legno sul mare ascoltando lo sciabordio delle onde: spaghetti alla pescatora “povera” con alici e friggitelli, pasta fatta a mano con fagiolini, pomodori secchi e granchi, insalata di limoni, zuppa di pesce di pescato esclusivamente procidano. Costo medio 40 e, vini esclusi.

Sempre aperto. La Pergola Via Vincenzo Rinaldi 37, tel. 0818969534. Solo dieci tavoli e tantissima attenzione in un giardino tipico procidano di aranci e limoni pieno di fiori. Per iniziare, frittelle con zucchine e menta, calamaro ripieno di ricotta e gamberetti. Ottime le paste fatte in casa, come i saccottini di fave e caciotta, le lasagne con carciofi e ragù di agnello. Per secondo, invece, pollo paesano in cartoccio, triglie sfilettate ai carciofi, scorfano all’acqua pazza. Fiore all’occhiello i dolci, come la torta alla crema di limone, i sorbetti di frutta tra cui quello ai tre agrumi, il tortino con le mandorle al profumo di limoni. Costo medio 35 e, vini esclusi. Chiuso lunedì. Girone Tavola del Re Lungomare C. Colombo, tel. 0818967367. Travolti dalla simpatia di Girone, non distraetevi dalle specialità di mare e dalle ottime pizze, da mangiare in terrazza o in veranda a seconda del tempo, entrambe sul mare. CAFFÈ Caffè Pasticceria dal Cavaliere Via Roma 42, tel. 0818101074. Qui si trovano i migliori dolci dell’isola (tra cui la lingua, specialità alla crema). Ci si va anche per l’aperitivo-must dell’isola, “Tramonto procidano”, preparato dai barman Ramon e Luca. GM Via Roma 117, tel. 0818967560. Bar storico di Marina Grande, ottimo punto di ritrovo per gli aperitivi. Molto buona anche la granita di limone. Bar Pozzo Vecchio Via C. Battisti, tel. 338-8788611. È pieno di appeal il minuscolo bar di Enzino sulla spiaggia di Pozzo Vecchio dove, alle pareti, c’è un vero e proprio archivio fotografico dei film girati sull’isola,

con attenzione, ovviamente, a Il postino, ambientato proprio qui.

dove comprare

Rosso Corallo Via V. Emanuele 10, tel. 0818967658. Una piccola bottega artigiana specializzata nella lavorazione del corallo. Vi si possono acquistare collane, spille, orecchini, ma anche decorazioni per abiti e piccoli accessori. Potlac Via Roma 32, tel. 0818101461. Borse, parei, collane, tutto rigorosamente in arrivo dai mari del sud. Maricella Via Roma 161, tel. 0818967579. In una viuzza del centro, propone tanti accessori ricercati e pezzi unici spesso fatti a mano, sandali procidani, nonché bijoux colorati. Ceramiche Artistiche la Corricella Via Marina Corricella, tel. 0818967961, 0818967961. Nel cuore del borgo dei pescatori, dentro una grotta, piccoli oggetti in ceramica con i colori del mare e del sole. Frà Diavolo Piazza dei Martiri, tel. 0818960556. Infusi tipici dei limoni di Procida e ottimo limoncello. Enoteca Peccati di Gola Via V. Emanuele 13, tel. 0818101999. In questa enoteca sulla strada che sale dal porto verso il centro storico si trovano i migliori vini campani. informazioni utili Azienda Autonoma Cura Soggiorno e Turismo Via Vittorio Emanuele 168, tel. 0818101968 www.procida.it

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Sole, mare... e alici Cilento. In una fra le piÚ belle coste d’Italia, dove il miglior pesce azzurro del Mediterraneo viene catturato con un metodo antichissimo. E dove nascono olive e fichi molto pregiati Testo e foto di alberto nardi

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Con il mare più azzurro d’Italia, bandiera blu dal 2002, Marina di Pisciotta, in provincia di Salerno, è la località balneare più rinomata del Cilento. Incorniciata dall’argento di ulivi millenari, sorge all’interno di uno tra i primi Parchi Nazionali italiani per estensione. Un’area di grande pregio naturalistico inserita dall’Unesco tra le Riserve della Biosfera, ma anche un vero tempio per gli amanti della buona tavola, che vanta, orgoglio fra le tipicità nazionali, formaggi di capra, oli pregiati e fichi dolcissimi, ma soprattutto le alici di menaica, famose nel mondo per le carni rosate e il profumo delicato, nonché per l’antichissimo sistema di pesca, e per questo protagoniste di un Presidio Slow Food. Prelibatezze da consumare fresche, crude o cotte, proprio in questa stagione.

Pesca pregiata Secondo Franco Russo, autore per i tipi di Colonnese Editore del libro Per…Alice, la parola menaica (o menaide), d’incerta origine, indica sia la barca (un piccolo gozzo a remi) sia la particolare rete utilizzata dai pescatori cilentani, in particolare da quelli di Marina di Pisciotta, per intercettare i banchi di alici durante le migrazioni, dalla tarda primavera all’estate.A questa pesca di antica origine si dedicano oggi soltanto otto famiglie (gli Amendola, i Coppola, i Fariello, i Rambaldo, le due famiglie Fedullo e le due famiglie Cammarano) che escono in mare su piccoli gozzi. La sua particolarità consiste nel tipo di rete impiegata: la menaica, infatti, è una rete di sbarramento a maglie non troppo strette che, calata tre o quattro volte dopo il tramonto, cattura soltanto gli esemplari di maggiori dimensioni lasciando passare i più piccoli. Il pesce vi rimane impigliato per la testa e, dimenandosi, perde il sangue affluito alle branchie. Una

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In apertura una veduta di una spiaggia del Cilento

volta issata a bordo la rete con la forza delle braccia, le alici vengono “scapate” (ovvero private della testa) e poste sul fondo della barca perché si dissanguino ulteriormente e infine sistemate in cassette di legno senza l’utilizzo di ghiaccio. Di qui le carni rosa salmone, particolarmente ricercate sia per la salagione sia per il consumo fresco. Per esempio per la ricetta tradizionale più famosa, le profumatissime alici in insalata: i pesci appena riportati a riva vengono puliti e lavati in acqua di mare, diliscati e poi annaffiati con abbondante succo di limone Sfusato della vicina Costiera Amalfitana e poi cosparsi di aglio e prezzemolo freschi tri-

Qui sotto, il nucleo antico di Pisciotta

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turati e conditi con olio extravergine ottenuto dai maestosi olivi pisciottani.

