Prime Pagine, 5 maggio 2013

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Cassa integrazione e misure per gli esodati: invece di perdersi in polemiche inutili, perché il governo non affronta subito la grave emergenza sociale?

Domenica 5 maggio 2013 – Anno 5 – n° 122

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Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

CRICCHE, P3, AMICI DEGLI AMICI MA PAGA SOLO LA BIANCOFIORE dc

PD, ANATOMIA DI UN TRADIMENTO di Antonio

Padellaro

l Fatto ha contato almeno I 50 città dove la base del Pd è in rivolta contro le larghe in-

tese strette con il Pdl di Silvio Berlusconi. C’è chi aspetta il congresso sperando nella rivincita della sinistra interna, magari con l’arrivo della cavalleria di Rodotà. C’è chi vorrebbe staccare la spina subito, per creare l’anelato “nuovo soggetto politico”, ma teme che, come spesso in passato, i sogni muoiano all’alba. Molti si chiedono sgomenti come sia potuto accadere. Ecco come. - Breve riepilogo. Nel settembre 2012 Mario Monti annunciò con tono perentorio alla Cnn: “Non correrò alle elezioni, sono senatore a vita”. Una dozzina di volte almeno prima della scadenza del settennato, Giorgio Napolitano aveva escluso decisamente una rielezione, arrivando a definire questa ipotesi semplicemente “ridicola”. Anche dopo i risultati del voto di febbraio non si contano le dichiarazioni di esponenti del Pd ferocemente contrari a un governo con Berlusconi: da Bersani a Franceschini, dalla Finocchiaro a Massimo D’Alema a cui si deve un no senza se e senza ma: “Non è possibile che, neppure in emergenza, le maggiori forze politiche del centrosinistra e del centrodestra formino un governo insieme”. Di Silvio Berlusconi, Enrico Letta ha detto cose piuttosto pesanti, arrivando a definirlo “patetico e bollito”. Così l’8 aprile scorso il vicesegretario del Pd dava il colpo di grazia a qualsiasi possibilità di accordo con il Pdl: “Il governissimo come è stato fatto in Germania qui non è attuabile”. Sappiamo com’è finita. Monti si è candidato con un suo partito. Napolitano si è fatto rieleggere. Letta è il premier del governissimo, sostenuto da tutto il suo partito, tranne un paio di giapponesi dispersi nella giungla. Amen. - Inganno e disprezzo. Dell’uso del tradimento in politica si è occupata, tra i tanti, Hannah Arendt spiegando che, se i politici mentono, è o per debolezza, avendo comunque bisogno di garantirsi il consenso elettorale, o per disprezzo, ritenendo utili i voti, ma inutili gli elettori. segue a pag. 3

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Letta fa la voce grossa e toglie le Pari Opportunità a una sottosegretaria comunque inadeguata. Ma non batte ciglio se nel governo sono presenti un cementiere alle Infrastrutture (Girlanda), alla Giustizia un amico di personaggi chiacchierati (Ferri) e Micciché felice per le raccomandazioni di Dell’Utri e Lombardo

Michaela Biancofiore Ansa

Perniconi e Zanca » pag. 7

» TASSE » Il premier cerca di guadagnare qualche mese

Abolire l’Imu? Vince il rinvio I conti in tasca a Brunetta e ai ministri La priorità è una manovra per finanziare la cassa integrazione, mentre si studia un sistema per superare l’imposta sugli immobili e la Tares sulla raccolta dei rifiuti o scontro sull’Imu pare in via di raffreddamento. Solo Renato Brunetta non si arL rende e chiede abolizione e restituzione della

quota. Provvedimento dal quale lui avrebbe un beneficio diretto, per la sua prima casa, da 5.500 Feltri e Lillo » pag. 4 - 5 euro.

»EFFETTO INCIUCIO » Da Prato, “centro” dei ribelli, a Pistoia e Roma: “Mai con B.”

Viaggio nel Pd in rivolta che ammaina le bandiere I militanti: “Hanno trasformato il partito in uno scheletro”, “il ‘rottamare’ di Renzi è rimasto solo una parola d’ordine, come dimostrato in occasione del voto per il Colle”. Nuovo segretario: Cuperlo favorito, ma Civati minaccia la scissione Caporale, De Carolis e Tecce » pag. 2 - 3

LA COSTITUZIONALISTA

U di Furio Colombo

» GLI EREDI DEL MAESTRO

Carlassare: i paletti imposti a Bersani, i saggi e il bis Tutte le forzature del Quirinale

DISOCCUPATI PERMANENTI: NUOVE SCENE DI CLASSE

La villa contesa e la guerra degli ultimi Verdi

e forze contrarie al cambiamento in L Italia hanno sempre la-

e io avessi potuto dimostrare che la fabbrica è un bene S comune e non un interesse pri-

vorato”: Lorenza Carlassare, professore emerito di Diritto costituzionale a Padova, sospira al telefono. Truzzi » pag. 9

vato...”. Trovo questa frase nella raccolta di scritti e discorsi di Adriano Olivetti nel volume Il mondo che nasce appena pubblicato dalle Edizioni di Comunità. » pag. 18

