Basilicata
3 Novembre 2012
DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO III n. 101/3 Novembre 2012 Redazione:Via Vespucci - Parcheggio 3 - 85100- Potenza Tel. e Fax. 0971 - 092255
Soldi e Stampa alla Regione: vediamoci chiaro
Il “Super bowl” dei Dirigenti regionali
a pag. 4
a pag. 5 celebre articolo che è poi finito aaddirittura ad dirittura nel monumentale carteggio di “Toghe Lucane”. Lu S e m p r e s su queste s t e s s e p a g i n e , abbiamo più volte chiesto conto
Cari Contro-Lettori, ontro-Lettori, Controsenso senso questa ana è riuscito, settimana non senza nza difficoltà,, ocurarsi dei a procurarsi enti sulla documenti neria italiana, Massoneria uesti è spuntata e fra questi ra di dimissioni la lettera del dottor Michele Cannizzaro zaro targata 1994. tta di un testo Si tratta di cui più volte si è parlato (o meglio, del ntenuto) ma che suo contenuto) forse adesso vede la ulle pagine dii luce sulle rnale per laa un giornale prima volta. osenso, C o n t ro da quando o, si è nato, pesso è spesso occupato delle logge – li e nonufficiali della regione e del paese tutto, arrivando licare addirittura a pubblicare 006- la famosa –nel 2006ei Massoni del lista dei giudicee Cordova, in un
QUEL DIVORZIO FRA CANNIZZARO E LA MASSONERIA a pagina 3
L’ospedale San Carlo e la “disciplina”
dell’affiliazione del dottor Michele Cannizzaro, ex direttore generale de dell’ospedale San Carlo di Potenza, al Grande Oriente Orie d’Italia, in corrispondenza corrispon delle inchieste giudiziarie che hanno tirato in ballo più volte il suo nome. E mentre le indagini sul caso Claps oggi sembrano aprire scen scenari su uno strano “m “matrimonio” fra Mass Massoneria e Chiesa, iil nostro giornale pu può dare un resoconto dettagliato del “divorz “divorzio” fra la Massoneria ufficiale e il dottor C Cannizzaro, avvenuto quasi vent’anni fa fa. Qualcuno parlerà di assoluzioni a mezzo stampa, lo sappiamo già, visto che c viviamo nella region regione dove la stampa libe libera non si vuole che es esista (e dove fa comodo pensare che non esista); e ma come sempr sempre, andiamo avanti. Q Qu Quii si fa ggiornalismo, ssignori, si gnori, o almeno, ci ppr r oviamo. proviamo. B Bu ona lettura let Buona a tutti Wa W lter De Stradis Walter
a pag. 6
Folino, il “Messia” di turno … e gli altri
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utte le interviste rivolte ai politici lucani, non ultimo, il presidente del Consiglio Regionale Vincenzo Folino, ci fanno riflettere sulla “metodica” adottata da sempre da certa classe dirigente lucana. Una metodica (sempre la stessa), sospetta e ambigua, fondata sull’arrivo del Messia di turno (oggi Pier Luigi Bersani, ieri M a s s i m o D’Alema, l’altro ieri E m i l i o Colombo). G r a n d i manovratori che da sempre hanno facile accesso nella società china e supina lucana con un qualunquismo spietato. Da tempo immemore abbiamo puntato su questa testata giornalistica riconoscendola come una sorta di Laboratorio degli uomini liberi. Grazie alla sagacia e all’intelligenza del direttore Walter De Stradis questo Laboratorio di uomini liberi di Controsenso ha risvegliato tanta delusa opinione pubblica lucana e potentina, in particolare, quest’ultima sopita da secoli. Poi ci chiediamo: perché le aree interne sono lasciate nell’oblìo e nella incuria totale? Perché le sezioni del Partito / Regione sono blindate e gli iscritti sono diventati numeri del prefisso telefonico?. Non sono questi i segnali di uno scollamento che il buon Vincenzo Folino deve avvertire? Rifare un patto o un Memorandum con un Governo
Bersani può aiutare la regione Basilicata e le sue migliori energie dopo l’esperienza del centrosinistra di Prodi? Avevamo Bersani Ministro dello Sviluppo economico e Filppo Bubbico Sottosegretario dello stesso Ministero, quali risultati sono stati prodotti in una intera legislatura? In queste ultime ore abbiamo r a g g i u n t o il primato nazionale assoluto dei cassintegrati. Il tanto dibattuto Piano per l’Occupazione di Leon fortemente voluto dalla Giunta Regionale è caduto nell’oblìo assoluto. Un Consiglio regionale, dedito alla moltiplicazione dei monogruppi e all’assalto alla diligenza, (ristoranti e scontrini di cremini e di telegrammi personali compresi) è sempre caratterizzato da rinvii e da mancate approvazioni di seri provvedimenti, finalizzati all’occupazione. Speriamo che, la lezione Batman serva a riproporre quei sani provvedimenti vocati all’occupazione degli esclusi e non alle carriere facili dei compagni dirigenti e dorotei bianco-rossi, senza classe. I cittadini lucani seri (i pochi rimasti)vogliono essere partecipi alle decisioni politiche. Sono stanchi di essere considerati meri arredi umani, sia dal vecchio mondo doroteo democristiano, sia dal nuovo pianeta “pancomunista”. Mauro Armando Tita
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3 Novembre 2012
UN DOCUMENTO RECUPERATO DA “CONTROSENSO”
Così Cannizzaro lasciò la Massoneria In una lettera del 1994 inviata alla Loggia potentina, il medico calabrese dichiarava di non trovarsi a suo agio nell’ambiente degli “incappucciati” di Walter De Stradis è stato un periodo in cui camminare in Via Pretoria con lui, poteva costarti delle amicizie. Poteva metterti al bando,
C’
circoscriverti tuo malgrado in una qualche oscura “elite” di cui era meglio non fare parte, agli occhi degli altri. Nemmeno a pensarlo. C’è stato un periodo in cui Michele Cannizzaro, all’epoca direttore generale del San Carlo, era considerato un po’ il Giulioo Andreotti potentino. Belzebù, laa summa di tutti i mali lucani. La mente
diabolica dietro tutto e sopra tutto. E lui e sua moglie, il magistrato Felicia Genovese, una coppia diabolica. I lettori sanno bene il perché: Elisa l’omicidio Claps, Gianfredi, il caso De Blasiis e poi Toghe Lucane. Una Un na serie di inchieste e di conseguenti s e r v i z i giornalistici in cui il nome del medico calabrese tornava come un
boomerang. Del perché, anche noi di Controsenso ne abbiamo più volte chiesto conto. Ma ad oggi le carte parlano chiaro:
Michele Cannizzaro e gentile signora non hanno mai subito condanne, né rinvii a giudizio. Per qualcuno, qui a Potenza, è il tipico caso del potente ch che riesce a scamparla sempre, per altri, la verità se inoppugnabile sulla vita di in un una persona ingiustamente perseguitata e presa di mira pe dalla magistratura e dalla da politica onnipresente. po Sul medico calabrese S sempre pesato, ha nell’immaginario popolare, ne quell’affiliazione alla qu Massoneria italiana, palesata M anche da un celebre servizio an di Controsenso che pubblicò i nomi dei “muratori” lucani, così come stilato dal giudice co A Agostino Cordova nel 1992. Il fatto è però, che il dottor Cannizzaro -sia in pieno C po polverone mediaticogi giudiziario che non- ha sempre sostenuto di essersi iscritto so al Grande Oriente d’Italia (l (l’obbedienza massonica più potente del Belpaese) con po po poca convinzione, seguendo pi più che altro una corrente ch che sembrava andare per la m maggiore, in quel periodo, fra i nomi importanti di Potenza. D Di più, l’ex diggì del San C Carlo ha sempre dichiarato di essersi “dimesso” dalla M Massoneria, o meglio, di es essere “in sonno” (per usare un linguaggio da iniziati)
sin dal lontano 1994. Tempi non sospetti, si direbbe su un qualsiasi giornale. E siamo giunti al documento incredibile che Controsenso è riuscito a recuperare, tramite una nostra personalissima ricerca in alcune carte targate “Grande Oriente”: la lettera di dimissioni, ovvero di “assonnamento” di Michele Cannizzaro dalla Massoneria. La missiva, datata 12 marzo 1994 -diversi anni prima dal polverone di cui sopraè indirizzata al “Maestro Venerabile” della Loggia Mario Pagano n. 266 di Potenza, storica “officina” dei massoni potentini. Il medico calabrese, già nel testo del 1994 pertanto, dichiarava di aver frequentato per “alcune volte i lavori”, ma di non aver riscontrato “quello spirito di fraterna
amicizia” che lo aveva spinto “a chiedere l’iscrizione alla massoneria ufficiale”. Cannizzaro aggiungeva di aver manifestato l’intenzione di essere “assonnato” già due anni prima (e quindi, calcoli alla mano, prima della scomparsa di Elisa Claps, ad esempio, avvenuta il 12 settembre 1993) ed di aver “abbandonato da tempo la partecipazione alle riunioni”. Il testo integrale della lettera lo trovate in questa pagina. Successivamente, in data 7 aprile 1994, con nota inviata alla Segreteria del Grande Oriente d’Italia e al Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili (anch’essa in questa pagina), il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani a Roma decretava che “il Fratello Michele Cannizzaro” era stato
«depennato dal piedilista di questa Officina con decorrenza 06.04.1994 per assonnamento». I due documenti, storicamente, sembrano rivestire un interesse particolare, specie se letti in corrispondenza con i riferimenti temporali delle inchieste che hanno riguardato il medico calabrese e che facevano anche leva sulla sua appartenenza alla Massoneria. E’ un dato storico che giornalisticamente, almeno, è difficile non considerare. Come sempre Controsenso rimane a disposizione per repliche, chiarimenti e/o integrazioni.
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Basilicata
Ancora sugli sprechi dell’Ufficio Stampa della Regione C
i siamo lasciati, la “semana” passata, che discutevamo di compiti, competenze e incarichi dirigenti …. Mbart Via Anzio Palazzo della Giunta Ufficio Stampa …. E le cose a metà non si possono lasciare perché mica scopiazziamo i politici “ca nun ne portano a termine
mai una buona” noi, almeno, ci dobbiamo sforzare di portare una cosa alla fine. Tu m’ vuò dì: “ma perché vuoi portà ‘nfine proprio sta cosa qua de lu direttore dell’Ufficio stampa ca manc’ lu canusc …. e male nun t’ha fatt’ u’ cristian’ ?”. Beh, e io che ti devo dire, ogni grande impiccio comincia sempre con una carica usurpata, un ruolo ricoperto impropriamente, la
violazione della carta dei doveri del giornalista: è praticamente la situazione che è stata denunciata formalmente (vedi articoli scorsi) nei confronti dell’Ufficio stampa della Giunta Regionale di Basilicata. Ovviamente, uno viene messo lì mica perché è bello -anche se la bellezza ci ha la
sua importanza: crediamo noi che il responsabile deve realizzare uno o più obiettivi, e deve garantire una serie di interessi ritenuti importanti dal Presidente De Filippo. Il cambio c’è stato e conta che è nato Basilicata Mezzogiorno come quotidiano di Informazione della Regione che si aggiunge al portale Basilicatanet e ... Un momento prego, adesso verremo accusati di attentare
alla libertà di Stampa, mentre il problema è un problema di SPRECHI. Non ci risulta che la Regione sia nata ed esista per fare l’editore e per fare informazione diversa dalla comunicazione Istituzionale, ma possiamo sbagliare e aspettiamo dimostrazioni prima di metterci in punizione da soli.
Ora, partiamo dal fatto che tutto quel che esula, esorbita, oltrepassa la comunicazione che la Regione deve per i compiti di istituto, è uno spreco di denaro pubblico, che se ci fosse il controllo preventivo della Corte dei Conti … etc etc . . Però, a proposito, come mai la Corte dei Conti non indaga l’operato dei responsabili di questo spreco? Come mai non verifica se spendere
intorno a un milione di euro all’anno (oltre gli stipendi della redazione) per cose che riguardano, più o meno, la comunicazione istituzionale della Regione sia corretto? Insomma, se la Corte dei Conti è intervenuta a proposito dei Consiglieri – Senatori, e se pare che avrebbe condannato i Dirigenti inadempienti dei propri doveri, come mai qua tace? C’è denaro pubblico speso non si sa bene perché (però si sa da chi ) - se consideriamo che addirittura una giornata di lavoro di una persona di questa Redazione il mese di agosto 2012 pare sia costata, secondo quel che ne ha scritto certo Simonetti, oltre 800 euro- e per quale ragione, dal momento che fare giornalismo non è fine istituzionale della Regione Basilicata? Ma vi sono altre ragioni, come per esempio il fatto che qualcuno si attribuisca formalmente il ruolo di Dirigente che non ha ….. e di questo parleremo in seguito certamente. Per ora, finita la razione di inchiostro della settimana, possiamo solo dire che torneremo a ragionare dei perché di questo ed altri sprechi, partendo da un ragionamento elementare: le cose si portano alla conclusione senza fallo.
Auguri Alì, storico “ambulante” di Potenza
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ui è sempre presente. Lo trovi con la neve e la pioggia sotto i portici o nell’androne delle scale mobili, con il bel tempo ha un suo angolo a Via Pretoria e d’estate senti nei pressi l’allegria dei suoi piccoli che giocano li intorno. Per una Città, Potenza, da alcuni descritta c o m e inospitale, egoista, fredda, non attenta agli altri è la vera prova del nove, anzi del sei, e vi spiego perché. Alì è un venditore ambulante, presenza o r m a i storica a Potenza, ci vive da molti, molti anni, ed evidentemente a dispetto dei denigratori della comunità potentina, si sente a casa, si sente accolto, accettato, apprezzato. Non ho mai comprato nulla da Lui, non sono un suo cliente, ma Lui sa chi sono, mi conosce. Alcuni giorni addietro porgendogli un lucchetto che aveva dimenticato per terra mi ha ringraziato dicendomi “grazie avvocà’”. Anche l’accento e l’inflessione tendono al potentino. Mi conosce forse perché mi vede per Via Pretoria o forse perché ho fatto qualche partitella, a calcetto, con
un suo figlio. Certo Ali non conosce riposo, è sempre li in attesa del cliente, pronto a vendere di tutto, gadget, radio, orologi, ombrelli ed altro che lui compone e scompone in questa sua esposizione sempre rinnovata. Ma nonostante
rimproveri e contestazioni tra i Primi cittadini dei Comuni delle due Province in ballo per un posto al sole!!! Ognuno a rimproverare all’altro la responsabilità maggiore nell’avvenuta soppressione dell’unico presidio militare in Basilicata ventilando e rinfacciandosi oscuri disegni sottesi alla rinuncia a dar battaglia sulla nota “questione” proprio in tempi
di terremoti (Pollino docet). Ecco allora che il terzo incomodo nella disputa tra le 2 Province Lucane, il convitato di pietra che agita i sonni dei Primi cittadini che stanno male vivendo la scelta della Provincia Unica di Basilicata, è pronto a dare il VIA ad un glorioso 4 Novembre
questo suo costante impegno Alì non è mai stanco, sorride alla vita, è ottimista, sperimenta l’accoglienza e ricambia con bonomia, pacatezza, pazienza. Ma Alì guarda al futuro con tanto ottimismo che per la sesta volta è diventato padre, padre di ragazzi e bimbi quasi tutti nati qui da noi e totalmente integrati. In tempi di crisi, calo delle nascite, pessimismo imperante Alì rema controcorrente, guidato dal suo ottimismo! Salvatore Lacerra
Caserma Lucania, il terzo “incomodo” nella lite per la Provincia
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a Regione Basilicata esprime da oggi una sola provincia e ciò a seguito del riordino delle stesse ad opera del Governo Centrale che con il D.L. approvato il 31 ottobre 2012 ha inteso ridurre il numero delle province italiane al fine di una riduzione prospettica della spesa della pubblica amministrazione. Ma mai come nel caso della Basilicata la scelta sulla provincia “sopravissuta” è stata il frutto di un pastrocchio politicomediatico-campanilistico più intricato. 1 - Una è la Regione Basilicata
chiamata ad esprimersi sulla scelta da operare tra i due ex capoluoghi di Provincia, Potenza e Matera, senza riuscirvi anzi cercando di mediare contrapposte posizioni oggettivamente inconciliabili tra loro ma esprimendo di fatto una sorta di indulgente “favore” nei confronti di una soluzione che lasciasse a Potenza il capoluogo di Regione ed a Matera quello della Provincia Unica con il concreto rischio che tutta l’Italia si mettesse a ridere. 2 - Due sono le Province così come madre natura le ha fatte,
come sarebbe logico e naturale che continuasse ad essere ma come il Governo Centrale non vuole che sia facendo finta che questa riduzione nel numero complessivo delle Province Italiane sia davvero utile a ridurre le spese della macchina statale ma ben sapendo che così non sarà se non in minima parte giacché tutti gli enti e sub enti che succhiano dalle casse statali e dalle tasche dei cittadini continueranno ad esistere, anche se inutili, solo che si chiameranno diversamente…Bella scelta . Così come due sono le parti in causa in questa finta contesa amministrativa se non fosse
per una seria questione che fa dei protagonisti di questa storia in tempo di crisi non 2 ma 3. 3 - Il terzo “incomodo” della contesa è una terza entità: l’ex Caserma Lucania già sede del soppresso 91° Battaglione dell’Esercito Italiano. I soliti ben informati raccontano, difatti, che essa ha costituito oggetto di reciproci
Anna Giosa - Potenza
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REGIONE BASILICATA
Il “Super Bowl” dei Dirigenti regionali Tutti i numeri del “premio di produzione”, mentre uno studio di Confartigianato dice che i dipendenti della Regione sono troppi di Rosa Santarsiero
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urante la consueta fase di lettura dei giornali, ci siamo imbattuti in un interessante articolo de “Il Foglio”, il quotidiano nazionale diretto da Giuliano Ferrara. Nel numero del 29 ottobre scorso, nelle brevi di pagina
due e tre (sezione “Regioni”), si legge di uno studio condotto da Confartigianato, secondo il quale il numero di dipendenti delle Regioni sarebbe troppo elevato rispetto alla mole di lavoro presunta. «L’ufficio studi Confartigianato dice che ci sono 24.396 dipendenti di troppo nelle Regioni. Anziché gli attuali 78.679 impiegati, ne sarebbero sufficienti 54.283, con un risparmio di due miliardi 468 milioni e 300 mila euro l’anno (pari al 28% dell’addizionale regionale Irpef)». Si sono poi aggiunte le denunce della
Confartigianato lucana su un presunto esubero di mille unità negli organici della Regione Basilicata Ebbene questa notizia, come dire…“casca a fagiolo”. In settimana, abbiamo avuto modo di consultare una delibera della Giunta
regionale, la numero 1176 del 18 settembre 2012. L’atto ha come oggetto la definizione dei fondi da conferire all’area dirigenziale, per le annualità 2011 e 2012. In sostanza, come se fossero una qualsiasi azienda privata, anche le Regioni hanno la possibilità di assegnare ai dirigenti più virtuosi un premio produzione, o “finanziamento della retribuzione di posizione e di risultato”. Nella nostra Regione, i dirigenti non supererebbero le cinquanta unità, nonostante tutto, i fortunati verrebbero lautamente ripagati per il loro lavoro.
Si tratta di una procedura pienamente legittima, vogliamo sottolinearlo. Tuttavia, nella delibera si leggono cifre così alte da polverizzare quelle paroline magiche che il presidente Monti si ostina a ripetere da mesi: spending review.
Contenere i costi e rivedere la spesa pubblica. Verba docent, exempla trahunt, ossia le parole insegnano, gli esempi trascinano, direbbero i latini. Non è così in riferimento al caso di specie, poiché i fondi in concessione ai dirigenti sarebbero sensibilmente aumentati rispetto agli anni precedenti. Nel due allegati della delibera si leggono dei numeri “da lotteria del Super bowl”. Nel primo, il rendiconto dell’anno 2011, il totale è di 954.378,00 euro. Diciannovemila euro a testa. Nell’allegato due dello stesso provvedimento, in riferimento al 2012, si
parla di 919.986,71 euro (ma la cifra definitiva è da definirsi a consuntivo dopo la definizione delle risorse in omnicomprensività). Calcolatrice alla mano, dividendo il totale di questo ultimo anno per la cifra approssimativa dei cinquanta dirigenti della Regione Basilicata, ne viene fuori che ciascuno di loro dovrebbe incassare la bellezza di 18.399 euro a testa. Molto di più di un qualsiasi premio produzione che ricevono i dipendenti di un’azienda privata. Di solito –loro– riscuotono cesti pieni di leccornie: prosciutti, panettoni, spumanti, torroni, specialmente nel periodo natalizio. A vedere un accredito del genere sul conto corrente, ognuno di noi inizierebbe a ballare trenini di Capodanno al grido di “Brigitte Bardot”. Ma questa è un’altra storia. Ripetiamo, la procedura è assolutamente legittima, perché prevista dal D.L. n.78 del 31/05/2010 e dal Contratto collettivo nazionale di lavoro del 23/12/1999, art.26. C’è da chiedersi, ed è la domanda che si porrebbe un “Uomo qualunque” che guadagna, nel migliore dei casi, mille euro al mese: quanto avranno prodotto i dirigenti della Regione Basilicata per ricevere un premio così consistente? In fondo trattasi di dipendenti pubblici già retribuiti con uno stipendio altrettanto pubblico, conferito loro nell’esercizio di pubbliche funzioni. Con questo non vogliamo assolutamente mettere in discussione l’operato dei dirigenti regionali che avranno il loro bel da fare, ne siamo certi. Tuttavia, ed è incontrovertibile, i numeri di questa delibera e di altri provvedimenti collidono con lo scenario di disoccupazione e spopolamento che segna
Il Miracolo di Elisa uperfluo specificare di quale delle Elisa potentine parliamo... Noi ne abbiamo UNA sola...ed è a Lei che subito pensiamo senza aggiungerne il cognome, quando nei media locali e non, si menziona alla sua storia... Hanno dedicato un parco ad Elisa, qui in città.Tra cerri e rovelli si respira l‘aria ottocentesca di parte di questo antico bosco che
S
Natura.L‘amore per il cielo, per i boschi,per gli animali, per il vento,per la neve, per il mare e per tutte le manifestazioni naturali... Lungo i sentieri del tuo parco,Elisa,sentiremo il sorriso gioioso dei bimbi, giovani innamorati scambiarsi promesse, respiri di corpi affannati dalla corsa, il canto dell‘usignolo e il rumore leggero di una piccola ghianda che cade...e su tutti,
ha dato il nome alla zona: Macchia Romana. Elisa, giovane sacerdotessa, custode dal 16 Ottobre di questa splendida realtà verde, accogliente e silenziosa tra il fruscio delle foglie che il suo respiro muove...con la magia che solo le donne sanno avere, così come la poetessa Ada d‘Aries stessa dice: La Magia delle donne è l‘amore di Madre
tu e il tuo sorriso,piccola Monna Lisa, che continuerai a vegliare per sempre su noi, figli della stessa terra, uniti nel tuo ricordo...e se questo non è un piccolo miracolo...
in negativo, giorno dopo giorno, la nostra Regione. È goliardico, per di più, che tutto questo accada mentre la Regione, l’Inps e lo Stato promettono sussidi e aiuti economici per i disoccupati. E sottolineiamo che il tasso di occupazione della popolazione lucana compresa tra i 15 e i 64 anni, stando ai dati Istat, è del 47,2%, mentre la media
nazionale si aggira intorno al 56,9%. La Basilicata è indietro di dieci punti rispetto al quadro occupazionale del resto del Paese. And that’s all folks! Recita lo slogan di uno dei cartoni animati più celebri della Warner Bros. A voi le eventuali considerazioni.
