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VDG MAGAZINE VIAGGI DEL GUSTO | ANNO 2 | N.21 | MENSILE | Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. C/RM/19/2011 | Belgio Euro 9,30 | Canton Ticino Ch.Fr. 11,50 | Costa Azzurra Euro 11.90 | Stati Uniti
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NATALE IERI, OGGI E DOMANI VIAGGIO NELLA FESTA PASSATA E PRESENTE IN CERCA DI IDEE BUONE PER TEMPI DIFFICILI RICETTE Alla riscoperta della “cucina dei poveri” Menù con gli avanzi e cenoni on-line Nord, Centro e Sud: pranzi natalizi d’Italia Il buono a tavola: cucinare calabrese
VACANZE Proposte di fine anno per tutte le tasche Natale in Europa a imparare le lingue
PIACERI Presepe e Albero tra arte, storia e leggenda Artigianato: tappa al Museo del Giocattolo
SHOPPING Gioielli etici e altre idee-regalo alternative
APPUNTAMENTI I migliori eventi enogastronomici del mese
Oltre 50 prodotti tipici selezionati per voi e disponibili nel Vdg Market
editoriale
di Domenico Marasco
domenico.marasco@vdgmagazine.it
Buon Natale, buon cibo Diamo più valore alla scelta sullo scaffale. In quel gesto decidiamo della nostra vita. E di quella di tanti altri Come ogni anno, sta per arrivare il Natale. La festa per eccellenza, quella attesa per un anno intero da tutti, grandi e piccini. Quella che tutti (o quasi), in un modo o nell’altro, non manchiamo di celebrare. Quella che – nella comunità cristiana, almeno – più di ogni altra richiama alla mente atmosfere magiche, fede, sentimenti, famiglia, tradizione, convivialità. Ma che Natale sarà, quello del 2012? Certamente sarà una festa diversa dal solito. Meno sfarzosa, meno edonistica, meno ridondante, in una parola “meno consumistica”. La situazione economica attuale sta riportando alla luce atteggiamenti più profondi e più ponderati rispetto al nostro vivere quotidiano e, di conseguenza, orientamenti di consumo più responsabili e oculati. Questo ci fa pensare che forse il prossimo sarà un Natale sull’onda dell’amarcord, quando si stava peggio ma, sotto certi punti di vista, si stava meglio. Un Natale, dunque, che ci riporterà al passato, a tanti decenni fa. Quando al centro della festività più amata c’erano i valori veri come la devozione religiosa, gli affetti dei propri cari e degli amici, la solidarietà, le radici, il tempo da dedicare a noi stessi e alla famiglia. Quando la gioia del Natale era data dallo stare insieme, da un piccolo dono finalizzato unicamente a esprimere un pensiero affettuoso o da un semplice gesto di generosità verso chi aveva bisogno. Oggi, mentre venti di crisi (non solo economica) soffiano impetuosi sul mondo, un Natale fatto di soli consumi spinti, di regali, regali e ancora regali, di sprechi, di eccessi, di opulenza, un Natale condizionato pesantemente – come avviene ormai da troppo tempo – dalle tendenze, dal glamour, dall’industria e dal marketing pubblicitario, chiaramente non è più possibile né trova alcuna giustificazione o ragion d’essere. Mai come in questo momento, a essere davvero importanti sono i gesti quotidiani, i rapporti interpersonali, la mutualità, l’equità sociale. La sostanza più che la forma e la comunità più che l’individuo.
Durante il 2012 attraverso le pagine della nostra rivista – come ormai facciamo da tanti anni a questa parte – abbiamo cercato di raccontarvi il nostro Paese e i tesori che nasconde. Ma non solo: abbiamo cercato in ogni modo (anche per dimostrare che l’Italia ha già in casa lo strumento per uscire dalla recessione) di difendere le produzioni agroalimentari di qualità dei piccoli agricoltori italiani. Ai giorni nostri, anche questa sembra essere diventata quasi una sorta di ideologia alla moda, ma la rivista che state sfogliando – lo diciamo senza peccare di presunzione – è da anni che porta avanti la battaglia sulla qualità delle produzioni enogastronomiche tricolori e sulla diffusione della “cultura del cibo”. Pertanto non possiamo che essere compiaciuti di questa nuova presa di coscienza collettiva: ben venga insomma che la gente capisca come il gesto dell’acquisto al supermercato debba essere sempre più pensato e ragionato. Passare più tempo davanti allo scaffale e capire bene quali alimenti mettere nel carrello, è fondamentale. In quel gesto decidiamo della nostra vita e di quella di tanti altri. In occasione di questo Natale, che per forza di cose dovrà essere meno consumistico, iniziamo dunque a premiare le produzioni di qualità di piccole aziende: faremo bene a noi e a tanti piccoli produttori che oggi sono in difficoltà. Approfittiamo di queste festività, in giorni di austerity, per regalare secondo buonsenso, qualità e anche solidarietà. Un piccolo dono, come una bottiglia di olio o una fornitura di sughi e pasta a un amico che non li ha mai provati. Con questo semplice gesto faremo cultura sul cibo e daremo una mano a chi lo produce. Di questi tempi, vi pare poco? Buon Natale e buon cibo a tutti
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tremarie.it
tremarieboutique.it
sommario sommario dicembre 2012
72 52 12 Dall’Italia e dal mondo
18 La salute nel piatto Frutta e vitamica C 20 Scienza e vita Il cappone e la capponatura 22 Almanacco di Barbanera
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24 Appuntamenti
coverstory I tempi di crisi ci stanno portando ad un ritorno al passato. A riscoprire vecchie tradizioni ma anche nuovi modi per vivere le festività all’insegna del risparmio e del senso della misura. La necessità, d’altronde, aguzza l’ingegno. Eccovi allora una carrellata di idee e ricette buone per un Natale in tempi cattivi
cibo&territorio
38 Natale ieri, oggi e domani 58 Giro d’Italia dei pranzi natalizi E se si stava meglio quando si stava peggio? Il nostro viaggio parte da questa domanda
42 Cucina buona in tempi cattivi
In tour tra i ristoranti del Belpaese in cerca delle più radicate tradizioni alimentari di Natale
62 A tavola nell’Italia di mezzo
Andrea Perin ci racconta i piatti poveri di una volta. Quando Natale era “festa vera”
46 Il cibo sacro del dì di festa Tradizioni religiose e cultura gastronomica:
Dal Nord, l’itinerario natalizio del gusto si sposta al Centro tra salumi, verdure e arrosti
66 Al Sud è d’obbligo la tradizione Baccalà, pasta al forno e dolci di ogni tipo: tutto il Meridione unito nel segno dell’usanza
un legame antico che val la pena riscoprire
48 Le ricette del giorno dopo
Come cucinare con gli avanzi di Natale e trasformarli in appetitosi piatti a costo zero
70 La storia in cucina, il tortellino emiliano 72 Dulcis in fundo: il panettone É il principe delle ghiottonerie di fine anno. Ma vi siete mai chiesti quante versioni ne esistono?
50 Se la spesa si fa al mercato
Una guida divertente ai mercatini rionali di Milano, per gli acquisti sotto l’albero
52 Il cenone on-line
Dal passato alla modernità: il web come nuovo alleato per avere risparmio e qualità
54 Lo studio: gli italiani e il Natale 2012
74 Wine passion: auguri e bollicine Continua la crescita degli spumanti nostrani, compagni insostituibili dei nostri brindisi di festa
76 Donatella Cinelli Colombini L’enologia “in rosa”: intervista ad una straordinaria protagonista del vino italiano
78 Metti la Calabria nel panino McDonald’s e aziende calabresi di qualità:
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un binomio inedito per un menù fast food
sommario sommario dicembre 2012
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108
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131 Le selezioni di VdG
80 Il buono a tavola, cucinare calabrese
112 Storia dell’albero di Natale Mille leggende, un’unica magia: quella dell’abete più amato da grandi e piccini
84 Orto dei semplici, la lenticchia 86 Food news
inviaggio 92 Vacanze a casa del prof
In giro per l’Europa a imparare le lingue e il Natale degli altri. Il soggiorno? Dal docente!
96 Idee di turismo responsabile
Stanchi dei soliti pacchetti “volo più hotel”? Allora ecco per voi un “Natale solidale”
Nel Museo del giocattolo di Milano, tra tombole, bambole e altri giochi “eterni”
116 Bellezza e benessere 118 Camera con vista 120 Week-end cultura 121 Week-end tradizione 122 Week-end montagna
98 Viaggi per tutte le tasche
124 Libri
102 Travel news
125 Spettacoli
piaceri
126 Soste d’arte
106 I piaceri di Bacco
Seguendo il viaggio del vino nel corpo, Donato Lanati spiega perchè bere è salutare
108 ‘O presepe napulitano
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114 Le mani raccontano
Un percorso tra arte e storia presepista, partendo da via San Gregorio Armeno
dicembre 2012
127 Trendy 128 Shopping
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COLLEZIONE AUTUNNO - INVERNO 2012-2013 www.maurimoda.it
contributors dicembre 2012 IDA SANTILLI
RICCARDO LAGORIO È nato a Brescia 44 anni fa, vive con la valigia sempre pronta, il blocnotes e la penna sempre in mano, ferri del mestiere di cronista vecchio stampo. Allievo prediletto di Luigi Veronelli, lo hanno definito “food scout”. E di scoperte del patrimonio gastronomico ne ha fatte davvero molte, migliaia. La sua corporatura ne è testimone. pagg. 46-58-62-66
Molisana trapiantata a Roma, ha mosso i primi passi però a Bologna come giornalista della night life in una frizzante guida alla città. Quindi si è messa a raccontare l’Italia nascosta, i borghi poco battuti, il folclore, la gastronomia. Da qualche mese viaggia su un territorio a forma di otto, il territorio del tango…d’altra parte, lei si definisce una donna d’altri tempi. pag. 96
ANDREA PERIN Vive e Milano ed è un architetto museografo che scrive e si occupa (anche) di cucina. E a chi se ne stupisce, risponde che “un buon allestimento museale è come un piatto ben cucinato: si apprezza il sapore senza dover riconoscere la sapiente alchimia dei gusti”. pag. 42
Direttore Responsabile Domenico Marasco
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Viaggi del Gusto Magazine, AirOne Magazine e Ursa Major Magazine cercano persone di professionalità affermata, o da formare, nel settore della vendita di spazi pubblicitari e nel ruolo di agenti di commercio. L'area di lavoro è individuata nelle seguenti regioni: Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, , Calabria, Campania, Liguria. I candidati interessati sono invitati a spedire il proprio curriculum a
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GABRIELE FAGGIONATO
CHIARA MOJANA Musica e gastronomia sono le sue passioni. Raccontarle è il suo lavoro. Già direttrice di "A Tavola" e "Cucina Gourmet", lavora per la Federazione Italiana Cuochi. Viaggia e colleziona strumenti musicali e ricette con erbe e fiori. Promuove uno stile di cucina "naturale", attraverso corsi e il blog www.iocucinonaturale.com pagg. 48 e 70
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Vicentino, da aprile è alla guida del ristorante Amaltea di Milano. Una cucina, la sua, radicata alla tradizione, ma arricchita di sapori e profumi di altri paesi. La passione per i territori e le città che cambiano l'ha spinto anche sulla strada della scrittura. E della "cucina metropolitana" in particolare. pag. 50
hanno collaborato a questo numero: Cesare Aldesino Lucrezia Argentiero Germana Cabrelle Luca Campana Piero Caltrin Olga Carlini Gilda Ciaruffoli Elena Conti Claudia Dagrada Alba De Gasperis Enzo Di Monte Maria Pia Fanciulli Francesca Frediani Rosalia Imperato Donato Lanati Lucia Lipari Angela Pino Giuseppe Pulina Roberto Rabachino Rosario Ribbene Antonio Romeo Marco Scataglini Saro Trovato
collaboratori&ambasciatori Abruzzo Michele Caracino Gaetano Castaldi Basilicata Isa Grassano Angela Pino Calabria Salvatore Chiarella Lucia Lipari Antonio Romeo Raffaele Romeo Campania Ferdinando Cappuccio Luisa Del Sorbo Rosalia Imperato Emilia-Romagna Paola Annoni Luca Campana Marco Landucci Chiara Mojana Giancarlo Roversi Luca Sardi Nerino Trentini Fruttuoso Zucchini Friuli Venezia-Giulia Valentina Coluccia Marina Tagliaferri Lazio Francesco Maria Bucarelli Domenico Bruno
Alessandro Mei Giovanni Merone Stefania Monaco Francesca Oliverio Liguria Alessandro Baffigi Barbara Bacigalupo Anna Orlando Lombardia Roberto Bonsi Massimiliano Bruni Alba De Gasperis Lorenzo Foti Francesca Frediani Valentina Gavarini Riccardo Lagorio Eugenio Meloni Umberto Mortelliti Aldo Pagnussat Giampaolo Perna Saro Trovato Marche Ferruccio Squarcia Molise Giovanni Scapagnini Ida Santilli Piemonte Silvana Delfuoco Donato Lanati Gian Nicolino Narducci Roberto Rabachino
Monica Coviello Puglia Lucrezia Argentiero Bruno Micai Jolanda De Nola Nunzio Pacella Sergio Siciliano Sardegna Roberto Dall’Acqua Annalisa Bernardini Lino Erriu Giuseppe Pulina Sicilia Cesare Aldesino Rosario Ribbene Marco Scapagnini Toscana Elena Conti Marco Ghelfi Rosanna Ercole Mellone Marco Scataglini Trentino Alto-Adige Francesca Negri Umbria M. Pia Fanciulli Veneto Germana Cabrelle
dall’Italia e dal mondo
di Francesco Condoluci redazione1@vdgmagazine.it
L’anno che verrà… Diciamocelo francamente: l’Italia che sta per salutare il 2012, è un Paese peggiore di quello che si era lasciato alle spalle l’anno precedente. E non è (solo) una questione di parametri e indicatori economici, sociali e politici. Il problema di base è soprattutto di natura culturale, per non dire antropologica. L’Italia, ogni anno che passa, si conferma sempre più come un paese “vecchio dentro”, incapace (e forse neanche troppo interessato) a rinnovarsi, e con una crescita – anzi, un “progresso”, laddove questo dovrebbe significare un miglioramento in termini di coesione sociale, emancipazione culturale, di conquista di libertà individuali e collettive, di potenziamento del welfare e dei diritti civili e non, sic et simpliciter, una più diffusa distribuzione della ricchezza – che, da qualunque parte la si guardi, è ferma
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al palo da vent’anni o giù di lì. Sarebbe troppo facile (e anche ipocrita, a dire il vero) derubricare la responsabilità di questa sclerosi nazionale alla classe politica che ha governato quella che (impropriamente, da un punto di vista costituzionale) viene definita “Seconda Repubblica”. L’ex premier Silvio Berlusconi – ed ancor più il “berlusconismo”, ovvero il modello (sub)culturale che ha preso piede grazie alla potentissima influenza esercitata dai suoi media – ha certamente contribuito pesantemente a tarpare le ali al Paese con le sue leggi ad personam (dalla Tremonti-bis sulla defiscalizzazione degli utili reinvestiti, al digitale terrestre, alle tante riforme “ad orologeria” della giustizia e del fisco), il suo partito di plastica, la sua tv-spazzatura, il suo relativismo etico, i suoi cortigiani e le sue concubine piazzati nei gangli
del potere, la riduzione della cosa pubblica a un affare privato. Ma certo, in questi ultimi vent’anni, non si può dire che vi sia stata un’alternativa seria, credibile, efficace e duratura a questo discutibile sistema di potere. E gli italiani, nel bene e nel male, hanno continuato (in maggioranza) a votarlo, Berlusconi. Tanto che, per scalzarlo dal governo, c’é voluta una crisi economica mondiale, mica uno scatto di dignità del Paese. Non dimentichiamolo. Chiusasi (?) la parabola berlusconiana, ci siamo ritrovati a dover applaudire il nuovo premier Mario Monti e il suo gabinetto di professori bocconiani non tanto per quello che sono stati capaci di fare, ma semplicemente perché hanno riportato una parvenza di senso dello Stato nei palazzi della Repubblica. Un po’ poco, onestamente. E adesso? Adesso che lo spread è sceso e i conti pubblici, a furia di lacrime e sangue da parte dei contribuenti (più che per merito delle formulette propinateci dal governo tecnico), stanno tornando a un livello di deficit “accettabile”, adesso, in vista delle prossime elezioni politiche, cosa succederà? I presupposti non sono granchè confortanti. Mentre le nostre imprese licenziano e scappano all’estero, le banche annaspano, i nostri tradizionali asset vincenti (turismo, beni culturali, moda, design) cadono a pezzi e la classe dirigente è ormai completamente delegittimata dalla corruzione e dai grandi e piccoli scandali quotidiani, il Paese reale risulta più che mai impoverito, depresso, ingessato, ripiegato su se stesso e sulle sue contraddizioni. Un cupio dissolvi che si manifesta attraverso espressioni di nichilismo politico e schizofrenia sociale cui il web fa da sinistra cassa di risonanza. Ed ecco proliferare i “rivoluzionari da social network” in marcia verso il nulla, dilagare il qualunquismo dell’antipolitica forcaiola – quella dei sedicenti onesti, vogliosi di prendere la casta a colpi di monetine, esattamente come fecero con Craxi, nel ‘92, i leghisti e gli ex-An con in testa “Batman” Fiorito, per poi prenderne allegramente il posto – diffondersi tra i partiti, un’idea di “nuovo che avanza” che puzza di vecchio lontano un miglio. Tutto questo mentre sui giornali, i blog e tutta questa maionese impazzita di media vieppiù omologati, ci si continua ad accapigliare su temi accessori come la legge elettorale, gli accordi di coalizione, le primarie, il taglio delle province e del numero di parlamentari, dimenticando però di porre con forza il problema vero che sta sopra le nostre teste e cioè quale idea di futuro dare a questo Paese. Quella che immaginò De Gasperi nel dopoguerra, giusto per fare un esempio edificante. Ma di statisti, oggi, in giro non se ne vede nemmeno l’ombra. E – in tutta sincerità – neanche di persone responsabili e coraggiose. Non resta che augurare a tutti Buon Natale e Buon Anno. Ne abbiamo davvero bisogno.
2012inbrevi
Maggio Inizia a Yeosu, in Corea del Sud, l’Expo 2012 che si concluderà in agosto. Tema scelto: “Costa e Oceani che vivono” in continuità con “Acqua e sviluppo sostenibile” scelto per l’Expo 2008 di Saragozza. L’Italia è presente con un suo padiglione nel quale a spiccare è il Ristorante Puccini e il meglio del patrimonio enogastronomico nazionale – L’Emilia Romagna è colpita da tre forti scosse di terremoto entrambe di grado magnitudo superiore a 5 – Elezioni presidenziali in Francia: Francoise Hollande (Partito Socialista) batte Nicolas Sarkozy, leader del centrodestra e premier uscente.
Gennaio Il 13 gennaio alle 21.42, la nave da crociera Costa Concordia, al comando di Francesco Schettino, urta uno scoglio prospiciente l’Isola del Giglio. A bordo ci sono 4.229 persone, tra passeggeri ed equipaggio. L’impatto provoca la brusca interruzione della navigazione, un forte sbandamento e il conseguente arenamento sullo scalino roccioso del basso fondale di fronte a Punta Gabbianara. Il bilancio è di 30 vittime, 110 feriti e 2 dispersi – Standard & Poor’s declassa il rating della Francia e dell’Italia oltre che quello della Spagna, del Portogallo e dell’Austria.
Marzo L’articolo 62 del c.d. “Decreto Salva Italia” varato dal governo Monti introduce una rigida scansione dei tempi di pagamento nei confronti dei fornitori da parte della Gdo: per i generi alimentari freschi si dovrà pagare a 30 giorni, per quelli non freschi il limite sale a 2 mesi. Una boccata di ossigeno per i fornitori ma anche una mazzata per le grandi catene di supermercati: e infatti non mancano le polemiche – Putin viene rieletto in Russia
Febbraio Forti nevicate in tutta Europa con molti disagi e molte vittime. In Italia gli scaffali dei supermercati restano vuoti e il Paese è tagliato in due a causa dello sciopero dei tir che bloccano i rifornimenti di carburante e generi alimentari. Secondo Coldiretti più di 100 mila tonnellate di frutta, verdura e latticini sono andati in malora per un danno di oltre 200 milioni di euro per il settore agroalimentare – Due fucilieri della marina militare italiana uccidono dei pescatori indiani, scambiandoli per pirati. Sfiorato l’incidente diplomatico.
Giugno Aprile L’Onu propone di tassare i cibi grassi per finanziare gli aiuti contro la fame nel mondo. Secondo il Comitato per la sicurezza alimentare delle Nazioni Unite, le politiche agroalimentari e nutrizionali dell’ultimo secolo hanno portato fame e sovralimentazione: è tempo d’intervenire. In molti paesi d’Europa sono già presenti junk-food tax, l’opinione pubblica si divide anche perché l’impressione è che i provvedimenti siano mirati più “a fare cassa” che per reali istanze salutistiche. In Italia, la proposta viene bocciata dal governo. 14
dicembre 2012
Londra viene scelta come migliore destinazione al mondo 2012 dai viaggiatori di TripAdvisor. Lo stabilisce la classifica Traveller’s Choice 2012. Tra le mete più apprezzate, a far compagnia alla capitale britannica come migliori destinazioni al mondo, ci sono anche New York e Roma. Con 7 città su 25 in classifica, l’Italia è il Paese più rappresentato in questa speciale graduatoria – In Polonia e Ucraina inizia la 14esima edizione del campionato europeo di calcio.
studio Leonardo D’Alessandro
“stupor MUNDI” Meraviglia del mondo FEDERICO II - REX SICILIE V.S.Q. - brut - MILLESIMATO 2003 TRE DIVERSI CLONI DI CHARDONNAY, PINOT BIANCO E POCHISSIMO BIANCO DI UVA NERA. UN METODO CLASSICO ITALIANO CON 9 ANNI DI AFFINAMENTO SUI LIEVITI. IL MASSIMO CHE UN CLASSICO POSSA OFFRIRE.
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2012 inbrevi dal mondo Luglio Entra in vigore l’accordo bilaterale USA-UE per il riconoscimento reciproco degli operatori economici autorizzati. Gli AEO (Authorised Economic Operators) approvati nell’UE potranno ora beneficiare dello sdoganamento accelerato anche negli USA, e viceversa. Secondo quanto comunicato dalla Commissione Europea, della nuova regolamentazione, che consentirà di semplificare e moltiplicare gli scambi commerciali, beneficeranno circa 5.000 AEO – Partono a Londra i trentesimi Giochi Olimpici.
Ottobre
Settembre
La seconda edizione dell’International Participants Meeting verso Expo 2015 si conclude a Milano con l’adesione di 13 nuovi partecipanti: Arabia Saudita, Bolivia, Emirati Arabi Uniti, Guatemala, Iran, Kazakistan, Kuwait, Kyrgyzstan, Moldavia, Russia, Senegal, Tunisia e Uganda – Felix Baumgartner diventa il primo uomo a superare la velocità del suono lanciandosi da un pallone aerostatico da 39 km di altezza – Sulla East Cost degli USA si abbatte l’uragano più potente della storia dell’Atlantico – Il governo Monti approva il riordino delle Province che dal 2014 scenderanno da 86 a 51.
L’Ue iscrive due nuovi prodotti italiani nel novero di quelli tutelati a livello europeo e concede la Dop allo Squacquerone romagnolo e l’Igp alle uve di Puglia. Vengono contestualmente riconosciuti da tutelare a livello comunitario anche un prodotto ungherese, Szőregi rózsatő (Igp) della classe della piante e fiori ornamentali, uno sloveno, il Kraški zašink (Igp) della classe dei prodotti a base di carne, e uno danese, il Vadehavslam (Igp) tra le carni fresche – Il presidente francese Hollande scende in campo contro la discriminazione del foie gras in America.
Agosto
Novembre
La spending review decisa dal governo Monti colpisce anche l’Inran, l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, famoso nel mondo per avere promosso la Dieta Mediterranea. L’ondata di sdegno e le proteste dei lavoratori dell’Istituto non fermano la mannaia dei professori che decidono di trasferire le competenze dell’Inran al Consiglio per la Ricerca in Agricoltura (Cra) – Il Mars Science Laboratory, nominato Curiosity e lanciato nel novembre 2011, atterra su Marte – Maxisequestro di prosciutti Dop tra Emilia Romagna e Lombardia
Elezioni presidenziali negli Stati Uniti: Barack Obama è riconfermato per un secondo mandato alla Casa Bianca. È il terzo democratico in 72 anni a riuscire nella rielezione, dopo Roosevelt, e Clinton nel 1996. PizzaHut, la famosa catena di “pizzerie”, che aveva offerto una fornitura illimitata di pizza a chi fosse riuscito a chiedere a Romney e Obama “Sulla pizza è meglio la salsiccia o i pepperoni?” tiene banco sulle prime pagine dei giornali a stelle e strisce – Mario Monti inaugura il nuovo stabilimento della Barilla a Parma – Il Comune chiude uno storico ristorante McDonald’s in centro a Milano
Dicembre Secondo l’indagine “Xmas Survey” di Coldiretti e Unione Nazionale Consumatori, gli italiani, per i regali di Natale, spenderanno circa 263,60 euro di media: il 9% in meno rispetto al 2011. E a differenza del passato, la percentuale dei consumatori disposti ad acquistare un prodotto contraffatto per risparmiare, è salita al 52%. La Coldiretti ammonisce a fare attenzione: “Nel caso degli alimentari la vendita di prodotti taroccati avviene spesso all’insaputa dell’acquirente. Le frodi a tavola si moltiplicano in tempo di crisi con la diffusione dei cibi low cost. E oltre un certo limite, si mette a rischio la salute” – Il 21 dicembre segna la fine del 13º Baktun del calendario Maya: sarà la fine del mondo? 16
dicembre 2012
a cura della Fondazione Umberto Veronesi testi di
la salute nel piatto
Daniele Banfi
(giornalista medico-scientifico)
Arance rosse, protagoniste dell’inverno
La naturale carica della frutta Certi capolavori non si copiano. E non parliamo di arte, ma di arance, fragole e mirtilli, freschi, spremuti o frullati. Per quanto ci si provi, infatti, finora nessuna compressa o polvere solubile è riuscita a sostituire i benefici dei prodotti dell’orto, dei boschi e del frutteto Integratori vitaminici e sali minerali possono essere utili in situazioni particolari, ma una persona sana con un’alimentazione variata sappia che, nella maggior parte dei casi, macedonie e insalate contengono tutto quello che occorre per stare bene. Da anni si studiano le proprietà nutrizionali di frutta e verdura, alimenti insostituibili per il loro contenuto di vitamine, minerali, sostanze antiossidanti e fibre. Ma finora nessuno ha dimostrato che gli effetti sulla salute di questi alimenti possano essere riprodotti isolandone i singoli componenti. Fra i test più recenti, il lavoro degli esperti della Brigham Young University (Stati Uniti), da tempo a caccia di un “super-integratore”, che hanno esaminato come interagiscono fra loro i singoli componenti di arance, fragole e mirtilli. Hanno confrontato dozzine di composti fenolici (nutrienti di cui questi variopinti alimenti sono ricchi, che contrastano i radicali liberi e proteggono le cellule dal danno ossidativo) da soli e in combinazione fra loro. Il risultato è sta18
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to un punto a favore della frutta, poiché, spiegano i ricercatori americani «i singoli antiossidanti interagiscono fra loro, creando un effetto sinergico». Il tutto, cioè, è più efficace della somma delle singole parti. Le statistiche su grandi numeri di popolazione hanno reso evidente che il consumo di frutta e verdura è associato a un rischio ridotto di varie malattie, tumori compresi. Non c’è da stupirsi, dunque, se la ricerca oncologica si interroga sulla possibilità di trasformare questo potere protettivo in un supplemento, in un medicinale. Incoraggiare l’uso di integratori, se non su consiglio medico a persone che, per vari motivi, non possono seguire una dieta bilanciata, sarebbe dunque sbagliato; il rischio, temono gli esperti, è quello di far credere che con una compressa di vitamine non sia più necessario mangiare frutta e verdura. L’avviso è ribadito a gran voce anche dal decalogo del World Cancer Research Fund: i supplementi nutrizionali non sono indicati per la prevenzione del cancro.
Dicembre è il mese perfetto per fare il pieno di vitamina C e uno dei miglior modi per assumerla è consumare arance rosse. La strategia per combattere il rischio influenza infatti è quella di rafforzare le difese immunitarie e la vitamina C fa proprio al caso nostro: essendo un potente anti-ossidante aiuta le cellule a difendersi dagli agenti esterni e ha anche un effetto indiretto sul sistema immunitario, permettendogli di lavorare al meglio. Una ricerca dei nutrizionisti dell’Università di Milano del 2007 ha dimostrato come, su individui sani, basti una spremuta di arance rosse (300 ml, pari a un bicchiere da bibita, che contiene circa 150 mg di vitamina C) per ridurre i segni di stress ossidativo nelle cellule, mentre un beverone a base di vitamina C non ottiene lo stesso effetto. «L’azione protettiva della spremuta – concludevano gli autori – non può essere spiegata soltanto dalla vitamina C, ma più probabilmente vede coinvolti altri composti fitochimici». Gli alimenti infatti contengono decine, forse centinaia di composti ancora da scoprire, con interazioni poco prevedibili e molto poco replicabili.
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CHI AMA L’ECCELLENZA SI RICONOSCE SEMPRE.
Solo latte locale certicato, senza conservanti. La grana di Bella Lodi è da sempre sinonimo di eccellenza. Lavorato ancora oggi secondo la tradizione lodigiana, Bella Lodi è il formaggio stagionato a pasta dura dal sapore inconfondibile, l’unico con la tipica crosta nera. Portalo in tavola nell’innovativa confezione salvafreschezza, o scegli il taglio nel banco gastronomia e prova le irresistibili sfoglie di Raspadura. Bella Lodi: chi lo conosce, si fa sempre riconoscere.
Solo latte locale Senza certicato conservanti
Senza lattosio
Da energie rinnovabili
scienza e vita
di Giuseppe Pulina Professore di Zootecnia speciale all’Università di Sassari
Se i più famosi capponi della letteratura sono i quattro sventurati animali che nelle mani di Renzo appaiono nel capitolo terzo dei Promessi Sposi (famosi per beccarsi tra loro incuranti del triste destino già scritto per entrambi dall’avvocato Azzecca-garbugli), altrettanta fama spetta loro in gastronomia, per la tradizione che accompagna questo piatto tipicamente preparato in prossimità delle feste natalizie. Tecnicamente la capponatura, ovvero la tecnica di castrazione del pollo, viene effettuata allo scopo di esaltare alcuni attributi qualitativi della specie e ottenere carni particolarmente succulente e caratterizzate da spiccata tenerezza. Secondo la legislazione italiana per cappone si intende dunque l’animale di sesso maschile operato prima che abbia raggiunto la maturità sessuale e sacrificato a una età di almeno 140 giorni. Parliamo di questo particolare prodotto con Achille Franchini, professore ordinario di avicoltura all’Università di Bologna.
Il 25 a pranzo col cappone Lo si prepara in mille modi diversi. Ogni regione, ma non solo, ogni famiglia ha la sua ricetta. E non da ieri. Già gli antichi greci e romani consideravano le sue tenere carni una prelibatezza. Il perché, scopriamolo insieme
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La capponatura deve essere una preparazione tradizionale, se il Manzoni la colloca nell’Italia del ’600… È certamente molto più antica. La prima citazione di questa tecnica si ritrova in un passo del Pentateuco risalente al XVII secolo a.C., ma è riportata anche in un gran numero di testi greci, romani e dei secoli seguenti fino all’inizio del XX secolo, quando viene perfezionata e si diffonde su larga scala la tecnica chirurgica così come viene utilizzata anche ai giorni nostri. Durante gli anni del dopoguerra fu anche introdotta la castrazione chimica che consisteva nell’inserire nel sottocute del collo una pastiglia di stilbestrolo, un ormone estrogeno il cui lento rilascio procurava un mancato sviluppo dei testicoli e di conseguenza la ridotta produzione di ormoni estrogeni e in particolare di testosterone. Questa tecnica è stata proibita dopo un curioso episodio accaduto in Svizzera sul finire degli anni 50, quando un cuoco si ritrovò affetto da ipogonadismo in relazione al frequente consumo di testa e colli di cappone, cucinati in umido, nei cui tessuti si trovavano residui della pastiglia di stilbestrolo. È a questo episodio che verosimilmente è legata la leggenda metropolitana che ogni tanto attribuisce la ginecomastia dei bambini al consumo di carni di pollo, che peraltro è forse l’unico animale che non ha mai visto l’impiego di ormoni per stimolarne le crescita. Perché la capponatura dovrebbe migliorare la qualità delle carni del pollo, che sono già eccellenti di per sé? La mancata produzione di testosterone causa una serie di modificazioni fisiologiche, strutturali e comportamentali dovute alle molteplici conse-
guenze della ridotta produzione di ormoni androgeni. Il cappone ha uno sviluppo corporeo leggermente inferiore rispetto a un animale intero e si osserva un rallentamento del metabolismo proteico a favore di quello lipidico con un incremento dei depositi adiposi. La pelle risulta più fine, mentre cresta e bargigli, caratteri sessuali secondari, regrediscono. I capponi inoltre sono caratterizzati da un comportamento più mite e il piumaggio presenta uno sviluppo accentuato. I risultati in termini di performances produttive dei capponi rispetto agli animali interi sono controversi. In alcuni casi si sono osservati accrescimenti giornalieri maggiori nei primi, in altri casi nei secondi, in altri ancora non è stata notata alcuna differenza. Il motivo risiede nella genetica in quanto, per questo tipo di produzione, si sono utilizzate sia razze specializzate da carne sia razza da uova che incroci fra questi tipi genetici, per cui difficilmente i risultati produttivi possono essere univoci. Oltre alle caratteristiche genetiche, gli effetti della capponatura sono influenzati dall’età in cui essa è eseguita e da quella di sacrificio. Quali caratteristiche qualitative sono mutate nel cappone? In generale la capponatura determina un significativo incremento del contenuto di grasso della carcassa e le masse muscolari di petto e coscia mostrano pesi maggiori rispetto a quelli di animali interi. Oltre a presentare una maggiore percentuale di grasso (in particolare coscia e sopracoscia), con una più elevata quantità di acidi grassi saturi, le carni di cappone risultano più rosse e luminose rispetto a quelle di animali interi come conseguenza di modificazioni indotte sul metabolismo delle fibre muscolari a favore di quelle di tipo ossidativo (rosse) a scapito di quelle di tipo glicolitico (bianche). Rispetto all’allevamento del pollo intero, quello del cappone comporta qualche problema in più? Nonostante le difficoltà tecniche che si devono affrontare, il sistema produttivo è in grado di soddisfare la crescente richiesta dei consumatori, perché la capponatura induce tali, tante e pregevoli modificazioni della carcassa e delle carni del pollo da rendere il cappone un animale che non può mancare nelle tavole imbandite delle nostre case durante le festività. Senza contare che le tradizioni culinarie delle regioni e delle famiglie italiane vedono le sue carni interpretate in una grande varietà di piatti che ci accompagnano fin dall’infanzia e richiamano alla memoria le atmosfere serene e felici delle festività natalizie.
Molto prima che Manzoni lo nobilitasse dedicandogli un passo dei Promessi Sposi, il cappone fa capolino già tra le righe del Pentateuco. Il segreto del suo secolare successo sono carni morbide e ricche di grassi saturi
Il cappone ha uno sviluppo corporeo leggermente inferiore rispetto a quello di un animale intero e il suo piumaggio è particolarmente folto e lucente
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almanacco di barbanera
di M. Pia Fanciulli
Tempo di festa. Anche nell’orto
Nel mese più intenso dell’anno, anche la terra si prepara a festeggiare donando primizie salutari e benauguranti. Nel mezzo, il solstizio d’inverno. Con le giornate che riprendono piano piano, ad allungarsi
Da ricordare Giovedì 6 dicembre – San Nicola Forse non è a tutti noto che San Nicola, oltre a essere patrono di Bari, lo è anche delle fanciulle da marito. Ma c’è dell’altro. È lui la figura diventata Santa Claus, il Babbo Natale dall’abito rosso che dagli Stati Uniti ha poi conquistato il mondo intero. Eppure antiche tracce di San Nicola portatore di doni si hanno pure in Italia: in alcune località è ancora oggi l’amato santo ad anticipare qualche regalino in attesa del Natale.
Mercoledì 13 dicembre – Santa Lucia Il proverbio è antico e diffusissimo. “Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia”, si dice, ma non è più così. Lo fu solo nel Medioevo, quando nel calendario giuliano il giorno del solstizio, cioè il giorno più corto dell’anno, venne spostato dal 21 al 13 dicembre. Poi, con la riforma del calendario introdotta da Papa Gregorio XIII nel 1582, il solstizio tornò al 21 dicembre. Ma il detto, ormai radicato, sopravvisse e sopravvive, nonostante le ragioni della scienza.
Sole e Luna Il Sole Il 1° sorge alle 07.09 e tramonta alle 16.29 L’11 sorge alle 07.18 e tramonta alle 16.29 Il 21 sorge alle 07.25 e tramonta alle 16.32 Il 1° si hanno 9 ore e 20 minuti di luce solare e il 21 se ne hanno 9 ore e 7 minuti. Si perdono 13 minuti di luce. Poi le giornate si allungano: il 22 si hanno 9 ore e 7 minuti e il 31 se ne hanno 9 e 11 minuti. Si guadagnano 4 minuti di luce. 22
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La Luna Il 1° tramonta alle 09.10 e sorge alle 19.04 L’11 sorge alle 04.51 e tramonta alle 14.53 Il 21 tramonta alle 00.49 e sorge alle 12.14 La Luna è al Perigeo giovedì 13 alle ore 00. È all’Apogeo martedì 25 alle ore 22. Luna in viaggio In questo mese i giorni favoriti dalla Luna per gli spostamenti sono: 12 e 13.