Chierici » pag. 16

LA CATTIVERIA Letta ritira alla Biancofiore la delega alle Pari opportunità. Non aveva detto niente sui negri » www.spinoza.it

Si fa ma non si dice di Marco Travaglio

utto è bene quel che finisce bene. Michaela T Biancofiore, sottosegretario alle Pari Opportunità per mezza giornata, è stata spostata

alla Pubblica Amministrazione, che tanto è la stessa cosa. Il governo dei giovani e dei competenti è salvo. C’è stato forse un piccolo errore, come cantava Celentano. Ma non sarà una minuscola smagliatura, dovuta all’inesperienza per la tenera età, a sminuire la statura del Premier Nipote, reduce dal trionfale tour in Europa (pare che alcuni capi di Stato e di governo l’abbiano addirittura riconosciuto). Naturalmente nessuno intende difendere la signora Biancofiore. In un paese serio le sue idee (si fa per dire) su Mussolini e Berlusconi, i suoi spiriti guida, le impedirebbero di presiedere un’assemblea di condominio. Ma delle sue idee l’“amazzone di Silvio”, come orgogliosamente si fa chiamare, non ha mai fatto mistero. E allora sarebbe interessante sapere chi ha avuto la splendida idea di chiamarla a far parte del governo, per giunta alle Pari Opportunità. Non bastava tutto quel che aveva detto fino all’altroieri? Pare di no, tant’è che le è stata fatale un’intervista di ieri a Repubblica in cui – horribile dictu – invitava le associazioni gay, “invece di autoghettizzarsi e difendere il loro interesse di parte, a condannare i femminicidi”. Acqua fresca, rispetto a quel che aveva detto prima della nomina. E allora c’è da capire chi fa le nomine nel governo Letta: Tafazzi? Bombolo? Jimmy il Fenomeno? Ma ora che Michaela va a occuparsi della Pubblica Amministrazione, il problema è risolto. Almeno per i giornali e tg governativi (praticamente tutti), che usano il caso Biancofiore come specchietto per le allodole. Come se ora avessimo il migliore dei governi possibili. È il trionfo di Tartuffe, l’apoteosi dell’ipocrisia democristiana, il festival del “si fa ma non si dice”. Infatti Lettino invita i ministri e i loro vice alla “sobrietà” nelle esternazioni: come se il problema non fosse quello che fanno, ma quello che dicono. Lo sanno tutti, per esempio, che il sottosegretario Micciché è l’uomo di Lombardo (imputato per mafia) e di Dell’Utri (condannato per mafia). E infatti lui rivela al Corriere che l’amico Marcello gli “ha telefonato per i complimenti” e “ha avuto un ruolo nelle scelte che ha fatto Berlusconi (e dunque Letta, ndr)” e che Lombardo “ha telefonato a Verdini e Berlusconi invocando la mia nomina”. Però Dell’Utri e Lombardo in Parlamento non ci sono e B. al governo non ci è entrato: dunque dov’è il problema? Ci sono Alfano, Lupi, Quagliariello & C., tutte figure notoriamente autonome e indipendenti dal Cainano. Ora la battaglia di Tartuffe si sposta sulla presidenza della Convenzione che riformerà la Costituzione. B. dice che spetta a lui e il Pd, che ha calato le braghe facendogli scegliere il presidente della Repubblica e poi il premier, si oppone fieramente come sull’ultima trincea della Resistenza. Ma il guaio non è che B. potrebbe presiederla: è che, non essendo bastata la disfatta della Bicamerale, questi sciagurati abbiano deciso di riscrivere la Costituzione, per giunta con lui. Ed essendosi pappati – col 25% dei voti – le prime quattro cariche dello Stato, hanno già riconosciuto il diritto del Pdl a occupare quella della Convenzione. Che poi vi si accomodi B., o Schifani, o Calderoli, fa qualche differenza? Anzi, paradossalmente è molto meglio B.: almeno chi non ha ancora capito chi comanda se ne fa una ragione e si leva ogni residua illusione. Ma proprio su questo equivoco si regge il governo della vergogna: sulle foglie di fico e sulla truffa del meno peggio. Non c’è Verdini, ma c’è il suo sodale Girlanda, circondato da un esercito di cementificatori e nemici dell’ambiente. Non c’è Gaparri né Letta (Gianni), ma c’è il loro clone Catricalà. Non ci sono gli imputati del Pdl, in compenso ci sono quelli del Pd (Bubbico e De Luca), che notoriamente profumano di Chanel numero 5. Viene in mente una vignetta di Altan. “Poteva andare peggio”. “No”.


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