Antonietta Di Lorenzo sociologa
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Basilicata
IL CASO STRANGIO
«Maruggi e la sua pervicacia eccessiva» Non cessano le polemiche sulla vicenda del neonatologo ingiustamente sospeso Parola al consigliere regionale Singetta di Rosa Santarsiero
C
ontinua a far discutere la vicenda del neonatologo Giulio Strangio. Il medico dell’ospedale San Carlo era stato sospeso dal lavoro l’estate scorsa, poiché reo di aver commentato con un collega le “qualità professionali” del Direttore generale del nosocomio potentino, Giampiero Maruggi. Strangio, in una classica conversazione da pausa caffè, avrebbe detto ad una sua collega: «Maruggi è un bancario, di certe cose (sanità) sanità) non ne capisce nulla». Questa frase, come se fosse una velina,
è arrivata alle orecchie lunghe dei piani alti, ed il neonatologo –come si diceva- è stato sospeso per quindici giorni con conseguente privazione della retribuzione. In seguito al ricorso avanzato da Strangio in Tribunale, l’ospedale potentino ha avuto la peggio ed è stato condannato a pagare le spese di lite. Secondo il giudice del lavoro, Strangio non avrebbe detto nulla di che e, in
ogni caso, si trattava di un’opinione espressa in una conversazione strettamente privata. L’ospedale, però, decide di insistere, opponendosi alla decisione del giudice di pace Tedone. Il ventiquattro ottobre scorso c’è stato in giudizio in appello, e si è concluso con un’altra un altra disfatta pper il nosocomio potentino. p Il collegio giudicante del tribunale (composto da tre magistrati) ha confermato la decisione del giudice di primo grado: la sospensione comminata dal San Carlo è e rimane illegittima e il nosocomio potentino è stato nuovamente
condannato a pagare le spese di lite, quantificabili in 790 euro. Abbiamo contattato il consigliere regionale Alessandro Singetta, ex Api, sostenitore di Renzi ed organizzatore della sua ultima visita a Potenza, per chiedergli un parere su questo fa fatto controverso. Anche pperché lo stesso
Singetta è stato l’unico politico ad intervenire sulla questione, inversamente al silenzio clamoroso del Pd, il partito di cui Strangio aveva fatto parte anni fa. E sottolineiamo –per volontà del nostro stesso intervistatoche si tratta di un’opinione da noi espressamente richiesta. «La pervicacia usata dal direttore generale g Maruggi gg in questa vicenda è eccessiva. Credo avrebbe fatto meglio ad impiegarla in altre e migliori occasioni. Penso che ci sia e ci sia stato un livello eccessivo di suscettibilità da parte della dirigenza. Bisognerebbe saper accettare le critiche e soprattutto saper rispondere alle stesse. Anche io sono un personaggio pubblico, e p e r t a n t o soggetto a
valutazioni, ma non mi metto mica a querelare chi esprime giudizi negativi nei miei riguardi. L’ospedale avrebbe dovuto rispondere attraverso altri mezzi, non di certo per vie legali. C’è un altro fattore disdicevole. Una causa del genere costa un ampio p dispendio di risorse pubbliche, che vengono spese per quella che sembra a tutti gli effetti una questione di natura privata. I problemi del San Carlo sono altri. Il Direttore generale dovrebbe (in seguito a questo episodio) saper ricreare un clima di collaborazione tra medici e dipendenti. Dovrebbe lanciare messagg messaggi positivi all’esterno, e non m mi sembra che ciò sia accaduto in riferimento al “caso Strangio”».
la prescrizione e certe domeniche, soprattutto con condizioni meteo buone, nel piazzale antistante il cimitero diventa un far west con schiamazzi e strombazzamenti che, nonostante la sacralità del luogo, si verificano troppo spesso, non è raro assistere a scene poco edificanti, più volte si arrivati alle mani e sono dovute intervenire le forze dell’ordine. Il buon senso vorrebbe che chi frequenta questo luogo mantenga il
contegno che esso richiede, è incomprensibile la protervia di troppi automobilisti che incuranti dei disagi che arrecano pretendono di percorrere contromano una strada assediata dalle auto. Non sempre sono presenti gli agenti della Polizia Locale ma anche alla loro presenza qualche spudorato cerca di percorrere contromano la strada.
Caos al cimitero di Potenza
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n occasione della ricorrenza della celebrazione della giornata in ricordo dei defunti il cimitero potentino, così come avviene dappertutto, si riempie all’inverosimile, ormai sono quasi saturi tutti gli spazi per la sepoltura anche se si stanno creando nuovi loculi e si è in attesa del completamento del nuovo cimitero “privato” in costruzione tra Macchia Giocoli e Cerreta. Nel frattempo bisogna “arrangiarsi”, anche per quanto riguarda il parcheggio, negli angusti spazi a disposizione a Rione San Rocco. Nei giorni 1 e 2 novembre il Comune fa in modo che l’affluenza al camposanto avvenga nel modo più ordinato possibile, schieramento massiccio di agenti della polizia locale, presenza altrettanto massiccia
degli uomini della Protezione Civile, attivazione di bus navette, il tutto per scoraggiare l’utilizzo dell’automobile, anche la fermata della linea metropolitana delle FAL, posizionata proprio sulla strada d’accesso del cimitero, si rivela strategica e, solo in questi giorni, è utilizzata da tantissimi potentini. L’afflusso di una moltitudine di persone che si recano in visita ai propri defunti avviene con pochi disagi, ovviamente il traffico nei pressi dell’incrocio dove confluiscono via Appia, via Cavour e Corso Garibaldi ne risente pesantemente ma è il pegno da pagare per l’eccezionalità dell’evento ma i potentini sopportano il disagio con cristiana rassegnazione. Negli altri giorni dell’anno l’accesso al cimitero è abbastanza agevole ad eccetto della domenica,
il giorno festivo invoglia la gente a far visita ai defunti, ci sono persone che per abitudine tutte le domeniche mattina amano portare un mazzo di fiori sulle tombe dei loro cari, nelle giornate di bel tempo il numero di visitatori è rilevante per cui il piazzale antistante e le rampe di accesso ai vari ingressi non riescono a contenere tutte le auto dei visitatori, spesso si creano ingorghi che si ripercuotono fino in via Appia, di fronte la chiesa di San Rocco, un ulteriore criticità è data dal trambusto che si crea su via Appia, all’imbocco di via della Rimembranza, in quanto in molti si fermano per l’acquisto dei fiori presso il box del fioraio ubicato a ridosso della stazione della metropolitana FAL. Il Comune per meglio regolamentare il traffico nelle giornate festive,
molto opportunamente, ha istituito il senso unico a partire dall’incrocio di via Appia fino a via dei Mille, in pratica si può accedere al cimitero ma non si può ritornare in via Appia ripercorrendo in senso contrario via della Rimembranza. Nonostante l’abbondante segnaletica stradale, nonostante proprio di fronte l’ingresso principale del cimitero c’è una transenna che, teoricamente, dovrebbe impedire di percorrere in senso contrario la strada, numerosi automobilisti, in sfregio al divieto e infischiandosene del disagio che arrecano, si avventurano contromano verso rione S. Rocco, provocando ingorghi spaventosi e lunghe code che di fatto impediscono a molti di accedere al cimitero. La cosa tragica è che non sono pochi coloro che ignorano
Antonio Nicastro
NEW CITY
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De Filippo e Folino se lo tagliano da soli … lo stipendio Fumo negli occhi per non parlare dei costi su cui bisognerebbe veramente risparmiare, visti i risultati di Mario Petrone
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bbiamo letto che se il Governo accetta le proposte delle regioni, che dopo ben otto ore sono state approvate dalla Conferenza dei Presidenti, il Nostro Vito De Filippo dal 1 dicembre si taglia lo salario di ben 1.200 euro netti al mese (il buon giornalista dice infatti che il De Filippo perde 1.200 euro al mese) e insomma dal 1 dicembre il Ns Vito prenderebbe allora 7 mila e 200 euro netti al mese al posto degli attuali 8 mila e quattrocento sempre netti e sempre al mese. Un taglio netto del 14,28% mica bruscolini e poi il buon giornalista (è un fondo di Basilicata Mezzogiorno quindi duro lavoro di redazione) ci informa che il taglio per il Presidente Folino sarebbe di circa 700 euro netti al mese e per i
consiglieri sarebbe di circa 120 euro netti al mese. Tutto questo comporterà un risparmio per lo stato certamente ma per noi che cambia? Praticamente quasi niente. Il Buon giornalista, infatti, non ci dice quanto sarebbe il risparmio sulla spesa prevista per gli emolumenti ai consiglieri e assessori di Basilicata. Insomma, ci abbaglia con la faccenda che il Buon Vito perderebbe la bellezza di mille e duecento euro netti al mese e il buon Vincenzo Folino perderebbe la bellezza di ben 700 euro netti al mese e i consiglieri (Pagliuca dell’opposizione in testa) perderebbero ben 120 euro netti al mese e quasi quasi ci sollecita la lacrimuccia di commiserazione per un sacrificio di questa entità fatto dalle maggioranze e
dalle opposizioni regionali d’Italia e da quelle di Basilicata senza un lamento che è uno. Sarebbe facile fare battute sui fatti e, soprattutto, sul come raccontati, ma ci interessa la sostanza del problema che è: quanto sarà mai il risparmio sulle casse regionali Lucane? Abbiamo fatto due conti all’uso della “serva”, per scoprire che il risparmio annuo per la riduzione dello stipendio di De Filippo sarebbe la bellezza di 14 mila 400 euro e ben 8 mila 400 euro di risparmio su Folino e niente poco di meno che 40 mila 320 euro annui il risparmio di spesa per gli altri consiglieri regionali tutti. Il totale, tenetevi forte, è di 63 mila 120 euro annui netti che al lordo saranno, magari, pure 100 mila euro annui. Richiamo però il fatto, senza
Abbiamo fatto due conti all’uso della “serva”, per scoprire che il risparmio annuo per la riduzione dello stipendio di De Filippo sarebbe la bellezza di 14 mila 400 euro e ben 8 mila 400 euro di risparmio su Folino e niente poco di meno che 40 mila 320 euro annui il risparmio di spesa per gli altri consiglieri regionali tutti. Il totale, tenetevi forte, è di 63 mila 120 euro annui netti che al lordo saranno, magari, pure 100 mila euro annui. C’è però il fatto, senza intento polemico, che i soli assessori esterni pare che ci costino 800 mila euro
intento polemico, che i soli assessori esterni pare che ci costino 800 mila euro e allora fossi io il buon giornalista direi, ma Presidente bello non sarebbe più efficace risparmiare 800 mila euro senza alcuna fatica facendo faticare un poco di più
h / Ěŝ WŽƚĞŶnjĂ Ğ WƌŽǀŝŶĐŝĂ ƌŝĐŽƌĚĂ ĐŚĞ ŵĞƚƚĞ Ă ĚŝƐƉŽƐŝnjŝŽŶĞ ŐƌĂƚƵŝƚĂ ŝů ƉƌŽƉƌŝŽ & ŝ Ğ ƌŝĐŽƌĚĂ ĐŚĞ ŝŶ ĐŽŶǀĞŶnjŝŽŶĞ ĐŽŶ D ĨŽƌŶŝƐĐĞ ƐĞƌǀŝnjŝ ĂůůĞ ŝŵƉƌĞƐĞ ƐĞŵƉƌĞ ŝŶ sŝĂ ŶnjŝŽ͕ϯϵ Ěŝ WŽƚĞŶnjĂ͘
i Consiglieri eletti? Ovvio è che mica mi oppongo al fatto in sè che nella conferenza delle Regioni si ingegnino di risparmiare sulle spese e domando e mi domando: ma rimangono i rimborsi forfettari al singolo consigliere Regionale che in Basilicata sono una spesa di 2 mila 700 euro al mese per ogni consigliere? Perché, se rimane questo rimborso, il saldo per ognuno di lor consiglieri è da favola, dal momento che perderebbero solo 120 euro netti al mese (l’equivalente di circa 3 caffè al giorno), una sciocchezzuola diciamo la verità. Ora però veniamo alle cose serie, perché la faccenda dei tagli alle spese è sempre una cosa strana, ci inducono in tentazione con il fatto che si sono tagliati gli stipendi e lo hanno fatto da soli con le loro mani, mentre in realtà la questione andrebbe vista diversamente, ovvero rispetto agli effetti del governare e mi spiego. Sono pochi o molti 7 mila duecento euro netti al mese, se fosse questo lo stipendio di ogni consigliere regionale lucano ? Questa dovrebbe essere la domanda da farsi parlando del Presidente De Filippo o magari di un Assessore, che so Viti, o anche di un Consigliere magari di opposizione tipo Venezia e insomma il problema è: cosa ci viene reso in cambio del denaro che spendiamo per pagare i loro stipendi? Partendo da qui, verrebbe da dire all’uso del modo pratico di ragionare della “serva”: ma se la politica fatta dalla maggioranza in regione (tostamente contrastata dall’op-
posizione) è servita a fare aumentare i posti di lavoro, se è servita a far funzionare meglio e a minore costo i servizi pubblici - dai trasporti pubblici ai trasporti privati personali (non dimentichiamo, infatti, che produciamo petrolio per la NAZIONE) – allora certamente quei soldi di stipendio ai politici vanno bene per quei di destra,di centro o di manca. Nei fatti, però, le cose non sono andate così malgrado il fatto che SVIMEZ avrebbe magnificato il miglioramento del PIL e delle performance lucane ci risulta - da notizie e statistiche di altri Enti -che emigrano, in media, 4 mila giovani lucani all’anno in cerca di occupazione nel mondo, che la Basilicata ha la più alta percentuale di poveri - e aumenta di anno in anno-, che la Basilicata ha la più alta percentuale di giovani disoccupati del paese (malgrado l’emigrazione), che la benzina si paga di più in Basilicata rispetto a qualsiasi altra parte di Italia ed ora ci risulterebbe, anche, che almeno un dipendente su tre della Regione e degli enti sub regionali è di troppo e senza contare la riduzione di posti che ci sarà per effetto della soppressione di una provincia. Allora verrebbe da dire, sempre all’uso della “serva”, che i politici nostrani di destra di centro e di sinistra (se questi sono i fatti) non si sarebbero guadagnato neanche l’acqua e figurarsi quegli stipendi.
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ontrosenso
NEW CITY
3 Novembre 2012
Basilicata
… EPPUR NON SI SCOMPONGONO
Confusione e cinismo nella classe politica lucana e integrante del suo vivere. Mancando questo elementare e sacrosanto principio, il nichilismo e il relativismo in Basilicata saranno sempre più “contestualizzati” da forme di cinismo e di protervia, che, noi uomini di buona volontà, non possiamo più giustificare. La cultura civile, la dignità e l’orgoglio devono essere patrimonio degli uomini lucani seri e reattivi. Non possiamo vivere in Basilicata
in una indifferenza e in una stucchevole ipocrisia … all’infinito. A tal proposito, ob torto collo, speriamo di non essere costretti, ancora una volta, e con tanto rammarico, a richiamare il famoso aneddoto di Albert Einstein: “Solo due cose sono infinite: “L’universo e la stupidità umana”... E non sono sicuro della prima”. Almeno oggi, dopo tante prese in giro e tanta demagogia, reagiamo civicamente, da
uomini con schiena dritta, dotati di veri attributi e di vere biglie d’acciaio e non delle solite palle di velluto. Lo ha ribadito, perfino, Niki Vendola nel suo tour lucano. Lo ribadiamo pure noi lasciando in soffitta le nostre paure, le nostre fobìe e le nostre fragilità.
Fra “Grillini”, “Piddini” e … “Sellini”
L di Mauro Armando Tita
N
oi uomini di buona volontà, confortati da Controsenso e da tante serie associazioni del volontariato, declamiamo nel deserto e urliamo alla luna, senza avere alcun timore referenziale verso i cosiddetti poteri forti. Fotografiamo la società lucana nella speranza di intravedere segnali di rinnovamento nella prassi civica. Le denunce di questi ultimi giorni della Confartigianato lucana su un presunto esubero di mille unità negli organici della Regione Basilicata confermano che il motore produttivo (le PMI) della nostra economia non sopporta più né lo status quo né le vergognose indennità dei dirigenti regionali (soprattutto, quelle del sottogoverno) e, soprattutto, quelle intascate dai consiglieri regionali, da noi già denunciate, nel lontano gennaio scorso, dopo il preciso e puntuale editoriale di Sergio Rizzo pubblicato sul Corriere della Sera. Denunce che non erano disgiunte dal primato, tutto lucano, dello scandalo dei “monogruppi”. Se la confusione e il cinismo “regionali” regnano sovrani, nonostante i provocatori e iper razionali interventi del direttore vorrà dire che la classe dirigente lucana è ancora tribale e feudale, resiste a qualsiasi rinnovamento e non ha alcuna intenzione di avviare la stagione del riformismo. Una classe dirigente che, nonostante, i tanti proclami, tesi all’equità sociale e al buon esempio, non si scompone di un millimetro.
Le tante promesse di “razionalizzazione” delle spese e i mancati provvedimenti sulle royalties delle acque e delle acque minerali, in particolare, dimostrano che non vi è alcuna volontà politica di intervenire seriamente e razionalmente. Tutto è risucchiato dal vortice della partitocrazia dei demagoghi di sempre. Quante nostre provocazioni, in primis la questione petrolio, sono cadute nell’oblìo, con tanto amaro disappunto. Le alte indennità percepite dei burosauri regionali (vedi SEL, Acquedotto lucano, Acqua SpA ecc.) hanno scosso il popolo lucano immerso, come sempre, in un letargo ingiustificato.Questa volta vi è un qualcosa in più. Non sono più tollerate queste disgustose sperequazioni. Grazie alla stampa locale il popolo bue sta prendendo coscienza. L’homo sapiens lucano, finalmente, organizza le sue capacità di pulsione. Si prende atto della cruda realtà senza se e senza ma. Il Fortino dei politici furbi e silenti non è più inespugnabile. La goffaggine non è più di casa. I nervi scoperti sono stati intaccati. Non sarà tanto facile fare proclami sui giornali . E’ troppo tardi per rimediare, sarebbe stato opportuno chiedere scusa alla comunità lucana o zittire. Le giustificazioni di sorta aggravano la situazione e rincarano la dose. Per lor signori coniugare il vissuto con il teorizzato è puro optional. In tutto questo baillame ci rattrista, ancora una volta, il silenzio della Chiesa Lucana. Cerchiamo, senza riuscirci e in tutti i modi, di coinvolgere le istituzioni ecclesiastiche per il
loro forte ruolo esercitato sulle popolazioni lucane e per il loro forte radicamento sul territorio. Qualche volta ci riusciamo (vedi denuncia su Morti Bianche e CPT di Palazzo S. G.) Tante altre volte... NO, compreso gli ormai dimenticati Stati Generali del Lavoro. Per queste ragioni non abbiamo mai amato le insensibilità e le indifferenze. Non sopportiamo la cappa di silenzio scesa sui sopracitati Stati Generali del Lavoro, tanto agognati dalla CEB (Conferenza Episcopale Basilicata), qualche tempo fa, dopo vasta eco mediatica e dopo una deprimente perdita di oltre 9000 unità lavorative. Non abbiamo mai amato i preti e gli uomini della Chiesa che giustificano “le contestualizzazioni” (vedi mons. Fisichella). Amiamo, però, da sempre i don Diana, i don Puglisi, i don Benzi, i don Milani, i don Ciotti e i don Bello. La loro umiltà ci guida da sempre. Speriamo, almeno ora, con questa devastante crisi economica e morale, in atti e fatti concreti. Speriamo in una scossa che non si cibi del solito fatalismo e del solito appiattimento sociale. Non sopportiamo più il silenzio “plumbeo” da noi denunciato, qualche anno fa, tanto meno i “muti agevolati” del sottogoverno regionale della partitocrazia lucana. Vogliamo una Chiesa di frontiera presente e viva sulle problematiche lucane e non vogliamo più una Società anoressica in tema di “dignità” e di orgoglio. La società, in special modo quella politica, come sosteneva Don Sturzo, non è una entità o un organismo al di sopra dell’individuo, è parte attiva
e elezioni in Sicilia e le prospettive della politica italiana. La “sindrome di Masaniello”? Come da noi preventivato appena pochi giorni fa su queste colonne, il “vecchio” in Sicilia è andato sotto in modo miserevole: ma se una parte del vecchio comincia finalmente a scomparire, la domanda è “cosa ci riserva il nuovo oltre alla scomparsa auspicabile del titolo non più onorevole di “onorevole”? In breve se da oggi ci si potrà rivolgere al sig. Presidente della Regione Basilicata col titolo o con la qualifica di “ Cittadino”, di memoria robespieriana, in che cosa altro o attraverso quali forme si manifesterà il nuovo nell’imminente futuro ? Già abbiamo avuto modo di constatare, anche in occasione delle stesse elezioni Siciliane, come alcuni partiti di mera testa o di mera procontestazione siano destinati nel medio periodo a scomparire o comunque a
perdere per naturale consunzione quell’ ”appeal” iniziale sulla pubblica opinione. In particolare sia Sel che IDV non sembra abbiano superato la soglia di sbarramento, con la conseguenza che quest’ultimo partito, che appena qualche mese fa aveva espresso l’attuale Sindaco di Palermo nella persona dell’on.le Orlando, si vede oggi privo di rappresentanza nel Consiglio Regionale siciliano. Analoghi effetti si potranno probabilmente manifestare anche sul piano Nazionale in occasione delle prossime elezioni politiche, laddove il Movimento fresco e giovanile del Grillo ha già finito con l’erodere in modo costante e progressivo quello spazio di consenso, in verità mai eccezionale e pur sempre contenuto, di cui quegli schieramenti indicati avevano
goduto fino a pochi mesi fa. La prima considerazione da fare è che la gente- a lungo andarenon si contenta più di una mera contestazione delle forme e dei modi della vecchia politica antica e stereotipata, aspirando invece ad un’offerta politica in cui accanto alle effettive ed indispensabili riforme, da sempre promesse e mai attuate per tutto un susseguirsi di veti incrociati, sia possibile toccare con mano i preliminari di una crescita non solo auspicata ma attuale, sia di natura economica che di carattere sociale, con una più equa redistribuzione dei profitti tra le varie classi sociali ancora esistenti malgrado tutti gli “Ismi” ed i loro profeti. E questo potrà bastare? Sicuramente no. Sarà necessario porre fine ai sistematici abusi da parte dei vari di turno nei confronti di chi potenti e capipartito ca non ha santi san in Paradiso, sarà sicuramente indispensabile mantenere le promesse tutte fatte dispensabi ai cittadini durante le campagne elettorali, sarà essenziale che gli onorevoli di oggi la finiscano di occupare occupar per i loro parenti fino alla settima generazione centinaia di posti di lavoro, in bargenerazion ba ad ogni concorso e selezione pubblica o di di immobili per sè e famiglia comprare decine d con i soldi dei rimborsi elettorali e delle spese di partito, accumulando così consistenti patrinel momento stesso in cui gli moni personali perso stessi non disdegnano di partecipare a cortei contro il Governo di turno o contro le c.d. tasse,con atteggiamenti di finta solidarietà tasse,c e di comodo populismo, che ormai non cconvincono più nessuno. E poi per favore non chiamateli Grillini: è come se per individuare gli appartenenti al PD noi usassimo l’espressione “Piddini” oppure se per indicare gli appartenenti a Sel si usasse l’esspressione “Sellati” o “Sellini”. E i simpatizzanti del Pdl se chiamassimo c di “Lillini”? Qualcuno pocon l’appellativo l’app trebbe incazzarsi e non a torto. Rispetto presume e pretende rispetto, anche se oggi c’è uno schieramento che, grazie alle sue fresche idee ed all’assenza di schemi politici antiquati, può provocare qualche evidente invidia nei concorrenti, che esclusivamente per loro incapacità non sono stati in grado di rigenerarsi e di reagire in modo adeguato ai ripetuti”Vaffa” del Grande Grillo. E alla fine ricordiamo che nella storia del Paese tutti i vari Masanielli hanno avuto vita breve perché, una volta giunti al potere, sono stati spesso accecati e distratti dallo stesso: ci auguriamo che le lezioni della storia saranno sufficienti per evitare ai simpatici giovani a cinque stelle di cadere nel buco nero della vecchia, ansimante ed inaridita politica di sistema.
ontrosenso Basilicata
3 Novembre 2012
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Unibas, ecco i primi dottori in Farmacia Grande soddisfazione e orgoglio nelle parole dei neo laureati lucani di Luca Santoro
S
i è tenuta la scorsa settimana, presso il polo del Francioso dell’Università degli Studi della Basilicata, la prima e storica seduta di laurea di Farmacia. La nuova facoltà ha proclamato i primi due nuovi dottori in una tipica seduta di laurea: commissione da una parte, il candidato che espone il proprio lavoro al centro e dietro il muro umano fatto da parenti e amici tutti rigorosamente in tenuta festosa. Si è trattato di un risultato storico per l’università regionale e per la Facoltà di Farmacia a distanza di cinque anni dalla sua nascita. Una facoltà che in questi primi anni di vita ha avuto il merito di inserirsi in un contesto scientifico di livello internazionale presente all’interno dell’Ateneo attivando un percorso multidisciplinare in un settore, quello sanitario, fino a quel momento assente. Nata da un nucleo di chimici e biologi che hanno fatto da traino per il suo sviluppo la facoltà oggi ha raggiunto un altissimo
La commissione di esame
livello dovuto anche ad un piano di studio coerente e richiesto che garantisce una formazione completa e il massimo dei servizi allo studente. Noi di Controsenso siamo andati a intercettare i neo dottori per cogliere le loro emozioni. La prima che incontriamo è Carmen Cristiano neo dottoressa con 110: Mi sono iscritta a questa facoltà perché non avevo passato il test a Medicina, ma dopo il primo anno ho realmente capito che questo campo era la cosa che più mi piaceva. Ho voluto continuare nonostante i vantaggi e gli
svantaggi di una Facoltà di nuova apertura. I professori sono stati tutti splendidi, ci hanno trattato come se fossimo una classe liceale in quanto ci conoscevano per nome. Abbiamo avuto questo vantaggio di essere seguiti e presi per mano dal principio alla fine. Per quanto riguarda gli svantaggi, essendo una neo facoltà, c’è stato qualche problemino dal punto di vista burocratico, ma nulla di più, rifarei la scelta altre mille volte. Per il futuro spero a breve termine di passare l’esame di stato, di lavorare e forse di frequentare una
scuola di specializzazione. La seconda e ultima neo dottoressa è stata Marilena Consueto, 110 e lode e alla sua seconda laurea: <<Ciò che mi ha spinto a prendere la seconda laurea è stata la difficoltà di trovare lavoro con la prima. Le possibilità erano molto limitate, in particolar modo qui nel meridione. Le farmacie, invece, essendo molto diffuse offrono maggiori possibilità, in più molti esami erano in comune con il vecchio corso di studi per cui ho colto la palla al balzo. La facoltà è molto organizzata, ovviamente ci sono stati piccoli problemi tipici di una facoltà di nuova apertura, ma tutto sommato sono riusciti a seguirci passo passo fino alla laurea senza difficoltà>>. Nel corso della storica seduta, oltre alla presenza del Magnifico Rettore, Mauro Fiorentino che ha voluto sottolineare l’importanza della facoltà di Farmacia per il nostro Ateneo, abbiamo intercettato il Direttore del Dipartimento di Scienze, il professore Faustino Bisaccia
Marilena Consueto
per captare le sensazioni di chi, per primo, si è battuto per l’istituzione di questo corso di laurea:<<Per me è una grande soddisfazione oggi riuscire a far laureare in Basilicata i primi dottori in Farmacia. Questo risultato ripaga tutti gli sforzi che abbiamo fatto in questi anni. Non è stato facile istituire un corso di laurea partendo da poche risorse, a tal proposito colgo l’occasione per ringraziare le università di Napoli e di Bari
Carmen Cristiano
che ci hanno dato un gande supporto in questi primi anni di vita. Oggi possiamo dire che stiamo diventando autonomi riuscendo a mettere in atto tutta una serie di ricerche che accompagnano la formazione degli studenti. La speranza è quella di avere sempre più laureati di ottimo livello come le prime due>>.
