Prenotazione alberghi www.prontohotel.it
OSPITALITà ITALIANA MAGAZINE by VDG MAGAZINE I VIAGGI DEL GUSTO | ANNO 4 | N.37 | MENSILE | EURO 2,90
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GIUGNO 2014
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LA GRANDE RICCHEZZA C’è un’Italia che vive (eccome!) di cultura
Viaggio tra i modelli virtuosi di turismo culturale. A partire dalla Toscana, la “regione-museo diffuso” per eccellenza
ITINERARI
Le quattro città del Duca La Lucania, luogo dell’anima Cinematografico Salento Bormio e Merano: terme imperiali Nelle terre del Parmigiano A casa del commissario Montalbano
APPUNTAMENTI
Spoleto, il festival dei Due Mondi Expo 2015: parliamo di contenuti CONSUMI&TENDENZE
Firenze, la nuova mappa del gusto Vacanza in famiglia: parla Valtur
PIACERI
Gli orafi di Valenza Sicilia Outlet wine passion
Cecchi Negroamaro
A cura di magazine
i Viaggi del Gusto
magazine
editoriale di Domenico Marasco
domenico.marasco@vdgmagazine.it
Il magazine che promuove l'Italia
Export del nostro cibo: una partita da non perdere Il governo italiano si faccia rispettare nelle negoziazioni del Ttip Cari lettori, in queste settimane, sui tavoli diplomatici, si sta giocando una partita di grande importanza che riguarda l’accordo denominato Ttip: ovvero il futuro degli scambi commerciali con gli Stati Uniti. Sappiamo che il nostro Ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina e buona parte della squadra di governo, sono impegnati attivamente su questo fronte. A tutti loro ci permettiamo di suggerire dunque che questo è il momento di non abbassare la guardia, e – consentitecelo – men che meno le braghe. L’Italia, noi italiani, dobbiamo imparare a farci rispettare meglio, nel mondo. I comuni cittadini, e ancor di più le nostre aziende agroalimentari, non riescono a capacitarsi del perché il nostro mercato interno possa essere letteralmente invaso da telefoni cellulari Samsung o Lg, iPhone e automobili Mitsubishi o Kia, mentre noi italiani invece non riusciamo a esportare un prosciutto nostrano in Corea o una bottiglia di spumante negli Usa. Eppure basterebbe applicare un principio molto semplice: quello della “reciprocità”. Ovvero consentire l’ingresso, sul nostro mercato, solo alle merci provenienti dai quei Paesi dove riusciamo a esportare agevolmente i nostri prodotti. E bloccare invece quelle in arrivo dalle nazioni che fanno ostruzionismo al nostro export. Ci pare un concetto di semplice buonsenso, che tutti approverebbero. Per fare ciò, però – in sede di accordi bilaterali – bisogna avere gli attributi e soprattutto bisogna tirarli fuori. Cosa che finora non sempre è stata fatta. E a questo punto ci chiediamo che senso ha tenere quella pletora di funzionari che lavorano (a spese di noi contribuenti) alla Farnesina, all’Ice, all’Istituto Italiano della Cultura all’estero o in tanti altri enti analoghi. Quello che serve per vendere il nostro cibo all’estero (l’unico settore anticiclico della nostra attualmente asfittica economia) è soprattutto una rete di distribuzione nel mondo. E allora ci permettiamo di fare una proposta al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al Ministro Martina, che peraltro hanno iniziato bene il loro lavoro al governo. Chiudiamo l’Ice e l’Enit e con il budget da 70 milioni di euro che andremo a risparmiare, apriamo ogni anno 70 Gross-
Market (in stile Metro) in grado di distribuire i nostri prodotti agroalimentari in ogni angolo del pianeta. Un punto-vendita di questa natura – circa 3.000 mq di superficie: sostanzialmente un deposito condizionato che funge da logistica innovativa, nel senso che promuove, vende e distribuisce – secondo le stime, costa appunto 1 milione di euro ma è capace di generare 50 milioni di euro di fatturato all’anno. A conti fatti, 70 di questi Gross-Market andrebbero a fatturare 3,5 miliardi di euro annui. Se non siete convinti di queste cifre, potete chiedere conferma a esperti di grande distribuzione commerciale come Caprotti di Esselunga o altri imprenditori di successo. Vi sentirete rispondere che le cose, in realtà, sono molto più semplici di quello che sembrano.Questo Paese, infatti, ha bisogno solo e soltanto di un grande e bravo direttore-vendite. Saper produrre non basta. Ci vogliono competenze in materia di marketing e commercializzazione. Noi, nel nostro piccolo, siamo pronti e disponibili a mettere sul tavolo della discussione ciò che siamo riusciti a realizzare: il primo format di logistica intelligente ideato e concretizzato a Milano. Da un giornale, il nostro, e non da una cordata di imprenditori. Se non ci credete, venite a farci visita. In questo Paese c’è tanta gente qualificata e capace, che però è fuori dal sistema e dalle “caste”. La politica abbia la forza di farli emergere e utilizzarne le competenze al servizio della collettività. Dimenticavo: in questo numero abbiamo puntato la nostra attenzione sui territori italiani che “vivono di cultura”, quelli cioè che sono stati capaci di trasformare le risorse culturali endogene in leve turistiche ed economiche. E ce ne sono tanti, a partire dalla Toscana per finire alla Sicilia. Anche di questo la politica dovrebbe tener conto. Buon viaggio del gusto e buon inizio d’estate
giugno 2014
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sommario sommario giugno 2014
54 10 Almanacco di Barbanera 12 Appuntamenti
20 Scienza & vita
Verso Expo 2015: il tema
21 La salute nel piatto
Cottura dei cibi: i consigli utili
30 Cover story Capolavori dell'arte, percorsi religiosi, tracce storiche, testimonianze architettoniche, giacimenti gastronomici, luoghi resi immortali dalla letteratura, dalla pittura, dalla cinematografia: il Belpaese, si sa, è un compendio di tutto ciò che la cultura umana è riuscita a produrre nei secoli. E c'è un'Italia che su queste straordinarie risorse ha investito creando modelli virtuosi (e vincenti) di turismo culturale: siamo andati a scoprire alcuni di questi territori. A cominciare dalla Toscana, la regione museo-diffuso. Per dimostrarvi che con la cultura "si può anche mangiare".
50
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panorama
inviaggio
24 Pagine nere
50 Le Terre del Duca
L'Italia che non ci piace: burocrazia inutile, accordi commerciali dannosi
26 Scenari alimentari
Sapevate che su 100 euro di spesa per il cibo, ai produttori ne vanno appena 3?
Urbino, Gubbio, Pesaro, Senigallia: 4 città, una storia comune, un turismo condiviso
54 Lucania, luogo dell'anima Chiese rupestri, vie e percorsi spirituali: viaggio nella più mistica tra le regioni
28 Fatti e contraffatti
58 Salento, ciak si gira
Tonno rosso, troppa pesca incontrollata. Ed è allarme-contaminazione mercurio
29 Concorrenza leale Falsi ristoranti italiani: un fenomeno che
non risparmia nemmeno l'Est Europeo
come si mangia oggi in riva all'Arno
42 Firenze, mappa del gusto Indirizzi, piatti e tendenze per scoprire 46 Massimo Bottura Lo chef emiliano, il più premiato d'Italia, ci racconta il suo "viaggio del gusto"
Masserie antiche e ulivi maestosi. Così il Tacco d'Italia ha stregato cineasti e produttori
62 Bucarest, la città della gioia
Guida alla frizzante nightlife della capitale romena per scoprire nuove mode, nuovi locali
66 Tendenze: i villaggi-vacanza
Viaggi con la famiglia: Valtur ci spiega come cambiano i gusti e come si adegua l'offerta
68 Camera con vista, Ischia 70 Week-end style, Sorrento 72 Città in 24 ore, Rimini 74 Viaggi per tutte le tasche
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giugno 2014
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sommario sommario giugno 2014
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118 Le selezioni di VdG
cibo&territorio
piaceri
80 A casa di Montalbano
100 Gli orafi di Valenza Un'arte antica che ha fatto di un piccolo
Cibo, mare, arte: facciamo tappa a Porto Empedocle sulle orme del commissario
84 Dove nasce il Parmigiano Lombardia, Veneto, Emilia: la patria del
paese il centro mondiale della gioielleria
102 L'Italia in mostra: Matera Scultori lucani a raccolta nella città dei Sassi, sempre più capitale della cultura
formaggio più amato diverrà sito Unesco
88 Il Negroamaro
106 Bellezza&benessere
Rosso, di carattere e salentino verace: scopriamo il principe dei vini di Puglia
90 Wine passion: i Cecchi
Storia d'una famiglia toscana e d'un amore lungo un secolo: quello per il Chianti
92 L'orto dei semplici, il timo 94 Il buono a tavola 96 Dulcis in fundo
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giugno 2014
Bormio e Merano: una tradizione, quella termale, che affonda le radici nella storia
110 Compagne di strada Freemont 112 Libri letti per voi 113 Shopping
96
Il miglior Family Hotel del mondo nelle meravigliose Dolomiti!
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contributors giugno 2014
magazine
i Viaggi del Gusto SILVANA DELFUOCO
GIUSEPPE PULINA
FONDAZIONE VERONESI
ISA GRASSANO
Nata in Emilia e finita (per caso) a Torino, grazie ad un'esperienza di Assaggiatore di formaggi e salumi e, soprattutto, di Giudice del Tartufo, è approdata al giornalismo enogastronomico. Il suo scheletro nell’armadio sono gli anni passati a tentare di insegnare il latino a generazioni di liceali recalcitranti. pagg. 92-104-114
Sassarese dalla nascita 55 anni fa, insegna zootecnia speciale nell'università della sua città e con i sardi condivide, oltre all'aria ed alla terra, soprattutto il mare. Se lo incontrate, fategli le congratulazioni. È appena stato eletto coordinatore nazionale dei presidi e dei direttori delle facoltà universitaria di Agraria. pag.20
È stata voluta da Umberto Veronesi nel 2003 essenzialmente per sostenere la ricerca scientifica. Ma il pallino del professore è stato sempre quello della divulgazione. Ecco allora che la Fondazione ha scelto VdG per spiegare al grande pubblico i concetti di salute e corretta alimentazione. pag. 21
Lucana di nascita, bolognese d’adozione. Da piccola sognava di fare l’hostess o la giornalista. Quando s’è resa conto che non avrebbe superato l’1,60 di altezza, ha ripiegato sulla seconda opzione. Ma non ha rinunciato ai viaggi e al turismo, di cui scrive con passione e competenza.Tra voli aerei e pagine da riempire, trova anche il tempo per pubblicare libri. L'ultimo è "Colazione da Tiffany". pagg.54-102
hanno collaborato a questo numero:
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SIMINA HUMA
CARLOS SOLITO
ELENA CONTI
Dalla Romania, paese d'origine, è arrivata in Italia 10 anni fa, spinta dall'amore per il nostro Paese. E s'è stabilita a Roma, dove vive tuttora, al quartiere Prati. Ha studiato arte e recitazione, ma si occupa di relazioni internazionali. La sua passione segreta però, resta la scrittura. Ce ne dà un assaggio a pag. 62
Fotografo, giornalista, scrittore e filmmaker, è nato a Grottaglie, in Puglia. Ha iniziato a viaggiare alle porte di casa, tra uliveti, gravine, grotte, masserie e lo Ionio. Instancabile cacciatore di storie e di sguardi in giro per il mondo, scrive e fotografa per i più importanti magazine di viaggi e lifestyle italiani ed esteri, e per i quotidiani nazionali. pagg.57 e 58
Senese ma di famiglia fiorentina in cui convivono pacificamente guelfi e ghibellini, e d’aspetto nordico. Con un pedigree del genere, non poteva che darsi alle lingue straniere. Giornalista per caso, prima tv, poi carta stampata e uffici stampa. Ha lavorato per anni con Carlo Verdone al Terra di Siena Film Festival. Ma quando ha scoperto il Cappero di Pantelleria, è passata con leggerezza dal cinema all’agroalimentare di qualità. pag. 30
giugno 2014
Lucrezia Argentiero Lucrezia Balducci Germana Cabrelle Piero Caltrin Corrado Capraro Olga Carlini Nadia Catarinangeli Gilda Ciaruffoli Giovanni Cocco Maria Pia Fanciulli Eleonora Fatigati Isa Grassano Riccardo Lagorio Marco Gemelli Iginio Massari Chiara Mojana Ioana Podosu Antonio Romeo Irene Tempestini Maria Grazia Tornisiello Fondazione Veronesi
Direttore Responsabile Domenico Marasco Coordinatore editoriale Francesco Condoluci Grafica e impaginazione Daniel Addai Editing Gilda Ciaruffoli Foto Editor Gianluca Congiu Foto Giulio Barreri Editore: Opera Italia Srl Via Pola, 15 20124 Milano Stampa: PuntoWeb Srl 00040 Ariccia (Roma) Distribuzione Italia ME.PE. S.p.A. Abbonamenti Opera Italia Srl - Via Pola 15 - 20124 Milano Tel. 02.86886479 - fax 02.89053290 abbonamenti@vdgmagazine.it Il Servizio abbonati è in funzione dal lunedì al venerdì dalle 10,00 alle 12,30. L’abbonamento può avere inizio in qualsiasi periodo dell’anno. L’eventuale cambio di indirizzo è gratuito. Informare il Servizio abbonati almeno 20 giorni prima del trasferimento, allegando l’etichetta con la quale arriva la rivista. GARANZIA DI RISERVATEZZA PER GLI ABBONATI L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi dell’art. 7 del D. leg. 196/2003 scrivendo a: Opera Italia Srl Sede legale: via Pola 15 - 20124 Milano Redazione: via Pola 15 - 20124 Milano tel. 02.8688641 - fax 02.89053290 Registrazione Tribunale di Milano n. 92 del 10/02/2011
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almanacco di barbanera
di M. Pia Fanciulli
Aspettando il solstizio A giugno l’estate porta con sé un’incontenibile sferzata di energia. La luce è più viva e l’aria si scalda facendoci indugiare fuori casa anche dopo il tramonto, mentre la tavola si colora di frutta e ortaggi. È vero, le giornate tornano ad accorciarsi, ma il sole, più generoso che mai, non ce ne farà accorgere
Belli e sani Se volete dimagrire, mangiate a pasto, un giorno alla settimana, 2 mele o 2 pere e bevete solo un bicchiere d’acqua minerale. Anche una tisana di fiori di malva, radice di liquirizia, semi di orzo e anice, in parti uguali, bevuta al mattino a digiuno e la sera prima di coricarvi, ha effetti dimagranti. Importante, però, è soprattutto il movimento quotidiano: fate passeggiate, evitate l’ascensore e fate le scale a piedi; come mezzo di locomozione preferite, potendo, la bicicletta.
Orti e dintorni
Sole e Luna Da ricordare Domenica 1° giugno – Ascensione Fra i tanti detti della tradizione ce n’è uno davvero curioso: “Non gli è più servito nemmeno l’Uovo dell’Ascensione”. Si tratta di un modo di dire che si riallaccia all’antica credenza che l’Uovo dell’Ascensione, deposto da una gallina nera ed esposto al primo temporale, potesse scongiurare la grandine, scaldare il fuoco, allontanare le formiche, guarire i neonati e i malati. Quanto alla festa dell’Ascensione, che dovrebbe cadere 40 giorni dopo la Pasqua, è stata in realtà spostata in Italia dal giovedì in cui cade, alla domenica successiva. Un fatto dovuto non a motivi religiosi, ma all’esigenza di evitare un “ponte” che avrebbe spezzato la settimana lavorativa.
Saggezza popolare • • • • •
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Dove sono ciliegie mature non mancano i passeri. A dir del rosmarino le virtù non manca una vita e anche più. Il caldo di giugno fa raccogliere col pugno. Festa e arcobaleno riportano il sereno. Non bisogna togliere a San Pietro per dare a San Paolo.
giugno 2014
Il Sole Il 1° sorge alle 05.27 e tramonta alle 20.29 L’11 sorge alle 05.24 e tramonta alle 20.35 Il 21 sorge alle 05.25 e tramonta alle 20.39 Le giornate si allungano fino al 21. Il 1° giugno si hanno 15 ore e 2 minuti di luce solare – mentre il 21 si hanno 15 ore e 14 minuti: si guadagnano 12 minuti di luce solare. Dal 22 le giornate cominciano ad accorciarsi. Il 30 giugno si avranno 15 ore e 12 minuti di luce solare. Si perdono 2 minuti di luce. La Luna Il 1° sorge alle 08.45 e tramonta alle 23.12 L’11 tramonta alle 04.03 e sorge alle 18.45 Il 21 sorge alle 01.33 e tramonta alle 14.55 La Luna è all’Apogeo martedì 3 alle 06 e lunedì 30 alle 21. È al Perigeo domenica 15 alle ore 05. Luna in viaggio In questo mese i giorni favoriti dalla Luna per gli spostamenti sono: 16, 17, 20, 21, 25, 26.
Con la Luna crescente è il momento di seminare i fagiolini tardivi e pure, in cassone aperto, cavolfiori e verze. Poi c’è da trapiantare il sedano. In giardino, estrarre dal terreno i bulbi dei fiori che mostrano le foglie essiccate e conservarli al buio e in luogo asciutto. In Luna calante proseguire con la scacchiatura dei pomodori, con la semina in cassone all’aperto di finocchi e con il trapianto dei cardi. Importante, dovendo annaffiare gli ortaggi, non bagnare le parti aeree: li preserverà da molte malattie. Nel giardino eliminare le rose sfiorite, cimare i crisantemi e legare le piantine ai tutori. Fare talee di ficus da porre a radicare su sabbia e torba in parti uguali e sotto copertura: il ficus si riproduce bene anche per margotta. Annaffiare regolarmente le specie in vaso e concimare con concimi idrosolubili.
appuntamenti giugno
Spoleto al centro di due mondi di Maria Grazia Tornisiello
Musica, arte, cultura e spettacolo per le strade. La cittadina umbra si prepara a vivere anche quest’anno, dal 27 giugno al 13 luglio, una vera e propria “festa mobile” con la 57esima edizione del Festival che fa incontrare Europa e America Evento internazionale che chiama a sé grandi artisti da ogni parte del pianeta, mettendo a confronto espressioni e tradizioni differenti, sin dalla nascita il Festival dei Due Mondi ha visto la partecipazione dei grandi dell’arte e della cultura internazionale: personaggi del cali12
giugno 2014
bro di Luchino Visconti, Carla Fracci, Roman Polanski, Luciano Pavarotti,Vittorio Gassman che hanno contribuito a rendere leggendario questo appuntamento. Fondato nel 1958 a opera del compositore Gian Carlo Menotti, il Festival è un concentrato di teatro, musica e arte, e ha da sempre saputo essere terreno di fertile incontro tra il mondo artistico europeo e quello americano (da qui il nome). Inoltre, la presenza di tre teatri e dell’incantevole Piazza Duomo, rendono Spoleto una cornice perfetta per le varie performance in programma.
Itinerari al profumo di tartufo Approfittando dei 17 giorni del Festival, si può andare alla scoperta del patrimonio storico-artistico della città di Spoleto cominciando dalle vestigia romane come: l’Arco
In apertura, il Duomo di Spoleto: la cattedrale di Santa Maria Assunta. In questa pagina, alcuni scatti delle passate edizioni del Festival
Scelti per voi dove mangiare Ristorante Il Tartufo Una trattoria familiare aperta nel 1927. Cucina del territorio umbro rivisitata dallo chef Paolo Di Marco. Famosi i tordi in salmì. Prezzo medio: da 40 euro P.zza Garibaldi, 24 Tel. 0743.40236 www.ristoranteiltartufo.it
Annibale si è fermato qui Si narra che nel 217 a.C., all’epoca della II guerra punica, Spoleto avesse opposto una tenace resistenza all’esercito cartaginese guidato dal generale Annibale, infliggendogli perdite tali da convincerlo a deviare verso sud. A testimonianza di ciò resta il nome dato a una torre della città: Torre dell’Olio. Si narra infatti che dall’alto di questa torre, sia stato gettato olio bollente sull’esercito cartaginese costringendolo a una rapida ritirata.
di Druso e Germanico risalenti al 23 d.C., il teatro romano del I sec. d.C. e Piazza Mercato, dove nell’antichità sorgeva una fonte pubblica successivamente inglobata in quella attuale costruita nel 1746 dall’architetto Costantino Fiaschetti. Proseguendo poi dalla fontana di Piazza Mercato verso il Duomo, si percorre Via del Palazzo dei Duchi, nota anche col nome di “stradetta”, una breve e caratteristica viuzza cinquecentesca che deve il suo nome all’errata convinzione che i resti ritrovati sotto di essa appartenessero al palazzo dei duchi longobardi di Spoleto,
mentre sono da attribuirsi a un edificio di epoca romana. È d’obbligo una visita alla basilica di San Salvatore risalente al IV secolo, una delle più antiche chiese della cristianità, nonché la più importante testimonianza paleocristiana umbra. Tre eleganti portali ornano la sua facciata, l’interno è costituito da tre navate divise da colonne doriche. Accanto alle bellezze storico-artistiche, Spoleto, offre anche un ricco patrimonio gastronomico che vede in primo piano il tartufo nero, col quale vengono preparati i celebri spaghetti al tartufo. Tra i dolci, non si può non assaggiare il tipico panpepato e la crescionda, un dolce di probabile origine medievale a base di uova, farina, cioccolato, amaretti e liquore mistrà.
Per saperne di più:
www.festivaldispoleto.com www.spoletoturismo.net
Osteria del Matto Un piccolo ristorante con prodotti locali e freschi. Il menu è fisso e varia a seconda della stagione. Ne vale la pena. Prezzo medio: da 30 euro Vicolo del Mercato, 3 Tel. 0743.225506
dove dormire Palazzo Leti Hotel d’epoca nel cuore del centro storico. Appartenuta alla nobile famiglia Leti, la residenza è stata trasformata in una dimora di charme con uno splendido giardino all’italiana. Doppia con colazione da 110 euro Via degli Eremiti, 10 Tel. 0743.224930 www.palazzoleti.com Borgo della Marmotta Da un borgo medievale nasce un albergo diffuso con 12 camere e 7 suites. Elegante resort che offre ai suoi ospiti anche prodotti bio. Doppia con colazione da 150 euro Consorzio Le Terre di Poreta Fraz. Poreta, 1 Tel. 0743.274137 www.leterrediporeta.it
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appuntamenti giugno
di Gilda Ciaruffoli
4-9 giugno Il Sud nel bicchiere I vitigni autoctoni del Mezzogiorno tornano protagonisti di Radici del Sud, il salone che vuole celebrare e premiare le eccellenze del Sud Italia. Circa 150 le cantine presenti – per metà pugliesi e le restanti provenienti da Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia – protagoniste nello splendido scenario del Resort Masseria Caselli. Ad arricchire la giornata conclusiva ci penseranno le Isole del Food, spazi tematici dedicati al talento dei migliori chef pugliesi.
fino all’8 giugno L’evento in movimento
Carovigno (Br) - Puglia www.radiciwines.com www.ivinidiradici.com
Dieci giorni di contest, educational, passeggiate e laboratori nel cuore delle città alla scoperta dei loro segreti; trekking, biciclettate, cinema, fumetti, tradizioni enogastronomiche: non mancherà nulla in questa sesta edizione del Festival It.A.Cà - Migranti e Viaggiatori. L’evento avrà la struttura di un triangolo tematico i cui vertici saranno Parma, Rimini e Ferrara: una manifestazione in movimento che confluirà su Bologna per gli appuntamenti dal 6 all’8 giugno.
5-15 giugno Un Banchetto ducale Rievocazione storica che omaggia la famiglia Cesi e la vita di Federico Cesi II, duca del piccolo borgo umbro e fondatore dell’Accademia dei Lincei, la Festa del Rinascimento prevede spettacoli teatrali, concerti, gare gastronomiche, una giostra cavalleresca, un corteo storico, il gioco dell’oca in piazza fra i piccoli contradaioli e interessanti conferenze. Dal 6 giugno è possibile degustare piatti a tema nelle taverne delle contrade, aperte tutte le sere.
Acquasparta (Tr) - Umbria www.ilrinascimentoadacquasparta.it
Località varie - Emilia Romagna www.festivalitaca.net
5-9 giugno La ricetta del gusto
fino al 10 luglio
Libri da gustare è il Salone del libro enogastronomico e di Territorio che torna con il suo seguito di musica, teatro, laboratori per i bambini, cene letterarie. Come consuetudine inoltre, durante la domenica, Piazza Vittorio Emanuele si animerà con il gustoso Mercato della terra e dell’artigianato. Per tutto il weekend invece si degusteranno le eccellenze del territorio con il coinvolgimento di ristoranti locali, enoteche e B&b.
Vino tra i colli
La Morra (Cn) - Piemonte
Zola Jazz&Wine è la rassegna che unisce la musica jazz al buon vino dei colli bolognesi. Come tutti gli anni l'evento si articola in cinque appuntamenti di giovedì sera, ospitati nelle cantine vitivinicole del territorio produttrici del Colli Bolognesi Classico Pignoletto Docg.
Zola Predosa (Bo) - Emilia Romagna www.zolajazzwine.it 14
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www.libridagustare.it
6-15 giugno Una grigliata da record Piacere Barbecue è la kermesse dedicata al rito della cottura alla griglia la cui seconda edizione si svolgerà presso il Percorso Verde di Perugia. Dieci giorni di full immersion per scoprire tutti i segreti del bbq: dall’acquisto del prodotto alle tecniche di preparazione, dai gustosi contorni alla storia del rito più amato dagli americani divenuto poi simbolo di festa e aggregazione in tutto il mondo.
Perugia - Umbria www.piacerebarbecue.it
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appuntamenti giugno
14-21 giugno Il cinema è donna Il TaorminaFilmFest compie 60 anni, un anniversario importante che viene festeggiato con proiezioni ed eventi speciali che animeranno la manifestazione. Saranno le donne, celebri attrici da tutto il mondo, le muse di questa speciale edizione, invitate a rappresentare le differenti decadi della vita del festival.
14-15 giugno
Taormina - Sicilia www.taorminafilmfest.it
Bollicine e street food
Nella patria della Bresaola
Franciacortando è l’ormai tradizionale appuntamento primaverile organizzato dalla Strada del Franciacorta, che quest’hanno ha come filo conduttore quello dello street food d’autore, elaborato da 7 noti chef stellati italiani. Sette come le inusuali e suggestive location che li ospiteranno e che saranno dedicate ciascuna a un tema (sport, kitchen, junior...). Ad animarle caffè letterari e laboratori gastronomici, contest e mostre.
Il celebre salume Igp della Valtellina sarà protagonista di un intero weekend in occasione della seconda edizione del Bresaola Festival. Degustazioni per scoprire le diverse varianti e qualità di bresaola, esposizioni, bancarelle artigianali, dibattiti e intrattenimento animeranno il fine settimana, parte di un ricco programma di eventi che si dipaneranno nel bel centro storico di Sondrio, da piazza Garibaldi fino al castello Masegra.
Località varie (Bs) - Lombardia
Sondrio - Lombardia
www.franciacortando.it
www.bresaolafestival.it
21-29 giugno 18 anni di gusto La Festa Artusiana si è fatta maggiorenne e celebra il prestigioso traguardo con nove giorni di degustazioni, spettacoli, concerti, incontri, mostre, insieme al padre della cucina italiana, Pellegrino Artusi. L’evento si svolge nella sua cittadina natale, Forlimpopoli, dove le strade vengono rinominate e i vicoli e le piazze si caratterizzano come veri e propri percorsi gastronomici. Filo conduttore di questa diciottesima edizione saranno le ricette artusiane più apprezzate, quelle che hanno costruito il mosaico della cucina italiana, per la prima volta esposte al pubblico a Casa Artusi con documenti inediti sul gastronomo. Un viaggio nella cucina di ieri per comprendere quella di oggi.
Forlimpopoli (Fc) - Emilia Romagna www.festartusiana.it
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21-22 giugno
giugno 2014
appuntamenti giugno
26 giugno - 6 luglio In scena nei casoni
22 giugno Un viaggio balsamico
È in programma in 11 suggestivi luoghi nelle campagne tra la Saccisica e il Conselvano, in provincia di Padova, la rassegna Scene di paglia - Festival dei casoni e delle acque; un’occasione unica per andare alla scoperta di tanti angoli di Veneto sconosciuti ai più, che dalle campagne dell’entroterra arrivano ad affacciarsi sulla laguna. Gli appuntamenti si svolgeranno ogni sera in un posto differente, dove lo spettacolo viene realizzato su misura: casoni di campagna, barchesse, piazze, scuderie, idrovore.
27-30 giugno
Località varie (Pd) - Veneto
Birra sul Lungotevere
www.scenedipaglia.net
Il Palio di San Giovanni, competizione riservata all’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, si ripete ormai da mezzo secolo. Parteciparvi è anche l’occasione giusta per visitare la tradizionale Fiera di San Giovanni (20-24 giugno), e il Museo del Balsamico Tradizionale di Spilamberto.
Spilamberto (Mo) - Emilia Romagna
I giardini del Lungotevere Maresciallo Diaz, aprono le porte al mondo della birra grazie al Villaggio Birròforum, spazio dove intraprendere un percorso unico attraverso degustazioni, seminari, foodshow, eventi tecnici e non. Confermata l'adesione di 30 tra i migliori birrifici nazionali, mentre novità assoluta sarà la presenza di un vero e proprio festival del cibo da strada, che avrà come protagonisti i migliori artigiani della ristorazione romana.