Olio e fichi dop Il Cilento, infatti, è anche una terra generosa di frutti, come le olive pregiate della varietà Pisciottano, probabilmente derivata dagli alberi impiantati qui dai coloni della Magna Grecia. L’olio Dop Cilentano, proveniente dagli uliveti di Pisciotta, Ascea e Camerota, nasce da piante secolari alte fino a diciotto metri ed è profumato, leggero, dolce e saporito. Una delle più antiche famiglie di coltivatori, sin dal 1600, è quella di Carlo Sacchi, dottore che abbandonata la ricerca medica si è dedicato con entusiasmo alla


produzione dell’olio e presso il suo agriturismo San Carlo, affacciato sul mare di Pisciotta, è possibile degustare e acquistare le due qualità denominate Pixous e Olea Prima. Altra delizia di queste terre è il fico bianco del Cilento, in attesa del riconoscimento comunitario della Dop, la cui coltivazione in zona risale probabilmente all’età pregreca. Caratteristico per il colore giallo chiaro della buccia e quello quasi bianco del frutto mondato, ha una polpa dolcissima e si consuma fresco oppure essiccato al sole e farcito con mandorle o noci e una foglia di alloro, o ancora, ricoperto di finissimo cioccolato fondente. Presso la Cooperativa Nuovo Cilento, in località Ortale a San Mauro (Sa), è possibile degustarli in questa e svariate altre preparazioni, come i fichi al rum, vero “pezzo forte” della casa.

Per ristoranti e botteghe Ritorniamo alle regine della tavola cilentana, le alici. Ottime quelle preparate al ristorante ‘A Tartana, a Marina di Pisciotta di fronte al porticciolo. Qui Donatella e Vittorio Rambaldo propongono un menu a base di pesce. Specialità della casa, lo scialatiello alla Tartanara, una pasta fresca tipo tagliatella condita con sughetto a base di cozze, vongole, polpetti, calamaretti, gamberi e nero di seppia. Uno dei tanti piatti semplici ma molto saporiti della tradizione, retaggio di una cucina povera fatta dei pochi ingredienti locali, di solito di produzione casalinga. Nello stesso locale è anche possibile acquistare le alici di menaica sotto sale, preparate secondo un rituale antichissimo: appena pescate vengono pulite in acqua di mare e subito portate nel laboratorio per la conservazione. Si usa solo sale a grana intermedia proveniente dalle Saline artigianali di Trapani (altro Presidio Slow Food), che grazie al suo alto contenuto in potassio e magnesio consente di preservare inal-

Sopra delle alici conservate sotto sale. Sotto, le alici fritte ripiene dello storico locale Da Angiolina

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Il menù alle alici di menaica Di Vittorio Rambaldo del ristorante ‘A Tartana

insalata Per 4 persone servono 24 filetti di alici di menaica, 2 limoni cilentani, 2 spicchi di aglio, sale, olio extravergine di oliva pisciottano e abbondante prezzemolo. Riponete i filetti di alici crudi in un vassoio, salateli, versategli sopra il succo dei due limoni e cospargete con aglio e prezzemolo tagliuzzati finemente e un filo d’olio. Servite l’insalata di alici fredda come antipasto e consumatela subito, senza lasciarla a marinare.

Spaghetti Per 4 persone servono 300 g di spaghetti, 12 filetti di alici di menaica, 2 spicchi d’aglio, olio Dop Pisciottano, peperoncino fresco, prezzemolo. Mentre la pasta cuoce in abbondante acqua salata, fate soffriggere in padella i filetti di alici con l’olio di oliva, il peperoncino e l’aglio. Scolate la pasta e cospargetelacon il prezzemolo e il condimento bollente.

Frittelle Preparate un impasto con farina tipo 00, lievito di birra, sale e acqua. Quando il composto comincia a lievitare aggiungete i filetti di alici di menaica (in quantità pari a quella del composto) e fate friggere delle cucchiaiate di quest’impasto in abbondante olio di oliva pisciottano. Servite le frittelle molto calde come antipasto oppure come secondo, in ossequio al famoso detto napoletano “Frienno e magnanno”.

Cauraro Lessate le verdure preferite (biete, spinaci, cicorie) e scolatele. In una padella capiente con bordi alti, fate rosolare due spicchi d’aglio, peperoncino e filetti di alici di menaica in olio extravergine pisciottano. Aggiungete le verdure lessate (in quantità inferiore alle alici), salatele a piacere e fatele saltare in padella per qualche minuto. Servite ben calde come secondo.

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terate le qualità organolettiche delle alici appena pescate anche a distanza di due anni. Il pesce viene disposto a strati in vasetti di terracotta pura e sottoposto a un invecchiamento di almeno tre mesi. Trascorso questo periodo, le alici possono essere consumate accompagnandole con pane cotto a legna e un filo d’olio extravergine pisciottano, ovviamente dopo averle aperte, diliscate, sciacquate rapidamente sotto l’acqua corrente

e asciugate con un panno di cotone. Ai tavoli dello storico ristorante a conduzione familiare Da Angiolina, all’inizio del villaggio di pescatori di Marina di Pisciotta, i cui locali si affacciano sul mare, Rinaldo Merola e la mamma Angiolina (che da oltre cinquant’anni si diletta dietro i fornelli) vi prepareranno una deliziosa variante del cauraro, una sorta di minestra maritata a base di verdure fresche di stagione, patate, finocchietto selvati-


co e, naturalmente, alici (al posto delle sarde della ricetta classica). Il piatto, di origini antiche, è nato in tempi in cui i pescatori, costretti a lunghe permanenze in mare, utilizzavano una grossa pentola di rame (‘a caurara) per cuocere il pescato e le alici salate assieme alle verdure che riuscivano a procurarsi a terra. Rinaldo sarà anche lieto di mostrarvi la preparazione delle altre sue specialità, come le alici ripiene. «Si diliscano, si girano nella farina e si imbottiscono con un impasto a base di uova, formaggio, prezzemolo e pepe, come una sorta di sandwich di pesce. Poi si friggono rapidamente in olio caldo e si mangiano così, oppure si passano in padella con pomodoro fresco», spiega il patron. «Per il tortino di alici, invece, il pesce pulito e diliscato si dispone a strati, insieme a pangrattato, un battuto grosso di aglio, prezzemolo e peperoncino e si innaffia il tutto con limone e vino bianco. Poi si inforna per venti minuti a 180° e il tortino è pronto». Più famosa per i sapori “di terra” è l’osteria Perbacco, nella contrada Marina Campagna, l’antica zona degli orti di Pisciotta. Qui, all’ombra di ulivi secolari, potrete deliziarvi con sfiziosi antipasti vegetariani preparati in maniera casalinga, ma anche con le carni cilentane cotte alla brace di ulivo e con la ricca selezione di formaggi e salumi meridionali per cui il locale è rinomato. Un modo divertente e piacevole per immergersi nell’atmosfera del piccolo borgo di pescatori di Marina di Pisciotta durante la stagione della pesca è pernottare un soggiorno presso le case dei pescatori e uscire con loro per una battuta di pesca sposando le proposte dell’Organizzazione Rosa dei Venti. Per chi invece preferisce una sistemazione in mezzo al verde degli uliveti, l’ideale è l’agriturismo. Oltre al S. Carlo, già citato, in Contrada Fiori vi aspetta ‘A Machina (antico nome dei

