Basilicata
8 Dicembre 2012
DISTRIBUZIONE GRATUITA ANNO III n. 106/8 Dicembre 2012 Redazione:Via Vespucci - Parcheggio 3 - 85100- Potenza Tel. e Fax. 0971 - 092255
Il “pateracchio” dei Dc e dei CattoComunisti a pag. 3
Walter De Stradis
Potenza e Matera ... sempre più giù
a pag. 5
a pag. 7
Nasce il movimento “Idea Basilicata”
Cari Contro-Lettori, la maretta che sta sbatacchiando, un po’ di qua e un po’ di là, il “partito” di Italia dei Valori in Basilicata, è la rappresentazione, in nuce, dello status politico nazionale. Questi qui annunciavano fuoco e fiamme, si sono ammanicati con alcuni magistrati che hanno fatto casino e basta, e poi hanno dato vita alla più classica delle “loffe”. Visto che si approssima il Capodanno, spieghiamo il concetto: sarà capitato a tutti, da piccoli, di aspettare trepidanti che il “raudo” acquistato in edicola (oggetto assai pericoloso, per la verità) facesse il suo bel botto. Grande delusione, al fine, quando il piccolo razzo dava vita ad una sfiatata scintillante o poco più. Ma di scintillante, nelle bagarre che hanno costretto alle dimissioni gente come Mazzeo Cicchetti in quel di Potenza e che adesso stanno prendendo carne nel “pateracchio di Paterino” in quel di Matera, di scintillante hanno ben poco. Il “partito” ha rimediato una figura escrementizia a livello nazionale, e ora annaspa penosamente, guardando ora all’arancione e già transfuga De Magistris, ora a Grillo, ora non si sa a chi. Qui da noi, il Generale Belisario non sa più come tenere insieme i pezzi di una creatura mutante e che si agita sul lurido tavolo operatorio del dottor Frankenstein. Da qui la lucida ma spietata lettera che pubblichiamo all’interno (già apparsa su Il Metapontino.it) scritta dal dimissionario presidente del circolo di Idv di Scanzano Jonico, che denuncia tutte le contraddizioni del “partito”. Una realtà dove a livello nazionale si sono mangiati l’impossibile alle slot machines, e in cui, a livello locale, non si garantivano quel minimo di rimborsi ai candidati, seppur promessi da Belisario. Un “partito”, in cui l’unico a essersi alzato dalla sedia per dire qualcosa, di tanto in tanto, è sembrato Benedetto (seppur con le contraddizioni del caso), e in cui non riescono a risolvere la questione delle “quote Rosa” della duplice Mastrosimone, potente segretario regionale e assessore regionale allo stesso tempo. Così si fa la politica in Basilicata.
Ancora ombre sull’ “affaire Eco Sun Power”
IDV: LE QUOTE … “ROSA”
E’
nata “Idea Basilicata”. Il “battesimo” della nuova associazione politico-culturale si terrà tenuto ieri pomeriggio all’Hotel Vittoria di Potenza. L’associazione, secondo l’avvocato Francesco Cannizzaro “si propone di essere una vera e propria officina per il cambiamento, un luogo di lavoro, elaborazione, ricerca, approfondimento e diffusione per costruire la Basilicata”. “Stanchi di analizzare superficialmente le cose e di giudicare sommariamente solo ciò che non funziona - sostengono i promotori dell’associazione - siamo pronti a metterci in discussione e a fare rete con le persone e le associazioni della Basilicata”. Durante la presentazione Andrea Caterini ha intervistato Andrea Di Consoli (nella foto), autore de “La collera”
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ontrosenso Basilicata
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Storia di un “pateracchio” lucano Gli ultimi Dc e il Cattocomunismo di Lucio Tufano
E
rano cresciuti nella vecchia casa, distribuendosi con dimestichezza e meticolosa abilità il potere in una regione che li ha sostenuti e votati, prima con i liberali e con i socialdemocratici, poi anche con i socialisti, per una lunga
Antonio Luongo