Roma - Lazio
www.museodelbalsamicotradizionale.org
www.birroforum.it
26 giugno - 31 agosto Note in cantina
26-28 giugno Un festa oceanica Nuova edizione per il Posidonia festival, evento di arte, ambiente e sviluppo sostenibile. Un doppio appuntamento, quello dell’estate 2014, che farà tappa a Sitges (Catalogna, Spagna) l’8 giugno, in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, e a Carloforte, in Sardegna, a fine giugno. In programma: mostre fotografiche e conferenze sulla pesca responsabile, proiezioni cinematografiche a tema ambientale, concerti, laboratori per bambini e itinerari turistici.
Carloforte (CI) - Sardegna www.posidoniafestival.com 18
giugno 2014
Edizione anniversario dell’Amiata Piano Festival, che compie 10 anni. Tre le serie di concerti in programma - Baccus, Euterpe e Dionisus per suggellare il nobile legame che unisce musica e vino - che si svolgono in altrettante sedi prestigiose nel territorio del Montecucco Docg: la Sala Musica del Podere San Giuseppe di Poggi del Sasso, la Chiesa dei SS. Pietro e Antonio Abate a Montecucco, e la Cantina Castello ColleMassari a Poggi del Sasso. Non mancheranno degustazioni di vini e cibi tipici.
Località varie (Gr) - Toscana www.amiatapianofestival.com
4-6 luglio L’arte del buon vivere Nasce dalla volontà di prevenire e salvaguardare la salute e l’allegro sapore della tradizione, non solo culinaria, Food & Wine Passion - Gala del gusto italiano, manifestazione che racchiude appuntamenti per ogni età e incontri con la storia, l’arte, la tradizione e l’innovazione. Una tarantella colorata tra formaggi, salumi, verdure, frutti e legumi; ma anche antichi mestieri, l’arte di ieri e quella contemporanea, in una contaminazione delicata e sublime tra ricordi e attualità, in un gioco saggio che innamora e coinvolge.
Pianopoli (Cz) - Calabria www.foodandwinepassion.it
scienza e vita
di Giuseppe Pulina Professore di Zootecnia speciale all’Università di Sassari
Verso Expo 2015 A meno di un anno dall'inauguarazione dell'Esposizione Universale, la cronaca sembra mostrarci solo il volto meno limpido di questo evento, rischiando di farci perdere di vista il vero senso e la portata internazionale dell'appuntamento milanese. Ed è un peccato, perché le questioni sul piatto sono di importanza fondamentale e ci riguardano tutti in prima persona 20
giugno 2014
Sfamare il pianeta, energia per la vita. È questo l’ormai celebre motto dell'Esposizione Universale che si terrà a Milano il prossimo anno. Altrettanto nota è la questione in ballo: in un pianeta sempre più affollato, con risorse al limite dello sfruttamento e problemi ambientali giganteschi, come riusciremo a sfamare tutti? Partiamo dal presupposto che il diritto all’alimentazione, sancito nell’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è soddisfatto se sono garantite contemporaneamente due condizioni: l’accesso permanente e illimitato al cibo (food security) e la disponibilità di cibo qualitativamente adeguato (food safety). La sfida lanciata a scienziati, tecnici e agricoltori oggi è, pertanto, quella di produrre quantità sufficienti di cibo di qualità adeguata sotto gli aspetti nutrizionale e sanitario per la popolazione mondiale. Popolazione che ha superato i 7 miliardi di individui e che, secondo le più accurate proiezioni, dovrebbe superare gli 8 miliardi nel 2030 per raggiungere i 9 miliardi nel 2050.
Il pane non piove dal cielo Negli ultimi 50 anni la rivoluzione verde e lo sviluppo delle scienze agro-zootecniche hanno garantito un livello di produzioni di derrate alimentari adeguato alle richieste del pianeta: a fronte di una maggiore disponibilità di alimenti (aumentata del 20% per persona), si è registrato un calo del loro prezzo che ha toccato il 50% a metà del primo decennio di questo secolo. Nonostante gli sforzi compiuti finora, si stima che circa un miliardo di persone (il 15% della popolazione mondiale) soffra ancora la fame o sia sottonutrita. Gli strepitosi risultati della rivoluzione verde si sono basati sul maggiore sfruttamento delle terre, sull’aumento del consumo di energia e di fertilizzanti e sull’estensione delle superfici irrigate; oggi siamo al limite dello sfruttamento dei suoli vocati all’agricoltura, l’energia è diventata sempre più costosa e le risorse idriche rappresentano l’oro blu del XXI secolo. Allora che fare per sfamare tutti, tenendo presente che il “pane quotidiano” non piove dal cielo, ma che dobbiamo procacciarlo ogni annata? Strategie verdi La ricerca scientifica persegue da diversi anni l’obiettivo di produrre di più consumando di
la salute nel piatto
A cura della Redazione scientifica Fondazione Veronesi testi di
meno e difendendo l’ambiente con tre strategie. La prima è il miglioramento genetico delle piante e degli animali, che consente la riduzione degli input per unità di prodotto ottenuta, anche in condizioni ambientali difficili. La seconda è l’ottimizzazione dei processi produttivi attraverso l’adattamento delle tecnologie moderne ai sistemi agricoli tradizionali, nei Paesi in via di sviluppo, e l’adozione dell’agricoltura e della zootecnia di precisione, tecniche che con l’aiuto dell’informatica consentono di migliorare i rendimenti di tutti i fattori produttivi coinvolti nel sistema agroalimentare, nei Paesi sviluppati. La terza è la riduzione delle perdite nella raccolta, trasporto, trasformazione, preparazione e utilizzazione dei cibi, che attualmente riguardano oltre il 50% degli alimenti in peso e il 25% delle calorie prodotte nel mondo. Con l’impegno di tutti gli scienziati, i tecnici, i contadini e i pastori del mondo possiamo farcela. Per vedere come, visitiamo l’Expo 2015 a Milano.
Prospettive prossime Contemporaneamente all’incremento demografico, nel prossimo futuro non solo aumenterà la richiesta di cibo, specialmente nei Paesi in transizione e in quelli meno sviluppati, ma varierà anche la sua composizione. Infatti, al progressivo inurbamento che porterà nel 2030 più del 60% della popolazione a risiedere in città con riduzione dell’efficienza nella catena distributiva del cibo, si aggiunge il miglioramento delle condizioni di reddito di vasti strati delle popolazioni di Paesi quali la Cina e l’India, che si tradurrà in un forte aumento della domanda individuale di prodotti animali. La Fao ha previsto un raddoppio del consumo di alimenti di origine animale entro il 2050, mentre il consumo individuale giornaliero di cibi di origine vegetale (cereali, frutta e verdura) dovrebbe rimanere praticamente stabile. A ciò si aggiunge che una quota sempre maggiore di cereali è utilizzata per la produzione di biocombustibili (negli USA il 40% del mais è destinato a questo scopo).
Donatella Barus
Cotti a puntino Scegliere prodotti genuini seguendo le regole di una dieta equilibrata potrebbe non servire a nulla se, al momento di servirli, sbagliamo tempi e modi di preparazione e cottura. Qualche semplice trucco ci aiuterà a non cadere in errore basso. Molto bene quella a vapore, anL’alimentazione sana passa non solo che in pentola a pressione che accorcia dai cibi che si scelgono, ma anche ati tempi, in quanto la mancanza di contraverso la loro cottura che induce motatto con l’acqua riduce quasi a zero dificazioni fisiche, chimiche e nutritive. la perdita di sostanze nutritive solubili. E importante, a volte, è anche la loro Passando alla carne, va invece preferita preparazione. Come nel caso di verla cottura in umido. Anche per questo dure, ortaggi e frutta. Questi alimenalimento non vanno bene le alte temti vanno lavati accuratamente in acperature (tipo grigliate) che possono qua corrente per eliminare l’eventuale portare alla formazione di alcuni compresenza di pesticidi. È buona norma posti cancerogeni per l’uomo. E la renon lasciarli a lungo in ammollo: sali gola vale anche per il pesce. La cottura minerali e vitamine possono sciogliersi arrosto e allo spiedo permette di cuocenell’acqua e andare persi. Conta anche re gradatamente fino all’interno tutta la la pelatura: la maggior parte di vitamimassa e la rosolatura iniziale ha il mene e sali minerali si trova, infatti, vicino rito di provocare la coagulazione delle alla superficie piuttosto che nel cuore proteine superficiali, impedendo poi la dell’ortaggio o frutto, tanto che una fuoriuscita dei liquidi cellulari. Quanto a pelatura profonda può eliminare adpasta e riso, la cottura “al dente” non dirittura il 30-40% della vitamina C. E è solo questione di gusto: ha il pregio il coltello dev’essere molto affilato: se di rendere più digeribinon lo è, “schiacciando” per affondarlo Per il lesso, immergere la carne in li gli amidi riducendo il acqua bollente: la rapida loro impatto sull’innalnella polpa si possono zamento glicemico. La perdere elevate quancoagulazione delle proteine pasta molto cotta dà tità di succhi, ricchi di esterne trattiene all’interno i un’iperglicemia postcarotenoidi e (ancora) “succhi” del bollito. Per il brodo: prandiale maggiore. Se di vitamina C. Quanimmergere la carne tagliata lo ricordi chi ha o tende to alla cottura delle in pezzi non grandi in acqua ad avere la glicemia alta verdure non dev’essefredda e portarla a bollore o il diabete. re lunga e va a fuoco giugno 2014
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Panorama Panorama 42 28
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30 Cover story Capolavori dell'arte, percorsi religiosi, tracce storiche, testimonianze architettoniche, giacimenti gastronomici, luoghi resi immortali dalla letteratura, dalla pittura, dalla cinematografia: il Belpaese, si sa, è un compendio di tutto ciò che la cultura umana è riuscita a produrre nei secoli.
E c'è un'Italia che su queste straordinarie risorse ha investito creando modelli virtuosi (e vincenti) di turismo culturale: siamo andati a scoprire alcuni di questi territori. A cominciare dalla Toscana, la regione museo-diffuso. Per dimostrarvi che con la cultura "si può anche mangiare".
24 Pagine nere
29 Concorrenza leale
Falsi ristoranti italiani: un fenomeno che non risparmia nemmeno l'Est Europeo
Sapevate che su 100 euro di spesa per il cibo, ai produttori ne vanno appena 3?
Indirizzi, piatti e tendenze per scoprire come si mangia oggi in riva all'Arno
28 Fatti e contraffatti
46 Massimo Bottura
Tonno rosso, troppa pesca incontrollata. Ed è allarme-
L'Italia che non ci piace: burocrazia inutile, accordi commerciali dannosi
26 Scenari alimentari
contaminazione mercurio
42 Firenze, mappa del gusto
Lo chef emiliano, il più premiato d'Italia, ci racconta il suo "viaggio del gusto"
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pagine nere
di Francesco Condoluci redazione1@vdgmagazine.it
l’italia
che NON
ci piace Quella che favorisce le arance straniere e blocca le nostre Aumentare, dall’attuale 12% al 20, la quota minima di “frutta vera” che deve essere presente nei succhi in vendita al supermercato? Ma anche no. Così, qualche mese fa, in Commissione Affari Europei alla Camera, si sono sentiti rispondere, dai loro colleghi di partito, due deputati del Pd che avevano proposto l’emendamento. E la proposta, già bocciata in precedenza dal ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, è diventata carta straccia e non è più andata avanti. Tanto è tutto inutile – si sono affrettati a dire i maggiorenti dei democrat – anche se l’emendamento fosse stato approvato in Italia, non avrebbe comunque passato l’esame della Commissione Europea. Niente da fare, dunque. L’industria delle bevande analcoliche può stare tranquilla: non sarà costretta a mettere, ad esempio, più succo di agrumi “vero” nelle sue lattine di aranciata. Poteva essere l’occasione per innescare una battaglia a favore di quei poveri diavoli dei produttori agrumicoli del Sud, ma, in fondo, chisseneimporta! Figuriamoci se per appena (!) 200 milioni di arance in più che, per effetto di quell’emendamento, si sarebbero potute utilizzare ogni anno nella produzione, potevamo metterci contro Bruxelles! E gli agrumicoltori siciliani e calabresi? Bè, a loro, anche per quest’anno, non resterà che lasciare le arance sulla pianta, visto che raccoglierle ormai è antieconomico. Tanto più che dal mese scorso in Europa (grazie anche al voto favorevole degli italiani in Parlamento Ue) potranno entrare le arance dal Marocco con dazi doganali dimezzati. Questione di accordi internazionali. Quelli che il nostro Paese, evidentemente, riesce a fare solo se “non” favoriscono gli italiani. Ahi serva Italia
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Quella che, più che alla cultura, pensa ... allo stipendio
Quasi 200 dirigenti, 4 mila tecnici, 20 mila dipendenti. Sono i numeri del personale addetto ai Beni Culturali in Italia. Un vero e proprio esercito. Una marea umana di soprintendenti, funzionari, archeologi, geometri e passacarte che costa ogni anno allo Stato oltre 70 milioni di euro. Certo, c’è da dire che in un Paese che conta 46 mila beni artistici, 5.600 siti archeologici e oltre 15 mila tra musei, biblioteche e archivi di Stato, un numero tanto elevato di “operatori culturali” potrebbe anche non essere poi così sproporzionato. Potrebbe, appunto. Il problema è che malgrado l’organico mastodontico, la gestione del nostro patrimonio culturale non è certamente un modello di virtù. E se Pompei crolla, il parco di Selinunte è invaso dai rifiuti, il sito di Kaulon in Calabria affoga in mezzo alle erbacce e tante aree di interesse culturale ogni giorno subiscono scempi e cementificazioni, qualcuno dovrà pur assumersi una qualche responsabilità. Macchè. La scusa, per le omissioni, i ritardi, le negligenze, i ricorsi mancati, è sempre la stessa: mancano i soldi. Bene, se non ci sono fondi per rendere operative le Soprintendenze, le direzioni generali, le sedi decentrate, allora chiudiamo tutto. E reinvestiamo i soldi risparmiati per i restauri, le emergenze, i progetti di valorizzazione. Tanto, un privato capace di spendere efficacemente i soldi del rimpinguato budget, alla fine lo si trova. Alla peggio, potremmo sempre affidare la gestione dei nostri beni culturali ai francesi. Senza arte ne parte
scenari alimentari
A cura dell’Osservatorio Agroalimentare Nomisma
Quanto pago? E soprattutto, a chi? Capire bene come spendiamo i nostri soldi è sempre importante. Tanto più quando si tratta di alimentazione. E se vi dicessimo che solo il 3% della cifra che mediamente spendiamo va all’impresa produttrice? Un’analisi dettagliata ci aiuta a capire dove finisce il restante 97% del prezzo pagato in cassa
Per saperne di più:
agroalimentare@nomisma.it www.nomisma.it
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L’agroalimentare svolge un ruolo di primo piano per l’economia italiana: complessivamente aziende agricole, imprese alimentari, grossisti, operatori della grande distribuzione, negozi di generi alimentari e operatori della ristorazione occupano 3,3 milioni di persone (13,2% degli occupati in Italia) e realizzano un valore di 119 miliardi di euro (8,7% del Pil). Se poi consideriamo anche tutti quei soggetti che sono esterni alla filiera agroalimentare ma che a essa forniscono i servizi necessari per la produzione e distribuzione dei beni alimentari (come trasporto, logistica, ener-
gia, packaging) l’agroalimentare arriva a rappresentare il 13,9% del Pil. Dietro la produzione di un pacco di pasta non c’è quindi solo l’impresa pastaria ma tutta una lunga serie di operatori, da chi coltiva il grano a chi si occupa della sua molitura, da chi produce il packaging a chi si occupa di trasportare il prodotto finito in negozio. Ma tra tutti questi soggetti chi e quanto guadagna dalla nostra spesa alimentare? Innanzitutto, su ogni 100 euro che spendiamo per acquistare beni alimentari 35 servono per pagare gli stipendi delle persone occupate nelle diverse imprese della filiera. Altri 34 euro sono invece destinati alle aziende che con la filiera intrattengono relazioni commerciali (trasporto, logistica, fornitura energetica...). Si tratta di una cifra importante che è in parte conseguenza delle carenze infrastrutturali del nostro Paese. Si pensi che in Italia il trasporto su gomma costa il 20% in più rispetto alla Francia e il 32% in più rispetto alla Spagna. O al fatto che un’azienda italiana spende per l’elettricità il 70% in più rispetto alla media europea. E i soldi restanti? Undici euro vanno alle imprese agroalimentari per il pagamento dei costi relativi agli investimenti che hanno realizzato, mentre 5 vanno alle banche per gli interessi incassati sui capitali dati a prestito alle imprese. Altri 3 euro varcano i confini nazionali: parte dei prodotti alimentari made in Italy che quotidianamente compriamo richiede infatti l’acquisto di materie prime dall’estero. Anche lo Stato percepisce qualcosa: 9 dei 100 euro, a titolo di imposte dirette e indirette. E gli imprenditori non guadagnano nulla? Certo: sono solo 3 euro gli utili conseguiti dalle imprese delle diverse fasi della filiera agroalimentare! Con buona probabilità molto meno di quello che avreste mai immaginato. O no?
DOLCE & GABBANA PRADA GUCCI ROBERTO CAVALLI DSQUARED MIU MIU FAUSTO PUGLISI FENDI UNGARO SALVATORE FERRAGAMO ANTONIO MARRAS ANDREA INCONTRI BRIONI ETRO TOD'S FAY HOGAN CHURCH’S BURBERRY PAOLO PECORA CORNELIANI BOTTEGA VENETA TORY BURCH GRAN SASSO MONCLER DIESEL GIVENCHY I'M ISOLA MARRAS POLO RALPH LAUREN ERMENEGILDO ZEGNA ARMANI JEANS STONE ISLAND MANILA GRACE SERAPIAN
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fatti e contraffatti
di
Claudio Modesti
Tonno rosso, avrò il tuo scalpo! Sono 1.950 le tonnellate del pregiato pesce che si potranno pescare nel 2014. Il dato si riferisce alle sole acque italiane, e la cosa dovrebbe farci riflettere considerato che si tratta di una specie in via di estinzione. Mangiarne la carne quindi ha importanti conseguenze sull’ecosistema, ma non solo. Anche la nostra salute potrebbe risentirne 28
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L’Iccat (International Commission For The Conservation Of Atlantic Tunas) è l’associazione intergovernativa, con sede in Spagna, che ha il compito di regolare la pesca del tonno rosso in tutto l’Oceano Atlantico. Ogni anno stabilisce le quote di pesca per 43 nazioni. Il problema è che la dirigenza politica dell’associazione, formata dai rappresentanti degli stessi Paesi membri, per il triennio 2007-2010 ha fissato quote di pesca palesemente superiori a quelle proposte dal comitato scientifico della stessa associazione. Perché − viene da chiedersi – l’ente che si occupa della sua salvaguardia, contraddicendo il proprio comitato scienti-
fico, dovrebbe favorire il collasso della specie thynnus? Il dubbio che l’intervento delle lobby di settore si sia rivelato più potente degli stati sovrani è legittimo. Nel 2013 la situazione è leggermente migliorata, con un lieve ritocco del numero delle tonnellate “pescabili” (in Italia, nel 2014, la quota è di 1.950 tonnellate). In effetti il commercio del tonno rosso, conosciuto anche come “pinna blu”, movimenta milioni di dollari. Per rendersi conto dell’entità del fenomeno basta evidenziare che nel decennio 20022012 un tonno su tre proveniva dalla pesca di frodo con profitti illegali di oltre 400 milioni di dollari.
concorrenza leale
A livello mondiale, il commercio del tonno "pinna blu" movimenta milioni di dollari. Tra il 2002 e il 2012 un tonno su tre proveniva dalla pesca di frodo con profitti illegali di oltre 400 milioni di dollari
Diossine, mercurio e anisakis Pur essendo annoverato nella lista degli animali in via di estinzione dall’Umcn – Unione Mondiale per la Conservazione della Natura –, il tonno rosso è la più ricercata materia prima per sushi e sashimi (una moda, quella del consumo di pesce crudo, che ha contagiato anche l’Occidente, anche se in Italia siamo a solo 2 kg/anno pro capite contro gli 80 consumati dai giapponesi). Il consumo di tonno rosso è dunque una pratica alimentare palesemente non ecosostenibile e, di fronte alla miopia delle classi dirigenti, solamente un insieme di singole astinenze compiute dai consumatori potrebbe salvare il “pinna blu” dall’estinzione. Oltre alla valutazione sull’ecosostenibilità, però, esistono anche altre motivazioni che dovrebbero consigliare di ridurre il consumo dei tonni e di altri pesci predatori di grossa taglia. Recentissimi studi hanno dimostrato che le diossine (policlorobenzodiossine) e i pcb (policlorobifenili) sono ormai sedimentati lungo le coste e che per bioaccumulo entrano nella catena alimentare; il pericolo maggiore per la nostra salute è altrimenti determinato dall’accumulo di metalli pesanti, in particolare mercurio (metilmercurio). Tutte sostanze queste che ritroviamo in particolar modo nelle carni di pesci grandi, longevi, all’apice della catena alimentare marina: tonno blu, pesce spada, tonno obeso (thunnus obesus). Il tonno utilizzato per produrre le scatolette non è esente dall’accumulo di mercurio. Il “pinna gialla”, soggetto principale della pesca mediterranea, è infatti fortemente contaminato, proprio come il “pinna blu”, avendo anch’esso molta massa magra; dato che è di taglia minore e mangia meno, però, ne accumula in quantità inferiore. Alcune comunità scientifiche consigliano, per i bambini al di sotto dei 6 anni, di non superare i 100 gr di tonno a settimana, e di abolirlo completamente durante la gravidanza. Quali sono le malattie imputate all’accumulo di mercurio nei tessuti del nostro organismo? Malattie neurologiche con alterazioni motorie e cognitive fino a forme demenziali conclamate, deficit immunitario, malattie renali, malformazioni congenite, tumori. Per non diventare vittima del mercurio, al pari del tonno, l’uomo dovrebbe limitare il consumo dei pesci predatori di grande taglia, privilegiando pesci di piccole dimensioni per assicurarsi un'alimentazione salutare e etica. Anche se sarete tacciati di non essere modaioli evitate dunque il consumo di pesce crudo se non siete certi dell’avvenuta surgelazione. Anche l’anisakis infatti è sempre in agguato!
A Praga si mangia italiano! Sarà vero? A cura di Ospitalità Italiana – Isnart Testi di Giovanni Cocco e Lucrezia Balducci Menù scritto in un italiano non corretto e prezzi troppo bassi per garantire l’utilizzo di ingredienti italiani di qualità. Questo lo scenario in cui si sono trovati a lavorare Mario D´Innocenzo, direttore di cucina, e Dario Binotti, manager del ristorante italiano VinodiVino, aperto tre anni fa a Praga. A loro Concorrenza Leale ha voluto chiedere se e come si sviluppa il fenomeno dei fake italian restaurant nella “città magica”, scoprendo che «in particolar modo nel centro di Praga, ci sono molti ristoranti contraffatti, che attirano soprattutto i turiVinodiVino si è affacciato sti. Questi, infatsul mercato ceco come ti, leggendo l’inuna ventata di aria fresca, segna italiana, e dando un’occhiacon modalità delle quali ta al prezzario «non c’era prima particolarmente esperienza»; un aspetto basso, cascano nella trappola faimportante del lavoro cilmente. La più dei proprietari è stato quello evidente carattedi «insegnare ai cechi ristica a dimostrail servizio e la gestione zione della truffa è che spesso i medi un ristorante italiano nù sono scritti in di qualità» un italiano non corretto, testimonianza dell’assenza di anche solo un italiano in sala o in cucina». Un ristoratore che crede nella qualità dei suoi prodotti non può che contrastare attivamente tale pratica così diffusa, e Mario e Dario lo fanno, ad esempio, ampliando le vedute del cliente, cercando di far capire che «la cucina italiana non è solo pizza, pasta alla bolognese, lasagna e tiramisù. I nostri clienti si sorprendono quando scoprono che la pizza non c’è nel nostro menù». Approdati in Repubblica Ceca mossi dall’amore per il vino italiano e con la volontà di farlo degustare e apprezzare abbinato ai piatti giusti, Mario e Dario hanno improntato la propria cucina sul modello mediterraneo, con un’offerta di pietanze della tradizione tricolore e una forte attenzione alla qualità, alla stagionalità e alla provenienza delle materie prime. VinodiVino è riuscito così ad affacciarsi sul mercato ceco come una ventata di aria fresca, con modalità delle quali «non c’era prima esperienza di un certo livello»; ragion per cui un aspetto molto importante del loro lavoro è stato anche quello di «insegnare ai cechi il servizio e la gestione di un ristorante italiano di qualità».
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Vivere di cultura? Chiedete alla Toscana di Elena Conti e Marco Gemelli
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Capolavori dell'arte, percorsi religiosi, tracce storiche, giacimenti gastronomici, luoghi resi immortali da letteratura, pittura, cinema: il Belpaese, si sa, è un compendio di tutto ciò che la cultura umana è riuscita a produrre nei secoli. E c'è un'Italia che su queste straordinarie risorse ha investito creando modelli virtuosi di turismo. A cominciare dalla regione museo-diffuso per eccellenza, esempio efficace del fatto che "con la cultura si può anche mangiare" Quando Filippo Brunelleschi completò la cupola del Duomo di Firenze, probabilmente sapeva che quella serie di tegole, volte e affreschi sarebbe valsa la gloria eterna per sé e per la città del Giglio. Più difficile è ipotizzare che, scrivendo Pinocchio nel 1881, Carlo Lorenzini – in arte Collodi – intendesse realmente dare a quel piccolo borgo della provincia di Pistoia un successo che avrebbe superato il tempo e lo spazio. Che si tratti di scelte consapevoli o di contingenze involontarie, in fondo poco importa: dall’arte alla cucina, dalla letteratura alla cultura popolare, la Toscana è la regione italiana che meglio è riuscita a “capitalizzare” il proprio patrimonio culturale, applicando sulla propria pelle logiche che gli esperti di marketing avrebbero codificato molti secoli più tardi. Da qualsiasi angolazione la si osservi, la Toscana è un esempio straordinario di come l’uomo abbia saputo non solo produrre conoscenza, ma tramandarla e valorizzarla fino a riuscire a vivere di essa senza snaturarne il senso profondo, trasformandola in volano di sviluppo turistico ed economico. Pensiamo a giugno 2014
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cover story
la grande ricchezza
Pienza o a Colonnata, e a come questi due piccoli borghi siano riusciti a legare indissolubilmente il loro nome al pecorino e al lardo. Menzioniamo il marmo e l’oro, e subito ci vengono in mente Carrara e Arezzo. Passiamo in rassegna cinema o musica e l’elenco dei “toscani” visti o ascoltati parte quasi automatico. O ancora torniamo con la memoria ai centri storici di Siena e Lucca, San Gimignano, Volterra, Pisa e la sua torre, le ville medicee del Carmignano, il giardino di Boboli a Firenze, e in tempi più recenti il Chiantishire, la Maremma o la Val d’Orcia, oltre agli innumerevoli musei, borghi d’arte e siti archeologici (insediamenti romani, longobardi e necropoli etrusche). Spalancata tra gli Appennini e il mare senza che queste influenze si sovrastino l’un l’altra – così com'è territorio dalla spiccata spiritualità pur essendo patria del pensiero politico laico – la regione-museo per eccellenza concentra in 23 mila km quadrati una serie di “assi” che potrebbero valerle un primato mondiale. Merito di chi quelle risorse culturali le ha realizzate, inventate e promosse, naturalmente, ma anche di chi su quelle basi ha voluto costruire e investire. Quanto accaduto a Collodi, dove da qualche tempo è stato realizzato un visitatissimo parco monumentale a tema, ne è un esempio. Oppure la casa di Dante a Firenze, che – pur conservando di originale solo alcuni frammenti della struttura originaria – è stata risistemata a inizio Novecento ed è oggi visitata da migliaia di turisti. E, tra il serio e il faceto, probabilmente si potrebbe assegnare la palma di primo
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Irresistibile location di E.Co. La bellezza scenografica della Toscana è stata scoperta fin dai primi anni del ’900 e da allora moltissimi registi italiani e internazionali l’hanno eletta come set ideale; il primo film, La presa di Roma di Filoteo Alberini, fu girato a Livorno nel 1905. Da allora, per oltre un secolo, questa regione è diventata un’irresistibile attrazione per cinefili, registi e pubblicitari. Il cineturismo si chi non ha mai cercato a Firenze la “Camera con vista” raccontata da james Ivory o non si è mai chiesto quale fosse il casolare di campagna dove Liv
cinema
Dall’arte alla cucina alla letteratura, la Toscana è la regione che meglio è riuscita a “capitalizzare” il proprio patrimonio culturale, esempio straordinario di come l’uomo abbia saputo non solo produrre conoscenza, ma tramandarla e valorizzarla
Una veduta di Montepulciano, set scelto nel 2009 dal regista Chris Weitz per il suo Twilight - New Moon
Tyler “balla da sola” nel film di Bertolucci? è così connotato come un’importante realtà economica, con una serie di itinerari che ripercorrono le ambientazioni più famose. Non senza qualche delusione, perché si sa il cinema è illusione e sullo schermo le cose non appaiono certo per come sono. «Capita continuamente di essere fermati da qualche appassionato in cerca dei dettagli che in questa piazza in realtà non ci sono mai stati» racconta Alemanno
Contucci, proprietario a Montepulciano, in provincia di Siena, dell’omonimo palazzo del XVI secolo che si affaccia direttamente su piazza Grande, costruito da Antonio da Sangallo il Vecchio, dimora di Papa Giulio III e del Granduca Ferdinando I, riferendosi alle scene del film New Moon di Chris Weitz girato nel 2009, tratto dalla saga di Twilight. Nel 2008 fu il centro storico di Siena il set di Quantum of solace, episodio delle avventure dello 007 interpretato da Daniel Craig. Molte delle scene più spettacolari si svolgevano sui tetti di Salicotto, un quartiere a ridosso di piazza del Campo, e ancora oggi ci sono cineturisti che visitano la città del Palio solo per questo. Del resto chi non ha mai cercato a Firenze la bellissima Camera con vista del film di James Ivory e chi non si è mai chiesto dove fosse il casolare nella campagna toscana dove Liv Tyler “balla da sola” nel film di Bernardo Bertolucci? Indimenticabile infine il primo incontro tra Romeo e Giulietta, che Zeffirelli girò a Pienza nel 1968, mentre nel 2004 Ridley Scott scelse la suggestiva campagna della Val d’Orcia per ambientare alcune scene del Gladiatore. Per saperne di più:
www.toscanafilmcommission.it
Ville e giardini medicei, Patrimonio dell'Umanità di E.Co.
testimonial della Toscana tout court proprio a Dante, che pure non aveva ottimi rapporti con i suoi concittadini. Poi è toccato a innumerevoli altri uomini e donne – poeti, letterati, musicisti, scienziati e così via – raccontare nei secoli nuove pagine della storia del Granducato aprendone le porte al mondo intero, fino a far sì che il David di Michelangelo diventasse uno dei simboli stessi della civiltà occidentale. Non a caso la Toscana fin dal Settecento è stata regolarmente scelta come tappa obbligata del Grand Tour che intere generazioni di rampolli dell'aristocrazia mitteleuropea compivano prima di tornare in patria. La situazione non è cambiata al giorno d'oggi, quando nonostante infrastrutture perfettibili e un'attenzione al turista talvolta migliorabile, la Toscana continua ad attirare visitatori.