mulini cilentani), ricavato dalla ristrutturazione di un opificio settecentesco, proprio di fronte all’antico borgo medievale di Pisciotta. Qui, oltre alla cucina mediterranea, potrete gustare anche olio extravergine d’oliva biologico certificato. Lungo la strada che da Pisciotta sale a Rodio si trova invece l’Agriturismo Principe di Vallescura, situato in collina tra maestosi esemplari di ulivo e dove, a cena, con un po’ di fortuna, potrete fare la conoscenza con la volpe Bella che viene a reclamare il suo piatto.Anche lei è una vera buongustaia…

Ogni mattina le reti vengono ripulite (sopra) e le alici (sotto) trasportate al mercato rigorosamente senza l’utilizzo di ghiaccio.

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Scelti per voi dove mangiare

‘A Tartana Lungomare Colombo 31 Marina di Pisciotta (Sa) Tel. 09749730243474439102 www. rosadeiventivacanze.it Menu degustazione a partire da 25 e esclusi i vini. Da Angiolina Via Passariello 2 Marina di Pisciotta (Sa) Tel. 09749731883331693993 rinaldomerola@libero.it Menu degustazione a partire da 25-30 e esclusi i vini. Osteria-Enoteca Perbacco Contrada Marina Campagna 5 Pisciotta (Sa) Tel. 09749738893497927400 www.perbacco.it Menu degustazione a partire da 30 e, esclusi i vini. Al Frantoio Laboratorio di cucina tipica Località Ortale, San Mauro Cilento (Sa) Tel. 0974903239 www.cilentoverde.com Cucina casalinga. Menu degustazione a partire da 20 e esclusi i vini.

dove dormire Agriturismo San Carlo Via Noce 8 Caprioli di Pisciotta (Sa) Tel. 09749761773476761300 www.pisciotta.net/San Carlo 60 e per la camera doppia con prima colazione, 90 e in mezza pensione. Animali ammessi (foto a destra).

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Agriturismo Principe di Vallescura Via Marina Campagna Pisciotta (Sa) Tel. 0974973087 www. principedivallescura.com La mezza pensione costa 60 eal giorno.olto ricerc Locanda ‘A Machina Contrada Fiori, Pisciotta (Sa) Tel. 09749738763358119175 www.amachina.it (foto sotto) 120 e per la camera doppia con prima colazione, 160 e in mezza pensione. Animali ammessi.

dove comprare Pescheria Ammiraglio Via Gozzi Puodi Marina di Pisciotta (Sa) Tel. 0974973118 Pescato locale fresco e conservato. Caseificio Chirico Contrada Zampini, Ascea Marina (Sa) Tel. 0974971584 Prodotti caseari di latte di bufala, salumi e carne di bufalo, olio di oliva extravergine pisciottano. Laboratorio La dispensa di Teodora Via Lista 12 Marina di Casalvelino (Sa) Tel. 0974907950 www. dispensaditeodora.com Chiuso lunedì mattina. Produzione marmellate di corbezzolo, gelso, fichi e limoni, petali di ginestra, rosa. Cacioricotta di capra sott’olio. Zucca, melanzane e carciofini sott’olio, giardiniera. Liquori al mirto, alloro, agrumi e miele,

limone cilentano e cacao, finocchietto. Rivendita vini, salumi e formaggi locali. Ass. Aliciando per Alice Via Provinciale 25 Marina di Pisciotta (Sa) Tel. 09749733483475818013 menaica@virgilio.it Produzione e vendita alici di menaica sotto sale. Cooperativa Nuovo Cilento Località Ortale San Mauro Cilento (Sa) Tel. 0974903239 www.cilentoverde.com Olio extra vergine Dop biologico pisciottano, fichi secchi (foto sotto), al cioccolato e al rum; miele di corbezzolo, sulla e castagno; formaggi di capra. informazioni utili Rosa dei Venti Via Provinciale 25 Marina di Pisciotta (Sa) Tel. 34758180130974973090 www. rosadeiventivacanze.it Per pescaturismo e settimane ospiti dei pescatori, da maggio a ottobre. Pacchetti turistici da 190 e a persona comprensivi di sei pernottamenti, due cene tipiche a base di alici e una uscita notturna in barca per la pesca. Presidio Slow Food Alici di Menaica Responsabile Vito Puglia Tel. 3298321284 vitopuglia@virgilio.it Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano Palazzo Mainenti, Vallo della Lucania (Sa) Tel. 0974719911 www.pncvd.it



i porti d'Italia

Porti d’Italia Il Belpaese cambiando prospettiva: non da terra, ma in barca, lungo un itinerario, che dal mar Ligure all’Adriatico gira intorno alla Penisola, con marina attrezzate, panorami da sogno e acqua profondo blu di Alessandro Mei

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Avete mai pensato di viaggiare lungo la Penisola raggiungendo ogni luogo del vostro itinerario via mare, piuttosto che via terra come siete soliti fare? Se non avete un’imbarcazione di proprietà potrete sempre noleggiare una barca con skipper o farvi “guidare” da un amico armatore con cui trascorrere le vacanze. Di luoghi incantati da visitare lungo gli oltre 7600 chilometri di costa che delimitano il Belpaese ce ne sono davvero tanti; c’è invece da fare i conti con la disponibilità di posti barca. Non siamo mica in Francia dove a ogni km di costa si trovano ben 40 posti barca: secondo un’ottimistica stima,in Italia lungo ogni km di costa vi sono non più di 15 ormeggi. Per andare incontro a una domanda di posti barca, che supera di 4 volte l’offerta, si potrebbero

riattivare strutture portuali commerciali oggi in disuso o non utilizzate al 100% e snellire le procedure di approvazione di nuove strutture che oggi, in media, durano 20 anni. Qualcosa, seppure a rilento, si sta muovendo. Con l’avvio della realizzazione di dieci nuove marina entro il 2012, il numero di posti barca in Italia aumenterà del 10% circa. Per chi quest’estate deciderà di seguire il nostro consiglio per poter ammirare l’Italia da un’altra prospettiva, è bene sapere che in ogni porto, per legge, il 10% dei posti barca disponibili è riservato alle imbarcazioni in transito. Fra le 190 marina attrezzate che sorgono lungo le nostre coste, dal Mar Ligure all’alto Adriatico, senza dimenticare le nostre isole, ne abbiamo selezionate alcune, sempre sull’onda del gusto!

