Mater Misericordiae

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Mater misericordiae BOLLETTINO DELLE SORELLE MISERICORDIOSE Dicembre (2/2015)

e 5,00 la copia

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia


INDICE Maria, Madre di Dio e Regina e Regina della Pace

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Prepariamoci al “Giubileo della misericordia”

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Il messaggio di Gesù sulla Misericordia

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Degni del cielo

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La famiglia grembo di bellezza

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Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa Atella: le Sorelle Misericordiose sono tornate. Discorso di Valeria Dema

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…Notizie di casa nostra Da Rionero in Vulture Da Sale Marasino Da Santhià Da Torbiato d’Adro Da Roma Dalla Tanzania Dalle Filippine Nell’Eterno Gaudio

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suore Misericordiose «Mater misericordiae» Iscritto presso il Tribunale di Melfi (Potenza) al n. 19 in data 4 febbraio 1953. Direttore responsabile P. UMBERTO SCOTUZZI Iscritto al registro Giornali e Periodici del Tribunale di Brescia il 1º agosto 1968. Inviare corrispondenza alla Rev.ma Madre Superiora, servendosi per l’invio di denaro del Conto Corrente Postale N. 13552856 intestato a: Superiora Generale «suore Misericordiose» RIONERO in Vulture (Potenza)

GRAFICHE ARTIGIANELLI Via E. Ferri, 73 – BRESCIA

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A Natale... “appare la bontà di Dio, nostro Salvatore e il suo amore per gli uomini” (Ts 2,11). Questo messaggio di speranza cristiana ci invade la gioia e ci invita ad adorare il grande mistero del Dio incarnato e a chiedere il dono della pace vera per tutti i popoli. I nostri fervidi auguri, avvalorati dalla preghiera, giungano a tutti voi:

BUON NATALE E FELICE ANNO 2016 con tanto affetto le Sorelle Misericordiose italiane e missionarie


Maria, Madre di Dio e Regina della Pace

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a festa di Maria, Madre di Dio, cade proprio all’inizio del nuovo anno civile e in occasione della “giornata mondiale della pace”, che già dal 1968 il Papa Paolo VI ha fissato per questa data, quasi come un augurio di gioia e di fraternità per tutti i giorni che ci stanno, ancora intatti, davanti: la luce di Maria, che noi invochiamo come “Regina della Pace”, può e deve riempirli con tutta la ricchezza di amore che essa ha riversato nel mondo dandoci Cristo “nostra pace”. È ormai consolidata tradizione che il primo giorno dell’anno la Chiesa si riunisca in preghiera per invocare la pace. È per dire che i primi passi dell’anno vogliamo che siano passi di pace. Erano i passi dei primi pastori. Siano perciò anche i passi di ogni discepolo di Gesù e di ogni uomo di buona volontà. La pace, richiede l’impegno tenace degli uomini. È un dono che viene dall’alto ed è un frutto dello Spirito l’amore che opera nel cuore degli uomini. Per questo la preghiera d’inizio di questo nuovo tempo è l’antico augurio degli angeli: “...Gloria a Dio in cielo ...e pace in terra agli uomini che Dio ama”. Tutti aspiriamo a vivere nella pace. Ma la pace vera, quella annunciata dagli angeli nella notte di Natale, non è semplice conquista dell’uomo o frutto di accordi politici; è prima di tutto dono di Dio che viene dall’alto.

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Prepariamoci al “Giubileo della misericordia”

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d ogni Giubileo si ripresenta la necessità di rinfrescarsi la memoria sul significato di questo evento religioso e sociale. Quello indetto da Papa Francesco dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre 2016 con la bolla Misericordiae vultus merita sicuramente una cura particolare, intanto per le due date di inizio e chiusura. L’8 dicembre è la festa dell’Immacolata concezione e il 50°

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anniversario della chiusura del concilio Vaticano II, mentre il 20 novembre sarà la festa di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, e la misericordia è una manifestazione significativa della regalità di Cristo. Il Giubileo pone con forza il tema dell’iniziazione cristiana. La sfida attuale è, infatti, quella di una nuova immagine di Chiesa, dove i fedeli vivono tutte le dimensioni del battesimo inteso come totale adesione a Cristo. Il senso della celebrazione di questo Giubileo è proprio il dichiarato riproporre, nel tema innanzitutto della conversione e della domanda di perdono, ciò che sta alla radice dell’ingresso nella comunità credente: l’esperienza della misericordia, del farsi prossimo, visceralmente prossimo, di Dio, così da rendersi partecipi della sua stessa vita. Il che ovviamente si accompagna al giubilo, alla gioia che tale consapevolezza ed esperienza comportano.


Il messaggio di Gesù sulla misericordia”

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he cosa intende dire Gesù proclamando felici, fortunati, beati, i misericordiosi? Per rispondere alla domanda, è sufficiente individuare, sempre nel vangelo di Matteo, alcuni passi nei quali ricorre il vocabolo “misericordia”. 1 - Mt 9,13: “Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Così Gesù risponde ai farisei che lo rimproverano per essersi seduto a mensa con i pubblicani e i peccatori. Egli non si richiama a un semplice principio di cortesia, di educazione, di buone maniere, ma sottolinea un aspetto fondamentale della sua azione, che è poi quello che definisce l’atteggiamento di Dio verso l’uomo: “non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. La misericordia è una chiamata Mt 12,7: “Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa”. Gesù ammonisce coloro che rimproverano i suoi discepoli perché coglievano e mangiavano le spighe dei campi, nel giorno di sabato, per saziare la fame. Il problema è dunque la non osservanza del sabato, e Gesù difende con animosi-

tà e ardore i discepoli, richiamandosi ancora una volta al principio che ritiene decisivo per tutto l’Antico Testamento; la misericordia vale più delle opere di culto, vale più dell’osservanza del sabato. 2 - Sarebbe tuttavia errato limitare la misericordia alla compassione, al non giudizio degli altri, a una sorta di buona disposizione verso il prossimo. Mostrarsi misericordioso significa anche soccorrere coloro che sono nel bisogno. Mt 22,35 ss.: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi... ». Gesù domanda le opere di misericordia, vuole che ci impegnamo verso tutti coloro che si trovano nella miseria e nella infelicità. Il cap. 25 di Matteo, con

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l’elencazione dei bisognosi che richiedono la nostra premurosa attenzione, ci offre un’idea del comportamento evocato dalla quinta beatitudine. E le opere di misericordia devono essere compiute con un atteggiamento interiore autentico, profondo: Mt 6,2: «Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già avuto la loro ricompensa». 3 - C’è infine un versetto di Matteo, ancora nel Discorso della Montagna, che ci sollecita a una ulteriore attenzione. Nel Padre Nostro, Gesù insegna a dire: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). Dobbiamo saper perdonare, saper comprendere, saper capire, voler perdonare settanta volte sette. Soprattutto, la parola del Signore ci presenta il modello a cui ispirarci per ottenere il premio della misericordia promesso ai misericordiosi. Il modello è Dio stesso che, nell’Antico Testamento è presentato con la caratteristica dell’amore fedele e misericordioso.