Una gastronomia che ha fatto storia In prima fila enoturisti e foodies, calamitati qui da ogni angolo del pianeta alla scoperta di una
architettura
Nelle immagini, due esempi di dimore medicee con giardino: Villa della Petraia e Villa di Castello
La tutela del patrimonio come biglietto da visita per presentarsi nel mondo: questa la strada scelta dalla Regione Toscana che ha portato all’iscrizione del sito Ville e giardini medicei in Toscana nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco. Quattordici gli straordinari complessi architettonici compresi nel distretto: Villa di Careggi, Villa di Castello, Villa della Petraia, Giardino di Boboli, Villa del Poggio Imperiale a Firenze, Villa di Cafaggiolo a Barberino di Mugello, Villa de Il Trebbio a San Piero a Sieve, Villa Medici di Fiesole, Villa di Cerreto Guidi, Giardino di Pratolino a Vaglia, Villa di Poggio a Caiano, Villa di Artimino a
Carmignano, Palazzo di Seravezza, Villa La Magia a Quarrata. Le strutture sono state selezionate dal considerevole patrimonio immobiliare che la famiglia Medici acquisì, trasformandolo, o creandolo ex novo, anche in altre regioni italiane e in Francia per manifestare la propria magnificenza, determinando la trasformazione del territorio nel passaggio dall’età medievale all’età moderna e lo sviluppo della tipologia della “villa con giardino” come modello architettonico innovativo. Per saperne di più:
www.regione.toscana.it/ville-egiardini-medicei
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la grande ricchezza
cucina legata a doppio filo con la cultura e la storia regionali, al punto che la tavola toscana, nel mondo, è considerata un’eccellenza quasi al pari dei beni monumentali e del patrimonio artistico disseminato in regione. E in effetti in Toscana ogni piatto ha dietro di sé una storia da raccontare: tantissimi gli esempi di pietanze che in riva all’Arno sono nate o hanno acquistato un valore aggiunto. Pensiamo al Peposo dell’Impruneta che si narra sia stato inventato da Brunelleschi durante la costruzione della cupola del Duomo di Firenze. Ma anche al panforte e ai ricciarelli di Siena o al cacciucco nelle versioni versiliano o livornese. Oppure – perché no – al pane stesso, che nella versione toscana è preparato senza sale: l’origine di questa scelta, poi “giustificata” con la necessità di far risaltare i sapori del companatico, è legata a una delle innumerevoli guerre tra Firenze
Fu vera gloria: l’Elba celebra il bicentenario napoleonico
In questa immagine, un verde tratto di costa dell'isola d'Elba
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storia
di E.Co. Napoleone rimase all’Elba solo dieci mesi, un breve periodo che fu sufficienti a creare un legame indelebile con l’isola. Abituato al fasto imperiale che lui stesso aveva codificato, Bonaparte non rinunciò a quello stile di vita, trasformando l’Elba in una sorta di quinta scenica sulla quale muoversi per ritornare in primo piano nella politica europea. In memoria di quel periodo, l’isola festeggia il bicentenario napoleonico, inaugurato ufficialmente a maggio con la rievocazione dello sbarco, il Te Deum in cattedrale e la consegna delle chiavi della città. Poi sarà tutto un susseguirsi di eventi in calendario fino a febbario 2015, soprattutto a Portoferraio, tra i quali ricordiamo il palio dell’antenna di Porto Azzurro e la rievocazione dell’incontro con Maria Walewska alla Madonna del Monte di Marciana. Da non perdere anche l’esposizione nella galleria Demidoff di Villa S.Martino, sempre a Portoferraio, della grande tenda che Napoleone utilizzava per i suoi spostamenti durante le campagne militari. Restaurata di recente, mai presentata in Italia, la struttura seguì l’Imperatore per tutta l’Europa e venne utilizzata come una “reggia ambulante”. Per saperne di più:
www.napoleoneimperatoreelba2014.it
la grande ricchezza
e Pisa, nel 1100. A sottolineare come questa ricchissima enogastronomia rappresenti per la Toscana un fattore chiave per attrarre visitatori, la fitta rete di Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori che segnano il territorio e fungono da efficacissimo strumento di promozione e sviluppo turistico ma anche rurale, ambientale e sociale. Ben identificate e segnalate da apposita cartellonistica, propongono itinerari che toccano vigneti e cantine, frantoli, fattorie, allevamenti di Cinta Senese – la pregiata razza suina autoctona fresca di iscrizione nel registro Ue delle Igp – caseifici e salumifici. Veri e propri “percorsi del gusto” che aiutano a scoprire, anche attraverso degustazioni a tema, le tipicità toscane e il loro legame con il territorio di origine. Le Strade dell’Olio, ad esempio, sono tracciati olivicoli – percorribili d’estate anche in bici – che attraversano comuni caratterizzati dalla produzione di prodotti Dop e Igp, e nei periodi di raccolta, offrono l’assaggio dell’olio appena molito nei frantoi. Un’esperienza unica che permette di gustare l’extra vergine di oliva quando esprime al meglio le sue caratteristiche organolettiche di colore, gusto e profumo.
Il bello di finire nella “rete” Che si tratti di arte o gastronomia, dunque, sembra quasi che la Toscana abbia nel Dna
A dimostrazione di come anche la ricca gastronomia e la cultura enologica toscane rappresentino fattori chiave per attrarre visitatori, impossibile non ricordare la fitta rete di Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori che segnano il territorio 36
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musica
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Sulle tracce della Bohème di E.Co. “Spiagge assolate, fresche pinete, il lago sempre calmo, ovvero l’Eden”, con queste parole Giacomo Puccini esprimeva tutto l’amore per il borgo di Torre del Lago che, in suo onore oggi è chiamato Torre del Lago Puccini. Il compositore scelse questi luoghi a fine Ottocento per la loro quiete, così come gli altri artisti, per lo più pittori, con i quali fondò il Club della Bohème. Erano quelli anni di straordinario fervore artistico che coinvolgeva tutta la regione, le case e i caffè di Firenze, Livorno, e anche Lucca – dove Puccini era nato – in un costante contatto e scambio di idee con Parigi e le capitali europee. E proprio quel periodo è festeggiato oggi, ogni anno, con concerti, opere, corsi di formazione e visite guidate alle case e ai luoghi pucciniani. Anche per il 2014 quindi, dal 25 luglio al 30 agosto, Torre del Lago Puccini offre un cartellone lirico di grande richiamo all’insegna della musica del maestro. Tra gli appuntamenti da non perdere, i 110 anni dalla prima rappresentazione dell’opera Madama Butterfly, celebrati con un nuovo allestimento di Renzo Giacchieri. L’iniziativa Case delil festival puccini la memoria infine offre la possibilità di un viaggio alla scoperta celebra ogni anno dei tre musei pucciniani – Puccini l'opera del grande Museum-Casa natale a Lucca, Casa maestro e il periodo dei Puccini a Celle dei Puccini, Vildi straordinario la Museo Giacomo Puccini a Torre del Lago Puccini – che custodiscofervore artistico no le memorie della famiglia del che la toscana visse compositore e della sua musica. a cavallo tra otto Per saperne di più:
www.puccinifestival.it www.casedellamemoria.it
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la grande ricchezza
la valorizzazione del proprio patrimonio. Adeguandosi quasi senza scossoni alla modernità del turismo 2.0 e riuscendo a prevenire anche le ciclicità dei flussi turistici con un’offerta che spazia dal mare alla montagna passando per le campagne e le città d’arte. Nell'epoca del web come fonte primaria di informazioni anche in questi settori, infatti, non ci sono statistiche o graduatorie che non vedano qualcosa di toscano – dal vino del Chianti Classico ai centri d'arte più visitati – nelle prime posizioni. Secondo Trivago. it, ad esempio, Firenze è stata nel 2013 la città più gettonata dai visitatori stranieri, dopo Roma, come meta dove trascorrere le vacanze natalizie. Secondo le stime del Centro Studi Turistici il dato delle presenze in Toscana del 2013 segnala sul 2012 una crescita del +0,8% per gli arrivi (12,2 milioni totali) e +0,5% per le presenze (43,3 milioni totali) che si traduce in termini assoluti in circa 100 mila arrivi e 205 mila pernottamenti in più. Numeri e cifre che danno il senso di un'industria del turismo, ma che rischiano di dare una visione solo parziale al fenomeno Toscana: non è solo una questione di strategie di comuni-
Un arcobaleno di eventi Il 20, 21 e 22 giugno torna Toscana Arcobaleno d’Estate, appuntamento corale organizzato per promuovere la regione con spettacoli, festival, folklore e sport, musica, mostre, eccellenze enogastronomiche, mercati e rievocazioni storiche: tutto il meglio del territorio concentrato in tre giorni di festa per oltre 700 eventi in programma. Per saperne di più:
www.arcobalenodestate.it
Nell'epoca del web come fonte primaria di informazioni non ci sono statistiche o graduatorie che non vedano qualcosa di toscano, dal vino del Chianti Classico ai centri d'arte più visitati, nelle prime posizioni È il Chianti, realizzato con uva Sangiovese, uno dei principali simboli enologici della Toscana, che le è valso all'estero l'appellativo di Chiantishire
cazione o di ampie offerte ricettive (si parla di circa 12 mila imprese, dai b&b agli hotel di lusso fino agli agriturismi), che possono solo parzialmente spiegare la leadership della Toscana a livello nazionale. Forse la chiave del successo del Granducato è proprio la sua capacità di assecondare le tendenze, senza lasciarsi da esse trascinare o stravolgere. La Toscana, tra le prime nel Belpaese, ha puntato dritta sulla Rete come veicolo di promozione turistica e culturale, inventandosi un portale online, turismo.intoscana.it, che in soli cinque anni ha fatto di questa terra un fenomeno turistico giugno 2014
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la grande ricchezza
“virale” ma anche un modello vincente di “terra che vive di cultura” da prendere a esempio. E se il campanilismo tra le città della Toscana è esasperato oggi come cinquecento anni fa, la stessa cosa non accade per le altre regioni-museo internazionali: nel 2008 la Regione Toscana ha infatti promosso una rete (Necstour, ndr) con Catalogna e Paca (una macroregione francese che comprende Provenza-Alpi-Costa Azzurra) per sviluppare assieme un concetto di sostenibilità del turismo che non faccia perdere l’identità dei luoghi, con lo scopo di mantenere risorse per le nuove generazioni, nel rispetto di natura e ambiente. Radici ben piantate nel passato ma sguardo rivolto al futuro: anche questo è il segreto della Toscana che con la cultura "ci campa" benissimo. Per saperne di più:
www.terreditoscana.regione.toscana.it www.stradevinoditoscana.it
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religione
Il duecentesco borgo di Monteriggioni, immerso tra i vigneti nella provincia di Siena. Una delle suggestive tappe disseminate lungo il tratto toscano della Via Francigena
In pellegrinaggio lungo la Via Francigena di E.Co. Viaggiare a piedi è uno “scarto rispetto alla modernità”, per dirla con l’antropologo francese David Le Breton, che permette di riscoprire il territorio, ma anche le città, camminando a passo veloce. Come a Siena, dove sono stati individuati interessanti itinerari in pieno centro storico che conducono alle fonti cittadine, piuttosto che lungo le mura medicee. Più esteso il progetto Via Francigena Toscana, l’antico sentiero dei pellegrini, il più importante dell’Europa medievale, quasi interamente recuperato e in sicurezza, che presto sarà dotato delle infrastrutture necessarie per la rete wi-fi. Nella sua interezza la Via Francigena è lunga 1800 chilometri e coinvolge una contea britannica, quattro regioni francesi, due cantoni svizzeri e sette regioni italiane; il tratto che attraversa la Toscana da San Gimignano a Siena, passando per Monteriggioni, è uno dei più belli: 30 km su e giù per dolci colline, tra sentieri sterrati, cipressi e piccoli borghi. Per saperne di più:
francigenatrekking.it
consumi&tendenze
Firenze a tavola, ritorno al passato di Elena Conti
Dimenticate bar e trattorie fintamente tradizionali, trappole per turisti troppo presi dall’arte e dalle architetture rinascimentali della città per rendersi conto dell’inganno nel piatto. Oggi l'antica cultura gastronomica fiorentina viene esaltata in tanti locali, storici e di più recente apertura, accanto a elaborazioni sperimentali nate dall’estro di chef stellati. Fiorentina, ribollita e crostini restano però sempre protagonisti
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«A Firenze c’è una tradizione gastronomica forte, ci sono trattorie che cucinano oggi esattamente come cento anni fa, e altro non sono che la versione locale delle osterie romanesche». A iniziarci ai segreti della gastronomia fiorentina, Gianni Mercatali, pr, dandy, creativo ma soprattutto grande esperto in fatto di tradizioni e tendenze. «Nella mia città – ci racconta – la cucina è storicamente povera, non per le idee delle preparazioni, solo per il costo delle materie prime. È anche la cucina del recupero, e a volte certe rielaborazioni inventate per riciclare piatti avanzati hanno dato origine a vere e proprie delizie. Come la Francesina, nome che allude a Caterina de’ Medici, che trasferì in Francia la grande cultura gastronomica che già c’era a Firenze, contaminandola con usi d’oltralpe. Ancora oggi la si può trovare proposta nei menu delle trattorie: si tratta del lesso del giorno prima, rifatto con le cipolle, all’uso francese. Assolutamente squisito».
Piatti che fanno la storia...
Firenze
Toscana
La basilica di Santa Croce, nell'omonima piazza a Firenze
Pappa col pomodoro, ribollita, fagioli al fiasco, tutte preparazioni gustosissime, ma realizzate con ingredienti poveri, seppur di qualità. Eccezione a questa regola, la bistecca alla fiorentina, che fa spesso impennare il conto del ristorante. Per essere tale, la bistecca alla fiorentina deve pesare da 700 gr a 1 kg, avere il filetto e l’osso e essere tagliata alta almeno 5 cm. La carne deve essere di vitellone razza Chianina, e anche la cottura farà la differenza. «Va messa sulla brace di olivo, per servirla deve essere ben cotta all’esterno e cruda all’interno, cosparsa, solo alla fine, di sale grosso» ci spiega Mercatali. Ci sono altri piatti così tipici a Firenze? «C’è il Gran Pezzo, inventato cinquanta anni fa dal ristoratore Vincenzo Sabatini – prosegue – È un pezzo di costata di manzo intero con l’osso, lo stesso da cui si ricavano le bistecche, ma cotto al forno e servito rosato, non al sangue, col suo fondo di cottura». E la trippa? «Questa è tutta un’altra storia. Trippa, poppa e lampredotto sono la base della tradizione del cibo di strada, che a Firenze è radicatissima; questi piatti si trovano anche in trattoria, ma sono più buoni mangiati fuori, guardando le meraviglie di questa città». giugno 2014
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consumi&tendenze
A cena con i Medici di Marco Gemelli
… e gli indirizzi giusti per gustarli!
In alto, gli interni del Grif firmati da Itala Rota. Sotto, Gianni Mercatali
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Finita la moda delle vetrine di panini omologati e plastificati degli anni Novanta, anche il centro storico di Firenze, quello più battuto dai turisti, si è rinnovato, con vinai e piccoli locali tradizionali o innovativi, che offrono per tutti i prezzi prodotti del territorio e materie prime eccellenti, come una semplice bruschetta di pane e olio extravergine di oliva. Prendiamo ad esempio l’Enoteca Pinchiorri Florence, una cantina unica nel suo genere per varietà e prestigio dei vini proposti: etichette pregiate e millesimi storici offerti al bicchiere per un totale di oltre 4000 etichette. In cucina Annie Féolde, francese di nascita e fiorentina d’adozione, è la prima chef tristellata d’Italia. Particolarmente suggestivi il giardino d’inverno e la saletta ormai comunemente detta “Stefano Ricci”: intima e accogliente, è la prescelta dallo stilista fiorentino per le sue cene di lavoro. Restando in tema di stile, impossibile non citare il Grif, acronimo di Glamour Restourant In Florence, regno dello chef Giaco-
È tra le colline del Carmignano, nel cuore verde della Toscana, che stanno tornando a fiorire alcuni sapori perduti della cucina dei Medici: la dinastia che per trecento anni governò Firenze e il Granducato era sì originaria del Mugello ma fu a cavallo delle province di Firenze e Prato che costruì ville, palazzi, giardini e residenze di caccia oggi diventate Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. In quest’area, soprattutto intorno alla metà del ’500, personaggi come il Granduca Ferdinando e Caterina de’ Medici ispirarono la nascita di ricette, metodi di cottura e prodotti in parte rimasti nella tradizione culinaria italiana in parte invece caduti preda dell’oblio oppure profondamente modificati rispetto all’originale. Nella prima categoria rientrano i cantuccini, i tipici biscotti di Prato con le mandorle da bere col Vin Santo, e il gelato così come oggi lo conosciamo, ideato da tal macellaio Ruggeri e perfezionato da Bernardo Buontalenti; tra i piatti trasformati dalle mode e dai gusti del tempo c’è invece lo zuccotto fiorentino, il tradizionale dolce con l’Alchermes, ricotta e pan di spagna chiamato in origine “l’elmo di Caterina” proprio perché veniva realizzato all’interno di un piccolo elmo chiodato da combattimento in uso alla fanteria dell’epoca. Oppure la ribollita alla Carmignanese, «una zuppa di verdure e pane – spiega Michela Bottasso, chef del ristorante della villa medicea di Artimino – saltata nella padella di ferro e servita con una crosticina croccante, con la forma di una frittata. Oggi viene proposta come zuppa, ma al tempo del Granduca si mangiava così». Solo il lavoro di ricerca di alcuni chef ha invece permesso di riportare in auge i fasti della cucina medicea con varianti creative dei “punti forti” d’epoca rinascimentale, a partire dalla cacciagione, come il filetto di manzo o piccione al Barco Reale (il rosso tipico delle vigne medicee) o il petto d’anatra all’arancia. Infine, anche se pochi lo sanno, lo zampino dei Medici è anche su un altro piatto tipico italiano. È infatti proprio a Firenze che nel 1439 nacque il termine “arista”, durante il banchetto del Concilio ecumenico voluto da Cosimo de’ Medici il Vecchio: la leggenda vuole che il cardinale greco Basilio Bessarione esclamò aristos (“il migliore”) dopo aver assaggiato un arrosto. E da quel giorno la lombata di maiale ebbe un nuovo nome.
Anche il centro storico di Firenze, quello più battuto dai turisti, si è rinnovato. Al posto dei soliti bar sono spuntati vinai e localini che offrono prodotti del territorio e di grande qualità, come una semplice bruschetta di pane e olio d'oliva
mo Brunini che dà vita a una cucina dagli esiti sorprendenti all’interno di una chiesa anglicana sconsacrata e ristrutturata dall’architetto Itala Rota in chiave contemporanea. Il pesce lo troviamo… Fuor d’acqua, dove arriva ogni giorno freschissimo dalla Versilia. Specialità: crudo con tartare battute al coltello di spada e di tonno; da provare gli spaghetti con le arselle, e i pesci bolliti accompagnati da maionese espressa all’olio di oliva. Merita una visita anche l’Ora d’aria, il cui curioso nome è legato alla prima sede di questo ristorante che si trovava di fronte al carcere delle Murate. Qui il giovane chef Marco Stabile, una stella Michelin, propone una cucina creativa sulla base di ricette tradizionali. Assolutamente da provare “la gallina con la nonna”, rivisitazione molto complessa della gallina lessa, servita con paté e frattaglie di pollo. Impossibile infine non citare un paio tra le migliori trattorie della tradizione cittadina. Come Oliviero, quasi nascosta in vicolo a 50 metri dall’elegante Via Tornabuoni. In inverno da non perdere il carrello dei bolliti, in ogni stagione invece la bistecca alla fiorentina preparata davvero comme il faut. Concludiamo questo viaggio gastronomico con un altro tradizionale punto di riferimento per il gourmet fiorentino: I 13 gobbi. Abbandoniamo il design e le atmosfere eleganti per tornare a rilassarci nell’accogliente contesto di una trattoria della tradizione, tra le preferite dai fiorentini. È famosa per i suoi indimenticabili crostini neri, fatti con un paté di fegatini di pollo cotti nel burro con acciuga e capperi; la crema così ottenuta, addolcita da un goccio di Vin Santo secco, viene spalmata su crostini di pane appena sfiorato nel brodo. Un assaggio di Firenze. Un sogno a occhio aperti.
Dall'alto, il suggestivo giardino d’inverno dell'Enoteca Pinchiorri e la sua ricca cantina. Sotto lo chef Marco Stabile dell'Ora d'aria
Scelti per voi Enoteca Pinchiorri Menu degustazione 21 proposte: 190 euro vini esclusi Via Ghibellina, 87 Tel. 055 242757/242777 www.enotecapinchiorri.it Grif Menu da 30 euro Piazza del Carmine, 8 Tel. 055.219978 www.grifrestaurant.it Fuor d’acqua Menu da 60 euro, vini esclusi Via Pisana, 37 Tel. 055.222299 www.fuordacqua.it Ora d’aria Menu da 70 euro, vini esclusi Via dei Georgofili, 11 Tel. 055.2001699 www.oradariaristorante.com Oliviero Menu da 40/60 euro, vini esclusi Via delle Terme, 51 Tel. 055.212421 www.ristorante-oliviero.it I 13 gobbi Menu da 30 euro, vini esclusi Via del Porcellana, 9 Tel. 055.284015
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Foto di Paolo Terzi
i viaggi del gusto di...
di Germana Cabrelle
Quando il suo ristorante è chiuso dove consiglierebbe di andare a mangiare? A casa di vostra madre, là dove la cucina acquista una dimensione emotiva. Ci indichi il suo viaggio del gusto: quale regione italiana, più di altre, soddisferebbe il suo palato? Venite in Emilia e da qui scoprite l’Italia dei piccoli comuni e dei mille artigiani, ognuno con i suoi segreti. L’Italia è questo. Un piatto sinonimo di semplicità? La cosa più semplice e di migliore risultato è comprare un grande Parmigiano e servirlo con due gocce di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena.
Massimo Bottura "Cucino coi ricordi" Titolare di due ristoranti nella sua Modena, il 3 stelle Michelin Osteria Francescana e la contigua brasserie Franceschetta58, nel 2012 è stato Chef of the Year, lo scorso marzo ha ricevuto il White Guide Global Gastronomy award ed è terzo nella classifica dei The world’s 50 Best restaurants 2014 Dove nasce la passione per questo mestiere? Da bambino mi nascondevo in cucina e, da sotto il tavolo, allungavo la mano e rubavo i tortellini perfettamente allineati sul tagliere. È qui che è nata la mia passione. Se chiudo gli occhi sento ancora tutti i profumi della cucina di mia mamma e di mia nonna, il brodo, il Parmigiano e il prosciutto crudo. C’è qualche cibo che ama in particolare e uno che proprio non le piace? Amo ogni prodotto frutto del lavoro dei nostri artigiani, amo la loro sapienza antica e la forza della loro passione. Non amo le cose cucinate senza amore o con arroganza. 46
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Per uno chef quanto conta la formazione e quanto invece il presenziare ai cooking show? Cosa ne pensa, insomma, di tutta questa pletora di programmi dedicati alla cucina? La formazione è fondamentale. La cultura dei ragazzi va migliorata sempre; fin da giovanissimi devono studiare il più possibile perché per imparare il mestiere ci sarà tempo dopo. Posso dire che molti ragazzini oramai ambiscono a questo durissimo mestiere solo per averlo visto celebrato mediaticamente. La realtà è che nel 95% dei casi mollano dopo 2 settimane di lavoro vero. Una ricetta per il nostro Paese? Tre ingredienti fondamentali: umiltà, passione, sogno.
Storie in evoluzione Massimo Bottura lavora a stretto contatto con il terroir e l’identità regionale – i casari artigianali, le macellerie, le pescherie, gli agricoltori e i produttori di olio d’oliva – combinando innovative tecniche di cottura con i migliori ingredienti locali tradizionali. Un esempio su tutti è il piatto “Le Cinque Ages di Parmigiano Reggiano”, degno omaggio al formaggio emblema della sua regione, presentato come un monocromo nei toni del bianco con cinque temperature e consistenze: caldo, freddo, cremoso, morbido e croccante. «Sono orgoglioso di essere ambasciatore della cucina italiana nel mondo – dice Massimo Bottura – perché c’è ancora tanto da scoprire qui da noi, da assaggiare, gustare, vedere e i nostri valori culinari vanno di pari passo con quelli culturali. Perché – ama dire lo chef stellato – il cibo racconta storie, evoca la memoria, spiega le differenze culturali, informa, oltre a nutrire. Ma dobbiamo continuare a evolvere i nostri palati, le nostre tecniche, essere flessibili e aperti a nuove idee, ingredienti e concetti».
Le 3 azioni giuste per vendere il prodotto italiafoodwine Il mercato giusto
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62 Bucarest, la città della gioia
Urbino, Gubbio, Pesaro, Senigallia: 4 città, una storia comune, un turismo condiviso
Guida alla frizzante nightlife della capitale romena per scoprire nuove mode, nuovi locali
54 Lucania, luogo dell'anima
66 Tendenze: i villaggi-vacanza
Chiese rupestri, vie e percorsi spirituali: viaggio
Viaggi con la famiglia: Valtur ci spiega come cambiano i gusti e come si adegua l'offerta
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da pag. 68 Rubriche
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58 Salento, ciak si gira Masserie antiche e ulivi maestosi. Così il Tacco d'Italia ha stregato cineasti e produttori giugno 2014
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inviaggio
Quattro passi nelle terre del Duca di Nadia Catarinangeli
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Pesaro Senigallia Urbino
Gubbio
Marche Umbria
A cavallo tra Umbria e Marche si estende un territorio che custodisce un poker di perle di arte e cultura: Urbino, Pesaro, Senigallia e Gubbio. Un trascorso storico comune tracciato dalle grandi signorie del Rinascimento ne connota presente e passato, oggi riuniti in un unico circuito turistico che prende il nome di Terra del Duca
Quattro città e il loro comune denominatore: un ruolo da protagoniste indiscusse del Rinascimento italiano. Il circuito Terra del Duca ritesse il legame fra Urbino, Gubbio, Pesaro e Senigallia, così come disegnato dai Signori di Urbino. L’idea di ricomporre il variegato patrimonio culturale del ducato – in realtà dei ducati, quello dei Montefeltro e dei Della Rovere – è un unicum nel panorama dell’offerta turistica italiana, parte di un progetto interregionale di promozione integrata che vede coinvolte la Regione Umbria, la Regione Marche e le quattro città interessate alla valorizzazione della comune esperienza storica.