Martedì 25 dicembre – Santo Natale A cercare le radici del Natale si giunge nell’antica Roma. A quel tempo, infatti, il 25 dicembre si celebrava il solstizio d’inverno, il sol invictus, il “sole invincibile”, venerato quale dio supremo. Dopo aver raggiunto il punto più basso sull’orizzonte, e aver avuto il giorno più corto dell’anno, il sole riprendeva il suo cammino verso la primavera. E quel sole appena nato si festeggiava con i Saturnalia, festività pagane del dies natalis solis invicti che poi l’imperatore Costantino – all’inizio dl IV secolo – fece coincidere con il Natale di Cristo.
luna piena
luna nuova ultimo quarto
primo quarto
Orti e dintorni
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sabato
C’è una pianta che si lega a doppio filo alle festività. È la rossa stella di Natale, l’Euphorbia pulcherrima che, con le sue foglie scarlatte, accende l’atmosfera della festa. Per averla bella e sana in casa ci vogliono luce media o alta, ma non il sole diretto. Questo vuol dire che dopo 8-9 ore di esposizione, ama poi stare al buio. Predilige un clima fresco, pena la perdita delle foglie, e terreno leggermente acido. Va tenuta quindi a circa 18°C, lontana dalle fonti di calore e dalle correnti d’aria fredda. Vuole molta acqua, ma evitando i ristagni. Se le brattee rosse e le foglie cadono, non buttiamola: se ben trattata, riprenderà. Quanto all’orto, anche qui il Natale si fa sentire, ed è tempo di raccogliere, in Luna crescente (dal 14 al 27), gli ortaggi che finiranno sulla tavola natalizia, come i tradizionalissimi cardi – da fare in parmigiana –, ma anche carote, cavoli verza e finocchi. Nel giardino, procurarsi rami sempreverdi, magari con le rosse bacche del pyracantha, e pigne per gli addobbi. Portare gradatamente in casa l’albero di Natale perché si abitui alle temperature degli interni: fondamentale non fargli mai mancare l’acqua. Mettere a dimora alberi e arbusti spoglianti a radice nuda, tra cui rose e rampicanti, ma solo quando il terreno non è gelato e con temperature superiori allo zero. Con la Luna calante (dall’1 al 12 e dal 29 al 30), piantare nell’orto bulbi di aglio e cipolla e seminare fave e piselli. Nel giardino proteggere alberi e arbusti dalle gelate distribuendo sotto la chioma uno strato di foglie.
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Belli e sani Gli inviti fioccano, le serate fuori, a cena, in discoteca, a casa di amici, sono una tentazione irresistibile. Divertimento assicurato che può però essere guastato dall’apparire di un leggero gonfiore, lì, sul labbro. Un herpes! Che fa la sua comparsa nei momenti di affaticamento e in quelli meno indicati: prima di una festa o di un appuntamento importante. Per fermare quelle inopportune bollicine sulle labbra, trattarle, appena se ne sente il fastidio, con qualche goccia di aceto. Ripetendo più volte si bloccheranno. E se invece sono le occhiaie a darci un aspetto poco glamour e a denunciare stanchezza o notti brave? Eliminarle è semplice, basta mettere in pratica un vecchio, ma sempre efficace, rimedio casalingo: lasciare in infusione un pizzico di malva in una tazza d’acqua bollente insieme a rosmarino e petali di rosa. Far raffreddare l’infuso, poi filtrare. Applicare intorno agli occhi e sulle palpebre con delle compresse di cotone. L’effetto sarà sorprendente. Per restituire tono e luminosità alla pelle, preparare una maschera con due cucchiaini di frutta schiacciata, uno di miele e uno di yogurt. Si possono alternare arance, mele, albicocche, banane. Applicare le maschere alla sera, tenendole almeno dieci minuti. Il Natale e qualche giorno di pausa dal lavoro, possono rappresentare anche l’occasione per ritemprare corpo e mente. Facendo ad esempio passeggiate in montagna o al mare, ben coperti ma pronti a respirare aria pulita. Oppure si potranno scoprire i benefici di un’alimentazione di tipo biologico che privilegi la qualità invece della quantità. Infine, se si vuol favorire la digestione, utile il Ficus carica: basteranno 50 gocce in poca acqua subito dopo mangiato.
Saggezza popolare Saggezza popolare • Se piove per santa Bibiana (2 dicembre) piove quaranta dì e una settimana. • Per San Nicola di Bari (6 dicembre), le rondini passano i mari. • Senza neve Sant’Ambrogio (7 dicembre), l’inverno sarà mogio.
• Se prima di Natale fa la brina, riempie la madia di farina. • Da Santa Lucia (13 dicembre) a Natale il dì allunga un passo di cane. • Natale al sole Pasqua al freddo.
• Neve dicembrina per tre mesi ti sta vicina. • Chi non digiuna la vigilia di Natale, corpo di lupo e anima di cane. • Natale a Luna crescente, annata promettente.
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di Gilda Ciaruffoli
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Località varie Enonauti in festa
Natale in Cantina è l’ultimo evento in calendario che vede protagoniste le cantine del Movimento Turismo del Vino. Appuntamento festoso tra le botti, la manifestazione rappresenta anche un’occasione per pensare ai regali da portare sotto l’albero: oltre a brindare e festeggiare l’arrivo di una nuova stagione ricca di attraenti iniziative, gli enonauti infatti possono dedicarsi agli acquisti scegliendo fra le tante confezioni e proposte regalo presentate delle diverse aziende aderenti. 9 dicembre, cantine MTV - Info: www.movimentoturismovino.it
Umbria Sfila la tradizione L’Oro di Spello è una manifestazione che si propone di valorizzare tutti quei prodotti e le tradizioni che, per la cittadina umbra, rappresentano un vero tesoro, con particolare attenzione all’olio extravergine di oliva. Nell’ambito della manifestazione si svolge anche la Festa dell’Olivo e Sagra della Bruschetta animata dalla sfilata delle Frasche, cioè di carri agricoli che dalle campagne si arrampicano dentro il centro storico, sui quali viene ricostruito un albero di olivo arricchito di salumi, formaggi e frutta quale premio di fine raccolta. Sempre sul carro, durante la sfilata, gli anziani suonano l’organetto e i giovani ballano danze folkloristiche. 7-9 dicembre, Spello (Pg) - Info: www.prospello.it
Marche Un viaggio... che vale la candela Da sette anni, in occasione della manifestazione Candele a Candelara, il bel borgo medievale sulle colline attorno a Pesaro spegne la luce elettrica e si illumina di fiammelle. Difficile immaginare un’ambientazione più suggestiva per un mercatino dedicato all’artigianato originale e alle specialità gastronomiche che da solo varrebbe la visita. Allietano la festa spettacoli di giullari, trampolieri e artisti di strada, al suono dell’organetto, delle zampogne e delle ciaramelle. 7-9 dicembre, Candelara (Pu) Info: www.candelara.com
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Emilia-Romagna Indipendente è bello (e buono)
Un vignaiolo indipendente è un “artigiano del vino” che gestisce in prima persona tutta la filiera, dal territorio al mercato. L’occasione per conoscere meglio questo mondo la offre la Fivi (Federazione italiana dei vignaioli indipendenti) che organizza la seconda edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti negli spazi del quartiere fieristico di Piacenza. Oltre 1.000 i prodotti in degustazione e 250 i vignaioli in arrivo da tutta Italia e dalle più interessanti regioni vitivinicole europee per raccontare il proprio territorio e consolidare la cultura del vino di qualità. 1-2 dicembre, Piacenza Info: www.mercatodeivini.it
Boluosoentto Ga tutti!
Festeggia con i Dolcetti all’Italiana con le ricette dello
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Valle d’Aosta Settimana bianca… nera e gialla
La Vallé si tinge di giallo con il Courmayeur Noir in Festival, manifestazione nell’ambito della quale è possibile gustare le migliori anteprime cinematografiche dell’anno, ma non solo. Il Festival è anche un evento letterario che vede protagoniste le grandi star del mistero e dell’intrigo, nonché una passerella di novità in “salsa gialla” con pochi eguali al mondo.Tra gli ospiti di quest’anno: Don Winslow, Federico Zampaglione e Claudia Gerini, Gabriele Salvatores, Luca Argentero, Maria Grazia Cucinotta... 10-16 dicembre, Courmayeur (Ao) Info: www.noirfest.com
Località varie Nocciola, ce n’è per tutti Il Nocciola Day, ovvero la Giornata Nazionale della nocciola, nasce con l’intento di promuovere questa specialità nazionale e i territori che la producono: l’Italia infatti vanta tre nocciole a marchio europeo – la nocciola di Giffoni Igp, nocciola Romana Dop e la nocciola Piemonte Igp – ed è il secondo produttore al mondo. Tra i protagonisti della festa i tanti piccoli Comuni noti per la produzione o la lavorazione delle nocciole, dove si svolgeranno sagre, degustazioni e spettacoli dedicati. Nelle realtà più grandi invece, come a Milano e Roma, si svolgeranno eventi in location di particolare prestigio: a Napoli per esempio la nocciola invaderà la Città del Gusto. 15 dicembre, 230 “Comuni della nocciola” - Info: www.nocciolaitaliana.it
Trentino-Alto Adige Mercatini:non solo Merano Si è aperto il 29 novembre il mercatino natalizio più celebre d’Italia, quello di Merano, che proseguirà fino al 6 gennaio offrendo la possibilità di fare acquisti speciali e artigianali a tutti i visitatori, immersi in un’atmosfera magica di festa e tradizione. Il fatto che siano i più famosi però non significa che siano gli unici. Nei dintorni di Merano sono da ricordare quello di Castel Schenna (13-16 dicembre) che vede coinvolti gli artigiani del paese che espongono e vendono i loro lavori in legno, vetro e lana, e quello di Castel Tirolo (14-16 dicembre) che ospita anche concerti, una mostra di presepi e tante iniziative per divertire i bambini. 13-16 dicembre, Scena e Tirolo (Bz) - Info: www.mercatini-altoadige.com
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Toscana Prodotti tipici in festa
Si svolge nel bel borgo di Lucignano la Fiera del Ceppo che trae origine dall’antica Fiera del Cappone. È questa l’occasione per promuovere i prodotti tipici della zona,come il miele, gli insaccati, il vino, e l’olio celebrato con due iniziative speciali: la decima edizione di Olio delle colline della Valdichiana a confronto, e la settima di Miglior olio di Lucignano. Ma la Fiera del Ceppo rappresenta anche il momento giusto per festeggiare l’arrivo del Natale con un mercatino e intrattenimenti per i bambini. In attesa della festa, il 15 dicembre si terrà presso il Teatro Rosini il concerto dei Mildred Daniels Gospel Singers nell’ambito del Toscana Gospel Festival. 16 dicembre, Lucignano (Ar) Info: www.lucignanoweb.it
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Lombardia benvenuto gluten free
Si apre il 14 dicembre presso il polo fieristico di Brescia, il Gluten Free Expo, il primo salone europeo interamente dedicato ai prodotti e all’alimentazione senza glutine. I padiglioni della struttura ospitano le numerose aziende impegnate nella produzione di alimenti senza glutine, ma la fiera non si limita a un’esposizione di specialità gastronomiche dando ampio spazio anche anche ai contenuti, grazie ad aree appositamente allestite che ospitano laboratori di cucina senza glutine gratuiti condotti dai migliori chef, Junior Lab dedicati ai più piccoli e degustazioni guidate. fino al 17 dicembre, Brescia - Info: www.glutenfreeexpo.it
Veneto Fiorisce l’inverno Ricchissimo il programma per questa 29esima edizione della Mostra del radicchio rosso: cene a tema, esposizioni d’arte di pittura, concerti, degustazioni guidate, dimostrazioni sugli antichi mestieri, mostre sulla civiltà contadina e dei mezzi agricoli, dimostrazioni di lavorazione del radicchio… ce n’è abbastanza per passare un fine settimana all’insegna dei fiori d’Inverno! L’appuntamento si inserisce nell’ambito della manifestazione Fiori d’Inverno, che per mesi anima borghi e terre del radicchio. 21-23 dicembre, Mogliano Veneto (Tv) Info: www.fioridinverno.tv
Sicilia Mangiare cioccolato… è un’arte CioccolArt Sicily riapre le porte nella barocca location dell’ex Chiesa del Carmine di Taormina. Dopo il successo degli scorsi anni, la quarta edizione punta sul panorama delle ceramiche isolane, in particolare quelle di Caltagirone e Santo Stefano di Camastra. Durante la golosa manifestazione, oltre ad assistere all’opera di artisti che fanno vivere blocchi di cioccolato trasformandoli in sculture tutte da gustare, è possibile partecipare a corsi di finger food, cake design e di sugar flowers. Ad accompagnare le degustazione inoltre vini, grappe, passiti e formaggi locali. 20 dicembre – 6 gennaio, Taormina (Ct) Info: www.cioccolart.it
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Piemonte Nel regno del cappone
Il Cappone di Morozzo è uno dei prodotti tipici della provincia di Cuneo; immancabile sulle tavole imbandite per le festività natalizie, è presidio Slow Food. A questo pregiatissimo animale è dedicata la Fiera del Cappone, manifestazione di antiche origini che apre i battenti il 15 dicembre. Appuntamento da sempre di grande importanza per il territorio, soprattutto in vista del Natale che vede il cappone protagonista del menù della festa, fin dagli anni ’50 la manifestazione ha risonanza nazionale con un’esposizione di macchine agricole accanto a un ricco e colorito mercato, al quale è abbinato un concorso di pittura. fino al 17 dicembre, Morozzo (Cn) Info: www.capponedimorozzo.it
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Molise E la notte si illumina…
Manifestazione tradizionale di grande fascino, quello della Faglia è un rito corale, le cui motivazioni, in parte dimenticate, sono remotissime, e che viene interamente gestito dalla popolazione; la Faglia è un’enorme fiaccola lunga circa 12 metri, con il diametro di 2, formata da canne. Ad essa si dà fuoco la sera della vigilia di Natale. Occorrono almeno 40 volontari per trasportare la struttura lungo il percorso che porta alla Chiesa Madre sul cui sagrato le Faglie vengono issate e incendiate. Il cammino è scandito da suggestivi canti e inni che si ripetono uguali nei secoli. 24 dicembre, Oratino (Cb) Info: www.comune.oratino.cb.it
Lombardia Elogio della vita contadina Tornano ad animare le giornate del bel borgo incastonato nel verde di Ossimese le tradizionali giornate dedicate alla Sagra del Porsèl e alla Festa del Lardo, manifestazione che si prefigge il compito di valorizzare e far conoscere la cultura contadina della zona e le tradizioni che la caratterizzano. L’appuntamento inoltre, offrendo la possibilità di degustare le specialità locali, registra sempre maggior attenzione anche da parte dei tanti cultori della gastronomia che accorrono qui per gustare piatti a base di carne di maiale e lardo. 29-30 dicembre, Ossimo Superiore (Bs) Info: www.comune.ossimo.bs.it
Campania Costiera: mai così dolce La Festa della Zeppola, come da tradizione consolidata, si svolge ogni anno sulla Spiaggia Grande di Positano. Per l’occasione scendono in capo i positanesi che, pentole e mestoli alla mano, collaborano alla preparazione di piatti della gastronomia locale. Protagonista, ovviamente, la zeppola, tipico dolce natalizio della tradizione campana. Nella serata finale si svolge l’ambita gara fra i vari piatti di zeppole, al cui termine una giuria popolare eleggerà il piatto migliore nella categoria “zeppola di pasta cresciuta”, per la “zeppola di patate” e per il piatto meglio decorato: ai vincitori il premio “Zeppola D’oro”. 28-29 dicembre, Positano (Sa) Info: www.festadellazeppola.com
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Puglia Èancoravigilia. Sì,ma di Carnevale
Si inaugura con la festa delle Propaggini il carnevale di Putignano. Come tradizione vuole, la sera di Santo Stefano decine di poeti dialettali si alternano sul palco della piazza cittadina per declamare versi satirici in rima contro i politici, i potenti e determinate abitudini sociali, prendendo di mira in particolare gli argomenti più sentiti dell’anno appena trascorso. L’esposizione cantata dei versi viene tenuta da gruppi di cittadini in abiti da contadino muniti di arnesi da lavoro. dal 26 dicembre, Putignano (Ba) Info: www.carnevalediputignano.it
appuntamenti in breve 14 6 1 SuperZampone
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La festa dello zampone più grande del mondo.
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1-2 dicembre, Castelnuovo Rangone (MO) – Emilia-Romagna
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Info: www.zampone.com
2 Fiera di Erba-olio Percorso tematico sull’utilizzo dell’olio e delle erbe spontanee nella cucina tradizionale locale.
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2 dicembre, Petritoli (Fm) – Marche
Info: www.comune.petritoli.fm.it
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6 Festa di S. Nicolò Nei centri della Val Gardena sfila il santo simbolo del Natale distribuendo dolci e caramelle ai bambini buoni, seguito da diavoli inferociti, i Krampus, alla ricerca dei bambini “cattivi”.
3 Il Paese del Natale Le strade sono invase da mercatini, zampognari e folletti. I ristoranti propongono il percorso gastronomico I Piatti dell’Avvento. 2, 8-9, 16 dicembre, Sant’Agata Feltria (Rn) – Emilia-Romagna
Info: www.santagatainfiera.com
4 Sagra della sfrionzola Manifestazione che celebra il tipico spezzatino di maiale locale. 3-4 dicembre, Ottati (Sa) – Campania
Info: www.promozione.cilentoediano.it
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5 dicembre, località varie Trentino-Alto Adige
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Info: www.valgardena.it
7 Farro di San Nicola
9 Curiosa
Cerimonia rituale che si svolge da tempo immemorabile con cottura e distribuzione pubblica del tipico prodotto locale. 5-6 dicembre, Cerreto di Spoleto (Pg) Umbria
Info: www.comune.monteleone-di-spoleto.pg.it
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6-9 dicembre, Napoli – Campania
6-9 dicembre, Modena – Emilia-Romagna
Info: www.curiosainfiera.it
8 Showcolate Kermesse tutta dedicata al cibo degli dei che porta la passione del cioccolato nel centro storico di Napoli, trasformando Piazza del Plebiscito nel salotto più goloso d’Italia
Mostra-mercato dedicata alle festività natalizie organizzata da ModenaFiere. Da segnalare l’iniziativa solidale Una decorazione per l’Emilia per raccogliere fondi per la ricostruzione delle aree terremotate.
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www.showcolatenapoli.it
5 Fiera fredda Sagra dedicata alla lumaca e al suo uso in cucina. 4-9 dicembre, Borgo San Dalmazzo (Cn) Piemonte
Info: www.fierafredda.it
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10 La notte degli alambicchi accesi Occasione per visitare le distillerie locali e assaggiarne i prelibati prodotti. 7-8 dicembre, Vezzano (Tn) Trentino Alto Adige
Info: www.valledeilaghiturismo.it
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11 Festa del mandorlato
13 Lo gradireste un goccio
19 La Ndocciata
Degustazione del tipico dolce locale in un clima di festa.
di vin santo?
Grandiosa processione “di fuoco” lungo le vie del paese.
7-9 dicembre, Cologna Veneta (Vr) – Veneto
Info: www.festadelmandorlato.it
12 Festa della Micòoula
Mercatino dove degustare il tipico pane nero dolce antesignano del panettone preparato con farina di segale, noci, castagne, fichi secchi e cioccolato. 8 dicembre, Hône (Ao) – Valle d’Aosta
Info: www.lovevda.it
Nel “borgo del vin santo” per celebrare il suo prodotto di punta. 8-9 dicembre, Torrita di Siena (Si) – Toscana
Info: www.comune.torrita.siena.it
24 dicembre, Agnone (Is) – Molise
Info: www.ndocciata.it
14 Sapori di Carnia Rassegna gastronomica che si snoda lungo i caratteristici borghi della zona. 9 dicembre, località varie (Ud) Friuli-Venezia Giulia
Info: www.comune.raveo.ud.it
15 Sagra della Zazzicchia Festa della tipica salsiccia la cui carne viene condita con sale, bucce di arancia, peperoncino e coriandoli. 10 dicembre, Prossedi (Lt) – Lazio
Info: www.comune.prossedi.lt.it
16 Sagra del pane e dell’olio Si degustano il pane tipico cotto a legna come un tempo e la nuova molitura.
20 Is Candeberis Nelle abitazioni viene cucinata una preparazione a base di grano bollito, offerta ai gruppi di giovani che per tutta la notte fanno festa per le strade. 30 Dicembre, Fluminimaggiore (CI) - Sardegna
Info: prolocofluminimaggiore.it
15 dicembre, Triggiano (Ba)
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Info: www.comune.triggiano.ba.it
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8 4 21 Festa del Ringraziamento La più sentita e solenne cerimonia dell’anno, che culmina con il canto del Te Deum e lo scambio dei doni in piazza. 31 dicembre, Bonnanaro (Ss) – Sardegna
17 Sagra della Pettola
Info: www.comune.bonnanaro.ss.it
Occasione per assaporare le prelibate pettole, salate o dolci, ottenute da un impasto di acqua, farina e lievito, fritte in olio bollente e preparate dalle massaie locali.
22 San Silvestro a mare
22-23 dicembre, Rutigliano (Ba) Puglia
Tradizionale nuotata nelle acque del golfo di Ognina. 31 dicembre, Catania (Ct) – Sicilia
Info: www.prolocopuglia.it
18 Le Ntosse 22
Processione con le fiaccole accese, le ntosse, che anima le vie del piccolo borgo. 24 dicembre, Santo Stefano di Sante Marie (Aq) – Abruzzo
Info: www.prolocosantostefano.it
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Coverstory pag. 38
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Natale ieri, oggi e domani E se si stava meglio quando si stava peggio? Il nostro viaggio parte da questa domanda
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Cucina buona in tempi cattivi Andrea Perin ci racconta i piatti poveri di una volta. Quando Natale era “festa vera”
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Il cibo sacro del dì di festa Tradizioni religiose e cultura gastronomica: un legame antico che val la pena riscoprire
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Le ricette del giorno dopo Come cucinare con gli avanzi di Natale e trasformarli in appetitosi piatti a costo zero
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Se la spesa si fa al mercato Una guida divertente ai mercatini rionali di Milano, per gli acquisti sotto l’albero
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Il cenone on-line Dal passato alla modernità: il web come nuovo alleato per avere risparmio e qualità
da pag. 54 Rubriche
• Lo studio
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Con le festività alle porte, ci interroghiamo sul significato che ha (o dovrebbe avere) per noi il Natale, sul peso delle tradizioni e sul modo migliore per uscire dalla crisi morale di Luca Campana
Si stava meglio
quando si stava peggio? Quelle del 2012 saranno “feste di crisi”, come ce ne sono state tante nella storia del nostro Paese, in quella recente e in quella più remota, durante le quali, però, Natale ha sempre continuato a essere Natale. Ovvero quella festa delle “identità” e degli affetti – della famiglia – in cui ognuno aveva l’opportunità di riscoprirsi membro di un gruppo e non semplice individuo. Ma oggi che a essere in crisi, forse e ancor più delle finanze, sono soprattutto i valori
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tradizionali è ovvio che anche il Natale viva una vera e propria crisi d’identità. Provare dunque ad affrontare queste festività come ricerca della tradizione più genuina potrebbe rivelarsi una sfida che vale la pena di accettare anche perché, alla fine, potremmo ritrovarci con molto più di quello che viene banalmente definito “il vero spirito del Natale”, quello che ci fa sentire tutti più buoni e piangere come “viti tagliate” ogni volta che guardiamo La vita è meravigliosa.
…o forse no? di Gilda Ciaruffoli
Ritrovare la tradizione: sì ma quale? L’Italia è sempre stata terra di conquista.A noi italiani sono state contrabbandate, da sempre, mode e tradizioni che, grazie alla nostra smania mimetica, hanno attecchito qui meglio che altrove. Così è stato anche per una certa tradizione del Natale, quella, per intenderci dell’albero. Mi spiegate cosa c’entra con un Paese come il nostro – mediterraneo, cattolico, ancora profondamente legato alla campagna e ontologicamente barocco – con una tradizione nordica codificata, prima, dalla cultura del pangermanismo luterano e,poi,da quella della borghesia cittadina e industriale? Nulla. Eppure è bastato che nel dopoguerra cominciassero a circolare i primi film natalizi americani, che subito gli italiani hanno lasciato in soffitta il presepe di famiglia per piazzare in tinello un albero di plastica. Per non parlare, poi, di Babbo Natale....
Sarà una festa pop, chic o minimal? Di certo c’è che delegare i valori veri e le sane abitudini al passato è solo un alibi per non imporre a noi stessi il cambiamento
Sia chiaro: crogiolarsi nella nostalgia può fare anche brutti scherzi. “I bei tempi andati” sono tali a seconda dei punti di vista. Posto che il modo di festeggiare il Natale abbia seguito l’evoluzione (o l’involuzione?) sociale degli italiani, è opportuno guardare al fenomeno anche da un’altra angolatura, magari meno edulcorata dai ricordi. Prima di tutto, quali sono questi mitici “bei tempi”? Lo spartiacque sembrano essere gli anni 60: l’ancien régime è soverchiato, la famiglia tradizionale in frantumi; la morale in cantina (assieme al presepe). Gli stessi anni che aprono la via all’emancipazione femminile, all’evoluzione nei rapporti familiari, alle frontiere aperte, alla possibilità di scegliere dove e come vivere, al pluralismo razziale e religioso: tutte minacce gravissime alla buona vecchia tradizione! E per combattere questa società “alla deriva” (!), l’unica possibilità è vagheggiare di un mondo in cui lo zucchero era un lusso che ci si permetteva una volta l’anno, in cui le donne erano relegate in cucina mentre gli uomini (che, senza tutele né diritti al lavoro, faticavano a mettere insieme il pranzo con la cena) giocavano a carte. Ma la famiglia “era unita”, direte voi! Bella forza: non c’erano leggi, diritti né soldi perché le cose fossero diverse! Oggi, con (ancora) qualche soldo in tasca e (ancora) qualche diritto da esercitare, possiamo scegliere come vivere, e non è colpa dei tempi o della società se le scelte che facciamo sono “sbagliate”. Se il consumismo legato al Natale non ci piace, evitiamolo. I regali inutili e i viaggi costosi ci fanno sentire male? Facciamone a meno. Smettendola di giustificarci dicendo che “così vanno le cose”: scegliamo. Apriamo internet e con un click regaliamo al nostro partner una donazione a una popolazione in difficoltà. Partiamo per un viaggio solidale. Acquistiamo pochi alimenti di qualità da fattori e piccole aziende artigiane. Tutti gesti estremamente rivoluzionari. Il rischio? Che chi ci vive accanto non capisca e non condivida, perchè troppo abituato al regalo costoso, al resort di lusso, al cenone di 5 portate. Ma questo non è un problema “dei tempi”, è un problema nostro. Ora, il web (inteso come emblema della modernità) avrà tanti difetti, e forse un solo pregio, ma incomparabile: ci dà un’infinita gamma di possibilità e di scelte che “quando si stava peggio” non c’erano. Una responsabilità notevole. È facile delegare i “valori veri” e le “sane abitudini” al passato. Più difficile è rendersi conto che siamo noi stessi gli artefici della nostra vita e gli unici che possono scegliere di cambiarla.
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Il presepe, Babbo Natale, l’albero: siamo sicuri di saper distinguere ancora che cosa sia tradizione italiana e cosa no? E che valore diamo (o dovremmo dare) a questa tradizione?
Merry Christmas de ‘noantri
Perché, non proviamo a riprenderci il meglio di quei tempi di crisi “di una volta”, uguali ai nostri ma in fondo così diversi e sotto certi aspetti anche migliori?
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Per capire com’è cambiato il Natale degli italiani bisogna dunque risalire agli anni 50. La guerra è finita da poco e l’Italia cerca di rimettersi in piedi, anche grazie ai cospicui aiuti degli Stati Uniti. Ma c’è di più. Insieme alla democrazia, alla libertà e a tutto ciò per cui si è combattuta la guerra, gli americani stanno esportando anche la Coca Cola, le minestre in scatola e i detersivi: in una parola, il consumismo. E gli italiani, che vengono da anni di fame bellica e miseria rurale, si lasciano affascinare dall’idea di cambiar vita, abbandonando il duro lavoro dei campi, pur al prezzo di farsi fagocitare dell’anonimato delle nuove periferie operaie. Pane, lavoro e casa: è questo che chiedono e che alla fine riusciranno a ottenere, insieme però a emarginazione e sfruttamento. Ma non c’è tempo: a pochi anni dalla fine della guerra è scoppiato il boom economico e, anche se presto farà crack, negli anni 60 chi si guarda indietro è perduto. Nelle nuove città ricostruite dopo i bombardamenti, gli italiani si scoprono piccolo-borghesi e, accanto al presepe portato dalla campagna, cominciano a sfoggiare l’albero. Sulle tavole non c’è molto: il menù della Vigilia risente ancora della tradizione contadina e si mangia di magro. Baccalà, perlopiù fritto, mantecato, bollito e poco altro: le paste ripiene
al Nord, spaghetti e maccaroni al Sud. Il panettone è un lusso per pochi, così come la pasticceria opulenta delle feste, roba da signori. Ma tutto il resto è ancora intatto. La famiglia è quella patriarcale dei nonni e a Natale si riunisce tutta sotto lo stesso tetto. Le donne in cucina; gli uomini in tinello a fumare e giocare a carte; i bambini a rincorrersi per casa. Sarà poi il ’68 con il rifiuto di questo modello di famiglia a mandare in crisi anche il Natale tradizionale.
Il brusco risveglio dal sogno Negli anni 80 gli italiani si scoprono yuppies, alle riunioni famigliari natalizie preferiscono le vacanza al caldo del Kenia o delle Maldive. Le donne sono tutte belle e fanno fatica ad accettare il cambiamento che l’essere madri e mogli comporta. Il consumismo imperversa e i deficit di accudimento dei più piccoli si barattano con pile di regali sotto l’albero: sono gli anni d’oro di Babbo Natale che conosce un’improvvisa fama anche al cinema. Ma poi il sogno finisce, ci si accorge che è stato un incubo e ci si risveglia in piena crisi. È cronaca di ieri, di oggi e forse anche di domani. Perché, non proviamo allora a riprenderci il meglio di quei tempi di crisi “di una volta”, uguali ai nostri ma in fondo così diversi e sotto certi aspetti – ne converrete – anche migliori?
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Bando alla sobrietà: quando lo zucchero era un lusso e il tempo era scandito da pochi momenti di festa, era questo il motto che accomunava tutti, benestanti e non, che si riunivano attorno alla tavola per la cena della Vigilia o il pranzo del 25. Il menù? “Cento campanili” e riti familiari a parte, si ripeteva uguale negli anni, rodato dalla tradizione e legato alla stagionalità
La pancia piena: anche per chi durante tutto l’anno faceva fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, cioè la gran parte dei contadini e del proletariato urbano, la festa di Natale era una pausa dalla fame e dalla privazione sofferte nella vita quotidiana. È fuorviante descrivere come “cucina povera” il monotono regime alimentare delle classi subalterne, di solito misero e insufficiente. Probabilmente sarebbe più corretto parlare di “cucina dei poveri”, fatta di pane nero e polenta, po-
chissima carne, alimenti conservati nell’aceto o affumicati, legumi e poco vino cattivo. Gli unici momenti in cui si riusciva a riempire la pancia era durante le ricorrenze e le festività: anche allora festa significava abbondanza. Soprattutto il Natale, che celebra la nascita e l’inizio della vita, offriva a tavola un ribaltamento della misera quotidianità. Nonostante fosse un rito le cui origini affondano nelle usanze pagane del solstizio invernale e della rinascita del sole e della natura, anche la religione
di Andrea Perin
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Pantrid maridaa
Nella foto tratta dal libro “La fame aguzza l’ingegno”, un pranzo in un’antica trattoria di inizio ‘900 a Milano
cattolica accettava di buon grado il “ben di dio” messo a tavola, sebbene per tutto l’anno predicasse la sobrietà alimentare. La sua sacralità era evidenziata non solo dall’abbondanza ma anche dalla preparazione di ricette dedicate alla festa, non di rado consumate solo in questa occasione. Molte in realtà hanno ormai perso tale specificità: abituati al giorno d’oggi a una disponibilità alimentare che non risente di stagioni o distanze geografiche, attraverso un’industria alimentare che mette tutto a disposizione e incentiva ai consumi, riesce difficile comprendere come nel passato la vita fosse scandita anche dalle pietanze che, diverse da quelle povere quotidiane, si legavano agli eventi sociali: battesimi, matrimoni, carnevale, pasqua, funerali...
“Magra” la cena, “grasso” il pranzo Esisteva sicuramente una motivazione di tipo economico che rendeva possibile solo poche volte l’anno una spesa alimentare consistente, ma i ricchi pranzi e le cene della festa rappresentavano soprattutto passaggi e momenti intessuti di ritualità. Veniamo dunque al cenone della Vigilia, generalmente di magro, cioè privo di carne, che in tavola metteva il capitone (al sud) o l’anguilla, il baccalà, ossia il merluzzo conservato sotto sale e alimento poverissimo all’epoca, oppure piatti preparati con i molluschi come la pasta con le vongole. Nell’Italia dei cento campanili però
ogni comunità aveva le sue usanze, e così in Veneto si consumava il Risoto de la visilia (con fagioli, ghiozzi e anguilla), a Mantova e nella Bassa Padana erano consueti i Tortelli di zucca e a Borgotaro le Pappardelle di vigilia (con funghi e conserva di pomodoro). Per il pranzo di Natale si cucinava soprattutto la carne, la grande assente dalle tavole di contadini e proletari urbani tanto che, come ci ricorda un vecchio proverbio, “Se un povero mangia una gallina, o è ammalato il povero o è ammalata la gallina”. Protagonista era spesso il cappone, il maschio castrato e accuratamente ingrassato proprio per essere pronto per Natale, mentre in Lombardia era usanza la Tacchina ripiena, ma non mancavano pietanze più povere come il Cardone in brodo con polpettine di carne a Chieti, in Abruzzo, e i Maccaroin cun e trippe a Savona, in Liguria. Spesso il piatto principale era un abbondante lesso, accompagnato con la mostarda al Nord. Da queste carni si otteneva anche un brodo profumato e ricco nel quale si lessavano le paste ripiene, irrinunciabili nel pranzo Natale e con ricette peculiari di ogni località italiana: cappelletti, tortellini, ravioli, agnolotti... Piatti immancabili per ogni famiglia, che univano poveri e ricchi, la cui differenza risiedeva spesso non tanto nella qualità ma nella quantità. Probabilmente l’aggettivo più adatto per definire questi piatti è “grasso”, non solo perché contrapposto al “magro” della sera prima, ma soprattutto da in-
Questa minestra di pane tritato (pàan triit), nota anche come pancotto, è una delle vivande più povere che ha nutrito generazioni di persone alle mense del nord Italia: il pane secco e avanzato, se mai ne avanzava, non veniva buttato via ma grattugiato e cotto nel brodo fino a ottenere una minestra più o meno densa. Nella versione “maritata” questa pietanza quotidiana veniva sposata, cioè arricchita, anche con l’uovo e consumata, specialmente nel milanese, per le feste di Natale. Diversamente da oggi, l’uovo era un ingrediente prezioso e costoso, specialmente in inverno quando le galline ne producevano pochi. Ingredienti: (per quattro persone) 50 gr di burro 6 cucchiaiate di pane grattugiato (pane nero se si vuole rimane fedeli alla cucina povera) 2 cucchiaiate di Parmigiano 2 uova 1,2 litri di brodo di carne Procedimento: Inzuppate con il brodo quattro cucchiaiate in una tazza, poi aggiungetelo in un tegamino dove avete fatto rosolare il burro, lasciando insaporire a fuoco lento. Nella zuppiera mettete il pane rimanente con le uova e il formaggio, sbattete bene con la forchetta e poi unite il brodo bollente e il pane rosolato, sbattendo ancora per qualche minuto.
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Insalata di rinforzo Era usanza in Campania accompagnare il capitone e il baccalà fritto della cena della Vigilia con questa insalata che, preparata il 24, continuava a essere “rinforzata” con l’aggiunta di ingredienti freschi fino all’Epifania. O almeno è questa una delle interpretazioni del nome del piatto, mentre l’altra versione si richiama alla sua funzione di rinforzare il cenone magro della vigilia. Gli ingredienti sono tutti poveri, come ad esempio cavolfiori e peperoni, spesso trascurati dai ricettari borghesi fino a Ottocento inoltrato. Ingredienti: 1 cavolfiore 100 gr di olive verdi e nere 50 gr di cetriolini sott’aceto 1 peperone sott’aceto 4 acciughe sotto sale una cucchiaiata di capperi sotto sale, olio d’oliva e aceto Procedimento: Dopo aver lessato il cavolfiore in acqua salata tagliatelo a cimette e mettetelo nell’insalatiera insieme alle olive snocciolate, i capperi ben lavati, il peperone tagliato a listelle e le acciughe dissalate e diliscate. Condite con abbondante olio di oliva e poco aceto.
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tendersi come ricco, saporito, nutriente, lontano dalle sofferenze della fame e della magrezza. Non mancavano piatti di gusto agro-dolce di cui si è perso probabilmente anche il piacere, come gli Gnocchi dolci di Natale in Umbria (con cioccolato e noci) e la Nociata in Lazio (pasta con noci, zucchero e limone).
Gli antenati del panettone Meritano un capitolo a parte i dolci, e non solo perché esistevano ricette che si preparavano soltanto per il Natale (come la Putizza, rotolo ripieno di biscotto e frutta secca, a Trieste, o la Spongata di Bresciello, dall’aspetto spugnoso e ripieno di marmellata, le Pinoccate a base di pinoli di Perugia, i Mustaccioli al profumo di noce moscata e cannella e la Pasta
La fame aguzza l’ingegno Col sottotitolo “cucina buona in tempi difficili”, Andrea Perin ha raccolto in questo libro 50 ricette recuperate dai manuali di “difesa alimentare” d’inizio secolo, quando portare in tavola qualcosa da mangiare era per molti davvero difficile, e occorreva un tocco di genialità per dare sapore ai piatti anche se non si navigava nell’abbondanza. Un titolo di grande attualità, dunque, perché se i tempi difficili che stiamo vivendo comprimono le intenzioni e le possibilità di spesa (anche alimentare) degli italiani, offre un menù ricco di sapori e denso di saperi a costi ridottissimi. Alle ricette, inoltre, Perin ha affiancato un’aneddotica inedita di storia e storie della cucina povera italiana, vero specchio delle diseguaglianze, dei privilegi e delle suddivisioni sociali del Belpaese. Nota di merito: ogni piatto proposto, spiegato nei dettagli, è commentato. Tutte le ricette sono state infatti provate e gustate dall’autore e dai suoi inconsapevoli, e poi entusiasti, commensali.
Reale con le mandorle in Campania, i Cannarìculi, gnocchi fritti calabresi), ma soprattutto perché nel mondo della povertà il sapore dolce era strettamente legato alla festività. In un panorama alimentare dominato dai sapori salati e acidi, legati spesso alla conservazione del cibo (sotto sale, affumicato, in salamoia) il sapore dolce del costosissimo zucchero era consueto per la cucina dei ricchi e diventava importante per i poveri nelle poche occasioni in cui ci si poteva concedere questo lusso. Se il panettone milanese è diventato il dolce natalizio forse più conosciuto grazie all’astuzia e all’inventiva dell’industria alimentare, nella realtà della tradizione i pani addolciti e farciti di semi, canditi, uvette, erano una pietanza natalizia di augurio di fertilità e ricchezza.