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Es 34,6-7a: «Il Signore passò davanti a lui proclamando: il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato». Dio è misericordioso, ben disposto verso l’uomo peccatore, e nel suo amore è fedele, non si stanca mai: egli è amore e verità, misericordia e fedeltà. Per questo il discepolo è chiamato ad imitare la tenerezza perseverante del Signore, e non può mai stancarsi di nessuno, non può mai ritenere che il dialogo con un fratello, amico o nemico che sia, è finito, che non c’è più nulla da fare. Dio lo sollecita con il suo esempio, a ricominciare sempre il rapporto, ogni rapporto, con gioia nuova. Al termine della sua esposizione, Gesù ci dà l’esortazione chiave: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro» (v. 36). Egli stesso, per primo ha voluto imitare il Padre, cercando in tutta la sua vita i peccatori, i lontani, i perduti, riprendendo continuamente il dialogo, non togliendo mai la fiducia ad alcuno. Gesù si fa modello supremo di misericordia soprattutto sulla croce. Persino dopo la morte si mostra ricco di misericordia e di amore: «Oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23,43 ). Per comprendere le beatitudini, e non soltanto quella della misericordia, dobbiamo contemplare il cuore di Cristo trafitto sulla croce. Alla luce di questa contemplazione ci sarà possibile rileggere tutti gli insegnamenti di Gesù nei vangeli, tutte le sue parole sul perdono, sull’amore vicendevole, sull’umiltà, sulla vigilanza, sulla preghiera continua.


Degni del cielo B

eatificati nel 2008, Louis Martin e Marie Azélie (o semplicemente Zélie) Guérin sono i genitori di santa Teresa del Bambin Gesù. Canonizzati il 18 ottobre 2015. Di famiglia normanna, ma nato a Bordeaux, Louis, che viveva ad Alençon con i genitori, a ventidue anni non era stato accolto come novizio nel convento certosino del Gran San Bernardo, in quanto non conosceva il latino. Similmente, Zélie a diciannove anni non era stata accettata tra le Figlie della Carità dell’Hòtel Dieu di Alençon, a causa della salute delicata. Entrambi, perciò, pensarono di consacrare in silenzio la propria vita a Dio, restando nel mondo. Louis divenne orologiaio, e poi anche orefice; Zélie invece divenne merlettaia e si specializzò nella produzione del “punto di Alençon”. Si conobbero nel 1858 e, racconta Zélie stessa, incrociando sul ponte San Leonardo quel distinto signore ... aveva sentito una voce che le diceva «è lui che io ho preparato per te». E lo raccontava convinta «di avere sentito la voce della Madonna» (Una santa famiglia = SF, 15). Dopo pochi mesi di fidanzamento si sposarono ad Alençon il 13 luglio 1858 per formare una famiglia cristiana col maggior numero possibile di bambini. Con il suo carattere allegro, Louis stemperava l’austerità della moglie Zélie, frutto di un’educazione molto rigida, tanto che lei stessa ebbe a defini-

re la propria gioventù «triste come un sudario» (Incomparabili genitori = IC, 101). Questa situazione, unitamente alla primitiva scelta di consacrazione, rese inizialmente problematico per Zélie accettare compiutamente la dimensione sponsale nella quale pure era desiderosa di vivere la propria maternità; per la giovane coppia furono momenti di grande intimità spirituale in cui, rivolgendosi a Dio, ciò che sarebbe potuto essere un ostacolo si rivelò, invece, l’occasione di un affetto vissuto in piena sintonia di intenti e di sensibilità. La nascita dei figli indirizzò definitivamente la vita coniugale dei Martin, come Zélie negli ultimi mesi di vita scrisse alla figlia Pauline: «Quando abbiamo avuto i nostri figlioli... non vivevamo più che per loro, questa era la nostra felicità, e non l’abbiamo mai trovata se non in loro. Insomma, tutto ci riusciva facilissimo, il mondo non ci era più di peso» (SF, 17). Del resto, già prima di averne di loro, essi avevano stabilmente accolto in casa un bimbo, rimasto senza madre e appartenente a una famiglia numerosissima. Nacquero nove bambini e a tutti fu posto come primo nome quello di Maria. Sopravvissero, però, solo cinque femmine: Louise, nata nel 1860, chiamata col primo nome di Marie, Pauline, nata nel 1861, Léonie, nel 1863, Céline, nel 1869 e Thérèse, la santa, nata

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nel 1873: tutte scelsero la vita consacrata nel Carmelo di Lisieux, tranne Léonie che divenne monaca nel convento della Visitazione di Caen. Invece Louis, nato nel 1866, Jean-Baptiste, nato nel 1867 e Mélanie Thérèse, nata nel 1870, morirono entro l’anno di vita, e in quello stesso 1870 morì anche la piccola Hélène, di soli cinque anni. Ciò che rese umanamente sopportabili e cristianamente esemplari queste tragedie fu la consapevolezza che i genitori sono strumenti di cui Dio si serve affinché si realizzi il mistero della vita: un bimbo che muore, ancorché piccolissimo, non è una vita che scompare, ma una vita riaffidata a Dio e consegnata alla felicità eterna. Fu ciò che Zélie pensò anche quando la sua ultima bambina, Thérèse, nei primi mesi di vita era gravemente malata: «Ieri, mentre andavo a vedere la mia piccola Teresa, accompagnata dal dottore, mi dicevo: (...) non saremo felici che quando tutti, noi e i nostri figli, saremo riuniti lassù. E facevo a Dio l’offerta della mia bambina... Ho fatto tutto quel che era in mio potere per salvare la vita della mia Teresa; ora, se Dio vuole disporre altrimenti, mi sforzerò di sopportare la prova con la maggiore pazienza possibile» (SF, 21). “Allevare figli per il Cielo” significava accogliere la loro vita come un dono prezioso, da custodire, da crescere e di cui ringraziare il Signore: e tutto questo richiedeva energia, affetto, sensibilità, attenzione, serenità, gioia e impegno. La giornata dei Martin cominciava al mattino presto, alle 5.30, quando insieme si recavano alla Messa; poi il tempo era assorbito dal lavoro e dalle routine quotidiane. L’attività di Zélie, il merletto di Alençon, si era molto ingrandita e vi lavoravano diverse operaie: il marito,