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i porti d'Italia

Per immergersi nel blu Marina di Loano

Coordinate: 44°08’,15 N 08°16,17 E www.marinadiloano.it – tel. 019675445 Ad appena 47 miglia nautiche da Nizza e altrettante da Portofino, la Marina di Loano è una struttura portuale di recente costruzione, situata sulla riviera di Ponente. È in grado di ospitare oltre 850 barche ed ha una disponibilità di 100 posti barca in transito. La costa frastagliata, con una natura rigogliosa, vi consentirà di assaporare la tradizione marinara di questi luoghi. Una delle baie dove vale davvero la pena recarsi con la barca è sull’isola della Gallinara, inserita nella Riserva naturale regionale (tel. 0182541351). Attorno all’isolotto che fronteggia la costa di Albenga si aprono diverse piccole insenature dove è possibile dare fondo per togliersi il piacere di un tuffo in quest’acqua incontaminata. Gli appassionati di subacquea potranno ammirare le margherite di mare, le spugne gialle, accompagnati da diving locali convenzionati. Due i punti di immersione suggeriti: Punta Falconara, per immersioni poco profonde, fino a 18 metri, o Punta Sciusciau, dove ci si può immergere fino a 30 metri in profondità per ammirare spugne gialle, cernie, murene e polpi. Dove mangiare: La Plancha Braceria, lungomare Madonna del Loreto 11, Loano (Sv), tel. 0196799247. Tra le specialità: pesce crudo e alla griglia. Sfiziosissimi gli antipasti.

Un servizio in guanti bianchi Marina Genova Aeroporto

Coordinate: 44°25’,04 N 08°50’,27 E www.marinagenova.it – tel. 0106143420 L’importanza dell’attività marinara lungo la costa ligure consentì a Genova di divenire all’inizio del X secolo una delle Repubbliche Marinare d’Italia. E, ancora oggi, è una delle città italiane dove il commercio marittimo è molto sviluppato. Vi suggeriamo di ormeggiare la vostra barca al nuovo Marina Genova Aeroporto, una struttura in grado di ospitare oltre 500 imbarcazioni anche di grandi dimensioni. Impeccabile il servizio proposto dalla marina situata a ridosso dell’aeroporto genovese: per chi raggiunge la città in aereo, sarà possibile usufruire di un servizio limousine fino allo yacht. Per gli amanti di sapori ricercati, il sommelier Massimo Giardini saprà proporvi nel locale J Class Caffè (tel. 0106143455) una selezione di 150 etichette raffinate. All’interno della marina vi è il MarinePalace, un resort sul mare con 11 stanze e due suite, dove è possibile dedicarsi anche allo sport, grazie alla presenza di campi da tennis, palestre e piscina. Dove mangiare: Barisone, via Siracusa 2 R, Genova, tel. 0106049863. Da non perdere I corzetti (un tipico fprmato di pasta “timbrata”) con il sugo di polpo. 74

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Le incantevoli Cinque Terre Porto di Lerici

Coordinate: 44° 04’, 50 N 09° 54’, 35 E tel. 01879464545 Se desiderate navigare a bordo del vostro yacht nel tratto di mare a nord di La Spezia, potrete ormeggiare a Vernazza o a Monterosso. I posti barca a disposizione non sono molti, ma se non volete perdervi il piacere di navigare in quest’incantevole tratto della Liguria potrebbe valere la pena scegliere come “base” il Porto di Lerici, poco più a sud di La

Spezia. Con oltre mille posti barca a disposizione, sorge ai piedi del castello della città. Si accede alla marina giungendo da nord, facendo molta attenzione ai massi che fuoriescono sul lato destro. La struttura è in grado di accogliere barche di lunghezza massima di 15 metri e 4 di pescaggio. A completare le località che danno il nome alle Cinque Terre sono i borghi di Corniglia, Manarola e Riomaggiore, disposti lungo un tratto di costa a strapiombo sul mare lunga circa cinque miglia, con calette e baie tutte da scoprire. Dove mangiare: La Rosa Canina, Località Monti Branzi 16, Lerici (Sp), tel. 0187966719. Panizza fritta sublime. Così come le acciughe.

Per chi ama il mare in ogni forma Marina di Cala Galera

Coordinate: 42°24’,22 N 11°12’,79 E www.marinacalagalera.com tel. 0564833010 Il promontorio dell’Argentario si erge a poche centinaia di metri dal tratto di costa sabbioso a sud di Grosseto. È questo il luogo ideale per chi ama il mare in ogni sua forma: Talamone è la patria dei windsurfisti e degli amanti del kitesurf, la Marina di Cala Galera, assieme ai più caratteristici Porto Santo Stefano e Porto Ercole, rappresenta l’approdo ideale per chi vuole raggiungere l’Argentario in barca. Per la felicità degli appassionati di vela, poi, nel tratto di mare che separa la terra ferma dall’Isola del Giglio e, più a nord, dall’Isola di Montecristo il vento non manca mai. Anche gli appassionati di immersioni troveranno fondali ricchi di coralli, stelle marine, pesci luna e gorgonie. Altro aspetto da non trascurare, per chi preferisce muoversi nelle cittadine che sorgono sul promontorio, sono i piaceri del palato. Dove mangiare: La Pergola, via Roma 14, Orbetello (Gr), tel. 05647867585. Una piccola ma piacevole trattoria dove gustare buoni piatti a base di pesce. giugno 2013

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i porti d'Italia

A un passo dalla Capitale Porto Turistico di Roma

Coordinate: 41°44’,15 N 12°14’,72 E www.portodiroma.com - tel. 0656188236 Situato a sud-est della foce di Fiumara Grande, ha una capienza di 796 posti barca per yacht fino a 60 metri. Difficoltoso entrare in porto quando soffia il Libeccio. Il Porto Turistico di Roma è il luogo ideale per i diportisti che desiderano trascorrere qualche giorno nella Capitale. Nelle vicinanze del porto si trovano gli Scavi romani di Ostia Antica (http:// archeoroma.beniculturali.it, via dei Romagnoli 717) e l’affascinante Oasi di Porto (www.oasidiporto. it, tel. 065880880) dove ancora oggi si possono ammirare i resti del bacino portuale che fece costruire l’imperatore Traiano in sostituzione di quello realizzato dall’imperatore Claudio. È questo un luogo davvero unico, sconosciuto ai più, ma che vale davvero la pena visitare. Attraverso una linea ferroviaria veloce è possibile raggiungere il centro storico di Roma dove visitare il Colosseo, il Foro Romano e le altre infinite bellezze dell’Urbe. Dove mangiare: Checchino dal 1887, via di Monte Testaccio, Roma, tel. 065743816. Soprattutto per i tonnarelli al sugo di coda alla vaccinara.