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Il cibo sacro del dì di festa Mangiare non è solo motivo di gioia e rito della tradizione ma anche sacralità. Una ragione in più per difendere e tutelare la cultura enogastronomica. Dal bollito al pesce (in greco ichthys, termine che richiama il nome di Gesù) le Sacre Scritture sono piene di citazioni e paralleli tra alimenti e fede
di Riccardo Lagorio
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Fin dall’antichità, tra le tradizioni religiose e la cultura alimentare c’è sempre stato uno stretto legame, in quanto il cibo era giustificato da una cucina che faceva riferimento ai cicli del tempo e le feste erano anche momenti di trasgressione. Malgrado oggi le celebrazioni religiose abbiano perso questa connotazione e il rapporto tra cibo e religione appaia sempre più appannato dalla secolarizzazione della società, alcuni dei piatti consu-
mati nei giorni di festa continuano a ricoprire un valore simbolico. Come accade per il bollito, presente su molte tavole italiane durante i giorni di festa. Secondo il Libro di Ezechiele sarebbe stato Dio stesso a imporre, durante l’assedio di Gerusalemme da parte del re di Babilonia, la preparazione di questa pietanza. Nella pentola si dovevano cuocere a lungo i pezzi buoni, coscia e spalla, e ossi scelti che, al termine della bollitura, dovevano essere tolti senza porzionarli. Ma è l’agnello, servito diffusamente a Natale come a Pasqua, che meglio di tutti rappresenta il rapporto tra cibo e sacro già a partire dalle civiltà agropastorali arcaiche. Nel Libro dell’Esodo, il sacrificio dell’agnello è l’espressione più alta dell’offerta a Dio e prevede anche farina impastata con olio e vino, quasi a profetizzare una tavola mediterranea dei giorni nostri. Fu quasi consequenziale, in epoca Cristiana, adottare il rapporto tra Gesù e l’agnello, figura mite e tenera che sa accettare il proprio destino. Alla stessa stregua il pesce che, protagonista della Vigilia ma anche del 25 dicembre, rappresentava anticamente il segno di riconoscimento dei primi cristiani in quanto dalle iniziali del termine greco ichthys (pesce) si ottengono le parole della professione di fede: Iesus Christos, Theou Yios, Soter (Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore). La cena “di magro” ha quindi radici anche semantiche. La fortuna del merluzzo essiccato o salato (stoccafisso o baccalà) si deve invece alla volontà espressa dalle deliberazioni di papa Paolo III durante il Concilio di Trento del 1545 che, per porre riparo allo sconquasso provocato da Martin Lutero, introdusse rigide regole nella cucina dei credenti, imponendo il cibo di magro il mercoledì, il venerdì, durante la Quaresima e per molte delle giornate prefestive. Alla carenza di pesce fresco le popolazioni dell’entroterra ovviarono con pesce essiccato ai freddi venti polari che, nel 1432, il nobile veneziano Piero Querini aveva casualmente notato e riportato dalle lontane isole Lofoten.
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Le ricette ...del giorno dopo
Nelle feste di fine anno si finisce inevitabilmente per cucinare con abbondanza. E così puntualmente capita di ritrovarsi a pensare a come poter riutilizzare gli avanzi, dal panettone allo spumante, dal salmone affumicato alle carni e così via. Per evitare che ingredienti, anche preziosi, vengano a noia e vadano sprecati, occorre essere creativi per poterli riproporre in modo nuovo. Le verdure possono essere usate per fare zuppe o un buon brodo, la carne per le polpette, il cappone per un’insalata, il panettone in ricette anche di cucina salata. Ecco per voi alcune idee, tutte da copiare!
Risotto allo Spumante
Come cucinare con gli avanzi del cenone della Vigilia e del pranzo di Natale, trasformandoli in appetitose portate. A costo zero di Chiara Mojana
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Ingredienti per 4 persone: 300 gr di riso Arborio 500 ml di Spumante secco o demi-sec 2 scalogni 50 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato 50 gr di burro brodo di verdure sale Affettare sottilmente gli scalogni e farli appassire in una casseruola a fondo spesso con la metà del burro fuso su fuoco dolce. Quando saranno quasi sfatti, alzare la fiamma e unire il riso e tostarlo mescolando in continuazione per 2 minuti. Unire la metà dello Spumante e, mescolando, farlo evaporare. Unire un mestolo di brodo bollente e portare a cottura aggiungendo altro brodo man mano che il precedente viene assorbito e dopo 10 minuti aggiungere lo Spumante rimasto. Togliere dal fuoco, aggiustare di sale, unire il burro rimasto e il formaggio, mescolare e lasciare mantecare per qualche minuto prima di servire.
Fettuccine al salmone affumicato e zenzero
Polpette di carne alla salvia e limone
Ingredienti per 4 persone: 400 gr di fettuccine 6 fette di salmone affumicato 500 gr di zucchine 15 gr di zenzero fresco grattugiato 5 dl di besciamella 50 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato 5 cucchiai di olio extravergine d’oliva noce moscata sale
Ingredienti per 4 persone: 500 gr di carne bollita di cappone o manzo 2 fette di pane vecchio senza crosta 4 cucchiai di latte 50 gr di Parmigiano Reggiano 1 uovo 15 gr di salvia 1 spicchio d’aglio (facoltativo) 1 limone non trattato 2 pomodori essiccati sott’olio 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva aceto balsamico sale e pepe
Unire alla besciamella il Parmigiano, una grattata di noce moscata e aggiustare di sale. Spuntare le zucchine, tagliarle a fiammifero e farle saltare in una padella con 4 cucchiai di olio ben caldo e lo zenzero per 3-4 minuti a fuoco vivo. Cuocere le fettuccine in abbondante acqua salata, scolarle e condirle con la besciamella e le zucchine, mescolando con cura. Spezzettare il salmone e scottarlo nell’olio rimasto per 2 minuti. Unirlo alle fettuccine, mescolare e servire immediatamente.
Sformatino di panettone con scamorza affumicata e zucchine Ingredienti per 4 persone: 300 gr di panettone 300 gr di zucchine 100 gr di scamorza affumicata olio extravergine di oliva 40 gr di burro sale e pepe Imburrare 4 stampini monoporzione e foderarli con fettine sottili di panettone. Tagliare il panettone rimasto, la scamorza e le zucchine a cubetti molto piccoli. Rosolare i cubetti di zucchina in una padella con poco olio e, quando saranno cotti, unire i cubetti di scamorza e di panettone e mescolare. Riempire gli stampini con il composto e disporli in una placca a bordi alti, con due dita d’acqua. Cuocere gli sformatini a bagnomaria nel forno già caldo a 150°C per 10 minuti circa. Sfornare, lasciare intiepidire e sformare le preparazioni al centro dei piatti. Servire.
Ammollare il pane nel latte e quando sarà morbido riunirlo in una ciotola con la carne tritata, la salvia, i pomodori e l’aglio tritati, la scorza di limone grattugiata, l’uovo sbattuto, il Parmigiano, sale e pepe. Amalgamare bene e formare delle polpette grandi come una noce. Friggerle, poche alla volta, nell’olio ben caldo. Quando saranno dorate uniformemente, trasferirle su carta assorbente. Servire le polpette, a piacere, con un’insalata di pomodori e funghi e un filo di aceto balsamico.
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foto di Petra Kovàcs
cover story
A Milano la spesa si fa al mercato È la città “più europea” e all’avanguardia d’Italia. Il fatto che qui i mercati rionali siano ancora un punto di riferimento potrebbe perciò sembrare anacronistico. Ma non lo è. Come non lo è il desiderio di qualità e rapporti umani genuini. Senza contare che, nella metropoli meneghina, anche la più tradizionale delle “istituzioni” sa guardare al futuro
Guide ai mercati metropolitani: Milano Il libro, frutto di una ricerca personale condotta dal giovane Gabriele Faggionato, classe 1987, chef vicentino alla guida del ristorante Amaltea in Via Pepe, 38 a Milano, offre una mappa di mercati e negozi etnici in cui è possibile trovare ingredienti particolari e curiosi. Un indirizzario di idee e di luoghi dove farsi guidare per trovare prodotti diversi e avere il piacere di conoscerli e continuare a scoprirli da soli. Filosofia che Faggionato applica anche in cucina, dove cerca di dare risposta alla domanda “che cosa è oggi il territorio?”, proponendo piatti della tradizione ma in chiave metropolitana. Guide ai mercati metropolitani
Milano
Gabriele Faggionato
Con testi di Davide Paolini e Davide Rampello Fotografie di Petra Kovács
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c’è fila, sono molto disponibili nel rivelare ricette e consigli culinari.Tra i mercati rionali voglio citare ancora quello di Piazza XXIV Maggio, presso di Gabriele Faggionato i Navigli, che colpisce per l’atmosfera spensierata che evoca. Qui i veri protagonisti sono la Le strade s’illuminano di una luce nuova e il frutta e la verdura: i venditori latino americani vi profumo di caldarroste ci guida nella ricerca sapranno raccontare la storia dei loro frutti trodi prodotti gastronomici e d’artigianato da ripicali, nonché curiosità e ricette, consigliandovi porre sotto l’albero. Anche a Milano è Natale! qualcosa di originale da inserire nei tradizionali E il cambiamento si avverte persino tra i banconi cesti natalizi di frutta. Oltre ai mercati che siamo dei mercati, che io considero da sempre luoghi abituati a frequentare ci sono anche altri luoghi privilegiati per fare affari e scambiare opinioni ed meno conosciuti ma che cambiano ugualmenesperienze. A partire da quelli comunali, aperti te volto durante il periodo delle feste. Se siete in sette giorni su sette. Mi ha sempre colpito il mervia Parmigianino, per esempio, è impossibile non cato di Wagner, in un’elegante zona centrale, attinotare il negozio Mabuhay Philippine Grocevo dal 1929. Ospita19 botteghe che offrono prory. Le Filippine sono un paese a forte tradizione cattolica e la festa del Natale è molto sentita. Se dotti di ottima qualità. Qui è la tradizione a farla volete conoscere cibi e pietanze di questo paese da padrona: trippa, capponi e interessanti tagli di il mio consiglio è quello di acquistare il prepacarne riempiono i ricchissimi banchi delle marato per la bibinka (una torta a base di farina di cellerie, ma se non si ha tempo di preparare i torriso dolce) e per i puto. Mi piatellini a mano, le botteghe della Per saperne di più: pasta vi salveranno. Per preparare cerebbe concludere il nostro www.ristoranteamaltea.it la cena della vigilia, invece, il mio percorso citando le botteghe www.altromercato.it consiglio è quello di fare un salAltromercato (come quella di to in Piazzale Lagosta in zona Isola: gamberoni, Via del Mercato, 24 in zona Brera) estensione tranci di pesci spada e salmone vi stuzzicheranno immaginaria di un mercato del mondo, la cui a preparare deliziose pietanze. La qualità e la vasplendida selezioni di frutta secca (fichi, datteri rietà del pesce è ottima e i venditori, quando non egiziani, anacardi e noci) non teme rivali.
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Regala un indimenticabile Natale L’Azienda Agricola La Rocchetta è lieta di proporre i propri vini e spumanti di qualità per il S. Natale 2012 ad appassionati ed estimatori che ne apprezzino la loro qualità e finezza. La cuvée delle uve è proveniente unicamente da vigneti di proprietà, inseriti in un affascinante e armonico contesto tra le sinuose colline e il romantico Lago d’Iseo. I nostri vini e spumanti, che vengono affinati nelle storiche cantine di vinificazione della tenuta secolare di Castel Merlo, per la loro armonia e profumo sono in grado di suscitare emozioni uniche… Per valutare e personalizzare la migliore soluzione alle vostre esigenze, con la possibilità di abbinare i nostri vini e spumanti ad un’ accurata selezione gastronomica, ci potete contattare al telefono 035.936.318, fax 035-936357 o e-mail info@larocchetta.it Sig.re Maila e Gabriella Le nostre proposte saranno uno splendido e gradito regalo a clienti, collaboratori e amici.
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natale ieri, oggi e domani cover story
La voglia di cucinare è tanta ma il tempo per fare una spesa all’altezza delle aspettative no? A venirvi incontro c’è internet e la possibilità di acquistare prodotti freschi a chilometro zero senza muovervi di casa, con costi di spedizione molto bassi e brevi attese per la consegna. Per risparmiare in tempo e denaro, guadagnare in qualità, e sentirvi decisamente up-to-date!
Cenone on-line: il gusto della filiera corta di Alba De Gasperis
di Andrea Perin 52
dicembre 2012
«Perché quest’anno non ordiniamo la spesa di Natale on-line?». «Sì, dai, ottima idea!». «Non l’ho mai fatto! Proviamo!». Tre amiche, tre menu piemontesi coi fiocchi e il web, s’incontrano. Valentina sceglie battuta di Fassone al coltello, plin burro e salvia e brasato di vitello piemontese con polenta; Rita porta in tavola dei classici ravioli in brodo di cappone, di nuovo cappone ma sta volta arrosto con patate, e un tagliere di formaggi; antipasto langarolo con salame al Nebbiolo. Risotto al radicchio e un gran bollito misto con le sue salse per Sara. E il web? Ecco che arriva...
Missione: tipicità piemontesi «Andiamo su www.terraviva.coop, è il sito di una cooperativa che conosco, specializzata nell’allevamento di razze bovine piemontesi; oltre a tagli di carne pregiata, vende altri prodotti che possono esserci utili». «Mi sembra valido!» Ecco quindi che pasta fresca (1 kg di plin a 18 euro e uno di ravioli a 13,4 euro), carne per il brasato (1 kg a 15,45 euro) e salse per il bollito (bagnet verd, bagnet russ e salsa senevra tutte a 2,5/3 euro per 130 gr) vanno a comporre il “primo carrello”, per un totale di 64,85 euro (comprensivi di 10 euro per la spedizione).
La cassetta del contadino «Ho un’idea! Ci registriamo a un farmer’s market specializzato nella consegna a domicilio di cassette di frutta, verdura e altri prodotti bio? All’abbonamento con consegna settimanale potremmo preferire, per questa volta, un singolo ordine. Poi vediamo com’è...». «So che qui a Milano il servizio è offerto, ad esempio, da Orto e Gusto, Il Buonessere, Cortilia, Orto in città, Le verdure del mio orto e Bioexpress». «Dai, proviamo Cortilia!». E così verdure (cipolle, carote, patate, radicchio), carne e salumi (500 gr di battuta al coltello di razza piemontese a 16,90 euro e salame), formaggi (200 gr di ricotta di capra a 2,70 euro, 200 gr di robiola di capra a 4,50 euro, 250 gr di quartirolo lombardo a 3,96 euro, 350 gr di gorgonzola dolce a 6,10 euro e 500 gr di Grana Padano a 8 euro), burro, riso e addirittura un antipasto langarolo in vasetto “Comodo già pronto!” (6,88 euro per 300 gr) vengono aggiunti al carrello virtuale. La spesa? 106,25 euro, consegna compresa.
Cappone, spezie e… cosa manca? Rita è l’unica alla ricerca del cappone. «Dove lo trovo? Me ne servono due (uno è per il brodo) e di ottima qualità!». «Proviamo a scrivere sul motore di ricerca “vendita di capponi on-line” e vediamo che succede!». Ed ecco spuntare i fratelli Bramando che allevano capponi di Morazzano, presidio Slow Food, e consegnano a domicilio questa rara e pregiata razza, con tanto di anellino identificativo alla zampa. «Li contatto subito!». «Signora, costano 16,50 euro al chilo e ognuno ha un peso di circa 2,2 kg». «Ottimo! Vada per due capponi a 35 euro l’uno».Aggiunti una quindicina di euro per la consegna, ecco che con 85 euro il menu di Rita è quasi completato. Ora servono le spezie. Con il mercatodelgusto.it e due click, alloro, bacche di ginepro, chiodi di garofano, rosmarino e pepe nero in grani vengono acquistati a 37,23 euro, compresi i sette euro per la spedizione. Infine, da cornale.it, cooperativa agricola in provincia di Cuneo che riunisce più di 80 piccole e medie aziende agricole che sostengono un’agri-
coltura “nativa” (legata al proprio territorio) si completa la spesa: Barbera per il brasato, farina di mais per la polenta, salame al Nebbiolo (11,48 euro per 400 gr), salvia, sedano, aglio, prezzemolo e dado vegetale. Il tutto a 41,78 euro. Più i sette euro per la consegna a Milano, sono 48,78 euro. «In men che non si dica abbiamo ordinato l’occorrente per tre pranzi di Natale. Che risparmio di tempo!». «E poi che comodità! Non vedo l’ora di ricevere il tutto!». «Ma hai visto i prezzi? Davvero convenienti. La filiera corta, oltre a garantire la freschezza dei prodotti, fa bene al portafoglio!».
I conti in tasca allo chef E, a proposito di portafoglio, facciamo qualche considerazione. La spesa complessiva è stata di 342,11 euro, così suddivisa: Valentina ha speso 91,34 euro, Rita 135,85 e Sara 76,05, a cui vanno aggiunti 13,30 euro a testa per le spese di spedizione. Avendo considerato tre menu da sei persone ciascuno, ecco allora l’importo pro commensale: 14 euro per il menu di Valentina, 25 per quello di Rita e 18 euro per quello della Sara. Tra l’ordine e la consegna passano non più di 2 o 3 giorni. Insomma, fare la spesa on-line e garantirsi cibo a filiera corta e di qualità è davvero semplice e gli indirizzi a cui fare riferimento sono davvero tanti. Su tutto il territorio italiano esistono infatti farmer’s market specializzati, cooperative o ancora piccole aziende agricole a conduzione familiare che sono riuscite a organizzarsi per vendere i loro prodotti direttamente in rete (al sito www.aziende.agraria.org ce n’è un elenco infinito). Anche i consumatori si sono organizzati, nei GAS, gruppi che acquistano direttamente dai produttori presenti sul territorio, con l’obiettivo di sviluppare i propri consumi in una logica di sostenibilità ambientale e di compatibilità sociale. Cosa aspettate? Scegliete il vostro menu (vi piacciono i tre proposti?) e navigate alla ricerca dell’occorrente! Un ultimo consiglio: per il panettone scegliete un rivenditore equosolidale. Ecco che in un batter d’occhio avrete fatto anche il primo, grande, regalo di Natale.
La distanza che passa tra la vostra voglia di prodotti genuini di qualità e le cascine o le piccole aziende che possono offrirvela, è più breve di quello che crediate. Basta un click e il gioco è fatto Per saperne di più: www.terraviva.coop www.ortoegusto.it www.ilbuonessere.it www.cortilia.it www.ortoincitta.it www.leverduredelmioorto.it www.bioexpress.it www.fratellibramardo.it www.cornale.it www.aziende.agraria.org www.retegas.org
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lostudio
a cura di Vdg Magazine
L’altra faccia della crisi Regali utili e poco costosi, in casa, in compagnia di parenti e amici, senza rinunciare ai piatti tipici della tradizione e ai prodotti made in Italy. In questa fine di 2012 oltre 1 italiano su 3 si avvicina al Natale senza molto entusiasmo e saranno feste al risparmio per tutti, dal veglione ai viaggi
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Arriva il Natale e l’effetto crisi si fa sentire anche sotto l’albero degli italiani. Ben 6 monitorati su 6 fanno i conti con la grave situazione economica che influenzerà, ma non del tutto, le abitudini consolidate dei nostri connazionali. Il 42% trascorrerà il Natale in famiglia mentre solo l’8% passerà il Natale in casa e Capodanno fuori. I tagli alle spese si faranno sentire soprattutto sui regali: il 41% dichiara che non avrà mol-
ti soldi da spendere e il 21% degli italiani si orienterà sul riciclo di qualcosa che non usa o non gli piace più. Quello a cui invece non si vuole proprio rinunciare è il pranzo in famiglia, usanza inossidabile per il 39% degli italiani, così come i classici giochi con amici e parenti (19%) e le passeggiate per i mercatini di Natale. Tradizione che trionfa alla grande anche a tavola. E se un italiano su 3 (33%) punterà proprio sui cibi tradi-
1. Quanto inciderà l’effetto crisi sul tuo Natale? Molto Abbastanza Poco Per nulla Non sa/Non risponde
7. Come si orienteranno le tue scelte a tavola? 59% 17% 14% 6% 4%
2. Come trascorrerai le prossime vacanze natalizie? In famiglia Non farò nulla di eccezionale Probabilmente fuori Non ci ho ancora pensato Natale in casa, Capodanno fuori Altro
Abbastanza Poco Per nulla Non sa/Non risponde
42% 17% 16% 14% 8% 3%
39% 23% 21% 13% 4%
4. In vista delle festività natalizie a cosa sei disposto a rinunciare? A un viaggio A sperperare soldi Ai regali superflui Al veglione fuori casa Al cinema Altro
zionali, il 28% dichiara che non farà spese folli per pranzi o cenoni. Quello che non potrà invece mancare sulle tavole degli italiani saranno i piatti regionali (63%), i prodotti made in Italy (58%) e i classici dolci natalizi (52%). È quanto emerge da uno studio promosso da VdG Magazine, condotto tramite interviste web a oltre 1.200 italiani utenti di blog, forum e community, per capire come trascorreranno il Natale al tempo della crisi.
29% 24% 17% 11% 14% 5%
Ai classici giochi con parenti e amici Ai regali purché utili e oculati
16%
Ai mercatini di Natale
14% 9% 3%
Altro
6. Come si orientano le tue scelte in fatto di regali? Al risparmio, non ho molti soldi da spendere
41%
Penso di riciclare qualcosa che non uso più o che 21% non mi piace Combinando utilità ed economicità Non ci ho ancora pensato
8% 13%
Nei settori classici, abbigliamento o tecnologie 12% Altro
Almeno a Capodanno sarà una tavola ricca
12%
Farò il cenone fuori casa
10% 4%
8. Cosa non potrà mancare sulla tua tavola? (domanda a risposta multipla) Piatti tipici regionali
63%
Prodotti esclusivamente made in Italy
58%
I classici dolci di Natale
52%
I piatti della cucina povera di una volta
44%
Zampone e lenticchie
36%
Altro
15%
9. Come trascorri la Vigilia? Andando in Chiesa Preparando il pranzo per il giorno dopo Andando al cinema Giocando a carte con gli amici
39% 19%
Al cesto natalizio
13%
In casa cenando con tutti i parenti
5. A cosa invece non intendi rinunciare? Al pranzo in famiglia
Prenderò tutto su ordinazione
Altro
3. Quanto conta la tradizione a Natale? Molto
Non farò spese folli
33% 28%
Punterò sui cibi della tradizione
5%
Non faccio niente di particolare Altro
38% 19% 14% 12% 11% 4% 2%
10. Con quale stato d’animo ti avvicini al Natale? Senza molto entusiasmo
35%
Preoccupato per il prossimo anno
19%
18% 16% Cerco di non trasmettere malessere ai miei figli 9% Altro 3% Il Natale è sempre un momento di festa
Malgrado il periodo cerco di essere sereno
La tradizione non si tocca! Sembra questo il motto degli italiani a fine 2012. Irrinunciabili i piatti classici del Natale e la messa di mezzanotte dicembre 2012
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Cibo&Territorio pag. 62
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Giro d’Italia dei pranzi natalizi In tour tra i ristoranti del Belpaese in cerca delle più radicate tradizioni alimentari di Natale
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A tavola nell’Italia di mezzo Dal Nord, l’itinerario natalizio del gusto si sposta al Centro tra salumi, verdure e arrosti
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Al Sud è d’obbligo la tradizione Baccalà, pasta al forno e dolci di ogni tipo: tutto il Meridione unito nel segno dell’usanza
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Dulcis in fundo: il panettone É il principe delle ghiottonerie di fine anno. Ma vi siete mai chiesti quante versioni ne esistono?
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Wine passion: auguri e bollicine Continua la crescita degli spumanti nostrani, compagni insostituibili dei nostri brindisi di festa
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Wine passion: Donatella Cinelli Colombini L’enologia “in rosa”: intervista ad una straordinaria protagonista del vino italiano
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Metti la Calabria nel panino McDonald’s e aziende calabresi di qualità: un binomio inedito per un menù fast food
da pag. 70 Rubriche
• La storia in cucina • Il buono a tavola • Orto dei semplici • Food news
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Giro d’Italia tra i pranzi natalizi La modernità sta appiattendo l’offerta alimentare. Presto si mangeranno solo prodotti preconfezionati e distribuiti dalle grandi catene. A salvare la tradizione gastronomica restano le feste religiose, durante le quali il cibo, elemento simbolico e di riunione familiare, ricopre ancora un ruolo fondamentale. In occasione del Natale, abbiamo fatto un viaggio da Nord a Sud del Paese, curiosando nelle cucine dei ristoranti italiani, per cercare di capire quali piatti caratterizzano ancora questa festività
di Riccardo Lagorio
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Il primo tentativo di classificare e catalogare (almeno in parte) la cucina nazionale si deve, nel 1891, al gastronomo e scrittore romagnolo Pellegrino Artusi. Nel suo La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene,Artusi propone, tra le altre cose, anche il menu per la Festa di Natale. Eccone la composizione: antipasto con crostini di fegatini di pollo, poi come minestra in brodo i cappelletti all’uso di Romagna (A un mangiatore discreto bastano due dozzine, aggiunge Artusi) seguito dal lesso di cappone con uno sformato di riso verde. Come rifreddo il pasticcio di lepre e
poi ancora arrosto di gallina di Faraone e uccelli. Si chiude con panforte di Siena, pane certosino di Bologna e gelato di mandorle tostate. Per il ripieno dei cappelletti Artusi suggerisce ricotta e formaggio fresco (raveggiolo), petto di cappone cotto nel burro e tritato con la mezzaluna e formaggio Parmigiano grattugiato. A più di un secolo dalla pubblicazione di quello che è considerato “il vangelo della cucina italiana”, abbiamo voluto fare un tour nella tradizione dei pranzi natalizi della penisola, avvalendoci della collaborazione di alcuni importanti ristoranti.
In un piatto le tante anime lombarde Trovare dei piatti che rappresentino la tradizione lombarda è assai complicato per la varietà di territori e abitudini. Ci ha provato Matteo Scibilia dell’Osteria della Buona Condotta nella brianzola Ornago a mettere d’accordo tutti con un menu che ripercorre le tappe della tipicità regionale. Primi piatti con brodo di cappone e tortellini, ma anche un risotto giallo alla Milanese con briciole di panettone, che prima si tosta e poi si trita. Operazione di fine filologia alimentare al fine di avvicinare questo risotto al gusto vagamente dolciastro dei tortelli alla zucca mantovani, come avviene anche per il pottaggio d’oca che mette insieme la cultura dell’allevamento di oche nell’Oltrepò e il piatto invernale brianzolo per eccellenza, la cassoeula, a base di maiale e verza, rendendola anche ben più digeribile. Un altro prodotto regionale utilizzato all’Osteria della Buona Condotta sarà il cotechino vaniglia, originariamente creato nelle campagne cremonesi e così definito per la delicatezza del suo sapore, dovuta alla mescolanza di un terzo di carne magra, un terzo di grasso e un terzo di cotenne pestate, e alla sottile macinatura. Avvolto in sfoglia, trova giusto accompagnamento con lenticchie o verza.
In apertura, il risotto alla Milanese con panettone e, a sinistra, il pottaggio d’oca dell’Osteria della Buona Condotta di Ornago. A destra il gigot d’agneau del Cafè Quinson di Morgex
La ricca tavola di Val d’Aosta e Piemonte Ristoranti come il Cafè Quinson di Morgex, in Valle d’Aosta, ai piedi del Monte Bianco. La tradizione qui è presente con il cappone che Agostino Buillas lavora separandone le ossa, con le quali si prepara un saporito brodo per i ravioli del primo piatto, dalla carne. Questa viene farcita con candido cavolo verza che ha subito i primi freddi d’alta montagna, mele renette, uva passa e pancetta stesa di Arnad aromatizzata come il celeberrimo lardo. Il cappone cuoce a bassa temperatura per 24 ore e sarà servito con purea di sedano rapa. Un altro piatto che non mancherà sulle tavole di molti valdostani è il gigot d’agneau, la coscia d’agnello al forno farcita con aglio, rosmarino e lardo, cosparsa di erbe aromatiche. Le migliori provengono da agnelloni cresciuti per tutta estate in alpeggio, dalle carni saporite e sode. Anche in Piemonte il brodo di cappone accoglierà tortellini o altre paste ripiene mentre al Ristorante Belvedere di Gremiasco, nell’Alessandrino, la Vigilia verranno servite secondo tradizione le tagliatelle e si condiranno di magro, al sugo di funghi e con l’aià, ovvero sugo di noci, burro e aglio.
Agrodolce (e gustoso) Nord-est In Veneto aprono il pranzo di Natale minestre in brodo di cappone o manzo con pasta ripiena o fegatini. Al Ristorante Al Torcio di Chiampo l’alternativa sarà quella del risotto con radicchio di Treviso e gamberone reale della laguna veneta. A metà strada tra Verona e Vicenza, la tradizione ha spinto i fornelli del Torcio a preparare sia il baccalà nella sua forma più gustosa, la trippa, servita su schiacciata di patate, sia il bollito misto
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Crostini di fegatini, cappelletti in brodo, lesso di cappone, pasticcio di lepre e arrosto di gallina: il pranzo di Natale secondo Artusi è servito! E se dal 1891 il mondo è decisamente cambiato, lo stesso si può dire della tavola natalizia? Cappone magro, è possibile? In Liguria il cappun magro, piatto non prettamente natalizio, ma che Rita Beglia del Ristorante Balzi Rossi di Ventimiglia sa cucinare deliziosamente, è il suggerimento più ricorrente. Pesce e crostacei vengono legati a un’insalata di verdure (zucchine, patate e carote) cotte a vapore e assieme conditi con salsa verde a base di prezzemolo e pane bagnato nel latte. La tradizione è assicurata dai tortellini in brodo. E il cappone, che fine ha fatto? Ha preso il volo, sostituito dai gamberi di San Remo.
In alto il risotto con radicchio di Treviso del Torcio di Chiampo. Qui a destra gli ingredienti del cappun magro del Balzi Rossi di Ventimiglia
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e il cotechino con la pearà (la crema a base di midollo di manzo, brodo, pane raffermo e pepe), un classico della città di Romeo e Giulietta. Canederli pressati al formaggio sono di casa per le festività al ristorante del Villaggio Post Alpina di San Candido, anche se il Natale altoatesino si caratterizza per i dolci. Nella cucina di Barbara Wachtler fanno la loro comparsa gli zelten, diffusi in tutto il Sud Tirolo, a base di frutta secca e mele, e i kaiserschmarren, simili a una omelette con uvetta passa tagliata a pezzetti e servita con zucchero a velo, confettura di mirtilli rossi e panna. Nel Pordenonese, a Sequals, il pranzo di Natale è il tacchino ripieno di mele caramellate a rappresentare al meglio la tradizione. Il tacchino è anche la portata principale al Ristorante Belvedere insieme ai cjalsons, ravioloni ripieni di castagne, ricotta e rosmarino. Per la cena della Vigilia, Trieste si caratterizzerà invece per il risoto coi caperzoli (arselle) e la pasta co le sardele salade mentre il 25 dicembre sulle tavole compare l’immancabile presnitz, una sfoglia sottile riempita con un pesto di noci, mandorle e canditi. Un’alternativa ai sempreverdi panettoni e pandori che andranno a ruba durante le festività.
Per saperne di più: Cafè Quinson di Morgex www.cafequinson.it Ristorante Belvedere Tel. 0131 787159 Ristorante Balzi Rossi www.ristorantebalzirossi.com Osteria della Buona Condotta www.osteriabuonacondotta.it Al Ristorante Al Torcio www.ristorantealtorcio.it Ristorante del Villaggio Post Alpina www.posthotel.it Ristorante Belvedere www.albelvedere.it
Maison Vigneronne Frères Grosjean
Vignerons Encaveurs dal 1969 Villaggio Ollignan, 1 11020 Quart Aosta - Italy Tel. e fax 0165/775791 www.grosjean.vievini.it Ci trovate anche nei VdG store di Milano viale Zara, 21 e Cernusco sul Naviglio via Ungaretti, 7
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Il nostro itinerario gastronomico prosegue in Emilia Romagna, Umbria, Marche e Abruzzo, fino alla Capitale, senza tralasciare un salto in Sardegna, tra salumi e verdure sottolio, tortellini in brodo e agnello arrosto di Riccardo Lagorio
Modena e Bologna, due città divise da 40 chilometri, appartengono alla stessa regione, ma celebrano il Natale a tavola con differenti declinazioni. L’unico piatto che sembra avvicinarle sono i tortellini in brodo, amati e tradizionali tanto nella città dei motori quanto in quella delle torri.
Tortellini e cappone: in Emilia Romagna non si scappa Infatti, a Modena, Luana Chiari, da 40 anni matrona alla Trattoria Bianca, celebra la Vigilia con spaghetti con il tonno o le acciughe o pesce azzurro. Segue il capitone in umido, con sugo di pomodoro. Il 25, dopo i tortellini in brodo ecco sfilare la lingua di manzo e lo zampone, ultimamente scalzato nelle preferenze dal cappello del prete, dall’impasto e dall’involucro meno grassi. Si accompagnano quindi i secondi piatti con salsa di peperone e salsa verde, elaborata con tuorlo di uova sode, acciuga, capperi e olio di oliva; e, immancabili, i fagioloni bianchi con pomodoro o purè di patate. Il dolce di Natale è la zuppa inglese di solo crema, cacao e savoiardi in-
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A tavola nell’Italia di Mezzo
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zuppati nell’alchermes. Il tutto – va da sé – bagnato da Lambrusco. A Bologna, è invece il Sangiovese che annaffia il baccalà in umido e l’anguilla marinata (stortina) dellaVigilia. L’indomani, sulla tavola, dopo i tortellini in brodo, passeranno i bolliti e il collo del cappone ripieno della stessa farcia dei tortellini. Ermanno Cassanelli dell’Antica trattoria del Ponte Lungo ritiene che a caratterizzare il Natale bolognese sia anche la torta di riso, ricca di uova, latte, canditi e mandorle e che si mangia facendone piccoli rombi; e il certosino, dolce dalla forma allungata carico di canditi e frutta secca.
In apertura, un piatto di tortellini in brodo: per gustarli al meglio è ncessario fare un salto a Modena o a Bologna (in alto), e accompagnarli a un buon bicchiere di Lambrusco (a destra). Sotto, il torciglione perugino a forma di serpe
Curiosando nelle cucine toscane, umbre e marchigiane Con un occhio alla tradizione ma senza perdere la vena creativa, Gianfranco Caridonna, chef del toscano Ristorante Acquacotta di Saturnia, per il pranzo di Natale si lascia ispirare dai ravioli di zucca e, come secondo piatto, dal piedino di maiale sbollentato, disossato e farcito al tartufo, servito infine con lenticchie e crema di patate affumicata o dal classico cappone ripieno di castagne e salsiccia. Nelle Marche, i giorni che precedono il 25 dicembre sono dedicati al pesce, stoccafisso o pesce azzurro che sia, quindi si mangerà di magro. Il pranzo natalizio rispecchia invece l’opulenza dei pranzi di matrimonio e vede protagonisti i cappelletti in brodo di cappone, seguiti dal bollito accompagnato da verdura cotta o cardi e coscio di maiale senese. Si affida alla tradizione anche l’Osteria Teatro Strabacco: nel centro di Ancona, Danilo Tornifoglia si concederà uno strappo alla regola semplicemente impreziosendo il brodo di cappone con scaglie di tartufo nero marchigiano e utilizzando per la carne una cottura a bassa temperatura in maniera tale da preservare la morbidezza della crosta esterna. Malgrado le diversità che si possono riscontrare tra Spoletino, Ternano o Perugino, la cucina di Natale umbra risente invece dell’influenza delle corti e delle cascine. A partire dall’antipasto, per il quale si considera generalmente obbligatorio servire crostini con rigaglie di pollo e giardiniera
preparata con le verdure estive. Lo conferma Mariagrazia Mastrantonio del ristorante Nanà, in centro a Perugia. A seguire il classico brodo di cappone con tortellini fatti in casa e le tagliatelle con rigaglie di pollo e sugo di pomodoro. Secondi piatti caratterizzati dalla presenza delle carni bollite, di cappone e manzo, e dall’immancabile galantina, normalmente accompagnata da insalata russa oppure verdure cotte. In alternativa nelle cucine umbre si troverà arrosto misto di faraona, pollo e costicciole di maiale con parmigiana di cardi gobbi. A Perugia come dessert si taglia il torciglione (a forma di spirale, ricordando un serpente), a Spoleto le pinoccate e a Terni il panpepato.
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In questa pagina, i carciofi che arricchiscono le tavole romane, l’arrosto di agnello immancabile in Sardegna e i tartufi aggiunti all’Osteria Teatro Strabacco di Ancona nel brodo di cappone
Per saperne di più: Trattoria Bianca Tel. 059 311524 Antica Trattoria Ponte Lungo www.trattoriadelpontelungo.it Ristorante Acquacotta www.termedisaturnia.it Osteria Teatro Strabacco www.strabacco.it Ristorante Nanà, www.ristorantenana.it Ristorante La Campana www.ristorantelacampana.com Taverna De Li Caldora www.tavernacaldora.it Ristorante La Strega www.hotellastrega.it
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Da Roma alla Sardegna, l’arrosto regna A Roma, dove la cena della Vigilia è sacra come la messa di mezzanotte, non può mancare la minestra di pesce: la più nota è sicuramente la pasta e broccoli in brodo di arzilla. Il giorno successivo al Ristorante La Campana, nel centro della capitale, il pranzo di Natale si celebra con tortellini in brodo di cappone e a seguire abbacchio, maialino e capretto al forno.Accompagnamento di rito: carciofi alla romana e alla giudia. Tipico della montagna aquilana, il giorno di Natale è invece il brodo di tacchino e vitello in cui si versa del cardone a pezzetti piccoli, polpettine di vitello fritte e un composto di uova, formaggio fresco e limone.Alla Taverna De Li Caldora di Pacentro, Carmine Cercone farà seguire a questo piatto ancestrale, delle lasagne con sugo di agnello, mozzarella e uovo sodo fatto a pezzetti. D’obbligo come secondo l’agnello al forno, alla cacciatora o alla brace. Come in Abruzzo, sui monti sardi dell’Ogliastra, il pranzo del 25 si farà precedere da salumi (prosciutto, guan-
ciale e salsiccia) e verdure invasettate sott’olio durante l’estate. Chi possiede un gregge e ha iniziato la produzione di formaggio all’inizio di dicembre ne farà spesse fette alla brace, rendendolo filante e accompagnandolo con salumi e verdure. Mariagrazia Murino del ristorante La Strega a Villanova Strisaili, si atterrà rigorosamente alla tradizione preparando maccarrones de ungra (gnocchetti formati con il dito schiacciando l’impasto di farina, formaggio e ricotta contro i caratteristici cesti d’asfodelo) conditi con sugo di pecora o maiale. L’agnello arrosto non avrà concorrenti come piatto principale del pranzo di Natale.