Impianto elettrico non a norma: quali rischi? Riceviamo e pubblichiamo Sono una studentessa e sono in procinto di firmare un contratto di locazione con altre 2 ragazze. L’appartamento è in condizioni non buone: vecchio di almeno 40 anni e mai ristrutturato. Non possediamo alcuna certificazione sullo stato dell’impianto elettrico che, a detta dell’avvocato che cura gli interessi del proprietario e che fa da intermediario fra noi inquilini e lui, non è a norma, ci ha però al contempo assicurato che il proprietario, “non appena sarà possibile”, provvederà in merito. Premesso che intendo farmi rilasciare qualcosa di scritto che ufficializzi le parole dell’avvocato, vi chiedo: ci sono rischi e/o pericoli con un impianto non a norma? Se sì, quali? Ho notato che molte delle prese in casa non sono ben fissate al muro e un paio di esse sono anche bruciate. Non sono un’esperta, tutt’altro, ma se serve qualunque altra informazione in più provvederò a fornirvela.
Il fatto che le prese non siano ben fissate non è di per sé un pericolo, basta stringere le viti! Se sono anche bruciate…Allora penso che non sia solo un problema di certificazione. L’impianto, secondo me, va fatto sistemare prima di andarci a vivere. Non serve un anno per rimanere fulminati, basta anche un secondo! Al tuo posto vorrei come clausola la sistemazione dell’impianto, se non è a norma prima dell’inizio del contratto. A questo punto o rinuncia ad affittarvi l’appartamento (significa che non aveva intenzione di risistemarlo) o lo sistema subito, un bravo professionista se la cava in un paio di giorni! Un consiglio tecnico di facile operatività: verificare se esiste il salvavite e se lo stesso funzioni con il tasto “autotest”. RIFERISCA AL SUO PROPRIETARIO CHE C’E’ IL BONUS FISCALE DEL 50% PER GLI IMPIANTI ELETTRICI Continua
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3 Novembre 2012
REPORT
ontrosenso Basilicata
L’ISTANTANEA DI KING BUFFINO Furto sacrilego al convento carmelitano di Barile
L
a restaurata Chiesa del Convento ,fondata da Padre Mariano dei Carmelitani di Melfi (1756), la scorsa settimana ha ricevuto una brutta “visita” da parte di balordi che, non riuscendo ad aprire il portone centrale, hanno infranto, in malo modo, una vetrata sui muri perimetrali. La soprintendenza ai Beni artistici e monumentali, su progetto a cura dell’Arch. Tomangelo Cappelli (a forma del celebre “Rettangolo aureo”) l’aveva ri-consegnata, qualche lustro fa, alla comunità barilese , dopo decenni di ritardi e lavori interminabili, a causa di vari fattori. Coloro che si sono maldestramente introdotti nella chiesa, nottetempo, hanno, inoltre, procurato una ferita visibile sul muro laterale -un grosso buco- ed entrati hanno fatto razzie di calici, della porticina dell’ostensorio e materiali liturgici vari; l’amarissima sorpresa del parroco Don Tommy Garzìa (non ha ritenuto di rilasciare dichiarazioni ufficiali in merito, per ovvi motivi) non gli ha impedito di officiare la messa domenicale, pur nello scempio di diverse statue della chiesa sfregiate, nella viva costernazione dei fedeli e dei parrocchiani della parte alta del paese (denominata in gergo albanese “Us & Cument”).Subito allertati la Caserma dei carabinieri di Barile ed il Comando di polizia municipale, dopo un primo sopralluogo delle forze dell’ordine, l’area dell’ennesimo furto sacrilego è stata recintata e sottoposta “a sequestro” cautelativo (tempo addietro, ancora uno sconcertante furto sacrilego, scoperto dai Priori della Confraternita S.Atanasio ,Luigi Saracino e Michele Giuliano, ai danni della preziosa “reliquia” di San Rocco, già benedetta dal Vescovo diocesano, dentro un ostensorio artistico, poggiato sull’altare del vecchio tempio). Molto dispiaciuto del brutto episodio , assieme alla popolazione tutta, il direttivo dell’Associazione turistica “Pro loco” (presidente Daniele Bracuto) che appena un mese fa aveva allestito-con successo- nel settecentesco istituto “Padre Minozzi”- la XVIII edizione della kermesse enogastronomica ed artistica “Tumact me Tulez” (PIOT Vulture). Intanto le indagini per accertare responsabilità del caso proseguono a pieno ritmo . Donato M. MAZZEO
L’invio di materiali (testi, fotografie, disegni etc.), alla redazione di “Controsenso Basilicata” e all’editore “Publicom”, deve intendersi quale espressa autorizzazione alla loro libera utilizzazione per qualsiasi fine ed a titolo GRATUITO, e comunque, a titolo di esempio, alla pubblicazione GRATUITA su qualsiasi supporto, cartaceo e non, e su qualsiasi pubblicazione della Publicom. Testi, disegni e fotografie inviati su supporto cartaceo non verranno restituiti.
IL PROVERBIO DELLA SETTIMANA
“Chi è bell r natur, non ce vole azzmatura” (“Per chi è bello di natura, non ci vogliono artifici”) RIONERO PZ
Editore Publicom S.r.l. Direzione - Amministrazione - redazione Via Vespucci - Parcheggio 3 - 85100 Potenza Tel. 0971 092254 - 092255 Fax. 0971092256 controsenso@email.it Direttore Responsabile Walter De Stradis Registrazione Tribunale di Potenza n. 778/09 Impaginazione grafica: Giovanna Cafaro Stampa: Martano Editrice Srl Via delle Magnolie, 70026 Modugno - Bari
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ontrosenso Basilicata
3 Novembre 2012
Il traffico di Potenza al microscopio Continua il dibattito aperto dal nostro giornale. Intervista all’ing. Mario Restaino dell’Unità di Direzione “Mobilità” del Comune in funzione le Scale Mobili “Santa Lucia”, o “Ponte attrezzato”. Un’opera che può racchiudere in sé il senso di ciò che poco prima cercavo di dire. Per molti è un’opera sproporzionata rispetto alla città, troppo grande, troppo costosa, ecc. Questa è un’opera dalle capacità straordinarie. Un primato nel primato: è il sistema meccanizzato più lungo d’Europa; non esistono altri esempi per lunghezza e per posizionamento: il collegamento di due colline. Due colline che oggi si uniscono e sulle quali troviamo la parte vecchia e nuova della città. Tutto dipende da dove noi vogliamo osservare le opere, dipende da come leghiamo questo primato a fatti concreti. Al di là della recente avvenuta entrata in funzione, ho citato le scale mobili perché intorno a queste, negli ultimi anni e mesi, abbiamo impiegato buona parte delle nostre energie per completare e migliorare un sistema immaginato decenni fa. La verticalità della nostra
L’ing Restaino
città e la presenza della parte storica sulla vetta, una volta cuore pulsante della comunità potentina, ha fatto si che si immaginassero ed ipotizzassero degli impianti di risalita per arrivarci. Oggi abbiamo l’occasione di ridare al centro storico senso e funzioni: nuove, diverse, inimmaginate. L’intervista con l’ing. Restaino continua nel prossimo numero.
TAXI A POTENZA Il Sindaco Vito Santarsiero non risponde
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La mappa del nuovo programma delle linee di trasporto
di Pino Gentile erzo appuntamento sulla questionemobilità a Potenza. Dopo le considerazioni di fondo sull’argomento e l’intervista all’architetto Michele Graziadei (già assessore all’urbanistica per un quinquennio e presidente dell’Ordine Provinciale degli Architetti), pubblicate su CONTROSENSO. rispettivamente, nelle edizioni del 20 e 27 ottobre scorso. Riportiamo oggi l’intervista all’ing. Mario Restaino, responsabile dell’ufficio Mobilità del Comune di Potenza. L’indagine sugli spostamenti casa-lavoro e casa – scuola, affidata da Comune di Potenza alla SAT srl, di autentico valore scientifico, che, in stretta sintesi, si rivela utile e propositiva per l’ utenza, nel suo insieme, puntando su azioni specifiche (incentivi all’uso del tpl, dell’auto in multiproprietà, del taxi collettivo). L’indagine medesima, fatta nelle scuole, enti pubblici, Comune di Potenza, Regione Basilicata, Università, e via dicendo, è corredata dalle conclusioni sulle risposte fornite a livello diverso. Essendo datata giugno 2010, ha ancora una
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sua valenza attuale? “L’indagine sugli spostamenti casa-lavoro, condotta dalla società partecipata del Comune di Potenza, la SAT s.r.l., è stata assunta a riferimento in fase di redazione del nuovo Programma di esercizio del Trasporto Pubblico Urbano Integrato (gomma e scale mobili), che, a seguito degli ultimi sviluppi sfociati nell’accordo raggiunto con l’attuale gestore del trasporto cittadino (il CoTrAB), verrà attuato a breve. In pratica, con il pieno utilizzo dei dati raccolti con il coinvolgimento dei “Mobility Manager” delle aziende potentine (in attuazione del decreto Ronchi che prevede l’istituzione di un mobility manager per ognuna delle grandi aziende con un numero di 300 dipendenti per unità locale o di 800 in più unità locali) si è lavorato a costruire un nuovo disegno delle linee urbane funzionale alle esigenze di lavoratori e studenti. Da questo lavoro è discesa la definizione di apposite linee che abbiamo chiamato “Linee supplementari casascuola e casa-lavoro” che permettono di far raggiungere con facilità i Poli attrattori, i centri direzionali, gli uffici, le scuole, l’azienda ospedaliera, l’università.
C’è assolutamente bisogno di consolidare una seria intesa tra le grandi aziende della città ed il Comune. Il nostro Centro Direzionale della Mobilità nasce proprio con l’intento di offrire a tali figure il luogo per la discussione ed il progetto di “infomobilità” che il Comune sta attuando garantirà l’istituzione di una Centrale che avrà ruolo di collettore delle informazioni provenienti dalle diverse fonti, per realizzare banche dati da interrogare in fase di scelte progettuali e per veicolare le informazioni tramite servizi di comunicazione al cittadino.” L’azione dell’Unità Direzione “Mobilità”
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Nel luglio 2010, l’Unità di Direzione “Mobilità” del Comune di Potenza, con il supporto della SAT srl, ha portato a compimento il lavoro di redazione del nuovo Programma di esercizio del trasporto pubblico integrato della città di Potenza. Nell’introduzione al lavoro, viene sottolineato, in particolare, “che la mobilità è da intendersi come un progetto da inventare e un esercizio da gestire, considerando ogni modalità di trasporto e ciascun tipo di mezzo come parte di un sistema integrato”. C’è,
poi, un particolare accento su alcuni profili: l’attuale TPUI, caratteristiche e confronti; i criteri del nuovo programma, il nuovo programma di esercizio. Sono questioni delicate e complesse: non possono essere spiegate in una intervista-lampo. Qual è, ing. Restaino, il suo parere sulle questioni sopra accennate? “Il dibattito degli ultimi anni sulla qualità della vita nelle aree urbane spesso parte dal tema trasporti. Uno dei metri di misura per valutare quanto una città sia vivibile, sostenibile nel senso ambientale ed economico, in poche parole europea e moderna, è dato dall’efficienza del trasporto pubblico. Alla domanda: “Come vive la nostra città questa sfida sulla sua qualità?”, io risponderei con una metafora non distante dall’argomento: Potenza è su un doppio binario. Da un lato, problemi storici, consolidatisi negli anni e legati ad un confuso sviluppo urbanistico ed ad una crescita disordinata della città, crescita alla quale il sistema della mobilità non sempre è riuscito ad offrire servizi di alto livello; dall’altro, la nostra, è una città con dei primati e delle unicità. Ad inizio 2010 sono entrate
l 4 ottobre 2009, Michele Luna, responsabile della Mediateca della Biblioteca Nazionale di Potenza, scrive una lettera – appello al sindaco della città Vito Santarsiero con la quale intende dare voce “a tutti coloro che, per motivi diversi, sono vittime del modo non razionale in cui è stato tradizionalmente organizzato (o dovrei dire, disorganizzato?) il trasporto pubblico a Potenza. E’ ora di cambiare! Rimango in attesa della sua risposta”. Son passati esattamente tre anni, ma nessuna risposta, nessun segnale, è giunto al cittadino Michele Luna dal sindaco Santarsiero. CONTROSENSO rende cosi giustizia, diciamo cosi, ad una legittima richiesta su di un scottante problema, quello della circolazione automobilistica a Potenza, sempre e comunque di scottante attualità. La letteraappello di Michele Luna, sedici pagine dattiloscritte, esordisce affermando che la circolazione a Potenza sarebbe di gran lunga migliore di quella attuale, se fossero molto razionalmente utilizzati i taxi. Michele Luna non parla a vanvera ma con dati di fatto quando si riferisce alla sua esperienza sulla “mobilità urbana” vissuta all’estero, in
particolare in India, Turchia, Ucraina, il Paese dell’Europa dell’ Est sul quale Michele Luna si sofferma. “Nella città di Potenza, aggiunge Luna, non so quanti taxi ci siano in circolazione. Se dovessi ipotizzare il loro numero in base alla loro visibilità dovrei ipotizzare che non siano più di due o tre per 70. 000 abitanti. Tutto ciò rende difficile l’utilizzo di questi importanti mezzi, soprattutto nelle ore notturne durante spostamenti, anche brevi, che diventano faticosi e pericolosi per il branco di cani randagi in… circolazione.” E’ giunto dunque il momento che a Potenza, città capoluogo di regione, il servizio dei taxi sia ripensato, che sia garantito, ad un prezzo equo, un servizio sempre disponibile nelle 24 ore del giorno. E’ arrivato altresi il momento, a Potenza, sottolinea Luna, di imporre” l’uso generalizzato di mezzo di trasporto per soli 15/16 passeggeri, che girino ininterrottamente per la nostra città., favorendo, cosi, lo spostamento di tanti giovani che, in orari diversi, si recano in palestra, a prendere lezioni di musica e i catechismo e via dicendo.
ontrosenso
REPORT
Basilicata
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IL GIORNO DEI DEFUNTI IN BASILICATA
Il dio “Morte”, coscienza di noi, radiografia assoluta di Lucio Tufano
C
onoscere bene la storia degli uomini, gustarne ed apprezzarne i fatti avventurosi e romantici, condividerne i rischi, gli ardimenti, le avversità; perciò accade che si conoscano le vicende, si immaginino le condizioni e le realtà ad esse coesistenti, si facciano proprie, quasi vissute direttamente da noi, al punto di averne memoria più dei protagonisti o degli spettatori, i contemporanei, da averne nostalgia quasi quanto i protagonisti e di medesimarsi nelle epoche come se queste fossero le nostre epoche, i nostri giorni, le nostre stagioni, le luci, le temperature, il vento, le persone e le comparse … Nei sogni turbolenti, nei sereni riposi della coscienza, nei percorsi lunghi della memoria, nel profondo pensiero di un crocevia, di un inistancabile via vai di persone, amici più o meno vicini, conoscenti, simpatici, non allegri, seri o austeri, confidenziali e non. Ti capita di rivederli piuttosto indifferenti, giacchè ad ogni insaputa occasione li incontri, quilli come vivi, ordinati e tranquilli che ti parlano, ti sorridono, e tu anno lo sai, sono morti. Non hanno are, e più niente da dire, da spiegare, tu parli per loro, con loro, parli con il tuo ragionare, il tuo modo di vedere il nesso tra realee ed irreale, e quello che ti sembra mbra che dicano è quello che tu dici, e i segnali che ti danno sono i segnali che tu hai decifrato frato di di nel sogno e che non ricordi poterli decifrare da sveglio. *** Figure, controfigure, ruoli svolti, nitide scene viste, non viste, mai più viste se non nella olte. memoria dissolte. Compostezze, scompostezze, ezze, forme e fattezze, voci, mani, otte, espressioni meste, sorrisi, frotte, hi ha pose cinematografiche di chi parlato, perfino cantato, lo sguardo scolpito al lato di una ato i foto. La ribalta ha ingoiato capocomici, le prime donnee e i primi attori, i duetti, le i, i comparse, i comprimari, fachiri e le orchestre,, i porta declamatori di brindisi e riporta le iconografie del sipario pario profondo. A ridosso, baluardi uardi ogie, dell’ultraterra, simbologie, girone di palchi, concentriche riche file del grande emiciclo, vasi comunicanti tra la vita e la morte, flusso di viventi che muoiono, rinascono, moltitudini udini che si rinnovano, tipi, volti, persone che si ripetono, sosia che hanno vissuto in paramentri entri d’epoche alterne, con alterne erne vicende, senza alcun incontro, ntro, senza riscontro. Analogie, ogie, similitudini quasi mai coincidenti. Tutti, tutti, uomini mini forti con torace e spalle, e, i cristiani in gilè che sono stati ati in mezzo a noi, gli uomini d’un pezzo che spararono a pepee e sale, personaggi ariosi che he
incedevano nelle porte destreggiandosi come tacchini, che percorrevano da settentrione a meridione la italietta di via Pretoria, vasca di decantazione che ristabilisce, scandisce e destabilizza vacanze e distanze. Così di stanze in stanze fin al prefetto, al detentore di timbri, il potere, al perfettibile e di nuovo al dirigibile Stabile. Simboli al di qua della vita, dentro la morte, non riferibili al passato ma all’attualità degli astanti, a quella mentalità sollecitatrice di poetiche mnemoniche, fanno ressa intorno. Il conflitto tra ciò che è e ciò che non dovrebbe mai essere riemerge dall’inconscio. Atropo arcigna, nerovestita, dal volto duro ed impassibile, ha reciso implacabile lo stame della vita, con le affilate cesoie, il quadrante polare e la bilancia, con la sua gradualità, la sua incessante frenetica attività. Eppure vita e morte sono istantanea consecutio di tempi e luoghi, tanto che Platone afferma come “non sia l’esser morti il vivere e il viver l’esser morti”, e per Bacone, alla guisa dei bambini che temono il buio, la paura degli uomini si accresce con fole e racconti. Vincenzo Caldarelli supplica: “Poiché la morte è la sposa fedele che subentra all’amante traditrice, non vorremmo riceverla da intrusi, né fuggire con lei. Troppe volte partimmo senza commiato! … lasciaci, o Morte, dire al mondo addio … non mi ghermire, ma da lontano annunciati e da amica prendimi come l’estrema delle mie abitudini”. Le ossa affondate nell’humus hanno la loro cabala, il loro motto, significati da decifrare. Nuclei della letteratura nostra, rituali dai fraseggi irati, avverbi, diverbi, linee portanti, telai, strutture in saecula saeculorum, reperti, studio antropologo, indagine, materia prima. << Il generale Oscar d’Errico ricompose gli eroismi della guerra in nobilissima probità, tre volte decorato al valore>>. Abbattuta dai venti e nel terreno smosso una stele riporta il nome dell’ufficiale di Napoleone, le campagne le disposte strategiche, formazioni, le bandiere a cespuglio. La scritta di una lapide grigia <<Memorie carissime della virtuosa donna Maria Spolidoro, nata contessa di Nicola Berni-Canani Spolidoro fervente patriota, di Ottavio Berni Canani, insigne giureconsulto, questo
tributo di dolore consacra alla moglie, al fratello, al cognato il cavaliere Saverio Spolidoro, anno 1887>>, stemma con gallo e strisce. Giuseppe Scafarelli, sovrasta la corona con barca e remi, milleottocentottantotto. Un familiare sacrario, Ascanio e Nicola Branca eressero nell’anno 1875. Il blasone di Biscotti e i tempietti di quelli che ebbero il cielo nello stemma, decorano il viale. Hermanno se n’è andato. Il compagno di scuola, con le sue greche, con i bottoni e la divisa scintillante, il comandante delle guardie. E non v’era nome più rispondente. Ha convocato al suo funerale tutti i vigili con i gradi ed i fregi, gli alamari ed i pennacchi, le visiere e gli elmi. Mille le contestazioni ed altrettante contravvenzioni … Indomito sulle campagne e sulla piazza, eppure ora è impallidito, supino con le mani conserte, e giace al divieto di accesso. E’ l’ultimo verbale redatto per la violazione del passo carrabile, il senso unico dell’Oltre. Estate 1942, un militare dell’Africa Korps: “respiro l’aria del deserto, marciamo in direzione di Alessandria, il fuoco divora le autoblindo colpite dai bazooka, gli autocarri bloccati, i sogni imperiali si infrangono sulle contorte e lamiere roventi. Il mare rinfresca le menti, le nostre i membra, nostri corpi. Rommel ci attraversa c o m e bolide vestito in
coloniale, calzoni corti, occhialoni sul berretto, binocolo sul petto e sahariana, … il miraggio di una valorosa generazione si offusca, i miti crollano, altri miti, altri carri, altre occasioni di potenza e di eroismo? Ma per quali canali si può ancora realizzare o alimentare il sogno? E’ bene che esso abbia una più lunga durata o renda una sensazione più certa, la consapevolezza della precarietà della storia. Eppure guerra, rivoluzione e reazione sono categorie della Morte”. 1980, una lapide ed un bebè: “C’è un neo nel grembo degli astri dove il sangue si è agrumito. Sul filo dell’ombelico mi sono nutrito. Nei vagiti del cogito i segni dell’ignoto, i geni tramandati, trapassati mi hanno portato. Se così non fosse stato mai sarei nato (il volto di mia madre funestato). Di anno in anno, di pensiero in pensiero, di germoglio in germoglio. Chi mai m’ha pensato? Nel mare c’è il cielo, nella luna la terra. Eppure ero preda del sole, del vento, del deserto dei miei campi. Poi fu l’onda, l’isola agognata, il batuffolo dell’approdo. Prima di esserlo fui io, nel tatto, nell’olfatto, nell’ombra degli affetti, degli oggetti. Ninnolo di un gioco che si fa perverso, di un amore indefinito al bavaglino appeso della vita”. Amore della patria di chi ha alimentato per generazioni il mito della casa, della dimora, della torre più alta, della fortezza p e r custodirvi poteri e
sentimenti. Sacralità del monumento collegata alla cultura dei sepolcri contro la precaria sorte di chi non ha abitato. Recupero della perennità, trionfo del marmo, sul ciclo aleatorio del grano. Ma anche qui vi è teatro: coreografie, scenografie, anfiteatro di terrazzi e giardini pensili, arene, oasi con cuspidi, moschee da cui si leva, nel sole e alla luna, il lamento delle prefiche e il canto del muezzin. Scenografie del Gray, del Macpherson, dell’Aida, Norma, Nabucodonosor, Ibsen, cappelle medioevali, templi dorici, costruzioni moresche, ebraiche, egiziane, mausolei, sacrari liberty e dèco, ingressi d’uffici importanti, anticamere, ascensori per l’oltretombale. “EBBE”, città di timbri e sigilli <<Nel giorno sacro al culto dei trapassati ed alle memorie, una gran folla ebbe il nostro cimitero, la croce di ogni tomba ebbe una corona, un fiore pietoso ebbe ogni nome .. un vasto sommesso mare di sospiri e sussurri ebbe il sigillo delle lapidi, i baci impressi sulle lastre fredde ebbe il giorno, triste nel dileguante novembre, …>>. E’ così che “Il Lucano” del 1899 scrive dei crisantemi crisantem esangui e dell’aria intrisa di d amaro, il nebbioso mattino della città di “ebbe”. Ma chi è Ebbe? Ebbe è la città di timbri e sigilli. Ebbe c o m e possesso? Passato
remoto? La città di Ebbe fagocita, ingoia. E’ la città dell’Ade, l’Acheronte, l’alfa e l’omega che si coniugano. Qui si portano i pensieri, le azioni che si rimuginano per l’eternità. Momento cruciale della vita in cui ciascuno si lega alla sua scelta, d’onde il contrappasso, il capovolgimento del soggetto, il ricordo assillante di essere polvere, polline, vento, di essere stato fiore, fanciullo, vecchio. La vita è un dono, la morte è un mutamento di condizione che non ha posti per coloro che credono sia un posto, né luogo per tutti quelli che hanno vissuto e che sono accanto agli altri. Paure ancestrali, impotenze, coprifuoco, rispetto per chi solo da morto è stimato, è temuto. La certezza che sappia il nostro segreto e le vicende del nostro presente. Eccola la Morte dal velluto nero, coscienza di noi. Il dio Morte, scoperta e radiografia assoluta, radiologo che ci legge dentro, l’infallibile. Eppure la vita è <<stop>>, intuizione, battito d’ali, di ciglia, lampada che si accende, notizia, amore a prima vista, rigetto, separazione, ricongiunzione e riconiugazione. Maschere e scene del teatro, simboli vittoriosi sull’orrore? Ambito di elezione, del riaffiorare e del rammemorarsi. Religiosità degli affetti, sentinelle mute, idola theatri, <<taùto>> che ricompone vizi e virtù, progetti e risparmi: liturgie da antico teatro greco. Pascale, l’impresario, amore per i cavalli. Il padre, Vincenzo aveva il Landò, la Vittoria e il coupè per i matrimoni, il nonno faceva schioccare lo scuriazzo per i cavalli di razza e di carrozza. Paroline, biscotti, zuccheri e carrube tritate. Amore per il trotto, il maneggio, il beccheggio, le sospensioni di una basrca sul fiume, Pascale, fazzoletto al taschino e borsalino, inchino con stivali: una sosta a via Chiaia, un’altra a Portasalza. Ministr, piccolo maggiordomo del funerale con la corta redingote ed il cappello a tube. Dalla briglia alla bara il passo breve e l’inchino in livrea. Avanti! Il sommesso ma deciso ed imperioso segno di partenza, e il carro funebre si avviava per un ordine impartito ai cavalli. Ministr era un accompagnatore solenne che adagiava le salme, le bare in carrozza; un garbato monatto della nostra città. Ondeggiava il cespuglio di bosso al silenzioso passo tra l’obitorio e la fresca aria cimiteriale. Ministr: un cappello a tuba, una maschera ed una redingote, un’espressione nota ed impassibile, un messo comunale della morte. E’ solo la memoria che celebra il passato, dove il monumento di tutti è lo “Sconfittoriale”, stele di marmo, lapidi grige, marea di fiori e luci, sgomento degli affetti.