Lungo la Riviera di Ulisse Base Nautica Flavio Gioia

Coordinate: 41° 13’, 09 N 13° 34’, 70 E www.basenautica.com - tel. 0771311013 Da San Felice Circeo a Minturno, fino alle Isole Pontine, è la natura a prendere il sopravvento. Navigare in questo tratto di mare, dove la costa sabbiosa si alterna a promontori rocciosi a picco sul mare, è un’emozione che pochi altri tratti dell’Italia riescono a regalare. La Base Nautica Flavio Gioia, con i suoi 215 posti barca per yacht fino a 60 metri, è situata sul lato Ovest di Porto Sant’Antonio, a ridosso del borgo di Gaeta, in posizione ben protetta dai venti Libeccio e Maestrale. Poco distante dall’abitato di Sperlonga e nei pressi della Villa di Tiberio, si trova la spiaggia dell’Angolo, unico arenile non attrezzato della zona. A Ovest di Monte Orlando trovate invece la spiaggia di Serapo, caratterizzata da una sabbia dorata finissima. Per sorseggiare del buon vino potete fare un salto all’enoteca Luigi Raschi (Via Indipendenza 15, tel. 0771465639), un locale informale dove assaggiare piatti di terra e di mare della tradizione laziale. Dove mangiare: Mediterraneo, via Bausan 42, Gaeta (Lt), tel. 0771740985. Nei locali ristrutturati di un antico magazzino, utilizzato in passato per il deposito delle reti dei pescatori e per la lavorazione delle alici sotto sale, sorge il ristorante Mediterraneo. Il locale offre sapori e piatti della cucina marinara: crostini con paté di pesce azzurro, baccalà lesso, insalata di polpo, fettuccine con finocchi, alici e ricotta salata. 76

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Le isole del Golfo di Napoli Marina di Procida

Coordinate: 40°46’,02 N 14°01’,99 E www.marinadiprocida.eu tel. 0818969668 Scendendo dal basso Lazio verso il Golfo di Napoli incontriamo l’Isola di Procida con la sua marina da 491 posti barca per yacht fino a 30 metri. Da qui si può raggiungere la vicina isola di Arturo, un’alternativa alle più blasonate Capri e Ischia, dove poter assaporare il piacere di una vacanza immersi nella natura selvaggia, caratterizzata da colori intensi e dai sapori della cucina locale. I vantaggiosi prezzi scontati del 20% nel periodo estivo rendono una crociera nel golfo di Napoli più allettante. Dove mangiare: Fammivento, via Roma 39, Procida (Na), tel. 0818969020. Accogliente, pesce fresco di ottima qualità. Da provare, la zuppa di crostacei.

Da Capo Vaticano alle Eolie Vibo Valentia Marina

Coordinate: 38°43’,26 N 16°07’,80 E tel. 09635739201 Situato nella parte meridionale del Golfo di S. Eufemia, il Porto di Vibo Valentia Marina risulta ben protetto dai venti di Ponente e di Levante. Agli oltre 450 posti barca per il diporto (dalla banchina Generale Malta verso la banchina Fiume vi sono i pontili di ormeggio) si vanno ad aggiungere le banchine commerciali e quelle militari. Ad appena undici miglia più a sud si trova Tropea, conosciuta per le sue spiagge bianche e le falesie a picco sul mare. Da questo tratto di costa calabrese basta percorrere cinquanta miglia per raggiungere le Isole Eolie. Dove mangiare: L’Approdo, via Roma 22, Vibo Valentia, tel. 0963572640. Il locale di Pino Lopreiato è un’istituzione. Propone piatti tipici di questa zona, come l’anguilla marinata agli agrumi, specialità del ristorante. giugno 2013

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i porti d'Italia

Al mare, immersi nella natura Marinagri

Coordinate: 40° 12’, 21 N 16° 44’, 00 E www.marinagri.it – tel. 0835910439 Definire Marinagri una marina sarebbe davvero riduttivo. Quello che rappresenta questa struttura situata sulla spiaggia di Policoro è una vera e propria città-vacanze sul mare, immersa in un’area verde di 300 ettari dove è possibile trovare tre chilometri di spiaggia e pineta che si affacciano sul mare, 100 ettari di riserva naturale con un parco ornitologico. Uno spazio dove trascorrere davvero una vacanza all’insegna della natura. Lo sbocco a mare permette a oltre 500 imbarcazioni di trovare un sicuro ormeggio all’interno della marina che si snoda fra lembi di terra dove sorgono le residenze che vi faranno sentire in una “Piccola Venezia” dello Ionio. Dove mangiare:La tana del blasco, via Puglia 40, Policoro (Mt), tel. 0835973173. Per gli amanti della cucina locale.

Una nuova marina nel Gargano Marina di Rodi Garganico

Coordinate: 41° 55’, 53 N 15° 53’, 20 E www.marinadirodigarganico.it tel. 0884965294 Inaugurata pochi mesi fa, la Marina di Rodi Garganico nasce ai piedi del promontorio del Gargano, per offrire un sicuro ormeggio a 316 imbarcazioni. È il punto di partenza ideale per chi desidera raggiungere le vicine isole Tremiti o per chi, invece, vuole attraversare l’Adriatico per raggiungere la costa croata o le splendide isole della Grecia. Ma la marina è attrezzata per offrire agli amanti del mare una piacevole permanenza nello “sperone d’Italia” per muoversi alla scoperta di Peschici, Vieste o Vico del Gargano. Dove mangiare: Villa Maria, via Del Carbonaro 15, San Menaio (Fg), tel. 0884968700. Cucina tipica marinara e del territorio. 78

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Al centro dell’Adriatico Marina di Porto San Giorgio

Coordinate: 43°09’,80 N 13°49’,80 E www.marinaportosangiorgio.it tel. 0734675263 La posizione centrale nel Mar Adriatico ha permesso alla marina di Porto San Giorgio di divenire una struttura di riferimento per chi desidera navigare un questo tratto del Mediterraneo o per chi vuole salpare dall’Italia per raggiungere le isole della Croazia. Questo porto è uno dei pochi a disporre di una banchina riservata a Grandi Yachts in grado di accogliere imbarcazioni anche di 40 metri con un pescaggio di 3,30 metri. Dove mangiare: La Rocca, Piazza del Rosario 4, Porto San Giorgio (Fm), tel. 0734675242. Polpettine di granchio e piselli e totani ripieni: un must.