La città ideale Per apprezzare a pieno la bellezza del circuito, non si può fare a meno di sovrapporla alla storia dei Duchi di Montefeltro e Della Rovere, celebri condottieri e colti mecenati delle arti, che qui governarono dal 1375 al 1631. Vicari di Santa Romana Chiesa e Capitani di ventura, Federico da Montefeltro ne è l’emblema. La doppia anima di umanista e condottiero si percepisce bene passeggiando per le vie di Urbino, la città ideale del Rinascimento italiano. Il Duca impiegò gli enormi guadagni derivati dalle condotte militari per proteggere la Corte attraverso la costruzione di possenti rocche e per abbellirla con le opere dei più apprezzati architetti e artisti del tempo. Lascia un segno nella memoria l’imponente Palazzo Ducale, sede della Pinacoteca delle Margiugno 2014
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inviaggio
che. Qui Piero della Francesca, Paolo Uccello e Raffaello incantano con il tratto delicato della loro pittura e la profondità delle prospettive. La ricchezza delle sale del Palazzo Ducale è pari a quella dell’intero centro storico, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1992 e sede, ogni estatela Festa del Duca, forse la più celebre rievocazione storica in costume tra le tante che animano tutto l'anno le Terre del Duca.
Itinerari mare e monti Poco più di 30 km ed ecco affacciarsi il mare Adriatico e Pesaro, con la sua raffinata e imponente Villa Imperiale e la Rocca Costanza. Subito s’intuisce l’influenza degli Sforza e dei Della Rovere sulla città, conosciuta anche per la sua tradizione ceramista. Pregevoli gli esempi di maioliche istoriate e i pezzi settecenteschi esposti a Palazzo Toschi-Mosca. La produzione si rinnova oggi attraverso la paziente opera dei maestri ceramisti, nei laboratori del centro cittadino. Tappa obbligata per gli amanti della musica è Casa Ros-
In apertura, una veduta notturna di Urbino. Qui, il Palazzo Ducale di Pesaro in Piazza del Popolo e a destra uno scatto dalla Festa del Duca a Urbino
La filosofia alla base del circuito Terre del Duca è un unicum nel panorama dell’offerta turistica italiana, e si basa sull'idea di ricomporre il variegato patrimonio culturale dei ducati dei Montefeltro e dei Della Rovere che qui governarono a cavallo tra il XIV e il XVII secolo
La cucina dei Montefeltro Nel corso di questa passeggiata lungo gli anni del Rinascimento italiano, il paesaggio cambia in un susseguirsi di colline, montagne e pianure fino ad arrivare al mare Adriatico. Alla varietà del paesaggio corrisponde quella della tradizione culinaria. Fra i latticini si fa ricordare la dolce casciotta di Urbino Dop amata anche da Michelangelo, come l’ambra di Talamello, il formaggio di fossa di tufo e il pecorino in foja de noce del Montefeltro. Non mancano inoltre piatti a base di carne e insaccati preparati dai norcini,
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come il cotechino di San Leo, la salsiccia matta di Senigallia e il profumato prosciutto dolce di Carpegna Dop. Anche il tartufo nelle sue diverse varietà rappresenta una pregiata eccellenza. Molte località della Terra del Duca sono peraltro sede di eventi nazionali dedicati al tartufo, come sant’Agata Feltria, Acqualagna e Gubbio. Gli amanti del buon cibo potranno quindi divertirsi nella scelta: porchetta di maiale giovane, crescia di Gubbio, cappelletti in brodo di cappone, lumachelle o passatelli all’urbinate. Per
i più golosi la pasticciata pesarese e senigalliese. L’Adriatico e il suo pescato offrono inoltre una cucina di mare semplice, vicina alla tradizione dei pescatori. Le note profumate di vini fruttati sottolineano infine i sapori decisi di questa generosa terra: la Vernaccia di Pergola e tre Doc, il rosso Sangiovese dei Colli Pesaresi, il Bianco dei Colli Pesaresi e il Bianchello del Metauro accompagneranno questa esperienza sensoriale che anche i palati più esigenti non potranno fare a meno di apprezzare.
Scelti per voi dove mangiare Ristorante Uliassi Ristorante stellato in riva al mare: l'eccellenza dell’alta cucina italiana. Prezzo medio menù: 50 euro Banchina di Levante, 6 Senigallia (An) www.uliassi.it La taverna Ambinte ricercato e caldo, piatti della tradizione accostati a rivisitazioni creative. Prezzo medio: 35 euro Piazza Antaldi, 1 - Pesaro Tel. 0721.371395 Antica osteria da la stella Ambiente curato e menù che offre spunti di tradizione culinaria marchigiana e cucina più giovane. Prezzo medio: 30 euro Via S. Margherita, 1 - Urbino www.anticaosteriadalastella.com
Ogni estate Urbino ospita la Festa del Duca, forse la più celebre rievocazione storica tra le tante che animano tutto l'anno questa zona tra Marche e Umbria sini, in cui nel 1792 nacque il celebre compositore. Ospita oggi un museo legato alla vita e all’opera del Maestro al quale la città dedica ogni anno il Rossini Opera Festival. Circa 40 km di costa più a sud e la musica, di altri tempi, sembra essere ancora protagonista di questo spaccato di costa marchigiana: eccoci a Senigallia, la spiaggia di velluto, richiamo ogni estate per migliaia di turisti pronti a scatenarsi con il Summer Jamboree, il festival della musica e cultura americana degli anni 40 e 50. La Rocca Roveresca, la Chiesa della Croce e il Palazzo Ducale sono tra i luoghi più cari ai senigalliesi insieme ai Portici Ercolani, 126 arcate in pietra d’Istria. E sono proprio questi i portici che ritroviamo negli scatti di Mario Giacomelli, uno dei più grandi fotografi italiani del Novecento, al quale Senigallia ha dato i natali. Anche Gubbio vanta illustri cittadini e profondi estimatori di quell’atmosfera senza tempo, o
Trattoria dal Geghi in San Martino In un caratteristico ambiente medievale, struttura con portico esterno affacciato sulla piazza. Prezzo medio: 30 euro Piazza G. Bruno, 6/7 Gubbio (Pg) Tel. 075.9220458
meglio di tutti i tempi, che la circonda: in primis San Francesco, che nei pressi della chiesa della Vittorina ammansì il feroce lupo, e Federico da Montefeltro. Il Duca non perdeva occasione per trascorrere un po’ di tempo qui fra le mura del suo Palazzo. L’imponente Duomo affascina per i dipinti cinquecenteschi. Sulla sommità del monte Ingino si scorge la Basilica dedicata al santo protettore della città, Sant’Ubaldo. Da qui in pochi minuti una funivia conduce all’urna del santo e ai tre famosi Ceri lignei portati a spalla dagli eugubini il 15 maggio di ogni anno, durante l’emozionante Corsa in onore del patrono. Per saperne di più:
www.terredelduca.it www.urbinoturismo.it www.turismopesaro.it www.senigalliaturismo.it www.comune.gubbio.pg.it www.rossinioperafestival.it www.summerjamboree.com www.ceri.it
dove dormire Albergo Italia Edificio storico nel centro della città, offre camere dai toni delicati e avvolgenti. Doppia da 80 euro Corso Garibaldi, 32 - Urbino www.albergo-italia-urbino.it Villa Cattani Stuart Nel meraviglioso scenario di una dimora storica del XVII secolo tra le colline pesaresi, esclusivo hotel con splendide sale affrescate. Doppia da 125 euro Via Trebbiantico, 67 - Pesaro www.villacattani.it Hotel Terrazza Marconi Nel cuore del lungomare, ambiente rilassante e suggestivo. Spa interna. Doppia da 119 euro Lungomare Marconi, 37 - Senigallia (An) www.terrazzamarconi.it Hotel Bosone Palace Per un soggiorno elegante nel nobile Palazzo Raffaelli. Doppia da 110 euro Via XX Settembre, 22 Gubbio (Pg) www.mencarelligroup.it
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Lucania,
luogo dell’anima di Isa Grassano
Ăˆ una regione mistica da girare per pacificare mente e anima, la Basilicata. Tanto che la promozione turistica punta con sempre maggior frequenza sui percorsi dello spirito, programmando iniziative sulle tracce del sacro, in linea con la natura piĂš profonda di questa terra, riscontrabile in emozionanti tradizioni, abitudini di vita, arte e storia 54
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Si racconta che l’attore statunitense Jim Caviezel, mentre recitava a Matera il ruolo del Cristo (nella Passione di Mel Gibson) era solito salire seminudo sulle rocce per benedire i passanti. Il regista Gabriele Salvatores, durante le riprese del suo Io non ho paura, invece, usava chiamare il Vulture Melfese con l’appellativo di “luogo dell’anima”. Perché la terra di Lucania non solo esiste, ma è anche un autentico scrigno di tesori, avvolto da una sorta di “aurea sacrale”.
Cercando il sole Quello del territorio lucano è un modo sapiente di investire nella cultura e creare attorno a questi siti un notevole indotto economico. Ad iniziare dal parco delle Chiese rupestri del Materano, inserito nell’Olimpo dell’Unesco: cenobi, asceteri, eremi, cripte e basiliche ipogee furono scavate dai monaci di varie comunità religiose in un arco di tempo compreso tra il IX e il XVI secolo d.C., e divennero presto un punto di incontro tra due fedi, quella di influenza latino/romana e quella orientale. Posti solitari fra profonde fenditure carsiche, ideali per trovare rifugio. Tra le varie curiosità, merita una deviazione la Grotta del Sole (vi si arriva attraverso un sentiero, sulla strada statale 7, verso Laterza, al km 580). All’inizio fu un insediamento monastico, poi nel ’700 fu occupata da una comunità di cavatori che aprirono le prime cave di tufo. Ma ciò che rende magica la grotta è un bellissimo sole con il volto umano e lunghi raggi gemmati, scolpito sulla volta dell’ambiente centrale. Poco distante, un altro luogo che attira fedeli e turisti è il santuario della Madonna di Picciano (su di un colle che fiancheggia la strada per Gravina). Il nome deriva dall’icona bizantina di una Madonna conservata sopra l’altare maggiore. Vale una sosta anche il paese di Miglionico con la chiesa di Santa Maria
Matera
Basilicata In apertura: chiesa rupestre Madonna de Idris a Matera, all'interno dei Sassi
Alla ricerca del Graal Le misteriose vicende legate al Santo Graal vi affascinando da sempre? Non potete mancare una visita ad Acerenza. Pare infatti che il calice custodito dai Cavalieri Templari e mai ritrovato, possa trovarsi qui, nascosto nella Cattedrale. A supportare questa tesi c’è il fatto che Ugo Dei Pagani, il Fondatore dell’Ordine dei Cavalieri Templari nel 1118, è di origini lucane. Ma non solo. La Cattedrale infatti è dedicata al Santo Martire Canio, nome gaelico che significa “Magnifico Sorvegliante”. E Cosa doveva sorvegliare il nostro Canio? Il Graal, ovviamente. Da notare sulla facciata le sculture di due scimmie avvinghiate a due donne, a simboleggiare il peccato che deve essere lasciato fuori dalla struttura sacra. giugno 2014
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La Basilicata sul grande schermo
Foto di Carlos Solito
Per la varietà dei suoi scenari, la più piccola regione del Mezzogiorno negli ultimi tempi è stata scelta per location di diversi film, tra i quali il celebre Basilicata, coast to coast. Diretto dall’attore lucano Rocco Papaleo, il film vanta un casting d’eccezione con Alessandro Gassman, Giovanna Mezzogiorno e Max Gazzé (al suo esordio nel cinema) che interpretano un quartetto di musicisti dilettanti affiancati da una giornalista e diretti a un festival nazionale di musica. Una pelliccola definita randagia, proprio come il viaggio intrapreso dai protagonisti, e che ha suscitato una sorta di febbre lucana. Una febbre che a distanza di tempo continua a dilagare fino a suscitare una sorta di "mal di Lucania". Com’è successo a Omar Pedrini che ha voluto ambientare il videoclip del suo ultimo album Che ci vado a fare a Londra tra i panorami dell’area sud della sua regione di origine. Oppure Marco Risi che ha scelto Maratea per alcune scene di Tre toc-
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chi, a breve in uscita. Come dimenticare poi Matera, tra le prime location cinematografiche in Basilicata, e tra le più acclamate da Hollywood, che con i suoi Sassi ha fatto da scenografia al colossal Passion, dedicato, appunto, alla sofferenza, agonia e Crocifissione di Gesù e diretto da Mel Gibson. E ancora, sono tante le giovani band musicali del sud che ambientano i propri videoclip tra boschi e montagne dei massicci del Sirino e del Pollino, per non parlare della masterclass di recitazione di Giancarlo Giannini a Lagonegro, un vero e proprio “fermento delle arti visive e cinematografiche” la cui regia porta le firme del GAL Cittadella del Sapere e della Lucania Film Commission che da tempo sono impegnate nella promozione del territorio regionale con una particolare attenzione all’area sud ricca di scenari naturali, urbani e antropici assolutamente inediti. Per saperne di più:
www.lacittadelladelsapere.it www.lucaniafilmcommision.it
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Foto di Carlos Solito
di Carlos Solito
Antichi gesti segnano il quotidiano nelle terre lucane. In basso, i boschi del monte Sirino
Maggiore. Conserva un Polittico di Cima da Conegliano del 1499 e anche la seicentesca Presentazione di Gesù al Tempio. Famoso il crocifisso ligneo di Frate Umile da Petralia Soprana, del 1629, con un Cristo particolarmente sofferente che, si dice, abbia ispirato Mel Gibson per il suo film.
Memorie di riti pagani Spostandosi in provincia di Potenza si può visitare un altro luogo simbolo della spiritualità locale: il nuovo Complesso monumentale di Santa Maria d’Orsoleo a Sant’Arcangelo, che domina i paesi dell’alta valle dell’Agri, dedicato all’avventura umana e spirituale del monachesimo. Fu fondato nel 1474 dal conte Eligio della Marra per i frati osservanti, proprio nel luogo dove già si trovava una cripta sculpta, ornata di immagini sacre, luogo di culto per eremiti e monaci bizantini. Al silenzio e alle atmosfere mistiche si contrappone il frastuono dei riti arborei, sopravvissuti ai secoli, e divenuti nel tempo cristiani. Come la festa del maggio delle
Durante le riprese del film Io non ho paura, Gabriele Salvatores usava chiamare il Vulture Melfese “luogo dell’anima”. Ma la terra di Lucania è tutta uno scrigno di tesori, avvolto da una sorta di “aurea sacrale” Dolomiti Lucane. A Pietrapertosa, borgo tra i più belli d’Italia, l’appuntamento è per il 14 e 15 giugno con il matrimonio degli alberi (a Castelmezzano, il paese dirimpettaio, si celebra a metà settembre). Un rito arcaico in onore di Sant’Antonio, uno dei santi più venerati, e che intende propiziare una buona annata agricola. Sin dall’alba, gruppi di persone iniziano la ricerca di un vezzoso agrifoglio, a mo’ di sposa. Questo viene poi trasportato dai cimaioli, solitamente a spalla, mentre i suoi rami vibrano lungo il sentiero, fino al paese, in un corteo nuziale fatto di canti, balli e musica. Nel vicino bosco di Montepiano, invece, viene tagliato a colpi di ascia un pesante tronco di cerro, lungo circa trenta metri. Dal bosco, il sabato di buon mattino si avvia il corteo dell’albero sposo, trainato da coppie di buoi di razza podolica. La marcia è lenta, e, in tarda sera, “la carovana” arriva in paese, davanti al Convento di San Francesco, dove è giunta anche la sposa. Il clou si ha la domenica mattina quando il tronco e la cima vengono simbolicamente uniti per sempre, fissati nel terreno perpendicolarmente, simbolo di congiunzione tra la terra e il cielo. Per saperne di più:
www.basilicatasacra.it
Il borgo di Castelmezzano, dove a metà settembre si svolge il matrimonio degli alberi
Scelti per voi dove mangiare
dove dormire
I sapori del parco Una casa colonica che propone piatti della tradizione come manat'e e fasul (spaghetti fatti a mano e fagioli). Prezzo medio: 22 euro Contrada Battaglia – Pietrapertosa (Pz) Tel. 0971.983006
Le Costellazioni Albergo diffuso composto da 13 abitazioni sparse per il paese. Doppia da 75 euro Pietrapertosa (Pz) Tel. 0971.983035 www.lecostellazioni.eu
Palazzo Gala In un palazzo settecentesco. Tra le specialità la pasta fresca e la carne alla griglia. Prezzo medio: 30 euro Largo Consigliere Gala, 12 – Acerenza (Pz) Tel. 0971.741616 www.palazzogala.com Il ritrovo del cima Specialità della cucina regionale. Tra le carni, il capretto con i funghi, patate e lampascioni. Prezzo medio: 20 euro Contrada Pescara – Miglionico (Mt) Tel. 0835.559970
La Loggia del Monaco Elegante agriturismo con 5 camere circondate dal verde. Prezzo a persona da 30 euro C.da Loggia del Monaco – Acerenza (Pz) Tel. 338.9442271 www.loggiadelmonaco.it Oasi Rupestre Azienda agrituristica situata in un'antica masseria fortificata, in un feudo rurale appartenuto all’abbazia benedettina di Sant’Angelo. Doppia da 50 euro C.da Murge – Montescaglioso Tel. 0835.208688 www.oasirupestre.it giugno 2014
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Salento... ciak, si gira! In Puglia per scoprire come ulivi, masserie, muretti a secco e mare siano fonte di ispirazione per registi che, sempre più spesso, scelgono il Tacco d’Italia come location dei propri film Testi e foto di Carlos Solito 58
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Stordire i sensi è un sortilegio che solo pochi luoghi riescono a provocare. Il canto infinito di una, cento, mille cicale, che sazia le orecchie. I profumi della macchia mediterranea e delle brezze salmastre che solleticano le narici. Le verdure selvatiche, i fichi, le mandorle, i melograni che deliziano il palato. Un muro di pietre a secco popolato da lucertole, ramarri, gechi. Uno sterrato polveroso. Gli affioramenti di chianconi. Le antiche pietre ruvide. La terra rossa. Nnu pajaru. Una masseria imbiancata con latte di calce. Ciuffi di papa-
veri, rosmarino e l’immancabile ulivo, antico di secoli. C’è sempre un ulivo a introdurre questa regione: dal Tavoliere al Capo di Santa Maria di Leuca, i luoghi non avrebbero lo stesso fascino se non ci fossero queste piante maestose di vedetta. Contorte, nodose, ruvide come un vecchio osso.
Cinema made in Salento E poi il vento: quanto ce n’è! Sulla terra e tra i mari: Adriatico e Ionio. O meglio, Oriente e Occidente: da sempre teatro d’incontro tra
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Salento
In apertura, la corte della masseria Il Frantio a Ostuni. Sotto, i secolari ulivi salentini
popoli e cultura, coste ed entroterra sudano i segni dell’uomo messi su nel corso di millenni. Segni che rendono unico il Tacco d’Italia. Motivo per il quale lo stesso, da anni, è scelto come location per produzioni cinematografiche e televisive italiane e straniere. Tra le prime pellicole c’è Nostra Signora dei Turchi di Carmelo Bene del 1968 e, poi, a partire dalla metà degli anni Novanta è il regista Edoardo Winspeare con gli ineguagliabili Pizzicata e Sangue vivo a lanciare il fenomeno “cinema made in Salento”. Dopo tanti film (tra gli altri, Galantuomini) il regista continua a tributare la sua terra tutt’oggi: di pochi mesi fa l’uscita nelle sale del magico In grazia di Dio. Poi è stata la volta di Sergio Rubini con L’anima gemella e Terra, e ancora di pellicole cult come Liberate i pesci di Cristina Comencini con Michele Placido e Laura Morante, o Tre uomini e una gamba di Aldo Giovanni e Giacomo, che concludono il loro fortunoso viaggio a Gallipoli. Tra i nuovi ambasciatori del cinema salentino, leccese per l’appunto, c’è il regista Ferzan Ozpetek che nel capoluogo ambienta Mine Vaganti nel 2010 e l’ultimissimo Allacciate le cinture. Il motivo di tanto successo? Provate a seguire un qualsiasi percorso tra ulivi e muretti a secco, e lo scoprirete da soli.
L’itinerario col Tacco Il nostro parte da Squinzano, tra le campagne assolate del Tavoliere Messapico, tra Brindisi e Lecce. Qui si trova l’abbazia di Santa Maria di Cerrate, fondata nel XII secolo e appartenuta a monaci greci; fu quindi abbandonato nel XVI secolo diventando prima masseria poi deposito. In stile romanico pugliese, la facciata cattura l’attenzione per il rosone e il portale finemente scolpito. Prendendo la strada della costa, a sud della nota spiaggia di San Cataldo, si raggiunge Torre Specchia Ruggeri, San Foca e quindi l’abitato messapico di Roca Vecchia con le possenti mura di cinta e la necropoli del IV-III secolo a.C. sorvegliate dai ruderi di ciò che rimane dell’antico castello trecentesco. Qui, tra le basse falesie si giugno 2014
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I suggestivi faraglioni di Santa Cesarea Terme, celebre per il suo splendido mare
Tra le prime pellicole girate in Salento ricordiamo "Nostra Signora dei Turchi", film di Carmelo Bene del '68. In uscita proprio in questi ultimi mesi sono invece "In grazia di Dio" di Edoardo Winspeare e "Allacciate le cinture", ambientato da Ferzan Ozpetek a Lecce
Scelti per voi dove mangiare Le Stanzie Baluardo della cucina salentina, nel contesto di una masseria. Prezzo medio: 30 euro Strada Provinciale Supersano–Cutrofiano Supersano (Le) Tel. 0833.632311 www.lestanzie.it La Locanda dei Camini Il miglior pesce crudo del Salento. Si mangia con 35 euro Via Vittorio Emanuele, 36 – Botrugno (Le) Tel. 0836.993733 www.lalocandadeicamini.it La Bersagliera Una vera fucina di sapori tipici salentini dove trionfano le orecchiette. Menù da 30 euro Via 2 Luglio, 3 – Surano (Le) Tel. 0836.938236
dove dormire Masseria Il Frantoio Da non perdere la visita al frantoio ipogeo e l’appuntamento al ristorante coi piatti tipici. Camera doppia da 139 Euro
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SS 16 km 874 – Ostuni (Br) Tel. 0831.330276 www.masseriailfrantoio.it Borgo San Marco Tra le più eleganti masserie di Puglia. Pupi Avati vi ha ambientato La seconda notte di nozze. Doppia da 200 euro a notte Contrada Sant’Angelo, 33 – Fasano (Br) Tel. 080.4395757 www.borgosanmarco.it Case fra gli Ulivi In un parco di ulivi, candide case in pietra regalano un soggiorno da sogno nella natura. Doppia da 95 Euro Via delle More – Spongano (Le) Tel. 0836.945537 www.casefragliulivi.it
dove comprare Fasano Ceramiche Nello storico quartiere delle Ceramiche di Grottaglie. Manufatti artigianli creati con le stesse tecniche di un tempo. Via Crispi, 6 – Grottaglie (Ta) Tel. 099.5661037 – 327.8855008 www.fasanoceramichesrl.com
nasconde l’ingresso della grotta della Poesia, antico santuario del dio Taotor Andirabas con pareti zeppe di iscrizioni del IV secolo a.C., dove ci si recava per ricevere forza e salute. Quando spirano venti di scirocco e libeccio, la magia sta nelle acque turchesi di Torre dell’Orso che lambiscono il piccolo promontorio, i faraglioni delle Due Sorelle e la lunga ansa della spiaggia di arena bianca. Sant’Andrea è da spiare all’alba quando sugli archi rocciosi di Specchiulla la roccia s’incendia con l’ocra più bello di tutti e ottocento i chilometri della costa pugliese. Dalle falesie il litorale si spegne nei bianchi arenili delle spiagge Alimini, a ridosso degli omonimi laghi. Due passi più in là nella più silente baia dei Turchi si racconta che sbarcarono i saraceni del tragico Sacco di Otranto del 1480. L’arrivo nella cittadina è un’immersione nel Medioevo con le antiche porte di accesso e le vie lastricate che puntano tutte alla Cattedrale con l’ossario degli 800 martiri e, soprattutto, il mosaico di pietra dell’albero della vita del monaco Pantaleone. La magia della cittadina si coglie con uno sguardo d’insieme dalla torre del Serpe, poco fuori l’abitato e muta contro i venti dell’Adriatico che impavesano anche il Capo d’Otranto. Verso sud, oltre il faro di Punta Palascìa, la costa è un rosario di torri di avvistamento dalle quali si lanciava l’urlo “mamma li turchi” ogni volta che una vela saracena spuntava all’orizzonte. Le più belle, senza dubbio, Sant’Emiliano e Minervino dopo un fuori rotta alla monumentale masseria Cippano del XV secolo. Non da meno anche l’insenatura di Porto Badisco dove Enea sbarcò, proprio vicino agli ingressi della grotta dei Cervi zeppa di pitture neolitiche. Come un sortilegio mediterraneo senza fine, le architetture islamiche e i faraglioni sparsi danno l’immagine di Santa Cesarea Terme e Porto Miggiano. D’ora in poi s’impongono falesie altissime tarlate dalle caverne Romanelli e Zinzulusa, e dal fiordo del Ciolo odoroso di mirto, rosmarino e cisto. Il gioco delle vertigini continua fino a Santa Maria di Leuca, l’estrema punta del Tacco nota agli antichi romani col nome di Finibuss Terrae.
Nel pieno della Valle dei Templi di Agrigento l’Hotel Baglio della Luna propone una esperienza abitativa in una particolarissima ed antica Torre di avvistamento costiero del XIV secolo. Spazio, luce e silenzio regnano nella dimora: un luogo dove il fascino del rurale e dell’antico si mescolano in una atmosfera surreale.
Hotel Baglio della Luna Via Serafino Amabile Guastella, 1/C (Valle dei Templi) 92100 Agrigento, Italy t. +39 0922 511061 f. +39 0922 598802 info@bagliodellaluna.com www.bagliodellaluna.com
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Bucarest la città della gioia di Ioana Podosu e Simina Huma
Ieri Parigi, oggi Berlino. Se un tempo erano le architetture e i fermenti culturali ad assimilare la capitale romena alla Ville Lumière, da qualche anno la città si è caratterizzata invece per la grande varietà e la particolarità delle offerte di piaceri e entertainment. Qualche consiglio per trascorrere giornate (e serate!) in allegria nella frizzante metropoli dell'Est
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Una città dai mille volti. Il viaggiatore che vi mette piede per la prima volta si ritroverà stupito ad ammirare ricercati palazzi fin de siècle accanto a edifici semplici e spartani di chiaro stile socialista; si fermerà a contemplare lo scorrere lento del fiume Dâmbovita, muto testimone della plurisecolare storia cittadina, e potrà passeggiare lungo i suoi viali alberati dove le chiese settecentesche coabitano in maniera del tutto naturale con il lusso delle boutique e lo svago dei locali alla moda. Potrà notare, in mille dettagli, come al progresso e al benessere diffuso facciano spesso da contraltare le tante difficoltà sociali ereditate dal regime dittatoriale comunista. Questa, signori, è Bucarest, la “città della gioia” come dice il suo stesso nome (da bucurie, gioia in romeno), sesta metropoli per popolazione nell’Unione Europea e tra le prime quanto a locali trendy ed effervescenza della sua nightlife. Al punto che il Guardian l’ha ribattezzata “la nuova Berlino” per la sua capacità di offrire tanto sotto i più vari punti di vista, in rapporto all’età, agli interessi e ovviamente al proprio personale budget. Tra i locali di maggior richiamo a livello internazionale, ad esempio, non potremmo fare a meno di citare il Bamboo Bucharest, primo centro di intrattenimento organizzato in Romania e uno dei più grandi in Europa. Ma tanti sono i teatri, i cinema, i ristoranti (oltre mille, molti dei quali propongono ottima cucina internazionale), per non parlare delle mostre, degli eventi e dei concerti che nelle ore piccole accendono di allegria e trasgressione la vita notturna nel centro storico, con il rione Lipscani che fa da cuore pulsante della vita e del divertimento.
Non solo tiratardi Lo sanno bene i turisti e i visitatori che ogni weekend, a migliaia, fanno rotta sulla capitale della Romania, la cui fondazione risale al 1400 per opera del leggendario Vlad ŢTepeş (ma forse “il conte Dracula” vi dice qualcosa di più) e che oggi riesce ad accostare tradizione e modernità in maniera armoniosa e affascinante. Definita, nel periodo tra le due guerre mondiali, ,“la Piccola Parigi dell’Est” per il forte influsso architettonico francese, Bucarest è cambiata molto nel corso dei decenni di regime comunista quando, con l’idea dell’industrializzazione, venivano eretti interi quartieri di case popolari. Solo dopo la ca-
Bamboo way of (night)life Al centro della vita notturna della capitale romena il Bamboo Bucharest, club del Bamboo Group aperto nel 2002: non un semplice locale ma un vero e proprio marchio di garanzia per un circuito di strutture (piscina, negozi...), aperte in città – ma anche a Miami e Costanza – che soddisfano i desideri più vari di chi voglia divertirsi e vivere sempre al passo con le tendenze. Grazie alla creatività e allo spirito imprenditoriale del fondatore, Joshua Castellano, il locale – caleidoscopio di musica, danza e moda – si è subito imposto come punto di riferimento per le star e i grandi nomi nazionali e internazionali, protagonisti di tante serate di festa e degli spettacoli che si susseguono di settimana in settimana, ma anche assidui frequentatori “in borghese” alla ricerca di un po’ di relax e divertimento.