serie di anni. Poi con l’alibi di un centrosinistra ancora più a sinistra, imprescindibile ed insostituibile, indispensabile ed assolutistico, e con l’avallo dei postcomunisti il nuovo blocco di potere tra piccola borghesia e sottoproletariato istruito, egualmente affetti da protagonismo ed esponentismo politico. È stata la DC degli ultimi decenni che ha dato asilo ai demagoghi al dettaglio, ai cultori e assidui spettatori di riti in ogni occasione religiosa, alle fulminanti carriere, ai direttori generali, agli stipendi tripli e ai privilegi del potere vecchio e nuovo, alle leggi del “cicero pro domo sua”, ai noti carrozzoni, agli enti inutili, alle cariche ben retribuite, alle consulenze… ora sembra perfino crollata la fede faziosa e irritata nelle vie giudiziarie, nelle filippiche e nelle catilinarie contro le “simonìe” amministrative. Tutti ormai hanno constatato come i post-comunisti e i comunisti si stiano dimostrando più bravi dei Dc, in un’alleanza osmotica che ha sin dagli inizi tutti i crismi del “cattocomunismo”. Ma a partire da “mani pulite” e dalle vicende che determinarono la autoestinzione della Dc, non solo i post-democristiani non hanno manifestato alcuna capacità di rinnovamento, di rilancio, di analisi autocritica, ma hanno manifestato mentalità, difetti, assenza di clientele anche quando sono trasmigrati nelle nuove formazioni politiche e delle quali si sono posti naturalmente alla testa, chiudendosi nei loro consacrati recinti organizzativi – dopo la
diaspora – proprio come gli ebrei, separati ma uniti. Per cui solo in quei recinti possono crescere ed allevarsi degni di confidenza e di fiducia, salvo i loro inestinguibili odi tipici dei fratelli. Ma alla fine i loro valori appaiono solo i loro, i loro partiti solo i loro, il potere cui riescono
pensavano di approdare con lo sfacelo della DC, ad una nuova sponda, in grado di poterli aiutare a preservarsi come politica, come potere e prestigio. Furono le garanzie offerte dall’allora Pci-Pds ai “dorotei” di Basilicata, e l’alleanza offerta da questi antichi e
Vincenzo Folino
Emilio Colombo ad accedere con tenacia e una certa spregiudicatezza è solo il loro. Infine rimangono cattolici, riconoscendosi tra di loro e comunicando tra di loro quasi sentissero il rischio che la loro identità venga sommersa o possa dissolversi. È questa la regione, la città, dove più lampante è apparso il fenomeno a chi ne conosce la storia e ne ha ben osservati a lungo e da molto vicino, i comportamenti. Un tempo quando la Dc, tutta intera, era in auge, ingoiare ostie consacrate, partecipare alle manifestazioni religiose, far parte delle processioni ed assistere alle cerimonie ed ai riti sacri sembrava creasse presso gli attenti tutori ecclesiastici, e presso l’elettorato religioso e civile, referenze politiche. Compunti, hanno partecipato a tutto con convinta puntualità. I democristiani di Basilicata si sono negli anni distribuiti nei vari Ppi, nei Cristiano Sociali, nel CDU, nei Cossighiani, nel Ccd, nei “Verdi”, nei “Democratici”, nei “Dipietristi”, nell’Udeur, in Democrazia Europea, nei Popolari e nell’UDC. Ognuna di queste formazioni è stata autoreferenziale, priva di vitale capacità espansiva, in grado solo di aggregarsi in funzione subalterna ad una forza maggiore. Ma anche Forza Italia non è rimasta esente da ingerenze e da immissioni democristiane, ed ha risentito di un suo vizio di origine. Nella Regione di Emilio Colombo e di Oscar Luigi Scalfaro, Forza Italia nacque come strategia di uscita-rifugio di alcuni democristiani che
da una strana risposta che Antonio Luongo fornì a Nino Calice nella non troppo nota intervista del 1997, contenuta ne “Il Governo dell’Ulivo in Basilicata” (Calice Editori), quando, alla domanda di chi nel passato non si palesò mai dolce con Emilio Colombo
terribili avversari che fecero desistere il gruppo dirigente colombiano dal proposito di trasmigrare in altre formazioni, pur consentendo ad alcuni uomini di rimanere in Forza Italia come primo presidio. Tutto quello che avvenne è testimoniato
e con la DC, sull’acquisito “pateracchio”, e se di fronte a quanto avvenuto alla DC napoletana si sarebbe potuta pensare una operazione del genere, Luongo, con una risposta immediata e sbrigativa, non priva di dubbi e perplessità per chi poi
l’avrebbe letta attentamente, rispose: “Per noi forse è stato ancora più difficile affrontare il problema del rinnovamento delle classi dirigenti. Noi non siamo stati “aiutati” dalla Magistratura come è avvenuto nel resto del Paese. Qui è stata la politica a rinnovare,