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vedendo la moglie costretta a ritmi sfibranti, abbandonò il suo laboratorio di orologeria per collaborare nell’azienda di famiglia. Per il punto di Alençon occorreva seguire con aghi e filo un disegno tracciato perforando con grossi aghi una pergamena verde: Zélie coordinava il lavoro delle operaie in vista del prodotto finale, mentre papà Martin preparava le pergamene e curava l’aspetto commerciale, attento a non soccombere al desiderio di arricchirsi. Confidava infatti alla figlia Céline: «Sento che, facilmente, prenderei gusto al mio impiego di denaro, ma non voglio lasciarmi trascinare; è una china molto pericolosa e conduce alla speculazione» (IG, 29). Insieme compivano molti gesti di solidarietà, di generosità sia materiale sia spirituale per i vicini di casa, le operaie dell’azienda e diversi conoscenti. E insieme i coniugi Martin educavano le loro figlie a non sprecare nulla, a preoccuparsi più della felicità altrui che della propria, a far crescere nel proprio cuore una fede profonda. Per l’intera famiglia la preghiera era costante e qualsiasi gesto era compiuto «per amore di Gesù»; e mentre la mamma istruiva le piccole con parole sapienti e grandi baci, il babbo le intratteneva con motti di spirito, inventando per loro giochi e giocattoli e trovando per ciascuna di loro un nomignolo: Marie era “il diamante”, Pauline “la perla fine”, Léonie “la buona Leonina”, Céline “l’intrepida” e Thérèse “la Reginetta di Francia e di Navarra”, oppure “il piccolo maggiolino biondo”, o ancora “il mazzolino”. In questa famiglia intessuta di amore e di rispetto reciproco, dal 1876 cominciò a manifestarsi in modo inequivocabile un tumore al seno che condusse Zélie alla morte l’anno successivo. Con l’aggravar-


si del male, i dolori si fecero sempre più intensi, tuttavia ella si mantenne convinta che il disegno di Dio su ciascuna persona è frutto del Suo immenso amore. Al fratello lsidore, pochi giorni prima di morire, il 28 agosto 1877, Zélie scrisse: «Che cosa volete! Se la Santa Vergine non mi guarisce, significa che il mio tempo è compiuto e che il buon Dio vuole che mi riposi altrove che sulla terra...» (IG, 120). Ormai vedovo, Louis abbandonò Alençon e tutto ciò lì gli era caro: l’azienda del merletto, i ricordi, gli amici del circolo cattolico e delle attività culturali. Si trasferì a Lisieux, dove risiedevano i parenti della moglie, che per le sue figlie, allora dai diciassette ai quattro anni, sarebbero stati un prezioso punto di riferimento. A partire dal 1884, una dopo l’altra le sue figlie entrarono in Monastero: il distacco più doloroso fu quello dalla giovanissima Thérèse nell’aprile del 1888; l’ultimo fu quello di Céline, che avvenne due mesi più tardi. Egli accolse l’intenzione di quest’ultima figlia dicendo: «Vieni, andiamo insieme al SS. Sacramento, a ringraziare il Signore delle grazie che accorda alla nostra famiglia e dell’onore che mi fa di scegliersi le spose nella mia casa» (IG, 56). Gli anni che seguirono furono per Louis Martin di progressivo indebolimento fisico, tanto che nel 1889 fu ricoverato nella casa di salute del Buon Salvatore di

Caen. Non aveva perso lucidità: si occupò, fino a che gli fu possibile, di garantire economicamente il futuro delle sue figlie e di realizzare alcune opere di pietà e, mentre si rendeva conto del proprio declino, offriva questa umiliazione a Dio per la conversione degli increduli, nella certezza che era già stata della sua Zélie: «... il buon Dio è il Padrone del nostro bene, ci può lasciar soffrire tanto e più, ma il suo aiuto e la sua grazia non ci mancheranno mai» (IG, 145). Ormai paralizzato alle gambe e sofferente di cuore, si spense nella casa dei cognati il 29 luglio 1894.

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La famiglia, grembo di bellezza

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n anno fa si è concluso il Sinodo Straordinario sulla famiglia (Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione, 4-19 ottobre 2014) e ora siamo immersi nel cammino della prossima Assemblea sinodale (La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, 4-25 ottobre 2015). Papa Francesco, con tutti i Vescovi Sinodali, ha chiesto a ogni diocesi e parrocchia di “osare” nel provare nuove strade coerenti al Vangelo e più vicine alla vita delle persone: siamo chiamati a vivere «un anno per maturare con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare» (papa

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Francesco, Discorso conclusivo, 18 ottobre 2014). La Chiesa non esiste per se stessa, ma per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini, ed è chiamata a portare la gioia del Risorto. Questa gioia va annunciata a tutti, in uno slancio d’amore gratuito che non esclude nessuno, a cominciare dalla famiglia, cellula fondante della società e della Chiesa, scuola di umanità (come l’ha definita il Concilio Vaticano II al n. 52 della Costituzione Gaudium et Spes), di socialità e di ecclesialità, grembo di bellezza, che si sforza ogni giorno di crescere nella fede e nell’amore reciproco. Sull’esempio di Maria e di Giuseppe, la famiglia deve rafforzare un profondo legame di fede e obbedire all’amore di Dio, che è più forte di ogni divisione ed è


più grande di ogni piccolezza. Solamente in questo modo sarà possibile leggere tutto con lo sguardo della provvidenza, e così niente verrà trascurato nella vita familiare, ma tutto potrà servire al cammino comune di santità. Il 2 febbraio 2014 papa Francesco ha inviato a tutte le famiglie del mondo una stupenda lettera, invitando ognuno di noi a pregare per il prossimo Sinodo sulla famiglia: «Davvero Gesù fa incontrare e unisce le generazioni! Egli è la

fonte inesauribile di quell’amore che vince ogni chiusura, ogni solitudine, ogni tristezza. Nel vostro cammino familiare, voi condividete tanti momenti belli: i pasti, il riposo, il lavoro in casa, il divertimento, la preghiera, i viaggi e i pellegrinaggi, le azioni di solidarietà... Tuttavia, se manca l’amore manca la gioia, e l’amore autentico ce lo dona Gesù: ci offe la sua Parola, che illumina la nostra strada; ci dà il Pane di vita, che sostiene la fatica quotidiana del nostro cammino».

Preghiera alla Santa Famiglia Gesù, Maria e Giuseppe, in voi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a voi con fiducia ci rivolgiamo. Santa Famiglia di Nazareth, rendi anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche. Santa Famiglia di Nazareth, mai più nelle famiglie si faccia esperienza di violenza, di chiusura e divisione: chiunque è stato ferito o scandalizzato consacra presto consolazione e guarigione. Sacra Famiglia di Nazareth, ridesta in tutti la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio. Gesù, Maria e Giuseppe, ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen Papa Francesco

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Atella: le Sorelle Misericordiose sono tornate Celebrata una Santa Messa nel Duomo dal Vescovo diocesano monsignor Todisco

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l treno sferragliava su binari che risentivano di una ultradecennale trascuratezza, trainato da una ansimante trascuratezza, e fumosa locomotiva, attraversando il Tavoliere Foggiano e diretto verso le valli e i paesi della Lucania”. Così lo studioso primo prof. Raisaro descrive il primo viaggio di una umile, povera e gracile signorina del Nord Italia, l’insegnante elementare Luigina Semporini. Era l’11 maggio 1947. Poi Luigina per adempiere agli impegni sco-

lastici già presi nel suo paese natale o, forse, perché alternava momenti di incertezza con altri di sicura decisione, risalirà nella sua terra: ma con negli occhi e nel cuore un paesaggio devastato da una atroce guerra, con case crollate, paesi deserti, bambini abbandonati e gente distrutta dalla fame e dalla malattia. Luigina povera tra i poveri non resisterà, ritornerà ai piedi del rigoglioso Vulture e là si fermerà per sempre. Per diventare Madre Francesca e dare vita Congregazione della Sorelle Misericordiose. L’in-