Se Modena e Bologna sono patria e tempio dei tortellini, l’Umbria se la gioca con i suoi antipasti sfiziosi, nelle case di Lazio, Abruzzo e Sardegna si infornano arrosti divini, Marche e Toscana profumano il Natale di tartufo
USOPP USOPPOSTO.COM
Il vigneto Amastuola si estende per oltre 100 ettari nelle terre di Puglia (Italia) su un altopiano a 210 metri sul livello del mare, dove il microclima mediterraneo favorisce un’ottima coltivazione biologica. La vocazione vitivinicola della zona risale addirittura al tempo dell’antica civiltà magno-greca e la masseria Amastuola è centro agricolo di rilievo sin dal XV secolo. La zona in cui sorge il vigneto, prima abbandonata, è stata recuperata nel 2002 da un suggestivo progetto del noto paesaggista Fernando Caruncho: il nuovo scenario si presenta come vero e proprio “vigneto giardino”. I filari sono disegnati in onde accentuate e parallele che si prolungano e oscillano per tre chilometri: ventiquattro “isole” di ulivi secolari ne intervallano il movimento, offrendo ulteriore fascino. Il vigneto, per la sua progettualità innovativa, è stato oggetto di studio e di
Merlot 2010
Syrah 2010
attenzione a livello internazionale acquisendo in breve tempo importanti riconoscimenti: nel 2007, nel convegno internazionale su “Architettura e paesaggio” tenutosi a Tokyo, ha ricevuto il riconoscimento per aver aperto “nuove frontiere alla valorizzazione di paesaggi doc”; nel 2009 la Regione Umbria lo ha premiato come esempio di “Buona pratica per il recupero di paesaggi agricoli non più produttivi”; nel 2010 il vigneto Amastuola è stato vincitore del concorso “Buona pratica di tutela e valorizzazione del paesaggio agricolo anche a fini turistici” indetto dalla Regione Puglia. L’“onda del cambiamento” è la metafora che racchiude l’azione ispiratrice della Famiglia Montanaro che sempre agisce con coraggio tra il rispetto delle tradizioni e costante apertura alle evoluzioni dei tempi.
Merlot 2010
www.amastuola.it
Decanter World Wine Awards
Decanter commended 2012
Merano Wine Festival
BIO DI VINO
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…a Mezzogiorno
è d’obbligo la tradizione Dall’antipasto con il baccalà alla pasta al sugo di manzo e maiale. Dal brodo con i cardi all’agnello al forno, per finire con dolci fritti e passati in miele o vincotto. Tutto il Sud è unito nel celebrare le feste natalizie all’insegna delle usanze più antiche di Riccardo Lagorio
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Tutti d’accordo in Campania: per il cenone della Vigilia, protagonisti assoluti sono le verdure, la pasta (pardon, gli spaghetti) e il pesce (alici, frutti di mare e capitone su tutti). Si conformano alla tradizione anche due tra i più quotati locali della regione, Le Trabe di Capaccio con lo chef Giuseppe Stanzione e l’Oasis Sapori Antichi dei fratelli Fischetti a Vallesaccarda. Ma il 25, in Irpinia, dopo l’antipasto di salumi e insalata d’arance con peperoncino e olive nere infornate, la consuetudine vuole che nelle famiglie si consumi la tradizionale pasta al forno, una sorta di lasagna con polpettine di carne di suino, fior di latte, uova sode, formaggio e ricotta; mentre nel resto della Campania non si disdegna una pasta in brodo di cappone. Poca discussione anche intorno al secondo piatto, con l’agnello al forno, declinato come meglio sa fare la cucina, che sale sul podio. I dolci sono fritti, nel segno della continuità: come gli struffoli e, in Irpinia, il castagnaccio, piccoli ravioli ripieni di salsa di castagne e conditi con noci, vincotto e miele. Nel
vicino Molise, il caposaldo delle feste natalizie, come informa Maria Concetta Pannunzio della trattoria La Nostrana di Montelongo, è il brodo in cui si calano tocchetti di cardo e tortellini e si aggiungono uova sbattute,oppure strati di sfoglie di pasta, formaggio pecorino, scamorza e tocchetti di lesso di gallina, innaffiate dal brodo (sagne in brodo). L’agnello al forno è il piatto principale, ma la tradizione annovera anche la galantina di carne lessata o il cappone al forno. Tra i dolci spiccano i caràgnell’, sottile pasta lavorata con un apposito petti-
ne a cui si dà la forma di un piccolo canestro e che viene successivamente fritta.
Antipasto ricco, mi ci ficco Il baccalà la fa da padrone in Puglia. La conferma ci viene da Rocco Bosco del ristorante Madonna della Stella di Gravina in Puglia: antipasto di baccalà fritto accompagnato da olive dolci di nuova raccolta, peperoncino piccante e gavolicchi (peperoncini dolci) essiccati e fritti; primo piatto di spaghetti con pomodorini alla corona (appesi a partire dall’estate al riparo dal sole e dall’umidità e consumati nel periodo invernale) e baccalà. L’alternativa è sempre di pesce: spaghetti o tubetti con sugo di anguilla o capitone.Anche in Puglia si sceglie l’agnello come secondo piatto nelle due versioni al forno: con cipolla, pomodorini, formaggio pecorino e alloro, oppure con funghi cardoncelli. Poca discussione intorno ai dolci: le cartellate (piccoli fiori di pasta fritta immersi in vin cotto o miele) sono quelli che più di altri appartengono alle abitudini alimentari di questa parte dell’anno.
È opulenta, ricca di sapori forti e fritta, tanto fritta, la cucina delle feste nel Meridione d’Italia. E se antipasti, primi e secondi sono ottimi, i dolci, legati dall’uso del miele, stupiscono per bontà e bellezza
In apertura, il baccalà con olive e pomodorini che accomuna la tradizione natalizia pugliese e quella siciliana e un ricco piatto di tradizionale pasta al forno tanto utilizzata al Sud nei giorni di festa. In questa pagina, in alto, gli struffoli campani, caratteristici dolci fritti. Sotto, il cappone, onnipresente protagonista delle feste
In Basilicata gli antipasti del pranzo di Natale sono la salsiccia e la soppressata più grande che, una volta passata in pastella, si frigge secondo il dettato della cucina della memoria, servendola con caciocavallo podolico e spiedino di funghi e formaggio, melanzane e lampascioni con peperoni cruschi (essiccati e fritti) di Senise. Mario Pezzolla, dell’omonimo ristorante di Accettura, in provincia di Matera, ricorda che, in tempi andati, era consuetudine che le famiglie, per il giorno di Natale, comprassero pasta secca (gli altri
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Qui, in alto, il buccellato, tipica pastafrolla siciliana ripiena. A destra la pasta con le sarde. Sotto soppressata e caciocavallo lucani
Per saperne di più: Ristorante Le Trabe www.letrabe.it Oasis Sapori Antichi www.oasis-saporiantichi.it Trattoria la Nostrana www.trattorialanostrana.it Ristorante Madonna della Stella www.madonnadellastellaresort.it Ristorante Locanda Pezzolla www.ristorantepezzolla.it Ristorante Il Normanno www.ilnormanno.com Ristorante Gambero Rosso Tel. 0964 415806 Ristorante La Scuderia di Palermo www.lascuderiapalermo.it
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giorni dell’anno, la pasta la si faceva in casa), in particolare gli ziti, utilizzati anche durante i matrimoni. Il condimento: puntine di maiale, battuto di lardo e salsiccia pezzente. Secondo piatto del natale lucano: agnello e cicorie di campo. Una volta bollite le cicorie, queste vengono condite con cipolla, prezzemolo, pecorino e pomodorini. Si accosta l’agnello bollito con aglio, pecorino e olio. Il dolce di Natale sono le finocciòsole, chiacchiere arrotolate, fritte e passate nel miele.
Calabria generosa, Sicilia in falsomagro Per quanto concerne il pranzo-tipo calabrese, è quasi impossibile definirlo, visto la varietà di abitudini alimentari della punta dello Stivale. Nel Vibonese, ad esempio, Clementina Tulino del ristorante Il Normanno di Mileto, tanto per cominciare vede bene un antipasto di insalata di stocco (stoccafisso) con lenticchie e tagliatelle e ragù misto di vitello e maiale o agnello; Riccardo Sculli del neostellato Gambero Rosso di Gioiosa Ionica riferisce invece che il Natale si celebra con piatti ittici partendo dal carpaccio di baccalà di fresca salatura con pesto di capperi e olive nere e proseguendo con la fileja (la pasta cugina dei torciglioni) al sugo di crostacei e broccoletti su vellutata di zucca al peperoncino. Come secondo il pescespada, in omaggio al costume marinaro e per dolce le zeppole, per tutto dicembre nel Vibonese, e pitta ‘mpigliata altrove. Al di là dello Stretto, in Sicilia, non c’è cena della Vigilia senza la pasta con le sarde e baccalà con patate. Tanti siciliani, come Paolo Di Maria de La Scuderia di Palermo, trascorreranno Natale portando a tavola carciofi, cardi e broccoli in pastella e fritti e piccoli
sfincioni (tipica pizza a base di cipolla). Doveroso il falsomagro in salsa di pomodoro (un involtino di vitello al cui interno si trovano uova sode, uvetta, carne trita e pinoli) o in alternativa l’agnello al forno o il manzo agglassato, stracotto nelle cipolle la cui riduzione viene frullata e utilizzata per nappare le fette o per condire la pasta il giorno seguente. Tanti, tantissimi i dolci. Il più tipico è il buccellato, una pastafrolla ripiena di fichi secchi, mandorle, noci, cacao e uva passa.
la storia in cucina
di Chiara Mojana
Tortellino, l’ombelico di Venere
È un rito che, da secoli, richiama attorno al tavolo della cucina tutte le donne di casa, quello della preparazione dei turtlén. Piccoli capolavori del gusto che, in 2 soli grammi, racchiudono lombo di maiale, prosciutto, mortadella, Parmigiano, uova… e l’eco di un’antica passione segreta
Tortellini burro, salvia e cannella Dei tortellini in brodo esiste una ricetta codificata dall’Accademia Italiana della Cucina e dalla Dotta Confraternita del Tortellino depositata con atto notarile presso la Camera di Commercio di Bologna il 7 dicembre 1974. Questa prelibatezza però si presta a tante interpretazioni. Ve ne proponiamo una particolarmente sfiziosa. Ingredienti per 4 persone: • 500 gr di tortellini • 70 gr di burro • 4 foglie di salvia • 70 gr di Parmigianoa Reggiano • sale • noce moscata Sciogliere il burro in un pentolino su fuoco basso con le foglie di salvia spezzettate con le mani e rosolate. Cuocere i tortellini in acqua bollente salata per un minuto circa. Scolarli delicatamente e condirli con il burro e la salvia. Insaporire a piacere con Parmigiano grattugiato e una grattata di noce moscata.
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“Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza, ché se la merita”, scrive Pellegrino Artusi nel primo e più famoso ricettario delle regioni italiane. E il simbolo della gastronomia bolognese, non c’è dubbio, è il turtlén. Piccolo capolavoro di gusto e manualità, il tortellino «deve pesare non più di due grammi, possibilmente di solo ripieno», spiega la sfoglina professionista Monica Venturi. Vale a dire che la pasta all’uovo deve essere tirata il più sottile possibile per contenere il ripieno senza rompersi. E proprio in questo risiede l’abilità di chi li confeziona a mano, ripetendo gesti che si tramandano immutati dal tardo Medioevo. In Emilia i tortellini sono per tradizione il piatto del Natale e dei giorni di festa. «Per prepararli tutte le donne della famiglia sono chiamate a raccolta in cucina. Noi, nella nostra casa di campagna, chiacchierando e collaborando ne preparavamo ben tre chili», continua la signora Venturi, da 16 anni titolare con la madre e la sorella di uno dei migliori laboratori artigianali di pasta fresca a Bologna (in Via Belvedere, 7). Si servono asciutti o in brodo? «Assolutamente in brodo – precisa la sfoglina, – di cappone o di gallina dice la tradizione, ma io preferisco quello di carni rosse, anche perché così si ha un buon bollito da
servire come secondo». L’origine dei tortellini è individuata dagli storici nel Duecento, nel territorio compreso tra Bologna e Modena, come derivazione delle torte farcite e dei tortelli ripieni. A caratterizzarli è il piccolo formato, come dice già il nome. Rotondi, delicati, del diametro più piccolo della punta di un dito mignolo, hanno una forma che ricorda un ombelico femminile. Ed è proprio a questo che la leggenda riconduce la loro “invenzione”: si narra che un oste di Castelfranco Emilia dopo aver accompagnato in camera una bella dama (forse la dea Venere) ospite della sua locanda, attratto dalla sua bellezza si fermò a spiarla dalla serratura della porta. Rimase così colpito dalla perfezione del suo ombelico che al momento di preparare la cena, lo volle riprodurre: staccò un pezzetto di sfoglia, lo farcì e lo chiuse intorno al mignolo. Sarebbe nato così il primo turtlén. Leggenda a parte, come le torte e le paste ripiene, anche i tortellini nascono dalla necessità di riutilizzare gli avanzi di cucina. E il territorio emiliano è stato la culla di questa intramontabile ricetta. È qui, infatti, che la tradizione della pasta tirata al mattarello è andata affermandosi proprio nel Medioevo ed è qui che gli allevamenti rendevano possibile la preparazione del formaggio Parmigiano e di quel “brodo grasso” – di cappone in particolare – che ne esalta il gusto e che era allora il più ricercato. Vanto della gastronomia emiliana, la “vera” ricetta dei tortellini è stata depositata con atto notarile presso la Camera di Commercio di Bologna nel 1974 e prevede che dentro alla sfoglia sottile di farina e uova vi sia un ripieno di lombo di maiale, prosciutto crudo, mortadella, Parmigiano, uova e noce moscata. E se la tradizione di fare i turtlén in casa è ancora viva nel Terzo millennio, un motivo ci sarà! A noi non resta che scoprirlo grazie alle sfogline che hanno trasformato l’arte del tirare la sfoglia in una professione al servizio dei buongustai.
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Dulcis in fundo Sbaraglia il carrello dei dolci durante cenoni e pranzi nei giorni di festa: semplice, glassato o “diversamente” farcito, il panettone è sempre protagonista. Tutti sappiamo che arriva da Milano, ma se le cose stessero diversamente? E vi siete mai chiesti quante varianti esistano della sua ricetta? di Cesare Aldesino
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Intorno alle origini del panettone, il dolce simbolo della tradizione natalizia, esistono diverse storie, che spesso sfumano nella favola. La nascita del dolce da forno più amato dagli italiani è infatti tradizionalmente legata alla città di Milano, anche se i racconti della sua genesi sono vari. Tra i più accreditati, quello che ci parla dell’amore tra il falconiere Ughetto degli Atellani e la bella Algisa, figlia di un fornaio, dal quale il ragazzo si fece assumere e del quale si assicurò le simpatie preparando questo impasto con farina, uova, burro, miele e uva sultanina: un’intuizione che fece la sua fortuna, in ogni senso. Altri sostengono che all’origine del panettone ci sia un dolce bruciato alla corte di Ludovico il Moro. Per rimediate all’errore uno sguattero tentò di preparare qualcosa con
i pochi ingredienti a sua disposizione e infornò, senza rendersene conto, cotanta delizia. Lo sguattero si chiamava Toni e il dolce prese il nome di pane di Toni… Pare però che la genesi del panettone affondi in realtà le radici in luoghi diversi e tempi ancora più remoti. Stiamo parlando della “cerimonia del ceppo”, rito di fine anno che incorporava in sé credenze pagane e usanze cristiane. La cerimonia prevedeva che il capofamiglia incidesse una croce sulla sommità di un “pane grande” per consacrarlo al nuovo anno. Tutti i familiari quindi si riunivano accanto al focolare, dove ardeva un ceppo di quercia sopra un letto di ginepro, per riceverne un pezzo e consumarlo in comunione con gli altri. Gli ingredienti di quel pane avevano un preciso significato: l’uvetta simboleggiava soldi, l’arancia amore e il cedro eternità, ovvero salute. Con l’andar del tempo si diffuse la consuetudine di preparare questo pane sacro
In principio fu il pane di Marco Scataglini
solo con farina bianca di frumento, ingrediente che ne sottolineava l’eccezionalità: da qui il pane di Natale che venne chiamato pan del ton (“pane di lusso”), da cui panettone.
Una tradizione, tante ricette Anche oggi la scelta degli ingredienti nella realizzazione del panettone è prioritaria, e la loro lavorazione ha ritmi e riti imprescindibili. Farina tipo Manitoba di finissima qualità, uova e burro freschi, miele e zucchero italiani, oltre a prodotti Dop o di origine tipica come le scorze di arance di Sicilia candite, la morbida uvetta sultanina della Turchia, il cedro candito di Diamante, le mandorle di Avola e l’aromatica vaniglia Mananara del Madagascar, sono alla base del panettone perfetto. Senza dimenticare la lievitazione, per la quale è impiegato esclusivamente lievito madre, e che richiede ben 72 ore di paziente attesa. Detto questo, ogni
Era fatto di pasta lievitata e nobilitato con spezie, uvetta, frutta secca, miele o zucchero, il dolce tipico dell’Italia per così dire contadina. In sostanza un pane, ma dolce. Ancora oggi questa è la base di alcuni dei dolci natalizi più caratteristici, e davvero si potrebbe fare un viaggio attraverso il Bel Paese lungo le strade che portano a scoprire le mille varianti possibili – a volte davvero sottili – che consentono, partendo dagli stessi ingredienti, di ottenere una così notevole varietà di prodotti. Il nostro consiglio è intanto quello di iniziare a scoprire un angolo d’Italia recentemente definito come uno dei luoghi meno conosciuti e più belli del mondo, la Tuscia, ovvero i territori compresi nella provincia di Viterbo. Tra i prodotti agricoli più importanti della zona c’è la nocciola gentile romana, che entra di diritto nella preparazione del Pangiallo, il tipico dolce natalizio dell’area viterbese a base di frutta secca, tra cui, oltre alle nocciole, troviamo noci, mandorle, uvetta sultanina, pinoli, canditi, cannella, cioccolato; il colore giallo deriva dallo zafferano, impiegato almeno dal XVIII secolo. Il Pangiallo è quasi introvabile al di fuori del periodo natalizio, ed è caratteristico di buona parte del Lazio, con diverse varianti, ma nella Tuscia subisce l’influenza della tradizione umbra, e nella sua preparazione entra il pepe, che giustifica il fatto che spesso questo dolce sia noto anche con il nome di Panpepato.
Amore, dolcezza, condivisione: sono questi gli ingredienti delle tante storie che raccontano le origini del “pan di Toni”
vero maestro pasticcere dà al proprio panettone una personalità unica. Numerose infatti le possibili varianti sul tema: c’è il panettone al chinotto di Savona, quello al fico dottato cosentino (Calabria), al mandarino tardivo di Ciaculli, oppure all’albicocca e zenzero, come quello proposto dalla Pasticceria Loison di Costabissara (Vi). La Pasticceria Fiasconaro di Castelbuono (Pa) invece utilizza la manna per preparare una glassa di copertura e crema di pistacchi di Bronte per la farcitura; la pasticceria Sabella di Ribera (Ag), città rinomata per la produzione dell’arancia Washington Navel, lo costella di cioccolata all’arancia (vera goduria per i buongustai). E ancora, la Pasticceria Tosi di Salsomaggiore Terme (Pr) ne propone uno di formato basso chiamato “focaccia”, al cui interno si trovano pezzettoni di albicocca candita. Basso è anche quello della Pasticceria Converso dei F.lli Boglione a Stra (Cn) senza canditi ma ricco di uvetta macerata nel mosto d’uva Moscato. C’è poi il titolare della Pasticceria Bolgè di Milano che sostiene che il vero segreto di un buon panettone sta nella manualità del pasticcere e nella cottura in forno di mattoni refrattari che conferisce al prodotto finale un colore giallo oro e una morbidezza speciale. Attenzione però: per assaporarne tutta la fragranza, il panettone va consumato entro dieci giorni dalla produzione! I prezzi variano dai 20 ai 40 euro anche se, bisogna dirlo, in questo tempo di crisi, sono in molti a cimentarsi nella preparazione casalinga di questo di dolce, nonostrante si tratti di una vera e propria impresa.
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di Roberto Rabachino
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Giornalista e Presidente IWTO International Wine Tasters Organization
Tanti auguri e bollicine
Continua, importante, la crescita degli spumanti nostrani, sia in termini di qualità che di quantità. Il consiglio è quello di sceglierne una bottiglia per bagnare le lunghe notti di festività che ci attendono alla fine del mese. E per stupire i commensali, ecco alcune sfiziose notizie da condividere al momento del brindisi, per celebrare nel modo più consapevole i preziosi frutti della nostra terra
Pochi ricordano l’epopea storica dello spumante e, ancora oggi, la sua nascita è avvolta almeno nel dubbio se non in un vero e proprio mistero. La leggenda vuole che il progenitore dello spumante nasca nell’abbazia di Hautvillers, in Francia, nel XII secolo, per merito del monaco Pierre Pérignon. A onor del vero risulta però che un antico trattato – il De salubri potu dissertatio scritto da un medico fabrianese, tale Francesco Scacchi, e risalente al 1622 – già descrivesse le caratteristiche produttive e terapeutiche dei vini rifermentati in bottiglia (gli antesignani dei moderni spumanti). Se ciò venisse definitivamente appurato risulterebbe che, seppur di solo mezzo secolo, gli italiani precedettero i francesi, e in special modo il “metodo” del monaco Pérignon, nella produzione del
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moderno spumante. Già alcuni scritti di epoca romana inoltre riportano di vini con effervescenza naturale, ma con molta probabilità ai tempi si beveva il mosto che ancora doveva diventare vino. Indiscutibile è, però, che il primo spumante nazionale, allora chiamato “champagne italiano”, nacque nel 1865 e fu il frutto del lavoro dei Fratelli Gancia. Un assaggio di festa Da sempre spumante è sinonimo di allegria ed emozioni: le bollicine ci attraggono e sono simbolo di festa e condivisione. Ed è per questo che voglio cogliere l’occasione per dare risalto a quei territori che fanno del nostro Paese una grande vetrina dell’enoico piacere, dove anche le più piccole perle possono trovare spazio, estimatori e risplendere uniche e inimitabili. Chiaramente sarà solo un piccolo “assaggio” dettato dall’opinabile mio giudizio, certo di non poter, per motivi di spazio, citare tutte le tipicità che meriterebbero avere anche loro il giusto palcoscenico.
Asti Spumante
Piemonte
Terra vocata per il Moscato bianco, la zona di origine dell’Asti Docg è stata delimitata nel 1932. È un territorio vasto che interessa le province di Alessandria, Asti e Cuneo: qui la superficie totale del vigneto a Moscato bianco è di quasi 10 mila ettari, suddivisa tra oltre 6800 vignaioli. Sulle colline di Langhe, Roero e Monferrato la vite regna sovrana, prospera in filari ordinati capaci di rendere inconfondibile la straordinaria scena del sud Piemonte. È attualmente il vino italiano maggiormente esportato all’estero: è delizioso, dolce, con sentori ben presenti di pera, albicocca matura e miele. Mineralità e acidità finale lo rendono fresco, elegante ed estremamente complesso.
Alta Langa Le uve vengono coltivate in vigne a oltre 250 metri slm, nella zona collinare a destra del fiume Tanaro in ben 146 comuni. La storia dell’Alta Langa inizia nel 1990 con l’intenzione di confermare la vocazione delle colline delle Langhe e del Monferrato anche per la produzione di uve Pinot Nero e Chardonnay da spumante metodo classico. È uno spumante dal pérlage finissimo e molto persistente con profumi di grande intensità e complessità che ricordano con prevalenza il miele millefiori e le spezie, la frutta secca tostata e l’inconfondibile crosta di pane.
Trentodoc
Trentino
Tra i più pregiati vini trentini, uno che sta saldamente sul podio è lo spumante metodo classico, che porta nel nome il legame con la terra che lo produce. Nasce dall’intuizione di un giovane tecnico cantiniere trentino che, nel 1902, viene folgorato da un’idea: quella di trasferire la tradizione francese nella sua terra, dove la latitudine è più bassa, ma i vitigni sono posizionati più in alto. Il suo nome era Giulio Ferrari. Chardonnay e Pinot Nero concorrono nella produzione di questo grande metodo classico Doc. Delicato ed elegante, fruttato e fragrante con delicato sentore di lievito e pane appena sfornato, rientra per merito nell’Olimpo degli spumanti italiani.
Veneto e Friuli
Prosecco
“Ed or ora immolarmi voglio il becco con quel meloaromatico Prosecco’’ scriveva Aureliano Acanti nel 1754. Ma già in epoca romana le uve del vitigno Glera, coltivato inizialmente nella località Prosecco, sulle colline carsiche triestine, davano origine a un vino di nome Puccino. Tradizioni antiche che oggi fanno apprezzare questo vino in tutto il mondo. La zona di produzione del Prosecco Doc si trova nell’area Nord orientale dell’Italia e più precisamente nei territori ricadenti in 5 province del Veneto (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno) e in 4 del Friuli-Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine). Profumo floreale e fruttato, sapore fresco, leggero e brioso: è il vino simbolo del bere semplice ma raffinato, che si identifica con l’inconfondibile stile di vita made in Italy.
Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene
La prima citazione scritta della sua presenza sul territorio risale al 1772 nell’VIII volume del Giornale d’Italia, dove l’accademico Francesco Maria Malvolti parla della qualità della viticoltura locale. Il Conegliano Valdobbiadene Docg nasce da una tradizione antica che si è trasformata e adattata nei secoli. È uno spumante prodotto unicamente nel Trevigiano, in particolare nella fascia collinare compresa tra Vittorio Veneto e Valdobbiadene, con alcune varietà di vitigni locali, il più importante dei quali è il Glera. Spumante molto delicato dove prevale il sentore di mela verde, ricco di note di agrumi con sfumature vegetali, dalla buona aromaticità e una fresca acidità.
Prosecco di Valdobbiadene superiore di Cartizze
È un vino spumante Docg la cui produzione è consentita nella provincia di Treviso. Il nome della località Cartizze, che troviamo riportato nelle mappe catastali, viene fatto risalire, da alcuni, a un cavaliere di ventura spagnolo che nel Medioevo, dopo un lungo periodo di battaglie, si stabilì tra queste colline. Un’ipotesi più accreditata sembra essere invece quella che fa derivare il nome da gardiz, o gardizze, espressione dialettale per indicare i graticci usati per l’appassimento delle uve. Il vitigno di riferimento è anche per questo prodotto il Glera. Gli aromi primari sono quelli riconducibili al vitigno in aggiunta a una concentrazione di profumi e sapori di intensità inusuale.
Franciacorta
Lombardia
Sulle colline della Franciacorta la vite è stata impiantata fin dalle epoche più remote. L’origine del termine Franciacorta deriva da curtes francae, cioè quelle piccole comunità di monaci benedettini insediate nell’Alto Medioevo nella zona collinare vicino al Lago d’Iseo che erano esentate dal pagamento dei dazi, ai Signori e al vescovo, per il trasporto e il commercio delle loro merci, poiché i frati erano dediti alla bonifica dei territori assegnati e istruivano i contadini alla coltivazione dei campi. Infatti le curtes erano i principali centri di commercio dell’epoca. Nel 1961 vengono elaborate le prime 3 mila bottiglie di spumante Franciacorta con la tecnica del metodo classico, che hanno le caratteristiche volute da Ziliani, l’enologo di Berlucchi. Viene battezzato Pinot di Franciacorta ed è la prima volta che il nome geografico della zona appare in etichetta. Oggi, dire Franciacorta Docg equivale a dire spumante prodotto con metodo classico utilizzando Chardonnay, Pinot nero e Pinot bianco, dal perlage fine e persistente con piacevoli note fruttate e floreali, elegante, con una giusta vena acidula.
Quella di “brindare italiano” è la tendenza del momento, non dimentichiamo però che il primo spumante nazionale nacque nel 1865 e che di bolliccine in Italia si parla fin dal ‘600
Da non dimenticare Come previsto, il nostro elenco delle bollicine italiane meritevoli di nota non può essere esaustivo. Tra i grandi esclusi, sono degni di nota anche il Talento, il Brachetto d’Acqui, il Cortese di Gavi, il Cruasè dell’Oltrepò Pavese, lo spumante rosso di Lambrusco, quello prodotto con la Vernaccia di Serrapetrona, lo spumante brut delle Colline di Cori a Latina, lo spumante di Aglianico e Falanghina a Benevento, lo spumante di San Severo in Puglia, quello di Tempio Pausania in Gallura e lo spumante di Pinot nero dell’Etna. dicembre 2012
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Ha fondato il Movimento Turismo del Vino, inventato Cantine aperte. Tanto basterebbe a scrivere il suo nome nella storia dell’enologia italiana. Che invece, a questa donna “piccola, paciosa e dalla fantasia sfrenata”, deve molto di più. A lei va il primato di una produzione vinicola esclusivamente al femminile e il merito di aver aperto su questo mondo una prospettiva tutta nuova
Le cantine in rosa di Donatella Cinelli Colombini di Roberto Rabachino
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Donatella Cinelli Colombini, si presenti… Appartengo a una famiglia di produttori di Brunello, fra quelle che hanno fatto la storia di questo vino. Sono nata a Siena ma sono cresciuta a Firenze nella casa in cui Giovanni Boccaccio ambientò una novella del Decamerone. Mi sono laureata in Storia dell’Arte medioevale e nel 1975 ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia, a Montalcino. Nel 1993 ho fondato il Movimento Turismo del Vino e inventato Cantine aperte, l’evento che ha portato al successo l’enoturismo in Italia. Ancora oggi insegno turismo nei master
post laurea e sto scrivendo il terzo manuale di marketing su questo argomento. Per 10 anni sono stata Assessore al turismo a Siena, e qui ho ideato il trekking urbano – turismo sportivo in città. Dal 1998 ho un’azienda tutta mia composta dal Casato Prime Donne a Montalcino e dalla Fattoria del Colle nel Sud del Chianti. Ho ripiantato i vigneti, costruito due cantine e creato una rete commerciale su 28 Paesi. Insomma mi sono data da fare anche se dal mio aspetto non si direbbe: sono piccola, grassottella e apparentemente paciosa. In effetti ho tanti lati che appaiono diversi da come sono: ho scritto due libri di cucina e non so cucinare. Molti credono che abbia un gran cervello invece nei test di intelligenza non arrivo al minimo e poi sono anche dislessica. In compenso ho una fantasia sfrenata e questo mi ha consentito di inventare progetti anche molto complessi immaginandomi scenari futuri. Non ci crederete ma non ho mai fallito anche perché ho una fortuna sfacciata e persino le azioni più azzardate come il restyling di Benvenuto Brunello, l’evento che presenta i nuovi Brunello alla stampa e al mercato, si sono trasformate in veri successi. Quante sono e che ruolo hanno oggi le donne nel mondo del vino? Sono tante, sono brave ma contano poco. Un terzo delle cantine italiane sono dirette da donne. Si tratta di aziende orientate ai vini con denominazione di origine (70%) e con una forte propensione alla comunicazione. In linea di massima sono aziende ben gestite; le donne wine manager
In alto il team del Progetto Prime Donne, Brunello dedicato a un pubblco tutto femminile e selezionato da 4 degustatrici
«Un terzo delle cantine italiane sono dirette da donne, che crescono anche tra sommelier e buyer. Si tratta di un fenomeno così importante che determinerà cambiamenti forti anche nella produzione e nel mercato: le donne sono più sensibili ai profumi e percepiscono più degli uomini il gusto amaro. Amano i vini confezionati con cura e sono attratte dalle cose nuove»
hanno livelli di scolarizzazione alti e spesso una precedente esperienza professionale d’altro tipo. E le donne crescono anche fra i sommelier: Svezia, Canada, Estonia e Irlanda hanno associazioni nazionali sommelier guidate da donne. Aumentano le giornaliste di vino e le enologhe e ci sono già almeno 3 concorsi enologici con giuria interamente femminile nel Principato di Monaco, a Santa Rosa in California e a Beaune in Francia. A cambiare il ruolo e il peso delle donne del vino c’è poi una crescita mondiale delle consumatrici. Gli ultimi dati Gallup sugli Stati Uniti rivelano che le giovani donne scelgono il vino nel 45% dei casi e addirittura dopo i 50 anni questa percentuale sale fino al 60%.Alcuni mercati sono addirittura dominati da buyer donne come il Giappone e l’India. Si tratta di un fenomeno così diffuso che determinerà cambiamenti forti anche nella produzione e nel mercato. Le donne sono più sensibili ai profumi e percepiscono più degli uomini e il gusto amaro.Amano i vini confezionati con cura e sono attratte dalle cose nuove.Nell’atto di acquisto sono pragmatiche e comprano in base alle loro necessità. Questo, probabilmente, porterà a una modifica degli scaffali di esposizione dei vini che oggi sono divisi per zone di provenienza e in futuro saranno organizzati per l’uso a cui sono destinati: per accompagnare il pesce, oppure il dessert, per le grandi occasioni o per la quotidianità. Ci parli delle sue “cantine in rosa”… L’organico è interamente femminile ed è un caso unico in Italia. Produciamo anche un Brunel-
lo dedicato alle consumatrici che si chiama Prime Donne ed è selezionato da 4 degustatrici. Fa parte dello stesso progetto il Premio Casato Prime Donne che viene assegnato ogni anno a chi divulga il territorio di Montalcino ma soprattutto a una donna che sia di esempio o di aiuto alle altre donne. Quest’anno ha vinto Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace che è rimasta al suo posto nonostante due attacchi criminali. Tutto l’anno, le persone che visitano la mia azienda di Montalcino trovano le dediche delle "super donne" premiate scritte su blocchi di travertino in un percorso che attraversa i vigneti di Sangiovese per il Brunello.Accanto a ogni dedica c’è un’opera d’arte eseguita da un giovane artista toscano. Ecco che il terreno agricolo acquista la stessa dignità delle piazze e delle strada di città.Anche questo è un bel segno di cambiamento! Passato, presente e futuro del mondo del vino... Per anni abbiamo pensato solo a innalzare la qualità poi ci siamo accorti che non bastava,bisognava anche contenere i costi. Pensavamo che la cantina fosse il regno del buon vino e l’abbiamo riempita di sofisticate attrezzature enologiche oltre che di consulenti superstar. Poi è risultato evidente che il protagonista assoluto è il vigneto e per fare grandi vini bisognava diventare umili e ascoltare di più la natura. Per anni ci siamo concentrati sulla produzione per poi accorgerci che non sapevamo vendere... Oggi i produttori sono persone con la valigia in mano perché corrono da un mercato estero all’altro cercando di sostituire velocemente le vendite in Italia che calano vertiginosamente. Nel futuro c’è una super Cina consumatrice e produttrice di vino. C’è la sostituzione delle enoteche con gli wine corners dei supermercati. C’è un turismo del vino sempre più forte.Soprattutto c’è la necessità di aggregarsi e di imparare il gioco di squadra. Le cantine italiane sono troppe e troppo piccole per affrontare il mercato estero in ordine sparso. Quindi, anche con qualche mal di pancia, devono imparare a vedere il vicino come un possibile alleato, nella produzione e nella commercializzazione, e non solo come un concorrente.
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cibo&territorio
Metti la Calabria in un panino
Lo chiamano “fast food”: cibo veloce, menù standardizzati, ci si siede e si consuma in pochi minuti senza badar troppo agli ingredienti. Da tre anni però McDonald’s Italia punta sulle eccellenze nazionali, tra cui quelle calabresi. C’è da fidarsi? Noi siamo andati a verificare sul campo. Scoprendo che la multinazionale di Chicago si è messa in casa due prodotti eccezionali: l’olio de iGreco e i salumi di Madeo di Piero Caltrin
In apertura, uno degli uliveti della tenuta agricola de iGreco a Cariati, provincia di Cosenza, dove le olive si raccolgono ancora a mano per dare vita ad un olio extravergine straordinario che per tutto il 2013 potrete trovare sui tavoli di McDonald’s di Italia e Svizzera
San Demetrio Corone
Calabria Cariati
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Immaginate una distesa di uliveti che, dalla culla della Magna Grecia tra Rossano e Crotone, si affaccia sul mar Jonio e dove le olive si raccolgono e si spremono con la stessa passione e la stessa sapienza artigianale di una volta, per dare vita a un olio extravergine dal profumo delicato e dal sapore fruttato. Ora chiudete gli occhi e pensate a mandrie di rubizzi maialetti che grufolano giulivi scorrazzando liberi in mezzo alle sinuose colline dell’entroterra cosentino, nutrendosi, come natura vuole, di ghiande e di radici. In queste due immagini c’è tutta la Calabria che fu, che è e che sarà: una ter-
ra dai sapori aspri e decisi, che alla genuinità, anche in tavola, non sa mai rinunciare. Avreste mai detto che questo “gusto tipicamente calabrese” delle drupe succose che nel Bruzio si raccolgono ancora a mano e della carne tenera, saporita (e impreziosita dal peperoncino) di quei suini Dop allevati quasi allo stato brado, sarebbe riuscito a conquistare anche McDonald’s? Già, proprio McDonald’s:la più grande catena mondiale di ristoranti del “cibo veloce”, seriale e standardizzato, la multinazionale-emblema della globalizzazione alimentare che nei mesi scorsi, nell’ambito dell’iniziativa McItaly – una reinterpretazione, in
chiave McDonald’s, dei prodotti italiani di qualità – ha presentato ai suoi clienti un nuovo panino. Decisamente molto poco americano.
