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Il coraggio, l’altruismo, la fantasia Alberto Braghieri, Ordine Ingegneri Piacenza
Il coraggio, l’altruismo, la fantasia Alberto Braghieri Presidente Ordine degli Ingegneri di Piacenza
Concretezza è un ponte, un’interconnessione tra linguaggi, competenze, conoscenze. Si tratta di un momento di studio, ma del tutto peculiare. Perché rappresenta, a tutti gli effetti, un’esemplare simulazione di quanto dovrebbe avvenire nella realtà per raggiungere obiettivi condivisi e di alto profilo come quelli legati alla qualità del costruito, sia in ambito edile sia infrastrutturale. Concretezza è, innanzitutto, dialogo, scambio senza veli, un luogo fisico e insieme diffuso in cui si elaborano proposte a più voci, profondamente meditate e corroborate dall’esperienza professionale. Proposte di cui i normatori e i decisori ci auguriamo tengano in debito conto. Concretezza è uno spazio aperto, è lo spazio del buon costruire. Premesso tutto questo, non posso che esprimere la mia grande soddisfazione (e un ringraziamento particolare a Silvio Cocco, Valeria Campioni e al personale dell’Istituto Italiano per il Calcestruzzo) per la “scelta piacentina” della location dell’incontro annuale di Concretezza, una manifestazione che ha in comune con il nostro territorio - strategico e collocato al confine tra diverse regioni d’Italia - proprio lo spirito costruttivo e collaborativo. Un anno fa ragionavamo soltanto su un’idea, oggi finalmente ci siamo: nel Piacentino è nato un Osservatorio permanente sul calcestruzzo e soprattutto sulla buona tecnica che può permearne l’impiego e che potremmo illustrare attraverso tre concetti, tre parole chiave che ho preso in prestito da una popolarissima canzone di Francesco De Gregori (“La leva calcistica del ‘68”, Titanic, RCA Italiana, 1982, il brano peraltro si apre con un’immagine edile [Sole sul tetto dei palazzi in costruzione...]). Ovvero: il coraggio, l’altruismo e la fantasia.
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Dialogare, investire, immaginare Iniziamo dal coraggio. Ce ne vuole, indubitabilmente, per vedere i limiti di un comparto e renderli pubblici, dopo un processo di condivisione con gli altri operatori, con tutti gli anelli della catena. E il primo limite conclamato è proprio la scarsa volontà di dialogo, una nota costante che a Concretezza è stata completamente ribaltata. Con grande coraggio, per l’appunto. Quindi, ecco l’altruismo: quello di cui è piena ogni iniziativa che preveda un investimento cospicuo, economico ma anche e soprattutto ideale e passionale, in formazione. In educazione mirata delle nuove generazioni. Dare ai giovani, trasferire know how e competenze, è un atto di generosità profondamente disinteressato, è un passo concreto verso un futuro che sarà senz’altro migliore. Infine, la fantasia: per esempio di immaginare percorsi differenti, opzioni inaspettate, incontri inattesi. Le giornate di Concretezza, per chi le ha vissute, sono state soprattutto questo. Un elemento caratterizzante del mondo delle costruzioni è, oggi, la complessità, che contraddistingue tutta la filiera, dalla committenza al collaudo. Ogni anello della catena, ogni singolo attore del processo costruttivo è detentore di un linguaggio, di una cultura, di un sistema di pensiero che, in genere, è storicamente poco orientato al superamento della rispettiva “comfort zone”. Certamente, sussistono legami, link di interdipendenza, si pensi al caso dei progettisti e delle imprese, ma questi non sono ancora sufficienti a forgiare un contesto armonico, basato su un linguaggio unico e condiviso. Un contesto imperniato sulla fluidità e sulla sintonia. In quest’opera di non più rinviabile armonizzazione, noi ingegneri possiamo ricoprire un ruolo decisivo, privilegiato. All’interno dei diversi Ordini territoriali, infatti, ci interfacciamo quotidianamente con professionisti che apparengono ai distinti anelli della catena, dai progettisti a responsabili di cantiere, dai responsabili unici del procedimento agli sviluppatori di tecnologia.
Gli ingegneri-connettori Dobbiamo dunque essere sempre di più “connettori”, facilitatori di nessi, di punti d’incontro. È la nostra stessa formazione, è la nostra professione che ce lo impone. Ed è un impegno, questo, che deve recare in sé lo spirito giusto per andare ancora oltre, ovvero al di là dei confini dell’ingegneria, per favorire sempre di più la multidisciplinarietà, la condivisione di saperi e azioni tra professionisti di diversa estrazione culturale, tra i tecnici di ieri, di oggi e di domani. Concretezza, in questo processo, può fortificarci, allenarci a dovere, e soprattutto può fornirci una buona mappa che, se seguìta con attenzione e convinzione, non mancherà di portarci a raggiungere l’agognato tesoro della qualità costruttiva. Ma attenzione: per vincere davvero questa straordinaria sfida, non possiamo dimenticarci di portare con noi gli ingredienti indispensabili dell’altruismo, del coraggio e della fantasia.