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Inizio della celebrazione liturgica

contro, poi, provvidenziale, con un’altra eroica figura assetata di carità cristiana, il frate francescano padre Achille Fosco, farà il resto. Oggi, a quasi settanta anni, sul solco tracciato dalla fondatrice, la Congregazione rappresenta una felice realtà. Oltre alla Casa Madre di Rionero in Vulture, una poderosa struttura di accoglienza, dove la stessa Semporini e padre Achille sono sepolti, le Sorelle Misericordiose, con intellingenza e animate da un forte spirito di amore per il prossimo, hanno realizzato, soprattutto nel bresciano, nel vercellese e nella stessa Roma, altre case di accoglienza, altri ricoveri, ospizi, asili e tutto ciò che può soddisfare le esigenze dei più bisognosi. E non solo. Il desiderio di diffondere il loro robusto carisma che contempla l’a-

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more misericordioso di Gesù e di Maria e l’assistenza ai sacerdoti soli ed anziani affiancando gli stessi nel loro ministero pastorale ed apostolico, ha portato le Sorelle Misericordiose in altri continenti ed oltreoceano dove tuttora in esse emerge un profondo spirito di sollievo e di aiuto tra popolazioni immerse nella più grande povertà. In Africa, attraverso floride missioni in Tanzania e Mozambico, e nelle lontane Filippine, con scuole materne e case di accoglienza per bambini nella più piena sofferenza di vita. Ed è proprio nelle Filippine che il carisma della misericordia si fa più vivo, dove le Sorelle custodiscono, tra l’altro, una casa adibita ad accogliere e accudire l’infanzia abbandonata e le ragazze in difficoltà. Ecco, allora, che il pensiero


ritorna ad una umile, ma tanto eroica, maestrina calata dal nord,che ha voluto fortemente si realizzasse tutto questo per assecondare il suo immenso amore misericordioso. Davvero una figura straordinaria. Per dirla come il Sommo Poeta “in te misericordia, in te pietate, in te magnificenza...”. Oggi, il desiderio di crescere e di portare il loro carisma anche in angoli dove c’è più bisogno di assistenza ha indotto le Sorelle, dopo tantissimi anni e con la mente rivolta a un lontano passato, a riaprire una nuova casa nella comunità di Atella. Difatti, in una giornata buia, uggiosa e piovigginosa, ma tanto ricca di spiritualità e di misericordia, nel

Duomo di S. Maria ad Nives della cittadina vulturina, nel pomeriggio dell’11 ottobre scorso, è stata celebrata la S. Messa domenicale, pure in occasione dell’accoglienza per un felice ritorno e della riapertura di una nuova casa. Dopo aver benedetto il nuovo locale, il nostro Vescovo diocesano mons. Gianfranco Todisco, nel Duomo, alla presenza delle autorità, del sindaco e di un’intera comunità in festa, concelebrante il parroco del luogo don Gilberto Cignarale, ha presieduto solennemente la celebrazione. Nella sua significativa omelia, padre Gianfranco si è soffermato, tra l’altro, proprio sull’aspetto della misericordia e della carità, ciò che le Sorelle da più

Alla fine della celebrazione, una foto ricordo con sua ecc.za il Vescovo diocesano Gianfranco Todisco, il parroco don Gilberto, il Sindaco e le suore

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di mezzo secolo amorevolmente compiono. Non a caso, il Vangelo odierno di Marco, e la lettura di Paolo ai romani, scelta per l’occasione, trattavano proprio di questo. La madre generale, Valeria Dema, visibilmente commossa, dall’altare ha ringraziato il Signore per il dono che ha voluto elargire nuovamente alla comunità di Atella. Un gradito ritorno alle origini, dunque. Noi tutti ci auguriamo che suor Francesca Ferrari, suor

Donatina Tito e suor Claudia Ostoni, le tre suore che abiteranno la nuova casa, possano svolgere con tanta gioia e tanto amore il servizio di apostolato loro consegnato. Propriamente come in vita due figure straordinarie, madre Francesca Semporini e padre Achille Fosco, hanno sempre fatto e ardentemente desiderato che si continuasse a fare nel tempo.

Alla fine un abbondante rinfresco per tutti

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Fermo Libutti


Discorso di madre Valeria Dema Superiora generale delle Sorelle Misericordiose in occasione della riapertura della Casa in Atella l’11 ottobre 2015

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ev.do padre Gianfranco, amato don Gilberto, signor sindaco dr. Nicola Telesca, autorità cittadine, gruppi di preghiera, amici e a tutto il popolo di Dio. Oggi, 11 ottobre 2015, data scelta dal nostro Vescovo P. Gianfranco per l’apertura della Comunità religiosa delle Sorelle Misericordiose in Atella. Giorno indimenticabile perché fin dagli inizi del nostro Istituto come oggi, si celebrava solennemente Maria, Madre della Misericordia. Ed è proprio sotto la Sua materna protezione che vogliamo aprire questa nuova Comunità. Rivolgo a tutti voi il mio saluto più cordiale per un cammino di fede insieme, all’insegna della Divina Misericordia, facendo nostro il richiamo di Papa Francesco di “uscire” per portare Cristo al mondo. E se oggi vogliamo fare memoria della storia, possiamo affermare che è proprio quello che hanno fatto i nostri fondatori padre Achille Fosco OFM conv.li e madre Francesca Semporini. Era l’anno 1947, all’inizio della fondazione del nostro Istituto Sorelle Misericordiose, quando i nostri fondatori vennero in Basilicata, per una missione di qualità: portare Cristo attraverso la testimonianza di un servizio

di carità esercitando le Opere di misericordia spirituali e corporali. Con una dedizione generosa rivolta ai fanciulli, agli orfani, ai poveri, agli ammalati, alle persone anziane sole e abbandonate. E siccome a Rionero viveva il ramo maschile dell’Istituto, è stato desiderio del Vescovo mons. Domenico Petroni scegliere l’antico convento Benedettino di Atella come destinazione del ramo femminile. Nei secoli scorsi, infatti, il convento è stato sede di un prestigioso educandato, retto dalle suore Benedettine e destinato alle giovani di nobili famiglie della Basilicata, poi con l’unità d’Italia il convento venne requisito dall’autorità militare e cadde in un pietoso degrado. Quindi il Vescovo di Melfi, Rapolla e Venosa, desiderava proprio vederlo ripristinato e pensò che l’occasione fosse giunta con l’intenzione e il programma di padre Achille: fondare una Congregazione religiosa. Era il 10 maggio 1947, quando in quei locali ricchi di nobile storia, giunsero dal nord d’Italia quattro signorine insegnanti, che quella stessa sera per riposare vennero aiutate dal locale Comando dei Carabinieri che diede loro quattro reti con pagliericci. Il giorno successivo, 11 maggio, padre Achille presentò le giovani signorine, che avevano