Un “Calabrese” al fast food Ammettiamolo: il mese scorso, i più “choosy” – e noi per primi – al momento della comparsa di questo (Mc)panino calabrese sui tavoli dei 450 fast food dislocati in tutta Italia, hanno storto il naso. Cosa diavolo c’entra – ci siamo chiesti – la ruspante Calabria della ’nduja,del peperoncino e della tradizione culinaria che lì è sacra come la famiglia, con il colosso mondiale della ristorazione che ha fatto del “combo” hamburger+patatine fritte, una filosofia di vita prima ancora che un core-business? Alla domanda, loro, i dirigenti di McDonald’s Italia, hanno risposto che «non c’è nulla di cui meravigliarsi perché l’azienda, da 3 anni, con le ricette McItaly, promuove le tipicità gastronomiche del Belpaese». Dopo il panino “il Veneto” con Asiago Dop, “il Lombardo” con provolone Val Padana Dop e “il Tirolese” con lo speck Alto-Adige Igp, ecco che è arrivato insomma “il Calabrese” con il salame di Calabria stagionato sulle alture di San Demetrio Corone. Noi però, che per devozione a Voltaire e al buon Gino Veronelli, oltre che per natura e dovere professionale, ai proclami ci crediamo sempre poco, non ci siamo accontentati di questa risposta né di lasciarci corrompere il palato – con inaspettata oddisfazione delle papille gustative, va detto – da questo insolito paninotto a stelle, strisce & peperoncino. E abbiamo chiesto di andare a vedere cosa c’è dietro “il Calabrese”.
due imprese di vera eccellenza costruite sul binomio tradizione-innovazione, e di scoprire che prima di infilare i loro prodotti nei menù di McDonald’s, iGreco e Madeo hanno speso 2 anni per superare le forche caudine del rigido sistema di controlli della multinazionale di Chicago. L’azienda agricola della famiglia Greco di Cariati – sette fratelli, tutti avvocati e ingegneri che hanno scelto di proseguire l’attività di papà Tommaso – dopo aver soddisfatto gli standard di qualità di casa McDonald’s, fornirà il suo olio extravergine d’oliva per 2 anni su tutti i tavoli dei fast food italiani e svizzeri. Madeo invece, azienda leader in Italia nell’allevamento di suino nero e ombelico di una moderna filiera agroalimentare che non ha rinunciato però ai metodi artigianali di produzione dei salumi, grazie all’intraprendenza della giovane Anna, figlia del fondatore Ernesto,è riuscita a conquistare il menù-management di McDonald’s, convincendolo a puntare su un panino calabrese. Che, tra le altre cose, in appena 20 giorni di lancio sul mercato, ha stracciato ogni record, conquistando 700 mila (!) clienti. Con buona pace dei più choosy.
Qui sotto, una fase della produzione dei salumi di Calabria, all’interno dell’azienda Madeo di San Demetrio Corone (Cs), il salumificio che McDonald’s Italia ha scelto come fornitore per il panino “il Calabrese”
Qualità al 100%: potete fidarvi Ed ecco che siamo sbarcati in Calabria, nel Cosentino, tra la briosa Cariati che ospita la tenuta olivicola de iGreco, fornitori di McDonald’s per l’olio extravergine di oliva, e il centro di San Demetrio Corone nella Sila Greca cuore della cultura arbëreshë, dove si parla ancora albanese e dove prosperano i salumi dell’azienda Madeo. Un viaggio rivelatorio che, a dispetto dei nostri pregiudizi, ci ha consentito di conoscere
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di Antonio Romeo
Il buono a tavola
Docente isttuto alberghiero IPSSEOA di Soverato (Cz)
Quelle “13 cose” che fanno Natale Tra i riti legati alla cena della Vigilia, quelli che si ripetono ogni anno e che riuniscono le famiglie attorno alla tavola della festa, ce n’è uno fortemente radicato in Calabria che detta legge in fatto di menù
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La nascita è sempre un evento che scardina gli equilibri, riempie di speranza e ci fa capire qual è la vera essenza della vita. Il Natale ogni anno ci riporta in questa atmosfera. La preparazione, l’attesa e la festa. Il tempo dell’Avvento con gli addobbi, le luci, le preghiere, ci fa entrare in una dimensione magica per la quale il dono e il cibo sono il codice d’accesso. Il carattere intimo e familiare di questa festa ci invita a riflettere sul dare e avere in termini di accoglienza e di appartenenza. Lo facciamo scegliendo con cura la tovaglia, i vini migliori e il menù pensando ai commensali e alla loro gioia, perché si vuole che il cibo diventi un abbraccio corale d’affetto. In Calabria, dove ancora oggi i giovani emigrano per mancanza di opportunità, il Natale diventa un’occasione per rinsaldare il legame con la terra d’origine. Le feste diventano un pretesto per stare insieme e l’appuntamento per ritrovare amici e parenti è a tavola. Una tavola che non è mai opulenta e fastosa ma rispettosa della tradizione. La tavola delle “13 cose”. In Calabria infatti la notte della vigilia è di buon augurio mangiare insieme alla stessa tavola le “13 cose” che
rappresentano Gesù e i suoi 12 apostoli. Non manca mai il baccalà fritto insieme alle olive nere e ai pomodorini, la pasta ammuddicata, spaghetti conditi con aglio, olio, acciughe dissalate e mollica di pane, finocchi, olive alla monacale, il morzello di stocco, crocette di fichi farciti con le noci e la cannella, nocciole, u cumpettu (torrone fatto con noci, sesamo, miele e vino cotto), la pitta’nchiusa, tipico dolce natalizio, e i nacatuli, dolce fritto che simboleggia la naca, ovvero la culla, di Gesù. Dopo cena si attende in piazza la nascita del redentore davanti al fuoco di un falò che si accende la sera del 24 e si alimenta tutta la notte. Tutto il paese partecipa buttando nel fuoco il suo legnetto. Ancora oggi, in alcune località resiste la tradizione di spargerne poi le ceneri nei campi per propiziare un abbondante raccolto. Sebbene sia una tradizione profondamente radicata in Calabria, quella delle “13 cose” è un’usanza che si ritrova in altre zone d’Italia, e non solo. Come in Abruzzo, dove a Natale si mettono ad ardere 13 piccoli legni in memoria degli apostoli e di Cristo, o in Provenza, dove si offrono per l’occasione 13 dessert.
Una cucina che trasuda tradizioni; sapori tipici calabresi che riportano alla mente i gusti corposi, naturali e genuini di un tempo. TurĂš, la salsiccia cotta a vapore (la salsiccia che vuoi tu)
Conserve di ortaggi e prodotti del nostro mare in olio
Provola silana, formaggio a pasta filata dal gusto tenero e delicato
N’duja, prodotto a base di carne suina stagionta spalmabie molto piccante
Formaggio pecorino fresco farcito con varie spezie
Salsiccia calabra, dolce e piccante
Pancetta arrotolata dolce e piccante
Coppa calabra dolce e piccante
Soppressata Calabra dolce e piccante
Qui potete scoprire i veri sapori e profumi di un tempo fatti secondo le tradizioni dei nostri nonni. Conzorsio Calabria in Tavola S.r.l. via Germania Ovest, 5 - 87060 Crosia (CS) - ITALY Tel. +39 0983.43750 Fax +39 0983.524028 - e-mail: info@conzorsiocalabriaintavola.it - www.conzorsiocalabriaintavola.it
Il buono a tavola
Baccalà fritto con pomodoro olive nere e acciughe Ingredienti: • 1 kg di baccalà ammollato • olive nere infornate • 10 pomodori San Marzano a filetti • 1 ciuffo abbondante di prezzemolo • 2 dl di olio extravergine d’oliva • 300 gr di farina • filetti di acciuga salati Dopo aver tagliato il baccalà in tranci, infarinarlo e friggerlo in olio d’oliva; aggiungere poi le olive nere e i pomodori tagliati a filetti. Sistemare i filetti di pomodoro nel fondo di un tegame, adagiarvi sopra il baccalà fritto, le olive e i filetti di acciuga, spolverare di prezzemolo tritato e finire la cottura per pochi minuti in forno.
Pitta’nchiusa Ingredienti: • 5 kg di farina di grano duro • 1/2 litro abbondante di olio d’oliva • 1/2 litro abbondante di vino • 1/2 kg di zucchero • 400 gr di lievito naturale • cannella • chiodi di garofano in polvere • sale per il ripieno: • 6 kg di noci tritate • 1 kg di uva passa • 750 gr di zucchero • 6 bustine di cannella • chiodi di garofano in polvere Impastare la farina per le sfoglie, con il lievito sciolto in un po’ d’acqua calda. Aggiungere vino, olio, cannella, chiodi di garofano, zucchero, e un po’ di sale. La pasta non deve risultare né troppo morbida né troppo dura; se necessario diluirla con acqua tiepida. Tirare la pasta non troppo sottile; spennellarla con l’olio e spolverare con un po’ di cannella, garofano in polvere e zucchero. Cospargere con il ripieno e arrotolare in modo da formare piccoli rotoli. Tagliare i rotoli con la rotella dentellata per poi racchiudere le girelle risultanti in un’unica sfoglia. Cospargere il
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tutto con un po’ di zucchero e lasciare lievitare per circa 7 ore al coperto. Poi infornare a 220°C per 30-40 minuti fin quando la superficie sarà dorata.
U cumpettu Ingredienti: • 250 gr di sesamo • 1/4 di litro di mosto cotto • 25 gr di zucchero • 25 gr di miele • 50 gr di mandorle • 50 gr di gherigli di noci Lavare i semi di sesamo e metterli in forno ad asciugare, lasciandoli tostare leggermente. Unire quindi i semi di sesamo, il miele, lo zucchero, le mandorle e i gherigli di noci al mosto cotto bollente. Lasciare cuocere, sempre mescolando, sino a ottenere un composto legato e compatto. Versare il tutto su di un piano di marmo leggermente unto con olio e, con l’aiuto di una spatola, pareggiare il composto, portandolo a uno spessore di 1,5 cm circa. Lasciare a raffreddare e tagliare in piccole losanghe. Servire freddo.
Morzello di baccalà Ingredienti: • 200 gr di cipolla • 50 gr di peperoncino piccante • 3 dl di olio extravergine di oliva • 600 gr di baccalà ammollato • 200 gr di concentrato di pomodoro • cipolla • peperoncino • lauro • origano Soffriggere in abbondante olio una cipolla rossa grande grattugiata e un peperoncino piccante spaccato per metà. Quando la cipolla si è disfatta, aggiungere il baccalà precedentemente ammollato e ridotto in dadini della grandezza di una falange. Quando il baccalà avrà preso un po’ di cottura aggiungere concentrato di pomodoro, lauro e origano fresco. Ricoprire d’acqua, coprire e fare cuocere lentamente fino a che l’acqua si sarà quasi assorbita e l’olio emergerà sulla superficie. A fine cottura aggiustare di sale e di peperoncino. Il morzello di baccalà si gusta nella pitta, pane tipico catanzarese.
Nacatuli Ingredienti: • 1 kg di farina • 600 gr di zucchero • 10 uova • 2 cucchiai di strutto • 20 gr di lievito di birra • 1 cucchiaio di liquore all’anice • olio per friggere Sbattere le uova intere con lo zucchero. Unire l’anice e la farina a pioggia, lavorare e sbriciolare il lievito dentro l’impasto fino a ottenere una pasta ben liscia e morbida. Far lievitare l’impasto per un’ora circa. Staccare un pezzo di impasto e filarlo come fossero dei maccheroni. Avvolgere la pasta filata attorno a un bastone di canna dando la caratteristica forma. Passare la pasta sul “pettine”. Friggere in abbondante olio bollente fino a doratura. Togliere le nacatole e farle asciugare su carta assorbente. Spolverare di zucchero a velo.
Il numero 13, così importante per la cucina calabrese della festa, torna nelle tradizioni di molte regioni d’Italia. Ma non solo. In Provenza ad esempio non è Natale se in tavola mancano 13 dessert
...dal 1868 terre di grandi vini
La valorizzazione e la salvaguardia del territorio attraverso una viticoltura ad impatto zero. Solo così nascono i vini Travaglino... all’origine.
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orto dei semplici
di M. Pia Fanciulli
Lenticchie: coltivare la fortuna Sarebbe davvero un’idea, soprattutto quando l’economia batte la fiacca, curare ognuno il proprio pezzetto di buona sorte. Anche perché la pianta benaugurante per eccellenza, la più antica coltivata dall’uomo, ha un “carattere” facile. Cresce infatti senza problemi in vaso e addirittura in casa, dove si possono ottenere squisiti germogli da gustare in insalata
Chi l’avrebbe mai detto che la lenticchia, o lente come anche viene detta, ha una storia così lunga da risalire addirittura all’età del Bronzo. Sconosciuta allo stato spontaneo, la Lens esculenta o Lens culinaris, è il legume più antico coltivato dall’uomo, originaria, a quanto sembra, dell’Asia centrale. Cibo amato e prezioso, la si consumava già 8 mila anni fa insieme a orzo e frumento. Ma davvero unico è il destino che l’ha condotta a divenire, attraverso i secoli, alimento tra i più carichi di significati simbolici. Basti pensare alla Bibbia, al famoso episodio di Esaù che per un piatto di lenticchie giunse a vendere a Giacobbe la sua primogenitura. Oggi non oseremmo tanto, ma guai a far mancare un piatto di lenticchie dalla tavola di Capodanno! Il significato benaugurante si deve alla loro forma, che ricorda le monete e che le ricollega alle antiche strenae, da cui il nostro strenna, doni portafortuna che i Romani usavano scambiarsi alle calende di gennaio per il nuovo anno. Tra questi c’erano anche delle scarselle, piccole sacche porta soldi che si riempivano di lenticchie a simulazione del denaro. Ma forse, di questo diffusissimo legume – di cui Turchia, Cina, India e Canada sono i principali produttori al mondo, senza però dimenticare le produzioni d’eccellenza italiane, tra cui spiccano quelle umbre di Castelluccio di Norcia –, pochi conoscono la pianta. Che è un’erbacea annuale con steli sottili e ramificati che raggiungono i 35/45 cm di altezza.
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Coltiviamoli così Non è certo tra i legumi più frequenti in orti e balconi. Ma questo non vuol dire che coltivare la lenticchia sia difficile. Anzi, è piuttosto semplice, e se ne possono mangiare anche i buonissimi germogli. I vasi e il terriccio Le lenticchie amano un clima temperato, quindi è bene esporre le piantine al sole. Il terriccio con cui riempire i vasi – vanno bene le cassette rettangolari o i vasi grandi rotondi con una profondità di 20/25 cm – deve essere ricco di potassio e fosforo e sciolto, cioè leggero e non compatto, per far drenare bene l’acqua. La semina A seconda del clima, la semina si fa a fine autunno, dove è meno freddo, o a fine inverno, dove invece le temperature sono più basse, con la Luna crescente. In entrambi i casi meglio far germogliare i semi, le lenticchie stesse, in un vaso tenuto in ambiente protetto o ricoperto con del nylon, ma permettendo alle piantine di respirare. Si interrano i semi a 1 cm e 1/2 di profondità e si spruzzano d’acqua. Punti deboli Pur resistendo anche alle basse temperature, le lenticchie temono però le gelate lunghe e intense. Così come, soprattutto durante la fioritura, non sopportano il troppo caldo e la siccità. Tra i funghi, possono essere attaccate dalla ruggine, facilmente riconoscibile dalla presenza di macchioline gialle sulle foglie. Buono a sapersi Prima di interrare i semi, si può favorire la germogliazione lasciandoli in ammollo nell’acqua per un giorno e una notte, così da farli ammorbidire leggermente, ma ricordandosi di asciugarli prima dell’utilizzo. Se si ha un caminetto in casa, la cenere di legna, da collocare sulla superficie del terriccio, può aiutare la buona crescita della pianta. Raccolta e conservazione La raccolta si fa tra giugno e luglio, quando il baccello comincia a ingiallire, prima che la pianta sia completamente essiccata. Si estirpano con le mani le piantine e si mettono al sole per almeno un paio di giorni. Trascorso questo tempo, si percuotono per raccoglierne i semi. Vanno sempre conservate lontano dall’umidità e chiuse in un contenitore di vetro, in un luogo fresco, asciutto e buio, anche per un anno.
Il corbezzolo dell’amore
Le lenticchie, cioè i semi, 1 o 2, si trovano all’interno di piccoli baccelli, corti piatti e oblunghi, che raramente superano la lunghezza di 1/2 cm. Ma quel che più conta è averle in tavola, con zampone e cotechino a propiziare l’arrivo del nuovo anno. Buonissime in zuppe, o lessate in insalata – in India le accompagnano al riso –, fanno anche bene. Ricche di fibre, sali minerali, acido folico, potassio e vitamine, erano per questo un tempo dette la carne dei poveri. Oggi se ne esalta il potere antiossidante. La più pregiata Arrotondata od ovale, piatta o cuoriforme, di colore nero, giallo, verdastro, rosso o arancio. Chi pensa che di lenticchie ne esista una sola varietà, si sbaglia. I gustosi legumi si dividono, in base alle dimensioni, in due gruppi: le lenticchie giganti, dette macrospermae e le microspermae, o lenticchie nane. Molte sono poi le varietà che si trovano in commercio decorticate, in cui appaiono cioè separate nelle due metà, o intere. Le italiane sono tra le più pregiate al mondo e oltre a quella Igp di Catelluccio, piccola e dal sapore delicato, si trovano quella di Colfiorito, sempre in Umbria, la verde di Altamura, la rossa nota anche come “egiziana”, quella di Ustica, di Villalba, del Fucino. Attenzione alla cottura che se prolungata le ridurrebbe in poltiglia. Prevedere 60 minuti per le lenticchie brune, 15-20 minuti per quelle arancio.
Si dice che tenere appeso in casa un suo ramoscello con tre frutti porti fortuna. Polpose e rosso fuoco, le cosiddette cerase marine – così sono anche chiamati i frutti del corbezzolo – rallegrano il bosco d’inverno. Ma questo arbusto è bellissimo, con le sue foglie verde intenso, anche in giardino e sul balcone. L’Arbutus unedo ha tra l’altro la particolarità di avere allo stesso tempo, a fine autunno inizio inverno, fiori biancastri e frutti maturi. E proprio questi ultimi, simbolo d’amore, si consumano freschi, anche se sono un po’ astringenti, o si possono trasformare in confetture, gelatine, sciroppi, acquavite, infusi, vini e liquori. Pianta mediterranea che preferisce i luoghi assolati con terreni ben drenati e tendenzialmente acidi, cresce bene ovunque, l’importante è utilizzare un vaso capiente con terriccio acido.
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di Claudia Dagrada
Il “panettone del carcere” conquista il Papa
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Durante le festività natalizie non può certo mancare il panettone, e quello sfornato dai detenuti del carcere Due Palazzi di Padova va letteralmente a ruba! Lo sa bene anche Papa Benedetto XVI, che ne ha già ordinati trecento. Preparati nel periodo pre-natalizio, vengono prodotti, confezionati e spediti ormai in mezzo mondo dai detenuti che lavorano all’interno della Cooperativa I Dolci di Giotto, che a sua volta fa parte del Consorzio Sociale Giotto. Quest’anno i carcerati impegnati nella preparazione dei panettoni made in Padova sono circa quaranta, venti dei quali operano direttamente nel laboratorio della pasticceria, coordinato da Lorenzo Chillon, ex chef del ristorante del Caffè Pedrocchi. L’anno scorso dal carcere ne sono stati sfornati 63 mila, ben 23 mila in più rispetto a quelli del 2010, un vero e proprio boom.
A Bagnara si festeggia la vigilia… dell’Igp Dopo anni di promozione, difesa e valorizzazione da parte di produttori e istituzioni locali, il Torrone di Bagnara sta per fregiarsi dell’Indicazione Geografica Protetta. Soddisfatto Francesco Antonio Cardone, presidente dell’Associazione dei Produttori Torrone di Bagnara, che vede giungere a conclusione un percorso intrapreso dai suoi avi nella produzione di questa originale specialità sin dal 1700. A corollario del riconoscimento dell’Igp, il Comune di Bagnara Calabra ha approvato l’istituzione del marchio di Tutela Deco (Denominazione Comunale di Origine) al fine di tutelare tutte le tipicità locali frutto dell’antica storia artigianale della zona.
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Pin up e birra in un calendario effervescente La birra, da sempre fra le bevande più amate al mondo, probabilmente non si era mai vista accanto a una procace Pin Up. Ci ha pensato Maurizio Marcato, eclettico fotografo, con il suo nuovo calendario Pin Up 2013: protagonisti delle scena boccali e bottiglie di birra insieme ad ammalianti ragazze in mise succinte, che daranno nuovo brio al prossimo anno. L’ispirazione è nata dalla passione di Marcato per le procaci mannequin anni ’40 e il mondo vintage di cui vuole ricreare la spensieratezza.
Pizzaioli d’Italia, a rapporto!
A Mauro Rosati il Premio Bandiera Verde Agricoltura Tanti i mondi tutti da scoprire dietro alla premiazione Bandiera Verde Agricoltura, edizione 2012: tra i premiati di questa decima edizione, ad esempio, c’è chi produce linee di spugne biologiche “da zucca” o chi realizza derivati dal latte di cavalla e di asina. Tra i premi speciali assegnati, quello a Mauro Rosati, direttore generale della Fondazione Qualivita, per il suo impegno nella valorizzazione delle produzioni agricole a alimentari italiane e per la rubrica che tiene sul quotidiano l’Unità, ritenuta dalla commissione molto utile per produttori e consumatori. Altri premi speciali sono stati consegnati a Don Ciotti, al regista Ermanno Olmi, all’attrice e produttrice di vini Carole Bouquet e alla scrittrice Simonetta Agnello Hornby.
A Vighizzolo d’Este (Pd) si è svolta la sesta edizione di PizzaUp, simposio tecnico sulla pizza italiana organizzato dall’Università della Pizza in collaborazione con il Molino Quaglia. In occasione dell’evento ha preso forma il Manifesto della Pizza Contemporanea, codice tecnico ed etico che stabilisce alcuni parametri fondamentali per tutti i pizzaioli d’Italia, grande assente fino a oggi nelle cucine italiane. Tre le “regole” più interessanti? “La carta delle pizze deve essere aggiornata secondo la stagionalità degli ingredienti per dare al consumatore l’opportunità di alimentarsi secondo i ritmi della natura”.
Pastificio Artigianale Leonardo Carassai 7JB 99 4FUUFNCSF r $BNQPmMPOF '. r UFM r GBY JOGP!QBTUJmDJPDBSBTTBJ JU www.pastificiocarassai.it
Questi prodotti nascono nel rispetto della natura e per l’amore verso la terra di Lucania. La nostra pasta biologica nasce dalla cultura antica dei maestri pastai lucani, dall’impegno instancabile dei contadini che lavorano la terra con procedimenti che salvaguardano l’antica tradizione. C’è un colore che sorge col sole, cresce sulla terra e sboccia sulla tavola: è il colore del nostro grano! La Pasta di Carlo Olivieri si presenta con tutta la sua genuinità ai palati più raffinati, che potranno apprezzarne il gusto genuino. Our products are born from the combination of great respect for nature and love towards Lucania’s land. Our organic pasta is produced using the traditional knowledge of master pasta makers from Lucania. The dedicated work of our farmers was allowed us to preserve this ancient tradition.
S.A.MA. srl - Matera (MT) - Italy Tel. +39 0332 23 73 43 - Fax. +39 0332 23 07 91 info@saporidilucania.it
Il nostro olio extravergine di oliva - le nostre paste - i nostri pomodori - i nostri sott’oli
A colour rises with the sun, grows from the earth and blossoms on our tables in the golden color of our pasta. Those with even the most exquisite of tastes are sure to appreciate the authenticity, and refined flavours of Carlo Olivieri’s Pasta products.
in Viaggio pag. 96
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Vacanze a casa del prof In giro per l’Europa a imparare le lingue e il Natale degli altri. Il soggiorno? Dal docente!
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Idee di turismo responsabile Stanchi dei soliti pacchetti “volo più hotel”? Allora ecco per voi un “Natale solidale”
da pag. 98 Rubriche
• Viaggi per tutte le tasche • Travel news
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inviaggio
Come si festeggia la Natività a Londra, Barcellona, Parigi o Berlino? Quali sono le tradizioni e lo spirito con cui le persone vivono questo periodo? L’unico modo per scoprirlo, oltre i soliti cliché, è recarsi in loco magari ospiti in una casa privata. Come? Il modo più interessante è quello di abbinare alla vacanza un corso di lingua...presso un’insegnante del posto di Germana Cabrelle
Natale in Europa a casa del prof Siamo tutti d’accordo: non c’è niente di meglio di un soggiorno all’estero per imparare una lingua straniera. Conversare con persone madrelingua in una città dove si è costretti giocoforza a esprimersi nell’idioma locale, serve molto di più di un qualsiasi corso intensivo. Oggi ci sono formule che permettono un incontro tra culture ancora più ravvicinato, offrendo la possibilità di soggiornare direttamente a casa di un professore, conversando con lui anche oltre il tempo della lezione e approfondendo insieme tutti gli aspetti della
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vita e delle tradizioni locali. Un’idea originale da sfruttare, ad esempio, in occasione delle vacanze natalizie. Se il tempo libero a vostra disposizione durante l’anno è poco e vorreste sfruttare al meglio i pochi giorni di feriea cavallo tra il 25 e Capodanno, una full immersion nel “Natale degli altri” può trasformarsi in un’esperienza molto più che formativa. Vi state chiedendo a chi rivolgervi per organizzare un viaggio-studio del genere? A occuparsene un’azienda europea, la ESL Soggiorni Linguistici, che, forte dei suoi quindici anni di esperienza, offre centinaia di
destinazioni per oltre venti lingue, in immersione totale, prestando assistenza e consulenza gratuita a chiunque voglia intraprendere questo tipo di viaggio. Chi ha provato, racconta che il fatto di vivere a casa dell’insegnante offra molti vantaggi, oltre a poter parlare una lingua straniera 24 ore su 24 ed essere ospitati con vitto e alloggio: particolarmente stimolante è scoprire le abitudiUn modo ni tipiche del posto e ricevere originale per tante dritte sui locali più trentrascorrere i giorni di dy della città o sugli eventi e ferie tra il 25 e il 31? Una le zone meno note. Interesfull immersion nelle “feste sante in questo senso sarebdegli altri”: un’esperienza be riuscire a visitare una delle divertente, utile e città più conosciute e turistiformativa che, scoprendone aspetti insoliti o inattesi. Come Londra. Fra le più belle metropoli da visitare proprio sotto le feste, la capitale britannica offre tante occasioni di svago in questo periodo. Assolutamente da non perdere, ad esempio, il pattinaggio su ghiaccio della Torre di Londra, fino al 6 gennaio. Sempre fino all’Epifania si può pattinare anche a Somerset House, a Canary Wharf e, fino al 13 gennaio, sulla pista ghiacciata del Palazzo di Hampton Court, mentre Winter Wonderland è la famosa attrazione di Hyde Park che racchiude un parco divertimenti, un mercatino, un circo e una zona dedicata alle sculture di ghiaccio.
Capodanno poliglotta a Berlino Con circa 60 mercatini natalizi, la capitale tedesca incanta i turisti con le luci scintillanti delle sue bancarelle illuminate a festa. Alla Porta di Brandeburgo è allestita una gigantesca pista per slittini ed è possibile vedere gli artigiani al lavoro gustando un bicchiere di vin brulé o cioccolato, mandorle e pan di zenzero candito. Al Rotes Rathaus (il Municipio Rosso) si alternano burattinai e cantastorie che raccontano vecchie favole, ma passeggiando e ammirando le facciate degli antichi palazzi ci si può imbattere nei panifici medievali do-
ve tuttora si cuoce il pane nei forni a legna. Se poi volete entrare in un centro commerciale per un po’ di shopping, KaDeWe è in assoluto il più grande e garantisce un’esperienza indimenticabile perché nel periodo natalizio tutti i piani si trasformano in una fiera nostalgica con giochi di specchi. Se vi fermate fino a Capodanno, il veglione open air con dj e il ballo in piazza si svolge alla Porta di Brandeburgo, su una superficie di 2 km. Poi a mezzanotte, bottiglie di champagne e fuochi d’artificio illumineranno il cielo sopra Berlino.
In apertura, un momento di lezione “a casa del professore” durante un viaggio-studio all’estero. In questa pagina uno scorcio di Londra, con il Big Ben e una classica “cabina rossa” sotto la neve e un “monumenatale” angolo di Berlino
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inviaggio
Corsi ESL: intuizione geniale Si chiama inTuition il programma ESL Soggiorni Linguistici che propone corsi di lingua standard o specializzati (in finanza, sport, giornalismo, diritto, politica, marketing o semplicemente preparazione agli esami) con lezioni rivolte a una o due persone. Si tratta di un programma basato su obiettivi e preferenze individuali, calibrato sul grado di intensità con cui si intende approcciare la lingua straniera ed elaborato su misura prima dell’arrivo. Un programma disponibile tutto l’anno, anche durante le festività, opzione quest’ultima particolarmente indicata per chi dispone di un periodo di tempo limitato. C’è poi un altro programma, che va sotto il nome di HLI (Home Language International) e che si articola in lezioni private, affiancate da altri momenti di apprendimento. Si può scegliere tra 15, 20, 25 o 30 ore di lezione settimanali e una durata variabile da 1 a 48 settimane. Per i minori di 18 anni, c’è poi l’opzione Cocooning, che prevede la presenza costante dell’insegnante o di un familiare adulto quando lo studente è in casa. Va da sé, comunque, che la scelta della città avviene tenendo conto degli interessi individuali di ciascuno, del profilo dell’inseagnante ricercato e dello stile di vita capaci di offrire il miglior ambiente possibile per gli studi. Le abitazioni degli insegnanti sono situate nelle periferie dei grandi centri come in città piccole. I prezzi? Facciamo un esempio. Per trascorrere una settimana a Malta nel periodo natalizio, con alloggio e 15 ore di lezione alla settimana, si parte da 1.185 euro per due persone e da 930 euro per una.
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La magia della Ville Lumière
In alto, gli scintillanti interni della Galleria Lafayette, classico punto di riferimento per lo shopping parigino; sotto le guglie moderniste della Sagrada Familia, l’opera architettonica più celebre di Gaudì a Barcellona
Per definizione Parigi è la città delle luci e a Natale diventa ancora più bella perché si illumina dei colori della festa. Oltre alle Galéries Lafayette che catalizzano con le loro luminarie a tutta grandezza, fra le novità parigine spiccano gli chalet del mercatino de La Défense, quartiere più moderno e all’avanguardia della città, dove si trovano prodotti artigianali, oggetti etnici di varia provenienza, dolciumi e leccornie di ogni tipo. Ma se vi trovate in vacanza-studio e siete appassionati di cose insolite, concedetevi una visita al Museo della Curiosità e della Magia che ospita una collezione storica di accessori per praticare l’arte magica e dove è possibile ammirare alcune dimostrazioni di giochi di prestigio che sorprendono il pubblico con illusioni ottiche. Il divertimento è assicurato.
A Barcellona, tra cultura e… sci
Per saperne di più: www.esl.it www.visitbritain.com www.visitberlin.de www.parisinfo.com www.catalunya.com
Se stavate pensando a una destinazione decisamente più “calda”, Barcellona, col suo clima mite, è sicuramente la città ideale. Il brillante capoluogo della Catalogna riserva numerose scoperte gastronomiche, ma soprattutto culturali. Per scoprire un Gaudì insolito, un’idea è quella di recarsi presso il Passeig de Gràcia e, ai numeri 35, 37, 39, 41, 43, 92, ammirare le sue sognanti opere architettoniche in puro stile Liberty. Per i più sportivi invece è possibile allontanarsi di qualche chilometro dalla capitale per trovare piste di sci e impianti per ogni attività invernale. Luoghi di ritrovo imperdibili, come il Loft – Razzmatazz, il Club Catwalk e il Moog sapranno infine soddisfare anche i più esigenti tra i night-clubbers! Capitale cosmopolita della vita notturna e del divertimento o culla dell’architettura moderna: Barcellona è tutto questo. Anche e soprattutto a Natale.
Bardolino - Lago di Garda
le nostre proposte per le feste di natale... A pochi passi dal lago di Garda sgorga l’acqua sorgiva incontaminata, trasformata dall’Hotel Cæsius Thermæ & SPA Resort in uno stabilimento termale immerso nel verde per le vostre vacanze di benessere e relax. Ritrovate l’equilibrio del corpo e della mente grazie alla cordialità e all’eccellente competenza del personale, unito ad un Centro Ayurvedico tra i più completi d’Italia.
CAPODANNO AL LAGO! Festeggiate la prima alba dell’anno nella splendida cornice del Lago di Garda… concedetevi momenti di relax e spumeggiante divertimento! Offerta valida dal 29.12.2012 al 02.01.2013 Prezzo per camera doppia a partire da € 1.169,00
MAGIC CHRISTMAS! Il tuo Natale “pieno di regali”! Offerta valida dal 20 al 28.12.2012 Prezzo per camera doppia a partire da € 972,00
- 4 pernottamenti in mezza pensione + 1 pernottamento in camera e colazione in elegante camera doppia comfort (sistemazione presso la casa principale o la casa Augustus) - Ricca prima colazione a buffet - 4 cene in trattamento di mezza pensione con menu a scelta e piatti tipici natalizi (bevande escluse) I nostri doni di Natale: 1 pernottamento in camera e colazione Cena della Vigilia (lunedì 24 dicembre) Pranzo di Natale (martedì 25 dicembre) Simpatica sorpresa di Natale in camera Un buono del valore € 20,00 per persona (adulto) da utilizzare per i trattamenti presso il centro benessere
- 4 pernottamenti in elegante camera doppia (sistemazione presso la casa principale o la casa Augustus) - Ricca prima colazione a buffet - 3 cene in mezza pensione con menu a scelta e piatti tipici natalizi (bevande escluse) - Gran Cenone di San Silvestro con aperitivo musicale (bevande incluse) - Aspettando la prima alba dell’anno intrattenimento musicale con la Kriss Groove Band e ricco buffet di dolci - 1 gennaio 2013 per i dormiglioni ricco brunch di Capodanno dalle 11.30 fino alle 14.00 (già incluso nel prezzo, bevande escluse) - Simpatica sorpresa in camera
LA BEFANA L’ultima tentazione..! Concedetevi un ultimo momento di relax e gola prima di pensare alla remise en forme! Offerta valida dal 05.01.2013 al 08.01.2013 Prezzo per camera doppia a partire da € 648,00
- 3 pernottamenti in elegante camera doppia comfort (sistemazione presso la casa principale o la casa Augustus) - Ricca prima colazione a buffet - 3 cene in trattamento di mezza pensione con menu a scelta (bevande escluse) - un simpatico omaggio la notte della Befana
sempre a disposizione dei nostri ospiti:
accesso libero al Centro Termale e SPA (vasche termali, zona wellness con sauna, bagno turco, mediterraneo, frigidarium, piscine interne e palestra). 37011 Bardolino (VR) - Via Peschiera, 3 Tel. 045 7219 100 - Fax 045 7219 700 caesius@europlan.it Per maggiori informazioni:
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inviaggio
Se non ne potete proprio più del caotico clima dicembrino delle città in festa, dell’affannata corsa ai regali, dei soliti pacchetti “volo più hotel”, ecco qualche suggerimento per trascorrere il Natale in maniera diversa, all’insegna della solidarietà e del rispetto di Ida Santilli
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È tempo di turismo responsabile Quantevoltevisietedetti“questoèl’ultimoNatale che passo in famiglia” dopo aver trascorso estenuanti pranzi con parenti che vedete solo nelle feste comandate e cene all’ingrasso di almeno cinque portate? Per non parlare dello stress da strenna natalizia, delle corse affannate nell’unico negozio della città rimasto aperto alle otto di sera della Vigilia per gli ulti-
mi regali ad amici e parenti:al solo pensiero che tutto questo possa ripetersi tra qualche giorno non vi viene voglia di scappare o di fare un gesto che, ai vostri occhi e a quelli di chi vi sta intorno,potrebbe rivelarsi rivoluzionario? Vi suggeriamo 10 motivi per cambiare rotta e passare un Natale diverso. E speriamo, al termine dell’elenco, di avervi convinto.
1. Pranzare con la comunità di Sant’Egidio
2. Regalare una bambola di pezza
3. Visitare il Villaggio di Babbo Natale
4. Donare vestiti e scarpe
Per chi è alla ricerca del vero senso del Natale può essere una buona occasione dare una mano concreta a chi ne ha più bisogno. La mensa di Via Dandolo nella Capitale, a due passi da Trastevere, apre le porte a senza tetto, profughi, immigrati senza fissa dimora, emarginati, anziani soli… e a chiunque abbia voglia raccogliere quanto necessario per preparare e servire loro il pranzo del 25 dicembre.
Dopo aver fatto divertire i nostri nonni e i genitori, è stata riportata in auge dall’Unicef, la Pigotta (come in dialetto lombardo viene chiamata la bambola di stoffa), con un’iniziativa che permette, a chi ne adotta una, di partecipare all’acquisto di alimenti, vaccinazioni, vitamine, zanzariere e altri strumenti essenziali per la sopravvivenza dei bambini dell’Africa centrale e occidentale. Basta recarsi in una delle 600 piazze italiane il 22 e il 23 dicembre e sceglierne una tra le migliaia realizzate dai volontari.
Al Dichio garden center di Matera, il sabato e la domenica dalle 18 alle 21.30, si potranno gustare prodotti locali in occasione di varie sagre abbinate a raccolte benefiche a favore di associazioni di volontariato. Il 22 e il 23 dicembre in occasione della Festa della Stella di Natale potrete inoltre stuzzicare il palato con un gustoso piatto di legumi fumanti dell’Alta Murgia. Il villaggio si trova lungo la Strada Statale 99 km 12,700.
A Milano, in Via Vallazze 113, esiste un posto dove si possono donare vestiti, scarpe, lenzuola e coperte o medicinali non scaduti dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 17.30. Un gesto di solidarietà che ci permette anche di disfarci di cose che noi non usiamo più ma che per altri possono essere veri e propri regali.
Per saperne di più: www.santegidio.org
Per saperne di più: www.unicef.it
Per saperne di più: www.vivaidichio.it
Per saperne di più: www.operasanfrancesco.it
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5. Scegliere prodotti equo e solidali
6. Comprare arance solidali
7. Andare in missione
Invece di incentivare le grandi multinazionali perché non acquistare beni che aiutano le produzioni locali dei paesi in via di sviluppo? È partita da poco la raccolta dei fondi di Altromercato per finanziare la cooperativa Manduvirà in Paraguay per la costruzione del primo zuccherificio dei produttori paraguaiani.
Dall’1 al 23 dicembre, la onlus Arance di Natale propone la vendita di arance biologiche nelle principali piazze italiane al fine di raccogliere fondi per aiutare paesi in difficoltà. Chi dispone di un camper però può anche partecipare attivamente alla consegna del materiale. Per il prossimo viaggio bisogna aspettare il 23 gennaio quando gli equipaggi si muoveranno alla volta della Guinea-Bissau.
Chi ha deciso di prendersi un anno sabbatico e non ha ancora un’idea chiara su come e dove indirizzare le sue energie, può pensare di partire per una missione di volontariato, scegliendo paese e data di partenza.