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Scelti per voi dove mangiare Chocolat Boutique restaurant dove gustare tutto il buono della pasticceria francese. Prezzo medio: 18 euro Radu Beller, 13 Tel. (+4) 021.2302383 www.chocolat.com.ro
Il Bamboo offre anche spettacoli di entertainment: un motivo in più per visitare la capitale della nightlife romena
duta della dittatura di Nicolae Ceausescu, nel 1989, il centro urbano si è popolato di palazzi moderni, grattacieli di vetro utilizzati come centri d’affari e sedi di multinazionali, banche e anche un bellissimo stadio olimpico. Un giro turistico tra i posti “must” della città non può che partire dai ruderi della Vecchia Corte Principesca, legata al ricordo dei principi che hanno segnato la storia della Romania. Oggi museo all’aperto, confina con l’antica Ottomana, storica zona commerciale dove strade e vicoli – nelle botteghe di sellai, pellicciai, calzolai e falegnami – conservano intatto il ricordo degli artigiani e delle loro tradizionali attività tramandate per generazioni. Non lontano da qui, si ammira la chiesa ottocentesca Stavropoleos, capolavoro architettonico e patrimonio nazionale; vale quindi la pena sostare alla Locanda Manuc, costruita a fine ’800 come caravanserraglio d’influsso arabo, e all’antica birreria di stile neogotico Carul cu Bere risalente al 1879 e oggi aperto tutta la notte per la gioia dei tiratardi. Dopo aver visitato il Museo del Villaggio, galleria di tradizionali case romene in legno immerso in un ambiente verde sotto il cielo aperto, recatevi infine al Palazzo del Parlamento, meglio noto come Casa del Popolo e vero simbolo della capitale: un vanto nazionale, dal momento che dopo il Pentagono è il secondo 64
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edificio più grande del mondo per superficie, ma anche una memoria (per molti dolorosa) del disciolto regime comunista che lo fece erigere in appena cinque anni. Fonti “informali” sostengono che la costruzione sotterranea abbia la stessa dimensione della costruzione fuori terra. E per rimanere al sottosuolo, in città circola da sempre una storia molto affascinante, quella che vorrebbe il ventre di Bucarest disseminato da una rete di antiche gallerie segrete costruite nei secoli scorsi e fatte rafforzare da Ceausescu per potersene servire in caso di un colpo di Stato. Secondo alcuni questi tunnel sarebbero ancora intatti, altri sostengono invece siano stati coperti a seguito dello sviluppo urbanistico. Leggenda metropolitana o realtà? Di certo è uno dei tanti misteri che rendono Bucaster una città tanto affascinante.
Benihana Tra i migliori ristoranti giapponesi in città, ha fatto suo il concetto di “eatertainment”. Prezzo medio: 25 euro Calea Dorobantilor, 5 www.benihana-of-tokyo.com Caru cu Bere Ristorante di cucina tipica romena, sorta di “monumento nazionale” nelle vicinanze della chiesa di Stavropoleos. Prezzo medio: 20 euro Stavropoleos, 5 Tel. ( +4 ) 021.3137560 www.carucubere.ro
dove dormire Dan Tre stelle poco distante dal centro. Doppia da 67 euro ca. Bulevardul Dacia, 125 Tel. (+4) 021.2103917 www.hoteldan.ro Hotel Howard Johnson Struttura moderna e accogliente nel cuore della città. Doppia da 67 euro ca. Calea Dorobantilor, 5 Tel. (+4) 021.2015000 www.hojoplaza.ro
Consigli gourmet La città non manca di offrire delle scelte interessanti anche a tavola: ricca è la scelta di ristoranti con cucina tipica romena, dove i gourmand non potranno farsi sfuggire un assaggio di crema di fagioli o mousse di melanzane, entrambe servite con pane e pomodoro, come antipasto. Tra i primi invece sono sicuramente da ordinare la minestra di verdure, quella di polpette (ciorba de perisoare) o quella contadina. Nei secondi infine trionfa la carne: i piatti tipici sono infatti i fagioli al forno con salsiccia affumicata e i sarmale (involtini con carne, riso e spezie) serviti con polenta o panna acida.
inviaggiotendenze
Relax in famiglia, istruzioni per l'uso di Domenico Marasco Vacanze per famiglie: da sempre una colonna portante per le aziende turistiche. Un target che rappresenta una grossa fetta della clientela che ogni anno investe una parte del proprio budget nelle tante sospirate ferie. Nel nostro Paese, da mezzo secolo Valtur è sinonimo di vacanza per le famiglie; dunque seguire l’evoluzione delle loro offerte significa capire come cambiano le esigenze dei viaggiatori. Non a caso, proprio in questo momento l’azienda sta mettendo in atto un’interessante strategia di riposizionamento del marchio. «Quella di Valtur è una cultura aziendale con un’anima giovane e sana: occorre solo re-
C’è un turismo nuovo che si muove nelle calde giornate estive, specchio di una società complessa che necessita servizi e pacchetti ad hoc. Cerchiamo di delineare il profilo del viaggiatore contemporaneo grazie all'esperienza Valtur, tra i principali player sul mercato dell’offerta vacanziera nazionale
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stituirle un corpo che le permetta di esprimersi al meglio», ci spiega il direttore generale Domenico Pellegrino.«Cuore di tale rinnovamento sono proprio le famiglie. A livello commerciale quest’attenzione si traduce nella gratuità per gli ospiti dagli 0 ai 18 anni non compiuti sulla quota di soggiorno in camera con due adulti, e servizi Valturland disponibili per bambini dai due anni in poi. Non mancano nuove politiche per le famiglie monoparentali, che comportano la gratuità del soggiorno anche per il bambino che viaggia con un solo adulto. Sono state ampliate anche le attività di animazione per i piccolissimi (6 mesi – 2 anni), mentre un ruolo sempre più centrale lo gioca lo sport con la presenza in tutte le Swim School delle nostre strutture di istruttori di nuoto selezionati da Massimiliano Rosolino, e la possibilità di partecipare a un Basket Camp con Carlton Myers» prosegue Pellegrino. «I Dog Village rispondono invece alle esigenze di chi ama viaggiare in compagnia del proprio cane: ennesimo esempio di come l’offerta Val-
tur sia specchio dei tempi, e abbia la volontà di guardare in modo adeguato a un pubblico sempre più complesso». Niente di tutto questo sarebbe però possibile prescindendo dal fattore umano, ovvero un personale altamente professionale, selezionato direttamente dall’azienda e formato in una struttura appositamente predisposta. «La Valtur Academy gioca un ruolo essenziale in questo sistema, è un incubatore di talenti eccezionali e al contempo garanzia di un know-how straordinario. Credo si tratti del nostro vero valore aggiunto: uno staff che fa la differenza», conclude il direttore.
In armonia con paesaggio e storia Il rinnovamento, come è ovvio, passa anche per l’apertura di nuove strutture che sappiano parlare a un’utenza sempre più interessata a immergersi nel clima del territorio visitato, a godere della sua natura ma anche della sua storia. Rispondono a queste richieste le “new entry” per la stagione estiva 2014. Come il villaggio in tipico stile moresco di Capo Boi, presso Villasimius, nel sud della Sardegna, affacciato sull’area marina protetta di Capo Carbonara; o ancora il villaggio di Capo Calavà sulla costa messinese con vista sulle Isole Eolie, piccolo borgo di edifici in muratura immerso in un giardino di limoni, fichi e bouganvillee, circondata da colline di uliveti secolari. Incastonato tra le verdi montagne pre-silane e l’azzurro del Mar Ionio è il Club Itaca-Nausicaa, sito in una delle zone di maggior prestigio storico e paesaggistico del-
Vacanze & villaggi Valtur è tra le più importanti aziende italiane operanti nel settore del turismo. Fondata nel 1964, ha introdotto nel nostro paese un’innovazione assoluta che ha riscosso da subito grande successo: la formula del villaggio vacanza. Oggi Valtur dispone di tredici strutture ricettive, di cui nove nelle località più suggestive della costa italiana, una in Kenya – Il Twiga Beach presso il Parco Marino di Watamu –, e tre nelle più rinomate località sciistiche del nostro paese – Marilleva in Trentino, Pila in Valle d’Aosta e Sestriere in Piemonte. Alla formula del villaggio vacanza, Valtur affianca il tour operating con offerte per viaggi e soggiorni in ogni parte del mondo.
A sinistra, il direttore generale Valtur, Domenico Pellegrino. Qui il Club Itaca-Nausicaa presso Rossano Calabro
la Calabria, Rossano Calabro, mentre in Toscana è la Maremma a ospitare il Garden Club di San Vincenzo con i suoi 14 ettari di parco e le sue oltre 700 specie di piante.Torniamo quindi in Sardegna, dove questo tour si conclude al villaggio di Marinella in Costa Smeralda. Pur essendo collocato in una delle zone più mondane d’Italia, il villaggio è per gli ospiti un'oasi di pace grazie al suo grande parco e a strutture realizzate in armonia con l’ambiente circostante, per una vacanza estiva di qualità. Ed è proprio sulla qualità, «sulla riqualificazione delle strutture ricettive e sulla valorizzazione del sistema delle spiagge», che secondo Domenico Pellegrino l’Italia tutta dovrebbe puntare per gestire al meglio il mercato del turismo. «Ritengo che sia prima di tutto necessario superare la polverizzazione delle risorse a favore di un piano di comunicazione nazionale – conclude – Sono inoltre auspicabili l’abbattimento del costo del lavoro stagionale nonché nuove regolamentazioni e tempistiche per la concessione dei visti d’ingresso nel nostro paese». giugno 2014
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camera con vista
di Olga Carlini
Il più amato dai “naviganti” Ha vinto l’ambito premio Travellers’ Choice 2014 di Tripadvisor, il Garden & Villas Resort di Ischia. Struttura 4 stelle superior in località Lacco Ameno, è stato inserita dal celebre sito tra i 15 migliori alberghi in Italia, unico sull’isola. Il perché è presto detto…
Sorge nel cuore di un rigoglioso parco di 3 ettari – scrigno di macchia mediterranea e di piante autoctone – Il Garden & Villas Resort. Nove ville di tipica architettura ischitana, magnificamente inserite nella natura circostante, le cui 50 camere (tra classic, premium, deluxe, master, junior suite e suite), si affacciano tutte sul parco o sul mare dello splendido Golfo di Napoli. Persino l’arredo, elegante e sobrio, dai colori tenui e delicati, è ispirato alla natura del luogo per favorire una totale immersione nel clima isolano. Un contributo fondamentale lo dà poi la tavola, dove i sapori rappresentano un segno tangibile dell’ospitalità campana. Un ricco buffet accoglie infatti ogni mattina gli ospiti per la prima colazione con pasticceria preparata in casa, pane cotto a legna, frutta fresca, marmellate e miele prodotti sull’isola. Per coloro che desiderano cenare circondati da una magica atmosfera a lume di candela, c’è il ristorante Il Corbezzolo, dalla splendida vista sulla piscina termale esterna tenuta costantemente alla tempe68
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dove&come GardenVillas Resort Via provinciale Lacco, 284 Forio d’Ischia (Na) Tel. 081.987311 Camera classica da 240 a 390 euro www.gardenvillasresort.it
ratura di 28° che regala agli ospiti momenti rigeneranti e di totale riposo. Nel resort è presente anche un centro benessere con piscina termale coperta, idromassaggio, bagno di vapore in grotta naturale e palestra che garantisce la massima cura e attenzione agli ospiti, grazie all’ampia gamma di trattamenti beauty per viso e corpo offerti. Proposti anche trattamenti personalizzati che spaziano dai massaggi tradizionali a quelli più innovativi per un’offerta che mira al benessere di anima e corpo e al recupero di energia e vigore. Tutto è disposto in modo da garantire il massimo relax in armonia con la natura circostante e rendere così il soggiorno piacevole e indimenticabile. Caratteristiche queste che hanno stregato gli utenti di internet che si sono trovati a sostare a Ischia e hanno scelto il Garden, innamorandosene e premiando la struttura con voti e recensioni entusiastici sul celebre sito Tripadvisor, permettendo all’hotel di vincere l’ambito premio Travellers’ Choice 2014. Molto apprezzata anche la posizione della struttura che, strategicamente, consente di raggiungere comodamente tutte le località dell’isola – Ischia Porto, Ischia Ponte, Forio e Sant’Angelo – come anche la suggestiva baia di San Montano e il Parco idrotermale Negombo con le sue piscine a diverse temperature, anch’essi poco distanti.
week-end style
di Olga Carlini
Un hotel che è un’opera d’arte Cinque stelle e una posizione privilegiata su un altissimo e antico spalto di tufo, il Parco dei Principi è una testimonianza senza tempo della creatività di Gio Ponti, uno dei più illuminati esponenti dell’architettura italiana del XX secolo
Tra il blu del mare della costiera sorrentina e il verde rigoglioso del parco botanico, s’innamorarono di questo luogo dall’incomparabile scenografia naturale Paolo Leopoldo di Borbone Conte di Siracusa e i Principi Cortchacow – cugini dello Zar Nicola II – donandogli un’eredità storica solenne. Siamo all'Hotel Parco dei Principi di Sorrento realizzato tra il 1960 e il 1962 da Gio Ponti. Il celebre architetto disegnò anche i rivestimenti murali, i pavimenti e gli arredi delle aree comuni e delle camere: la celebre “testiera-cruscotto” dei letti, la toeletta Vanity con specchio circolare, la sedia Leggera (Cassina) e gli ampi armadi a muro. A completare l’opera cento pavimenti diversi in maiolica salernitana D’Agostino nei toni del celeste e del bianco, riflettono i colori del mare e del cielo sorrentino. La memoria del grande architetto torna nel nome del Ristorante Gio Ponti, vero e proprio palcoscenico sul Golfo di Napoli, dove la giornata inizia con una splendida colazione. Da qui, attraverso suggestive gallerie nella roccia, si arriva alla spiaggia privata e al solarium attrezzato sulla scogliera. Durante i mesi estivi, il pontile ospita il ristorante Poggio Siracusa per gustare i sapori del mare accompagnati dal suono delle onde. Tra l’orizzonte, le querce secolari e le rare essenze arboree dell’immenso parco botanico, vi è la piscina d’acqua di mare pensata da Gio Ponti come «uno specchio d'acqua per ninfe boschive». Per recuperare l’armonia del corpo e dello spirito a disposizione degli ospiti c’è inoltre il Fitness & Beauty Center dell’Hotel, la suggestiva terrazza maiolicata panoramica e quella marmorea della settecentesca Villa Cortchacow sulla quale si esibì Giulia Sedowa, prima ballerina alla Corte di San Pietroburgo. Nella hall dall’incredibile prospettiva sull’infinito del Golfo, dal 2012 è ospitato il Museo dell’Opera, un’esposizione dei disegni originali e degli arredi presenti nelle camere e negli spazi comuni che hanno caratterizzato il design italiano. Nell’incantevole scenario dei Monti Lattari che degradano in terrazze coltivate ad agrumi, il Parco dei Principi è una location privilegiata sia per piacevoli passeggiate tra le tipiche botteghe artigiane e le lussuose vie dello shopping del centro di Sorrento, che per escursioni nella vicina costiera amalfitana, nell’isola di Capri e nei centri archeologici di Pompei ed Ercolano.
dove&come Hotel Parco dei Principi Via Rota, 44 - Sorrento (Na) Camera vista mare da 179 euro Ai lettori di VdG è riservato uno sconto del 10% indicando (per prenotazioni effettuate al telefono o sul sito dell'hotel) il codice vdgmagazine1 Tel. 081.8784644 - www.royalgroup.it
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una città in 24 ore
di Lucrezia Argentiero
dove dormire Hotel Duomo Progettato da Ron Arad, è caratterizzato dall’utilizzo di materiali alternativi, colori vivaci e forme insolite che lo rendono futuristico. Doppia da 99 euro Via Bruno, 28 Tel. 054124215 www.duomohotel.com I Suite Hotel di design a un passo dal mare con centro benessere. Doppia da 230 euro Viale Regina Elena, 28 Tel. 0541309671 www.i-suite.it
dove mangiare
Rimini in 5 tappe Capitale indiscussa del divertimento, è anche una città dalla grande ricchezza storica, come testimonia il rinascimentale Tempio Malatestiano, una delle opere più importanti della storia dell’arte nazionale. Da scoprire, tra una festa sulla spiaggia e una cena a base di piadina e Sangiovese Attraversare un ponte di 2000 anni Con i suoi 5 archi fa parte del paesaggio della città dall’anno 14 d.C. (regno di Augusto). Segnava e segna tuttora l’inizio della Via Emilia. Il ponte, che ha resistito a guerre e bombardamenti, offre una “cartolina” indimenticabile della città. Visitare la Biennale del Disegno Ancora pochi giorni, fino all’8 giugno, per ammirare la prima edizione di questa interessante esposizione. Da Parmigianino a Kentridge, da Guercino a Fontana, da Tintoretto a Baccarini, da Hugo Pratt a Federico Fellini: più di 20 mostre allestite in contemporanea in altrettanti luoghi prestigiosi, tra i quali Castel Sismondo, Palazzo del Podestà, Palazzo Gambalunga, la Far (Fabbrica Arte Rimini), il Museo degli Sguardi, la Cineteca comunale e l’Istituto Musicale Lettimi. www.biennaledisegnorimini.it Perdersi fra le vie di Borgo San Giuliano L’antico quartiere dei pescatori, nato intorno all’anno Mille, sorge a ridosso del Ponte di Tiberio. Difficile non innamorarsene 72
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grazie alle sue case basse color pastello, ai tanti murales, al silenzio che lo caratterizza (la zona è isola pedonale). Era il luogo preferito da Federico Fellini e Giulietta Masina che qui venivano spesso a passeggiare, mano nella mano. Godersi il lungomare Una passeggiata sulla battigia fino alla palata (il molo alla fine di Viale Tintori, sorta di passerella sul mare molto amata dai riminesi) rimette in sesto con la vita. Camminando non si può fare a meno di volgere lo sguardo al Grand Hotel, costruito nel 1908 su progetto di Paolito Somazzi. L’edificio Liberty fu decantato da Federico Fellini che qui aveva una suite sempre prenotata. Assaggiare street food stellato Da venerdì 20 a domenica 22 giugno, va in scena Un circo dei sapori fra Fellini e i grandi chef. Nel cuore di Marina Centro si ritrovano così “le cose fatte col cuore e con le mani”, elaborate da grandissimi chef – che si trasformano per l’occasione in cuochi di strada – capitanati da Massimo Bottura.
Trattoria La Marianna Piatti tradizionali della cucina di mare nel pittoresco Borgo San Giuliano. Menù: da 35 euro Viale Tiberio, 19 www.osteriadeborg.it Piada e Cassoni Dalla Lella Fra i luoghi più rinomati in cui mangiare la piadina romagnola. Menù: da 4 euro Viale Rimembranze, 74/A Tel. 0541389460 www.dallalella.it
dove comprare Amarcord la Romagna Vasta gamma di prodotti tipici della tradizione gastronomica romagnola, ma anche attrezzi tipici da cucina, tele a ruggine e ceramiche. Via Vespucci, 67 Tel. 054156956 www.amarcordromagna.it Bottega Artigiana Bruno Brolli & Art. Co Nello stile delle vecchie tradizioni dei maiolicari riminesi, produzione diversificata che va dal decoro faentino a quello tipico romagnolo color ruggine. Via Marco Polo, 4 Tel. 0541780130 www.ceramichebrolli.it
L’idea in più È ormai il nono anno che il capodanno dell’estate, la Notte Rosa, “accende” i 110 chilometri della Riviera Romagnola con concerti, feste in spiaggia e spettacoli. Il tema di quest’anno? La passione. Segnatevi la data: 4 luglio. Rimini è un po’ la capofila del progetto. www.lanotterosa.it
viaggi per tutte le tasche
di Piero Caltrin
Al mare, tra Italia e Spagna Giugno segna l’inizio ufficiale della stagione più attesa. E non c’è dubbio che il modo migliore per godersi il caldo e il bel tempo estivi sia quello di avvicinarsi alla costa, sentire la brezza sulla pelle e tuffarsi in acque limpide. Logitravel, l’agenzia di viaggi online specializzata in crociere, pacchetti vacanze e hotel, propone varie destinazioni (anche molto vicine) per scappare alcuni giorni e semplicemente... godersela
Itinerari siciliani È l’isola più grande del Mar Mediterraneo, la Sicilia. Di origine vulcanica, è dominata dall'Etna che, con oltre 3 mila metri d’altezza, è il suo picco più alto. In Sicilia è possibile visitare città come Palermo, il suo capoluogo, Catania ai piedi del vulcano, Siracusa, con la sua archeologia e i suoi musei, Agrigento e la Valle dei Templi greci, la tranquilla Ragusa, Taormina e la sua eccezionale vista panoramica con l’Etna sullo sfondo e infine Messina con i suoi bei monumenti. Senza dimenticare i suoi spolendi 1.500 km di litorale! Puoi scoprire questa terra magnifica pernottando 7 notti in hotel 4* + voli da 180 euro a persona con Logitravel
Relax in famiglia La Sardegna è la seconda isola più grande del Mediterraneo e sceglierla come meta per le prossime vacanze significa desiderare per sé e la propria famiglia relax, storia e ottima gastronomia. Le città più importanti sono Alghero, con un bellissimo centro storico e il sito archeologico di Palmavera (che ospita nuraghi risalenti al 1.500 a.C.), e Cagliari. Oltre a godere di stupende spiagge, in Sardegna si possono praticare le più svariate attività all’aria aperta. Goditi una vacanza in Costa Smeralda a un prezzo vantaggioso: voli + 7 notti in hotel 3* in mezza pensione da 435 euro a persona con Logitravel
Musica e terme In Emilia Romagna si può trascorrere la giornata sdraiati al sole di una delle sue ampie spiagge e al calar della sera ballare nei famosi locali notturni della zona. O visitare luoghi come i palazzi di Arengo e Podestà, le rovine di Castel Sismondo o il Ponte di Tiberio. Una visita in zona poi non può dirsi completa se non si è trascorso almeno un momento di relax negli splendidi centri termali di Rimini Terme e Riccione Terme. Numerosi infine gli hotel attrezzati per alloggiare cicloturisti. A Rimini, hotel 3* con prima colazione a partire da 25 euro a persona e notte; a Riccione, hotel 4* con prima colazione a partire da 35 euro con Logitravel 74
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Per saperne di più:
www.logitravel.it/viaggi
Sorprese per tutti i sensi La Puglia regala al visitatore un ricco repertorio di paesaggi, musica e architettura. Si tratta di una penisola bagnata da due mari, Ionio e Adriatico, che ci mostra la faccia più rurale dell’Italia. Una terra di antiche tradizioni e folklore che convivono con una cultura giovane, soprattutto nel Salento. In estate non ci si annoia grazie ai numerosi festival e concerti, ma le occasioni di divertimento sono davvero per tutti i gusti. Per non parlare della gastronomia e della sua sbalorditiva architettura: dal Barocco leccese, agli umili trulli di Alberobello. Per visitare la Puglia si può sostare in uno degli alberghi proposti da Logitravel come l’Hotel degli Haethey di Otranto a partire da 45 euro a persona e notte, o nel Gargano, Palace Hotel San Michele a partire da 25 euro a persona e notte
Al ritmo di chill out Passiamo ora alle Isole Baleari, cominciando il nostro viaggio da Formentera. Spiagge di sabbia bianca, tramonti impossibili, musica chill out... Alcuni giorni su questa stupenda isola mediterranea sono l’esatto contrario di una vacanza selvaggia a Ibiza. Per esplorarne i 69 km di litorale molti optano per quella che è diventata una moda romantica, oltre che divertente: noleggiare una moto e percorrere Formentera di spiaggia in spiaggia. Soggiorno in mezza pensione presso l’hotel Riu La Mola a partire da 55 euro a persona e notte; voli + 7 notti e trasferimenti da 625 euro a persona con Logitravel
Tra natura e... fiesta! Minorca è stata dichiarata nel 1993 Riserva della Biosfera dall’Unesco, e ciò permette di conservare intatta la sua natura vergine, tra cui si trovano le magnifiche spiagge di Cala Pilar, Cavalleria o Pregonda, nella costa nord, e Cala Turqueta, Macarelleta, Binigaus e Cala Escorxada a sud. Ogni giugno gente di ogni parte d’Europa vi giunge per assistere alla spettacolare festa secolare di San Joan a Ciutadella, un’esperienza degna di essere vissuta almeno una volta nella vita. Potrai andare in vacanza a Minorca da 450 euro con voi e 7 notti in hotel con Logitravel
Crociera? Perché no! Un’opzione interessante sono le crociere; magari una Città d’Arte e Meraviglie Mediterranee di MSC Crociere, dalla durata di 8 giorni, con partenze da Genova, Napoli o Messina da 420 euro per persona... E i bambini viaggiano gratis!
Ovunque si decida di andare, la cosa migliore da fare quest’estate è prenotare in tempo, cogliendo al volo le offerte che agenzie come Logitravel ci propongono giugno 2014
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travel news travel news
di Piero Caltrin
Viaggiare slow
Più Sardegna per tutti! Rompere l’isolamento e favorire il turismo, senza strozzare i viaggiatori con prezzi elevati. Questa la scommessa di Goinsardinia, con un progetto che prevede, grazie all’accordo chiuso con l’armatore greco Anek, collegamenti per tre stagioni estive e due invernali sulla tratta Livorno-Olbia, con sei corse a settimana nei periodi di punta (più una a settimana su Arbatax) e corse a giorni alterni nella stagione invernale. I collegamenti con il “continente” sono assicurati dalla nave Lato, affittata alla Anek Lines: 1800 passeggeri, 279 cabine, 550 posti auto. Attiva anche la tratta fino ad Arnatax. Su tutte le corse è garantito il servizio camping on board (chi viaggia con il camper potrà dormire nel proprio mezzo) e approvvigionamenti rigorosamente con il marchio di qualità sardo. Alla base dell’impresa c’è un Consorzio nato da una sessantina di associati, tra albergatori, camping, b&b, villaggi e operatori turistici della Gallura, che sono già diventati 150, con adesioni da tutta l’isola. Caratteristica questa che fa del “pacchetto turistico” viaggio + soggiorno il punto di forza di Goinsardinia, in grado di offrire un servizio completo a costi ragionevoli.
La crociera cambia volto e si trasforma in un'esperienza da vivere lentamente, dedicando più tempo alle soste nelle località visitate, ma anche alla tavola, dove le proposte di qualità sono selezionate in collaborazione con l’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo. A proporre come novità per la prossima estate la slow cruise è Costa Crociere con la sua Costa neoCollection. Anche le destinazioni previste sono fuori dalle solite rotte del turismo di massa, nel Mediterraneo e nel Nord Europa, da scoprire grazie a escursioni "d'autore", mentre a bordo l’intrattenimento è intimo, soft. La scelta ideale per una coppia o un gruppo di amici che cerchino qualità, cultura e relax.
Io parto… da solo? Una tendenza in crescita, quella dei viaggiatori solitari, rispetto alla quale anche i tour operator si stanno attrezzando. È il caso di Vuela che ha lanciato Travel for me, collezione di viaggi dedicata a chi parte da solo e che prevede gruppi di 12 persone al massimo. Conditio sine qua non: iscriversi singolarmente, non sono ammesse infatti persone che già si conoscono fra loro. Le partenze sono garantite da settembre a dicembre in destinazioni come Perù, Costa Rica, Panamá. La prima è fissata per il 21 settembre con rientro in Italia il 2 ottobre. Destinazione: Nicaragua.
Per chi sogna Indiana Jones Viaggiare, esplorare, imparare e divertirsi. È questo il “piatto forte” della Nave della Scoperta a bordo di MSC Lirica che fino al 27 settembre propone viaggi settimanali verso i luoghi più suggestivi del Mediterraneo occidentale. Una vacanza dedicata soprattutto ai piccoli Indiana Jones che, guidati da esperti di biologia, storia e astronomia, possono vivere momenti di incontro e di osservazione e realizzare esperimenti, sia in mare che a terra. Un’occasione unica per imparare a conoscere davvero i luoghi che visitiamo, diventando un po’ più viaggiatori e un po’ meno turisti. 76
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ph. ales&ales
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80 A casa di Montalbano
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Rosso, di carattere e salentino verace: scopriamo il principe dei vini di Puglia
Cibo,mare,arte:facciamo tappa a Porto Empedocle sulle orme del commissario
84 Dove nasce il Parmigiano
90 Wine passion: i Cecchi
Lombardia, Veneto, Emilia: la patria del formaggio più amato diverrà sito Unesco
Storia d'una famiglia toscana e d'un amore lungo un secolo: quello per il Chianti
da pag. 92 Rubriche
• L'orto dei semplici, il timo • Il buono a tavola • Dulcis in fundo
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cibo&territorio
A casa di Montalbano Sulle tracce del commissario nato dalla penna di Andrea Camilleri, ci uniamo alle frotte di lettori che ogni anno, e da ogni parte del mondo, arrivano in Sicilia per intraprendere veri e propri tour culturali e gastronomici, alla ricerca delle immaginarie località di Vigata e Montelusa, per scoprire panorami e sapori evocati dalle storie dello scrittore agrigentino di Corrado Capraro
Sicilia
Agrigento Porto Empedocle
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Calura, sorbetti, templi dorici e montagne di marna bianca, profumo di mentuccia e gelsomini, la violenta dolcezza della pasta reale con il ripieno di pistacchio e tante mandorle, tanto pesce nell’azzurro più acceso del cielo e del mare, arancini e pasta coi broccoli, caponatine, cappuccetti fritti e polipetti affogati... potremmo continuare a mai finire nel lento procedere della vertigine di una lista che come un filo conduttore ci
riporta a una sola meta: “il centro inventato della Sicilia più tipica”.