Vincenzo Viti
il che ha reso l’operazione più coraggiosa e complessa”. In questo preciso passo della lunga intervista vi era buona parte della frettolosa e contraddittoria assoluzione della DC lucana, da parte di quei comunisti che sull’Unità, su Rinascita Lucana e nelle
piazze, fino agli anni ’90, le avevano lanciato feroci attacchi. Ci chiediamo ancora oggi quale nuova politica ha potuto rinnovare una classe dirigente composta da uomini della stessa generazione, con vizi e difetti tante volte denunciati? Perché la DC lucana è risultata così esente da colpe? E in che cosa si differenzia la politica che hanno fatto i popolari, i diessini e i comunisti rispetto a quella della DC del Psi e del Psdi degli anni ’80? È sicuramente peggiore! E se la magistratura avesse aiutato il Pci-Pds di Antonio Luongo, con chi avrebbero governato il diesse? E ora com’è da valutare la politica delle vecchie nomenklature? Che cosa faranno i Bersani, i Vendola, i Popolari uniti, i comunisti, ed eventualmente i Casini? Specie ora con una opposizione ridotta e logorata da comportamenti idioti, e da errori commessi dai soliti tatticismi di opportunismo personale e di gruppo.
La città nuova: ovvero la Magistratura “piglia-tutto”?
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ome era ampiamente e logicamente prevedibile la Corte Costituzionale ha deciso in modo favorevole alla tesi sostenuta dalla Presidenza della Repubblica, in antitesi a quanto pure era stato agitato dalla Magistratura di Palermo sul tema delle intercettazioni telefoniche e sulla modalità di una loro eliminazione. Il conflitto recentemente definito rientra nel novero dei conflitti di attribuzione, che sono appunto quei conflitti tra due o più autorità dello Stato che pretendano di esercitare uno stesso potere o una stessa facoltà con riferimento ad uno specifico tema o ad una determinata esigenza. Ma temiamo che con la decisione di ieri non sia terminata l’epoca dei conflitti, di attribuzione e non. In quel di Taranto infatti cova sotto la cenere un’accesa contrapposizione tra la locale Procura della Repubblica ed il Governo in ordine alle modalità di sopravvivenza per più di qualche decina di migliaia di cittadini, la cui unica fonte di reddito è costituita dal lavoro prestato alle dipendenze
dell’ILVA. Si intravedono all’orizzonte i bagliori di tale conflitto attraverso dichiarazioni e valutazioni provenienti sia da parte di esponenti del Governo che ad opera di magistrati interessati a vario titolo al problema, che poi in sostanza è riassumibile nel seguente interrogativo. Dopo che il potere
esecutivo ha –in ossequio ad esigenze di ordine pubblico e di equilibrio economico e sociale-adottato un provvedimento di urgenza (decreto) che ha la funzione di consentire all’ILVA di continuare a produrre ed ai suoi operai
di continuare a vivere o quantomeno di continuare a sopravvivere mediante la retribuzione del lavoro prestato, può la magistratura rimettere in gioco la soluzione del problema, ipotizzando che con il decreto adottato via sia stata un’indebita ingerenza del potere esecutivo in tematiche riservate alle valutazioni esclusive di altri organismi ed autorità? E’ probabile che la Corte Costituzionale sia chiamata nel futuro immediato a pronunziarsi su un altro conflitto di attribuzione,ma su una cosa ormai dovremmo cominciare a non avere più dubbi: la gestione della Cosa pubblica-grazie all’incapacità di gran parte delle classe politica di affrontare in modo adeguato le problematiche emergenti- è in qualche misura nei fatti passata dalle mani di organi democraticamente eletti dal popolo in quelle di più o meno alti burocrati, spesso politicizzati, che inserendosi nei vuoti di potere esistenti tentano di dilatare in modo progressivo i loro spazi di intervento, nel miraggio dichiarato di creare quella nuova città di Dio, di memoria Agostiniana. Alcuni esperimenti del genere sono peraltro già in corso in alcune città del Paese.