Per saperne di più: www.altromercato.it
Per saperne di più: www.arancedinatale.org
Per saperne di più: www.projects-abroad.it
8. Assaggiare cous cous e miele in Marocco Per tenersi lontani dal turismo di massa, un viaggio con la cooperativa onlus Viaggi Solidali potrebbe essere l’ideale. Si parte per il Marocco il 27 dicembre: in programma visite alle produzioni di cous cous della cooperativa Messdakia e a quelle di miele e agricoltura biologica della Casa Rurale Bellouta. Per saperne di più: www.viaggisolidali.it
9. Scoprire lo zafferano della Repubblica Dominicana Se alle spiagge bianche proprio non volete rinunciare avrete la possibilità di unire un soggiorno di mare alla solidarietà partendo il 23 dicembre per la penisola di Samanà. Accompagnati dai coltivatori dello zenzero, avrete la possibilità di entrare nei loro campi per conoscere tutti i segreti del loro lavoro e le preziose proprietà di questa radice.
Che decidiate di partire alla volta di mete straniere ed esotiche o preferiate restare in Italia, per Natale regalate (e regalatevi) un gesto di solidarietà
Per saperne di più: www.viaggisolidali.it
10. Camminare a passo lento e mangiare bio Negli ultimi anni sono nate numerose associazioni che promuovono viaggi a piedi, in bicicletta o in barca a vela. Come la Compagnia dei Cammini, che sceglie luoghi e modalità di viaggio insoliti per far sentire le persone più in armonia con se stesse e con il mondo: sollecita l’incontro con chi vive in modo semplice, che ha tanto da insegnarci, e promuove il mangiare biologico e uno stile di vita sano. Qualche meta? Il Monviso, dove ciaspolare sulla neve, o il Parco Nazionale dell’Aspromonte per conoscere meglio i greci di Calabria. Si parte il 28 dicembre. Per saperne di più: www.cammini.eu
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viaggipertutteletasche
di Alba De Gasperis
da 0 a 25 euro
da 0 a 25 euro
In valigia, voglia di divertirsi e olio di gomito Prezzo medio a notte: 0 euro Il budget per le vacanze di Natale sfiora la cifra tonda? Partire è comunque possibile. E si può andare anche lontano, girare addirittura il mondo! Elemento necessario? Olio di gomito, tanto. Sì, perché attraverso portali di ricerca ad hoc è possibile scovare persone sparse nel globo intero che hanno bisogno di una mano per dipingere la casa, cucinare, curare il giardino, badare ai bimbi... In cambio? Vitto e alloggio (e in alcuni casi danaro) garantiti. Non vengono normalmente richieste particolari abilità, tutti siamo in grado di occuparci di simili attività, no? Sul sito workaway.info si leggono storie di chi ha vissuto la particolare esperienza della vacanza-lavoro. Fan venir voglia di provare! Per saperne di più: www.workaway.info
Settimana bianca gratis, o quasi Prezzo medio a notte: 4 euro Neve alla portata di tutti? Basta organizzarsi e... affittare una casa. Prezzi proibitivi? Macché! On-line si trovano offerte eccezionali. Qualche esempio? Scegliamo come meta il Trentino-Alto Adige e vediamo cosa ci offre, ad esempio, homeaway.com. Siamo in sei e cerchiamo un appartamento con tre camere e due bagni. Inseriamo le nostre condizioni e in pochi secondi ecco l’elenco delle soluzioni. Ognuna è completa di scheda descrittiva, foto, prezzi, indicazione del soggiorno minimo richiesto e infine, da non sottovalutare, l’elenco delle recensioni di chi è già passato di lì. Baita nei pressi di Brunico con tre camere matrimoniali, due bagni, accesso immediato alle piste. Il prezzo? 25 euro a notte. Presa!
Partenze... intelligenti Avete una gran voglia di vacanze, ma il vostro portafogli la pensa diversamente? O siete di quelli per cui staccare dal quotidiano non ha prezzo ma non sapete più cosa inventarvi per regalarvi un viaggio fuori dal comune? In vostro soccorso arriviamo noi con suggerimenti per tutti i budget: 9 idee originali, 3 fasce di prezzo, 1 vacanza da non dimenticare
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Per saperne di più: www.homeaway.com
Stoccolma low cost? In ostello si può Prezzo medio a notte: 25 euro Hostelsclub.com è uno dei tanti portale di ricerca e comparazione di alloggi in ostello in tutto il mondo. Oltre al tipo di struttura desiderata si possono selezionare i punti di interesse e il tipo di servizio richiesto. E in ostello anche città un tempo proibitive o destinazioni da sempre care come il fuoco iniziano a divenire accessibili. Un esempio? Tre notti a Stoccolma a partire dal 27 dicembre mi costerebbero 27 euro al giorno in camera privata (17 euro in camera condivisa... magari con i miei amici?). Su www.skyscanner.it, altra chicca da tenere in considerazione, trovo il volo (163 euro) per la mia destinazione. Direi che si può fare, no? Per saperne di più: www.hostelsclub.com - www.skyscanner.it
Italian tradition since 1681
Candoni De Zan family
WWW.TENUTAPOLVARO.COM VIA POLVARO 35 • 30020 ANNONE VENETO • VE • ITALY
viaggipertutteletasche
da 300 a 430 euro
da 300 a 430 euro
Sulla gru, una suite con cabina di comando Prezzo medio a notte: 300 euro Presso il porto di Harlinger, a pochi chilometri da Amsterdam, è possibile soggiornare sospesi su una gru! Utilizzata per diversi anni per il trasporto del legno, nel 2003 è stata trasformata in una suite di lusso a 17 metri da terra. Ma le stramberie non finiscono qui. Già perché la suddetta suite è equipaggiata di cabina di comando per governarla, girarla, spostarla affinché raggiunga una posizione che garantisca il panorama desiderato. Due persone per la notte di Capodanno spenderebbero 599 euro. Vi interessa?
da 70 a 170 euro
da 70 a 170 euro Un’esperienza storica Prezzo medio a notte: 70 euro
Un’esperienza unica, ma ancor prima un esempio che in Italia si dovrebbe seguire. The Landmark Trust è un ente di beneficenza che si occupa della conservazione architettonica di edifici storici del Regno Unito (ma non solo): recupera e restaura le proprietà più danneggiate e le mette a disposizione per piacevoli vacanze. Geniale, no? Sul sito dell’ente è possibile consultare l’elenco delle imponenti strutture in cui si può soggiornare. Scelgo il Saddel Castle del 1500; ha otto posti letto e costa 2.800 euro per cinque notti. E che notti! Per saperne di più: www.landmarktrust.org
Attiviaggio fotografico in Burkina Faso Prezzo medio per una notte: 150 euro Bambini nel Deserto, Ong che si occupa di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni sahariane e saheliane, organizza AttiViaggi. Cioè? Esperienze in cui il visitatore da passivo si trasforma in collaboratore attivo, soluzioni di viaggio dove la solidarietà incontra la collaborazione, l’emozione. Tra le varie offerte, l’AttiViaggio di Natale con destinazione Burkina Faso che, oltre a proporre attività che immergono il viaggiatore nella cultura locale, offre un corso di fotografia itinerante adatto a tutti con la possibilità di realizzare un vero e proprio reportage. Il prezzo indicativo per un gruppo di nove persone è di 1.530 euro (volo a/r da Roma incluso). Per saperne di più: www.bambinineldeserto.org
Un (af)faro davvero speciale! Prezzo medio per una notte: 165 euro Costruito nel 1856 dalla Marina Militare Italiana, il Faro di Capo Spartivento è immerso nella macchia mediterranea nei pressi di Chia (Cagliari). Ad attendervi un giardino di 3 mila metri quadri, una pedana a picco sul mare con piscina a sfioro e idromassaggio; all’interno una sala con caminetto, sei suite, una grande terrazza e ovviamente la lanterna. Tredici i posti letto. Fino al 27 dicembre il costo settimanale è di 10 mila euro; dal 24 al 31 dicembre è di 15 mila. Per saperne di più: www.farocapospartivento.com
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Per saperne di più: www.vuurtoren-harlingen.nl
La casa sull’albero: un sogno che si realizza Prezzo medio a notte: 370 euro Una casa sull’albero. Alzi la mano chi non l’ha mai desiderata. E quanti sono davvero riusciti a costruirla? A parte Bart Simpson, quasi nessuno... Ma ora le cose possono cambiare. Come? Semplice: basta prenotare una delle due suite di lusso de La Piantata, azienda agricola e b&b a pochi chilometri dal Lago di Bolsena, ad Arlena di Castro per la precisione. E sicuramente precisione, ma manche un pizzico di follia, sono servite per dare vita a questo progetto da favola. Ed ecco quindi che Black Cabin nasce su un secolare pino marittimo, a 7 metri da terra, mentre la Suite Bleue si accomoda sulle fronde di una quercia. A seconda dell’albero, il prezzo per due notti è di 630 o 710 euro. Per saperne di più: www.lapiantata.it
Un’esperienza spaziale ed ecosostenibile Prezzo medio a notte: 430 euro Un viaggio sulla luna? Quasi. Sì, perché questo posto più che un hotel sembra una base lunare… È il Whitepod di Les Cerniers di Sofia Meyer, struttura ricettiva a 1700 metri slm, dedicata a coloro che hanno a cuore il turismo responsabile. Le 15 camere sono davvero originali. Si tratta di strambe strutture a forma di palla di neve, con mobili ricavati da materiali riciclati e legno da foreste certificate. E poi c’è la Pod-House, un tradizionale chalet in legno dell’inizio del XIX secolo da cui gli ospiti possono accedere alle due aree relax: sauna finlandese o bagno giapponese? Non bastasse ci sono i 7 km di piste riservati ai clienti dell’hotel. Una notte nel periodo di Natale? Dai 375 ai 490 euro. Per saperne di più: www.whitepod.com
Semplici e autentiche “tentazioni” pugliesi.
Scopri la fragranza dei prodotti di Puglia. I tarallini rappresentano da sempre l’emblema della pugliesità nel ŵŽŶĚŽ͘ WĞƌĨĞƩŽ ƐŽƐƟƚƵƚŽ ĚĞů ƉĂŶĞ͕ ŝů ƚĂƌĂůůŝŶŽ ǀĂůŽƌŝnjnjĂ ŽŐŶŝ ĂƉĞƌŝƟǀŽ͕ ŐƌĂnjŝĞ ĂůůĂ ƐƵĂ ĨƌĂŐƌĂŶnjĂ ĂƵƚĞŶƟĐĂ ĞĚ ŝŶĐŽŶĨŽŶĚŝďŝůĞ͘ Il dĂƌĂůůŝĮĐŝŽ Ğŝ dƌƵůůŝ͕ ĐŽŶ ƐĞĚĞ ĂĚ ůďĞƌŽďĞůůŽ͕ ƌŝƐƉĞƩĂ ĂŶĐŽƌĂ ŽŐŐŝ ů͛ĂŶƟĐĂ ƌŝĐĞƩĂ ƚƌĂĚŝnjŝŽŶĂůĞ Ěŝ ƵŶ ƚĞŵƉŽ͘ ^ŽůŽ ƉŽĐŚŝ͕ ƐĞŵƉůŝĐŝ ŝŶŐƌĞĚŝĞŶƟ͕ ĐŽŵĞ ĨĂƌŝŶĂ͕ ǀŝŶŽ͕ ŽůŝŽ ĞdžƚƌĂǀĞƌŐŝŶĞ ĞĚ ƵŶ ƉŝnjnjŝĐŽ Ěŝ ƐĂůĞ͘ EŽŶ ƵƟůŝnjnjŝĂŵŽ ĂůĐƵŶ ůŝĞǀŝƚŽ ƉĞƌ ŐĂƌĂŶƟƌĞ ůĂ ŵĂƐƐŝŵĂ ĚŝŐĞƌŝďŝůŝƚă Ğ ůĞŐŐĞƌĞnjnjĂ Ğ ĐŽŶĨĞnjŝŽŶŝĂŵŽ ŝ ƉƌŽĚŽƫ ĂƉƉĞŶĂ ƐĨŽƌŶĂƟ͕ ƉĞƌ ƉƌĞƐĞƌǀĂƌĞ ŝŶƚĂƩĂ ůĂ ůŽƌŽ ĨƌĂŐƌĂŶnjĂ͘ /ů dĂƌĂůůŝĮĐŝŽ ĚĞŝ dƌƵůůŝ ƐĨŽƌŶĂ ĂŶĐŚĞ ŝ ƚŽĐĐŚĞƫ͕ ŐƵƐƚŽƐŝ ƌŽŵƉŝĚŝŐŝƵŶŽ͕ ůĞ ĨƌŝƐĞůůĞ͕ ƟƉŝĐŽ ƉĂŶĞ ĚĂůůĂ ĨŽƌŵĂ Ă ĐŝĂŵďĞůůĂ Ğ ƵŶĂ ŶƵŽǀĂ ůŝŶĞĂ Ěŝ ƉƌŽĚŽƫ ďŝŽ͕ Ɖƌŝǀŝ Ěŝ K'D͕ ĐŽŶƐĞƌǀĂŶƟ͕ ĐŽůŽƌĂŶƟ Ğ ĂƌŽŵŝ ĂƌƟĮĐŝĂůŝ͘
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travel news
di Claudia Dagrada
Dimmi cosa mangi e ti dirò dove sei
Quando viaggiamo, c’è una regola fondamentale da seguire: se vogliamo sentirci come uno del posto, dobbiamo mangiare come la gente del posto. E dove se non in strada, il luogo in cui si incontra il cuore gastronomico e pulsante di un Paese, tra carretti di tacos, chioschi di noodles, baracchini di hot dogs, profumi invitanti e chiacchiere della gente? Proprio ai viaggiatori che trovano nel cibo locale uno dei modi più immediati, caratteristici e naturalmente appetitosi di scoprire il mondo, è dedicato Street food di Lonely Planet, una raccolta di cento cibi di strada raccontati da un team di esperti food writer capitanato da Tom Parker Bowles, fra le massime autorità mondiali in materia. A ogni piatto è dedicata una scheda con fotografie e tutte le informazioni necessarie per capirne la natura e l’origine.
Il business travel nostrano sembra proprio stia cambiato rotta: dopo il boom nel 2011 verso i paesi BRIC, quest’anno è il Brasile l’unico del quartetto a emergere con un +36% che raddoppia il +16% dell’anno scorso. Si è registrata infatti una diminuzione delle trasferte verso Cina, Russia e soprattutto India. I dati sui viaggi d’affari delle imprese italiane nei primi dieci mesi del 2012 sono stati raccolti nella Business Travel Survey di Uvet American Express, che ha monitorato i movimenti di un campione di 700 aziende di dimensioni medio-grandi e presentato i risultati durante il BizTravel Forum, tenutosi lo scorso novembre a Milano.
Anche Fido viaggia ad alta velocità!
Un marchio tutto green
Buone notizie per i nostri amici a 4 zampe: dal 2 novembre anche i cani XXL (taglia superiore ai 10 kg), possono viaggiare sui treni Italo ad Alta Velocità. Il nuovo servizio, in fase sperimentale fino al 31 gennaio, accetta i cani a bordo su tutti i treni dalle 10 alle 16. È da leggere online il decalogo del buon padrone, a cura del Ministero della Salute, insieme alla mappa dei veterinari vicini alle stazioni. Inoltre, il proprietario del cane riceverà in omaggio una borsa (I love dog) con un tappetino igienizzante. All’iniziativa hanno collaborato, tra gli altri, l’Ente Nazionale Protezione Animali, la Lega Antivivisezione.
Chi non ha piacevoli ricordi legati al verde, come le selvagge arrampicate sugli alberi da bambini, o i pic-nic con la famiglia al parco? Slow Botanic Tourism è il marchio nato proprio per rafforzare l’immagine degli alberi monumentali, gli orti botanici e i giardini storici, elementi di grande valore per i territori urbani ed extra-urbani. L’obiettivo è quello di creare una rete composta non solo da enti ma anche da turisti per diffondere il più possibile il marchio. A promuovere Slow Botanic Tourism, l’associazione Slow Tourism in collaborazione con l’Associazione Sviluppo Rurale, partner del progetto ProArbora approvato all’interno del programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera 2007-2013.
Torino e Napoli, due mete al top La nostra Italia è il Bel Paese per eccellenza, non solo di nome ma anche di fatto, come dimostra la classifica Travellers’ Choice Destinations on the Rise, stilata da TripAdvisor, che vede ben due città nostrane, Napoli e Torino, tra le mete più ambite. I premi infatti individuano le destinazioni che hanno registrato il maggior incremento di recensioni positive e di interesse da parte dei viaggiatori. Il capoluogo piemontese non solo si posiziona terzo nella classifica europea, dopo Kiev e Mosca, ma anche decimo nella top 10 mondiale, che vede ai primi posti Mar del Plata, Sao Paulo e ancora Kiev. Napoli invece spicca per la sua quinta posizione tra le mete europee più gettonate. 102
Il business sceglie il Brasile
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I piaceri di Bacco Seguendo il viaggio del vino nel corpo, Donato Lanati spiega perchè bere è salutare
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‘O presepe napulitano Un percorso tra arte e storia presepista, partendo da via San Gregorio Armeno
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Storia dell’albero di Natale Mille leggende, un’unica magia: quella dell’abete più amato da grandi e piccini
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Le mani raccontano Nel Museo del giocattolo di Milano, tra tombole, bambole e altri giochi “eterni”
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• Bellezza e benessere • Camera con vista • Week-end cultura • Week-end tradizione • Week-end montagna • Libri • Spettacoli • Soste d’arte • Trendy • Shopping
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ipiaceridiBacco
Un bicchiere “o due” di salute di Donato Lanati
È affascinante seguire il viaggio del vino attraverso il nostro corpo: se assunto nelle giuste quantità (e con la giusta compagnia) tanti sono infatti gli insospettabili effetti benefici non solo sull’umore e lo spirito, ma anche sul nostro fisico 106
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Il vino nel nostro corpo, soprattutto quando lo scegliamo di qualità, compie un vero e proprio viaggio di benessere attraverso gli organi, un viaggio che parte dal cervello, attraverso l’impulso del desiderio, e finisce sempre al cervello come punto di arrivo. Ovviamente le dosi debbono essere moderate e ingerite da soggetti adulti e sani in circostanze idonee, cioè durante i pasti. Antiinfiammatorio, diuretico, antibatterico… Punto di partenza è la bocca: qui, oltre a sollecitare il piacere del gusto, l’alcol stimola la secrezione salivare e con questa la ptialina, l’enzi-
ma che compie la prima digestione scindendo componenti complessi dei cibi come per esempio l’amido. Il viaggio prosegue attraverso l’esofago fino allo stomaco: è in questo primo tratto che parte dell’alcol viene assorbito passando direttamente nel sangue dal quale viene in parte veicolato al fegato. Nello stomaco il vino svolge alcune funzioni benefiche facilitando il transito degli alimenti grazie al pH acido e al potere tampone che, assieme ad altri suoi componenti (come il magnesio), sollecita la produzione di succhi gastrici. In questa fase inoltre conferisce un piacevole senso di sazietà e benessere, inducendo l’ipotalamo (ghiandola cerebrale)
a produrre la serotonina nota come “neurotrasmettitore della felicità”. Contemporaneamente, altri componenti importanti del vino come i polifenoli svolgono un’azione preventiva nei confronti dell’ulcera gastrica, inibendo l’enzima istidina-decarbossilasi che, riducendo la produzione di istamina, è uno dei fattori che determinano i processi infiammatori. In questo primo tratto la maggior percentuale di alcol assorbito arriva al fegato, dove viene assimilato trasformandosi in acetaldeide con l’intervento dell’enzima alcol-deidrogenasi, mentre solo in parte va nella bile dove facilita la digestione degli acidi grassi. L’alcol, se assunto in grande quantità, non riuscendo a essere completamente metabolizzato dal fegato, si accumula nelle sue cellule determinando i noti danni (come la steatosi epatica). Una percentuale inferiore di alcol arriva al pancreas e interagisce sulla produzione cellulare di insulina (ormone predisposto all’eliminazione del glucosio) da un lato facendola diminuire e dall’altro aumentando la sensibilità cellulare dell’insulina prodotta. Il viaggio prosegue dallo stomaco all’intestino, dove il vino viene definitivamente assorbito e metabolizzato svolgendo altre importanti funzioni quali l’aumento della capacità elastica e di assorbimento delle pareti dell’intestino stesso. Qui alcuni polisaccaridi del vino funzionano da chelanti per i metalli pesanti (ovvero, si combinano con i metalli formando un composto meno tossico per il fisico): il piombo, per esempio, anziché venire accumulato nella bile, viene inglobato da queste fibre e con loro espulso nelle feci. Ulteriori tappe del viaggio attraverso il corpo sono i reni e le vie urinarie, dove il vino esplica il suo effetto diuretico grazie al contenuto di acqua (circa l’80%) e di potassio e per la sua capacità vasodilatatrice che, aumentando la portata del sangue nelle arterie, favorisce la diuresi. Nelle vie urinarie, se bevuto in dosi moderate, i polifenoli inibiscono l’adesione dei batteri alla parete vescicale. Nel suo viaggio il vino raggiunge anche zone periferiche come le articolazioni, sulle quali svolge un’azione di protezione, favorendo da un lato la riduzione degli acidi urici, e dall’altro aumentando l’apporto di sali minerali alle ossa.
Spirito leggero (ma occhio alle quantità) Ma, come abbiamo detto all’inizio, il punto di partenza e soprattutto di arrivo del vino è il cervello, dove si svolge la parte più affascinante del suo viaggio attraverso un duplice effetto sul sistema nervoso e sulla psiche. È qui che la quantità assunta la fa da padrona, e noi ovviamente facciamo riferimento a un’assunzione moderata (quantità OMS: circa mezzo litro di vino di 12 gradi/alcol al giorno per una persona di 70 kg). L’alcol risulta essere un eccellente antidepressivo e un tranquillante. Attraverso il blocco di alcuni enzimi (MAO: mono-ammino-ossidasi) riduce lo stato di angoscia grazie alla produzione di endorfine, come per esempio la serotonina, più nota come “ormone del benessere”. Il contenuto di sali minerali del vino rappresenta inoltre un ottimo antidoto contro la stanchezza della psiche. L’effetto dell’alcol riduce le inibizioni e stimola l’intelligenza, l’immaginazione e il sentimento. Edmondo De Amicis sottolinea nel suo volumetto dal titolo Il vino come l’effetto dello stesso vari in base alla personalità, al momento dell’assunzione e alla… compagnia. Tanto tempo prima Aristotele scrisse: “Il vino conforta la speranza”. Questo viaggio immaginario all’interno del nostro corpo ci porta quindi alla considerazione che il vino non è semplicemente una bevanda, così come è una forzatura considerarlo un alimento. Probabilmente la verità sta nel mezzo: in parte bevanda, in parte alimento, il vino è soprattutto tradizione e cultura, un prodotto che ha accompagnato l’uomo lungo tutta la sua storia, dalla Mesopotamia ai giorni nostri.
Il contenuto di sali minerali del vino rappresenta un ottimo antidoto contro la stanchezza della psiche. L’alcol inoltre, assunto nelle giuste dosi, stimola l’intelligenza, l’immaginazione
Perché il vino “fa buon sangue”? Come si può facilmente comprendere, il principale veicolo del vino durante il viaggio nel nostro corpo è il sangue che corre nei vasi sanguigni; è nota la sua importante azione sulle pareti delle arterie e la sua capacità di ridurre il deposito del colesterolo, che accumulandosi può provocare ostruzione arteriosa, causa di infarti e ictus. Nel sangue svolge anche un’importante azione anticoagulante inducendo la produzione di plasminogeno e grazie al suo contenuto in resveratrolo e potassio favorisce l’elasticità delle pareti cardiache. È soprattutto da questa funzione che prende origine il detto popolare: “il vino fa buon sangue”. dicembre 2012
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piaceri
‘O presepe napulitano Alla scoperta di un’arte che porta con sè tre secoli di alto artigianato, tra le “scene”, i pastori e le leggende che ruotano attorno alle Natività partenopee. Una carrellata di bellezza e storia che prende vita in via San Gregorio Armeno. Da ammirare, non solo a Natale di Rosalia Imperato Era il 1478. Jacobello Pepe, aromatario del duca di Calabria, commissionò a due scultori, Giovanni e Pietro Alamanno, quarantuno figure presepiali da inserire nella chiesa di San Giovanni a Carbonara. Nacque ufficialmente così la tradizione del presepe napoletano, arte antica la cui esistenza veniva proprio in quell’occasione, e per la prima volta, messa nero su bianco da un atto notarile. Da allora l’arte dei pastori e delle scene legate alla Natività divenne una vera e propria specialità a se stante. È però il ’700 il secolo d’oro del presepe, durante il quale si toccano livelli altissimi di artigianalità, le committenze nobili si sprecano e fioriscono gli artigiani che hanno segnato la storia, e dettato le regole, di questa raffinata arte. Sì perchè, a differenza dei presepi
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Foto di Ugo Pons Salabelle
del resto del mondo, a Napoli gli artigiani hanno portato un evento come la Natività all’interno dei loro vicoli, assieme agli abitanti, rendendolo parte della cultura popolare della città.
Le botteghe di San Gregorio Armeno Oggi l’importanza e il numero di artigiani impegnati in questa attività sono sotto gli occhi di chiunque si trovi a passeggiare in pieno centro storico, a due passi da Santa Chiara, in via San Gregorio Armeno. Un vicolo strettissimo, caotico e vivo come solo il capoluogo campano sa essere. Ai lati del passaggio, botteghe aperte, laboratori, vetrine che offrono al visitatore decine di “pastori”, ovvero le figurine, i personaggi del presepe: da quelli più tradizionali ai più fantasiosi, legati magari a un periodo storico particolare o a un personaggio di particolare rilievo nell’anno appena trascorso. Non si tratta di una stravaganza. Da un certo punto di vista l’usanza rimanda a quella più antica, del ’700 appunto, di inserire nelle “scene” del presepe anche le famiglie nobiliari dell’epoca, i personaggi di spicco, i costumi e il vestiario tipici di ogni quartiere.
«Il presepe napoletano canonico è quello che si è sviluppato nel ‘700. Lo stesso Ferdinando di Borbone realizzava pastori e sua moglie ne creava le vesti»
E così, ai tempi in cui il Napoli vinse lo scudetto, ecco apparire Maradona tra i pastori delle botteghe di San Gregorio Armeno, poi Antonio Di Pietro durante Tangentopoli, e così via con tanti personaggi noti o evergreeen, come Totò. Ma il presepe napoletano di oggi non è nemmeno soltanto questo. E tra i lavoratori del cuore di Napoli esistono veri e propri artisti di questa disciplina che mantengono integra la tradizione canonica settecentesca, pur riuscendo a innovarla con intuizioni degne di un’opera d’arte. Per scoprirlo, la tappa obbligata è il Museo di San Martino, che conserva in esposizione opere che hanno segnato la storia.
In apertura, una preziosa creazione di Ulderico Pinfildi, artista del presepe napoletano (nell’immagine in alto a destra). In questa pagina, a sinistra, uno scorcio di Via San Gregorio Armeno
Le origini del presepe napoletano Ulderico Pinfildi ha un nome da romanzo d’altri tempi e svolge un mestiere di altrettanto impatto: è un artigiano-artista del presepe napoletano. Uomo dalla cultura vastissima e di grande memoria, è un punto di riferimento per chi è interessato a capire di più questa espressione artistica. È lui che ci aiuta a comprende-
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piaceri
Di bottega in bottega Di artisti del presepe a Napoli ce ne sono tanti e scegliere la bottega giusta per i propri acquisti non è semplice. Di seguito vi consigliamo qualche altro indirizzo dove vale la pena buttare un occhio...
Per saperne di più: Museo Nazionale di San Martino http://museosanmartino.campaniabeniculturali.it Ulderico Pinfildi www.uldericopinfildi.it
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Ugo Esposito Via San Gregorio Armeno, 46 Napoli Tel. 081 5516205 www.ilmondodeipastori.it Giuseppe Ercolano Via Cassari, 6 Meta di Sorrento (Na) Tel. 081 5342627 www.presepenapoletano.net
re le origini e il senso di quello che è in realtà un maestoso intreccio di abilità manuali e ricerca storiografica. «Il presepe napoletano, diciamo canonico, è quello che si è sviluppato nel Settecento. Da quell’epoca iniziò ad allargare la sua presenza dalle chiese fino ai salotti dei nobili. Lo stesso Ferdinando di Borbone realizzava pastori e sua moglie creava le vesti». Pinfildi ci racconta come nasce, nella sua bottega di Via Giacinto Gigante 55, ogni personaggio: la testa e i piedi sono in terracotta o legno. Gli occhietti sono realizzati con minuscole particelle di vetro, per creare la perfetta trasparenza. Il corpo su cui vengono montati è uno scheletro di fil di ferro e stoppa. «I personaggi così diventano snodabili e possono essere disposti in diverse pose all’interno delle scene». Le scene sono le “scenografie” del presepe, che somiglia a un vero e proprio allestimento teatrale in scala ridotta. E poi ci sono i particolari, curati nei minimi dettagli: «Le vesti dei nobili e dei Re Magi sono in seta, e ho trovato un particolare tipo di seta grezza che si adatta perfettamente ai costumi dei rustici» spiega l’artigiano. Ma il lavoro del presepe può coinvolgere una vera e propria rete di eccellenze artigianali: arte orafa per le gabbiette degli uccellini o i dettagli preziosi, terracotta e maioliche per le testine dei pastori. Un concentrato di abilità, e di storia. Continua Pinfildi: «Il valore del presepe artistico napoletano è dato da due fattori molto importanti: il primo è che ogni realizzazione mantiene la sua unicità. Presepe come pezzo unico, irripetibile. Il secondo, è il valore di documento storico: quelli antichi riproducono fedelmente usi e costumi del tempo in cui furono realizzati. Come gli abiti diversi a seconda del quartiere di provenienza e le differenti culture che animavano i vicoli; testimonianza per esempio della Napoli cosmopolita di allora è la presenza di pastori di diverse razze e culture. In alcuni presepi vi capiterà di vedere degli uomini con una curiosa acconciatura, una specie di ciuffo al centro della testa rasata. Anche questa è una testimonianza storica. Loro sono i turchi: considerati infedeli, ai tempi il vicerè ordinò che fossero resi visibili e identificabili, dando ordine che portassero il cirro».
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Mille leggende, un’unica magia Che Natale sarebbe senza l’albero? Eppure questo simbolo della Natività arriva da lontano, dal Nord Europa, da una strana commistione tra tradizione germanica, riforma protestante e cultura borghese
di Enzo Di Monte
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È la Vigilia di Natale. In un remoto villaggio in aperta campagna un bambino si reca nel bosco alla ricerca di un ceppo di quercia da bruciare nel camino, ma si attarda più del previsto e, sopraggiunta l’oscurità, non sa più trovare la strada per tornare a casa. Per giunta inizia a cadere una fitta nevicata. Il bimbo si sente assalire dall’angoscia e pensa a come, nei mesi precedenti, aveva atteso quel Natale, che forse non potrà festeggiare. Nel bosco, ormai spoglio di foglie, vede un albero ancora verdeggiante e sotto di esso si ripara dalla neve. È un abete. Sopraggiunta una grande
stanchezza, il piccolo si addormenta raggomitolandosi ai piedi del tronco e l’albero, intenerito, abbassa i suoi rami fino a toccare il suolo in modo da formare una capanna per proteggerlo dalla neve e dal freddo. La mattina appena sveglio e con gli occhi ancora socchiusi, non capendo bene quello che sta succedendo, il bimbo sente in lontananza le voci degli abitanti del villaggio che si sono messi alla sua ricerca. Uscito dal suo ricovero, corre così, con grande gioia, a riabbracciare i suoi compaesani. Solo allora tutti si accorgono del meraviglioso spettacolo che si presenta ai loro occhi: la neve caduta nella notte, posandosi sui rami frondosi della pianta, ha formato dei festoni, delle decorazioni e dei cristalli che, alla luce dell’alba, sfavillano di uno splendore incomparabile. Da quel momento, per gli abitanti del paese l’abete diventa simbolo del Natale, e ogni anno viene addobbato e illuminato in tutte le case.
Alla luce dell’albero cosmico Sono molte le storie che, simili a quella che vi abbiamo raccontato, narrano della nascita della tradizione dell’albero di Natale, anche se in realtà presso molti popoli – in particolare Indoeuropei – la figura dell’albero cosmico è da sempre presenta. Basti pensare all’albero cosmico indiano, il Brahman, all’Yggdrasil germanico o l’Albero della Vita del Libro della Genesi. La prima notizia di un uso “moderno” dell’albero di Natale sembra attestata in Estonia, a Tallin, dove nel 1441 fu eretto un grande abete nella piazza del Municipio, Raekoja Plats, attorno al quale giovani scapoli, uomini e donne, ballavano insieme alla ricerca dell’anima gemella. Tradizione poi ripresa nella Germania luterana in cui una cronaca di Brema del 1570 attesta l’usanza di un albero che veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta: una notizia che conferma la ferrea volontà di istituire un simbolo “riformato” da contrapporre al presepe cattolico e, da lì in poi, così squisitamente barocco. L’usanza dell’allestimento dell’albero natalizio nelle case private iniziò invece alla fine del XVIII secolo in Germania, e si diffuse poi in
Addobbiamolo così Alcuni suggerimenti sui prodotti da utilizzare ci arrivano direttamente dalla quotidianità. I biscotti fatti in casa con le forme più svariate, possono essere avvolti nella carta stagnola o ricoperti con glasse colorate. Come frutta secca si utilizzano le noci e le nocciole, tenute insieme attraverso uno spago a formare un grappolo simile all’uva, o avvolte nella carta crespa. Se si vuole provare ad appendere arance o mandarini, basta tagliarli a rondelle da lasciare essiccare per qualche giorno e, nel momento in cui saranno ben asciutte, attraverso un buco in cima alla fetta far passare un nastro colorato appendendole con un bel fiocco. Come tocco finale, per dar luce e vita alla composizione, aggiungiamo quelle candeline colorate e dalle varie forme che si trovano facilmente in cartoleria. Le quantità dovranno essere scelte in base alla grandezza dell’albero ma con una spesa contenuta, che può non superare i 15/20 euro, si può ottenere un albero vintage che ci riporti all’infanzia o ci racconti di Natali antichi, dall’atmosfera magica.
Il più grande di tutto il Sud di Angela Pino Alto 290 metri, largo 240, dall’8 dicembre al 6 gennaio 2013, dal crepuscolo all’alba, sulla montagna Torre di Satriano, uno dei luoghi simbolo della storia della Lucania antica, torna a brillare il gigantesco albero luminoso che si estende su una superficie di oltre 30 mila metri quadrati. Si tratta dell’Albero di Natale più grande della Basilicata e del Sud Italia, ricoperto da 5 mila lampadine luminose che ne disegnano la sagoma, per un gioco di luci che domina l’intera vallata. Dove? L’enorme albero si trova nel territorio di Tito (Pz) ed è una tradizione che, nata nove anni fa, è già un classico.
Per saperne di più: Associazione Anspi Carità - Tito (Pz) Tel. 329 2195903
Francia e in Inghilterra, nazioni già toccate dalla rivoluzione industriale, dal fenomeno dell’inurbamento delle plebi rurali – da allora operaie – e dalla cosiddetta “rivoluzione” borghese. Per vedere l’albero anche nel nostro Paese bisognerà invece aspettare la metà del 1800.
Quel profumo di biscotti e agrumi… Oggi, si sa, tutto è consumismo, eccessi e forma. E anche l’albero di Natale, con i suoi addobbi, non è immune da questo male. È un piacere quindi ricordare alcuni angoli d’Italia in cui Natale significa ancora tradizione e semplicità. Come l’Alto Adige, dove l’albero viene addobbato con i prodotti della natura o realizzati in casa. Ogni donna inizia, con la prima domenica di Avvento, a confezionare i biscotti da attaccare ai rami, i lebkuchen. Duri appena sfornati, vengono riposti in scatole di metallo insieme a una mela e con il tempo si ammorbidiscono e rilasciano il loro profumo speziato. Ma si preparano anche biscotti alla cannella e chiodi di garofano: buoni, oltre che ornamentali, sono spesso ricoperti con glasse colorate, con i confetti a ricreare gioielli preziosi; i pinoli e le mandorle a orlarne i bordi. Nel sud dell’Italia, dove il clima rimane comunque più mite e la cultura della frutta assume un significato tutto particolare, è un piacere poter scoprire che in molte famiglie legate a un matriarcato che viene da lontano, si mantiene la tradizione di addobbare gli alberi con gli agrumi: arance, mandarini, limoni, che rilasciano nell’aria delicate fragranze. Agli agrumi freschi vengono aggiunte anche mele e frutta secca, noci e pistacchi che, tenuti insieme da spaghi e nastri colorati, rendono l’atmosfera più calda. Povera, sì, ma finemente ricercata. A pag. 128, le idee di VdG per gli addobbi dell’albero
Non cercarlo nel libro di scienze naturale. L’albero di Natale è l’albero della magia. Vi crescono in compagnia arance, mandarini, caramelle, cioccolatini, torroni, lumini… Ma i frutti più buoni sono i frutti a sorpresa che maturano a mezzanotte, nei loro pacchetti mentre tu aspetti fingendo di dormire; che ti vengono a chiamare per farteli scoprire. (Gianni Rodari)
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Giocattoli: la storia con gli occhi dei bambini Le “mani” che vi raccontiamo questo mese non creano, raccolgono. Ordinano, catalogano e curano un patrimonio preziosissimo. Arriva dalle terre della fantasia e dell’infanzia e viene custodito al Museo del Giocattolo e del Bambino, alle porte di Milano Un bimbo tutto inzaccherato circondato da dieci numeri sparsi. È la cartella di una tombola che risale ai primi del ’900. Le tesserine riportano un’operazione matematica: a essere pescati non sono il 18 o il 13, ma 9x2 o 8+5. Il primo a fare tombola, ricoprendo tutti i numeri della propria cartella, oltre alla gioia di avere vinto aveva anche un’altra sorpresa. Il bambino prima tutto sporco e arruffato, appariva infine composto, pettinato e lindo. Felice. Siamo al Museo del Giocattolo e del Bambino di Cormano. Neanche a farlo a posta, in Via Rodari. All’interno di questa struttura (un ex cotonificio dei primi del ’900), è possibile intraprendere un cammino sorprendente lungo 300 anni e scoprire una storia diversa, a misura di bambino.