Vado bene per Vigata? Siamo nella parte sud occidentale dell’isola. A pochi km dalla Valle dei Templi. Qui, in prossimità del capoluogo Montelusa, sorge il porto della località dove si svolgono le indagini di Salvo Montalbano e di Mimí Augello, quello di Vigata, nato per evitare un parados-
La città immaginata (e quella reale)
so letterario. Andrea Camilleri, infatti, non avrebbe mai concesso alla “marina” della sua città, Porto Empedocle, di essere luogo di tanti fatti di sangue né, tantomeno, avrebbe mai potuto far muovere il suo eroe tra le strade di Agrigento, poiché la presenza ingombrante di “signori e questori” gli avrebbe concesso minor spazio di azione e di radicamento. Così Camilleri, sulla scia di Pirandello, ha dato vita a una Sicilia più vera di quella reale, della quale può macari immaginare i pensieri delle persone e che viene descritta in maniera precisa nelle strade, nelle caratteristiche del territorio e nelle tradizioni, creando un saldo universo di personaggi, suoni, profumi, gu-
La ricerca dei luoghi di Montalbano ha dato luogo all’organizzazione di veri e propri tour tra Porto Empedocle e Agrigento. Il comune di Porto Empedocle ha associato al proprio nome Vigata e ha posto lungo il corso principale, Via Roma, un bronzo raffigurante Salvo Montalbano; all’ingresso della Torre di Carlo V (1554), recentemente restaurata, è stata posta un’epigrafe tratta dalla Strage Dimenticata romanzo ambientato nel 1848. Vigata, dunque, per il camilleriano viaggiatore assumerà il sapore e la magia delle cose perdute e poi ritrovate poiché si manifesta come reale, ad esempio con i suoi litorali, come Marinella, e le sue piccole case sulla spiaggia, tra le quali quella di Salvo Montalbano. E soprattutto con la Scala dei Turchi, una montagna di bianca marnite che degrada, come una scala, sul mare, remoto approdo di pirati saraceni e oggi una delle dieci spiagge più visitate al mondo.
sti e colori. Lo scrittore agrigentino ha compiuto così il miracolo, trasformando Vigata in una località reale in tutto e per tutto, tanto che un numero sempre maggiore di appassionati e curiosi chiede di poterla visitare, giungendo a porre la fatidica domanda all’ignaro signore intento a pensare alle proprie cammurrie sul ciglio della strada: «da qui vado bene per Vigata?». La soglia tra reale e immaginario si è così sgretolata, il velo si è squarciato, aprendo una vera e propria “caccia ai luoghi”, durante la quale il lettore/viaggiatore porta avanti la sua “in-
In apertura, la marina di Porto Empedocle, meta prediletta dai viaggiatori sulle tracce di Montalbano. In alto, ricciola al forno e una croccante fritturina, tra le specialità da non perdere per assaporare il gusto della vera Vigata
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cibo&territorio
La splendida Scala dei Turchi, una delle dieci spiagge più visitate al mondo
dagine” tra Agrigento e Porto Empedocle seguendo le indicazioni contenute in questo o quel romanzo.
L’arricrio “Portò alla bocca il primo boccone, non l’ingoiò subito… che lingua e palato si rendessero pienamente conto del dono che veniva loro offerto”. Salvo Montalbano ha un rapporto viscerale con la tavola: capace di prepararsi da solo dei piatti semplici, pranza sovente da Enzo presso la trattoria San Calogero e poi compie una rituale passeggiata digestiva presso il molo di levante; in genere cena a casa, con i pasti preparatigli dalla edipica cammarera Adelina i cui manicaretti ricerca aprendo il frigo con solennità, speranzoso di chissà quale regalo della sorte. Da queste solitarie abbuffate, il commissario Montalbano trae il suo arricrio (verbo che può essere tradotto solo con “mistico piacere tendente all’estasi”) offrendosi al lettore goloso, privo di misura, ma anche custode della 82
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La ricetta del commissario Caponatina di melanzane e pesce spada Ingredienti: Cipolla, capperi, pinoli, olive verdi, olio, aceto bianco, vino bianco, zucchero, melanzane e pesce spada Preparazione: Assistimate in una padella na cipuddra affettata fina fina e mittitici a sentimento: pinoli chiappara, olivi virdi e ogliu di casa. Rosolato il tutto calatici macari nu quartu di litru di acitu bianco e nu mezzu litru di vinu bianco, zuccaru quanto abbasta, sale e pepe nero. A piena vuddrizione, smorzata la fiamma, fati cociri lentamenti. Frattanto, fati friiri a parti li milingiani e sculati l’ogliu. Quannu è quasi pronta la cuttura, mittitici nu pocu di polpa di pummadoru e doppu aver stringiuto a cipuddra, mittitici li milangiani e u piscispata tagliatu a cubbetti e rosolatu in una padeddra a parti con nu poco d’ogliu.
Nelle sue avventure, Montalbano diviene depositario di segreti e confidenze su come preparare questo o quel piatto, e i lettori non aspettano altro che iniziarsi “alle segrete cose” nel ricercare a Porto Empedocle l’archetipo di tutte le caponate e di ogni arancina sacralità della più saggia tradizione che vede il cibo come il mezzo che la sua terra gli porge per raggiungere felicità e appagamento. Pasta coi broccoli, arancine, sarde e calamari, gamberoni e polipetti affogati o a strascinasale, caponatine di pesce spada e triglie di scoglio, cipollata di spatola e polpette di sarde divengono oggetto del desiderio da apprezzare da soli e in silenzio fino a perdersi tra i sapori. Questo “commissario gourmet solitario” diviene altresì depositario di segreti e confidenze su come preparare questo o quel piatto, e i lettori non aspettano altro che iniziarsi “alle segrete cose” nel ricercare a Porto Empedocle l’archetipo di tutte le caponate e di ogni arancina. Ma come spesso accade in
Vigata, per il camilleriano viaggiatore assumerà il sapore delle cose perdute e poi ritrovate poiché si manifesta come reale, ad esempio con i suoi litorali, come Marinella, le case sulla spiaggia o la Scala dei Turchi, una montagna di bianca marnite che degrada, come una scala, sul mare
Scelti per voi Andrea Camilleri in compagnia del sindaco di Porto Empedocle a passeggio lungo la marina
dove mangiare La locanda Grazioso ristorante, esempio reale di cucina vigatese. Da non perdere gli interminabili antipasti. Prezzo medio bevande escluse: 30 euro Via Roma, 34 - Porto Empedocle (Ag) Tel. 0922.637174 Trattoria Al timone Quando torna a Porto Empedocle, Camilleri fa sempre una capatina in questa caratteristica trattoria di mare. Imperbile il nero di seppia. Prezzo medio: 25 euro Via Garibaldi, 11 Porto Empedocle (Ag) Tel. 334.3427177
dove dormire Hotel Baglio Della Luna Un angolo di paradiso con vista sulla Valle dei Templi. Camere da 100 euro Via Guastella, 1/C - Agrigento Tel. 0922.511061 www.bagliodellaluna.com Hotel Villa Athena Immerso nella Valle dei Templi, regala ai propri ospiti una vacanza all'insegna dell'accoglienza tipica siciliana. Camere da 150 euro Via Passeggiata Archeologica, 33 Agrigento Tel. 0922.596288 www.hotelvillaathena.it
ogni questione omerica che si rispetti, l’artefice non è uno solo.Andrea Camilleri trae infatti ispirazione dalla tradizione profonda di Porto Empedocle che, oggi più che mai, è riuscita a ritrovare la propria identità ripartendo dal territorio e dalle sue peculiarità. Perché la cucina di Montalbano è fatta di ricette, ma non solo, altrimenti andare a Porto Empedocle o a Casa Vigata in Rue Lèon Frot a Parigi sarebbe la stessa cosa. È invece il territorio a fare la differenza e in ogni preparazione questo emerge come un insieme di particolari impalpabili ma imprescidibili. Come il pesce freschissimo, che i ristoratori empedoclini si contendono dalle varcuzze
che ogni mattina al molo vendono il pescato del giorno; come l’olio “di casa” prodotto dagli ulivi della Valle dei Templi, o le olive da tavola verdi o nere grandi ed esageratamente succulente, preparate con una salamoia che pare essere realizzata con chissà quali procedimenti arcani visto il risultato che raggiunge. Si pensi ancora al finocchietto selvatico, indispensabile per ogni pasta con le sarde che abbia dignità di portare questo nome, o le melanzane, i broccoli e i pomodori vere eccellenze della provincia di Agrigento, assieme alle arance e alle fragoline di Ribera o alle pesche di Bivona prodotte poco vicino.
Nella Valle dei Templi Nove templi dorici, i resti dell’agorà e delle fortificazioni, il ginnasio e le necropoli, il quartiere ellenistico romano e i suoi mosaici, i telamoni dormienti che vivono l’eternità, uno tra i più ricchi musei di arte greca del Mediterraneo. Ulivi saraceni, mandorli e carrubbi che, in un parco di mille e trecento ettari, fanno da sfondo tra agavi secolari e ginestre al tempio della Concordia, intatto esempio dell’equilibrio greco tra il bello e il buono. Non si può andare nella zona di Agrigento senza fermarsi presso uno dei siti archeologici più belli e curati al mondo: La Valle dei TemPer saperne di più: pli, magnifica testimonianza della grandezza del mondo grewww.montalbanotour.com www.lavalledeitempli.it co d’Occidente e della sua mancanza di incertezze.
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cibo&territorio
Nella pianura del Parmigiano di Riccardo Lagorio
L’area tra bassa Lombardia ed Emilia è candidata a Patrimonio dell’Umanità Unesco: una terra da visitare per scoprire come cultura e tradizioni legate a uno dei prodotti italiani più famosi al mondo siano diventate un’importante calamita turistica per l’intera zona
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C’erano una volta sbuffeggianti treni che solcavano la pianura padana tra Parma e Bologna costeggiando l’antica Via Emilia. La loro velocità era tale che facilmente si percepiva il paesaggio: pascoli chilometrici rasati per diventare foraggio e, da lì, pregiato formaggio. Anzi, il formaggio. In effetti ne esistono davvero pochi al mondo la cui storia e diffusione siano paragonabili a quelle del Parmigiano Reggiano Dop. E ancor meno che abbiano saputo guadagnarsi tentativi di imitazione in centinaia di paesi (e lingue, dal Parmesan al Reggianito) e persino un visitatissimo museo: grazie a oggetti raccolti nelle cinque province dove si produce il Parmigiano Reggiano, Soragna è di fatto una delle tappe più visitate, con la sua esposizione che del celebre formaggio ripercorre la produzione, dalla trasformazione del latte all’impiego gastronomico, per mezzo di documenti e attrezzi d’epoca.
Tutto merito dei monaci
Gastronomia, natura, arte e cultura contadina si incrociano nelle Terre del Parmigiano. A destra le forme Dop vengono marchiate; sotto, Zibello (archivio fotografico Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano)
Porta d’ingresso alle Terre del Parmigiano Reggiano – territorio candidato a Patrimonio dell’Umanità Unesco –, è però l’Oltrepò mantovano, quell’angolo di Lombardia orientale a sud del Po, ricco di opere generate, al pari del Parmigiano, dai monaci benedettini all’incirca mille anni fa. Come la pieve di San Lorenzo a Pegognaga o l’abbazia di Polirone di San Benedetto Po, costruita nell’XI secolo e ristrutturata integrando stili romanico e gotico a metà del ’500. Da visitare a Zibello il Museo della Civiltà Contadina, dove Giuseppe Riccardi ha raccolto in sezioni distinte (cucina, cantina e attività artigianali) oggetti legati alla vita dei campi. Gli stessi campi che costeggiando il Ciclotaro, itinerario ciclabile lungo l’argine del Po tra Viarolo e Trecasali costellato da alberi di acero e gelso, utilizzati nei secoli andati come sostegno alle viti e allevamento dei bachi da seta. Grazie alla presenza di vaste aree pianeggianti (costellate di caseifici), questa terra sembra fatta apposta per la bicicletta: un altro itinerario ciclabile si snoda per quasi 50 km e incontra la Rocca di Roccabianca e la reggia di Colorno con la sua aranciaia. Ma incrocia anche la Strada del Culatello di Zibello, eccellenza che, alla pari del Parmigiano, ha saputo fungere da volano per il turismo, attraendo folle di visitatori gourmet.
Non solo Frisona Non si ha una data certa sull'inizio della produzione di Parmigiano Reggiano. Certo è che nel ’300 era già ben conosciuto e diffuso. Ma esiste un solo Parmigiano Reggiano o se ne possono classificare più categorie? Fermi restando i dettami previsti dal disciplinare di produzione e comuni a tutti i produttori, nel mondo di oggi, attento alla differenziazione del prodotto, oltre a quello di Frisona, si è riscoperto il Parmigiano Reggiano delle Vacche Rosse (ovvere le antiche abitatrici delle stallle reggiane e forse dell'intera pianura padana). In verità le vacche di razza Frisona sono arrivate massivamente nelle stalle dell'area di produzione a partire dagli anni 50 del secolo scorso, mentre agli inizi del nuovo millennio si è affacciato sulla scena dei buongustai anche il Parmigiano Reggiano della Vacca Bianca modenese, da sempre allevata sulle colline della provincia. Ciascuno di noi può quindi scegliere il Parmgiano Reggiano che più preferisce, in base alle proprie inclinazioni e gusti. L'importante è che sia Dop, il che ci dà la sicurezza che venga fatto (come recita certa pubblicità) con la stessa cura di quei monaci benedettini che mille anni orsono ne segnarono la storia. Per saperne di più:
www.parmigiano-reggiano.it www.consorziodelculatellodizibello.it www.acetobalsamicotradizionale.it
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cibo&territorio
Bontà ad arte Il Premio di pittura di Suzzara, istituito nel 1948 da Dino Villani e Cesare Zavattini, è rivelatore delle abitudini di questi luoghi. L’idea originale del premio era la composizione della giuria, della quale facevano parte anche operai e contadini, ma soprattutto in palio figuravano Parmigiano Reggiano e salumi della zona, equiparando i prodotti dell’arte a quelli della terra. Le opere premiate hanno costituito un ricco patrimonio culturale dove figurano tele di Sassu, Guttuso, Ligabue.
Fortezze del gusto Le fertili terre del Parmigiano Reggiano attirarono nel 1539 l’attenzione di Ferrante Gonzaga, che costruì una città fortificata pentagonale degna del suo nome, Guastalla. C’è poi Novellara, che vanta una collezione unica: oltre 160 albarelli, boccioni e vasi in ceramica o vetro decorati, utilizzati sino al secolo scorso per conservare i medicamenti preparati dalla farmacia dei Gesuiti. E ancora Scandiano con la sua rocca dei Boiardo, fondata nel ’300, che oltre ad aver dato i natali al poeta Matteo Maria Boiardo fu citata all’unisono con il formaggio da personaggi che qui alloggiarono come Francesco Petrarca, il riformatore Giovanni Calvino e Papa Paolo III. Peraltro i suoi sotterranei ospitarono nel Settecento i laboratori del grande scienziato Lazzaro Spallanzani, autore di scoperte fondamentali nel campo della biologia e delle scienze naturali.Anche queste terre hanno puntato molto sulla cultura gastronomica come molla per attrarre turisti. Basti pensare che nella città del Tricolore un aceto di eccezionale bontà viene citato già in un poema medievale: precursore dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia Dop, era realizzato persino dentro le mura del castello di Canossa e già nel Quattrocento i produttori si consorziavano in leghe per tutelarne la qualità. Aceto Balsamico che ha un posto d’onore anche nel86
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Scelti per voi dove mangiare Ristorante Ambasciata I fratelli Tamani non iniziano a servirvi se prima non avrete consumato una scheggia di Parmigiano del contado di Quistello. Si mangia con 60 euro Piazzetta Ambasciatori del Gusto, 1 Quistello (Mn) Tel. 0376619169 Ristorante Bianca Un’istituzione della cucina modenese dagli anni 40. Si spendono 45 euro Via Spaccini, 24 - Modena Tel. 059311524
dove dormire Hotel Matilde di Canossa Elegante struttura immersa in un parco. Doppia da 150 euro Via del Casinazzo, 1 - Reggio Emilia Tel. 0522373744 Hotel Arthur A pochi minuti da alcuni dei simboli della zona (Ferrari, Maserati e caseifici). Doppia da 90 euro Via Statale, 204 Castelvetro di Modena (Mo) Tel. 059748028
Di Frisona, Vacche Rosse o Vacca bianca modenese: a ciascuno il suo Parmigiano. L'importante è che sia Dop, per essere sicuri che venga fatto con la stessa cura usati dai monaci benedettini mille anni orsono
le preparazioni di Massimo Bottura, molte delle cui celebri creazioni si rifanno alla tradizione gastronomica locale, opportunamente rivista. È l’Osteria Francescana una delle più appariscenti vetrine dei prodotti di questo territorio, dove il goloso formaggio locale viene celebrato in magnifici piatti come i tortellini in crema di Parmigiano, alimentandone la fama internazionale. Tanto che qualcuno vorrebbe persino inserirlo nei programmi alimentari dei voli privati che conquisteranno la luna! In verità, il ritmo del Parmigiano Reggiano Dop appartiene a quei vecchi lenti treni che percorrevano la pianura più che alle saette che sfrecciano oggi sulle linee dell’alta velocità. Ma il Parmigiano Reggiano è anche un formaggio senza tempo. E per questo immortale.
CANTINA AGRITURISMO
Voc. Morami Panicarola - 06060 Castiglione del Lago (PG) Italy +39 075 9589107 - morami@morami.it Principato di Panicarola - www.morami.it
winepassion
Negroamaro,
principe del Salento di Maria Grazia Tornisiello
Pianta generosa e caparbia, i suoi grappoli rosso scuro scaldano il cuore di chi li raccoglie, così come il vino al quale danno vita, dal sapore deciso e dal profumo fruttato. Vero capolavoro del gusto, il suo valore è oggi finalmente riconosciuto ed esaltato attraverso manifestazioni di grande richiamo 88
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“La vita è troppo breve per bere vini cattivi”, diceva G.E. Lessing. Ne sanno qualcosa i pugliesi e in particolare i salentini che vantano uno dei vitigni più importanti del sud Italia: il Negroamaro. Di origini antiche e sconosciute, pare che la sua coltivazione risalga all’VIII secolo a.C., durante la colonizzazione delle terre ioniche da parte delle popolazioni greche. Misterioso anche il suo nome che, secondo alcuni, deriverebbe da una fusione di due termini, niger dal latino e mavros dal greco antico, indicanti il colore molto scuro di questo vino, mentre secondo altri dal dialetto niuru e maru, cioè nero e amaro per via del suo sapore. Usato in passato esclusivamente come vino da taglio, oggi il Negroamaro vede finalmente riconosciuta la sua pregiata qualità organolettica, tanto da essere denominato
vitigno “principe” del Salento e dar vita a ben 10 Doc – Lizzano, Brindisi, Squinzano, Salice Salentino, Leverano, Copertino, Nardò, Galatina, Matino e Alezio – a cui negli ultimi tempi è andato ad aggiungersi il Rosso di Cerignola, prodotto nella provincia di Foggia.
Dove l’Adriatico incontra lo Ionio Percorrendo le strade di campagna che collegano le province di Lecce, Brindisi e Taranto, si resta affascinati dalle distese di filari di viti di Negroamaro che si susseguono a perdita d’occhio. Pare quasi vadano a tuffarsi nel mare, lo stesso da cui il Salento prende il proprio nome: sembrerebbe infatti che salento in messapico significhi proprio mare. La penisola salentina è cinta dall’Adriatico a Oriente e dallo Ionio a Occidente, che le regalano il clima ideale per la coltivazione dei tralci di quest’uva dolce e succosa. Alla fine di settembre, durante la vendemmia, i suoi grappoli rosso scuro scaldano il cuore di chi li raccoglie: una pianta generosa, come generoso è il popolo che da generazioni la coltiva; una pianta caparbia e resistente che testimonia la tenacia di chi questa terra la conosce bene e sa le insidie che può celare ma che, nonostante la fatica, è capace di regalare un vino che è un autentico capolavoro.
Un vino a tutto pasto Come resistere davanti a un piatto di sagne ‘ncannulate (attorcigliate) – la tipica pasta salentina condita con il sugo e la ricotta forte – accompagnate da un calice di Negroamaro? Un binomio perfetto come d’altronde lo è tutta la tradizione gastronomica salentina che ben si sposa con questo vino rosso rubino dal sapore asciutto e deciso e dal profumo intenso e fruttato. E allora in alto i calici, in un tripudio di agnello alla brace, pezzetti di cavallo al sugo, gnomerelli (involtini di frattaglie). Ben vengano anche cozze gratinate, formaggio pecorino,ciciri e tria (pasta e ceci) e gli sfiziosi cecamariti – frittelline salate di verdure servite come antipasto e che si dice siano talmente buoni da riuscire addirittura a far passare le arrabbiature dei mariti!
Le distese di filari di viti di Negroamaro lungo le strade di campagna che collegano Lecce, Brindisi e Taranto
Di origini antiche e misteriose, pare che nel Salento la coltivazione del generoso vitigno che dà vita al tipico vino "niuru" e "maru" (nero e amaro nel dialetto locale) risalga all’VIII secolo a.C.
L’unione fa la forza Nata lo scorso gennaio, con l’intento di promuovere il territorio vitivinicolo salentino in Italia e all’estero, l’associazione De-Gusto Salento riunisce 12 aziende produttrici di Negroamaro (Severino Garofano Vigneti e Cantine, Conti Zecca, Agricole Vallone, Rosa del Golfo, Michele Calò & Figli, Cantine Due Palme, Tenute Rubino, Cantine Cantele, Vetrere, Castel di Salve, Castello Monaci e Valle dell’Asso) tutte a conduzione familiare. Una passione, quella di Ilaria Donateo, presidente di De-gusto che, nel corso degli anni, si è trasformata in un ambizioso progetto di valorizzazione dei vitigni autoctoni, creando una stretta sinergia tra gastronomia, turismo e cultura. Ne è la dimostrazione il 1° Salone Internazionale dei Vini Rosati che si tiene dal 31 maggio al 2 giugno al Must, museo storico di Lecce.
Negroamaro Wine Festival Si svolgerà a Brindisi, dal 6 al 10 giugno, l’edizione 2014 del Negroamaro Wine Festival, uno dei più grandi eventi enogastronomici del Sud Italia. A far da cornice alla manifestazione, sarà il centro storico della città messapica, con i suoi suggestivi palazzi e monumenti, all’interno dei quali si alterneranno incontri, degustazioni e convegni tematici.
Per saperne di più:
www.lestradedelvinopuglia.it www.de-gusto.it www.negroamarowinefestival.org
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winepassion
Centoventi anni di vino di Olga Carlini
In occasione dei festeggiamenti per il prestigioso traguardo raggiunto da Cecchi, storica casa vitivinicola toscana, sono state poste le basi per un interessante progetto da “gustare” fra cinque anni
Se vai in Toscana e pensi al vino, dici Chianti, c’è poco da fare. E se dici Chianti non puoi non pensare a loro, ai Cecchi, quattro generazioni di viticoltori, una dinastia ultracentenaria di vigneron che partita in Chianti alla fine del 1800, oggi è arrivata a rappresentare, nel mondo, la Toscana enoica più verace. In mezzo, 120 anni di lavoro, passione, amore per la vite e per il territorio. «È dal 1893 che la storia della nostra famiglia è legata a doppio filo con 90
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quella del vino: il Chianti Classico, in maniera particolare» dice orgoglioso Cesare Cecchi, che oggi guida l’azienda di famiglia assieme al fratello Andrea, e che negli ultimi 30 anni, da Castellina in Chianti, s’è “allargato” investendo in Maremma, a San Gimignano e anche in Umbria. Una strategia di espansione aziendale partita dalla valorizzazione della prima tenuta toscana, Villa Cerna, passata quindi per l’acquisizione nel 1988 del Castello di Montauto, zona di produzione della Vernaccia di San Gimignano e per lo sbarco in Maremma nel 1996, con Val delle Rose, per la produzione di Morellino di Scansano e Vermentino. «Negli anni ’90 abbiamo infine attraversato i confini toscani per acquisire in Umbria la Tenuta Alzatura, dove produciamo Rosso di Montefalco e Sagrantino» aggiunge Cesare.
2018, odissea nel gusto Ma il sogno non si ferma qui. «Raggiungere i 120 anni di storia è un risultato straordinario, ma per noi questo secolo e passa è soprattutto una base per costruire un futuro ancor più di successo» afferma Andrea, il più giovane dei fratelli. Intanto, però c'è un traguardo da festeggiare. E i Cecchi brother's lo faranno nel modo a loro più congeniale: ovvero dedicando un vino alla 120esima vendemmia della loro azienda. Nelle vigne di Villa Cerna, nella parte in cui il Sangiovese si esprime al meglio, Cesare e Andrea hanno già individuato alcuni filari le cui uve, dopo essere state raccolte, sono state vinificate e saranno invecchiate separatamente. Di questo vino saranno prodotte Magnum e bordolesi numerate che sarà possibile degustare solo nel 2018, per i 125 anni. Il terroir della Famiglia, la sua storia e la sua produzione non potevano che condurre alla realizzazione di un vino celebrativo che avesse come varietà il Sangiovese del Chianti Classico in purezza. Una sorta di ritorno alle origini che rimanda alla nascita di Coevo, nel 2006. «Volevamo dare un forte segnale di svolta alla nostra storia – spiega Cesare – Creare un momento che fosse sintesi del nostro passato, memoria della nostra tradizione, testimonianza del nostro territorio, riferimento per il presente ma soprattutto per il futuro». L’uvaggio è composto da quattro vitigni provenienti da zone diverse della Toscana. La percentuale più alta è di Sangiovese per determinarne il carattere; vitigno questo che, insieme al Cabernet Sauvignon, proviene dalla sede storica di Castellina in Chianti. Gli altri due vitigni sono Petit Verdot e Merlot. «Si tratta della realizzazione di un sogno – sottolinea Andrea – Abbiamo voluto, enologicamente, vivere il nostro tempo. Siamo partiti dal concetto di contemporaneità perché volevamo essere “coevi” nell’esprimere la qualità. Qualità organolettica, gusto moderno, cultura, sono elementi dinamici, che si evolvono, e grazie all’uomo variano nel tempo». Per questo motivo l’uvaggio di Coevo può variare a seconda della vendemmia mantenendo comunque sempre l’elemento base che lega la famiglia Cecchi al proprio territorio: il Sangiovese.
«Il vino è legato a doppio filo al suo territorio, e bisogna riuscire a far percepire il contesto in cui viene prodotto. È la tipicità della zona che lo rende unico in un mercato ormai globalizzato» (Cesare Cecchi)
In apertura, Andrea e Cesare Cecchi. Qui, i vigneti di Castello di Montauto
Era il 1935 quando Luigi Cecchi iniziò l’attività di export e adesso i vini si trovano in oltre 50 Paesi del globo, «quelli dell’Europa, tutti, compresi i paesi dell’est – ci conferma Cesare Cecchi – e lavoriamo bene con il Nord America, mentre stiamo crescendo in Asia», per una produzione totale di 7 milioni e 600 mila bottiglie.
Cecchi – Casa Vinicola Luigi Cecchi e Figli srl Loc. Casina dei Ponti, 56 Castellina in Chianti (Si) Tel. 0577.54311 www.cecchi.net giugno 2014
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orto dei semplici
di M. Pia Fanciulli
Coltiviamolo così Ama il sole, ma rifugge l’umidità. Per la sua semplice semina ci vogliono un suolo ben drenato e la possibilità di proteggerlo dagli eccessi di umidità. E anche dal gelo. I vasi e il terriccio Il timo ben si adatta alla coltivazione in vaso dove si può seminare da marzo fino all’inizio di giugno. Meglio farsi aiutare nella semina dalla fase di Luna crescente e utilizzare del terriccio standard, collocando i semi in modo da avere 1-2 piantine in un vaso di 30 cm di diametro. Volendo seminarlo nel giardino o nell’orto, sarà bene scegliere un angolo dove possa rimanere almeno 3-4 anni, durata media del suo ciclo vitale nelle zone a clima mite. Evitare eccessive annaffiature e posizionare in luogo soleggiato.