Sulle tracce dei Bizantini Marina degli Estensi

Coordinate: 44°40’,50 N 12°14’,10 E www.portomarinaestensi.it tel. 0533328428 (chiedere di Adele o di Lucia) Sul lungomare ferrarese, con accesso dal Porto Garibaldi, troviamo questa marina attrezzata per imbarcazioni da diporto fino a 25 metri. I suoi 300 ormeggi sono adatti ai diportisti che amano l’arte e la storia d’Italia. Dalla Marina degli Estensi, infatti, si può raggiungere facilmente la città di Ferrara (www.artecultura.fe.it) dove si ha modo di ammirare i palazzi e il Castello cinquecentesco che caratterizzano il centro storico, oppure procedere più a sud verso Ravenna (www.turismo.ravenna.it), città dalle antiche origini, oggi Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Dove mangiare: Ristorante Marina Club, porto turistico, Lido degli Estensi (Fe), tel. 0533-328587. Piatto consigliato spaghetti alla chitarra alla marinara con pomodorini, zucchine, calamari e gamberi. (Chiedere di Enrico). 79 giugno 2013


i porti d'Italia

Fra i canali della laguna Darsena Le Saline

Coordinate: 45°13’,61 N 12°16’,82 E www.darsenalesaline.com tel. 041400530 Sempre accessibile, la Darsena Le Saline offre 450 posti barca (per yacht fino a 35 metri) inseriti in un contesto unico al mondo: si può così vivere l’atmosfera dei borghi marinari di questo posto incantevole, navigando lungo i canali e ormeggiando in luoghi tranquilli e sempre protetti. Se si ha tempo si può raggiungere il Bacino di San Marco, antistante la splendida Venezia, semplicemente percorrendo il canale all’interno dei “murazzi”, senza mai uscire in mare. Una navigazione affascinante anche di notte se si ha un’imbarcazione dotata di luci di segnalazione notturna! Dove mangiare: Vecio Fritolin, Calle della Regina 2262, Sestiere Santa Croce, Venezia, tel. 0415222881. Per gli spaghetti di barbabietola con le margarote.

Navigare nella “patria” dei velisti Porto San Rocco

Coordinate: 45°36’,10 N 13°45’,25 E www.portosanrocco.it – tel. 040273090 Situato nella baia di Muggia, sul lato est del golfo di Trieste, dispone di oltre 500 ormeggi per imbarcazioni fino a 60 metri. La posizione strategica lo pone fra le più belle mete dell’Adriatico, dal litorale italiano alla costa istriana fino alle isole dalmate. È una marina di notevole prestigio, con alle spalle una piacevole zona residenziale. È il luogo adatto per chi vuole navigare in questo golfo, che è da sempre la “patria dei velisti”, e assaporare il piacere di veleggiare a pochi metri dalla famosa Piazza Unità d’Italia di Trieste. Dove mangiare: Antipastoteca di Mare Alla Voliga, via della Fornace 1, Trieste, tel. 040309606. Menu con ricchi e gustosi “assaggioni” a base di frutti di mare, pesce, polenta e “pan brustolà cò l’aio”. 80

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Un approdo da VIP Marina di Portisco

Coordinate: 41°01’,90 N 09°31’,41 E www.marinadiportisco.it tel. 078933520 Ideale per chi ama la costa Smeralda e desidera immergersi nell’ambiente dei VIP, il Marina di Portisco dispone di 589 posti barca e può ospitare anche yacht di 90 metri. Incastonato nella macchia mediterranea che scende fino alla costa, permette di assaporare il profumo delle piante aromatiche e del mirto che circondano la zona. Punto di riferimento per le crociere, è il luogo ideale per chi desidera fare rotta verso la zona de La Maddalena o navigare verso la vicina Corsica. Dove mangiare: Acqua Marina, Località Marina di Portisco, Olbia (Ot), tel. 0789339033. Cucina sarda della tradizione rivisitata con estro. Speciale la millefoglie con pane carasau, zucchine, mozzarella, salsa di zafferano e capesante scottate.

Rotta Verso Ustica Marina di Villa Igiea

Coordinate: 38°08’,62 N 13°22’,37 E www.marinavillaigiea.com tel. 091364123 Sono 379 i posti barca offerti dalla Marina Villa Igiea, la porta sul mare della città di Palermo interamente dedicata al turismo nautico. La costa scoscesa protegge dai venti di nord-ovest consentendo un’uscita in mare aperto sicura in gran parte della stagione. Dalla marina si possono mollare gli ormeggi per fare rotta sull’isola di Ustica con le sue candide spiagge chiuse dalle rocce a picco sul mare, o per raggiungere l’area marina protetta di Capo Gallo. Se, invece, volete approfittare dell’ormeggio per dedicarvi a una visita alla città di Palermo non perdetevi gli spazi verdi di Villa Giulia e Villa Favorita o i monumenti arabo-normanni come la Cattedrale e San Giovanni degli Eremiti. Dove mangiare: Kursaal Tonnara - Vergine Maria, via Bordonaro 9, Palermo, tel. 0916372267. Qualche esempio da acquolina? Bottarga di tonno su pomodoro fresco, tonno scottato in marmellata di cipolle, gamberoni croccanti in pasta kataifi.

New entry Dieci nuove marina operative entro il 2013, con una disponibilità di ulteriori 5000 posti barca. Ecco quello che si sta facendo lungo le coste italiane con progetti all’avanguardia. Fra le strutture che sorgeranno di qui a breve c’è il Marina di Arechi, a Salerno, progettato da Santiago Calatrava che ha pensato a una sorta di “isola” in grado di ospitare fino a mille imbarcazioni, collegata alla terra ferma da tre strade di qualche decina di metri. Sempre nel Tirreno, alla foce del fiume Tevere, sta sorgendo la Marina della Concordia, una struttura con oltre 1450 posti barca per yacht sino a 60 metri, mentre alla foce dell’Arno sta prendendo forma il Porto Boccadarno con 365 posti barca. Aprirà i battenti entro 2 anni anche la Marina di Pinetamare, a Castelvolturno, così come quella di Archimede, a Siracusa, già completa all’80%. giugno 2013

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iospitalità protagonisti italiana siete voi

di Gilda Ciaruffoli

Equilibrismi di gusto a Barcellona

Per lui non esiste ristorante italiano senza risotto. Ma nel suo locale gli spagnoli hanno imparato ad amare anche pizzoccheri e trippa alla toscana, mortadella e ‘nduja. Massimo Pascucci ci racconta il delicato compito di far scoprire all’estero i veri valori e le tradizioni culinarie della sua terra d’origine, facendo dimenticare le pizze di plastica e il ragù in scatola dei menù a basso costo