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CONTROSENSO SCUOLA
ontrosenso Basilicata
All’istituto comprensivo Potenza III “la sicurezza entra in scena” N
ei giorni 29 e 30 Ottobre nell’aula magna della Scuola Secondaria I LA VISTA dell’Istituto Comprensivo Potenza III gli alunni delle classi III, IV e V della scuola primaria e quelli delle classi I e II della scuola secondaria di I grado hanno assistito alla rappresentazione teatrale “Le avventure di Peperone e lo Spirito del Pericolo Pericoloso nel paese del Rischio” (compagnia “Teatro delle chimere”, testo di Matteo Piovani e Stefania Grossi). Lo spettacolo rientra nel progetto “La sicurezza entra in scena”, organizzato dalla sede Inail di Potenza, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale e in concomitanza con la Settimana della Sicurezza organizzata dalla Prefettura. La rappresentazione è stata preceduta da interventi formativi e informativi nelle classi, realizzati da esperti dell’Inail sulla tematica della sicurezza e della prevenzione degli incidenti ed è stata accompagnata da un’attività di monitoraggio a cura del Processo
Prevenzione della sede Inail di Potenza. Si tratta, quindi, di un vero e proprio percorso educativo sulla salute e sulla sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro, finalizzato al riconoscimento dei pericoli e alla prevenzione dei rischi. L’iniziativa dell’Inail, volta a creare una “cultura della sicurezza”, non può che cominciare dai banchi di scuola e, quindi, dall’educazione
dei lavoratori di domani. Attraverso il racconto magico e divertente del teatro, i concetti di rischio, pericolo, prevenzione, giustamente lontani dalla mente dei bambini, si trasformano così in messaggi sulla sicurezza e sulla prevenzione facilmente comprensibili e trasferibili nella vita quotidiana.
La dirigente, Leonarda Rosaria Santeramo
Aspettando il 4 novembre in Basilicata
S
i è concluso il 31 ottobre nel liceo scientifico “Dante Alighieri” di Matera, il ciclo di conferenze rivolte agli studenti degli istituti scolastici superiori della Regione Basilicata, al fine di promuovere la conoscenza delle Forze Armate. Il Master Message “Unità nazionale e Forze Armate: valori e tradizioni a difesa del nostro futuro”, ha introdotto la conferenza, inserita nel contesto delle celebrazioni promosse dallo Stato Maggiore della Difesa, per il giorno dell’Unità Nazionale e per la Giornata delle Forze Armate. L’evento ha riscosso notevole interesse per i quasi trecento studenti intervenuti che hanno formulato numerose ed interessanti domande formulate agli Ufficiali relatori di ciascuna Forza Armata e della Guardia di Finanza.
La scuola di Rossellino festeggia il suo nuovo “abito”
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na scuola completamente rinnovata con aule e spazi a norma che consentono il miglior utilizzo degli spazi ed la perfetta convivenza tra scuola materna e scuola elementare. E’ così che la scuola di Rossellino si è presentata agli alunni all’apertura dell’anno scolastico ed è per questo che oggi, bambini, genitori
e maestri hanno voluto festeggiare invitando gli amministratori comunali che hanno voluto fortemente questo intervento di messa a norma che ha comportato lavori per circa 100 mila euro. Il Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero e l’Assessore alla Pubblica Istruzione Giuseppe Messina hanno assistito così ad un breve spettacolo messo in scena dai bambini con
poesie e canti accuratamente preparati insieme alle proprie insegnanti. La stessa dirigente del plesso scolastico, nel suo saluto, ha ringraziato l’Amministrazione per gli interventi effettuati nell’edificio che ha finalmente spazi adeguati per ogni tipo di attività. “Crediamo fortemente nel ruolo della scuola –hanno detto Santarsiero e Messinaed è per questo che il Comune
investe oltre 5 milioni di euro per i servizi scolastici garantendo qualità didattica ed omogeneità del servizio su tutto il territorio. A Potenza non esistono scuole di serie A e di serie B, ma ogni istituto ha da noi le stesse attenzioni. Grazie a questo lavoro abbiamo
colto l’obiettivo di portare le 13 direzioni scolastiche ad un modello fatto di 7 istituti comprensivi anticipando lo stesso Ministero nella verticalizzazione scolastica e costruendo un forte esempio di razionalizzazione con un notevole contenimento della
spesa. Siamo soddisfatti infine di essere riusciti già dal primo ottobre a garantire la mensa per oltre 2000 alunni cosa che consente di avere una alta percentuale di scuola a tempo pieno.”
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SALUTE... GLI SPECIALISTI CONSIGLIANO
ontrosenso Basilicata
Orologi biologici, segna-passi del nostro benessere Dr. Nicola Straziuso Medico-Chirurgo - Odontoiatra Master II° Liv in Ortognatodonzia Gnatologia e Funzione Masticatoria - Master II° Liv in Ottimizzazione Neuro-Psico-Fisica con Convogliatore di Radianza Modulante - Otorinolaringoiatra Specialista in Foniatria Via Appia, 206 Potenza Tel. e fax. 0971 - 601163
L
a cronobiologia (dal greco crònos = tempo), nata nei primi anni ‘50, è una branca della biologia ormai consolidata e oggetto di studi universitari che parte dal presupposto che la vita dell’uomo è guidata da un complesso sistema di meccanismi interni, chiamati ritmi biologici. Ogni funzione vitale dell’organismo (come la temperatura corporea) segue una propria scansione che, a seconda dei casi, si può manifestare con variazioni nel corso di una giornata, di un mese o nell’arco di un anno. Conoscere le oscillazioni cicliche di questi meccanismi regolatori interni ci permette di vivere in sintonia, anzichè in contrasto, con i nostri ritmi naturali. La cronobiologia potrebbe trovare un largo campo d’applicazione sia nella medicina preventiva che nella cura medica. Considerando l’inviluppo delle funzioni e la frequenza dei ritmi delle principali funzioni naturali del nostro organismo si arriva a stabilire con una certa esattezza l’indice di maggior rischio, ossia il momento della giornata, della settimana o dell’anno nel quale si potrebbe verificare l’insorgere di un disturbo. CHE COSA SONO I RITMI BIOLOGICI L’origine dei ritmi biologici vedono l’orologio biologico essere costituito da alcune aeree del sistema nervoso che abbracciano sia la ghiandola pineale sia parti dell’ipotalamo: proprio questa porzione nervosa invia delle scosse in maniera ritmica, appunto i ritmi biologici. I ritmi biologici di una persona dipendono dai suoi geni e sono indipendenti dai cicli solari: alcuni esperimenti condotti su un gruppo di persone che hanno trascorso intere settimane in grotte sotterranee hanno dimostrato che la maggior parte delle persone tende ad avere un ciclo diurno naturale leggermente più lungo di quello delle ventiquattro ore del sole (circa venticinque ore). Cioè, siamo naturalmente portati ad addormentarci e svegliarci ogni giorno un po’ più tardi di quello prima. Ma il nostro organismo si adatta ogni giorno al ritmo solare di ventiquattro ore per l’azione condotta da alcuni segnatempo, alcuni provenienti dall’esterno altri invece presenti nel nostro organismo, che fungono da sincronizzatori. E’ REGOLATO DAL SORGERE DEL SOLE Tra gli indicatori temporali, il più importante è l’alternanza luce buio,cioè il sorgere e il tramonto del sole: la luminosità fa in modo che il ritmo leader che guida l’organismo umano è quello sonno veglia, generato in modo autonomo da ogni persona,
la luce è solo un segnapassi esterno. La ghiandola pineale, infatti, sotto l’effetto della luminosità produce la serotonina che prepara l’organismo allo stato di allerta, attivando soprattutto la produzione secretiva delle ghiandole surrenali e della tiroide. Con l’apparizione del sole nel cielo mattutino, si registra un’attivazione di tutti gli ormoni che mettono gli esseri umani in grado di affrontare la giornata: quindi, aumenta l’aggressività, la memoria, la lucidità e l’agilità fisica. Invece, con il tramonto del sole la serotonina viene trasformata dalla ghiandola pineale in melatonina. Quest’ultima inibisce la produzione delle ghiandole surrenali e della tiroide e favorisce le energie, alla crescita alla costruzione dei tessuti. Così è facile capire il fenomeno della ‘jet lag syndrome” il malessere del fuso orario che colpisce chi vola in aereo da una parte all’altra del mondo: stordimento, sonnolenza, insonnia sono il risultato di un’alterazione forzata di quelle lancette del nostro orologio interno determinato da un improvviso cambiamento dei segnali esterni. In base ai bioritmi quotidiani, le ore della giornata hanno caratteristiche specifiche. E c c o l e : 0 - 2 E’ l’ora del mal di testa e del mal di denti perchè in questa fascia temporale le secrezioni di endorfine, sostanze antidolorifiche naturali, toccano il punto minimo e quindi si abbassa la soglia del dolore. 5 - 8 in questo spazio di tempo,l’incidenza dell’infarto è doppia rispetto alla sera o alla tarda notte. Questo succede perchè proprio nella prima mattinata c’è una
maggiore attività della serotonina, che stimola il sistema simpatico proprio per prepararci al risveglio: perciò, aumenta anche la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e quindi con questo carico di lavoro diminuisce il livello di efficienza del cuore che sopporta con meno facilita gli sforzi nella fase mattutina. 10- 12 Le ore della tarda mattina sono le migliori per applicarsi allo studio o per risolvere un problema di lavoro. La capacità di pensare con chiarezza e di reagire prontamente raggiunge il picco massimo intorno a mezzogiorno; così come la capacità di memorizzare a breve termine è molto più elevata che in qualsiasi altro momento della giornata. 14- 17 Per i malati di ulcera gastrica o duodenale queste sono le ore in cui si verificano con maggior probabilità gli attacchi acuti. Nelle persone sane la secrezione di succhi gastrici (i liquidi contenuti nello stomaco che contribuiscono a degradare e digerire i cibi ingeriti) è minima durante la notte, aumenta progressivamente nelle ore della mattina e raggiunge l’apice a mezzogiorno; invece nei malati d’ulcera, il ritmo della produzione dell’acido cloridrico da parte dello stomaco è alterata. Cioè, il picco diurno può protrarsi più a lungo della norma: questo significa che una maggior quantità di succhi gastrici resta nello stomaco e espone perciò le pareti dello stomaco all’azione corrosiva delle sostanze acide contenute nei succhi gastrici. Anche di notte, poi, la secrezione continua a mantenersi su livelli alti. 15 -18 il periodo migliore per andare dal dentista perchè in quest’arco di tempo è stata dimostrata una maggiore efficacia degli anestetici
locali. Se somministrato di pomeriggio, infatti, l’anestetico a parità di dose garantisce un’azione sedativa contro il dolore molto più prolungata rispetto al mattino. 17- 20 Il tardo pomeriggio è la fase del giorno in cui l’organismo è nelle condizioni migliori per fare sport, in quanto sono maggiori le capacità di coordinazione ed è più accentuata la prontezza agli stimoli esterni. Alcuni studi hanno evidenziato che per la maggior parte delle persone allenarsi verso sera sembra meno faticoso e più facile, spingendole a impegnarsi di più e a trarre massimo beneficio dall’allenamento. In particolare, il tardo pomeriggio è consigliato per la pratica di sport aerobici (corsa, ciclismo, eccetera): in quest’orario, l’efficienza dei polmoni e del cuore raggiunge i più alti livelli e il fisico è in grado di sfruttare al meglio le proprie riserve di energia. 20-23 Attenzione alle reazioni allergiche. Starnuti, pruriti ed eruzioni cutanee sono in agguato proprio nelle ore in cui il livello di cortisolo, che è un immunosoppressore, tocca la punta minima giornaliera. E’ importante la pianificazione terapeutica specifica contro questi disturbi di sera, intorno alle 19 proprio per contrastare l’azione degli agenti allergizzanti (antigeni). 21-24 In questo orario, le nostre variazioni di umore qualche volta tendono verso la malinconia, mentre è stato dimostrato che la sensazione di benessere aumenta sensibilmente nelle ultime ore della mattina. Il momento della giornata in cui ci sentiamo più euforici e sereni in genere coincide con la quarta ora successiva al risveglio. 3-6 E’ a partire dalle undici di sera
che aumenta il rischio di un attacco di asma allergico, che raggiunge l’apice tra le 6 e le 7 di mattina. La natura notturna degli attacchi di asma allergico, che iniziano a tarda notte o al mattino presto, è strettamente legata alle variazioni di calibro dei rami bronchiali i quali si dilatano e si restringono secondo un ritmo giornaliero. Attorno alle sette, per esempio, si può verificare una condizione di broncocostrizione: i bronchi appaiono più serrati e perciò la respirazione è più difficoltosa. Invece, durante il giorno la vulnerabilità agli antigeni è molto bassa: alle quindici, quando la curva dell’asma è nel punto più basso, i bronchi appaiono aperti e rilassati e dimostrano nei confronti delle sostanze allergizzanti una quasi completa immunità. Alcune persone molto sensibili possono però entrare in contatto con un antigene nelle ore diurne, quando il loro livello di vulnerabilità è molto basso, e avere una reazione allergica ritardata di notte, quando sono minori le difese contro gli agenti irritanti. Inoltre, il metodo, per una pianificazione terapeutica efficace, parte da una valutazione “tridimensionale” e dal sincronismo: 1.
dell’andamento delle fluttuazioni dell’azione dei “principi attivi” nell’arco della giornata,
2.
sia in relazione alle variazioni cicliche dei regolatori interni,
3.
sia alle manifestazioni temporali delle malattie.
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SALUTE... GLI SPECIALISTI CONSIGLIANO
Basilicata
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Scarpe, piedi e postura A cura del Dott. Ft. Nicola Castelluccio Osteopata D O Posturologo Laurea Magistrale in Scienze della Riabilitazione Terapia del LinfedemaASP Potenza email: ncastelluccioinfo@ gmail.com cell. 3804326784 3319030750 L TERRENO PIANO E’ UN’INVENZIONE DEGLI ARCHITETTI. E’ ADATTO PER LE MACCHINE, NON PER I BISOGNI UMANI (…). SE L’UOMO MODERNO E’ COSTRETTO A CAMMINARE SULLA SUPERFICIE PIATTA DELL’ASFALTO E DEI PAVIMENTI (…) VIENE ALIENATO DAL SUO CONTATTO NATURALE PRIMORDIALE CON LA TERRA. UNA PARTE CRUCIALE DEL SUO ESSERE SI ATROFIZZA E LE CONSEGUENZE SONO CATA S T R O F I C H E PER LA SUA PSICHE, PER IL SUO EQUILIBRIO E PER IL BENESSERE DELLA SUA INTERA PERSONA” Friednsreich Hundertwasser 1991
“I
Ogni giorno ci permettono una normale vita di relazione, ci permettono di camminare, correre, saltare, ballare, gioca-
re, dunque esprimerci in vari modi;
salgie, sesamoiditi, tendiniti e dolori articolari.
I NOSTRI PIEDI sono una straordinaria opera ingegneristica della natura, capaci per questo di sopportare in ogni frangente il peso del nostro corpo e consentirci di camminare fino a poter coprire distanze ben oltre 160.000 chilometri (circa 4 volte il giro del mondo). Collocati ben lontani dalla testa e dagli occhi, “questi sconosciuti” divengono troppo spesso trascurati o dimenticati. Anche l’odore di un piede soffocato dentro calzini sintetici e dentro scarpe ermetiche, porta a considerarlo sempre meno dignitoso e importante. L’uomo è l’unico mammifero ad aver conquistato il bipodalismo; i piedi rivestono un ruolo fondamen-
Ecco la formula giusta e i consigli per evitare fastidi e infiammazioni.
tale per il benessere psicofisico delle persone, da essi infatti dipende l’equilibrio oltre che la salute dell’intero organismo. Se l’appoggio plantare è sbagliat, i danni possono essere permanenti. La scelta della calzatura è determinante per evitare malanni come metatar-
La scarpa ideale non esiste, meglio scalzi secondo pediatri, fisiologi e posturologi. La scarpa è un compromesso tra l’esigenza di proteggere il piede e il desiderio di assecondare canoni estetici. Tuttavia se la scarpa ideale non esiste, si dovrebbe tentare almeno di evitare le calzature sbagliate e sostituirle non appena mostrano segni di usura eccessiva o scorretta. Meglio acquistare le calzature nel pomeriggio quando il piede ha il giusto volume, la sera risultano infatti più gonfi ed il mattino troppo asciutti per la posizione orizzontale della notte appena trascorsa. Per verificare usura e difetti acquisiti con l’uso, la scarpa va osservata appoggiata su un piano rigido: la suola deve essere in contatto con il piano d’appoggio nella parte interna e esterna, non deve avere la punta curvata in alto e la suola non deve essere consumata oltre un terzo del suo spessore originario. Vista dall’alto la scarpa non si deve accomodare su un lato e non deve mostrare la piega trasversale troppo obliqua (segno di rigidità dell’alluce). Di sicuro nella top ten delle calzature sbagliate ci sono quelle con il tacco alto. Un accessorio
femminile che conferisce sensualità all’incedere,ma dannoso all’appoggio plantare, allo schema del passo ed alla postura. Tre centimetri di tacco bastano a trasferire il peso dal tallone all’avampiede. Sei centimetri incrementano il peso sui metatarsi del 57% e nove centimetri fanno scaricare il 76% del peso corporeo sulla punta del piede, alleggerendo il tallone così sollevato da terra. La metatarsalgia è il primo effetto scatenato dalle
Il San Carlo incrementa l’offerta di interventi chirurgici
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ei mesi di novembre e di dicembre sarà potenziata l’attività delle sale operatorie dell’Azienda Ospedaliera Regionale San Carlo. L’iniziativa è partita questa settimana al San Carlo di Potenza. Si tratta di un ulteriore sforzo organizzativo da parte dell’Azienda per incrementare l’offerta e venire incontro alla crescente richiesta di interventi chirurgici, proveniente non solo dalla Basilicata ma anche dalle regioni limitrofe. Analoga iniziativa riguarda anche l’Ortopedia dell’Ospedale di Pescopagano. Questo rafforzamento si inquadra in una già avviata e profonda riorganizzazione delle attività chirurgiche dell’Azienda. “L’incremento delle attività ambulatoriali per visite e prestazioni diagnostiche – ha dichiarato il direttore generale Giampiero Maruggi – partito nello scorso mese di giugno è stato, rispettando l’impegno allora assunto, solo il primo passaggio di un pacchetto di iniziative teso ad
incrementare l’offerta di servizi da parte dell’ospedale di punta del sistema sanitario regionale. I consistenti risultati raggiunti in termini di riduzione dei tempi di attesa ci confortano. Ora è la volta dell’incremento delle attività chirurgiche, che definiscono in modo significativo la vocazione e l’identità aziendale. La
modalità sperimentale è evidentemente connessa alla verifica del fabbisogno ma anche alla complessità degli aspetti gestionali e organizzativi che questo sforzo implica”. “L’iniziativa – ha concluso il dg Maruggi – interessa i Dipartimenti Chirurgico e d’Emergenza e le unità complesse di Chirurgia generale, Ortopedia, Urologia e Neurochirurgia. E’ stata resa possibile grazie all’impegno e alla disponibilità dei capi dipartimento, dei primari, dei medici e del personale infermieristico e tecnico. Intendo quindi ringraziarli tutti per la preziosa collaborazione e per la capacità ancora una volta dimostrata di rispondere adeguatamente alle sfide che ci impongono il ruolo centrale del San Carlo nella rete ospedaliera regionale e la nostra vocazione all’eccellenza”.
scarpe con tacco alto, specie se la punta della calzatura è stretta. Si tratta di una infiammazione e di sintomi dolorosi che colpiscono l’avampiede sotto l’attaccatura delle dita, più frequente le teste dei metatarsi e la loro articolazione. Di qui il termine metatarsalgia che significa dolore ai metatarsi. Un’altra frequente e temibile infiammazione che colpisce l’avampiede spesso scatenata dall’uso prolungato di scarpe a tacco alto è il neurinoma di Morton. Si tratta di un dolorosissimo nodulo che si sviluppa tra il terzo e quarto dito del piede sulla biforcazione di un piccolo nervo sensitivo. I suoi sintomi sono tipici: dolore urgente e la sensazione di un sassolino o di un chiodo nella scarpa che insiste sotto il punto dolente, tanto che chi ne è colpito a volte per strada è costretto a fermarsi per togliere la calzatura e massaggiare il piede. Non solo: il peso che grava sulle dita accellera la predisposizione individuale a sviluppare l’alluce valgo e le dita deformate a martello. Metatarsalgie, neurinoma di Morton e deformità delle dita come l’alluce valgo e dita a martello necessitano dell’intervento chirurgico: meglio limitare l’uso dei tacchi alti a poche e selezionate occasioni. Se l’uso dei tacchi è quotidiano e per molte ore al giorno, nel tempo si produce un altro temibile effetto: il tendine di Achille e i muscoli del polpaccio si accorciano. Con il tallone sollevato il piede è bloccato in posizione di equinismo ( come nella spasticità) e non ha la possibilità di articolare la caviglia alternando
flessione ed estensione. Di qui la brevità permanente dei muscoli e dei tendini e la difficoltà nei casi più severi di indossare calzature con il tacco basso o senza tacco pena dolori e infiammazioni al tendine di Achille ed ai muscoli del polpaccio e una innaturale, ma ormai acquisita deambulazione con schema del passo invertito punta/tallone, anziché tallone/punta. Ma i danni da tacchi alti possono prodursi anche in modo acuto: con una distorsione di caviglia. Più il tacco è alto e il tallone lontano da terra e l’appoggio ridotto ( tacchi a spillo), più è alta l’incidenza di distorsioni della caviglia. Nei casi lievi si produce una lesione di primo grado di uno dei legamenti del piede, che richiede solo riposo per circa 10/15 giorni, l’uso di una cavigliera elastica, l’ applicazione locale di ghiaccio , antinfiammatori e terapia riabilitativa. In casi più gravi serve il chirurgo. Se adattassimo le scarpe ai piedi e non i piedi alle scarpe tutto ciò non avverrebbe. Quindi sarebbe come obiettivo primario scegliere le proprie scarpe in funzione della propria salute e non per moda, prestando particolare attenzione ai contatti che si possono creare al piede più grosso, più lungo o comunque “ diverso “ ed approfittare di tutte le situazioni in cui ci possiamo permettere di lasciare il piede nudo e libero da ogni costrizione.