Timo, tra i raggi del sole Facile da coltivare, cresce bene sia in vaso che in terra, generoso di aromi e fiori tutti da gustare. Amato anche dagli insetti, in particolare dalle api, trasformerà il balcone, o il giardino in preziosi scrigni di biodiversità Che il suolo sia arido, e anche incolto, che l’aria sia calda, luminosa, e anche soleggiata. Se poi il luogo è pure selvatico, allora incontreremo le zolle su cui il timo striscia – per questo è detto serpillo –, fitto a stringersi, innalzando un poco le belle spighette fiorite. È facile riconoscerlo, prima di tutto perché l’aria ne porta l’odore inconfondibile, un po’ acre e sentito, ma anche perché sui suoi “cuscini” trapunti di fitti odorosi minuti fiorellini biancorosati, s’avviluppano, in congestionati voli e in vorticosi ronzii, le belle api dorate, affannate in tutti i modi a suggere e risuggere. Il timo ha fogliette brevi, oblunghe, piatte, dai bordi arrotondati, di colore biancastro nella pagina inferiore. I fiorellini ammassati al culmine degli steli, che si eleva92
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no da fusti legnosi con andamento tortuoso, mostrano la corolla diseguale distinta in due parti, una a due denti, l’altra a tre. Essendo aromatica per eccellenza, la piantina ha ricevuto dagli antichi una denominazione che a tutti ricorda questa sua qualità: timo, dalla radice greca, vuol significare “colui che emana odore”. Le sue virtù, conosciute fin dall’antichità, lo rendono potente antisettico e antispasmodico. Giova allo stomaco, vale contro bronchite, asma, tosse e tosse convulsa. Rinvigorisce debilitati e convalescenti. Ripristina l’appetito, rinforza il cuoio capelluto e tonifica le gengive. E non si dimentichi la sua straordinaria abilità nell’arricchire con l’aroma intenso e caldo i piatti di cui si fa protagonista.
La semina Si riproduce bene per seme, sia in terra che in vaso. Dopo aver preparato il terreno lavorandolo fino a 30 cm di profondità, si mettono a dimora i semi ricoprendoli con un leggero strato di terra, per poi annaffiarli regolarmente al momento della semina e nelle prime fasi di sviluppo. Si può riprodurre anche per divisione del cespo nel mese di ottobre. Punti deboli Poiché il timo non tollera gli inverni umidi, si consiglia di stendere sul terreno, nel periodo piovoso, uno straterello di ghiaia per evitare il diretto contatto delle foglie con il terreno umido. Inoltre tra una annaffiatura e l'altra il terreno va fatto asciugare bene: il timo soffre infatti di marciume radicale. Buono a sapersi Al momento della semina si può scegliere tra timo d’estate, che cresce rapidamente ma è sensibile alle gelate, e timo d’inverno: cresce più lentamente ma è più resistente. Tra le varietà ne esiste anche una all’aroma di limone. Raccolta e conservazione La pianta e le sommità fiorite si raccolgono all’inizio della fioritura, tra maggio e giugno, tagliando i rametti in Luna calante e quando non sono ricoperti di rugiada. I rametti, che possono essere utilizzati anche freschi – in questo caso meglio la raccolta in crescente –, si essiccano all'ombra in un luogo aerato, poi foglie e fiori si conservano in vasi di vetro.
di Antonio Romeo Docente istituto alberghiero IPSSEOA di Soverato (Cz)
il buono a tavola
Cucinati... ad arte La divina Maria Callas si rilassava solo davanti a una bella fetta di Torta Paradiso. Nanni Moretti va pazzo per la Sacher. Verdi considerava ogni pranzo come un’opera d’arte. Anche i grandi artisti, insomma, han sempre lavorato meglio a stomaco pieno! Scopriamo insieme tre ricette legate ad altrettante firme illustri
Risotto Giuseppe Verdi Il Maestro amava la cucina genuina e i prodotti della sua terra, l’Emilia Romagna. Così lo chef francese Henry-Paul Pellaprat gli ha dedicato questo piatto. Ingredienti (per 6 persone): 450 gr di riso carnaroli 150 gr di burro 100 gr di funghi coltivati 100 gr di punte di asparagi 100 gr di prosciutto crudo 100 gr di pomodori pelati 1 dl di panna da cucina 25 cl di brodo di carne Parmigiano Reggiano grattugiato q.b. 1/2 cipolla affettata sottilmente Preparazione: In una casseruola imbiondire la cipolla nel burro; aggiungere i funghi affettati, le punte de94
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gli asparagi, il prosciutto tagliato a julienne, i pelati tritati. Unire il riso e lasciarlo asciugare, poi bagnare col brodo; a metà cottura unire la panna mescolando delicatamente. Mantecare infine con burro e formaggio.
Tournedos alla Rossini La ricetta prende il nome dal suo autore, "compositore" di sapori oltre che di celebri opere. Ingredienti (per 6 persone): filetto di manzo tagliato a fette di 4 cm di spessore, una per ogni commensale 10 gr di burro una fetta di fois gras fresco 2 fette di Tartufo nero una fetta di pancarré un cucchiaio di Madera
Preparazione: Dorare il filetto a fette dopo che è stato legato con lo spago e infarinato nel burro lasciandolo al sangue. Friggere in olio e burro le fette di pane; appoggiare su ogni fetta un tournedos, coprirlo con la fetta di foie gras e guarnirlo con le fettine di tartufo passate precedentemente al burro. Versare il Madera nel fondo di cottura della carne, far restringere e cospargervi i tournedos al momento di servire
Parrozzo Il dolce più amato da Gabriele D’Annunzio, al quale il vate dedicò un madrigale, La canzone del Parrozzo, "chiù doce de qualunque cosa doce". Ingredienti (per 4 persone): 150 gr di cioccolato 125 gr di zucchero 80 gr di burro 60 gr di mandorle dolci 10 gr di mandorle amare 110 gr di semolino 5 uova Preparazione: Pelare le mandorle dopo averle passate in acqua bollente: pestarle in un mortaio con due cucchiai di zucchero. Sciogliere il burro. In una terrina montare i cinque tuorli d’uovo col rimanente zucchero; unire le mandorle, il semolino e il burro sciolto. Unire anche le chiare montate a neve. Porre l’impasto in una tortiera imburrata e cuocere nel forno a 220°C per 45 minuti circa. Preparare una glassa di cioccolato e con questa ricoprire il dolce raffreddato.
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dulcis in fundo
di Iginio Massari
La teoria dell’insalata
Nel campo dell’alimentazione, quando si parla di “tradizione” occorre fare riferimento a due parole: tramandare e tradire. Se la tradizione dovesse identificarsi nel solo “tramandare”, ogni cosa rimandeNo, non quella verde, croccante e genuina. Ma quel misto di eccessi rebbe a qualcosa di noto ma vecchio, sorpassato. Se e confusione, tradizione e “tradimento” che caratterizza le scelte invece consideriamo anche la parola tradire, entriagastronomiche contemporanee. O almeno così la vede il Maestro mo nel campo dell’ignoto. È qui che entra in scena quella che io chiamo insalata! Un’enorme insalata della pasticceria italiana che, riflettendo sul rapporto tra storia mista che cammina a pari passo con le trasformae innovazione in cucina, ci mostra una strada per uscire dal caos zioni dell’umanità. Un’insalata che ha dato vita a percezioni distorte del cibo, tipiche di disturbi quali anoressia, bulimia e oggi anche ortoressia (dal greco orthos, giusto), ovvero il desiderio di mangiare il più possibile in modo salutare. Il che costituirebbe un ottimo proposito, se non diventasse un pensiero talmente dominante da condizionare l’esistenza di chi la pratica. Non che il suo opposto sia molto meglio: parlo dell’ossessione da junk-food, cibo spazzatura che gonfia senza nutrire. Il tutto mentre in società dilaga la moda del gastro-chic. Un’insalata, insomma. Un’enorme insalata mista. E il prezzo di tutto questo lo pagano il nostro corpo e la nostra mente. Dunque, per evitare di cadere nel caos, sarebbe meglio affidarci agli usi della tradizione? No, prima di tutto perché non avremmo né il tempo né lo stomaco adatti a sopportare i luculliani pasti dei nostri antenati, quando i convivi assumevano dimensioni mastodontiche. Per la verità oggi avremmo difficoltà di digestione persino se gustassimo quei piatti consigliati dall’Artusi per stomachi deboli in appendice al suo libro Scienza in cucina – L’arte di mangiar bene! Prendiamo ad esempio i dolci, argomento a me caro. Nell’ultimo secolo siamo passati dagli eccessi della prima metà del ’900, quanto le paste della domenica, la Saint Honoré del compleanno, panettoni e colombe erano una vera orgia di zuccheri (che però aveva il gusto dell’eccezionalità), alla rivoluzione degli anni ’70, quando di dolciumi non si è più voluto sentir parlare! Oggi, mentre il Meridione tiene alta la bandiera della tradizione, con la sua pasticceria barocca, e al Nord si preferiscono i dolci “meno dolci” a base di mousse, la domanda è: non sarebbe forse il caso di dare al termine “pasticceria” una nuova veste? Di prendere quindi una nuova strada che non veda più tradizione e innovazione come due entità separate ma, al contrario, complementari l’una dell’altra? Qualcosa come tradizione nell’innovazione o innovazione nella tradizione? Per la pasticceria, dicevamo, ma anche per fare chiarezza in quell’insalata mista della quale siamo in balia. Anche in ambito pasticcero, le tendenze gastro-chic danno luogo a mode Ci vuole solo un po’ di coraggio. discutibili, in bilico tra una tradizione “Molte cose butteremmo via voche sa di vecchio e una voglia di novità lentieri, se non avessimo paura senza solide radici. Il risultato? Un pasticcio, o meglio, una grande insalata. che gli altri ce le raccogliessero”, La domanda che si pone Massari è diceva Oscar Wilde. E qui non si dunque una: non sarebbe forse il caso tratta nemmeno di buttare, ma di dare al termine “pasticceria” una nuova veste? solo di rinnovare.
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PROSCIUTTO DI PARMA, DI TANARA GIANCARLO. STAGIONATURA CLASSICA PER UN MINIMO DI 18 MESI
Tanara Giancarlo Spa Via Fanti d’Italia, 73 - Langhirano (Pr) - www.tanaragiancarlo.com
Bardolino - Lago di Garda
A BARDOLINO L’ESTATE ARRIVA CON LA PENTADIETA di EVELINA FLACHI L’Hotel Cæsius Thermae & Spa Resort di Bardolino inizia la bella stagione con una grande novità: gli ospiti dell’Hotel potranno contare, a richiesta, sulla consulenza nutrizionale personalizzata, messa a punto da Evelina Flachi e dallo staff del Centro termale diretto dai medici Gino Faggionato, direttore sanitario e da Silvano Pomari, responsabile del Centro ayurvedico Cæsius. Bardolino é una delle perle della costa veronese del Lago di Garda: l’arredo e il decoro urbano, il clima mediterraneo, il paesaggio suggestivo, l’offerta enogastronomica, fanno di questa località una destinazione da prendere in seria considerazione per un soggiorno orientato al benessere. Hotel Cæsius Thermae é un Resort quattro stelle superior, con plus che lo rendono meta di ospiti provenienti soprattutto dall’Italia e dal nord Europa. Al suo interno sgorga la sorgente termale che alimenta la spa e la fonte che si trova all’interno del Centro benessere. L’acqua termale e il metodo Flachi rappresentano i punti di forza del metodo detossinante/snellente in esclusiva per il Cæsius. 37011 Bardolino (VR) Via Peschiera, 3 Tel. 045 7219 100 Fax 045 7219 700 Cæsius@europlan.it
La Penta dieta punta sul 5! Cinque pasti, di cui 3 principali e due spuntini scandiscono la giornata. Cinque nutrienti sono alla base del cibo: proteine, zuccheri, grassi, vitamine/ minerali, fibre. Tutti e cinque vanno inseriti nei tre pasti principali e uno solo nei due spuntini. Le 5 P (Primi, Pane, Polenta, Pizza, Patate...) non sono da accumulare ma da scegliere in piccola porzione e quindi da non assumere insieme durante il pasto. La Penta-dieta è detossinante alcalinizzante, la durata del trattamento può essere di 3-5-7 giorni e prevede l’assunzione di almeno 8-10 bicchieri d’acqua oligominerale Cæsius al giorno (anche sotto forma di bevande a base di tarassaco, o Thosiphon, carciofo, ecc.) e un’alimentazione semplice e leggera, impostata su corrette combinazioni alimentari per alcalinizzare l’organismo e favorire la disintossicazione ed il successivo dimagrimento fisiologico. Una buona notizia: il programma detossinante può essere personalizzato anche per ospiti vegetariani, vegani e celiaci. La dieta, il direttore Giacomo Sarnataro ci tiene a sottolinearlo, non è privativa, anzi, Alessandro Salandini, lo chef dell’Hotel Cæsius, realizza i piatti del metodo Flachi, belli e gustosi come quelli ai quali i grand gourmet non possono rinunciare: ebbene da adesso in poi non solo potranno assaggiare le eccellenze della cucina italiana, ma non dovranno più piangere le famose lacrime di coccodrillo post prandium!
CHI È EVELINA FLACHI?
Medico, specialista in scienza dell’alimentazione – nutrizionista, è membro di numerose società scientifiche; sin dal 1982, ha partecipato a varie trasmissioni RAI , come consulente scientifico, la più famosa è sicuramente “La prova del cuoco”. Ha pubblicato molti libri e come giornalista svolge un’intensa attività scientifico-divulgativa. IL METODO FLACHI consiste in una Pentadieta, che vuole perseguire tre obiettivi: detossinare, drenare/ tonificare i tessuti, stimolare la perdita di peso. Si basa sull’azione funzionale dei cibi per riequilibrare l’organismo che nel tempo cambia le proprie necessità energetiche, biologiche, e psicofisiche. Il metodo abbina al nuovo concetto di Penta-Dieta i benefici dell’acqua termale Cæsius e dei trattamenti termali oltre che quelli ad azione modellante e anticellulite.
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100 Gli orafi di Valenza
Un'arte antica che ha fatto di un piccolo paese il centro mondiale della gioielleria
102 L'Italia in mostra: Matera Scultori lucani a raccolta nella città dei Sassi, sempre più capitale della cultura
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• Compagne di strada • Libri letti per voi • Shopping
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Bormio e Merano: una tradizione, quella termale, che affonda le radici nella storia giugno 2014
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L’arte orafa di Valenza di Silvana Delfuoco
Nasce con le floreali fantasie Liberty il mito della capitale della gioielleria. Una tradizione le cui origini, per quanto recenti, restano ancora un mistero, con un ruolo di primo piano giocato senza dubbio dalla sensibilità e della maestria degli artigiani di questa bella cittadina piemontese, ancora oggi punto di riferimento internazionale per gli amanti del bello 100
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Tenetevela cara, la vecchia spilla in filigrana della nonna, anche se non ha il valore commerciale di una parure in pietre preziose di una grande firma, magari parigina. Si tratta sicuramente di un gioiello Liberty del primo novecento, lo “stile floreale” figlio dell’Europa appena uscita dalla tragedia della Grande Guerra, che sognava una nuova bellezza capace di trasfigurare il mondo. Pronti a cogliere lo spirito dei tempi e a comprenderne tutte le potenzialità, anche commerciali, alcuni artigiani di Valenza ebbero per primi la lungimiranza di affinare capacità e gusto, comprendendo la necessità della specializzazione del loro lavoro. Fu uno di loro, Vincenzo Melchiorre, che sul finire del XIX secolo – già in odore di Belle Èpoque – decise di andare a studiare le tecniche di lavorazione dei grandi gioiellieri prima a Torino e a Parigi, poi anche a Firenze e a Roma, le due capitali del nuovo Regno, per trasferirle quindi nel suo laboratorio. Nacque così, grazie alla sensibilità di pochi pionieri,
Non c'è oro... senza spine
la fama di Valenza “città orafa”. Un piccolo centro di provincia – ancora oggi conta non più di 21 mila abitanti – divenuto nel giro di pochi anni l’indiscussa capitale internazionale della gioielleria.
Dove l'eleganza è di casa Oggi è davvero difficile, passeggiando per le strade cittadine dove le botteghe orafe si susseguono quasi senza soluzione di continuità, immaginare l’oreficeria “povera” artigiana dell’Italia prima dell’Unità, che quasi non faceva uso di pietre preziose né aveva l’occasione di creare “pezzi unici” per le dame del bel mondo, che cercavano altrove i loro modelli esclusivi. Resta quindi un piccolo mistero il perché della nascita di questa singolare avventura proprio qui, in un piccolo centro agricolo nel profondo nord-ovest del Piemonte, dove fino a metà del XVIII secolo nessuno aveva esercitato il mestiere dell’orafo. Bisogna infatti arrivare al 1825 per trovare, scorrendo gli elenchi depositati negli
Ma quanto è difficile, oggi, portare avanti il mestiere orafo? «I problemi ci sono, e sono oggettivi – ci spiega Barbara Ferrando della Oro e Oro, azienda valenziana dalle solide tradizioni – Come sempre, nei periodi di crisi, a essere colpito è soprattutto il genere voluttuario. Altro grande problema è l’internazionalizzazione, tanto che alcune aziende sono state costrette a esportare gli stessi processi produttivi, creando una propria sede nei mercati emergenti. In realtà, nonostante la presenza in città di una ormai storica Associazione orafi, qui manca una vera coesione fra le diverse aziende. Pochissimi anche i brand: non più di tre su circa 3600 laboratori orafi. Numeri che parlano da sé… ».
Uffici dei Marchi del Piemonte e dei territori annessi al Regno di Sardegna, il punzone di identificazione di “Francesco Caramora orefice”. Il primo a Valenza. Da allora di acqua – pardon, di oro – ne è passata sotto i ponti (e persino negli scarichi, visto che se ne trovano residui anche nelle fognature!) tanto che in poco più di un secolo “l’arte della oreficeria” è diventata il simbolo stesso della città. Da allora la storia degli artigiani orafi di Valenza è proseguita con impegno e dedizione, come dimostra anche la creazione di una Scuola Orafi, intitolata ovviamente al pioniere Vincenzo Melchiorre, per garantire una solida preparazione tecnica e culturale agli artigiani di domani. E anche la quotidiana frequentazione del “bello” ha dato i suoi frutti. Valenza si rivela infatti una città dove l’arte è di casa, come dimostrano le numerose attività espositive, aperte a un pubblico non solo di addetti ai lavori. Ultima in ordine di tempo la recente mostra Tesori d’arte a Valenza, che ha inaugurato la nuova sede del Museo del Gioiello. Un’autentica scoperta di capolavori della grande arte europea dell’Otto e del Novecento raramente visibili al pubblico, perché custoditi, con sabauda discrezione, nelle case dei numerosi collezionisti. Valenziani. Per saperne di più: www.museodelgioiellovalenza.it
A Valenza arriva ogni anno, per essere lavorato, circa l’80% delle pietre preziose importate in Italia. La città conta oltre 1500 imprese manifatturiere, di commercializzazione e di servizi nel settore orafo, per una produzione rivolta all’export, principalmente verso Stati Uniti, Giappone, Germania e Svizzera, per oltre il 65% giugno 2014
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Matera,
cultura tra i Sassi di Isa Grassano
È una vera "città del futuro", la località lucana Patrimonio dell'Umanità Unesco. E lo è per la sua natura di ponte sul Mediterraneo e per la sua arte antica che si rinnova grazie a una spiccata vocazione al contemporaneo, dando vita a suggestivi percorsi multimediali. Accogliente e vivace, è oggi più che mai attraversata da interessanti fermenti artistici, anche in vista di un importante riconoscimento internazionale proprio dietro l'angolo...
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Il conto alla rovescia è iniziato. Dopo essere entrata nella short list delle sei città finaliste per il titolo di Capitale Europea della Cultura 2019, Matera sta lavorando a pieno ritmo per centrare questo obiettivo. La città dei Sassi si contenderà il riconoscimento con Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Lecce, chiudendo così per sempre quel capitolo del lontano 1952 quando proprio Matera fu definita “vergogna nazionale” da Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi ne ordinò lo svuotamento. Oggi la località lucana si propone come “città del futuro” con la sua storia Patrimonio Unesco, la sua arte, le grandi mostre all’interno di chiese rupestri e i rioni pietrosi, silenziosi di giorno e animati fino a tarda sera.
Storie di tufo È una cittadina da girare nella massima tranquillità Matera, forte anche della prima posizione in classifica per la sicurezza (stando all’indagine di Hrs, portale specializzato in turismo e viaggi d’affari). Basta avventurarsi alla scoperta dei suoi luoghi quasi mistici, avvolti nella straordinaria luminosità del bianco del tufo e capaci di aprire il ventaglio del proprio passato, per essere avvolti da una sensazione di benessere. Tra le novità da non perdere c’è Casa Noha, recuperata dal Fai e aperta di recente. Si trova all’interno dell’omonimo palazzo nobiliare che domina il Sasso Caveoso, vicino alla Cattedrale. Visitandola si può vivere un percorso multimediale che conduce tra i vicoli e le scalinate, in una passeggiata urbana suddivisa in cinque itinerari, associati ad altrettanti elementi: l’acqua, la pietra, la luce, il tempo e lo spirito. Un po’ in periferia – ma merita la deviazione – è invece la Cripta del Peccato Originale (scoperta nel 1963 dopo essere rimasta nascosta per 1300 anni), la cosiddetta “Cappella Sistina delle Chiese Rupestri” che affaccia sulla Gravina (visite solo su prenotazione). La chiamano anche “della Genesi”, per lo straordinario ciclo pittorico con la scena della creazione di Adamo e di Eva. Anche se, cosa curiosa, spicca un fico come frutto della tenta-
A tavola con la Bruna Il 2 luglio, Matera dedica alla sua patrona, la Madonna della Bruna, una festa tra le più particolari della Basilicata. A dare inizio alle danze è la processione “dei pastori”, all’alba, ma tutto ruota intorno al gigantesco carro processionale realizzato in cartapesta (quest’anno il tema è la Carità), mostrato alla città il 29 giugno, festa degli Apostoli Pietro e Paolo, e distrutto in pochi minuti la sera del 2 luglio: durante la cerimonia, i presenti cercano di afferrare un frammento del carro benedetto, per conservarlo come segno di protezione. La festa è anche un’occasione per assaggiare i prodotti tipici della cittadina, a iniziare dal pane Igp, dalla tipica forma “a cornetto”, rigorosamente di grano duro e cotto nei molti forni a legna ancora esistenti. Anche la pasta ha un ruolo importante: perciatelli, maccheroni a ferretti, cavatelli (incavati con due dita, ottimi con la mollica di pane fritta), fino ai u cazini (o calzoncini), a forma di mezzaluna, una pasta ripiena con ricotta, zucchero, cannella, noce moscata.
In foto: i Sassi di Matera che costituiscono il caratteristico centro storico della città lucana, Patrimonio Unesco dal 1993
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Per saperne di più:
www.matera-basilicata2019.it www.zetema.org www.pasolini.net www.sassiemurgia.com www.festadellabruna.it
Scelti per voi dove mangiare La Cantina Della Bruna Fin dal medioevo, la struttura è stata cantina per il deposito delle botti. Il nome si rifà alla Madonna della Bruna e anche le luminarie che arricchiscono l’ambiente ricordano la festa del 2 luglio. Prezzo medio: 25 euro Via Spartivento, 20 Tel. 0835.335010
Epifania (1995), Rocco Molinari, ferro e terracotta
“Matera capitale della Cultura è Matera capitale d’Italia, d’Europa, del Mediterraneo, di una serie di territori e culture di cui è il cuore, di cui nei secoli ha riportato le contaminazioni” (Paolo Verri, direttore di Matera 2019) zione, al posto della tradizionale mela. Da visitare infine il Museo fotografico “Cinema nei Sassi” (Via Vetera, 34) dedicato a Pier Paolo Pasolini. Si possono ammirare in particolare una cinquantina di scatti, tra i più belli rubati da Domenico Notarangelo, giornalista appassionato di cinema, durante alcune pause in fase di lavorazione della produzione del film Il Vangelo secondo Matteo. Da vedere anche le proiezioni di backstage realizzate durante la lavorazione di numerose pellicole. 104
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Scultura in Basilicata Da sempre gli artisti lucani hanno mantenuto un profondo rapporto con l’arte contemporanea. Tra questi Dario Carmentano, Franco Di Pede, Donato Linzalata, Francesco Marino di Teana, Pierfrancesco Mastroberti, Rocco Molinari, Giulio Orioli, Antonio Paradiso, Nunzio Perrucci, Donato Rizzi, Salvatore Sebaste e Margherita Serra. Sono loro i protagonisti dell’esposizione che si dipana in un singolare percorso rupestre che ingloba due chiese scavate nella roccia nell’VIII e nel XI secolo, la Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci, e che sfrutta il contrasto tra vuoto e pieno, interno ed esterno, per valorizzare le opere esposte. 15 giugno – 18 ottobre Chiese della Madonna delle Virtù e di San Nicola dei Greci Circolo Culturale La Scaletta www.lascaletta.net
L’Abbondanza Lucana Gestito da Francesco Abbondanza e Isabella Cavuoti, propone una cucina tradizionale con un tocco d’estro. Da non perdere la degustazione di antipasti. Prezzo medio: 35 euro Via Bruno Buozzi, 11 Tel. 0835.334574
dove dormire Le Monacelle Nel rione Civita, il nucleo più antico dei Sassi, all’interno di quello che era un antico convento del 1500. Doppia da 86 euro Via Riscatto, 9/10 Tel. 0835.344097 www.lemonacelle.com Locanda di San Martino C’è la camera del francescano e quella della perpetua. La camera della conchiglia (tappezzata di fossili) e quella dei papaveri. Tutti ambienti ricavati dalle antiche case grotta. Doppia da 90 euro Via Fiorentini, 71 Tel. 0835.256600 www.locandadisanmartino.it
dove comprare Il Bottegaccio Nel cuore dei Sassi, propone il meglio dell’artigianato tipico tra cui le pupe, bambole in terracotta. Via Madonna dell’Idris, 10 Tel. 0835.311158 www.ilbottegaccio.it
bellezza&benessere
Gli imperi dei sensi di Maria Grazia Tornisiello
Nelle loro acque si sono immerse teste coronate, politici e artisti, tutti pronti a rigenerarsi nel verde delle pi첫 belle valli alpine. Ad affascinare, a Merano come a Bormio, oggi come ieri, non sono solo i trattamenti ma la secolare cultura del benessere che caratterizza i due centri termali
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“Distante da tutto il chiasso e indisturbata dal trambusto del mondo”. Queste le parole che l’imperatrice Elisabetta d’Austria, la principessa Sissi, usava per definire il suo stato d’animo durante i suoi lunghi periodi di soggiorno nella cittadina di Merano. Fu proprio nel 1870 che Sissi, insieme alla figlia Marie Valerie, trascorse otto mesi ospite nel castello di Trauttmansdorff sopra Merano. La piccola, infatti, aveva una salute molto cagionevole e trovò giovamento nelle cure termali e nel clima mite della zona. Un clima molto apprezzato anche da altri personaggi illustri come il musicista Richard Strauss, lo scrittore Franz Kafka e il poeta Rainer Maria Rilke, assidui frequentatori degli stabilimenti termali. Nel 1836, quando la contessa austriaca Mathilde von Schwarzenberg, insieme al suo medico personale Johann Nepomuk Huber, si recò a Merano in villeggiatura, scoprì gli effetti benefici delle sue acque, dell’aria, nonché del siero del suo latte e delle uve locali. Le riflessioni del dottor Huber furono in seguito pubblicate in un volume diffuso nei circoli nobiliari di Vienna, alimentando in tal modo un incremento del turismo termale in Val Passiria. Oggi le terme di Merano, circondate da oltre 50 mila mq di parco e con le sue 25 piscine interne ed esterne, rappresentano uno dei complessi termali di maggior riferimento in Europa. Oltre al Kurhaus, l’antico stabilimento termale in stile Liberty risalente al 1874, che oggi ospita concerti ed eventi, nel 2005 è stato inaugurato il nuovo centro termale che propone, tra gli altri, trattamenti con erbe di montagna altoatesine, bagni al siero di latte, corsi di ginnastica, nordic walking e attività outdoor.