“La pasta é una filosofia di vita. Si dice che attraverso la pasta filtra l’allegria, perché il grano ha lo stesso colore del sole”. Un motto che è tutto un programma quello che accoglie i clienti del ristorante Massimo, nel quartiere Sarrià-Sant Gervasi. È scritto all’ingresso, su una lavagna, e riassume bene il pensiero del suo carismatico proprietario, Massimo Pascucci, che infatti sottolinea «È per questo che noi italiani abbiamo un carattere così allegro!». Sbarcato in Spagna oltre 10 anni fa, lo chef ha iniziato la sua avventura gestendo un ristorante nel Masnou, sul litorale barcellonese. La sua personalità era talmente forte e lo stile talmente definito, che quel locale tutti lo chiamavano “da Massimo”. E allora, nel 2008, quando decise di mettersi in proprio, la scelta del nome da dare al suo locale parve scontata. Tradizioni tutte nuove Oggi il Massimo può accogliere fino a 60 persone. Ad attenderle un ambiente familiare,

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con toni vintage, accogliente, e una bella terrazza: tutti elementi che contribuiscono a trasmettere quell’italianità che caratterizza anche la sua cucina. Dove prevale l’utilizzo di prodotti Dop e Igp, e la regola prevede di preparare i piatti al momento, senza precotture. «Il menù che abbiamo creato é un mix di ricette tradizionali fisse e alcune proposte innovative che cambiano a seconda dei prodotti di stagione», spiega Massimo. «La mia é una scelta rischiosa perché i piatti che proponiamo sono autentiche ricette tradizionali e quindi spesso sconosciute ai clienti». «Per molti spagnoli – spiega infatti lo chef – la cucina italiana si riduce a pizza o pasta con salse alla bolognese o alla carbonara, ed é sinonimo di menù a basso costo». «Io soffro quando vedo clienti che mettono il formaggio nella pasta al nero di seppia – prosegue, sottolineando – Siamo noi ristoratori che dobbiamo insegnare come si degustano i piatti che proponiamo rispettandone l’origine. Al tempo stesso, bisogna saper veni-


Pappardelle sulla lepre Ingredienti (4 persone): 1 lepre senza pelle 4 carote 2 gambi di sedano 3 cipolle 4 bicchieri di vino rosso 2 foglie di alloro buccia d’arancia buccia di limone 50 gr di cacao al 70% 30 gr di zucchero di canna 1 bicchiere di aceto olio extravergine di oliva sale, pepe q.b 400 gr di pappardelle Preparazione: Pulire e tagliare la lepre in 8 pezzi e lasciarla marinare per 24 ore nel vino rosso con 2 cipolle, 1 gambo di sedano, 3 carote, il tutto tagliato a cubetti di circa un centimetro. Aggiungere le foglie di alloro, la buccia d’arancia e di limone e il bicchiere di aceto. Successivamente, far dorare nell’olio la lepre e cucinarla per 4 ore con il vino e, se necessario, aggiungere un po’ d’acqua, salare e pepare. Una volta cucinata, lasciarla riposare a temperatura ambiente. Poi disossarla e ridurla a pezzetti. Fare un soffritto con il sedano, la cipolla e la carota in un po’ di olio, infine aggiungere la carne spolpata della lepre previamente cucinata insieme al sugo di cottura (vino rosso e acqua). Aggiungere il cioccolato, lo zucchero e lasciare il tutto cucinare lentamente per 20 minuti. Una volta che il ragù è pronto, cucinare le pappardelle (400 gr a crudo) in abbondante acqua salata, scolarle e amalgamare per bene il tutto, quindi servire.

re incontro alle aspettative della clientela locale, senza perdere l’identità dell’autentica cucina italiana. Per questo ad esempio ho sempre in menù un piatto con una salsa al formaggio che gli spagnoli apprezzano molto; io lo preparo però con il miglior Gorgonzola italiano!». Ma quali sono le ricette e i prodotti italiani più apprezzati in Spagna? «Un ristorante senza un buon risotto non é un vero ristorante italiano» sostiene deciso Massimo. E il suo preferito é senz’altro un classico: risotto ai funghi porcini o risotto di pesce. Altre ricette che hanno avuto molto successo tra i suoi clienti sono i pizzoccheri e la trippa con i ceci alla toscana, o il tonno in crosta di pistacchio, preparato secondo la tradizione siciliana. «I miei clienti si sorprendono di fronte alla ricchezza dei secondi piatti che offre la nostra tradizione culinaria e a volte mi chiedono se, ad esempio, un piatto come le pappardelle alla lepre sia davvero italiano». Tra i prodotti più apprezzati anche la minestra di farro (ancora poco conosciuto), l’nduja calabrese, anche perché molto simile alla sobrassada di Mallorca, e il pecorino sardo. Tra i salumi è la mortadella a essere il più famoso: «ne vanno pazzi», sottolinea. E se i clienti sono entusiasti di scoprire nuove ricette e prodotti italiani, nella scelta dei vini prevale il gusto locale. «È una questione di abitudine ma anche di orgoglio per le eccellenze della propria terra. A parità di prezzo rispetto a un vino italiano, i miei clienti infatti prediligono dei classici spagnoli come il Rioja e Ribera del Duero o vini della zona del Priorat che é una D.O. della Catalogna». Il Massimo é uno dei 18 ristoranti di Barcellona e provincia che la Camera di Commercio Italiana di Barcellona – in collaborazione con Isnart (Istituto Nazionale di Ricerca per il Turismo) e Unioncamere – ha premiato nel 2011 e 2012 con il marchio Ospitalità italiana – Ristoranti italiani nel mondo.

Vita da chef Massimo Pascucci, 43 anni, è nato a Sassari ma si considera milanese di adozione. Nel capoluogo lombardo infatti ha vissuto per 20 anni. Giovane imprenditore, è sempre stato legato al mondo della ristorazione perché i suoi genitori erano proprietari di una trattoria: «Sono sardo, ma è a Milano che ho imparato il mestiere e i segreti della cucina della mamma. Lì ho anche sperimentato per la prima volta le ricette regionali italiane: dalla pugliese, alla milanese alla toscana». In queste pagine: gli interni del Massimo e, in basso, una foto dello chef. Qui sopra, la Sagrada Familia, simbolo di Barcellona

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Scelti per voi Di seguito, alcuni dei locali che fanno parte del circuito Ospitalità italiana – Ristoranti italiani nel mondo a Barcellona Ristorante Massimo Via Augusta, 217 Tel. (+34) 934.548146 www.restaurantemassimo.com Le piazze d’Italia Calle Casanova, 94 Tel. (+34) 933.235977 www.piazzeditalia.com I buoni amici Calle Casanova, 193 Tel. (+34) 934.396816 www.ibuoniamici.es Mandi mandi Calle Valencia, 28 Tel. (+34) 932.269384 www.restaurantemandimandi.es