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ontrosenso
SALUTE... GLI SPECIALISTI CONSIGLIANO
Basilicata
Bypass a cuore battente
di Gianfranca Losasso Medico Specialista in Cardiochirurgia gcardio@libero.it
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e coronarie, come più volte ricordato nei miei precedenti articoli, sono arterie che decorrono sulla superficie di tutto il cuore, trasportando sangue ricco di ossigeno ai vari distretti del muscolo cardiaco. Una o, più arterie coronarie possono ammalarsi perché vengono parzialmente o completamente ostruite da una placca che impedisce il normale scorrimento del flusso di sangue all’ interno del vaso. Questa patologia che colpisce le coronarie prende il nome di coronaropatia e rappresenta una delle principali cause di morte per infarto miocardico. Ma che cosa provoca l’ostruzione all’interno di una coronaria? La coronaria è ostruita, come già detto, da una placca che generalmente è costituita da colesterolo, calcio ed altre sostanze che viaggiano nel sangue e, che possono accumularsi lungo la parete dell’arteria coronaria formando una placca aterosclerotica. Le ostruzioni possono essere singole o multiple e presentare vari livelli di gravità e differenti ubicazioni. A poco a poco, i depositi suddetti restringono il lume delle arterie coronarie riducendo così, l’apporto
di sangue ed ossigeno al muscolo cardiaco. Tale riduzione del flusso di sangue può causare dolore al torace (angina), difficoltà respiratoria (dispnea) ed altri sintomi; l’ostruzione completa della coronaria può indurre un attacco cardiaco. Il paziente può rimanere senza sintomi per diversi anni e poi, manifestare dolore al petto quando si sottopone ad uno sforzo di una certa entità, più o meno intenso. Altre volte, l’angina pectoris esordisce direttamente a riposo, senza che sia compiuto alcun sforzo ed, il dolore si manifesta irradiandosi anche al giugulo ed al braccio sinistro. Sembra che, in una certa misura, le donne mostrano una maggiore predisposizione rispetto agli uomini, ad avere segnali premonitori di infarto cardiaco come anche nausea, stanchezza e dolore alla schiena e/o alla mascella. In tutti questi casi, è bene rivolgersi al proprio medico di fiducia e, se si sospetta un infarto, è fondamentale giungere in ospedale il prima possibile. L’aterosclerosi coronarica purtroppo, è un malattia che si accompagna spesso ed, in parte all’invecchiamento anche se, altri fattori di rischio sono: la familiarità, il fumo, valori elevati di pressione arteriosa, livelli alti di colesterolo cattivo (LDL) e livelli bassi di quello buono (HDL), diabete, obesità o soprappeso, stress e vita sedentaria. Gli uomini sono esposti ad un rischio maggiore di sviluppare una coronaropatia rispetto alle donne, nelle quali tuttavia, le probabilità aumentano dopo la menopausa. Per fare diagnosi di coronaropatia si deve prima di tutto, visitare il paziente che descriverà la tipologia del dolore che ha avuto e fare un elettrocardiogramma. Anche se questo fosse normale, in
presenza di sintomi, è utile sottoporlo ad una prova da sforzo che, se positiva dovrebbe essere seguita da una coronarografia: esame che, attraverso un piccolo catetere introdotto mediante un’arteria della gamba o del braccio, permette la visualizzazione completa delle arterie coronarie eventualmente ostruite. Questo iter diagnostico dovrebbe essere completato da una ecografia del cuore e del collo per visualizzare che non ci siano placche ostruttive anche a livello delle carotidi che portano sangue al cervello Esistono svariate misure da adottare per controllare una malattia cardiovascolare: assumere particolari farmaci, modificare l’alimentazione, smettere di fumare, praticare attività fisica. Ma quando tutto ciò non è sufficiente, il medico potrà consigliare al paziente di eseguire un’angioplastica durante la coronarografia o, nelle condizioni in cui questo non è possibile, di sottoporsi ad un intervento chirurgico di bypass aortocoronarico. Il Cardiologo stabilirà quale sia il trattamento migliore in base al quadro clinico, all’ubicazione ed alla gravità delle ostruzioni, valutando anche i rischi futuri dei procedimenti adottati al momento. Tuttavia, questo articolo è dedicato al “cuore battente” perciò, cercherò di chiarire cosa si intende usando questo termine, partendo da una premessa. L’intervento di bypass aortocoronarico consiste nel prelevare un segmento di un vaso sanguigno sano (tratto di vena grande safena dalla gamba, arteria mammaria interna dal torace o arteria radiale dal braccio) per collegarlo alla coronaria, dopo il punto interessato dalla ostruzione. Si crea così, un percorso alternativo
attraverso cui il sangue potrà si tratta di pazienti che non né ricorrere alla macchina scorrere evitando e, quindi sono in grado di essere cuore-polmone. E’ intuibile by-passando, il tratto ostruito sottoposti ad intervento in che i pazienti che si della coronaria e raggiungere circolazione extracorporea. sottopongo ad un intervento il cuore che non riceveva Anche nel cuore battente, di bypass a cuore battente più ossigeno. Generalmente il cardiochirurgo preleva hanno un recupero più e, nella maggior parte dei un segmento di vena o di rapido nel post operatorio casi, questa operazione arteria sane e ne collega e meno giorni di degenza viene eseguita praticando un’estremità alla coronaria, sia in terapia intensiva un’incisone sul torace ed al di sotto della sua che in reparto. Tuttavia, arrestando il cuore perché ostruzione e, dall’altro capo indipendentemente dal tipo mentre il chirurgo opera, collega il vaso all’ aorta, che di intervento, è importante una macchina, denominata è la più grande arteria del avere cura di sé. Il medico macchina cuore–polmone o nostro corpo e che, nascendo potrà fornire suggerimenti circolazione extracorporea, direttamente dal cuore, su come migliorare la si occupa di garantire la fornisce sangue, attraverso il salute cardiovascolare, circolazione di sangue condotto appena legato alla ad esempio assumendo al cervello ed agli altri coronaria, a quella parte di specifici farmaci come la organi del nostro corpo, muscolo cardiaco sofferente cardioaspirina tutti i giorni sostituendosi alla funzione perché non ne riceveva più associata al gastroprotettore, svolta dal cuore e dai polmoni o no ne riceveva abbastanza. adottando una dieta sana, mentre si opera. L’intervento Naturalmente, la difficoltà abbandonando il fumo ed a “cuore battente” invece, di questo tipo di intervento incrementando l’esercizio definito anche “off pump”, è lavorare e suturare i fisico. Il decorso successivo viene eseguito mentre il condotti sulle coronarie, all’intervento prevede cuore continua a battere mentre il cuore continua a naturalmente periodiche e ed è questa, una procedura muoversi pur posizionando il regolari visite cardiologiche più impegnativa per il cuore e stabilizzando l’area rispettando gli esami clinici cardiochirurgo che si interessata con particolari e strumentali di controllo. avvale di un dispositivo per apparecchi che permettono stabilizzare una piccola area al cardiochirurgo di accedere del cuore dove deve fare il alle coronarie ostruite che bypass. Dunque, è intuitivo necessitano di bypass senza che, la principale differenza dover arrestare il cuore tra un intervento a cuore battente ed una procedura a cuore fermo consiste nella necessità di utilizzare la macchina cuore-polmone. Ciò nonostante, durante una operazione a cuore battente, la macchina cuore-polmone è comunque presente in sala operatoria e pronta per l’uso, quale precauzione nel caso in cui il chirurgo a vita psichica sarebbe estreabbia necessità di passare mamente povera se non ci si ad una procedura con l’ausilio della circolazione ponesse a confronto con situaextracorporea per portare a cura zioni di conflitto. Di sicuro la tensione a termine l’intervento di della dottoressa che ne deriva, in molti casi, è esaspebypass senza rischi per MariaTeresa Muscillo rante, ma è proprio di questa tensione il paziente. I pazienti da psicologa che si alimenta la psiche. Se si pensa sottoporre ad un intervento sessuologa telad una vita fatta solo di sensi unici, a cuore battente sono 328/8317632 dove una volta intrapresa una strada selezionati, per esempio mariateresa_muscillo@ non vi è la possibilità di tornare indiehanno una o due coronarie yahoo.it tro o di scegliere un’altra via, ci si troostruite che non possono va di fronte ad un determinismo cieco, essere angioplasticate per la dinanzi al quale le azioni e i progetti loro anatomia o perché sono vasi molto calcifici oppure, non avrebbero nessuna efficacia. Questa, ad esempio è la condizione del nevrotico che, per superare il conflitto interiore, si chiude nell’universo della non-scelta. Le persone che cercano aiuto psicologico sperimentano una forte paura, perché sentono che tutto è uguale, privo di valore e casuale. Cercano una causa del loro malessere, senza sapere che proprio questa illusione è ciò che li (pianta dei cantanti), il limone rende schiavi del “grigiore” delle giornate. La psiche rappresenta, (astringente), il ribes nigrum quindi, la simultaneità del senso e non segue affatto la linearità ra(cortisonico naturale) ecc. La zionale. Essa va verso l’”entropia”, ovvero verso la confusione, il propoli può essere utilizzata disordine, la disorganizzazione, l’indifferenziazione. L’individuo in tintura madre, ottenuta dal- deve continuamente lavorare per riportare ordine, differenziazione la macerazione cella pianta e chiarezza all’interno del suo mondo emotivo, così da riportare la fresca in una miscela idroal- psiche verso la “neghentropia” (stato di ordine). La vita umana è colica, in soluzione glicolica un cammino travagliato e pieno di insidie, che richiede un’elevata formata da propoli, acqua, soglia di tolleranza del caos per essere compresa. Spesso l’indiglicerolo, più delicata sulle viduo si trova a combattere con polarità ambivalente di due o più mucose, oppure in soluzio- scelte; l’ostacolo non va mai eliminato, al contrario è opportuno ne acquosa totalmente priva integrarlo e assimilarlo. Cancellare le opposizioni significherebbe di alcool e più indicata per i abdicare o censurare una parte di se stessi. La riposta della censubambini. La propoli è infatti ra può essere un atto violento contro quella parte di sé che viene molto utile anche per curare vissuta all’impronta della diversità. Comprendere e accettare le mal di gola e raffreddore nei diverse sfaccettature della propria psiche rappresenta la libertà e la più piccini, per i quali è resa possibilità di cercare nuovi modi di stare al mondo e volgersi alpiù gradevole grazie all’ag- trove, in modo del tutto personale. Questo impegno di differenziagiunta di aromi fruttati, per- zione ha il suo punto cruciale nel periodo dell’adolescenza, dove il ché priva di effetti collaterali ragazzo cerca di costruire modelli diversi da quelli di riferimento gravi. Gli unici effetti inde- (in particolare rispetto ai modelli genitoriali) ed è un viaggio che siderati evidenziati sono stati dura tutta la vita. Spesso questo viaggio incontra delle difficoltà quelli di sensibilizzazione in notevoli e porta l’individuo a portarsi un fardello pesante, fatto presenza di soggetti con forti di richieste genitoriali incombenti e aspettative che rappresentano allergie ai pollini, per la pre- falsi obiettivi. Il senso di colpa che ne deriva, la paura, il rammarisenza di un elevato numero co possono essere debellati solo dopo un lavoro centrato sul guardi allergeni nelle resine delle darsi dentro in maniera autentica, un mettere ordine, una voglia di piante da cui le api traggono differenziarsi, di essere unici e diversi. la propoli.
La propoli: una sostanza preziosa
Dott.ssa Maria Rita MilellaFarmacia Marchesiello www.farmaciamarchesiello.it c.so Garibaldi 92 85100 Potenza tel 097121179 email: mr.milella@farmaciamarchesiello.it
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a propoli o il propoli è una sostanza prodotta dalle api a partire dalle resine che raccolgono dalle gemme e dalle cortecce delle piante e che poi mescolano agli enzimi della loro saliva, cera e polline. Il termine propoli deriva dal greco “pro” difesa
e “polis” città, e infatti viene prodotta dalle api per difendere l’alveare dagli attacchi esterni e come antisettico, per disinfettare le calette dove vanno a depositare le uova. Per l’uomo rappresenta una difesa da virus e batteri! Pare che l’utilizzo della propoli risalga all’Antica Grecia dove veniva impiegata per i processi di mummificazione per evitare la putrefazione, ma anche a livello cutaneo per favorire la cicatrizzazione e come antisettico delle ferite. Non si può definire con esattezza la composizione della propoli, è tuttora in fase di studio, perché dipende dalla vegetazione di provenienza e dal periodo di raccolta. In generale oltre che dalle resine, è composta da balsami (50%), cere (30%), oli essenziali (10%), pollini, flavonoidi (responsabili dell’attività antibiotica), vitamine, sali minerali ecc, altri composti sono ancora in fase di studio. La propoli è definita un antibiotico naturale, priva di tossicità
e senza gli effetti secondari dell’antibiotico classico soprattutto l’antibiotico-resistenza. In particolare svolge un’azione sia batteriostatica, cioè impedisce la proliferazione di virus e batteri, che battericida cioè uccide questi microrganismi rinforzando i processi immunitari. Risulta quindi molto utile contro mal di gola, faringiti, tracheiti, influenza, raffreddore, tosse e affezioni del cavo orale (gengiviti). La propoli presenta anche proprietà antifungine quindi è utile per la cura di micosi e candidosi. Non bisogna poi dimenticare le sue proprietà cicatrizzanti e disinfettanti, note fin dall’antichità, grazie alla capacità di stimolare la rigenerazione tissutale in caso di piaghe e ferite. La propoli è presente in commercio in diverse formulazioni: compresse, unguenti, spray, gocce, colluttori, da sola o associata ad altri componenti che ne completano l’azione come l’aloe, ottimo antinfiammatorio, l’erisimo
L’entropia della psiche
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Il divario Nord e Sud già analizzato dall’economista lucano, Nitti
Scissione, ci risiamo Giustino Fortunato, già oltre un secolo fa, denunciava i rischi di una scissione di Michele Traficante
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i nuovo minacce dalla Lega Nord. Ogni tanto i padani rialzano la testa e, ritornano alla carica per reclamare la secessione e quindi l’indipendenza della Padania dal resto d’Italia. L’ultima sparata dell’attuale leader della Lega, Roberto Maroni “Prima il Nord”, diventato lo slogan del loro programma politico, con l’invenzione dell’euro-regione o della macroregione del Nord, che dovrebbe trattenere sul territorio il 75 per cento delle tasse pagate dai propri contribuenti, (contro il 30 % attuale) e solo il 25% versato allo
Stato, n’è la prova. Come dire “alla larga dagli straccioni meridionali, sfaticati e spendaccioni”. Insomma si vogliono separare le regioni ricche del Nord da quelle povere del Mezzogiorno. Quel ” prima il Nord” e poi il Mezzogiorno equivale a preoccuparsi prima di chi ha il raffreddore e poi di chi ha la polmonite. Si sa su quali motivazioni la Lega Nord fonda il suo successo elettorale, con quali pretese invoca l’indipendenza delle regioni ricche del nord Italia dalle “assistite” del sud. Si tratta di un ritornello sentito e risentito fino alla noia. Che il divario fra Nord e Sud d’Italia abbia radici antiche è risaputo. Col passare degli anni questo divario non solo non si è attenuato, ma anzi, sotto certi aspetti, è aumentato soprattutto per quanto riguarda l’occupazione. Senza voler entrare nelle ragioni storiche, ambientali ed anche culturali che hanno determinato (e determinano tuttora) tale divario, è difficile comprendere come mai le regioni padane continuano ad insistere nell’attribuire l’arretratezza del Mezzogiorno alle popolazioni, viste come incapaci di creare e sostenere il proprio processo di sviluppo e di benessere, senza minimamente riconoscere che le fortune del nord dell’Italia sono dovute, almeno in parte, al Mezzogiorno. Ad incominciare dal processo dell’Unità d’Italia che vedeva il Meridione molto più avanti, anche dal punto di vista economico e culturale, dal resto d’Italia. Giustino Fortunato (Rionero in Vulture, 4 settembre 1848 – Napoli 23 luglio 1932), che pure tanto teneva all’Unità d’Italia, non mancò di evidenziare i rischi e la fragilità di tale processo unitario fra le “due Italie”, proprio per l’antagonismo fra loro, l’una superiore e l’altra inferiore. E’ bene rileggere questa pagina, profetica per le sorti della nostra unità nazionale. Scriveva Fortunato in una lettera indirizzata a Pasquale Villari il 2 settembre 1899 (oltre un secolo fa) a tal proposito. “Sì, la scissione si accentua, e più si accentuerà via via. L’unità d’Italia è stata e sarà, ne ho fede invitta, la nostra (dei meridionali, ndr) redenzione morale. Ma è stata, purtroppo, la nostra rovina
economica. Noi eravamo, il 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’unità ci ha perduti. E c’è di peggio: tutto il macchinario dello stato presente, se è tollerabile dalle forze dell’Alta Italia, è intollerabile dalle esauste nostre forze. E come se questo non bastasse, è provato contrariamente all’opinione di tutti, che lo Stato italiano profonda i suoi benefici finanziari nelle province settentrionali in misura maggiore che nelle meridionali”. Con quanta lucidità e lungimiranza il Fortunato denunciava queste cose e come esse siano, a distanza di oltre un secolo, ancora di grande attualità. Basta leggere le statistiche per rendersi conto come lo Stato sia avaro con chi ha più bisogno e prodigo con chi ha già tanto. Fortunato, da acuto e severo uomo politico quale era, basava la sua analisi sulle accurate ricerche statistiche del grande economista lucano Francesco Saverio Nitti (Melfi, 19 luglio 1868- Roma, 20febbraio 1953) che, nel 1900, pubblicò il volume “Nord e Sud. Prime linee di una inchiesta sulla ripartizione territoriale delle entrate e delle spese dello Stato d’Italia”. In tale opera Nitti si prefisse lo scopo di dare precise risposte, in maniera documentata e con cifre alla mano, al seguente quesito: “L’Unità d’Italia ha prodotto uguali benefizi al Nord e al
Sud?”. “Quel libro, continua Fortunato nella lettera, preannunziando il volume di Nitti, sarà una benedizione. Esso combatterà uno dei peggiori pregiudizi dei settentrionali, specialmente dei signori lombardi, quello cioè, secondo cui i meridionali non pagano imposte e scialacquano sul bilancio dello Stato: esso proverà il contrario”. Parole sacrosante, che bisognerebbe far entrare nella testa di certi “lumbard”, perché si convincano una volta per tutte che chi ha dato (e continua a dare) alle fortune della nazione, non ha avuto (e continua a non avere) in maniera sufficiente ai propri bisogni e ai propri meriti. Non potrà durare all’infinito che, chi è già stato baciato dalla natura debba continuare a beneficiare delle forze dei più deboli e bisognosi (ieri le braccia e le intelligenze dei meridionali, i terroni, oggi anche i poveri e sfortunati extracomunitari). La storia, poi, fa giustizia di tutto e di tutti.