Come antichi romani Spostandoci dall’Alto Adige alla Lombardia, quasi ai confini con la Svizzera, ci si immerge nella bellez-
In apertura, i Bagni Vecchi di Bormio. Qui, la statua di Sissi e un'immagine notturna delle terme di Merano
I dati relativi al turismo termale parlano chiaro. Il trend è positivo, con un incremento di visite da parte degli stranieri che compensa un leggero calo di presenze italiane
Gestione ros(e)a Nota fin dai tempi di Sissi come città di cura, Merano, con l’apertura delle sue terme ha spiccato un salto di qualità, caratterizzandosi come una stazione termale capace di offrire servizi di prim’ordine e di affascinare con una struttura sita nel cuore della città e contornata da un parco di oltre 5 ettari. «Oggi Merano è una meta privilegiata per chi cerca il benessere. Anche grazie a questo, gli ospiti internazionali sono in costante aumento, in particolare da Germania e Svizzera» spiega l’attuale direttrice delle Terme Merano, Adelheid Stifter. Un trend positivo che interessa anche le terme di Bormio, dove, come conferma la direttrice Cristina Confortola, i soggiorni di lunga durata degli stranieri, attratti anche dalla suggestione storica dei Bagni Vecchi di origine romana (che hanno contato 35 mila presenze lo scorso inverno), «sono in leggero aumento e compensano la piccola flessione degli italiani». giugno 2014
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Scelti per voi dove mangiare Ristorante Kallmünz Ricavato nella rimessa delle carrozze e nella stalla di un castello del '500. Prezzo medio: 50 euro Piazza della Rena, 12 – Merano (Bz) Tel. 0473.239802 Ristorante Sissi Andrea Fenoglio Raffinato ristorante che, grazie allo chef Andrea Fenoglio, ha conquistato la stella Michelin. Prezzo medio: da 50 euro Via Galilei, 44 – Merano (Bz) Tel. 0473.231062 www.sissi.andreafenoglio.com Osteria de I Magri La famiglia Castellazzi accoglie gli ospiti in quest’antico rustico del '600. Prezzo medio: da 30 euro Vicolo Galileo Galilei, 1 – Bormio (So) Tel. 0342.910456 www.osteriadeimagri.com Ristorante Vecchia Combo Pochi tavoli e tanta gentilezza. Ottimi piatti tipici come pizzoccheri e sciatt. Prezzo medio: da 25 euro Piazza Crocefisso, 4 – Bormio (So) Tel. 0342.901568
dove dormire Hotel Ansitz Plantitscherhof Hotel storico gestito dalla famiglia Gufler. Doppia da 150 euro a testa Via Dante, 56 – Merano (Bz) Tel. 0473.230577 Hotel zum Mohren Atmosfera accogliente in una locanda del XVI secolo. Doppia da 63 euro a testa Tesimo-Prissiano (Bz) Tel. 0473.920923 www.mohren.it Hotel Bagni di Bormio Spa resort Il Grand Hotel Bagni Nuovi e l’Hotel Bagni Vecchi hanno l’accesso al centro termale direttamente dalle camere. Doppia da 214 euro Via Bagni Nuovi, 7 - Valdidentro (So) Tel. 0342. 910131 www.bagnidibormio.it
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Il parco termale di Merano immerso in 5 ettari di verde sul quale si affacciano le vetrate delle piscine coperte
za del paesaggio dell’Alta Valtellina. Qui sorge l’antico centro termale di Bormio con le sue acque note sin dall’antichità per le loro virtù curative, e classificate come “acque termali solfato-alcaline-terrose minerali”, indicate per la cura dell’apparato respiratorio, le malattie reumatiche, uricemiche e della pelle. A seconda della loro epoca, i Bagni Vecchi sono suddivisi in tre aree: medievali, romani e imperiali. I primi ospitano una bio sauna con una volta medievale risalente al 1200, al cui interno la temperatura raggiunge i 35 gradi e lungo le pareti si trovano ceste ricolme di lavanda dalle proprietà anti-nevralgiche. La sauna Teodolinda, aromatizzata con arance, mele, chiodi di garofano, si apre sull’incantevole paesaggio della valle sottostante. I bagni romani, invece, costruiti con pietre dell’epoca, formano piscine di acque sorgive ricche di preziosi sali mi-
nerali e solfobatteri. Infine, i bagni imperiali offrono vasche cromatiche, musicali e con getti massaggianti in cui rilassarsi e riposarsi. A breve distanza dai Bagni Vecchi, troviamo quelli Nuovi. Raggiungibili a piedi oppure con un comodo servizio navetta, i bagni hanno vasche con nomi che evocano la mitologia: dalle cascate dell’Olimpo alla gelida vasca di Giunone, dal riposo di Marte all’antro della Sibilla, fino ai bagni di Ercole e ai giardini di Venere. Relax dunque, non solo per il corpo, ma anche per la mente e lo spirito che possono godere appieno dello splendore della natura circostante, dei profumi e del silenzio della valle.
Per saperne di più:
www.termemerano.it www.meranerland.com www.bormioterme.it www.bormio.it
Tutti in carrozza… anche l’Arciduchessa! Accanto ai Bagni Vecchi di Bormio, si trovano i Bagni dell’Arciduchessa che, fino al 1859 erano riservati a persone di alto lignaggio. Riaperti al pubblico 9 anni fa dopo un lungo periodo di ristrutturazione, furono realizzati nel 1825, dopo l’apertura della Strada dello Stelvio. Era lì che l’Arciduchessa d’Austria, insieme alla sua corte imperiale, amava trascorrere le vacanze estive. E chissà che tra i suoi svaghi non ci fosse anche quello di raggiungere i 2253 del Bernina partendo da Tirano, certo senza godere della comodità del Bernina Express, la più alta linea ferroviaria delle Alpi, inaugurata il 1° luglio del 1908. Il trenino, Patrimonio Unesco da 6 anni, è tutt’ora attivo con partenza da Tirano, a 30 km da Bormio.
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di Francesco Condoluci
Freemont, tu vuò fà l’americana Il “sogno americano”, si sa, è un vezzo assai caro a noi italiani. E se il grande Alberto Sordi, 60 anni fa, riuscì a mitizzarlo sul grande schermo con il suo iconico Nando Mericoni (quello di “Maccarone, m’hai provocato e io me te magno…”), in tempi più recenti Fiat – anzi scusate, Fiat Chrysler Automobiles, come da nuova ragione sociale – ha saputo dargli corpo e forma con la Freemont, il possente crossover Suv lanciato sul mercato nel 2011 quale primo frutto del sodalizio tra l’ex casa torinese e il gruppo automobilistico a stelle e strisce. Una vettura nata dalla rivisitazione della vecchia (e americanissima) Dodge Journey e destinata a fare breccia nel cuore di tutti quelli che hanno il mito degli States e dei suoi status symbol. I presupposti ci sono tutti: misure extra (489 cm di lunghezza!), linea squadrata, frontale imponente e pochi fronzoli. Un “macchinone” che già dall’aspetto evoca quella potenza, quella comodità
Misure extra, linea squadrata, frontale imponente e cambio automatico. Per chi cerca il comfort assoluto alla guida e sogna l’America senza rinunciare alla qualità italiana, la prima auto nata dal sodalizio tra Fiat e Chrysler sembra davvero una scelta obbligata
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e quel volume tanto cari agli yankees. Se vi accomodate alla guida della sua versione top di gamma – la Black Code con motore 2.0 Multijet 16v, 170 cavalli e 4x4 – appena sistemati sulle accoglienti poltrone in pelle e messa la leva del cambio (ovviamente) automatico in posizione di marcia, vi basterà chiudere gli occhi un secondo per immaginare di trovarvi su una free way del Sud della California invece che sulla solita tangenziale imbottigliata all’uscita dal lavoro. Noi, questa autovettura dalle forme giunoniche l’abbiamo provata su un itinerario a lunga percorrenza che ci ha portati da Milano fino in Basilicata. Un viaggio (del gusto) nel corso del quale abbiamo avuto la fortuna di sperimentare tutto lo straordinario comfort di cui è capace. Qualche dettaglio? Bagagliaio maxi (i posti a bordo sono 7, quelli in ultima fila a scomparsa), guidabilità eccellente, un abitacolo nel quale si galleggia nello spazio e ci si può divertire con il maxi display touchscreen sistemato su una plancia ben curata e con tutti i comandi a portata di mano. Per i passeggeri che siedono dietro, c’è persino la possibilità di rilassarsi con il “pack video”: uno schermo da 9” collocato sul tettuccio che si abbassa per consentire anche in viaggio la visione di film e video. Cosa chiedere di più? Sì, certo, la tenuta di strada. Bè, anche quella non tradisce le aspettative. L’ammiraglia di FCA, pur non essendo certo una sportiva, se la cava benone anche in curva, senza accusare defaillance e soprattutto senza eccedere nei consumi. Alla stabilità, poi, ci pensa la trazione integrale che si aziona al bisogno senza che il guidatore si accorga di nulla. Per la serie: più comodo di così si muore. Per chi insomma cerca il comfort assoluto alla guida e sogna l’America ma non vuole rinunciare ai maccheroni di casa nostra, la scelta sembra davvero obbligata. Fiat Freemont 2.0 Multijet 170cv AWD Black Code (diesel): prezzo 36.850 euro
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Massimo Acanfora, giornalista milanese, esperto di consumo critico ed economia solidale, firma insieme a Ilaria Sesana la guida più bio, equa e solidale ed etica alla città apparentemente meno green che ci sia in Italia!
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Com’è la Milano bio? È la parte più “viva” della città, quella che fa crescere attività economiche e sociali che privilegiano ambiente e diritti delle persone. Una giornata meneghina tipo: cosa si fa e dove si va per vivere bio? La colazione è equosolidale con i prodotti delle Botteghe. Il sabato si fa la spesa all’Isola nel mercatino di Aiab e per andare a lavoro si percorrono le mappe ciclabili con sosta alle fontanelle d’acqua del sindaco. La sera si beve birra artigianale al Lambrate e si va con il BiciBus al circolo Arci Magnolia.
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Quali sono le regioni che hai percorso e con che mezzi? L’itinerario da fare a piedi, in bici o a cavallo, percorre sentieri, carrarecce, sterrate e strade secondarie di Marche, Umbria, Lazio e Toscana.
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Terre di mezzo 168 pg 18 euro
«All’orizzonte di quell’oceano, ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per ripararsi durante un tifone, o per riposare e amare. Quell’orizzonte aperto sarebbe stato sempre lì, un invito ad andare». È una delle più celebri frasi di Hugo Pratt, e racchiude un mondo. Lo stesso dal quale è partita l’autrice di questo volume per arrivare a raccontarci 80 isole, 80 viaggi, 80 sogni. Giornalista, fotografa e viaggiatrice, Lucrezia Argentiero dedica questo libro/guida a chi sta programmando la prossima vacanza, ai tanti che stanno cercando ancora il proprio rifugio, il proprio angolo di pace in mezzo al mare, ma anche a chi non desideri altro che sognare, seguendo le stelle e immaginando nuove sponde. Sì, perché il volume rappresenta certamente un prezioso vademecum pratico, ricco di informazioni, curiosità e idee in più da non perdere, ma è anche molto altro. Una "mappa dei sogni" per orientarsi nelle acque della propria vita e trovare un'isola dove riposare. Ripararsi da un tifone. Amare. La guida è disponibile in libreria, edicola e in formato digitale. Iter Edizioni 144 pg 11,90 euro
shopping shopping
di Irene Tempestini
Allegria formato shopper È perfetta per il giorno e fino all’ora del cocktail la maxi bag Basile della linea Anaconda. In pelle scamosciata con effetto pitone, è arricchita da una zip laterale in grado di renderla ancora più capiente. La targhetta con la griffe in acciaio le regala quel tocco in più. Disponibile nei colori sabbia o bluette, a manico unico o due manici. Prezzo: 79 euro
A tutto viaggio È indispensabile per viaggiare comodi e alla moda il giubbino pensato da Kocca con cappuccio impermeabile Cylber, disponibile nei colori bianco, corallo, cammello e blu notte. Si distingue per l’elegante cintura in vita. Prezzo: 99,90 euro
Il bracciale passepartout
Tendenze da spiaggia Look impeccabile anche in spiaggia con il bikini e il boxer pensati da Parah. Il primo si compone di reggiseno a fascia e slip con fiocchi in microfibra ed è disponibile in diversi colori (bianco, nero, giallo e fuxia). Impeccabili anche i boxer pensati per lui: confortevoli – non a caso fanno parte della linea comfort – sono impreziositi da una vivace stampa floreale. È possibile acquistarli nelle nuance bruciato, oliva e avorio. Prezzo bikini: 190 euro; boxer: 108 euro
Elegante e semplice il bracciale realizzato da Gucci. Un leggero filo d’argento custodisce un romantico ciondolo a forma di cuore. Particolare la chiusura a moschettone che conferisce al prodotto un’aria trendy. Prezzo: 125 euro
Un po’ trolley un po’ zaino Pratico e comodo il trolley da viaggio della linea Life firmato Roncato. Disponibile in più varianti – nero, ecru, blue jeans e testa di moro – è possibile utilizzarlo in tre modi differenti: come zaino, come trolley e come porta pc. Realizzato interamente in nylon, è impreziosito da più comparti frontali. Prezzo: 85 euro
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piaceri
La Sicilia che va di moda di Olga Carlini
Mare, storia, gastronomia, cultura, divertimento. Cosa potrebbe rendere ancora migliore una vacanza nell’isola del sole? La possibilità di rilassarsi facendo shopping di qualità a prezzi ottimi in un ambiente accogliente dove ampio spazio viene riservato anche all’arte, alla sperimentazione e all’intrattenimento. Tra Palermo e Catania, l’indirizzo da segnare per accontentare i desideri di tutta la famiglia è quello del Sicilia Outlet Village 114
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Foto di Valerio D'Urso
In questa pagina sfilate ed eventi musicali organizzati negli spazi dell'outlet
Ogni sabato, domenica e festivi il Sicilia Outlet Village mette a disposizione bus da Palermo e Catania, senza prenotazione. Servizio disponibile da tutte le altre province della Sicilia, tutti i giorni su prenotazione. Il costo del biglietto A/R è 10 euro per gli adulti, 5 euro per i ragazzi da 5 a 12 anni compiuti. I bambini fino a 4 anni viaggiano gratis. Il servizio è prenotabile al numero 0935.1808900 (da lunedì a venerdì, ore 10/18 – sabato, domenica e festivi ore 10/12) e online sul sito www.siciliaoutletvillage.it. Orari di apertura: da lunedì a venerdì 10.00/20.00; sabato, domenica e festivi 10.00/21.00; 2 giugno 10.00/21.00; 15 agosto 10.00/21.00 Foto di Valerio D'Urso
Organizzare una vacanza che risponda alle esigenze di tutta la famiglia o di ogni singolo amico della compagnia con la quale abbiamo deciso di trascorrere le giornate più divertenti e rilassanti dell’anno, non è facile. E se la Sicilia da questo punto di vista è la meta ideale che mette d’accordo amanti della natura, della buona tavola, dell’arte e del divertimento, a completare questa già ricca offerta si aggiunge anche lo shopping, grazie all’unico vero outlet dell’isola, il Sicilia Outlet Village, considerato da agenzie e tour operator un esclusivo fiore all’occhiello del “travel pocket” regionale. Essere parte integrante di un patrimonio storico-artistico, armonizzandosi perfettamente nel puzzle del paesaggio, è infatti una delle caratteristiche che hanno reso speciale questo centro outlet, “shop&travel” che unisce cultura, storia, architettura, gastronomia e il fascino di un paesaggio unico. Situato nella valle del Dittaino, a soli 20 minuti da Enna, il Sicilia Outlet Village rappresenta un crocevia di moda, tendenza ed eleganza, a poca distanza da Palermo, Catania e Messina, nonché facilmente raggiungibile da Agrigento e Siracusa. Dopo una visita panoramica all’area archeologica di Morgantina, una sosta al museo di Aidone per ammirare la splendida statua della dea Afrodite e, infine, un tappa alla Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, conosciuta in tutto il mondo per i suoi mosaici policromi in perfetto stato di conservazione, è dunque un piacere concludere la giornata con lo “shopping d’autore” al Sicilia Outlet Village.
Tra moda ed eventi Sono oltre 100 i negozi sparsi tra i vicoli di un borgo siciliano rivisitato in chiave moderna dove trovare i più prestigiosi marchi italiani e internazionali con prezzi ridotti fino al 70% tutto l’anno. Disponibile anche un servizio di personal shopper su prenotazione: grazie giugno 2014
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piaceri
Shopping Experience in Sicilia
Qui e in apertura, gli spazi del borgo siciliano rivisitato in chiave moderna che ospitano l'outlet
dove&come Sicilia Outlet Village Autostrada A19 Palermo/Catania, uscita Dittaino Outlet Tel. 0935.950040 info@siciliaoutletvillage.it ww.siciliaoutletvillage.it Per saperne di più:
facebook.com/SiciliaOutletVillage twitter.com/SiciliaOutlet youtube.com/user/SiciliaOutletVillage
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ai suggerimenti di una consulente esperta di moda, creare un look personalizzato e muoversi tra firme prestigiose - Gucci, Versace, Armani, Tod's, Hogan, Abercrombie&Fitch, Ermenegildo Zegna, Trussardi, Iceberg, Bikkembergs, Lacoste, Ferrari Store, Calvin Klein, Borbonese, Pollini e Guess... – sarà ancora più piacevole! Come se non bastasse, a fare la differenza sono anche la cura dei dettagli architettonici, l’accoglienza di uno staff multilingue qualificato, le promozioni “ad hoc”, la possibilità di assaporare prelibatezze enogastronomiche tipicamente siciliane in otto corner ristoro, e la programmazione di eventi durante tutto l’anno. All’interno del Sicilia Outlet Village trova infatti ampio spazio un’interessante commistione tra l’offerta commerciale di alto livello con l’intrattenimento, l’arte, la musica, la sperimentazione, come nel caso delle mostre, delle sfilate o dei laboratori creativi che coinvolgono giovani talenti siciliani.
Nestled in the heart of Sicily Island, Sicilia Outlet Village is part of the most exclusive holiday package offered by agencies and tour operators. The regional «shop & travel» tourist circuit is a winning blend made of culture, history, architecture, gastronomy, shopping and the charm of a unique landscape. Located in the Dittaino valley along the A19 Palermo-Catania highway, Dittaino-Outlet exit, at only 20 minutes from Enna, Sicilia Outlet Village is the only real outlet in Sicily. A unique combination of fashion, quality and elegance at a short distance from Palermo, Catania and Messina, easily reachable also from Agrigento and Siracusa. A «shop & travel» schedule that includes a panoramic visit to the archaeological site of Morgantina, a stop at Aidone’s museum to admire the beautiful statue of the goddess Aphrodite and at the Villa Romana del Casale (Piazza Armerina) - a Roman Villa known throughout the world for its colorful and in perfect condition mosaics – concluding with an afternoon of high quality shopping. Connections are very easy: thanks to the shuttle bus service, Sicilia Outlet Village is well connected to all the major tourist centers of the island. What makes it a special place is the attention to architectural details, its qualified multilingual staff, and a full program of events and «ad hoc» promotions throughout the year. Sicilia Outlet Village is home to over 100 shops with the most prestigious Italian and international brands. Here the atmosphere is very chic, reminiscent of a Sicilian village revisited in a modern fashion. Exclusivity and good bargains are key words: every day top designers brands offer the finest items for anyone who loves good taste and refinement. With a variety of food service options, ATMs, tax refund, tourist and information services, Sicilia Outlet Village is also equipped with leisure and relaxation areas suitable for children and families. Gucci, Versace, Armani, Tod's, Hogan, Abercrombie&Fitch, Ermenegildo Zegna, Trussardi, Iceberg, Bikkembergs, Lacoste, Ferrari Store, Calvin Klein, Borbonese, Pollini and Guess, are some of the top brands offering prices reduced by up to 70% all year round. And for those who are willing to make their trip to Sicily even more unforgettable, personal shopper services are available upon request. Thanks to the suggestions of an expert fashion consultant, finding your own style and creating a trendy new look has never been easier or more fun. The doors of Sicilia Outlet Village are open: it will be hard to go home empty-handed.
Riscopri il piacere del gioco e l’energia del sorriso.
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Cukò cucina per te, ogni giorno! Cuoce, mescola, trita, frulla, bolle, soffrigge, cuoce a vapore, emulsiona, amalgama e impasta le torte, la nuova proposta Imetec per tutti gli appassionati di cucina e buon gusto. Un alleato unico e indispensabile per risparmiare tempo e ottenere risultati sempre eccellenti!
La cucina è parte integrante della cultura e della storia italiane. Un patrimonio unico alimentato dalla ricchezza delle identità regionali e che riflette la varietà degli influssi culturali e le condizioni geografiche di ogni zona. Da oggi in cucina c’è un nuovo amico, un valido sostegno per chiunque voglia realizzare senza troppa fatica i piatti della nostra secolare tradizione o sperimentare nuove combinazioni di ingredienti e sapori. Si chiama Cukò ed è l’innovativa cooking machine di Imetec che cucina ottimi risotti, paste e vellutate, piatti da chef in modo facile e veloce. Cukò cucina in autonomia i primi piatti grazie ai 3 esclusivi programmi automatici: basta inserire gli ingredienti, al resto pensa lui e avvisa quando tutto è pronto. Cukò guida passo passo nella
preparazione di menu completi, dall’antipasto al dolce: basta scegliere la ricetta, impostare tempo, velocità e temperatura e seguire poche semplici indicazioni. In nostro aiuto anche un esclusivo ricettario, una guida facile e sicura che spiega nel dettaglio tutti i passaggi per la realizzazione delle singole ricette e svela piccoli segreti per ottenere sempre un ottimo risultato. Ma le sorprese non finiscono qui, perché il ricettario è in continuo aggiornamento sul sito, dove si possono trovare le ricette create dagli chef ma soprattutto quelle postate dai membri della Community delle Cukers, vera e propria famiglia di appassionate di cucina, nata per confrontarsi, scambiarsi consigli e trovare tante nuove idee. Tutte le Cukers potranno inoltre ricevere contenuti dedicati, inviti a eventi esclusivi, accedere a promozioni speciali e ottenere tantissime sorprese. Cukò è ideale anche per chi deve seguire una dieta senza glutine: sono infatti disponibili on line le ricette realizzate in esclusiva per Imetec dallo Chef Marco Scaglione, specializzato nel "senza glutine" dal 2001. Imetec Cukò cuko.imetec.com www.facebook.com/ImetecCuko twitter.com/imetec_cuko www.youtube.com/user/ImetecItalyOfficial
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In apertura, lo stand Esseoquattro alla fiera Marca 2014, qui Valeria e Silvia Ortolani ritirano a Cibus il premio di Salumi & Consumi con Rovagnati per la categoria “miglior iniziativa di partnership con il normal trade”
L’imballaggio intelligente... … che aiuta la salute e l’ambiente! Si chiama Ideabril ed è un brevetto Esseoquattro che aiuta il consumatore ad avere prodotti freschi più a lungo e intatti nelle loro proprietà organolettiche. Ecologico, più essere riutilizzato o facilmente riciclato
Esseoquattro Spa, già nel nome riecheggia la forza e l’unità di una famiglia. Letteralmente infatti significa Sorelle Ortolani Quattro, ovvero Silvia, Roberta, Mara e Valeria. Si tratta di un’azienda cartotecnica/sacchettificio veneta, produttrice di imballaggi a uso alimentare con oltre 37 anni di esperienza alle spalle. Esseoquattro ha intrapreso da tempo un percorso volto a modificare il pensiero dei consumatori riguardo all’imballaggio: da sempre guardato come mero involucro da eliminare per chi lo utilizza e un costo da ridurre per chi lo acquista, deve infatti essere oggi ritenuto importante tanto quanto il cibo che lo contiene. Affettati e formaggi di qualità richiedono un imballaggio all’altezza, proprio come Ideabrill, sistema brevetta-
to che tutela le caratteristiche organolettiche del prodotto durante e dopo l’acquisto, come dimostrano i test effettuati dall’Università di Camerino, prolungando la shelf life degli alimenti freschi. La linea salvafreschezza è perfetta per gli affettati, che si mantengono per 3-4 giorni come appena tagliati; lo scoprigusto con banda laterale è invece l'ideale per i formaggi che, grazie alla banda trasparente, vengono esibiti, ma allo stesso tempo conservati al sicuro; quello a banda centrale viene impiegato nel settore dei panificati, mentre l’imprigionagusto è l’alleato per la carne e il pesce, perché permette di trattenere all’interno del sacchetto liquidi e odori. Tutti i prodotti (eccetto l’imprigionagusto) permettono di offrire un servizio impareggiabile al proprio cliente che potrà riutilizzarli per conservare gli alimenti non consumati. Altro aspetto fondamentale è che si tratta di imballaggi eco-compatibili che permettono la raccolta differenziata. La portata innovativa di questo prodotto è inoltre la sua capacità di trasformarsi in un potente veicolo pubblicitario. Il packaging rappresenta un canale preferenziale per la diffusione del marchio, dei prodotti e delle promozioni di una determinata azienda. Ideabrill è l’ideale per ottenere questo obiettivo, perché dura nel tempo, può essere utilizzato più volte, e quindi può trasmettere meglio e con maggior forza il messaggio pubblicitario ai consumatori finali, e, grazie alla collaborazione con PromoinVideo, può anche arricchirsi di una comunicazione multimediale personalizzata. Nei packaging si trovano infatti dei VideoQr personalizzati ricchi di informazioni aggiuntive. Esseoquattro Fraz. Camazzole 1/A Carmignano di Brenta (Pd) Tel. 049.9430366 www.esseoquattro.it
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Colué, innovatori per tradizione Un terreno di grande qualità, tecniche di coltivazione e produzione frutto di anni di sperimentazione, un microclima unico al mondo e la competenza dovuta a una storia secolare. Sono queste le armi vincenti dell’azienda vinicola langarola votata alla qualità
È il 1824 quando a Diano d’Alba, nel cuore delle Langhe, la famiglia Oddero acquisisce i primi terreni di quella che poi sarebbe diventata l’azienda vinicola Colué, insieme alla cascina dove ancora oggi ha sede la cantina. La storia di questa realtà è da sempre legata ai vitigni delle colline langarole, avendo partecipato in prima linea, intorno alla metà del Novecento, ai netti cambiamenti che hanno contraddistinto lo sviluppo nei processi di coltura e di vinificazione nelle terre del Barolo e della Barbera. In quegli anni la cantina è infatti tra le prime a vinificare in proprio, lavorando le uve prodotte nei vigneti coltivati direttamente e, meno di un decennio dopo, a commercializzare il vino imbottigliato, accanto a quello sfuso, assecondando una vera rivoluzione per l’epoca. L’azienda vinicola Colué produce 80 mila bottiglie l’anno. A farla da padrone sono il Dolcetto di Diano che, nella sua particolare selezione Sorì della Sorba (a Diano d’Alba esiste fin dal 1986 una mappatura ufficiale dei migliori vigneti per il Dolcetto, chiamati appunto sorì, termine con il quale si intende un vigneto ben esposto al sole), è prodotto solo nelle migliori annate grazie a una rigida selezione delle vendemmie, e il Barolo, di cui la cantina è “produttore storico”. A questi, si affiancano la Barbera d’Alba e il Nebbiolo d’Alba. Si sa, “un grande vino nasce solo da un grande vigneto” ed è per questo che l’azienda vinicola Colué presta da sempre grande attenzione alla scelta dei migliori vigneti presenti sul territorio. I 9 ettari di terreno, composti prevalentemente da calcare, sabbia e argilla, godono tutti di un’ottima esposizione a sud e sud-est, ideale per soddisfare le esigenze di luce delle viti. La determinazione dell’azienda nel produrre i vini più pregiati del Piemonte, proviene dunque da un insieme di fattori: da una parte la qualità del terreno, le tecniche di coltivazione e un microclima unico al mondo; dall’altra, la conoscenza del passato abbinata alla sperimentazione, per migliorare costantemente il prodotto, sia in vigna sia in cantina, come autentici “innovatori per tradizione”. Cantina Colué Via San Sebastiano, 1 Diano D’Alba (Cn) Tel. 0173.468557 www.colue.it
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mas nasce nel 1949 e da allora progetta e costruisce macchine per la lavorazione di prodotti alimentari. L’azienda è proiettata nel futuro, sempre alla ricerca di nuovi materiali e nuove tecnologie, ma dedita ogni giorno al lavoro in officina per continuare a garantire la qualità che la contraddistingue. Percorre la strada dell’innovazione e della ricerca, con nuove soluzioni sempre in anticipo sulle tendenze del mercato e le esigenze dei clienti.
Le affettatrici a gravità VS25F e VS30F sono prodotti professionali marchiati CE, e grazie alle loro dimensioni ottimali sono perfette per essere usate in cucina e anche in piccoli o medi esercizi commerciali.
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Come fatto in casa Il sogno della famiglia Greco è quello di portare sulle tavole dei suoi clienti prodotti genuini, per far scoprire a tutti il gusto vero dei prodotti di qualità, lavorati come tradizione vuole... Il sapore del passato per le delizie del presente!
Il sapore deciso e inimitabile della produzione casareccia arriva oggi nelle case di chi proprio non può rinunciare alla genuinità e alla bontà degli alimenti fatti in casa. Merito della tenacia della famiglia Greco regista dell’azienda Sapori e delizie. La mission dell’impresa è quella di voler creare un prodotto alimentare che abbia la genuinità dei prodotti fatti in casa dalle nostre mamme e dalle nostre nonne, quegli alimenti deliziosi e freschi che conquistano il palato di tutti. In un’epoca in cui la qualità del cibo che ci viene offerta non è sempre delle migliori, l’azienda Sapori e delizie decide quindi di voler far mangiare prodotti genuini ai propri clienti. Le confetture e le marmellate sono preparate esclusivamente con frutta fresca senza aggiunta alcuna né di pectina né di agenti chimici per poter assaporare il gusto migliore di un rac-
In un’epoca in cui la qualità del cibo che ci viene offerto non è sempre delle migliori, Sapori e delizie garantisce ai propri clienti prodotti genuini e ricette che riportino col pensiero alla cucina delle mamme e delle nonne colto sano. Stesso intento messo in atto per la preparazione dei sughi pronti. L’azienda sceglie infatti pomodori strettamente italiani che vengono passati in modo del tutto genuino. Fiore all’occhiello è anche la bruschetteria, fatta con materia prime di alta qualità ed esclusivamente con olio extravergine di oliva. Ci si può così deliziare con preparati all’ortolana, patè ai funghi porcini, patè di pomodori secchi e il piccante punizione divina. Un mix di sapori, gusti e ingredienti magistralmente messi insieme dalle sapienti mani di questi artigiani del gusto e della tradizione che continuano a tramandare attraverso i loro ottimi prodotti, la nostra storia, il nostro passato. Sapori antichi dunque impreziositi dalla qualità garantita delle meterie prime e delle tecniche di produzione.
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