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i nostri consigli

di Gilda Ciaruffoli

Un angolo di Rinascimento a Kiev Si chiama “Osteria” e varcare le sue porte è come entrare in un tipico locale nostrano, dal sapore antico. Non siamo però in Toscana, o tra i vicoli di un borgo medievale. Siamo in Ucraina. Nella cui capitale, il Pantagruel è diventato un punto di riferimento per gli appassionati di cibo, vino e cultura italiana. Il merito? Tutto dell’accoppiata vincente Gusovsky-Passalacqua Cosa occorre per fare un vero ristorante italiano in Ucraina? Quando lo hanno chiesto a Sergei Gusovsky lui ha risposto: «a) uno chef italiano e b) un bravo chef italiano». E non è certo un caso che gli amici lo definiscano come “più italiano degli italiani stessi”: Gusovsky, fondatore e storico proprietario dell’Osteria Pantagruel, uno 84

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dei locali più rinomati di Kiev, è stato talmente folgorato dalla cultura e dalla cucina del nostro paese che ha deciso di aprire un vero e proprio angolo di Rinascimento nel cuore della sua città natale. Era il 1995 e già da qualche anno Gusovsky, giovane ingegnere militare in aspettativa – che proprio in quegli anni di disgelo per la prima volta assaporava il gusto della vita borghese, ma soprattutto della libertà di viaggiare – s’era acceso d’amore sconvolgente per il nostro paese. Passione che si tradusse nella volontà di riproporre e celebrare i piatti italiani nella sua terra: l’abisso tra la “cucina sovietica”, sulla quale sono cresciuti la maggior parte dei nuovi ristoratori ucraini, e la secolare tradizione culinaria europea è per noi inimmaginabile, e superarlo – vero obiettivo di Gusovsky da oltre vent’anni – più che un business è una vera e propria missione! E proprio questa vocazione ha reso il Pantagruel un punto di riferimento non solo per i gourmet ucraini ma anche per i tanti turisti stranieri che visitano Kiev. E magari entrano all’Osteria di Gusovsky per caso, dopo aver ammirato la vicina e bellissima Porta d’Oro, monumento di poco successivo all’anno mille e tra le rare vestigia rimaste di quelle mura che anticamente proteggevano la città. Entrano per caso, dicevamo. Ma poi s’innamorano e non smettono di tornare.


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Vul. Volodymyska, 69 - Kiev Tel. +38 (44) 2896185

Vita da chef Costantino Passalacqua proviene da una famiglia di cuochi, padre e nonno proprietari di ristoranti nella sua Liguria. Undicenne, prepara il suo primo piatto, a 18 comincia a girare il mondo in cerca di esperienza e impressioni. A 25 anni compra il suo primo ristorante. A 29 lo vende. Poi lavora e vive in Giappone, Russia, Kazakistan. E Ucraina. Dove incontra Gusovsky e il Pantagruel. E si ferma, finalmente a casa.

La rivoluzione italiana Anche perché tornare significa avere ancora una volta il piacere di gustare la cucina della seconda colonna portate del Pantagruel, il suo chef Costantino Passalacqua. Italiano (e bravo!) ovviamente. Con lui, Sergei Gusovsky è riuscito a instaurare un rapporto di perfetta sintonia e comprensione, filosofica e pratica, quella comunione d’intenti grazie alla quale uno chef diventa compagno e complice del suo ristoratore. E per “Costa” questo felice incontro ha rappresentato l’approdo in un porto sicuro dopo tanto vagare per il mondo. Al Pantagruel lo chef ha infatti trovato tutto ciò che cercava: amore per le sue origini, tradizioni, esperienza, libertà professionale, clienti riconoscenti, e – soprattutto – un amico, un compagno d’idee e d’avventure. Da parte sua, Passalacqua ha portato una ventata d’aria nuova in cucina. E un nuovo menù. La rivoluzione è iniziata dalla materia prima: olio extravergine d’oliva, pomodori e farina vengono da quel momento scelti con criteri più rigidi. Si ritocca anche la qualità della pasta, solo fresca (secondo Costa il biglietto da visita della vera cucina italiana), si aumenta sostanzialmente la scelta dei frutti di mare grazie a fornitori e importatori di qualità. E proprio mentre la cucina si trasformava, Sergei Gusovsky s’impegnava nella creazione di un’interessante cantina, che oggi vanta 4 mila bottiglie, e si guadagna la reputazione di esperto di vini italiani. Scrive per Forbes, è parte della giuria della versione ucraina di Hell’s Kitchen, conduce degustazioni aperte al pubblico. E organizza festival enologici, presso il Pantagruel, durante i quali ogni mese per una settimana, vini italiani poco noti o non presenti in Ucraina, vengono offerti ai clienti, al bicchiere. E ogni volta Costa prepara un menù ad hoc per la degustazione, regalando al palato dell’ospite un sogno tutto italiano. Ed è così che nel corso degli anni l’accoppiata Gusovsky-Passalacqua ha creato intorno al Pantagruel una società informale ma numerosa di esperti e appassionati di gastronomia italiana, vino italiano e, in definitiva, cultura italiana. Allegria!

Fazzoletti con stracchino e pesto Ingredienti (per 4 persone): per 1 kg di pasta: 700 gr di farina 7 uova 20 gr di olio evo un pizzico di sale per il condimento: 360 gr di pesto 400 gr di Stracchino 40 gr di pinoli 50 gr di Parmigiano 10 gr di salvia 4 gr di pepe macinato Preparazione: Unire tutti gli ingredienti per la pasta: l’impasto non deve essere troppo duro né incollarsi alle dita; lasciare riposare in frigo per 1 ora. Poi stendere la pasta fino a ottenere una sfoglia sottile. Tagliare in quadrati (con un lato di 10 cm) per ottenere i “fazzoletti”. Cuocerli in acqua bollente per 30 secondi. Poi metterli in acqua fredda un minuto. Lasciare che si asciughino, metterli su un piatto e riempirne alcuni con pesto, altri con stracchino. Coprirli con un altro fazzoletto. Poi cuocerli a vapore per 4 minuti, adagiarli sul piatto e condirli con burro fuso, pinoli arrostiti, pepe macinato fresco e Parmigiano.

Scelti per voi Di seguito, alcuni dei locali che fanno parte del circuito Ospitalità italiana – Ristoranti italiani nel mondo a Kiev Pantagruel Lysenko St., 1 www.pantagruel.com.ua/ru Walter’s Sofiyska St., 10 www.walters.ua Pizzeria Napulè Mechnicova St., 9 www.napule.com.ua Sorrento Yaroslavska St., 5/2 www.sorrento.kiev.ua Al Faro Krasnoarmeiskaya, 49/a www.alfaro.com.ua

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