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indossato, in privato, un abito religioso, ai parrocchiani di Atella e affidò loro la prima missione: accogliere, sfamare, educare e istruire i bambini poveri e abbandonati del dopoguerra. Ecco perché l’11 maggio 1947, è la data di fondazione di “fatto” della Congregazione delle Sorelle Misericordiose. Ad Atella presto giunsero altre vocazioni, sia dal nord che dal sud, e il 10 ottobre dello stesso anno, padre Achille ottenne il decreto di “erezione provvisoria” dalla Sacra Congregazione. Il 12 ottobre mons. Petroni, nella chiesa madre di Rionero in Vulture, consacrava ufficialmente e solennemente l’abito religioso delle prime otto giovani suore. Tra queste giovani c’era Luigina Semporini che prese il nome di madre Francesca. Lei come maestra elementare di ruolo, chiese ed ottenne il trasferimento da Marone provincia di Brescia, nelle scuole elementari pubbliche in Atella. Il 16 agosto 1949 madre Francesca venne nominata da padre Achille Superiora Generale del nascente istituto “Sorelle Misericordiose” che consapevole e convinta del suo ruolo era e faceva veramente la “madre” con tutti: piccoli e grandi, con chiunque si rivolgesse a lei, per qualsiasi motivo. Nell’anno 1980 il terremoto ha rovinato il convento Benedettino e le suore rimasero fino al 2003 in un prefabbricato offerto alla nostra Diocesi dalla Caritas di Roma. Oggi, la riapertura della Comunità in Atella è per noi tutte un momento di grande festa e con queste nostre tre sorelle: suor Francesca Ferrari, suor Donatina Tito e suor Claudia Ostoni vuole essere una presenza umile, discreta fatta di attenzione ai bisogni del popolo di Dio in totale collaborazione con il parroco don Gilberto per riscoprire insieme il

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volto misericordioso di Gesù come i due discepoli sulla strada di Emmaus. In questa solenne circostanza desidero esprimere la mia più viva e sentita gratitudine al nostro amato Vescovo mons. Gianfranco Todisco, per la gioia e l’attenzione che ha manifestato in questa occasione e per aver stilato il decreto di erezione per l’apertura ufficiale della nostra comunità in Atella. Grazie di cuore a don Gilberto per la sua sacerdotale preghiera e l’affettuosa vicinanza in questi anni. Sono veramente riconoscente a tutti voi atellani quelli presenti e assenti, per la stima e la vostra preghiera continua affinché le Sorelle Misericordiose ritornassero nella vostra amata città. Questo legame è stato per noi stimolante e certamente perché portiamo nel cuore la stessa carità di Cristo. Oggi, siamo qui in mezzo a voi, lodiamo e benediciamo il Signore perché ad Atella respiriamo un clima di famiglia e questo senso di appartenenza costituisce la forza per portare ai lontani il messaggio evangelico. Manifesto il mio apprezzamento e la mia fiduciosa stima al signor sindaco Nicola Telesca, ai gentili amministratori e a tutti i cittadini di questa città e vi ringrazio anticipatamente per la risistemazione del nostro amato convento Benedettino che rimarrà il “gioiello” di santità misericordiosa per la vostra e la nostra storia. Ringrazio la famiglia Mesce e Vernotico che hanno messo a disposizione delle suore il nuovo appartamento, il Signore rimeriti i tanti loro sacrifici. Santa Maria ad Nives, di cui il popolo Atellano è tanto devoto, sia la nostra stella polare affinché animati dallo spirito evangelico possiamo seminare bontà, speranza e pace intorno a noi. Atella, 11 ottobre 2015


Notizie di casa nostra... .. da Rionero in Vulture Uno sguardo sulla “Laudato sì” “Laudato sì, mi Signore”, cantava San Francesco d’Assisi. In quel bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia. È un messaggio forte sul quale occorre riflettere seriamente e con questa consapevolezza il coro parrocchiale “SS. Annunziata” di Rionero ha organizzato un concerto-meditazione sulla cura della casa comune. Il concerto, inserito nel programma dei festeggiamenti in onore dei santi medici

“Cosma e Damiano” si è tenuto presso la chiesa Mater Misericordiae di Rionero. Attraverso i canti sacri, la recitazione, la danza e la pittura è stato possibile “leggere” i brani più significativi dell’Enciclica del Santo Padre, che sono stati arricchiti da acute riflessioni scritte appositamente dal parroco, don Rocco Di Pierro. L’ideatore e direttore del coro, Gianni Marino e il coordinatore musicale, Mauro D’Errico, hanno pre sentato insieme ai coristi ed ai musicisti, diversi brani i cui testi hanno richiamato il tema del Creato anche con l’inconfondibile bellezza dei canti francescani. Si può evangelizzare con ogni forma d’arte, ed in questo senso ben si inseriscono nella manifestazione diversi momenti dedicati alla

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bella danza, quella che racconta, che contempla, che interpreta, a cura del Centro Danza «Giselle» di Venosa. “Da San Francesco a Francesco pontefice. Laudato sì, da preghiera a canto, da Enciclica a passi di meditazione “ – ha spiegato il parroco, don Rocco Di Pierro – “l’Enciclica diventa un’ulteriore voce che annienti il silenzio omertoso delle lobby industriali che oscurano le informazioni sull’inquinamento e gli effetti devastanti che mutano il clima a livello

mondiale”. Ha continuato Don Rocco “passi attraverso il buon senso di ciascuno per esercitare la misericordia, principio e fonte di ogni volontà che si rigenera, per consegnare all’uomo del futuro il Creato al legittimo di questa grande bellezza”. Una iniziativa che, con molta probabilità, diventerà “itinerante” proprio per dare concretezza alla missione dell’evangelizzazione e per “consegnare” il messaggio di Papa Francesco. A. Traficante

... da Sale Marasino

di questa cara terra bresciana. Insieme a tutti voi eleviamo la preghiera più fervida per ringraziare e lodare il Signore che ce l’ha donata per il bene della chiesa e di tutti noi. Luigina Semporini è nata a Lovere l’8 marzo 1915, da Pietro Francesco e da Carolina Gozzati, ha trascorso la sua fanciullezza a Sale Marasino in Via Valle. Fu educata nel collegio delle suore di Maria Bambina a Lovere, fino al conseguimento del diploma magistrale. Non soddisfatta della vita di insegnante, volle aderire, con alcune signorine bresciane, al richiamo di padre Achille Fosco OFM Conv.li che voleva realizzare quello che Papa Pio XII aveva espresso nell’Enciclica: “Salviamo il fanciullo”. Quindi nell’anno 1947, scese nel meridione d’Italia per soccorrere, istruire ed educare i bambini poveri, abbandonati e orfani di guerra. Desiderosa di donarsi totalmente al Signore e docile alla sua grazia in comunione d’intenti con padre Achille fonda in Basilicata e precisamente a Rionero in Vulture