Non c’è festa senza tombola E partiamo proprio dalla nostra tombola, o meglio dalla sua declinazione pedagogica montessoriana, alla quale fa sorridere pensare se si risale alle origini di questo gioco. «Quando l’adulto capì che i bambini hanno bisogno di giocare, gli sembrò normale proporgli i propri passatempi – ci spiega il direttore del Museo, Alessandro Franzini – quelli da osteria, prima di tutto, i giochi d’azzardo, ovviamente edulcorati. La stessa tombola
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testo e foto di Gilda Ciaruffoli Per saperne di più:
www.museodelgiocattolo.it
non è altro che una roulette edulcorata». In realtà, la tombola ha una storia ancora più antica ed è curiosamente legata al periodo natalizio, da sempre. Se infatti il classico gioco napoletano, con tanto di numeri dai significati allusivi, lo dobbiamo all’arguzia dei soliti irriducibili che, a metà ’700, si videro costretti a reinventarsi una sorta di lotto domestico (visto che Carlo III di Borbone aveva vietato il gioco pubblico durante il periodo di Natale) è però agli antichi romani che ne va attribuita la paternità. Si giocava infatti a una specie di tombola già in occasione dei Saturnali, periodo di festa durante il quale l’azzardo era permesso, e attraverso i suoi numeri si leggeva il futuro. E volete sapere quando si svolgevano i Saturnali? Dal 17 al 23 dicembre…
Un nuovo punto di vista Ma di tombole, giochi dell’oca, carte francesi o napoletane, ce ne sono tanti dietro le teche del Museo del Giocattolo, e passarci un paio d’ore potrebbe essere l’idea perfetta in un periodo come questo nel quale non si fa altro che parlare di giochi, da fare e ricevere. Un’esperienza utile anche per interrogarsi sulla storia del gioco e scegliere quindi con più consapevolezza i propri regali. «I bambini hanno sempre cercato di giocare. Con gli oggetti che avevano in casa, cavalcando un manico di scopa o facendo rotolare una trottola – ci spiega Franzini – Qui in mostra però abbiamo solo oggetti creati appositamente dagli adulti per fare giocare i bambini, una realtà che inizia a prendere forma nel ’700. C’è da dire che, fino al boom della plastica, ovvero fino al secondo dopoguerra, la gran parte dei bambini non aveva veri e propri giocattoli. Era un privilegio delle classi più agiate, e anche in quel caso si trattava spesso di un solo gioco, magari bellissimo, ma solo uno a testa». E i regali di Natale? Cibo e vestiti, perlopiù. Ciò non significa, l’abbiamo detto, che i bambini non giocassero, anzi. «Per esempio – racconta Franzini – usavano i personaggi e gli animali del presepio, e lo facevano tutto l’anno. Ti dirò di più. In Italia la Chiesa favoriva questo tipo di familiarità, sapendo bene
quanto importante fosse l’aspetto spirituale del gioco del bambino e cercando quindi di orientarlo verso modelli “virtuosi”». «Non dimentichiamo – prosegue il direttore – che ovunque c’è un oggetto disegnato da un adulto per un bambino c’è la volontà dell’adulto di insegnare qualcosa.Anche il giocattolo dunque non è mai fine a se stesso. Anzi, è un testimone preciso e spesso impietoso di ciò che avviene nel mondo in cui è stato costruito e di ciò che si ritiene opportuno trasmettere alle generazioni future. I soldatini? Venivano costruiti prima e durante un conflitto bellico, per cadere in disuso o essere reinventati (una mina in esplosione poteva essere usata come covone di paglia!) fino alla successiva guerra». Appare dunque chiaro a questo punto come il percorso proposto dal Museo del Giocattolo non sia solo una carrellata di antiche meraviglie, ma un vero e proprio viaggio nella storia, osservata da un punto di vista inedito e suggestivo. Quello dei bambini.
In apertura, alcune bambole antiche in esposizione al Museo del Giocattolo e del Bambino. Qui, dall’alto, la tombola “montessoriana” e, sotto, Alessandro Franzini accanto alla “slitta di Babbo Natale”
A pag. 128, le idee di VdG per lo shopping regali dicembre 2012
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bellezza&benessere
di Francesca Frediani
A Natale, piccolo è bello! … e soprattutto meno costoso. Vediamo come, in tempo di crisi, anche le marche prestigiose della bellezza vengono incontro alle esigenze di budget ridotti La crisi morde e il Natale si avvicina. Prima di quella data incombono scadenze che prosciugheranno i nostri portafogli. Ma se pensiamo che un augurio sincero o un biglietto affettuoso non siano abbastanza per dimostrare il nostro affetto, in profumeria possiamo trovare una vastissima scelta di regali dai nomi prestigiosi a prezzi moderati. Sono le tradizionali proposte in kit di prodotti in formato ridotto. Quest’anno le aziende hanno esercitato tutta la loro creatività e fantasia, nonché buona volontà e desiderio di venire incontro alle esigenze di un momento particolarmente difficile, e hanno immesso sul mercato una infinità di confezioni natalizie. Quasi un pretesto per permettere a tutti di regalare prodotti di bellezza griffati, sempre graditi. I coffret sono realizzati con particolare cura, spesso le confezioni che racchiudono il kit di prodotti sono utilissime ed eleganti pochette da viaggio, e in poco spazio offrono un trattamento completo. Collistar, che da sempre attua una politica di prezzi “attraenti”, per Natale propone una scelta molto ampia di kit per lei, contenuti in pochette di design, con tutto il necessario per la cura del viso e per il trucco e pochette da viaggio per lui in elegante flanella grigia, con tutto il necessaire per la barba o linee di prodotti per la cura della pelle sensibile (anche lui è diventato esigente!). Una scelta sicura è il profumo declinato con body shampoo e body lotion, proposti sia per l’uomo che per la donna da quasi tutte la marche, anche quelle di tendenza come Dsquared2 che vengono incontro a un pubblico giovane. Una scelta sicuramente apprezzata da una “lei” speciale, è una linea completa di creme di lusso per il viso che, se si acquistassero i vari prodotti in formato regolare, costerebbero una piccola fortuna; nel cofanetto Clinique possiamo trovare, ad esempio, il siero, la crema antirughe e la crema contorno occhi. Un trattamento completo a un piccolo prezzo. Oltre all’eleganza della confezione e alla convenienza dell’offerta, regalare un kit natalizio si rivela una mossa intelligente per un altro motivo, non secondario: tutte queste confezioni passeranno indenni ai check-in, perché i prodotti non superano i regolamentari 100 cc. Quindi i vantaggi sono molti: il contenuto di ogni flacone o vasetto è solo il 30% in meno, circa, della confezione normale; i pezzi contenuti sono almeno tre e danno l’immenso piacere di un trattamento completo; possiamo metterli nel bagaglio a mano senza problemi in occasione di un viaggio in aereo; il contenuto coprirà abbondantemente anche una vacanza di un mese! I prezzi? Mediamente corrispondono al valore di un solo prodotto.
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Dsquared2 Potion For Man Travel Kit EDP 30 ml Natural Spray Hair & Body Wash 30 ml Body Lotion 30 ml 41 euro
Collistar Acqua Attiva Acqua Attiva Eau de Toilette 100 ml Doccia-Shampoo 50 ml Travel-Bag 44,50 euro
Collistar Trousse uomo pelli sensibili Dopobarba Pelli Sensibili 100 ml Superidratante Protettivo Quotidiano 30 ml Schiuma da Barba Pelli Sensibili 200 ml Trousse Flanella 40,80 euro
Clinique Repairwear Laser Focus Repairwear Laser Focus 30 ml Repairwear Uplifting Firming Cream 15 ml Repairwear Intensive Eye Cream 5 ml Pochette 68,50 euro
camera con vista
di Elena Conti
K2, vetta di gusto sull’Amiata
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dicembre 2012
Lasciatevi accompagnare da Mariella e Giorgio alla scoperta delle prelibatezze natalizie tipiche di Abbadia San Salvatore, borgo toscano dove si respira ancora una genuina aria di festa
Siena
È un paesaggio che sa di fiaba quello che caratterizza il Monte Amiata, antico vulcano ormai spento che si innalza fino a 1738 metri, nascendo all’improvviso dalle colline della Val d’Orcia, a pochi chilometri dal mare. Quello che si osserva da qui è probabilmente il paesaggio più vasto e impressionante di tutta l’Italia centrale: nelle giornate particolarmente terse è possibile scorgere anche la Corsica. La vegetazione è costituita da castagni, faggi e rari abeti, il terreno coperto di muschio. Addentrandosi nei suoi boschi fatati non è raro incontrare cervi, caprioli e scoiattoli e si raccolgono funghi profumatissimi. In inverno, quando il gelo fissa la neve sui rami dei faggi, il paesaggio si trasforma in un enorme gioco di cristalli, come se un merletto fosse caduto sulla cima della montagna. In bilico fra i territori di Siena e Grosseto, combattuto fra le eterne beghe di campanile, il Monte Amiata ha nascosto l’avventura mistica e rivoluzionaria di David Lazzaretti e ha vegliato sul duro lavoro dei minatori in una delle più importanti miniere di mercurio del mondo, attiva fino ad alcuni decenni fa. Qui tutto è ancora autentico. La Vigilia di Natale ad Abbadia San Salvatore la festa ripercorre tradizioni antiche che niente hanno ceduto alle mode. Tutto il paese organizza le fiaccole, altissime strutture di grossi ciocchi di legno, piccoli capolavori di ingegneria, che vengono accese nel tardo pomeriggio e ardono per tutta la notte. Portate tradizionali, per la cena della vigilia, sono i crostini di cavolo nero su pane raffermo bagnato nel brodo e condito con l’olio novo, i tagliatini all’uovo con i ceci e il baccalà con le cipolle. Per dolce la ricciolina, indimenticabile esperienza dei sensi fatta di frolla burrosa, cioccolato, nocciole e meringa, vino dolce e castagne del Monte Amiata Igp. Per provare tutto questo basta andare al ristorante K2, dall’ambiente curato e dall’atmosfera familiare, dove grazie alle attenzioni della cuoca Mariella e
del marito Giorgio, si può davvero provare la calda esperienza di una vera Vigilia di Natale badenga. Da provare anche le confetture di frutti di bosco con la ricotta o i biscotti di frolla appena sfornati. Tutto questo prima di coprirsi bene e uscire. Perché dopo la messa di mezzanotte, tutti ad Abbadia San Salvatore escono, anche se il termometro scende molto sotto lo zero, e vanno intorno alle fiaccole per rompere la Vigilia cuocendo, insieme ad amici e parenti, salsicce e rigatino, bevendo vino caldo per festeggiare il Natale. E il giorno dopo, se la neve è scesa abbondante, si può salire in vetta al Monte Amiata e fare qualche discesa, seguendo le piste Panoramica, Crocicchio, Nordica e Canalone, in mezzo ai boschi, godendo di un panorama mozzafiato, che si perde fino al mare.
dove&come Hotel Ristorante K2 Via del laghetto, 15 Abbadia San Salvatore Monte Amiata (Si) Tel. 0577 778609 Prezzo medio al ristorante: 25 euro vini inclusi Camera doppia con colazione da 65 euro www.hotelk2.net
week end business
di Olga Carlini
L’indirizzo giusto per gli affari. Con stile C’era una volta un mulino che oggi è diventato un esclusivo city resort a pochi minuti dal centro di Milano: Grand Visconti Palace, membro MGallery e protagonista di una prestigiosa collezione di hotel, è un’oasi di autentica ospitalità dal fascino senza tempo. Un angolo di tranquillità nel cuore della metropoli
Milano
Il Grand Visconti Palace, elegante hotel a pochi minuti dal centro del capoluogo lombardo, sorge dalle spoglie di un antico stabile, il mulino Verga, risalente ai primi del ’900 ed è membro del rinomato network MGallery, una collezione internazionale di hotel d’alta gamma dalla spiccata individualità, dove ogni soggiorno è ricco di emozione e scoperta. Oggi la struttura si presenta come un vero e proprio city resort in grado di coniugare lo spirito storico dell’edificio e i suoi elementi classici, con l’innovazione e i comfort dei tempi moderni. L’albergo, grazie agli ampi spazi e ai numerosi servizi messi a disposizione, è la location ideale per i viaggiatori d’affari, oltre che una piacevole meta dove soggiornare per week-end indimenticabili a Milano e punto di riferimento per la città, attraverso l’organizzazione di iniziative di classe quali brunch, aperitivi, banchetti e feste private. Sviluppatosi su un’area di 12 mila mq, l’hotel mette a disposizione 172 camere, tra cui alcune pregiate suite, caratterizzate da un raffinato design d’interni e ospita al proprio interno il ristorante Al V piano, il bar Visavis, un centro congressi all’avanguardia dotato di 14 sale meeting, un centro benessere
dove&come Grand Visconti Palace
Viale Isonzo, 14 - Milano Tel. 02 540341 Camera doppia a partire da 190 euro Attico gourmet Al V piano Ingresso separato Via Mantova, 12 Tel. 02 54069515 Prezzo medio cena: 75 euro a persona www.mgallery.com www.grandviscontipalace.com
con piscina coperta di 120 mq, un parcheggio interno da 70 posti auto e il giardino all’italiana di 2.500 mq. Esperienza da non perdere una cena all’attico gourmet Al V piano, dove l’attenzione e la cura dei dettagli, gli arredi dallo stile ricercato e le nuance delicate che spaziano dal panna fino alle svariate tonalità dei marroni e dei beige, accolgono il cliente in un’atmosfera intima e di gran classe. È la meta ideale per palati sopraffini, per una colazione d’affari ma anche per una cena romantica, il dopo teatro o serate con gli amici di sicuro successo. La vista spettacolare sui tetti di Milano accompagna la degustazione di una cucina gourmet poliedrica di altissima qualità, ideata e creata dalla brigata capitanata dallo chef Matteo Torretta, new entry di grande prestigio alla guida del ristorante meneghino. Le invitanti proposte à la carte, preparate con eccellenti materie prime, sono una originale reinterpretazione delle ricette della tradizione culinaria italiana. La geniale creatività e il perfetto equilibrio dei sapori sono i punti di forza di una cucina capace di trasmettere un sublime connubio tra gli ingredienti, il tutto sapientemente abbinato a etichette esclusive dal maître Alberto Tasinato.
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week end cultura
di Rosario Ribbene
Facciamo tappa nel paese del Tombolo C’è una Sicilia fatta di pizzi e merletti: ancora oggi infatti le donne di Mirabella Imbaccari possono fregiarsi del titolo di “maestre d’arte”, degne custodi dell’Opera del Tombolo. Per un soggiorno da queste parti, dove pernottare? L’Hotel Parco degli Ulivi potrebbe essere un ottimo suggerimento
Caltagirone 120
La Sicilia offre al visitatore un’infinità di scorci e di territori da scoprire, assaporare e persino da vivere. Tra questi ve ne è uno – a metà strada tra Piazza Armerina e Caltagirone, al limite delle provincie di Enna e Catania – tra ridenti noccioleti e dolci colline: parliamo di Mirabella Imbaccari. Si tratta di un piccolo scrigno di importanti tesori architettonici come la Chiesa Matrice intitolata alla Madonna delle Grazie – insigne testimone del Barocco di questa parte dell’Isola – o il Palazzo Biscari che, con le curve dei suoi balconi, il severo portale d’ingresso e i merli dell’attiguo Castello, domina il paese. Ma la vera perla che custodisce Mirabella Imbaccari è senza dubbio rappresentata dall’attività artigianale dei merletti a tombolo, vanto delle donne del paese. Il finissimo intreccio di filo di lino e cotone racconta di una tradizione che risale al 1910, quando l’Opera del Tombolo – nata come Opera Sociale finalizzata a dare occupazione alle giovani donne del paese – venne ufficialmente istituzionalizzata con l’insediamento di alcune suore dell’Ordine di Santa Dorotea, attuali abitanti del Palazzo che un tempo fu dei principi di Biscari, fondatori di Mirabella Imbaccari. Da quel momento il tombolo è divenuto l’elemento caratteristico della cittadina siciliana tanto che nel 1986 è stata istituita la Mostra Mercato Permanente del Tombolo. Oggi i pregiati pezzi creati dalle mani sapienti delle “maestre d’arte” di Mirabella Imbaccari sono custoditi all’interno del Museo del Tombolo – inaugurato lo scorso marzo – il punto di
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riferimento della cultura del merletto mirabellese. Abiti, arredi, personaggi del presepe e persino una rarissima e antica Annunciazione rimandano all’operato paziente delle donne che da generazioni tessono finissimi e pregiati merletti, tramandandosi l’antica arte del ricamo. Chi cercasse riposo e ristoro dopo aver ammirato questi capolavori, potrà trovare ospitalità presso l’Hotel Parco degli Ulivi, poco distante dal centro abitato. La struttura vanta un’ampia sala ricevimenti interna e uno spazio esterno panoramico a bordo piscina – dal quale ammirare il paese di Mirabella Imbaccari e le colline circostanti – e, ovviamente, camere dotate di ogni confort. Qui potrete anche assaporare una cucina moderna e innovativa basata sull’interpretazione delle specialità gastronomiche siciliane.
dove&come Hotel Parco degli Ulivi Via Vecchia Ferrovia, contrada Grassure Mirabella Imbaccari (Ct) Singola da 40 euro, doppia da 70 Menù medio da 20 euro Tel. 0933 993438 www.parcoulivi.jimdo.com Museo del Tombolo Tel. 0933 991620
week end tradizione
di Lucrezia Argentiero
Un fiume di storia, nelle terre del Rubicone L’apertura dell’uscita autostradale Valle del Rubicone offre una nuova prospettiva sull’entroterra romagnolo. E quello natalizio è il periodo migliore per scoprire questa terra, viverne la genuina atmosfera di festa, e fermarsi per una sosta di gusto. All’Agriturismo Il Monte di Roncofreddo, ad esempio, dove tutto viene preparato come arz’dora comanda «Mamma, papà, ma quando arriviamo?». «Ormai ci siamo. La prossima uscita è la nostra!». E sì, perché da qualche settimana un nuovo casello autostradale spicca sull’A14 tra Cesena e Rimini Nord. Nel tabellone verde, la scritta: Valle del Rubicone. Non una destinazione comunale ma un distretto che comprende 6 paesi (Borghi, Longiano, Montiano, Savignano e Sogliano sul Rubicone, Roncofreddo); un’uscita dal nome “particolare”, che ricorda il fiume che lambisce la vallata, e apre le porte a un angolo di Romagna da scoprire. Soprattutto nel periodo natalizio, quando mercatini, iniziative e manifestazioni tradizionali scaldano il cuore e riempiono lo stomaco di golosità. Appena fuori dal casello, si incontra Savignano sul Rubicone, quasi rannicchiato a fondo valle con il ponte romano sullo storico fiume, ben noto per la frase
dove&come Agriturismo Fattoria Il Monte Via del Monte, 601 - Roncofreddo (Fc) Tel. 0541 949016 Prezzo medio per una cena: 20 euro Menù di Natale: 38 euro Menù di San Silvestro: 55 euro Camera doppia: 80 euro con colazione www.fattoriailmonte.it
pronunciata da Giulio Cesare mentre lo attraversava, nel 49 a.C.: alea iacta est, il dado è tratto. Proseguendo si incontrano Montiano, con il suo colle considerato il più bello della Romagna. E ancora Longiano, che spicca sulla cima di una roccia coronata da un’imponente fortezza, il castello Malatestiano, e che dal 15 dicembre al 13 gennaio si trasforma del paese dei presepi. Se ne possono ammirare di ogni forma e ispirazione, ospitati dai tanti musei del borgo o lungo le sue viuzze. Da non perdere l’iniziativa i Menù e l’Ospitalità dei Presepi, ottima occasione per gustare, nei ristoranti della città, stuzzicanti menù a prezzo speciale, come anche le passeggiate serali del progetto Longiano cammina sotto le stelle: il 18 dicembre è prevista la Camminata dei Babbi Natale mentre e l’8 gennaio quella delle Befane. Lungo la strada, impossibile non notare i filari dei gloriosi vigneti che danno vita al Sangiovese di Romagna, immancabile sulle tavole imbandite dei giorni di festa, insieme a Trebbiano, Albana e Cagnina, e all’olio prodotto spesso con antiche macine di pietra. Prima di raggiungere Roncofreddo, dove sostare all’Agriturismo Fattoria Il Monte, fate tappa a Sogliano sul Rubicone, “piccolo grandemente amato paese di Romagna” come lo definì Giovanni Pascoli, per la sagra del Formaggio di Fossa, la prima domenica di dicembre, e a Montetiffi, il paese dei tegliai, i piatti di argilla che, da tradizione, servono per la cottura della piadina romagnola. Raggiunto Roncofreddo, con i suoi castelli che dominano le valli d’intorno, recatevi dunque presso Il Monte, dove ad attendervi troverete i padroni di casa, Donatella e Maurizio, e sulla tavola imbandita le specialità della loro terra. La fattoria infatti è un’azienda agricola biologica che coltiva, da generazioni, vigneti, oliveti, un giardino di frutti antichi e un orto di piante aromatiche; sono inoltre allevati, come una volta, maiali di razza di mora romagnola, caprette, polli e conigli. La cucina è semplice e propone gli antichi sapori della campagna locale; molte ricette appartengono al sapere delle arz’dore di casa, a partire dalla nonna Bigia, alla Maria, alla Mirella...
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week end montagna
di Olga Carlini
Nel cuore di Asiago, come in famiglia È calda e accogliente l’eleganza che caratterizza le sale dello Sporting Residence Hotel, per un soggiorno speciale nel centro della rinomata località veneta, cuore di un altipiano che è meta obbligata per chi è alla ricerca di divertimento, sport e relax
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Una caratteristica dimora gentilizia nel cuore di Asiago. È questa la cornice delle suites e degli appartamenti esclusivi e confortevoli, affacciati sul corso cittadino, che attendono l’ospite dello Sporting Residence Hotel. Soggiornare qui significa immergersi in un’atmosfera calda e familiare, creata da un gruppo giovane e dinamico, impegnato nella migliore tradizione alberghiera. Per un momento di relax potrete tuffarvi nella piscina coperta riscaldata, con annessi sauna, bagno turco e area fitness, oppure sostare in eleganti spazi a voi dedicati. Nel ristorante La Tana, la migliore tradizione enogastronomica, con at-
tenzione ai prodotti del territorio, incontra uno spirito di ricerca e creatività. Particolarmente accurata è la selezione di vini e di birre artigianali. L’American Bar è invece una tappa immancabile per un drink o per soddisfare il vostro palato con semplici e curate proposte. La struttura è inoltre dotata di sale riunioni attrezzate per le occasioni di lavoro e dispone di tecnologie in grado di rispondere a qualsiasi richiesta, anche la più esigente. Vi accoglierà un ambiente confortevole ed elegante, e lo staff della struttura sarà sempre a vostra disposizione per rendere il vostro soggiorno un’esperienza indimenticabile.
dove&come Sporting Residence Hotel Corso IV Novembre, 77 Asiago (Vi) Tel. 0424462177 Settimane bianche da 390 euro a persona www.sportingasiago.com
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libri letti per voi
di Gilda Ciaruffoli
In viaggio con le amiche Isa Grassano, collaboratrice storica di Vdg Magazine, è una giornalista con la passione per i viaggi, dai quali cerca sempre di estrapolare qualcosa di insolito. Dopo essersi cimentata con le cose da fare gratuitamente in Italia, questa volta è andata alla ricerca, nel mondo, di destinazioni total Pink: nei colori, nelle atmosfere, nei dettagli. Luoghi ideali al femminile e sicuri da girare da sola, con un’amica o più di una. Così, in vista delle festività natalizie, ci si può lasciare coccolare in un hammam riservato a sole donne (a Torino o a Istanbul), o dormire in un ostello per girls o in un hotel con attenzioni speciali in rosa. Si può trascorrere il Natale in Uganda, nel rifugio di mamma gorilla, oppure a Liegi (in Belgio) tra praline e gaufres, o perdendosi tra i mercati di Essaouira in Marocco, accarezzate dal vento. Un libro pensato per le donne ma che si adatta bene anche agli uomini. Qua e là ci sono spunti per le loro vacanze. Basta che, come dice l’autrice, partano prima o dopo le donne, oppure insieme alle proprie compagne… ma in un’altra occasione! di Isa Grassano Newton Compton 280 pp 9,90 euro
Esperimenti con frutta, verdura e altre delizie Le vacanze natalizie sono quelle più attese dai bambini. Dopo un paio di giorni però, spesso, le idee dei genitori iniziano a scarseggiare e il rischio per i più piccoli è quello di finire davanti alla tv per ore e ore. Come evitare “il peggio”? Il segreto sta, come spesso avviene, in cucina. Grazie a questo volume, infatti, scoprirete tante “ricette” geniali per realizzare piccoli ma sorprendenti esperimenti, tanto originali quanto semplici da mettere in atto. La casa così si trasforma in un laboratorio dove le lampadine si accendono con il limone, le mele nascondono i segreti della matematica e i datteri assicurano una laurea in architettura. E la noia si sconfigge divertendosi! Il volume è consigliato per bambini dagli 8 anni.
Almanacco Barbanera 2013 Torna puntuale come ogni anno (e siamo al 251esimo!), l’almanacco che è punto di riferimento per ogni famiglia italiana che voglia vivere secondo il ritmo della natura e le buona e sane indicazioni tramandate di generazione in generazione. Ed è proprio vero che una volta incontrato non lo si lascia più: sarebbe come rinunciare a un saggio amico fidato, uno di quelli capaci di dare il consiglio giusto al momento giusto. Pratico e piacevole, da tenere a portata di mano per ogni momento della giornata, l’Almanacco è una sapiente miscela di tradizione e attualità. Le sue pagine scorrono piacevoli, di mese in mese, ricchissime di suggerimenti per chi ami uno stile di vita in armonia con il ritmo delle stagioni. Perché Barbanera è un classico del buon vivere, con tante buone pratiche, notizie utili per la casa, l’orto, il giardino, il benessere psicofisico, il lavoro, il tempo libero. Senza dimenticare due esclusivi regali: la rivista Oroscopo dedicata alle previsioni per i 12 segni dello Zodiaco e il pratico Almanacco calendario La un anno di felicità Luna in Casa. 2013 Per “Un anno di Felicità”! dal 1762 l’Almanacco più celebre d’italia
di Claudia Bianchi, Annalisa Bugini, Lorenzo Monaco, Matteo Pompili Editoriale Scienza 144 pp 14,90 euro
benessere — Star bene in armonia con la natura
casa e giardino — Consigli pratici
seguendo le stagioni
la luna — Un anno con
l’amica Luna
Editoriale Campi 224 pp 8 euro
Esercizi di scrittura mista Qui, prima di leggere, si scrive: per appuntarvi le ricette preferite o scrivere le vostre emozioni di viaggio, ecco una linea di colorati quaderni e taccuini in cofanetto tutta nuova, il cui brand e logo si ispirano al piccolo mollusco che viene preparato in appetitose varianti culinarie. È Moskardin, un’idea che unisce insieme calamaro e calamaio per una originale scrittura… mista. E l’originalità della linea è legata alla territorialità: il moscardino disegnato dalla creativa padovana (nonché collaboratrice di VdG Magazine!) Germana
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Cabrelle è il mollusco stilizzato della laguna veneta, con sette tentacoli anziché otto in omaggio alle province della regione. «Da giornalista di viaggio e gourmand – spiega – ricorrevo sempre ai classici taccuini per appunti che si trovano in commercio e un giorno ho avuto l’idea di idearne uno tutto mio, tutto veneto, una specialità regionale dove annotare pensieri fluttuanti che avesse a che fare col sapere e il sapore». Per acquistare la gamma di prodotti Moskardin recatevi nelle migliori cartolibrerie o visitate il sito www.moskardin.it Prezzi da 2 a 10 euro
spettacoli
di Angela Pino
Lungo le vie dei suoni Appuntamento in Basilicata il 29 dicembre per fare un tuffo nel folklore locale e celebrare la fine dell’anno al suono di zampogne e ciaramelle A Viggiano, in provincia di Potenza, l’ultimo sabato dell’anno il suono dolce e malinconico della zampogna torna puntuale a pervadere le strade del centro, in occasione della Rassegna della Zampogna e della Ciaramella del Sud Italia, ormai alla 12esima edizione. La festa affonda le radici nel più profondo passato, una storia segnata dalla melodia ritmata delle zampogne e delle ciaramelle, piccoli flauti un tempo utilizzati dai mandriani per accompagnare le pecore al pascolo. Anche quest’anno centinaia di zampognari, pastori ma anche professionisti appassionati di musica popolare e bambini invaderanno ogni angolo del borgo lucano, impugnando i loro strumenti tipici, fino a trasformare l’intero paese in un auditorium a
Umbria Jazz Winter
cielo aperto. Provengono da tutta la Basilicata ma anche da Campania, alto Cosentino e Tarantino e indossano, secondo l’antica tradizione agricola e pastorale, mantelli di capra e cappotti a ruota. A chi assiste allo spettacolo di armonie sarà facile riconoscere un repertorio natalizio e popolare appartenente alle regioni di provenienza dei musicisti, i quali, lungo le cosiddette “vie dei suoni”, danno inizio alla sfilata sin dal mattino. Molte delle zampogne sono prodotte in loco – da due anziani fratelli che vivono nei comuni di Moliterno e Lauria –, molte risalgono a cento anni fa e si distinguono perché realizzate in mogano, secondo l’antica manifattura, mentre quelle moderne sono ottenute dal legno di pero selvatico, meno costoso.
location varie, Orvieto (Tr) www.umbriajazz.com
NiNiNinverno Rassegna sul mondo dei bambini e dei ragazzi con spettacoli, laboratori, giochi e conferenze, in uno dei borghi più belli della riviera ligure. 7 dicembre-23 febbraio 2013
di Gilda Ciaruffoli
Location varie, Bogliasco (Ge) www.nininfestival.com
Festeggia i 20 anni la più suggestiva manifestazione jazz (e non solo) in Italia. 28 dicembre-1 gennaio 2013
29 dicembre Viggiano (Pz) www.prolocoviggiano.it
Golden Circus Torna il Festival Internazionale del circo di Roma, uno dei più spettacolari e prestigiosi al mondo. 21 dicembre-6 gennaio 2013 Teatro Tendastrisce Via Giorgio Perlasca, 69 – Roma www.goldencircusfestival.it
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arte soste d’arte
di Gilda Ciaruffoli
Metropolis. Il capolavoro ritrovato
50 anni di Ermenegildo Zegna In occasione della XI Settimana della Cultura d’Impresa promossa da Confindustria e Museimpresa, Casa Zegna, archivio storico e polo di aggregazione culturale, si apre al pubblico, ogni domenica, con la mostra che ripercorre, attraverso una lettura inedita, mezzo secolo di vita del Gruppo Zegna, dal 1967 a oggi, da fabbrica di tessuti a firma leader del total look di lusso. La mostra racconta la storia, tutta italiana, di un’azienda che ha contribuito all’evoluzione dello stile nazionale, fedele alle proprie origini biellesi ma sempre più cittadina del mondo. fino al 24 febbraio 2013 Casa Zegna Via Marconi, 23 – Trivero (Bi) www.casazegna.org
Arriva in Italia dopo esser stata presentata a Berlino, Parigi e Toulouse, la mostra che riunisce per la prima volta i documenti originali relativi alla celebre pellicola dalla storia tormentata (Metropolis, che subì notevoli tagli già successivamente alla première del 1927. Solo nel 2008 fu scoperta a Buenos Aires una versione quasi completa, divenuta oggetto di un importante restauro). Tantissimi i pezzi in mostra, che comprendono la sceneggiatura, la partitura della colonna
sonora, i progetti architettonici e i bozzetti dei costumi, i disegni degli effetti speciali, gli accessori di scena e l’attrezzatura cinematografica, oltre a centinaia di fotografie delle riprese, realizzate durante la lavorazione, che mostrano l’enorme impegno, ma anche la creatività dei partecipanti. fino al 6 gennaio 2013 Museo Nazionale del Cinema Mole Antonelliana Via Montebello, 20 – Torino www.museonazionaledelcinema.it
Giambattista Tiepolo
Dracula e il mito dei vampiri In occasione del centenario della morte di Bram Stoker, la mostra – con le sue circa 100 opere tra dipinti, incisioni, disegni, documenti, oggetti storici, costumi di scena e video – affronta e indaga la figura del vampiro per antonomasia, partendo dalla dimensione storica per procedere alla trasfigurazione letteraria, fino ad arrivare alla trasposizione cinematografica e alle implicazioni sociologiche del mito di Dracula. Un vero e proprio viaggio nel mondo vampiresco che, al contempo, analizza il contesto storico e quello contemporaneo, passando in rassegna oggetti d’epoca e design dei nostri giorni, miti antichi e divi di oggi. fino al 24 marzo 2013 Triennale Viale Alemagna, 6 – Milano. www.triennale.org 126
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La fastosa dimora dell’ultimo Doge di Venezia, la scenografica Villa Manin di Passariano, si fa scrigno di dipinti sacri e profani di Giovanni Battista Tiepolo (16961770), provenienti da tutto il mondo, atti a illustrarne il percorso artistico dalle prime esperienze fino alle imprese della tarda maturità. Protagonisti sono tele, talvolta di eccezionale dimensione, affiancate dai bozzetti preparatori, dipinti restaurati per l’occasione, eleganti disegni, per una mostra di entusiasmante bellezza e alta scientificità.
dal 15 dicembre al 7 aprile 2013 Villa Manin - Passariano (Ud) www.villamanin-eventi.it
trendy
di Claudia Dagrada
Da Parigi una valigia di cadeaux
Arriva dicembre e il pensiero è uno solo: cosa regalare per Natale? Ma soprattutto... cosa farsi regalare? In nostro soccorso arriva Louis Vuitton che ci propone tre esclusivissime idee per sorprendere tutti in modo chic, divertente e di assoluta tendenza
Dici Louis Vuitton e subito pensi Speedy. Il mito si rinnova anche per questo inverno 2012?
La maison ha pensato a un regalo speciale per un Natale in grande stile?
Certo che sì. Icona tra le icone, il mitico bauletto amato da Audrey Hepburn ha conquistato a pieno titolo, durante i suoi oltre ottant’anni di vita, il ruolo di borsa per eccellenza della maison. LV la celebra quest’anno regalandocene una nuova versione: la più piccola della famiglia, la Speedy 25 Bandouliere, è stata infatti rivisitata con l’impiego della pelle con il logo Monogram Empreinte, che riporta impresse le celeberrime iniziali. Un classico contemporaneo da scegliere nel colore che più ci è affine.
Sì, e si tratta di un regalo utile ma anche molto divertente. È il Christmas Trunk Monogram, un’esclusiva valigia rigida realizzata a mano, vero e proprio baule in legno caratterizzato dalla storica chiusura S-lock in ottone dorato. La lussuosa valigia nasconde anche un segreto: al suo interno infatti troverete 35 preziosi addobbi natalizi, disponibili nelle tre tonalità oro, argento e amaranto. Per un albero all’altezza del dono!
E per il capodanno, qualche suggerimento? Il must have di quest’anno è sicuramente il colletto Louisiane TOpaz in metallo dorato, che crea una struttura per cristalli Swarovski Elements in gradazione di colore. Questo prezioso bijoux, classico e raffinato, darà nuova luce al nostro décolleté, vestendolo di particolare grazia ed eleganza.
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shoppin shopping
di Gilda Ciaruffoli
1 Alessi. Prezzo: 150 euro, set 10 palle presepe
Un Carrousel tutto da inventare Una giostra di carta da montare, colorare e decorare. Mon Petit Art, anche on-line al sito: www.monpetitartboutique.com Prezzo: 20 euro
Un’officina in legno Falegnameria di design per le macchinine 100% made in Italy To Be Us in profumato cedro del Libano (16 x 7,5 cm). Prezzo: 48 euro
2 Seletti. Prezzo: 7 euro (acquistando al sito selettishop.seletti.it parte del ricavato è devoluto all’AISM) 3 Wedgwood. Prezzo: 22,50 euro
4 La Rinscente Casa. Prezzo: 9,90 euro palla multicolor shiny; 14,90 euro palla multicolor glitter
Nauti-gami all’arrembaggio! Divertenti origami Authentic Models da piegare per prendere il largo con la fantasia. Prezzo: 16 euro
1 Classici magnetici Perfetti per il viaggio, ai giochi da tavola The Purple Cow si gioca anche a testa in giù. Prezzo: 4,95 euro
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Un tè in… famiglia
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Un originale presepio per riscaldare le fredde notti invernali. Prezzo: 4,95 euro Anche on-line al sito: www.donkey-products.com
Ma come ti vesti? Decidere cosa mettersi per le feste non è più un problema, con il Découpage di Marc Vidal. Prezzo: 6 euro
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ng Un uomo... su misura per noi
Optare per un capo d’abbigliamento è sempre un’ottima idea, un regalo certamente gradito. Per non sbagliare taglia o stile, affidarsi a un prodotto di sartoria è l’idea migliore. Un ottimo indirizzo è quello della Sartoria Latorre che da 50 anni taglia e cuce abiti dal sapore casual-chic secondo gli storici criteri della sartorialità italiana, anzi pugliese, avendo come sede lo splendido borgo di Locorotondo (Ba), uno dei più belli d’Italia. Qui, sapienti mani armate di aghi e di forbici rifiniscono i capi, li coccolano durante tutto il processo produttivo e creano quel sapere “di un tempo” che dona valore aggiunto a ogni pezzo. Per Natale però affrettatevi, l’artigianalità ha i suoi tempi: la consegna avviene in 3/4 settimane. Prezzo medio di un completo: 750 euro www.sartorialatorre.it
di Lucia Lipari
style
I rifiuti diventano eco-gioielli Ecolight e il Museo del Riciclo hanno presentato una selezione di eco-gioielli realizzati con materiali di scarto all’ultima edizione di Ecomondo. Il portale promosso da Ecolight – consorzio per la gestione dei RAEE, delle pile e degli accumulatori a fine vita – apre una nuova sezione web per bijoux e monili fatti con materiali di scarto. Per il lancio è stata scelta la collezione byLudo realizzata con parti di tastiere e mouse da Ludovica Cirillo, come l’anello Crazy Type byLudo (in foto) dal costo di 45 euro www.museodelriciclo.it
Cento Passi verso il Natale
Vendesi giardini tascabili Niente pollice verde? Basta munirsi di un paio di forbici e darci un taglio! A cosa? Al sacchetto che contiene i semi e la terra dei giardini “pret-à-porter” da balcone o da ufficio proposti da Yes.Life Store per un Natale ecologico e solidale: parte del ricavato delle vendite dei Giardini natalizi sarà devoluto alla Fondazione Banco Alimentare Onlus per contribuire a contrastare lo spreco di cibo e la fame in Italia. Tra i rivenditori anche Upim e Coin. Il Girasole – PrenditiCuradiMe: 8,90 euro www.store.yeslife.it
Se è vero che sono le idee che fanno grandi gli uomini, allora la parola d’ordine sarà regalare un’idea e non solo un prodotto. Dall’eccellenza qualitativa del made in Italy, della sana agricoltura biologica, ecco l’anima vitivinicola delle cooperative sociali: il Cento Passi, marchio dedicato a Peppino Impastato, giovane siciliano che ha dato la vita nella lotta contro la mafia. Tra le proposte natalizie: il Nero d’Avola, una selezione di uve del solo vitigno autoctono dell’Alto Belice Corleonese, a 9 euro www.bottegaliberaterra.it
Per sempre etici Ethical Diamond è la linea di diamanti etici, estratti, lavorati e commercializzati nel pieno rispetto dei diritti umani e dell’ambiente. Vengono dal Canada e danno vita al sogno di un mercato equosolidale di diamanti conflict free, i cui profitti non sono usati per il finanziamento di guerre. In poche parole un mercato alternativo ai blood diamonds, i diamanti “insanguinati” derivanti dal traffico illecito in Sierra Leone, Congo, Angola. Si acquistano presso la gioielleria Belloni di Milano. Anello Aisha (in foto) a partire da 300 euro www.ethicaldiamond.com dicembre 2012
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Vdg promotion
Carosello di Folgarìa: un mare di neve e gusto Approccio “slow” e accessibilità senza barriere sono due dei pilastri portanti dell’offerta delle Alpi di Folgarìa. Per una vacanza in Trentino divertente, rilassata e, soprattutto, aperta a tutti Un’area sciabile che abbraccia 74 km di piste, dotata di quattro nuovi impianti di risalita ad agganciamento automatico nel tratto Fondo Piccolo – Alpe di Folgarìa/Coe – Costa d’Agra – Val delle Lanze (denominata Pioverna Ronde), in grado, in un colpo solo, di innalzare la quota massima raggiungibile con gli sci e di collegare gli impianti al versante veneto. Le piste si sviluppano come fossero alti cavalloni marini e le montagne l’oceano aperto: insomma, un po’ come accade nel corso di una crociera, a ogni approdo c’è una nuova prospettiva, a ogni partenza corrisponde una nuova avventura. Giunti sul Pioverna Ronde, poi, è possibile spaziare con lo sguardo a 360 gradi sulle catene montuose circostanti, abbracciando in uno solo lungo colpo d’occhio Pale di San Martino, Pasubio, Marmolada, Adamello, Cevedale, Ortles, Gruppo di Brenta, Piccole Dolomiti Venete e Catinaccio (skipass giornaliero feriale, 31 euro. Festivo 34 euro. Per 6 giorni: 149 euro). E se vi state chiedendo quale sia il modo migliore per vivere una vacanza in questa zona del Trentino, la risposta è facile: slow! Che è poi l’unico che consente di gustare a pieno il territorio e le sue proposte, sportive sì, ma non solo. Come si svolge una giornata slow sulle Alpi di Folgarìa? Parte la mattina, in skibus o trenino, prosegue sulla seggiovia di Costa e – passando per il rifugio Stella d’Italia, dove si potranno degustare le specialità della cucina trentina – continua a velocità ridotta sulle piste di Francolini, Fondo Grande, Salizzona, Serrada, per poi arrivare alla Baita Tonda e proseguire a Fondo Piccolo e Alpe di Coe, concludendosi, prima del ritorno, con il magnifico colpo d’occhio in cima al Pioverna Ronde, e la sosta per un vin brulè o un pic schic al Bar-acca, a Folgaria.