Togliatti e il primo congrsso comunista lucano Si tenne a Potenza il 21 maggio 1944, non mancarono scontri e “correnti” di Michele Strazza
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opo la caduta del fascismo, mentre ancora imperversa la guerra, anche in Basilicata i partiti politici riprendono ad organizzarsi e a celebrare i loro primi congressi. Così, il 21 maggio del 1944, si apre il Primo Congresso Regionale del PCI con la presenza autorevole di Palmiro Togliatti, all’epoca Ministro nel II Governo Badoglio (22 aprile-8 giugno 1944). Il segretario nazionale comunista è stato invitato a Potenza dal dirigente comunista lucano Michele Mancino che lo ha incontrato a Salerno il 2 maggio. Togliatti giunge a Potenza la sera prima, alloggia in un albergo cittadino dove tiene una riunione del Comitato federale del Partito mentre fuori si raduna una folla di militanti e simpatizzanti per salutare il leader politico. Il Congresso inizia nel pomeriggio in «un fabbricato scampato per metà ai bombardamenti», in mezzo a sedie, panche e tavoli, e vi partecipano anche le sezioni socialiste potentine “Matteotti” e “Pignatari”. Alla presenza di Togliatti Michele Pellicani tiene una relazione sulla situazione politica, Nestore Padovani sui sindacati e Michele Mancino sull’organizzazione di massa.Ciò che sta accadendo nelle campagne pone rilevanti problemi alla classe dirigente del partito, introducendo il dibattito sull’unificazione dei metodi di lotta. Non mancano critiche all’instabilità delle masse rurali che non hanno ben compreso la nuova situazione venutasi a creare dopo la caduta del fascismo, mentre confusione e pregiudizi potrebbero portare a «una perdita di ritmo» e ad «una perdita di rotta». Togliatti esorta alla ripresa della lotta con un’azione «dall’alto, nel governo» e «dal basso, nell’organizzazione del Partito», un partito definito addirittura «dell’ordine» con l’obiettivo della ricostruzione del Paese senza «disordini inconsulti». Questioni come la riforma agraria o «l’espropriazione totale o parziale del capitalismo monopolistico corresponsabile del fascismo» vengono definiti «problemi del domani» che, però, non devono essere dimenticati per additarli, invece, alle masse. Pur venendo definita «buona” la situazione del partito non manca chi, come Azione Proletaria, sottolinei alcuni «aspetti negativi» da riconoscere «lealmente e onestamente»: «orientamenti organizzativi che risentono l’esperienza dell’illegalità», «settarismo», «faciloneria». Anche i dubbi sulla collaborazione governativa del PCI vanno fugati perché la politica di unità nazionale «non solo è giusta, ma è la sola giusta in questo momento», in quanto la ricostruzione del Paese «non può avvenire se non con uno sforzo unitario di tutto il popolo italiano, guidato dalla volontà cosciente della classe operaia». La risoluzione finale votata dall’assise congressuale contiene, tra l’altro, l’impegno ad una maggiore collaborazione tra comunisti e socialisti con l’obiettivo della creazione di «un partito unico della classe operaia»: Alla fine il Congresso deve eleggere il consiglio federale e qui interviene la mediazione di Togliatti volta a sedare le divergenze tra due gruppi dirigenti: da un lato, Donato Leone con Antonio Padovani, Luigi Ardore e Piero Fabretti, e, dall’altro, Michele Mancino, Luigi De Filpo, Nestore Padovani, l’ing. Basilio Napoli e i rappresentanti delle sezioni del Vulture e del Bradano. Al di là delle valutazioni di Mancino, secondo cui nel gruppo del capoluogo ci sarebbero stati «i maggiori esponenti del socialismo potentino» i quali si erano rifiutati «ogni anno regolarmente di tesserarsi», i suoi avversari erano attestati su una
visione più «cittadina», facendosi portatori dell’esigenza di una penetrazione politica tra ceti più borghesi e non limitandosi alla difesa degli interessi bracciantili. Senza, dunque, dare giudizi di valore, una cosa è certa ed è la divisione netta delle impostazioni delle due “correnti” di fronte alle quali Togliatti mette in atto tutte le sue capacità diplomatiche ma anche la sua forza di imporre ordini, come si addice al segretario di un partito ancora legato ad una visione centralista. Durante i lavori gli scontri aumentano con la costituzione della commissione elettorale e gli animi si accendono sulla richiesta di appelli nominali nonché sulla competenza nell’elezione del segretario da parte del comitato federale o del congresso. Alla fine, «il compagno Ercoli», cercando di mettere da parte un dibattito tutt’altro che tranquillo e costellato da interruzioni e votazioni, riesce a fare eleggere un consiglio federale rappresentativo del peso delle sezioni territoriali e con Mancino nella veste di segretario. Questi i componenti: Luigi Salvatore, Basilio Napoli, Nestore Padovani, Donato Leone e Michele Pellicani. Ma il congresso non mette fine agli scontri interni che continuano anche in seguito, durante le stesse riunioni degli organismi dirigenti del partito, arrivando alla sostituzione di Mancino e alla nomina di Donato Leone a segretario di federazione. Di fronte al perdurare dei contrasti la Direzione Nazionale del PCI invia in Basilicata Mario Leporatti a mettere ordine in una situazione definita «caotica». Al momento della loro rinascita, dunque, i partiti lucani, anche quelli che apparivano più monolitici, erano già preda di lotte intestine anche se, allora, le motivazioni non erano solo personali ma anche politiche.
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Gli angeli bianchi delle corsie Una cinquantina di volontari ospedalieri di Rionero operano anche nel CROB di Andrea Gerardi
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ol camice bianco ed il colletto verde, si aggirano fra le corsie dell’ospedale, si fermano vicino ai letti degli ammalati e con il loro sorriso tendono loro dolcemente la mano con affabilità. Sono i volontari dell’A.V.O. ( Associazione Volontari Ospedalieri) di Rionero, veri angeli custodi di chi soffre, oltre che dei mali fisici, anche della solitudine. L’A.V.O. è un’Associazione di volontari che dedicano parte del loro tempo al servizio dei malati e dei loro famigliari, una presenza amica nella sofferenza e nella solitudine. E’ un Associazione senza scopo di lucro, che svolge la sua attività in maniera del tutto gratuita.
nazionale che prestano la propria azione in 500 strutture ospedaliere. Ogni anno, il 24 ottobre, l’A.V.O. festeggia la sua Giornata Nazionale. Volontari ospedalieri, in Basilicata. sono operativi, oltre che a Rionero, anche a Potenza,
Nata nel 1975 a Milano per volontà del dott. Erminio Longhini, oggi l’A.V.O. è presente in Italia con 30mila volontari e 250 gruppi che operano in 500 ospedali. Dal 1980 è operativa a Milano la sede FEDERAVO cui fanno capo le 250 sedi sul territorio
Melfi, Venosa, Lagonegro ecc. Come in altri centri della Basilicata anche a Rionero, promossa dalla locale sezione dei volontari ospedalieri,. è stata festeggiata la IV Giornata Nazionale dell’A.V.O. “Scelte di vita”. Questo lo slogan scelto dall’A.V.O. (Associazione
Volontari Ospedalieri) di Rionero in Vulture per festeggiare la IV Giornata Nazionale dell’Associazione stessa. Con lo scopo di dare risonanza a tale concetto, nell’auditorium dell’I.R.C.C.S. C.R.O.B. di Rionero si è tenuto un incontro organizzato dalla sezione rionerese dell’A.V.O., che nell’Istituto di Ricerca rionerese opera ormai dal 2004. Coordinato dal giornalista Armando Lostaglio e intervallato dagli interventi musicali a cura dei clarinettisti Giovanni Catena e Daniele D’Alessandro, il dibattito è stato aperto dalla presidente dell’A.V.O. di Rionero, Raffaella De Nicola che, fatti i dovuti ringraziamenti alle istituzioni, ha spiegato il perché fossero importanti questi festeggiamenti: “Questo appuntamento – ha affermato Raffaella De Nicola – ci dà l’opportunità di dare visibilità all’associazione, di spiegarne
le finalità e di promuovere nuove iscrizioni. L’A.V.O. di Rionero nasce nel 1996, conta oltre 50 volontari, per lo più donne, e opera tra gli Ospedali di Melfi e Venosa. Grazie alla firma di una convenzione, dal 2004 siamo presenti anche presso l’I.R.C.C.S. C.R.O.B. di Rionero e dal 2007 nella locale Casa di Riposo Virgo Carmeli”. L’intervento della Presidente si è concluso con un appello ai giovani: “Invitiamo in particolar modo i giovani ad iscriversi al nostro corso di formazione ed ad aderire alla nostra associazione. La figura del volontario ospedaliero è importante per dar sollievo alle persone in cura; una presenza discreta, amichevole e di compagnia può esser di grande sostegno per combattere la noia e l’isolamento dall’ambiente, quasi sempre esclusivamente familiare, dell’ammalato”. Alla De Nicola è seguito l’intervento del dott. Antonio
I giovani sinodali a confronto sul Catechismo della Chiesa cattolica, col vescovo Superbo
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na relazione sul Catechismo della Chiesa cattolica dell’arcivescovo Agostino Superbo ha a p e r t o i lavori del q u i n t o appuntamento del Sinodo dei giovani della diocesi di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo, al quale partecipano anche i giovani dell’Azione Cattolica diocesana. “La fede che è creduta e la fede con cui si crede, i contenuti della fede e il modo con il quale si accolgono: unità profonda tra l’atto con cui si crede e i contenuti al quale si dà il proprio consenso. La fede con cui si crede è dentro il cuore di ciascuno”. Così monsignor Superbo citando sant’Agostino ripreso da Benedetto XVI in Porta Fidei, e san Paolo, ha aperto il pomeriggio di preghiera svoltosi nell’aula magna del seminario in viale Marconi a Potenza. “Il Catechismo della Chiesa cattolica presenta i contenuti e il percorso di fede necessario per accoglierli. Nelle comunità
siamo chiamati a presentare una Persona per suscitare un atteggiamento di fede. Conoscere i dati anagrafici di una persona o i tratti somatici di una persona non significa porsi in relazione, la conoscenza resta solo virtuale. Sempre ricordando San Paolo: si crede col cuore, si professa con la bocca. I catechismi sono di antica
origine, risalgono addirittura ai primi secoli, con i Padri della Chiesa che creavano apposite sintesi, per esempio sul Battesimo. In maniera organica furono voluti da San Tommaso. Il Concilio di Trento diede l’impulso a quello che divenne il ‘Catechismo romano’, redatto par superare le difficoltà che incontravano i
parroci. San Carlo Borromeo istituì tre seminari, uno per i sacerdoti di città, uno per quelli di campagna e uno per quelli ‘ignoranti’. Nelle ‘Opere complete di Lutero’ si trova un manuale per i preti ignoranti. Proseguendo si giunse al catechismo di San Pio X, quello sul quale ci siamo formati un po’ tutti noi sacerdoti. Il catechismo della Chiesa cattolica è un’ottima sintesi di tutto ciò che si propone anche fondamento di tutti gli itinerari formativi delle nostre comunità”. L’arcivescovo ha proseguito ricordando come i fondamenti della fede, Sacramenti, Comandamenti insieme a tutto il catechismo italiano “è passato per la fase della memorizzazione, quella della scolarizzazione e quella odierna, che è quella dell’esperienza vitale”. Il vescovo si è successivamente soffermato
sulla
quadripartizione del Catechismo del 1992: la professione di fede “con l’uomo capax Dei, capace di Dio”, la celebrazione del mistero cristiano “mistero perenne, condotto vicino agli uomini di ogni epoca e di ogni luogo”, la vita in Cristo “guarigione e sequela”, la preghiera cristiana “prendere coscienza dell’orientamento a Cristo decidendolo in piena libertà”. “Per insegnare bene il catechismo – ha concluso l’arcivescovo – è necessario, prima di conoscere bene il catechismo, conoscere bene le persone alle quali lo si vuole proporre”.
Colasurdo, Direttore sanitario di Presidio IRCCS – CROB, che ha sottolineato il ruolo fondamentale che ricopre il volontario in una struttura ospedaliera sostenendo che “ l’essere volontari è una scelta di responsabilità civile, anche se certe forme di civismo sono ormai messe in discussione dai poteri forti”. E’ seguito il contributo del sindaco di Rionero, Antonio Placido, che ha ribadito l’importanza del ruolo dei volontari: “Siamo in un periodo di crisi – ha affermato Placido – quindi vanno tirate fuori e sostenute queste risorse umane provenienti dalla comunità. Queste risorse, congiunte alla qualità delle prestazioni mediche, agli strumenti in dotazione, alle infrastrutture e ad altri aspetti rendono il C.R.O.B. un polo di eccellenza a livello nazionale”. Dopo Placido è stato il dott. Michele Aieta, Direttore U.O. Oncologia Medica IRCCS – CROB, a prendere la parola. Aieta, ha sottolineato di essere in pieno accordo con le parole del dott. Colasurdo, aggiungendo: “Il rapporto tra medico, infermiere e paziente è cambiato. Oggi il paziente vuol sapere, essere costantemente aggiornato circa la propria condizione. Spesso - e non vuol essere una frase di rifugio - noi medici manchiamo di capacità d’ascolto perché non abbiamo tempo sufficiente. I volontari, per fortuna, offrono questa possibilità di ascolto: dai bisogni inespressi alle difficoltà in famiglia. Spero che nel prossimo futuro ci possa
essere maggiore interazione, maggior scambio di idee anche tra noi e l’ammalato”. Dello stesso avviso anche il dott. Tommaso Fabrizio, Direttore U.O. Chirurgia Plastica e Ricostruttiva IRCCS – CROB, che ha scelto di salutare i volontari con una frase di Madre Teresa di Calcutta “Ci sono molte persone che sanno fare cose grandi, ma ci sono davvero poche persone come voi che sanno fare cose piccole”. Ha chiuso l’incontro l’intervento del dott. Pellegrino Musto, Direttore U.O. Ematologia e Trapianto Cellule Staminali IRCCS – CROB, il quale ha ricordato che il tempo che viene sottratto all’ascolto dei malati “viene impegnato nella nostra attività di ricerca a livello internazionale. Solo con la ricerca si possono ottenere migliori terapie e migliorare i tempi di diagnosi delle malattie. Importante poi è l’adesione dei pazienti ai protocolli clinici: solo così i malati possono essere seguiti nel modo più corretto. L’adesione a questi protocolli ci consente di migliorare i trattamenti e procedere alla somministrazione di nuovi farmaci presenti sul mercato”. Molti i giovani presenti nell’auditorium. La speranza è che le parole del Presidente Raffaella De Nicola sull’importanza del volontario ospedaliero vengano ben recepite e memorizzate: “Bastano poche ore del tuo tempo per rendere meno triste la degenza di un ammalato in Ospedale o di un anziano in una Casa di Riposo”.
A rischio l’antica cappella della Madonna degli Angeli di Brienza
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circa un chilometro e mezzo da Brienza, sul ciglio della strada, sorge l’antica Cappella della Madonna degli Angeli presso la contrada omonima. La Cappella venne innalzata dalla cittadina di Brienza e dedicata alla Vergine nel 1609. Di piccole dimensioni, presenta notevoli affreschi che rivestono quasi tutta la chiesa a pianta quadrata, attribuiti al Pietrafesa e, al suo interno sono raffigurate: storie della Vergine Maria, dei santi Francesco d’Assisi, Antonio di Padova, e dalle figure dei Santi Pietro, Paolo, Biagio, e alcuni Profeti e Angeli. Purtroppo alcuni affreschi sono oggetto di vaste muffe aventi un notevole
spessore, di rigonfiamenti, che se, non immediatamente trattati porteranno alla loro irreparabile distruzione; oltre alla presenza di vetri rotti e di un portone non adeguatamente idoneo, che consentono di far entrare uccelli vari con relativi escrementi sparsi ovunque e anche della notevole polvere presente ovunque. Si spera che tale gioiello di arte per la sua vastità di affreschi presenti, possa essere oggetto di immediata attenzione adeguata per la sua conservazione e trasmissione ai posteri. Giovanni D’Andrea
CONTROSENSO SPORT
ontrosenso Basilicata
3 Novembre 2012
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Quel ragazzo emigrato a Milano, ma con il Potenza nel cuore Intervista a Stefano Iasilli presidente dell’Associazione “Museo del Potenza Calcio” di Luca Santoro
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errà presentato il prossimo 10 novembre, presso il Comune di Potenza, il primo Museo dedicato al Potenza Calcio. L’idea, nata da un gruppo di amici accomunati dalla passione per il “leone rossoblu”, mira al recupero della memoria storica di un popolo, quello potentino, che passa anche e soprattutto dallo sport e dal calcio nello specifico. In un momento storico caratterizzato da tanto scetticismo, soprattutto nella città di Potenza, dove si tende a mettere sotto “giudizio” ogni minima iniziativa prende forma una manifestazione ambiziosa nel tentativo di divulgare la conoscenza della storia dello sport del calcio potentino. Noi di Controsenso abbiamo incontrato il presidente dell’associazione, Stefano Iasilli giovane ventiquattrenne potentino che lavora a Milano come graphic designer. Lo incontriamo nella sede dell’associazione e sin da subito ci accorgiamo che il suo entusiasmo e il suo amore verso Potenza e il Potenza sono altamente
contagiosi. L’incontro diventa così un viaggio nel passato, un vero e proprio amarcord a tinte rossoblu, tra foto d’epoca e maglie d’annata tra le quali una storica della serie B. Stefano possiede una collezione invidiabile per chi ama il Potenza, la sua raccolta si compone di una dozzina di gagliardetti, altrettanti distintivi metallici, un congruo numero di magliette originali indossate dai vari giocatori che hanno vestito la gloriosa maglia del Potenza. Trattasi di merce rara, difficilmente reperibile, che Stefano ha deciso di “donare” al popolo potentino. Stefano ci puoi spiegare come è nata l’idea? “L’idea è nata nel 2010/2011 tramite l’amico Gianfranco Filiani (responsabile del sito internet 11leoni) che sentivo tramite mail, in quanto io stavo a Milano e lui a Potenza. Collaboravo dal punto di vista grafico con lui e altre persone dell’associazione, tra le quali Pasquale Caputi e Rocco Galasso. Da uno
scambio di idee e di racconti abbiamo deciso di costituirci in associazione. La passione per il Potenza ci ha spinti verso un lavoro di indagine e di ricerca dispendioso, ma estremamente gratificante che ha portato al reperimento di materiale storico, veri e propri pezzi pregiati. Sono partito con la raccolta di sciarpette per poi passare a collezionare spillette, magliette, gagliardetti”. Ti ricordi la prima volta che sei andato alla Stadio? “Era il periodo immediatamente successivo al 1994, difatti mi sono perso lo storico Potenza-Juventus che poi sono riuscito a recuperare con una VHS. Ricordo che andavo allo stadio con mio padre, che non era molto tifoso, e il cugino che, invece, era un vero appassionato. Dello stadio sin da subito mi è piaciuta la Curva Ovest, mi ricordo che mi appostai subito dietro gli Ultras e ciò che più mi colpì fu l’aspetto goliardico, i cori, gli striscioni (in particolar
Stefano Iasilli mostra orgoglioso la maglia del Potenza di Serie B
modo quelli dei derby contro il Matera), tutti elementi che quando metti piede nello stadio ti fanno capire che quello è il tuo ambiente. Vedere tutta la preparazione all’incontro, striscioni, bandierine, i coriandoli che si lanciavano a quei tempi sono emozioni uniche che porto nel cuore”. In un momento così difficile per il calcio potentino, con due società (una in serie D e l’altra in Eccellenza) quale valenza può assumere questo Museo per far riaccendere la fiamma della passione ai tanti tifosi del “Leone”? “A noi dispiace tantissimo che siamo nati in un momento sbagliato in cui il Potenza Calcio non decolla soprattutto dopo i vari scandali nei quali non metto bocca. So solo che non ci meritavamo un crollo vertiginoso dalla Prima Divisione (ex C1) all’Eccellenza, anche se cinque fallimenti in quindici anni potevano preannunciare questa fine. Il nostro lavoro è quello di far capire ai potentini gli errori fatti nel passato, il Museo funge da collante tra la spaccatura dei vecchi tifosi e quelli che al momento hanno deciso di non seguire nessuna della due società. Noi non siamo una Juventus o una Fiorentina (anch’esse in passato sprofondate nel baratro) che al momento del crollo hanno avuto accanto la tifoseria che, in qualche modo, ha cercato di difendere un logo, i colori. Noi al momento del fallimento abbiamo completamente
cancellato il vecchio logo Potenza SC e ci siamo subito abbracciati ad una nuova denominazione, ad un nuovo logo. In venti anni abbiamo cambiato tantissimi nomi per cui alla fine, la generazione degli anni 60 si ricorda del Potenza SC, quella degli anni 90 invece è connotata da una spaccatura tra i sostenitori del vecchio FC Potenza e quelli che non seguono le sorti del leone perché non c’è più il Potenza SC (quello targato Postiglione). C’è da dire, però, che è stato proprio il Potenza SC di Postiglione, a riportare l’entusiasmo di una volta, sono stati loro, attraverso varie iniziative (vedi quelle per il Novantennale della società), a riportare alla ribalta la storia del Potenza. Noi siamo un’associazione che vuole parlare della storia del Potenza nella speranza che, il rivivere l’emozioni del passato, possa far ritornare l’entusiasmo di una volta. Quello che ci ha sempre contraddistinto”. In questo lavoro di indagine e di raccolta di materiale c’è qualche aneddoto particolare che ci vuoi raccontare? “Di aneddoti ce ne sono tanti, posso raccontarvi un episodio che riguarda Boninsegna (che ho avuto il piacere di incontrare a Mantova insieme a Vaini e Canuti) e il cane lupo. Arrivato a Potenza in stazione, che all’epoca era estrema periferia, il bomber si doveva incamminare verso casa sua, in Via Pretoria. Eravamo nel periodo in cui si temeva l’arrivo dei lupi in città dalla montagna ed in più nevicava. Mentre camminava
Boninsegna incontrò un cane e, temendo fosse un lupo (visto le voci che si susseguivano in città), si spaventò per un momento per poi capire che invece era un cane che, addirittura lo accompagnò, quasi per dovere di ospitalità, fino in Via Pretoria. Questo è solo uno di tanti episodi che solo attraverso un lavoro di indagine siamo riusciti a recuperare”. Come si Museo?
strutturerà
il
“Siamo un’associazione giovanissima con fondi limitati, nonostante ciò siamo riusciti a mettere in piedi un bel museo, grazie anche alla partecipazione di sponsor oltre che al contributo di tutti i soci. Non lo facciamo per lucrare sul nome del Potenza, ma solo per passione verso questi colori, per questa squadra, per questa città. Esporremo materiale privato che, gentilmente, ci è stato donato per l’evento, io personalmente metto a disposizione tutta la mia collezione. In più per l’occasione abbiamo realizzato un calendario che potrà essere acquistato il giorno della presentazione e nei giorni successivi a fronte di una offerta minima di 10 euro in modo tale da riuscire a far fronte alle spese che servono per realizzare un evento di questa portata. Invito tutti a venire alla presentazione, sarà un bellissimo momento per rivivere, tutti insieme, la storia del Potenza dal 1919 ai giorni nostri”.
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ontrosenso
SPORT
3 Novembre 2012
SECONDA DIVISIONE
Basilicata
Il Melfi si illude ancora In classifica rallenta l’Aprilia Festa del gol nel derby toscano
di Lorenzo Morano emmeno il turno numero 9 è stato quello della prima vittoria esterna per il Melfi di mister Bitetto, sogno accarezzato ancora una volta dai gialloverdi, in casa del Fondi, avanti per 1 a 0, sino a pochi minuti dallo scadere. Al Purificato di Fondi è finita 1 pari, punteggio che ha permesso ai lucani di conquistare il loro ottavo punto stagionale, il sesto per i laziali, che in rimonta, con Guidone su penalty, hanno risposto alla rete di Conte, su assist di Suarino, alla mezz’ora della prima frazione. In terra laziale il Melfi ha disputato una buona gara, non correndo particolari pericoli, sia prima della rete del vantaggio, sia dopo e soprattutto anche dopo l’espulsione del lucano Benci, avvenuta a pochi minuti dall’intervallo. Se non fosse stato per un rigore un tantino dubbio, anche con un uomo in meno per tutta la ripresa, il Melfi avrebbe portato in
N
Basilicata bottino pieno; bottino pieno che in casa gialloverde si augura arrivare domenica prossima, con lo scontro diretto contro l’Arzanese, compagine a quota 11 punti, e proveniente dalla sconfitta casalinga per 2 a 1 contro il forte Pontedera, oggi seconda forza del girone a quota 20 punti, a tre lunghezze dalla capolista Aprilia, incappata in uno 0 a 0 in casa della Vigor Lamezia, protagonista di un pari a reti bianche decisamente ingeneroso per i calabresi. Accorcia le distanze con la vetta anche la Salernitana, vittoriosa per 2 a 0 contro il Campobasso; dall’arrivo di Carlo Perrone sulla panchina dei granata sono ben sei i risultati consecutivi (cinque vittorie e un pareggio), una metamorfosi che ha quasi dell’inspiegabile. Non perde il passo nemmeno il Chieti che ad Aversa, di misura e per 1 a 0, conquista l’intera posta in palio e si aggiudica il 15esimo punto, agguantando il Martina che in Abruzzo contro L’Aquila
fa solo 1 a 1, stesso risultato tra Foligno e Gavorrano. Sagra del gol in Toscana tra Poggibonsi e Borgo a Buggiano, del resto i derby sono sempre partite particolari, ma la squadra di mister Fraschetti riesce a venire a capo di un buon Borgo a Buggiano mai domo, con un risultato sorprendente, un 4 a 3 che per i padroni di casa vale la terza piazza del torneo a quota 18 punti. La giornata, infine, si è chiusa con l’importante ed inaspettata vittoria corsara della matricola Hintereggio che a Teramo si è imposta per 1 a 0. Archiviata come visto la nona giornata, il turno numero 10, offrirà oltre alla sfida del Valerio, tra Melfi ed Arzanese, una serie di incontri degni di nota, partendo da due bigmatch d’altissima classifica. Si sfideranno infatti la prima e la terza forza del girone e la seconda e la quarta: l’Aprilia in casa se la vedrà con il Poggibonsi, e dovrà sperare che il suo attacco ritorni a
funzionare, mentre il Pontedera ospiterà una Salernitana in stato di grazia. Sarà una domenica caratterizzata dall’ennesimo derby stagionale, questa volta dalla terra toscana, ci si sposterà in quella abruzzese, dove si sfideranno Chieti e Teramo. Scontro diretto in zona salvezza: al Nuovo Romagnoli di Campobasso, approderanno i biancoverdi della Vigor Lamezia, desiderosi, contro i rossoblu, di fare un raccolto decisamente più generoso di quello dello scorso turno. Trasferta umbra per l’Aversa, che in casa del Foligno cercherà di rimediare all’ultima sconfitta casalinga, mentre il Borgo a Buggiano, dopo l’entusiasmante ma non vincente derby, in casa ospiterà L’Aquila; il tabellino, infine, si chiude con la gara FondiGavorrano.