Centenario della nascita di madre Francesca Semporini (1915-2015) Sorelle Misericordiose Il 22 e 23 agosto la nostra comunità, in collaborazione con le Sorelle Misericordiose, comunemente conosciute da molti come “le suore di Porto/e”, ha celebrato i 100 anni della nascita della loro fondatrice madre Francesca Semporini. Riportiamo l’introduzione e il ringraziamento letto alla Ss. Messe dalla suore per i festeggiamenti. Introduzione alla S. messa Oggi, noi esultiamo di gioia nel commemorare il primo centenario della nostra Fondatrice madre Francesca, al secolo Luigina Semporini, figlia

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(Pz), la Congregazione religiosa delle Sorelle Misericordiose. Si distinse per il senso del dovere e del sacrificio, per l’amore ai poveri e sofferenti. Dedicò tutta la sua vita nel diffondere l’amore misericordioso di Dio tra i bambini, i giovani, le famiglie in difficoltà, gli anziani e i malati attraverso le opere di misericordia spirituali e corporali. Dopo venticinque anni di proficuo ed intenso lavoro,per diffondere il Regno di Dio, e dopo aver consolidato su solide basi la sua opera, madre Francesca si ammalò di un male incurabile. Aveva un desiderio ardente di unire tutte le sue azioni al sacrificio di Cristo per la salvezza del

mondo. Circondata dalle cure affettuose delle sue suore, diede l’ultimo respiro il 14 agosto 1972, nella Casa di Betania vicino al Santuario della Madon na della Neve di Sale Marasino (Brescia), per trovarsi pronta il giorno dopo, 15 agosto, a cantare in cielo con gli Angeli e i Santi le lodi all’Assunta. Ancora oggi la sua memoria rimane scolpita nei cuori di coloro che l’hanno conosciuta, amata e venerata tanto da meritare di essere chiamata il “cuore” dell’opera. Madre Francesca, dal cielo continuerà a vegliare su questa terra che tanto aveva amato, sulla chiesa e sull’istituto che tanto aveva edificato con il suo esempio e servito con il suo zelo apostolico. Ella ci ottenga dallo Spirito Santo tante vocazioni e tutte quelle grazie per vivere di fede, di speranza e di carità sull’esempio luminoso di co loro che ci hanno preceduto nel cammino di questa vita terrena e ora nella gloria di Dio godono l’eterna beatitudine. Ringraziamento al termine della S. Messa In questa solenne commemorazione, a nome di tutti i membri l’istituto delle “Sorelle Misericordiose” italiane, filippine e tanzaniane, desidero manifestare la più viva riconoscenza

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al Signore per il grande dono della nostra Fondatrice madre Francesca Semporini che ha speso tutta la sua esistenza per trasmettere al mondo l’amore misericordioso di Dio attraverso le opere di carità a favore dei fratelli più poveri. Con viva gratitudine, preghiamo per il parroco di Sale Marasino, don Luigi, affinché il Signore gli doni tanta salute e tutte le grazie necessarie per poter esplicare il suo ministero sacerdotale a servizio della Chiesa e portare il Regno di Cristo nei cuori assetati di speranza. Ringrazio il signor sindaco, le autorità cittadine e tutti voi che oggi avete condiviso la nostra gioia e avete pregato con noi.

Assicuriamo la nostra continua preghiera per tutto il popolo di Sale Marasino e dei paesi vicini, amici e benefatto ri perché, sull’esempio lumi noso della vostra concittadi na Madre Francesca, possiate trasmettere alle nuove generazioni il senso del dovere che si fa apertura ai fratelli in difficoltà e speranza di tempi nuovi. Grazie a tutti di cuore.

*** Dall’Oasi Madre Francesca Il 14 agosto; data dell’anniversario della morte di madre Francesca Semporini, nella chiesetta dell’Oasi, le

Le suore che hanno partecipato alla festa del centenario

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suore e tutti gli ospiti, si sono ritrovati insieme per ricordare con una santa messa il centenario della nascita della fondatrice delle Sorelle Misericordiose. È stato un momento emozionante di gioia e di condivisione nel quale si è festeggiato, ma anche riflettuto, sulla forza di un amore che spinse madre Francesca a dedicarsi agli orfani, poveri e infelici. Ella fu capace di fare suo il carisma della misericordia, agendo con compassione verso la gente i verso i drammi quotidiani del suo tempo. La funzione si è conclusa con una preghiera collettiva di ringraziamento al Padre della Divina Misericordia per averci donato madre Francesca, con la speranza che il suo esempio di misericordia risvegli anche i nostri cuori.

*** Portiolo, 6 ottobre 2015 A madre Valeria Dema, suor Agnese, suor Gilda e a tutta la congregazione delle Sorelle Misericordiose di Sale Marasino. Carissime sorelle nel Signore, tramite la vostra cortesia abbiamo ricevuto attraverso il buon Gianni gli scatoloni che ci avete inviato, pieni zeppi di

“sorprese” per i nostri mercatini e le nostre pesche di beneficenza. lo scopo, come ben sapete è sempre lo stesso: risistemare la nostra bella Chiesa tanto amata da tutti noi, perchè porta i forti segni della nostra storia e del carissimo indimenticabile don Giorgio. E per tutto ciò ve ne siamo immensamente grati (anche perché sono già tre anni che collaborate) come comunità nella viva speranza che in questo mese di ottobre inizino i lavori di risistemazione. È stato duro questo tempo di attesa, anche se la nostra tenda-chiesa, fornitaci dalla Caritas di Brescia, è bella, ampia e luminosa, quindi festosa, ma caldissima d’estate e fredda d’inverno anche se abbiamo i climatizzatori. Vi terremo informate sui lavori tramite Gianni. Intanto preghiamo tutti quanti affinché la nostra “ San Giacomo” col cuore buono di tutti, risplenda a Gloria del Signore. Ancora grazie e cari saluti da Anna Bonaffini. Ministro parrocchiale. Si uniscono ai ringraziamenti don Albino Menegozzo parroco di San Benedetto Po, Portiolo, San Siro, Brede, padre Stefano Tognetti . Il vostro Gianni Danieli

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... da Santhià Ingresso del nuovo parroco Le Sorelle Misericordiose dell’Istituto Mater Miseric ordiae di Santhià salutano e ringraziano il Parroco Don Gian Paolo Turati per questi anni di permanenza a Santhià. Egli ha sempre accompagnato il cammino spirituale delle Suore con la loro attività apostolica a servizio della Comunità. Diamo il nostro cordiale benvenuto insieme a tutta la popolazione di Santhià, a Don Stefano Bedello come nuovo Parroco della Parrocchia Sant’Agata di Santhià. L’ingresso sarà sabato 27 giugno 2015, con la celebrazione Eucaristica delle ore

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18,00, presieduta dall’Arcivescovo di Vercelli Mons. Marco Arnolfo. Invochiamo su di Lui l’assistenza dello Spirito Santo per poter esplicare con gioia il Suo ministero sacerdotale che la Chiesa le affida.