Giochi senza barriere Le piste delle Alpi di Folgarìa sono accessibili a tutti. Ai bambini, per esempio, grazie agli “asili” sulla neve e agli spazi gioco, ai family hotels, ai parchi divertimento e alle scuole di sci specializzate, nonché ovviamente alle piste appositamente predisposte. La festa impazza poi tra domenica 10 e domenica 17 febbraio 2013 quando FolgarìaSki trasforma la località trentina in un paradiso del divertimento, grazie alla seconda edizione della Settimana di Manny, la mascotte del Carosello alpino, protagonista di attività a misura di bimbo. Ma l’accessibilità non è rivolta ai soli bambini. Folgarìa infatti è la sede invernale di Scie di Passione, progetto che vuole dare la possibilità a tutti, senza distinzioni psico-fisico-motorie, di vivere la montagna e praticare gli sport di scivolamento, emanazione della Snowsports Academy di San Marino in collaborazione con Tommaso Balasso, guida di Gianmaria Dal Maistro, medaglia d’oro delle Paralimpiadi di Torino 2006. Per info: www.folgariaski.com
le selezioni Ogni mese per voi il meglio delle aziende e dei prodotti enogastronomici italiani, selezionati da VdG e disponibili presso i nostri store di Milano e Cernusco S/N
il mercato giusto
Dall’esperienza decennale del nostro giornale è nato
italiafoodwine Azienda Agricola Ciocca
Il mercato giusto
Produttori italiani riuniti VdG magazine si è spinto oltre la sua storica mission editoriale. Con l’iniziativa “VdG market”, si è posto infatti l’obiettivo di fare da aggregatore per i produttori che cercano una finestra commerciale in un’area complessa come quella di Milano. In queste pagine vi presentiamo alcuni dei produttori che già aderito al progetto: le aziende di Copagri Lombardia i cui prodotti di fresco ed il cui vino bio si possono già trovare all’interno di VdG market. 132
dicembre 2012
Azienda a conduzione familiare guidata da Antonio Ciocca e sua moglie Antonella. Da diverse generazioni produce latte vaccino e, da tre anni, ne trasforma una parte in formaggi straordinari di media stagionatura: formaggelle con spezie, scamorze, Quadrotto (tipo taleggio), Geromina da 8/9 kg fatto con latte scaldato a 45° e stagionato per almeno 5 mesi. Un prodotto molto saporito, quest’ultimo, che al gusto sembra una via di mezzo tra l’Asiago e l’Emmental. Dove&Come: Spaccio aziendale via Guido Reni 20, Treviglio (BG)
Azienda Agricola Luigi Montini Questa azienda ha più di 170 anni ed è alla quinta generazione. Nasce e vive ancora oggi grazie al vino con 30 ettari di vigneto e 250 mila bottiglie prodotte. In azienda insieme ad Edoardo e alla moglie Maria Cristina, lavorano i tre figli Valentina, Giulia e Carlo Alberto Maria. Hanno una attenzione maniacale al prodotto e alla sua salubrità. Producono biologico e sono molti attenti all’ambiente. Tra i prodotti di spicco: Barbera, Bonarda, Riesling, Chardonnay, Moscato e uno straordinario Buttafuoco. Tutto rigorosamente bio. Per chi vuole andarli a trovare hanno anche uno splendido agriturismo con mini appartamenti e vineria con ortofrutta di produzione propria. Dove&Come: Via Edoardo Montini 5 Santa Giuletta (PV) Tel. 0383.899231
Azienda Agricola Allevamento Tino L’azienda agricola di allevamento Tino, fondata dal papà degli attuali conduttori Ermanno e Agostina, fino al 2004 allevava soltanto suini: dopo di allora i due figli l’hanno sviluppata e trasformata, creandovi all’interno un macello per la lavorazione delle carni. Qui si producono straordinari salami come il Nostrano tipo cremonese, il Cacciatore, la pancetta nostrana. E ancora il cotechino, il lonzino, il salame da cuocere e la salamella da griglia. Per chi volesse andare a trovarli hanno uno spaccio interno. Dove&Come: Via Roma 8 Acquanegra Cremonese (CR) tel. 0372.722448
La Grande Ruota
Azienda Agricola Fenilazzo Quest’azienda è un esempio di come si può fare agricoltura sostenibile e vincente. Si avvicina alla terza generazione con un ventaglio di attività diversificate. Produce infatti latte, formaggi, yogurt, mozzarelle e ricotta. Un grande e straordinario punto di forza é anche il loro agri-gelato, fatto di latte fresco e prodotto con un sistema artigianale. Per provarlo, per adesso, bisogna andare fino alla loro sede. L’agriturismo è l’altra attività di famiglia, per una ristorazione che sa di casa e di accoglienza vera.
Opera nel settore agroalimentare dal 1853. Con base nel Bresciano, produce farina di mais di eccellente qualità. Una tradizione che si tramanda di padre in figlio con grande passione. Tra i prodotti di spicco: Polenta Antica da macinazione a pietra, il Fioretto San Isidoro e tanti altri ancora. Il tutto con mais coltivato in zona e super selezionato. Dove&Come: Via 26 Aprile 91/C Bagnolo Mella (BS) www.lagranderuota.it
Dove&Come: Via Fenilazzo 1 - Rivoltella del Garda Fraz. Desenzano del Garda (BS) Tel 030.9110639 dicembre 2012
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selezioni
Regalatevi un distillato di nobiltà “Tradizione e Innovazione” è lo slogan di Mazzetti d’Altavilla, realtà storica di Altavilla Monferrato che da quasi 200 anni raccoglie e lavora vinacce piemontesi secondo riti antichi per realizzare grappe e distillati di altissima qualità. Visitarla è l’occasione non solo di degustare i suoi prodotti ma anche di assaggiare originali abbinamenti e conoscere meglio il territorio e la sua storia
selezioni
Quando il Natale chiama, Mazzetti d’Altavilla risponde. La plurisecolare grapperia situata nel cuore del Monferrato, in Piemonte, si appresta a vivere un dicembre intenso all’insegna della regalistica di pregio, a partire dal distillato piemontese di qualità declinato nelle varie proposte che la Famiglia Mazzetti cura da 166 anni, attraverso le sette generazioni ininterrottamente dedicate all’arte distillatoria. Grappe giovani e invecchiate, acquaviti e, ancora, squisiti marrons glacés e marrons grappés®, Frutta al Liquore, e Zuccherini Spiritosi Zen®, il tutto in pregiate confezioni adatte a diventare gradite strenne natalizie. Oro da bere Una vasta gamma di prodotti contraddistingue la collezione di Mazzetti d’Altavilla che, mantenendo ben fermo l’obiettivo primario della qualità, ha sviluppato da tempo soluzioni di packaging accattivanti, realizzando a tutti gli effetti la trasformazione della grappa da prodotto “di trincea” ad eccellenza “da salotto”. Grappa per estimatori, forte dell’esperienza maturata dalla Famiglia Mazzetti nella distillazione, ma anche liquori a minor gradazione alcolica, rigorosamente a base di grappa. “Tradizione e Innovazione” è lo slogan che anima Mazzetti d’Altavilla, azienda storica che conserva sin dalla nascita una filosofia improntata sul “Terroir”, distillando unicamente vinacce dei più nobili vitigni piemontesi. Ed è proprio da qui che nasce la grappa, il distillato di bandiera capace anche di diventare ottima base per diversi cocktail e declinazioni. Una su tutte è l’Oro di Mazzetti®, liquore a base di grappa di Moscato, l’aromatica per eccellenza, con microscaglie di oro alimentare 23 carati che, agitando la confezione, si diffondono nella bottiglia per creare un affascinante pulviscolo dorato. Un oro vero, da bere, da godere e da regalare… come tutti i prodotti della vasta Collezione Mazzetti d’Altavilla, presenti anche sul sito www.mazzetti.it o presso le Enoteche di Altavilla Monferrato (Viale Unità d’Italia, 2 – Alessandria) e Marcallo con Casone (Via Roma, 79 – Milano). Fra le idee più recenti quella di creare non soltanto confezioni regalo di rara eleganza ma anche vere e proprie bomboniere personalizzabili per dare un tocco di originalità ai momenti speciali di tutti gli amici di Casa Mazzetti. Itinerari lungo la strada del distillato Con l’autunno, la distillazione entra nel vivo in cima alla collina di Altavilla Monferrato dove la grapperia della famiglia Mazzetti è pervasa dal profumo delle vinacce piemontesi che da quasi 200 anni vengono qui conferite seguendo un rito ormai antico. Per questo la sede di Mazzetti d’Altavilla, forte della sua posizione strategica, al centro del Monferrato (fra le città di Casale, Alessandria e Asti) e comoda agli snodi autostradali e alle grandi città e aeroporti del
Da 166 anni e con un’esperienza maturata da sette generazioni, la Famiglia Mazzetti ha scritto la storia dei distillati italiani ed è un punto di riferimento sicuro per i vostri regali di Natale
Innovazione premiata Nel tempo Mazzetti d’Altavilla ha conquistato gli scaffali delle migliori Enoteche italiane (ma anche straniere), oltre ad aggiudicarsi ambiti premi ai concorsi per distillati di fama internazionale. Fra gli ultimi successi, nell’edizione 2011 del Concorso ISW, che si celebra ogni anno in Germania, è stata premiata Riserva 18.46, Grappa di Barbera e Dolcetto Invecchiata per oltre 18 mesi in barriques, mentre, nell’edizione 2012 del Concorso Alambicco d’Oro, a trionfare, fregiandosi del prestigioso bollino, è stata la Riserva Alba, l’ultima creazione fra le Grappe lungamente invecchiate, data da un’innovativa associazione fra distillati di Nebbiolo da Barolo ed Erbaluce.
selezioni Grappe, donne e cultura Forte è l’impegno nella promozione della conoscenza e della cultura della distillazione non soltanto attraverso le visite guidate e gli eventi ma anche mediante le originali proposte di ricette di cucina con l’uso di Grappe e Distillati (Mazzetti d’Altavilla ha creato un vero e proprio ricettario che è in distribuzione presso la grapperia). Altro impegno di carattere culturale è quello condotto dalla stessa Claudia Mazzetti, responsabile Comunicazione ed esponente della sesta generazione dei Mazzetti Distillatori, che nel 2001 è stata fra le fondatrici, ricoprendone fino a oggi la presidenza, dell’Associazione Donne della Grappa. Radici, passione e qualità animano quindi, dal 1846, la Famiglia Mazzetti. Perché distillare non è solo un’attività. È un’arte.
Mazzetti D’Altavilla Viale Unità D’Italia, 2 15041 Altavilla Monferrato (Al) Tel. 0142 926147 info@mazzetti.it www.mazzetti.it
Vienici a trovare anche su:
Nord Ovest, ha maturato nel corso degli anni servizi di accoglienza turistica e di promozione della cultura legati alla distillazione e all’arte in molteplici forme. L’antica dimora di famiglia, ubicata in uno scenario paesaggistico e panoramico di grande suggestione, cullato dai dolci pendii coltivati a vigneto, è circondata da un Parco nel quale si erge la Cappella Votiva La Rotonda, gioiello architettonico risalente agli inizi dell’Ottocento. Nella chiesa, dominata dagli affreschi e dalla vista sulla sotterranea croce in pietra, si possono ancora oggi celebrare cerimonie in un clima intimo e armonico al quale contribuisce il Parco della Magione Mazzetti d’Altavilla, regno di pini secolari. Nella residenza storica l’arrivo dei visitatori è all’insegna dell’arte con esposizioni che vengono proposte nella galleria di entrata (in questo periodo è visitabile l’esposizione fotografica dell’artista Cesare Cosentino “Distillato di Mondo”). Un flusso sempre maggiore di appassionati e semplici curiosi raggiunge la collina di Altavilla Monferrato per prendere parte ai tour guidati (su prenotazione) di visita alla Distilleria
e alla Barricaia, dove le grappe riposano pazientemente in botti di legni pregiati. Momento finale è la degustazione guidata dei distillati e dei prodotti di Casa Mazzetti, il tutto con spiegazioni accessibili a un pubblico vario e anche straniero. Assaggi e acquisti sono effettuabili ogni giorno (sabato e domenica compresi). Presso gli spazi della sede è possibile inoltre sbizzarrirsi in abbinamenti gastronomici degustando specialità legate alla distillazione ma anche organizzare eventi di business e privati godendo di spazi eleganti e diversi dal quotidiano (informazioni su tutti gli eventi: eventi@mazzetti.it). Oltre alla storica sede di Altavilla Monferrato, un altro punto dove poter trovare tutta la gamma dei prodotti Mazzetti e poter effettuare degustazioni è il nuovissimo Grappa Store di Marcallo con Casone (Via Roma 79), nelle vicinanze di Milano, all’interno del complesso storico della Famiglia Mazzetti. Qui, un ambiente raffinato ed esclusivo accoglie i visitatori per proporre assaggi e idee regalo (info: enotecastore@mazzetti.it).
In questa pagina gli alambicchi della distilleria e le sale dell’enoteca Monferrina di Mazzetti d’Altavilla
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magazine Air One magazine by Viaggi del Gusto è un mensile unico in Italia sulla cultura del cibo e della promozione dell’agroalimentare di eccellenze. L’informazione seria che sfocia nell’approfondimento mensile, le scoperte, le selezioni ne fanno un punto di riferimento credibile ed indipendente nel settore, con una funzione ormai di pubblica utilità.
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CVA Canicattì, eccellenze di territorio Da uve di Nero d’Avola e Grillo, le varietà siciliane più apprezzate dai winelovers di tutto il mondo, nascono Centuno e Fileno, un omaggio dell’azienda agrigentina a Pirandello e ai vitigni autoctoni della Sicilia Con l’occhio sempre attento alle richieste del mercato, CVA Canicattì si conferma come una realtà produttiva dinamica capace di saper intercettare con personalità le nuove tendenze in voga espresse dai consumatori attraverso la valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani. Dalle varietà isolane a bacca nera e a bacca bianca più apprezzate dai winelovers di tutto il mondo, il Nero d’Avola e il Grillo, prendono vita Centuno e Fileno che danno voce nuova a quei vitigni con cui la Sicilia è entrata a buon diritto nel gotha delle migliori zone produttive del mondo. «Questi vini – afferma Giovanni Greco, presidente CVA Canicattì – sono un’espressione fresca ed elegante centrata sulle caratteristiche pedoclimatiche del nostro territorio e, seppur fortemente connotati dai contesti di origine, ci consentono di rispondere, con eleganza e qualità all’evoluzione dei consumi e alle richieste provenienti soprattutto
dai giovani amanti del vino e da quei mercati che si affacciano al vino siciliano». Centuno e Fileno prendono vita da uve che provengono dal cuore della Sicilia occidentale, in vigneti di media collina che ricadono nell’entroterra agrigentino, caratterizzati da suoli limo-sabbiosi di medio impasto. Sono due vini che hanno un forte legame con il territorio espresso già nei nomi, che richiamano due personaggi degli scritti di Pirandello, uno degli esponenti culturali italiani più influenti del secolo scorso che proprio da queste zone ha avuto le sue origini. Centuno è un Nero d’Avola in purezza che affina per 12 mesi in barili di rovere francese: è l’ideale compagno per un filetto al pepe verde. Il Fileno, invece, esprime con personalità le migliori tipicità del Grillo, il più importante vitigno a bacca bianca della tradizione siciliana e sorprende nel suo abbinamento a tutto pasto: dall’aperitivo alle grigliate di pesce.
CVA Canicattì Contrada Aquilata snc - Canicattì (Ag) Tel 0922 829371 cva@viticultoriassociati.it www.viticultoriassociati.it
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Il vero carattere del Primitivo Tenuta Viglione fonda le proprie origini nelle antiche tradizioni della Famiglia Zullo che sin dal 1937 produce vini di qualità nella zona Dop Gioia del Colle, patria dell’autentico Primitivo
Primitivo. Un antico vitigno il cui nome deriva dal suo particolare e breve ciclo biologico: infatti questa era l’uva che maturava prima, da qui l’antico appellativo di Primaticcio (in dialetto: Prma-tè), oggi Primitivo. Nel suo DNA si intrecciano affascinanti storie di luoghi diversi, di viaggi, di scambi tra popolazioni, matrimoni e doti. Originario dell’Ungheria, arriva in Croazia da dove nel XII secolo viene introdotto in Italia a opera dei monaci Benedettini, che trovarono nel territorio di Gioia del Colle in Puglia le condizioni pedo-climatiche più favorevoli per la coltivazione di tale vite. Caratteristica di questo territorio è la Murgia, un altopiano calcareo costituito da residui fossili di organismi marini che, insieme ad argille e terre rosse silicee, assicurano al Primitivo di Gioia uno stile, un’armonia e una finezza unica e specifica. Il microclima di questa zona è
l’elemento finale e determinante del suo carattere, con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, specie durante la maturazione e la raccolta delle uve, unitamente alla costante presenza del sole di Puglia e dei venti provenienti sia da Nord che da Sud. Ed è proprio in questa zona che sorge la Tenuta Viglione i cui vigneti in coltivazione biologica si trovano nel punto più alto della Dop Gioia del Colle, a circa 450 metri sul livello del mare. Dalla cantina della Tenuta nascono vini che esprimono al meglio le caratteristiche del Primitivo, come il Marpione, che in questo territorio trova la sua più alta ed elegante identità. Oltre ai 40 ettari di vigneti, la Tenuta Viglione comprende anche un’antica Masseria che oggi, completamente ristrutturata, si è aperta all’ospitalità di quanti desiderino godere del fascino di questo luogo incantevole.
Tenuta Viglione Uffici: Via Carlo Marx, 44 Cantina: Via Appia Antica, 30 Santeramo in Colle (Ba) Tel. 080 3022415 www.tenutaviglione.it
La curiosità E il Primitivo di Manduria, vi chiederete, da dove deriva? Da Gioia del Colle! La storia racconta, infatti, che una nobildonna del posto, promessa sposa a un ricco feudatario tarantino, portò con sè in dote alcuni esemplari di questo prezioso vitigno. Piantate nelle terre di proprietà della nuova famiglia, le piante dettero successivamente origine alla denominazione Primitivo di Manduria.
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Dal Prié Blanc il vino più alto d’Europa Si chiama Blanc de Morgex et de La Salle e nasce dalla vinificazione di un vitigno autoctono della Valdigne. È prodotto dai soci della cooperativa Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle orgogliosi dei loro piccoli vigneti e forti di un rigoroso lavoro in vigna e cantina
Nell’ultimo tratto della Valle d’Aosta, la Valdigne, la vite non abbandona l’uomo e si innalza fino a raggiungere i 1250 metri di altitudine. La zona di coltivazione si estende nei terreni, lungo la sinistra orografica della Dora Baltea ai piedi dei ghiacciai del Monte Bianco. Qui nasce il Blanc de Morgex et de La Salle risultato della vinificazione del Prié Blanc, vitigno autoctono allevato ancora oggi franco di piede, nelle sue diverse versioni partendo dal fermo tradizionale arrivando alla creazione delle bollicine di un metodo classico unico e originale. La cooperativa si impone il lavoro nel pieno del rispetto del “terroir du Mont Blanc”. Fantasia e tecnica consentono alla creatività dei soci conferitori, orgogliosi e amanti dei loro piccoli vigneti, di esprimersi
appieno sostenuti da rigorosi protocolli enologici supportati da una continua e infinita ricerca. Espressioni varietali derivati dal connubio di diversi ceppi di lievito e aromi tipici trovano la loro massima potenzialità nella vinificazione in acciaio inox. Il terroir delle montagne locali è la forza naturale che conferisce al vino più alto d’Europa specifiche inimitabili.
Cave Du Vin Blanc de Morgex e de La Salle soc. coop Chemin des iles, 31 - La ruine, Morgex (Ao) Tel. 0165 800331 info@caveduvinblanc.com www.caveduvinblanc.it
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Arbaria, nettare degli dei Nasce solo dalle migliori uve Zibibbo, questo Passito di Pantelleria Doc che, dolce, aromatico e vellutato, ci racconta dell’antico amore che legò Tanit e Apollo e che ancora oggi stringe in un vincolo indissolubile i soci dell’Azienda Vinicola Vinisola all’aspra e feconda terra dell’isola siciliana
La leggenda racconta che la Dea Tanit, sovrana delle messi e dei raccolti, della fertilità e dell’amore, si innamorò di Apollo, il dio del sole. Per irretirlo si finse coppiere dell’Olimpo e, senza essere vista, sostituì la bevanda degli dei, l’ambrosia, con lo Zibibbo, nettare dell’isola di Pantelleria. Ed è così che riuscì, ovviamente, nel suo intento. Oggi come allora, da quelle stesse uve Zibibbo, in parte sottoposte ad appassimento al sole, nasce l’Arbaria Passito di Pantelleria Doc, vino da meditazione dal gusto vellutato, aromatico e dolce, che si accompagna a formaggi erborinati e piccanti, a dolci alla mandorla e alla cassata, tipici della tradizione siciliana. Servito in calici medi a tulipano a una temperatura di 10-12 gradi non deluderà sicuramente il palato e, proprio come è successo ad Apollo, farà innamorare chi lo degusta. Ed è un amore profondo anche quello che lega alla sua terra il gruppo di persone che ha dato vita a Vinisola, Azienda nata per contribuire alla valorizzazione dei prodotti dell’isola, forte di valori quali la territorialità e la tradizione in campo enologico. Originaria dell’Egitto e introdotta dai Fenici nel meridione d’Italia e a Pantelleria, l’uva Zibibbo viene raccolta e vinificata nelle Cantine Vinisola con i metodi consueti dei contadini di Pantelleria, sotto la supervisione di Antonio D’Aietti, enologo che condivide l’amore per
l’isola e l’impegno a mantenere vive le tradizioni. E se l’Arbaria è la punta di diamante della produzione, ottimi sono anche il Pantelleria Moscato Liquoroso Doc, vino da compagnia e da dessert, dal caratteristico profumo di uva matura, giallo dorato, dal sapore dolce aromatico e con retrogusto mandorlato, che si abbina a dolci di mandorla e formaggi stagionati. O lo Zefiro Pantelleria Bianco Doc dal colore giallo paglierino con riflessi dorati, dal profumo caratteristico di uva Zibibbo, aromatico, avvolgente e persistente; di alta qualità e struttura, ottimo anche per aperitivi, è ideale per accompagnare piatti a base di pesce o verdure, piatti forti tipici mediterranei e piatti di carni bianche. Questi tre vini sono distribuiti dall’Azienda Sarzi Amadè, la cui filosofia commerciale è da sempre rivolta a prodotti di gamma alta e che opera, dal 1966, con la stessa cura e la stessa attenzione di chi li produce.
Vinisola c/da Kazzen, 11 91017 Pantelleria (Tp) Tel./Fax 0923 912078 info@vinisola.it www.vinisola.it
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Cuore artigianale di Vallé Si va dai grandi classici, come le fragranti tegole dal profumo di nocciola, alle variazioni sul tema della tradizione, come il GENEPrYno, imbevuto di Genepy: quelli che vengono sfornati dalla pasticceria DolceValle sono dolci di alta qualità, che racchiudono tutto il gusto genuino della Valle d’Aosta
La pasticceria DolceValle è nata nel 2002 a Torgnon, in un paesino della Valtournenche a 1500 mtl e nel 2007 si è trasferita ad Aosta, dove gestire un’attività all’ingrosso era decisamente più semplice. Produce pasticceria artigianale da 10 anni e, da sempre, ogni anno arricchisce l’offerta con prodotti nuovi, cercando di migliorare gli altri, anche se ormai già affermati. L’azienda cura con molta attenzione la confezione di ogni singolo prodotto cercando di trasmettere anche attraverso questo aspetto del prodotto la natura totalmente artigianale delle sue produzioni. La pasticceria DolceValle si è fatta conoscere in poco tempo per la produzione di tegole, il biscotto tipico della Valle d’Aosta, una cialda croccante dall’intenso profumo e gusto di nocciola tostata. Un dolce semplice, ma decisamente accattivante, ideale da gustare con creme dolci, con la fiocca (panna fresca montata con zucchero e un goccio di grappa), oppure eccezionale in abbinamento con un buon passito. Visto l’ottimo successo ottenuto dai prodotti classici, l’azienda ha aggiunto alla linea la ciokotegola, la tegola semplice arricchita da uno strato sottile di cioccolato fondente. Inutile dire che una tira l’altra! Altro fiore all’occhiello della DolceValle sono le noisettes de Torgnon, friabilissime meringhette ricche di granella di nocciola tostata. Nella linea dei prodotti lievitati, tutti rigorosamente prodotti con lievito madre,
spicca la particolarità del GENEPrYno, un pane dolce con gocce di cioccolato, uvetta e sciroppo al ginepro che, ancora tiepido, viene imbevuto in una soluzione zuccherina al Genepy (liquore valdostano a base dell’omonima erba montana molto aromatica); come anche Lo Bon Pan Douce (il buon pan dolce) ricco di noci e marroni canditi, ideale da gustare anche con il salato, come il tipico lardo d’Arnad. L’assortimento prosegue con una varietà di tavolette di cioccolato, fra cui la Tegolata fondente o al latte, e di biscotti da the e tortine particolari come quella a base di grano saraceno e mirtilli. Trovate i prodotti DolceValle direttamente in ditta, distribuiti in tutta la Valle, e da oggi anche nei Vdg store di Viale Zara 21, a Milano, e di Via Ungaretti, 7 a Cernusco su Naviglio (Mi).
DolceValle Reg. Borgnalle, 3 – Aosta Tel. 0165 267142 info@dolcevalle.com www.dolcevalle.com
selezioni L’autentico Panettone Milanese
Il sapore del Panettone è il sapore del Natale, di un rito antico e sempre nuovo, che si ripete anno dopo anno. Ogni famiglia ha una storia e proprie tradizioni, che avvolgono di calore la celebrazione della Festa, ma in ognuna è forte l’idea del prendersi cura gli uni degli altri, nello scambio degli auguri, nella scelta dei regali e nel rituale della preparazione del cibo. Ogni anno Tre Marie rinnova la tradizione, portando sulle tavole i dolci delle Feste, ricette antiche ricche di significati, custodite e tramandate nel tempo Tre Marie è una marca storica diventata negli anni simbolo della tradizione dolciaria milanese, sinonimo di prodotti di pasticceria di alta gamma, preparati con competenza e cura. Tre Marie ha una storia affascinante, fatta di autenticità e gusto, valori ed emozioni, che inizia nel lontano 1150 nel cuore di Milano, con la nascita del Forno benefico delle Quattro Marie e continua con la fondazione nell’Ottocento della rinomata Pasticceria Tre Marie, punto di riferimento per raffinatezza e qualità. La specialità della casa era il Panettone, la cui ricetta prima e autentica, è diventata negli anni il punto di riferimento per la preparazione del dolce milanese. Da allora Tre Marie custodisce l’antico saper fare delle origini e tramanda fedelmente la ricetta del Panettone, rinnovando di anno in anno la promessa di eccellenza, qualità e stile. Vi invitiamo a scoprire Tre Marie attraverso la Collezione Natale 2012. Visita tremarie.it Rendi unico il tuo regalo su tremarieboutique.it
La magia del Natale Tre Marie
Il Panettone Tre Marie nasce ancora oggi nel cuore di Milano con grande fedeltà alla ricetta delle origini: tre impasti, tre giorni di lievitazione graduale e curata, otto ore di lento raffreddamento e il taglio “a stella” realizzato a mano sulla superficie. L’ingrediente più prezioso del Panettone è il lievito naturale, che nasce da un impasto detto “Madre”. Conservata da sempre in un ambiente isolato nel cuore dello stabilimento Tre Marie, protetta da un panno di cotone e racchiusa con una corda, la “Madre” è composta da microrganismi vivi. Da sempre, i pasticceri Tre Marie la custodiscono con cura e ne prelevano piccole porzioni, per dar vita a tutti i prodotti lievitati. Il lievito “Madre” è utilizzato per effettuare il primo dei tre impasti. Un metodo di origine artigianale, che prevede altre due fasi di impasto in cui vengono aggiunti man mano gli altri ingredienti, e ore e ore di lievitazione. Tre giorni complessivi di lenta attesa suggellati dalla “scarpatura”, tradizionale taglio “a stella” che i pasticceri Tre Marie eseguono ancora manualmente incidendo una stella a otto punte sulla sommità del dolce. Un gesto che riprende l’antico taglio a croce realizzato sul pane come simbolo di benedizione del cibo quotidiano. Il Panettone è poi cotto a vista e lasciato raffreddare lentamente a testa in giù. E’ il metodo tradizionale di raffreddamento che consente di preservare l’aroma, la morbidezza della pasta e la forma del prodotto. Il Panettone, ormai a temperatura ambiente, viene confezionato ed è pronto per arrivare in tutte le nostre case.
selezioni
L’importanza della cucina tradizionale Ingredienti misurati e ricette puntuali: l’unico ingrediente che dovrete aggiungere è la voglia di mangiare bene e, soprattutto, italiano. I kit Chef Dovunque sono una soluzione facile e veloce per assicurarsi sempre un buon piatto della nostra storia in tavola… dovunque! Quante volte, recandovi all’estero, avete provato nostalgia di un bel piatto di pasta italiano? Quante volte vi sono mancati i sapori che ricordano la vostra infanzia e la vostra terra? Per rispondere a queste comuni sensazioni e per valorizzare in Italia e nel Mondo i piatti tipici della cucina tradizionale nostrana, nascono i kit Chef Dovunque. Questa grande iniziativa della società Bt food è stata creata unendo tradizione e modernità, utilizzando ingredienti sani e garantiti da certificazione biologica. Ricordiamo in particolare la Linea Benessere sviluppata in collaborazione con Saporbio (www.saporbio.com) che, in ma-
niera ancora più incisiva, pone il tema della sana alimentazione rispetto anche a patologie o stili di vita. I prodotti Chef Dovunque sono per tutti: famiglie, single, coppie, esperti in cucina e principianti chef… insomma tutti quelli che desiderino gustare e offrire un buon piatto della cucina tradizionale italiana. Per chi è meno esperto in cucina, la preparazione del piatto è agevolata grazie alla ricetta presente sul retro del kit. La giusta dose degli ingredienti inoltre consente di evitare sia gli sprechi di prodotto come anche gli eccessi di calorie rispettando quindi l’ambiente e il benessere della persona.
B.T. Food Loc. Solfegna Cantoni (Zona Ind.) Cassino (Fr) Tel. 0776 728772 www.chefdovunque.com
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Il gusto unico della tradizione
Nel cuore della Sardegna, un filo indissolubile unisce passato e futuro della famiglia Olianas. Il recupero degli antichi terreni e il desiderio di onorare i propri avi, hanno portato Renzo e suo figlio Samuel, a dar vita ad Argei Le Fattorie Renolia nonché a ottimi vini e deliziosi oli. Il tutto con un occhio di riguardo all’ambiente
Un piccolo borgo argicolo, Gergei, sull’altopiano Sarcidano. E un nome, Olianas, da olìa (ulivi), quello di una famiglia che ha un rapporto speciale con la propria terra e che, dall’amore per la tradizione più autentica, ha dato vita a Le Fattorie Renolia. Tutto è iniziato con l’acquisizione da parte di Renzo Olianas delle terre appartenute ai suoi avi, seguita da quella del frantoio Argei. Oggi l’azienda rappresenta l’inizio di una nuova era per la famiglia Olianas, il cui testimone è stato preso da Samuel, figlio di Renzo. Così, nella valle del monte Trempu profumata da mirto e oleandro, gli Olianas coltivano uliveti maestosi che producono olive di grandissima rarità e pregio, per un olio armonioso e dall’aroma fruttato. Come il Classico Argei dal retrogusto amaro e piccante. O il Bio Argei, proveniente da cultivar Maiorchina e Semidana, che offre un gusto tanto intenso da lasciare ai piatti crudi una propria specifica personalità. E ancora lo Is Antas, di qualità superiore, ottenuto da un blend di
olive di diversi cultivar (Maiorchina, Pit’s e Carroga, Bosana e Semidana), dall’aroma fruttato leggero con sentore di carciofo e mandorla, e il gusto dolce, che lo rendono unico. La produzione di vino, sviluppatasi da circa 5 anni, non è da meno. La tradizione è anche qui in prima fila, assieme a tecniche moderne, a un eccellente staff di enologi e a un territorio caratterizzato da una valle riparata dalle correnti d’aria fredda, con un clima mite perfetto per la viticoltura. Il risultato? Il Vermentino Doc, per esempio, dal profumo aromatico e fruttato, dal gusto avvolgente e dal corpo pieno e vellutato, che si accompagna a pesce, crostacei, frutti di mare e formaggi. Il Pranu Mariga Igt nato da un blend di uve – Cannonau, Bovale e Monica – che ne fanno un ottimo rosso di carattere e gli danno un fine senso di morbidezza e una forte personalità, oltre che un corpo vellutato e un senso avvolgente al palato (da associare a piatti di selvaggina, arrosti e formaggi sardi). Il Ruina Figu Igt, fresco, fruttato e giovane, dal gusto elegante, che si accompagna bene a carni rosse, arrosti, selvaggina e ogni genere di primi piatti. E il Cannonau Doc, affinato in acciaio, vino di bel frutto e di ottima freschezza per primi piatti succulenti a base di carne, tagliolini al pecorino e pomodori secchi e maialino arrosto.
Circoli virtuosi La famiglia Olianas alleva anche 500 capre secondo il metodo della stabulazione fissa e le nutre con foraggi che provengono dai campi di proprietà. L’obiettivo è quello di produrre da questo stesso latte il formaggio. Ma non solo. L’azienda infatti è totalmente votata alla sostenibilità grazie all’utilizzo del fotovoltaico, delle biomasse, e al recupero e riutilizzo dei reflui del frantoio e delle acque.
Le Fattorie Renolia Via Municipio,16 - Gergei (Ca) Tel. 0782808022 - www.argei.it
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Buonissimi e di qualità I prodotti dell’Azienda Gazzaneo, curati con eccellenza dalla semina al raccolto, sono un punto di riferimento per i palati più raffinati La storia dell’Azienda Gazzaneo è la storia di una famiglia che evolve, cambia e matura con il succedersi delle generazioni. Nata inizialmente come azienda familiare, oggi si presenta come realtà leader nella produzione di ortaggi e punto di riferimento per una una clientela dal palato raffinato. L’Azienda Gazzaneo si distingue sul mercato per la qualità e la genuinità dei propri prodotti: cura la qualità delle sue verdure, a partire dal momento della semina, selezionando il terreno, la varietà del seme, la concimazione ma soprattutto le modalità e i tempi della lotta antiparassitaria. I prodotti sono scelti sul campo, selezionati secondo le esigenze del mercato e sono unici, sia per la qualità delle materie prime, sia per il procedimento produttivo che permette di preservarne la forma e le proprietà sensoriali. L’attività si sviluppa su una superficie di circa 15 ettari dove sono coltivati con passione piccoli tesori del gusto. Inoltre una vasta area, che si estende per circa 500 mq,
è predisposta alla trasformazione e conservazione dei prodotti gestiti con macchinari all’avanguardia che favoriscono il mantenimento del sapore e della freschezza dei prodotti stessi. Fiore all’occhiello della produzione dell’Azienda Gazzaneo sono i Peperoni di Senise, commercializzati allo stato fresco, allo stato secco in collane (“serte”), macinati in polvere e da alcuni anni sotto forma di cheps “peperoni cruschi”, (realizzati friggendo per pochissimi secondi la parte edu-
le intera della bacca, che assume così una particolare croccantezza e friabilità). La particolarità del territorio e le singolari condizioni microclimatiche della valle del Sinni fanno sì che i prodotti dell’Azienda Gazzaneo abbiano un alto tasso di tipicità e tutto ciò ha permesso il riconoscimento IGP (Indicazione Geografica Protetta) da parte dell’Unione Europea nel 1996. Il Sole Rosso è la società che collabora con l’Azienda Gazzaneo e che si occupa di trasformare e commercializzare il prodotto.
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