Potenza: un punto per volta SERIE D
Prima traccia di continuità per i rossoblu Il Matera cade ancora e il Francavilla ‘saluta’ la Coppa di Giusy Trillo
A
rriva un pari importante dal primo test che conta per il nuovo Potenza di Massimo Agovino, in uno scontro diretto che smuove la classifica e inietta un po’ di fiducia alla vigilia del bis casalingo. Si gioca infatti al Viviani per due giornate di fila, domani 4 novembre con la Battipagliese e nel turno successivo con la Puteolana, per un bottino di sei punti da concretizzare e una ghiotta occasione da sfruttare. Ai buoni risultati, se arriveranno, spetterà consolidare la continuità e dimostrare che il Potenza s’è desto, ma un primo piccolo passo è stato già fatto. Contro il Sant’Antonio Abate, decisamente una diretta concorrente nel mirino dei potentini, è infatti
CALCI IN CU...RVA
a cura di Tony Pezzotta
E’
stata una domenica tranquilla per il calcialingo lucano. Il Potenza ha pareggiato a Sant’Antonio Abate. E’ salomonico il recluso lucano per calcio: “Con Agovino arriva
arrivato il secondo risultato utile consecutivo, dopo la vittoria casalinga con il Taranto. È successo tutto in mezz’ora sul difficile terreno campano ed è stato proprio il Potenza ad aprire le danze. Al 18esimo Famiano pennella da specialista una punizione dal limite, ma dopo soli dieci minuti, approfittando di un po’ di confusione nell’area rossoblu, Martone replica da sospetta posizione di fuorigioco. Il primo tempo non riserva altri sussulti, mentre nella ripresa si scalpita da una parte e dall’altra senza però riuscire a lasciare il segno. Il Potenza forse si accontenta e sul finale tocca a Della Luna salvare l’1-1, deviando in angolo una insidiosa punizione di Tedesco, cui sfila il gol e anche il titolo di
uomo del match. Sarà tutta un’altra storia quella del decimo turno, al cospetto di una Battipagliese, seppur in calo, presumibilmente ancora furiosa per il 3-0 subito in casa proprio con la Puteolana, ma Agovino ai microfoni dell’ufficio stampa è apparso già la scorsa settimana sicuro: “chi lavora prima o poi viene fuori” e il momento è decisamente quello giusto. Intanto, si unisce ufficialmente alla famiglia rossoblu Filippo Spiezia, centrocampista centrale 94’ proveniente dalla Nocerina (Prima Divisione). Sugli altri campi, mentre il Gladiator conquista la vetta in condominio approfittando di una battuta d’arresto dell’Ischia, le lucane non hanno certo di che gioire. Il Matera incassa la terza sconfitta
della stagione nella trasferta di Foggia e, al di là degli episodi sfortunati, si rimette in discussione. Puntuale la strigliata di Columella, come puntuale dovrà essere la reazione in campo con il Taranto, prossimo avversario al XXI Settembre. Va male anche al Francavilla che in campionato impacchetta una brutta prestazione lasciando la vittoria di misura al Nardò e in Coppa Italia nonostante la sveglia è costretta a dire addio alla competizione, arrendendosi ai rigori. Una settimana da dimenticare e un solo risultato da rincorrere col Grottaglie fanalino di coda, la vittoria.
Battipaglia, per la salvezza si cambia… il primo punticino”. Come dargli torto: i numeri parlano in maniera eloquente. L’allarme rosso, però, non è ancora rientrato e non c’è tanto da stare allegri, considerando il fatto che il fondo è sempre lì. Il calendario, però, già da domenica prossima, dà una mano. Al Viviani arriva la Battipagliese e l’imperativo categorico per il mister rossoblù, all’esordio casalingo, è quello di conquistare i tre punti. Il pantofolaio del calcio si lascia andare a ricordi
lontani, a quando usava il treno per viaggiare. Ora, associa il viaggio della sua fantasia al viaggio del Potenza, alla ricerca di un’impegnativa salvezza. Insomma, è quasi un’impresa. D’improvviso il calcialingo esplode: “Battipaglia, stazione di Battipaglia…” E’ un’eco lontana che giunge all’ora dei pavesini, tra rigurgiti di memoria e languori di stomaco. “E’ sfugliatell’, accattatev e’ sfugliatell’…”. Il ritornello puntuale è stampato nell’unità
centrale di processo, all’interno della memoria del pantofolaio lucano. Nel corso delle lunghe e rischiose trasferte campane, Battipaglia era, spesso, crocevia e snodo di pellegrinaggi calcistici. Domenica prossima, al Viviani, sarà difficile trovare non soltanto le sfogliatelle ma, anche, altri tipi di paste, specie di pasta frolla. Il Potenza targato Agovino sembra avere già cambiato pelle. Il giovane mister ha messo sotto torchio i ragazzi potentini e i primi
risultati non sono tardati ad arrivare. I punti salvezza sono un bottino prezioso che la truppa del presidente Capobianco deve iniziare a mettere in cascina. Il torneo è ancora molto lungo e la svolta alla guida tecnica operata dalla società del leone rampante è giunta quanto mai appropriata. Lo spogliatoio ha reagito ed anche l’ambiente. Domenica, poi, ci sarà anche l’esame della tifoseria che dovrà dare prova di attaccamento ad una squadra. La dirigenza della
“matricola” Potenza, intanto, ha ammesso di aver commesso, ad inizio di stagione, taluni errori nelle valutazioni e nelle scelte. L’importante è averne preso atto ed aver tentato di correggere il tiro. C’è sempre tempo per recuperare. Il capotreno fischia sulla banchina, il treno sta partendo: “Battipaglia, stazione di Battipaglia, per la salvezza si cambia”.
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SPORT
Basilicata
ECCELLENZA
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Tolve-Metapontino: in Coppa è già 0-1 Il Tolve schianta col Rossoblu, ma ora si gioca per la ‘corona’
di Antonio Petrino
C
ITALIA . D i s p u t a t e mercoledì scorso le gare di andata dei quarti di finale della Coppa Italia regionale, con verdetti praticamente acquisiti o quasi per le otto contendenti a conquistare i quattro posti disponibili per le semifinali, tutte figuranti del campionato di Eccellenza. Le due prime della classe vanno verso destini diversi: il Real Metapontino vince all’inglese sul C. Oppido e acquisisce un margine di vantaggio abbastanza rassicurante per la gara di ritorno, mentre il Real Tolve decide di snobbare la competizione e rimedia una pesante sconfitta in casa con il Rossoblu Potenza, con questi ultimi che possono già pensare al prossimo turno. Negli altri due match, vittoria con tre reti e qualificazione ipotecata per il Valdiano opposto fra le mura amiche al Marconia; stessa affermazione ma più larga per il Viggiano, che batte sonoramente il Picerno e può ritenersi già tra le quattro migliori del trofeo. Gare di ritorno il prossimo 14 novembre, ancora di mercoledì. Tutti i risultati: OPPA
R E G I O N A L E
VALDIANO-MARCONIA 3-0; R. METAPONTINO-C. OPPIDO 2-0; R. TOLVEROSSOBLU POTENZA 0-4; VIGGIANO-PICERNO 5-1. CAMPIONATO. Si ricompone intanto la coppia di testa, con
pareggia ancora e questa volta è bloccato dal Picerno. Roboante successo sul campo del fanalino di coda Tursi per il Moliterno, che raggiunge al sesto posto il Rossoblu Potenza, con questi ultimi che
al vertice tra le due ‘Real’ del campionato, si gioca a Tolve con gli ospiti materani desiderosi di uscire imbattuti e proseguire al vertice. Altro incontro di cartello è il match tra Viggiano e Valdiano con i padroni di casa alla ricerca del successo e gli ospiti protagonisti di un grande avvio di stagione. Il Policoro cerca i tre punti per migliorare la classifica e ospita un Picerno ancora approssimativo; il Moliterno cerca il riscatto davanti al proprio pubblico con un Pietragalla a correnti alternate; il Rossoblu Potenza sarà di Il Real Metapontino vittorioso col Policoro H. (www.realmetapontino.it) scena sull’insidioso campo della il Real Metapontino che torna non vanno oltre il pari fra le Murese e il C. Oppido in vetta e si aggiudica il derby mura amiche con il C. Oppido. mira al risultato pieno in ionico di misura con un buon Risorge la Vultur dopo quattro casa contro il Pignola. Una Policoro, mentre il Real Tolve stop consecutivi e conquista Vultur rinvigorita è attesa dal rallenta e deve accontentarsi tre punti in rimonta contro secondo incontro consecutivo di un punto nella trasferta una buona Murese, invece casalingo, cercherà gloria di Pignola. Il Valdiano il Pietragalla esce indenne con il Miglionico. Chiude il continua a vincere e supera dalla trasferta di Miglionico quadro il Marconia che ospita anche l’ostacolo Marconia, e divide la posta in palio. un Tursi ancora ultimo in portandosi a tre punti dal Per il nono turno del torneo, classifica. primato, invece il Viggiano è la giornata dello scontro
Rossoblu, tutto in 60 secondi
Vultur, la ripresa è di ‘rigore’
Dall’1-1 con l’Oppido all’exploit con la capolista
I
l Rossoblu Potenza cala un delizioso poker alla capolista Real Tolve ipotecando la qualificazione alle semifinali di Coppa Italia Regionale. Una doppietta di Di Tolve e le reti di Scavone e Sperandeo lanciano i potentini autori di una prestazione senza sbavature sia dal punto di vista realizzativo che difensivo. Un successo che fa morale e che infonde quel pizzico di serenità in vista della trasferta di domenica prossima a Muro Lucano. Di contro il Tolve si rivela poca cosa, orfana del centrocampista Gambino, appare la brutta copia di quella formazione che finora ha stupito tutta la regione. Dopo nemmeno sessanta secondi e subito vantaggio per gli ospiti: da una ‘traversa’ nasce una rovesciata spettacolare di Di Tolve e la partita praticamente finisce qui. L’ottimo inizio dà infatti il via al monologo
potentino. Scavone raddoppia senza troppe esitazioni alla mezz’ora e la seconda frazione si apre sullo stesso spartito. Al 13esimo Di Tolve festeggia la sua doppietta personale, mentre nell’ultimo dei tre minuti di recupero concessi dal signor Salvatore di Potenza, Sperandeo
Il Rossoblu Pz in Coppa Italia
tenta la conclusione di prepotenza, Fineo è abile nell’opporsi in un primo momento, ma non può nulla sul secondo tentativo. 0-4 e triplice fischio. Non era andata altrettanto
bene domenica con l’Oppido, dove tutto è successo in un minuto per un 1-1 che non serve a nessuna delle due squadre in chiave classifica e che resta bugiardo per i potentini padroni del campo e come al solito sciuponi negli ultimi metri. Da registrare il debutto dal primo minuto del neo acquisto Vukcevic. Il Rossoblu Potenza dunque sbaglia troppo e sullo scadere è l’Oppido a sfruttare l’occasione. All’ 87’ Campisano trasforma un rigore, poi all’88’ arriva subito il pari del Rossoblu che finalmente concretizza con Sperandeo. Finisce qui con un Rossoblu Potenza che rimanda ancora una volta l’appuntamento con la vittoria, almeno in campionato. Mente ora rivolta al match di domenica del “Rigamonti” di Muro Lucano.
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inalmente il tanto atteso riscatto per l’undici di Caprioli (assente per squalifica e sostituito da Ceruzzi) e ritorno ai tre punti in casa dopo sette mesi (si è giocato a Lavello) per una classifica che andava facendosi deficitaria. Confronto delicato e primo tempo poco incisivo per i rioneresi che lasciavano il campo
Nella foto mister Caprioli
ad una Murese propositiva e concreta, con vantaggio a metà primo tempo ad opera di De Martino, con almeno
altre due palle gol sprecate dagli ospiti e i padroni di casa imballati e impacciati. Nella ripresa i bianconeri apparivano subito più determinati e al quarto d’ora giungeva il pareggio con il difensore Corbo (seconda rete stagionale) e alla mezz’ora il direttore di gara concedeva un rigore ai vulturini per atterramento di Di Tacchio, con realizzazione affidata a Sacco. Successo sofferto e necessario dopo un periodo buio, per una prestazione accettabile ma non straordinaria. Per il prossimo turno (seconda gara consecutiva in casa) sarà di scena il Miglionico, reduce da pari interno con il Pietragalla e che occupa il penultimo posto in graduatoria in condominio con altre tre squadre. Con i materani l’occasione da non perdere di bissare la vittoria di domenica scorsa e l’opportunità di sfruttare il fattore campo, per regalare una seconda soddisfazione al proprio caloroso pubblico.
Ant. Pet.
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SPORT
3 Novembre 2012
Basilicata
A2 - Il Potenza che fa sognare
CALCIO A 5
Anche col Modugno i potentini fanno i ‘grandi’
Il Futsal Potenza, primo in A2
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OTENZA - “Stiamo studiando per diventare una squadra importante. Tutti. I giocatori, lo staff e la società. C’è solo un modo per diventare vincenti ed è vincendo. Ma non bisogna accontentarsi perché per diventare grandi c’è sempre un altro passo da fare per migliorare”. Con queste parole mister Ceppi spiega il momento del Futsal Potenza e la nuova, magnifica, prestazione dei rossoblù contro il Modugno, battuto sabato scorso per 8-3. Si dice che tre indizi (vittorie) siano una prova, il Potenza c’ha messo anche il
quarto (successo) per togliere ogni dubbio. E con 12 punti il roster lucano resta isolato al comando del girone B di A2. Con altri due dati più che confortanti: miglior attacco (23 gol) e il capocannoniere del torneo, Gabriel Santin (9 marcature). “Contro il Modugno credo che abbiamo creato 20 palle gol nel primo tempo. Abbiamo fatto un gran pressing. E per farlo ci vuole un gran feeling di squadra. Ecco quello che mi piace di questo gruppo è il fatto che sia molto unito, anche fuori dal campo, sono tutti concentrati e i ragazzi si aiutano tra di loro”.
L’obiettivo è ovviamente quello di ripetersi a Lucera col Foggia, “un impegno -ha continuato il mister- che non si può sottovalutare”. Dopo la gara di Foggia di oggi ci sarà una lunga pausa e poi nuova trasferta ad Augusta. E il pubblico? Aumentato in numero e in “calore” di certo ha fatto la differenza. Cordoglio – La società del Futsal Potenza si unisce al dolore del giocatore Simone Colaianni, numero 10 del Modugno che sabato ha giocato al PalaPergola, per la scomparsa del caro padre.
Elezioni alla Federcalcio Lucana, aspettando Godot di Pino Gentile na sorta di “caccia alle streghe” c a r a t t e r i z z a l’attesa della grande rentrèe delle società lucane, in vista delle elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo del comitato regionale lucano della Federcalcio, quadriennio olimpico 20122016, che si terranno, a quanto pare, tra il l’8 ed il 9 dicembre prossimi. Messaggi trasversali, parole in codice , caratterizzano questa lunga e palpitante attesa fra gli addetti ai lavori e non solo, per la riproposta, per la terza volta, della candidatura alla presidenza del Colucano di Rinaldi, presidente uscente. Tutto ciò mentre si è in attesa delle decisioni del presidente della Dilettanti Nazionale, Tavecchio, e della procura federale, cui è stato inviato un circostanziato documento da parte dei consiglieri “rottamatori” Maglia, Picerni, Tubito e Carriero, avverso l’iniziativa di sette persone (tra consiglieri e collaboratori del Comitato), sparse sul territorio, protese a raccogliere deleghe proRinaldi, in maniera illegittima, non essendo stata ancora fissata la data dell’assemblea per il rinnovo
delle cariche sociali. Ci auguriamo che il riscontro all’iniziativa di Carlo Maglia e soci abbia presto attuazione: se ciò non dovesse accadere, ci affideremo alla più celebre opera teatrale di Samuel Backett “Aspettando Godot”, uno dei testi più noti del teatro del ‘900. Si dice nell’ambiente che Rinaldi goda parecchio della “protezione” di Tavecchio, il quale si avvale di buoni appoggi all’ interno dei Club di seria A (tra cui il presidente della Juventus Andrea Agnelli, che di recente ha auspicato un rinnovamento che sia in linea con la politica adottata dagli altri club europei), aspirante presidente della Federcalcio Giancarlo Abete. Questa sana, sincera visione manichea della realtà pallonara lucana, consente ad Emilio Fittipaldi (vice presidente vicario del comitato, succeduto allo “sfiduciato” Maglia) e soci di scorazzare in giro per la Basilicata a fare incetta di deleghe per far vincere Rinaldi, incolpevole vittima della situazione che, se vittorioso dovrà rinunciare alla comoda poltrona della sede della Figc di viale del Basento. Ed a
La Fitav ‘parla’ lucano
TIRO AL VOLO
di Giusy Trillo
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i è svolto a Roma lo scorso 21 Non c’è spazio per manifestazioni sopra ottobre, nelle strutture di Valle le righe con giudici o avversari (pena Aniene, l’incontro annuale della l’immediata espulsione), ma solo per Fitav -Federazione Italiana Tiro a Volo- la professionalità che porta lo stesso che alla presenza dei consiglieri federali, movimento ad una lotta quotidiana ai g u i d a t i dall’On. Presidente Luciano Rossi, di numerosi iscritti e illustri ospiti stranieri e italiani, tra cui la medaglia d ’ o r o nella fossa olimpica a Londra 2 0 1 2 , n o n c h é Da sinistra: Sciaraffa; Zotta; il presidente del Consiglio federale del Tiro d e t e n t r i c e a volo, Luciano Rossi; la campionessa olimpica 2012, Jessica Rossi; il ct del record Albano Pera; la medaglia d’argento 2012, Fabbrizi; Pace; il Prof. Rosi; il Prof. Ceccarelli e Ivan Russo mondiale, Jessica Rossi e la medaglia d’argento sempre nella suoi ‘antagonisti’: “una legislazione fossa Fabbrizi, ha come di consuetudine complessa e di difficile interpretazione chiuso ufficialmente l’attività agonistica su armi e munizioni; i problemi connessi e dilettantistica dell’anno, oltre che all’inquinamento ambientale in generale, aperto nell’emozione generale il nuovo in primis allo smaltimento del piombo, quadriennio olimpico. Un appuntamento e a quello acustico in particolare, importante cui ha partecipato anche una acuito dalla vicinanza ai centri abitati nutrita spedizione lucana. E’ Ivan Russo, di alcuni campi”. Aspetti che però legale nazionale della Federazione, ad non scoraggiano gli appassionati, dai accompagnarci tra le atmosfere di questo più grandi ai più piccoli, anche questi curioso sport, senza però dimenticare sensibili agli insegnamenti del campo. con gratitudine e affetto sincero chi allo Il prossimo appuntamento è fissato per stesso lo ha iniziato -“Italo Mastrangelo il 15 dicembre prossimo quando, ancora di Potenza, venuto a mancare proprio a Roma, il movimento si ritroverà nella quest’anno, gli sarò riconoscente per tutta sede del Coni. la vita”. Il tiro a volo? “Lo sport più sicuro che ci sia, a dispetto delle apparenze”.
VOLLEY
Ci ragiono e canto
U
ontrosenso
proposito di Fittipaldi e del suo atteggiamento contraddittorio, c’è da dire che, qualche anno fa, lui stesso, insieme a Pasquale Seccafico ed un altro consigliere, si è reso protagonista di una “riunione carbonara”, in quel di Ferrandina, nel tentativo di sfiduciare Pierino Rinaldi, reo, secondo il trio”, di una gestione personalistica ed accentratrice. Come si è fatto cenno, la “corrente” che fa capo a Rinaldi non lesina sforzi per crearsi prospettive di vittoria finale alla prossima tornata elettorale in lega calcio potentina. Siamo di fronte, dunque, ad una lotta interna senza quartiere dove Carlo Maglia, che presenta la sua autorevole candidatura, non sta certamente a guardare. E, in virtù dei lunghi, prima come dirigente di società, e, successivamente, come presidente del settore giovanile e scolastico, quindi dirigente del Colucano, ha le credenziali giuste per partecipare a questa sorta di battaglia, sportivamente parlando. Spuntarla, non sarà facile per davvero: la sfida fra le due opposte fazioni è aperta!
B1M - L’Energy cede ancora di ‘resistenza’
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un magro bottino quello conquistato nella gara della scorsa settimana dalla Energy Italia 01 Potenza, vinta tre a due dagli avversari della Pallavolo Messina. Non c’è pace per i ragazzi guidati da coach Marolda che crollano ancora una volta al quinto set. Il tie break si conferma la bestia nera per i potentini, come ha rimarcato a fine gara il centrale Matteo Granito: “Il tie break è un demonio per noi. Gli avversari sono stati bravi a sfruttare i nostri momenti di calo e noi dobbiamo migliorare tante cose”. La Virtus riesce ad aggiudicarsi la prima frazione di gioco senza troppe difficoltà (25-21), mentre il secondo set parte decisamente male. E’ totale blackout nel gioco della Energy Italia 01 che lascai il passo agli ospiti (1925). Il copione non cambia nel terzo set. L’inizio del parziale vede ancora una volta l’allungo dei siciliani che approfittano delle dormite difensive e dell’inefficienza del muro made in Virtus. I ragazzi di mister Rigano amministrano il vantaggio e replicano il punteggio del set precedente (19-25). Il pubblico non ci sta a vedere capitolare la propria squadra sotto i colpi di un avversario alla propria portata. La fossa si fa sentire ed i ragazzi in campo rispondono. Nel quarto set si gioca punto a punto: è ancora il capitano che trascina la propria squadra a pareggiare il punteggio dei set: NuzzoSan
(o forse San-Nuzzo?) martella senza sosta, compensando l’inconcludenza in attacco delle bande Marolda e Maiorana e il quarto set è in tasca (25-21). Il tiebreak è storia a parte. Il muro siciliano la fa da padrone, mentre la difesa rossoblu molla la presa, lasciando cadere palloni tutt’altro che impossibili. Finisce 9-15 e al fischio finale dell’arbitro la panchina siciliana esplode di gioia correndo in campo a fare festa. L’impressione è che stavolta per la Energy Italia 01 di scusanti ce ne siano ben poche. L’avversario non era di certo irresistibile e i tre punti non sono arrivati. C’è ancora molto su cui lavorare.