*** Inizia un nuovo anno scolastico La Scuola dell’Infanzia Paritaria “Mater Misericordiae” gestita dalle Sorelle Misericordiose, con il mese di settembre dà inizio nel nome del Signore, ad un nuovo anno e le Suore con le Insegnanti sono impegnate nei preparativi per rendere l’ambiente accogliente e rinnovato come ogni anno. I bambini sono numerosi e come sempre le tre sezioni sono al completo. I Genitori sono contenti perché dopo qualche giorno i loro figli possono rimanere anche per il pranzo.


Il 28 settembre 2015, si è tenuto il primo incontro con le Suore, le Insegnanti e le Rappresentanti di Classe per illustrare: la Programmazione didattica-educativa, per decidere la data per la Santa Messa nell’ambito scolastico, per impetrare grazie per il nuovo anno, per definire l’inizio dei laboratori di Musica e Attività Motoria, per rivedere il calendario per gli incontri Insegnanti e Genitori.

*** Invito alle famiglie Giovedì 5 novembre 2015 all’Istituto “Mater Misericordiae” il nuovo Parroco Don Stefano Bedello ha organizzato un incontro con tutti i genitori degli alunni allo scopo di conoscersi e spiegare quali sono i progetti rivolti a tutti i ragazzi e ai bambini di Santhià. L’incontro vuole coinvolgere tutti, in particolare i Genitori che dovranno seguire i loro figli anche nell’educazione religiosa……. el. do

... da Torbiato d’Adro La scuola dell’infanzia paritaria “Virginia Romanini” La Scuola dell’Infanzia Paritaria “Virginia Romanini” di Torbiato inizia il nuovo anno scolastico con alcune sorprese: la maestra Alessandra ha un altro incarico e al suo posto come coordinatrice ci sarà la maestra Elena.

*** Conferenza di grande attualità Martedì 1 dicembre 2015 alle ore 21 nell’Oratorio Cittadino di San Grato abbiamo accolto festosamente Sua Eminenza il Cardinale Javier Lozano Barraga’n Prefetto emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori sanitari e con Sr. Myriam Castelli giornalista Rai World, esperta vaticanista per una conferenza di grande attualità dal titolo: “Vicino a Papa Francesco – l’attualità della Chiesa e della fede in un mondo turbolento”. Per illustrare da un lato le vicende interne alle mura vaticane e dall’altro i continui attacchi dei cristiani dando così la possibilità a tutti i partecipanti di ascoltare e interloquire con i due prestigiosi testimoni contemporanei della Chiesa. L’incontro è stato di grande interesse con una condivisione attiva e ricca di interventi.

Le Sorelle Misericordiose con le colleghe e i genitori ringraziano con riconoscente affetto la maestra uscente e danno il cordiale benvenuto alla nuova. Riportiamo alcune frasi incisive per il nuovo approccio didattico, del discorso dell’Insegnante Elena come parole-chiave dell’educatrice impegnata. Gli atteggiamenti Fondamentali dell’educazione riassunte in alcune parole come: l’attenzione, la pazienza, l’ascolto, la sincerità, la

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gentilezza, la calma, l’umiltà, la fiducia, la fermezza. Coltivare tali atteggiamenti soggiunse la maestra Elena implica innanzitutto un lavoro su se stessi, una conoscenza dei propri limiti e delle proprie risorse per vedere il bambi-

... da Roma

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ni che abbiamo di fronte come realmente è, ed accettarlo…. È una seria responsabilità che auguriamo venga realizzata per il nuovo anno appena iniziato, con la collaborazione e il sostegno delle Famiglie.


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... dalla Tanzania Il nostro “eccomi” a Cristo Durante la celebrazione eucaristica dell’11 giugno 2015, presieduta da sua ecc.za Beatus Kinyaiya, tre nostre consorelle misericordiose, suor ma. Caterina Donath Tesha, suor ma. Oliva Emmanuel Songolala, suor ma. Reginalda Suleman Hongo, hanno emesso la loro professione perpetua nelle mani della superiora generale suor Valeria Dema. Il vescovo nell’omelia ha evidenziato il valore della consacrazione a Cristo con queste parole: «Mediante quell’”eccomi” noi abbiamo potuto contemplare l’Amore di Dio. Dio nessuno l’ha mai visto, il Figlio Unigenito c’è l’ha rivelato. Dio ha tanto amato il mondo, per il mondo ha mandato il

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suo Figlio Unigenito, perché il mondo non sia condannato, ma sia salvato. Questa celebrazione è la risposta di queste sorelle, all’eccomi di Gesù Cristo, con il loro piccolo “eccomi” vogliono dire: cosa possiamo offrirti, mio Signore, in cambio di quello che Tu ci hai dato, cosa possiamo offrirti? Non abbiamo altro da offrirti, se non il nostro piccolo amore. Il giorno di Natale è sceso l’Amore in mezzo a noi. All’Amore di Dio rispondono queste sorelle con la loro vita consacrata. La vita religiosa è soltanto unicamente “risposta di amore a Colui che ci ha amato con tutto se stesso”. Gesù Cristo non ci ama con risparmio, ma ci ha amato con tutto se stesso». lo non ti ho amato per scherzo, ti ho amato per amore perché per te, soltanto per te, sono diventato come te, assumendo la tua povertà, assumendo la tua precarietà, assumendo tutti i tuoi limiti, assumendo le tue


Le tre professe perpetue insieme alla Superiora Generale suor Valeria Dema

angosce, assumendo anche il tuo peccato. All’Amore di Dio queste sorelle non hanno altra risposta se non: «Tu sei l’unico nella mia vita, Tu sei l’unico amato, Tu sei tutto per me, Tu sei il senso della mia vita». Quando Gesù Cristo è venuto tra noi ci ha dato speranza che Dio non si dimentica, Dio non si dimentica delle sue promesse, della sua fedeltà. La vostra consacrazione non è un avvenimento individualistico è una scelta personale, ma individualistica mai. Voi con la vostra consacrazione volete essere speranza per questo mondo, speranza per la gente, speranza divina. Chi vi incontra, come

quando incontravano Gesù, dovrebbe sentire una forza potente che esce dalla vostra vita, una forza capace di salvare, una forza capace di guarire. Sorelle con la vostra consacrazione voi fate ve dere che anche oggi il Vangelo può essere vissuto fino in fondo, il Vangelo non è cosa da niente, il Vangelo oggi può essere vissuto fino in fondo; siete la crea tività del Vangelo. Con la vostra consacrazione voi siete “il segno della santità”. La comunità cristia na vedendo voi scopre la propria vocazione, scopre anche il senso della propria elezione”.

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... dalle Filippine Promozione vocazionale diocesi Imus-Cavite hanno partecipato suore e ragazze

Se Dio ti chiama a seguirlo nella via della perfezione rispondi con generositĂ

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Superiora Generale «Suore Misericordiose» RIONERO IN VULTURE (PZ) Parr. San Nicola di Bari 85056 RUOTI (PZ)

Rev.ma Madre, ho goduto sempre delle vostre opere buone intessute di misericordia in varie parti del mondo dalla vostra Congregazione, attraverso quel “bollettino” che giunge, anch’esso come atto misericordioso ,alla nostra Parrocchia. Sono parroco di S. Nicola in Ruoti (PZ) sin dal 26/10/1968 tra alterne vicende. Ho avuto cura del popolo a me affidato come meglio ho potuto con la Grazia di Dio. Ho chiesto ripetutamente al Signore la grazia di una vocazione sacerdotale, ma ancora niente. La mia Parrocchia sembra sterile. L’8 marzo scorso mi è stata tolta la compagna della mia vita, la mamma a 98 anni, dopo molti anni di sofferenza del corpo e dello spirito. Il 4 e 1’11 luglio la mia comunità ha voluto celebrare solennemente il 50° del mio sacerdozio. Ho sperimentato di persona, ancora, in queste due occasioni la grande misericordia del mio Signore. Ora anch’io, attraverso il vostro cuore e le vostre mani femminili e misericordiose, vorrei compiere la prima delle opere di Misericordia «dar da mangiare agli affamati». So che avete Missioni in Africa e Filippine dove c’è bisogno di “Pane”: invio perciò la mia offerta del 50° e nel suffragio di mamma, perché voi possiate provvedere ai più poveri. Ringraziandovi del Vostro servizio ai più poveri Sac. Antonio Arenella

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Padre Santo, santifica i Tuoi Sacerdoti santificali nella verità, conservali nel nome tuo. Che sia in Essi l’amore col quale hai amato il Tuo Divin Figlio. Guardali dal male, Essi sono nel mondo ed il mondo li odia. Custodiscili, Essi sono Tuoi; che non ne perisca uno solo di quanti hai affidato al Tuo Figlio. Gesù sostieni, conforta, salva i Tuoi Sacerdoti. Divino Spirito d’Amore, riempili della Tua Carità, conducili come guidati Gesù fino alla Croce. Fa’ che i Sacerdoti siano anche Ostie d’Amore, per Dio, per i loro stessi fratelli, per le anime tutte. Amen

NELL’ETERNO Il sig. Giuseppe Cappiello, fratello di suor Gabriella, originario di Monteverde (Avellino) e residente in Svizzera, è ritornato alla casa del padre il 21/11/2015 all’età di 76 anni. La sua dipartita al cielo ha rattristato gli animi di tutti i suoi cari, ma l’hanno accompagnato con preghiere e sante messe di suffragio, affinché Gesù misericordioso l’accolga nel regno dei beati. Le Sorelle Misericordiose porgono le più sentite condoglian-

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50° di sacerdozio ANTONIO ARENELLA Viggiano, 4 luglio 1965 Ruoti, 11 luglio 2015

GAUDIO

ze a tutti i familiari, in modo particolare a suor Gabriella. Ricordiamo con affetto e riconoscenza le defunte Cenzina Orlando e Teresa Orlando, sorelle di suor Gelsomina. Le Sorelle Misericordiose sono vicine al dolore delle rispettive famiglie e assicurano preghiere di suffragio affinché Dio, Padre di Misericordia, doni loro la Gloria Eterna.


Il giorno 11 settembre 2015, all’età di 75 anni, ci ha preceduto nella Casa del Padre, la sig.ra Maria Pedano, sorella di suor Grazia. Il Signore l’ha chiamata a sé dopo una lunga e dolorosa sofferenza, accettata con tanta rassegnazione cristiana. Alla cara anima i suffragi, a suor Grazia e familiari le più sentite condoglianze. Suor Grazia ringrazia la Superiora Generale e l’istituto delle “Sorelle Misericordiose” per averle dato la possibilità di assistere la sorella e confortarla nella sua malattia.

RITORNATA ALLA CASA DEL PADRE

zelo e passione è stata promotrice delle Missioni estere dell’Istituto “Mater Misericordiae”. Devota a Santa Maria Ausiliatrice guidò per oltre 30 anni la veglia notturna a Torino, il 23 maggio di ogni anno e portava pellegrini al Santuario di Arenzano e a “Sotto il Monte” paese natio di Papa Giovanni XXIII. La sua fede era fondata sulla semplicità di vita e soprattutto sull’esempio perché soleva dire: “la preghiera fa miracoli e le grazie si ottengono con le ginocchia”. Certamente lascia una eredità spirituale che non ha prezzo e se da un lato mi riempio di orgoglio e gioia dall’altro mi rattrista per non poter più condividere questi momenti paradisiaci basati sulla grande unione spirituale che ha contraddistinto la mia vita. Mi consoli solo la speranza di poter presto continuare a condividere momenti e riabbracciarla anche se nella dimensione eterna”. Grazie Mamma ti voglio bene! Il figlio Livio

Ruffino Teresa Gina nata il 5 ottobre 1934 e deceduta il 24 settembre 2015. Le Sorelle Misericordiose offrono preghiere di suffragio per la cara estinta e sono vicine al figlio Livio e ai cari parenti con la più fervida preghiera. “Ricevette un’attenta e profonda formazione spirituale prima in età adolescenziale da padre Lupano e in seguito da padre Leone passionista conosciuto in occasione delle Missioni tenutasi a Santhià nel 1978. Con

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Collabora con l’Istituto

SORELLE MISERICORDIOSE per le opere di carità dirette ai bambini abbandonati ed ai poveri Destina il tuo

5x1000 indicando il seguente codice fiscale

85000010760 potrai detrarre l’offerta dalla tua dichiarazione dei redditi

A TUTTI Il nostro grazie infinito per la vostra generosità perché alla fine della vita, ritroveremo davanti al Signore il bene che abbiamo compiuto. I vostri bambini vi sono riconoscenti perché possono vivere momenti felici

Grazie a voi!!! A voi e a tutti i vostri familiari.

AUGURI di grande gioia nel Signore Gesù 34


A Sale Marasino (Brescia), una delle più suggestive località del lago d’Iseo, sorge:

L’OASI “MADRE FRANCESCA”

posto ideale per un recupero spirituale e fisico. Nella Casa si ospitano gruppi familiari, anziani autosufficienti d’ambo i sessi; gruppi organizzati per ritiri spirituali, convegni di studio e di preghiera ecc. Per prenotazioni e informazioni

telefona a 030 986480 Roma Casa Accoglienza

“Padre ACHILLE FOSCO” Centro di Accoglienza e Spiritualità

Sorelle Misericordiose Piazza Castrolibero, 6 - Zona Morena 00118 Tel. e Fax 06

79341923


“Casa di accoglienza Padre Achille” per bambini orfani e abbandonati. È stata inaugurata nelle Filippine la “Casa di accoglienza”. Chi desidera contribuire al mantenimento dei bambini può fare un’adozione a distanza o inviare offerte servendosi del C.C. postale

nº 13552856 intestato a:

Superiora Generale suore Misericordiose 85028 Rionero in Vulture (Potenza)

Grazie di cuore

il Signore benedice chi dona con gioia Mater Misericordiae Piazza Capitano Plastino, 4 - 85028 Rionero in Vulture (Pz) In caso di mancato recapito: PP.TT. di Rionero per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare il diritto dovuto. Specificare il motivo del rinvio.

TRASFERITO

DECEDUTO

SCONOSCIUTO

INSUFFICIENTE

RESPINTO


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