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“Don Leone Iorio, un esorcista del mezzogiorno d’Italia” A cura di don Marcello Stanzione esperto di demonologia ed angelologia
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in distribuzione in tutte le librerie cattoliche l’ultimo testo - edito dalla Segno di Udine - scritto dal sacerdote campano Marcello Stanzione e da Maria Matilde Cassano: “Don Leone Iorio, un esorcista del Mezzogiorno d’Italia”. Il 19 settembre 1997 moriva in odore di santità il parroco Don Leone Maria Iorio. Figura singolare di uomo e di sacerdote, aveva speso tutta la vita imitando pienamente il suo Maestro. Con Gesù aveva condiviso povertà, sofferenze e persecuzioni. Egli non possedeva nulla, indossava vesti sdrucite e scarpe consumate; si nutriva di ciò che gli veniva offerto e, spesso, capitava che non toccasse cibo per giorni. Se da una parte veniva sbeffeggiato, calunniato e deriso in questo mondo così secolarizzato,
dall’altra era molto amato perché riusciva a liberare le persone dalle atroci sofferenze causate dal maligno e soprattutto indicava loro la Via giusta per raggiungere la beatitudine eterna. Don Leone era un prete povero, davvero povero ma possedeva una ... ... nobiltà d’animo degna di un RE e la sua umiltà lo rendeva ricco, molto ricco. Aveva un abito talare rattoppato e faceva anche l’autostop, non aveva alcuno che lo accudisse e, se mangiava, si nutriva di quello che la gente gli portava; la Divina Provvidenza non lo ha mai abbandonato, il giusto gli veniva sempre dal Cielo. Un giorno gli regalarono delle scarpe nuove ma, dato che il consacrato riteneva che le sue fossero ancora in uno stato dignitoso, non le indossò mai; tutti sostengono che le regalò ad un povero mendicante. Don Leone, se avesse conservato le offerte di denaro che i fedeli gli donavano spontaneamente, sarebbe diventato uno dei preti più ricchi d’Italia, invece utilizzava tutto per i bisognosi; era un esempio di vero consacrato “ad imitazione di Cristo”, difatti il demonio era terrorizzato dalla sua santità. I posseduti scappavano e si
imbestialivano al sol intendere che Don Leone fosse in arrivo presso le loro abitazioni. Nella Chiesa ove era Parroco, il Santissimo Sacramento era quasi sempre esposto solennemente e diverse volte fu sorpreso quasi in estasi; specialmente aveva un grande amore per la Madonna. Era un uomo di profonda cultura e di spiccata sagacia ed il suo affetto alla Madonna si basava non sul devozionismo pietistico ma su una salda base teologica. Sottolineava costantemente l’importanza della preghiera del Santo Rosario per sconfiggere il demonio a tutti i livelli. I suoi esorcismi e le sue preghiere di liberazione erano fondamentalmente il Rosario meditato, recitato con calma insieme ai sofferenti (posseduti oppure persone con disturbi psichici); sosteneva, come è giusto, che la migliore e più potente forma di esorcismo è la Santa Messa. Il testo, oltre a descrivere la vita di Don Leone, narra numerosi casi realmente accaduti di guarigioni, liberazioni e tanti altri segni sovrannaturali; tutti accadimenti mai propagandati. Don Leone gradiva il silenzio e, in virtù dell’umiltà e dell’obbedienza che si deve alla Chiesa cattolica che si
esprime nel Magistero, non si sprecò mai nella ricerca di facili consensi, di applausi e di propaganda pagana; attendeva i bisognosi in silenzio, il resto lo faceva Dio. Fra i tanti fatti narrati del testo ne riporto uno. Due maghi si recarono presso la Chiesa ove celebrava Don Leone: uno aveva abbandonato la via del male proprio alla fine della sua vita tra grandi lotte e tribolazioni. Il demonio cercò invano di farlo suicidare per riprenderselo. L’altro, invece, è diventato un fervente credente. Don Leone, tuttavia, si rammaricava perché con un altro ancora non aveva avuto fortuna. Si recò più volte nel suo studio, gremito di clienti, per aiutarlo nella conversione ma egli fu irremovibile. Il mago santone gli disse che discendeva da una famiglia di maghi di ben quattro secoli addietro e che lui non intendeva spezzare questa catena. Col diavolo si trovava bene in quanto aveva fatto di lui un uomo ricchissimo e mostrò orgoglioso le sue proprietà. Usava un crocifisso per confondere la gente ma a bassa voce su di esso lanciava orrende bestemmie. “E la coscienza?” osò dire
Don Leone. “La coscienza... e che cos’è la coscienza? Io non la conosco” furono le parole definitive del santone. Don Leone pregò incessantemente
anche per lui, fino alla fine dei suoi giorni terreni.
Il gruppo di “Basilicata Foto” tra le animazioni della notte nera di Potenza dell’ essere.
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o scorso mercoledì 31 ottobre, presso il chiostro di San Michele, nel centro storico di Potenza, si è svolta la seconda mostra fotografica collettiva di “Basilicata Foto”. Questa volta, i diversi artisti si sono cimentati con scatti noir, in perfetta connessione al clima della notte nera, che ha riempito, per poche ore, le cupe vie del centro cittadino. “Basilicata Foto” è un gruppo di fotoamatori lucani che condividono entusiasmo e passione per la fotografia. La mostra collettiva a tema Halloween è nata con l’intento di raccontare questa festa attraverso fotografie personali e originali. La collettiva è durata un giorno, per la sola serata di Halloween. Ecco gli artisti che hanno esposto i loro lavori: Alessia De Bonis - A kind of magic Andrea Mattiacci - Il diavolo (Ponte Musmeci)
Gennaro Pecchia - Nightlight Gianluca Calzaretta - senza titolo Giovanni Lancellotti - La masciara Giuliana Cosenza - Trame Giuseppe Imbrenda - Sul set del video “A Satana” (Ecnephias) Giuseppe Miele - Rest of Blood Giusy Tolve - Bad halloween Luca Scavone ingannevole
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Sorriso
Lucia Gerardi - senza titolo Maria Teresa Santangelo - Il SacreStrano
foto di Giusy Tolve
Andrea Molinari - Where I am?!? Antonello Luongo - The ripper Beatrice Rienzi - Ho paura di me
Daniela Rosa - Dal mondo dei morti
Massimo Di Stasio - Il ritorno...
Davide Petilli - Ordinaria follia
Matilde Decuzzi - Oniriche presenze
Enrico De Vita - La morte
Michele De Bonis - Presenze
Gaetano l’insostenibile
Michele Luongo - Fuori di testa
Mancinopesantezza
Michele Manicone giustiziato
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Il
Paolo De Novi - Suspiria Raffaele Luongo - Raduno in cortile dei condannati a morte Roberto Lacava - senza titolo
Rocco Casaletto - La casa degli spiriti Rosa Santarsiero - Jack Lanterna Tina Zappacosta - Memento mori Ro. Sa.
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Le Nostre Recensioni
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ecensiamo un film in apparenza leggero e godibile apparso fino la settimana passata nelle nostre sale cittadine Sin dalle prime scene appare evidente un’impronta da cartoon legata a una famosa serie animata americana, per tale motivo è definito infatti come film in live action di Seth MacFarlane. Il tutto è comunque vedibile al di là del pacchetto commerciale che rappresenta e la storia piena di paradossi e scene esilaranti, lascia spesso lo spettatore ad abbandonarsi ad una risata dolce e amara allo stesso tempo. Si parte dall’apparente tenera storia di un’ amicizia pura e disincatata tra un ragazzino americano e il suo peluche, Ted per l’ appunto. Nell’esordio del film infatti il giorno di natale del 1985, John Bennett (Mark Wahlberg), un ragazzino della periferia di Boston, vive una vita di solitudine spesso schernito dai coetanei, fino a quando riceve per regalo un immacolato e tenero orsetto di peluche, che si anima per desiderio del bambino. I due nuovi compagni
Ted, orsacchiotto volgaruccio si giurano amicieterna, accomunati entrambi dal terrore per i tuoni di notte Ha l’inizio una lunga serie comunanze, e la scintilla di una crescente
zia
di
empatia reciproca: non è un caso l’immagine iniziale dei due personaggi, ritratti nell’ indimenticabile scena spielbergiana di Elliott ed E.T. sulla bicicletta. Nel frattempo il tempo scorre in fretta e John si ritrova un ragazzone della nuova generazione che marina il lavoro quando può, fuma, facile preda di gesti lascivi e poco eleganti di cui è modello il suo ‘grillo parlante per antonomasia’, l’insospettabile Ted. Insomma quest’ultimo sua bad company, si insedia come non mai nella sua vita, ed è a tutti gli effetti un orso di peluche lascivo e sboccato, presentato come una star televisiva caduta in disgrazia per i troppi eccessi e forse anche pìù commiserabile di lui per certi versi In poche parole rapporti sentimentali compromessi, comportamenti e battute discutibili, il tutto specchio di una generazione che stenta a trovare un’identità, colpa evidentemente di un ingranaggio attuale molto complesso, non solo dei soliti miti giovanili e del clima di incertezza diffuso.
Le avventure di CAPITAN VAFF di king buffino
IN PLATEA CINEMA RANIERI
“Quando il sole sorgera’” sbarca a Ferrandina Il film dell’attore e regista Andrea Manicone in programmazione dal 2 all’ 8 novembre
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arà in programmazione al cineteatro “Della Valle” di Ferrandina in provincia di Matera dal 2 novembre all’8 novembre con uno spettacolo unico alle ora 21.30 il film “Quando il sole sorgerà” diretto ed interpretato dall’attore e regista potentino Andrea Manicone. Uscito lo scorso 20 giugno in anteprima nazionale a Potenza, il film ha riscosso grande successo nelle sale cinematografiche ed è stato recentemente proiettato anche in occasione del Bella Basilicata Film Festival. Prodotto dalla casa di produzioni e distribuzioni cinematografiche Andros Film e che vede tra i protagonisti oltre che lo stesso Manicone, anche il celebre attore Lorenzo Flaherty. Le riprese si sono svolte prevalentemente a Calvello, il piccolo centro lucano a pochi chilometri da Potenza e hanno toccato successivamente anche il centro di Roma. Nel cast artistico, oltre che Andrea Manicone e Lorenzo Flaherty troviamo anche attori di levatura nazionale come l’attrice Anna Rita Del Piano, già vista accanto a
Checco Zalone e Rocco Papaleo nel film “Che bella Giornata” e che vanta un curriculum fatto di tanto cinema e televisione, il materano Nando Irene che ha recitato in fiction come Distretto di Polizia, Il commissario Rex e Il Giudice Mastrangelo e Giovanni Andriuoli che era tra i protagonisti del film Basilicata coast to coast. Completano il cast le attrici potentine
Chicca Anastasi, Pina Stanco e Eva Bonitatibus, il romano Franco Guido e il giovanissimo venosino Vincenzo Lifranchi. “Posso davvero ritenermi soddisfatto per i risultati e i consensi che il film sta ricevendo” ha dichiarato l’attore e regista Andrea Manicone “pur essendo un low budget questo film viene apprezzato per la pulizia etica e morale della sceneggiatura e la totale assenza di un linguaggio volgare e di scene troppo forti, a dimostrazione che si può far ridere senza necessità di utilizzare un linguaggio scurrile e piangere senza finti patetismi. Certamente questo film è frutto di un importante lavoro di squadra in cui tutti coloro hanno partecipato hanno dato il massimo e hanno fatto sì che questo film raccogliesse i consensi che in ogni proiezione gli vengono attribuiti. La regia è stata curata dallo stesso Andrea Manicone, con la direzione artistica di Felice Vino che ne ha anche curato la stesura della sceneggiatura, mentre Giuseppe Pupillo ha diretto la fotografia, Giuliana Marsico ha curato i reparti dedicati alla costumeria, il trucco e la scenografia e Rocco Rita la fonica in presa diretta e la post produzione audio mentre a Giuseppe di Gregorio e la colonna sonora è stata affidata a Vincenzo Salvia. Alla proiezione del 2 novembre sarà in sala l’attore protagonista e regista del film Andrea Manicone.
Festival di Potenza: una formula rivoluzionata
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on lo stage artistico-professionale che si è svolto presso il Centro di produzione Cd&M di Filiano, una delle strutture di produzione, registrazione e postproduzione di progetti musicali più avanzata, tecnologicamente, del Sud d’Italia (e non solo), entra nel vivo la dodicesima edizione del Festival di Potenza. Il patron e agente di spettacolo Mario Bellitti ne ha rivoluzionato la formula: non più concorso come è stato per undici anni, ma vetrina per nuovi talenti artistici: cantanti, cantautori, gruppi o band, artisti dello spettacolo. Il format è dunque decisamente una novità nel panorama festivaliero italiano ed europeo al punto che non registra iniziative similari ad eccezione di Fiere e saloni specializzati musicali. In vista della serata finale del Festival, che si svolgerà a Potenza sabato 10 novembre prossimo nell’Auditorium del Conservatorio di Musica “Gesualdo da Venosa”, saranno presenti artisti, musicisti, operatori di spettacolo. Intanto, il 14 ottobre scorso è scomparso, Lilli Greco, (pseudonimo di Italo Nicola Greco) una delle figurechiave della musica italiana di qualità, autore e produttore di artisti di primissimo piano, capace di tirare fuori il meglio da ogni artista, che è stato testimonial del Festival di Potenza e presidente della Giuria nel 2004 quando il Festival era ancora concorso nazionale. Greco che negli anni sessanta ha lavorato con tutti i nomi più prestigiosi della RCA, casa discografica - per citarne alcuni, ricordiamo Jimmy Fontana, Gianni Morandi, Rita Pavone, Edoardo Vianello, Patty Pravo, Gabriella Ferri, De Gregori, Venditti – evidenzia Bellitti – ci ha sostenuto nel progetto di trasformare il Festival in rassegna di musica ed artisti di qualità. E’ stato lui tra i primi a sollecitarci a superare la formula del Festival classico e per noi tramontato. Quanto alla serata finale dell’edizione 2012, tra le prime informazioni sul cast artistico e le partecipazioni, oltre a Deborah Johnson, cantante, figlia del mitico Wess recentemente scomparso che prenderà il testimone che Wess ha lasciato con le sue presenze numerose al Festival di Potenza, ci sarà anche Tania Tedesco che con “La notte delle favole” nel Sanremo 2008 si segnalò per originalità ed interpretazione restando in classifica per dieci settimane. Di seguito, partecipa a numerosi programmi televisivi tra i quali: “Chi tiriamo in ballo” con Gigi Sabani, “Ieri Goggi e domani”, “Domenica In”, “Occhio al biglietto”, “Buona fortuna estate”. Tania, che per alcuni anni ha sospeso l’attività artistica per dedicarsi alla famiglia, ritorna con nuove canzoni e una nuova grinta da trasmettere ai più giovani cantanti e musicisti. Dunque ancora un “esempio” di professionalità artistica e di creatività.
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REPORT
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Rionero, la stagione artistica della “Orsomando” Ricco il cartellone 2012-2013 con musica lirica e “sui generis” di Michele Traficante
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ria di grande musica a Rionero. La “Scuola di Musica Orsomando”, anche quest’anno, dopo il lusinghiero successo della Stagione Operistica presentata lo scorso anno ad un pubblico entusiasta con la Traviata, Il Barbiere di Siviglia, Carmen e Pescatori di Perle, ha avviato la nuova stagione artistica 2012-2013 con un interessante cartellone, un ventaglio di proposte variegate e diverse tra loro, con appuntamenti mensili da partire da novembre presso il teatro “La Piccola ed il Cineteatro Vorrasi di Rionero. Si tratta di concerti realizzati dai diversi docenti della Scuola con la preziosa collaborazione di strumentisti esterni, pronti a ravvivare il manifesto musicale del Vulture – Melfese e non solo. “Cantiere Sonoro % Stagione Operistica” è il titolo del prossimo cartellone allestito dalla “Officina della Musica” Orsomando di Rionero e che riguarda musica classica-lirica e sinfonica, Jazz, Rock Progressive, Bues, Folk, Sperimentale e Teatro Canzone. Si va dall’opera lirica ai seminari con musicisti di spicco del panorama nazionale ed internazionale, all’interno di laboratori musicali strutturati in Workshop e Campus. Questa la vasta gamma di proposte artistiche che la “Scuola della Musica Orsomando” di Rionero ha presentato al pubblico attraverso un cartellone ricco di appuntamenti spalmati durante la stagione artistica 2012-2013. Si è partiti alla grande sabato, 27 ottobre scorso presso il Cinemateatro Vorrasi, con Rigoletto, opera in tre atti di Giuseppe Verdi dalla dirompente
La sala della scuola di musica
Gran Concerto bandistico Giovanni Orsomnado
potenza drammatica, eseguita dall’orchestra di flauti Orsomando, diretta dal M° Giovanni Catena Jr con la partecipazione dei cantanti lirici Giovanna Sapone (soprano), Valentina Patella (mezzosoprano), Natale Tempato (tenore), Pietro Barbieri ( baritono) e la preziosa voce narrante di Mariangela Caporale. Un vero successo di pubblico il quale ha lungamente applaudito gli artisti che hanno magnificamente rese il pathos dell’opera lirica. Prossimi appuntamenti e tematiche del cartellone: Cavalleria Rusticana. Norma, Madama Butterfly (Stagione Operistica), Duo di Clarinetto e Pianoforte con musiche di Pouline e Castenuovo Tedesco (Musica Classica), Visioni fuggitive con musiche di Ryuichi Sakamoto
(World Music), Musica In. Popolare “Officine Sociali” Sebastiano Lamorte “Grove Eletion” ArkestraLab (World Music), Trio Jazz Boy “ Daniele Scannapieco, Giuseppe Basso, Vincenzo Scasciamacchia (Jazz& Jam Session), Pig Floyd (Rok Progerssive),
Woekshop & Campus. Insomma di tutto e di più, da soddisfare tutte le esigenze artistiche e musicali dei più incalliti amanti della bella musica provenienti dall’area nord della Basilicata e non solo. E soprattutto uno stimolo ai giovani che vogliano avvicinarsi al pentagramma e dedicare almeno parte del loro tempo alla nobile arte di Euterpe, dea della musica.
Storia del cinema a rionero promossa dall’Unilabor A cura del CineClub “De Sica” con visione del film “Gli ultimi” di P. Maria Turoldo di Armando Lostaglio
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’ un omaggio alla storia del cinema quello fatto dal CineClub Vittorio De Sica insieme all’Unilabor Università delle Tre età “Enzo Cervellino” di Rionero in Vulture. Il corso di storia e critica del Cinema, iniziato mercoledì 31 ottobre nel Centro Sociale, è stato introdotto dalla visione di un film
rarissimo, appena recuperato dal “De Sica” a Venezia, G L I U L T I M I scritto da padre Davide Maria Turoldo, girato in Friuli nell’inverno del 1962. E’ la storia di una povera famiglia di contadini all’indomani della terribile crisi del 1929, raccontata attraverso lo sguardo di un ragazzo di dieci anni, Checo. La
realizzazione di questo film, uscito nel pieno del boom economico, si deve al coraggio ed alla tenacia del compianto poeta David Maria Turoldo che riuscì a coinvolgere nel progetto
Vito Pandolfi per la regia (musiche di Carlo Rustichelli). Il film fu interpretato da un ragazzino di Nomadelfia e da attori non professionisti scelti fra la gente dei paesi dove il film fu girato, fra cui il fratello dello stesso Turoldo. “Di assoluta severità estetica”
: così giudicò il film Pier Paolo Pasolini, mentre per Ungaretti fu “Schietta e alta poesia”. Dunque, dopo la confortante esperienza dello scorso anno accademico, l’Università
UNILABOR delle TRE ETA’”Enzo Cervellino” – presieduto dalla prof. Pina Cervellino - ha conferito l’ incarico a Chiara Lostaglio (CineClub “Vittorio De Sica”) di tenere un ciclo di dieci lezioni di STORIA E CRITICA DEL CINEMA, da tenersi presso
il Centro Sociale “Pasquale . Sacco” di Rionero, a partire da mercoledì 31 ottobre 2012 ore 18:30 (ogni mercoledì, stessa ora). Si proseguirà, dunque, nell’appassionante viaggio attraverso la secolare storia del cinema, coadiuvato da interventi sulla decodificazione del linguaggio cinematografico, della critica e del giudizio etico ed estetico che scaturirà dal confronto. In particolare, si tratterà degli aspetti narrativi (le origini del cinema, soggetto e sceneggiatura, il narratore,
lo spazio del racconto, il tempo del racconto. Quindi dei Generi cinematografici (Melodramma, commedia, musical, avventuroso, western, film di guerra, poliziesco e noir, film di gangster, fantastico). Un appuntamento settimanale che rientra nelle peculiarità del De Sica, da quasi vent’anni impegnato nella divulgazione della cultura cinematografica non soltanto non soltanto in Basilicata.
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UNIONE DI CENTRO BASILICATA
Presentazione del libro
“LA STORIA D’ITALIA NON È FINITA” Ciriaco De Mita
Sabato 10 novembre, ore 18:00 Aula Consiliare - Provincia di Potenza - Piazza Prefettura PROGRAMMA
GAETANO FIERRO ANGELO SANZA GIANNI PITTELLA GIAMPAOLO D’ANDREA MODERA
ORESTE LO POMO Sarà presente l’Autore Il Segretario Regionale UDC
Palmiro Sacco
la Cittadinanza è invitata
L’amara storia di un inventore mai riconosciuto, nelle parole di Giovanna Lombardi
I
n “Filoteo Alberini. L’inventore del cinema”, Arduino Sacco Editore, l’autrice, Giovanna Lombardi, rivaluta la figura di Filoteo Alberini, il vero inventore del cinematografo. Nato nel 1867, grazie al suo ingegno e ad una innata curiosità per le arti manuali, si applicò ad alcune invenzioni. Nel 1894 inventò il cinema, costruendo un primo apparecchio per la ripresa e la proiezione delle immagini in movimento. Ma, pur essendo una mente geniale ed artistica, conservava un’ingenuità fanciullesca, che
Basilicata
“La storia d’Italia non è finita”, l’ultimo libro di Ciriaco De Mita sabato 10 a Potenza I
CMYN
di
ontrosenso
REPORT
n un punto imprecisato del tempo pare che il nostro Paese sia entrato in un’altra storia, in cui occorre immaginare coordinate di senso differenti da quelle del passato. Per farlo, Ciriaco De Mita muove da tre domande. La prima riguarda l’esistenza o meno di un punto critico a partire dal quale la nostra vicenda sarebbe diventata il fantasma di se stessa: esiste questo punto o è solo una bella immagine per indicare una cosa diversa, il cui significato va ricercato su un altro piano? La seconda domanda consiste nel tentativo di ri-vivere la storia d’Italia, che non significa raccontarla ma chiamarla in causa e, insieme, liberarla dagli stereotipi. La terza, più che una domanda, è la scommessa che la storia possa
essere pensata, e quindi oltrepassata, in direzione del futuro. A queste domande l’Autore dà una risposta da cui sarà inevitabile per chiunque partire, se intende ancora riflettere e cercare di capire. Lo sguardo di De Mita si rivolge alle due coordinate del nostro tempo. In primo luogo, lo sguardo rivolto a ciò che è accaduto e a quel che sta accadendo si sofferma su di una società che non è più pensabile come un insieme coerente di parti, come un tutto omogeneo o comunque riconducibile ad unità. Una “società senza rappresentanza” in
cui, scomparsi i partiti storici, non solo non si riesce a rispondere alle diverse spinte e articolazioni, alle sollecitazioni di spazi di autonomia, di partecipazione, in una parola, di libertà, ma si fatica a tracciare i quadri interpretativi entro cui la trasformazione va pensata perché possa essere superata. In secondo luogo, lo sguardo rivolto al futuro che vede, invece, la possibilità di una società che si raccoglie e cresce intorno al fuoco delle comunità, cioè di realtà che, da un lato, sono la creta in cui si forma e si consolida la
memoria e, dall’altro, trattandosi di una memoria che è utopia e immagine del futuro, possono offrire agli uomini di questo tempo mobile i punti fermi entro cui organizzare la propria nuova storia. Così anche i tanti personaggi - da De Gasperi a Moro, da Sturzo a Berlinguer - più che narrati, sono originalmente rivissuti dall’Autore, così che cessano di essere ombre incerte sulla scena del ricordo collettivo, quasi fantasmi che sfuggono alla mente, e diventano i testimoni di un’eco: la storia d’Italia non è finita, la luce dell’intelligenza è ancora accesa.
Lucio Dalla, una “dolce” presentazione a Bella
P
resso la libreria “L’Autore” di Bella, in un moderato lo portò a riporre la sua fiducia incontro dalla giornalista di in persone sbagliate. Ciò soControsenso Basilicata prattutto quando espose i suoi disegni ai già famosi fratelli Rosa Santarsiero, è Lumière, che, guarda caso, un anno dopo inventarono il cinema. Alle pagine del libro di Giovanna Lombardi, va il merito di aver dato la giusta luce alla figura di Alberini, con gli onori che gli spettano e che, per tanti anni, gli furono negati. Ed è la storia del cinema stessa che reclama la verità, in quanto depositaria della dottrina dell’insegnamento.
stato presentato il libro di Walter De Stradis dedicato a Lucio Dalla ed intitolato “DALLA terrazza di CARUSO”.
Alessia Nardozza
Il libro, edito dalla Arduino Sacco Editore di Roma, che nel comune lucano ha voluto aprire questa libreria, più unica che rara, dedicata agli autori locali e indipendenti, ripercorre i giorni che portarono alla creazione del capolavoro del genio
bolognese, la canzone “Caruso”, appunto. Per l’occasione, la pasticceria “Magiche Delizie” ha preparato una simpatica torta a forma di libro, riportante alcuni versi del testo della canzone. Mich. Imp.
AVVISO A TUTTI GLI SCRITTORI “A BASSA DISTRIBUZIONE” Avete pubblicato un libro per una casa editrice piccola o indipendente? Inviateci il libro che avete pubblicato, lo recensiremo su queste pagine, e invieremo le copie spediteci alla libreria dedicata “L’ Autore” di Bella – PZ, che le esporrà e le metterà in vendita. Per maggiori info contattare controsenso@email.it e telefonare allo 0971/092255. oppure inviate direttamente i libri a: Redazione Controsenso Basilicata, Via Vespucci snc – Parcheggio Tre 85100 Potenza.