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ontrosenso Basilicata
Ufficio Stampa Regione: ma che li paghiamo (tanto) a fare? E
norme lo spazio riservato da Basilicata Mezzogiorno al registro dei tumori redatto dal CROB di Rionero in V. Per la ricognizione sono state utilizzate 2.500.000 schede di dimissione ospedaliera e 3.500 cartelle cliniche oltre 200.000 referti dei servizi di anatomia patologica per il triennio 2005/2007 e l’analisi continua per gli anni successivi e dai dati emergerebbe che la Val d’Agri è l’area meno colpita dai tumori. Insomma un toccasana, questo registro, per le preoccupazioni dei valligiani che finora sembrano essere state alimentate, ad
arte, da mestieranti della critica pretestuosa agli amministratori lucani. Detto in parole semplici questa presentazione del registro dei tumori vuole sgombrare il campo, della politica probabilmente, da critiche insistite sull’inquinamento ambientale prodotto dalle estrazioni petrolifere in Val D’agri, ma anche da quelle intorno all’inquinamento prodotto dall’inceneritore FENICE (sembra poi che FENICE abbia esaurito le quantità da bruciare ben prima del 31 dicembre. In conseguenza potremmo immaginare un certo allentamento di attenzione e di tensioni intorno al problema salute e, forse, riusciranno (probabilmente i politici questo sperano) ad autorizzare qualche altro pozzo in piazza oppure qualche aumento dei volumi bruciati da FENICE. Per completezza si annota che i resoconti di B.M. elencano i dati che normalmente si devono consultare e valutare, ai fini della corretta redazione di un simile registro, solo che NESSUNO evidenzia IL FATTO che il registro presentato ed i dati elaborati sono del tutto parziali e non idonei, AD OCCHIO, ad alcuna analisi completa. Per capirci i giovani lucani, che sono emigrati, non rientrano nell’analisi fatta come non ci entrano i lucani che vivono fuori per lavoro e che
frequentano strutture sanitarie fuori dalla Basilicata e… forse tutti questi elogi che i politici De Filippo, Martorano etc si sono fatti sono immeritati in buona parte. Ovvio allora domandarsi quale ruolo svolgono i quindici giornalisti della redazione di Basilicatanet se in presenza di un fatto così importante – com’è la salute della popolazione – registrano le sole dichiarazioni dei politici di governo che sono li per menare vanto e qualche breve commento di consiglieri di opposizione e non danno voce a chi, da sempre, denuncia inquinamento ed incremento
di stati di malattia in Lucania. Ovviamente, il nostro non è un “attacco” a dei colleghi, ma a chi muove i fili dall’alto e paga con soldi nostri. Ancora più grave è il fatto che nessuno evidenzia e sottolinea che al CROB hanno solo compilato un elenco di casi, come risultano dalle carte, mentre alla Cattolica Università è stato dato l’incarico per uno “studio rigoroso e affidabile” e, dunque, cosa hanno presentato De Filippo, Martorano, Amendola se lo studio ancora non c’è? NON COMMENTO PER CARITA’ DI PATRIA ma una parola su quella Redazione e sul suo Direttore non può mancare. B.R.A era l’acronimo scherzoso usato in una trasmissione TV per sfottere il mondo e significava Braccia Rubate all’Agricoltura e veniva usato contro studenti ciucci che si esibivano in studio. Qui invece tutti, e anche i ciucci, notano le cose che mancano tranne quelli della redazione famosa e costosa. LE 10 DOMANDE AL PRESIDENTE DE FILIPPO E, sempre a proposito di costi, noi ci poniamo tutte queste domande perché da settimane, se non da mesi, i costi dell’ufficio stampa della giunta sono all’ordine del giorno su questo e altri giornali. Capirete, allora,
che interessarci a cosa fa o cosa non fa tale struttura, pagata profumatamente con soldi pubblici, è più di una priorità. Poiché però, al di là del ruolo del direttore Rivelli, che è comunque un dipendente stipendiato che prende ordini di scuderia pure lui, ci preoccupano i silenzi del presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, a cui poniamo il seguente “decalogo” di domande sulla questione. Il suo capo ufficio stampa, Giovanni Rivelli, riveste la qualifica di dirigente oppure no? Quanto guadagna Rivelli?
Le risultano massimi tariffari erogati in particolari giornate festive, senza necessità? Sa che la Carta dei doveri del giornalista degli Uffici Stampa contiene il divieto all’Ufficio stampa di effettuare marketing e pubblicità? Le risulta, come sostiene un editore locale, che Rivelli essendo in aspettativa da un giornale, amministrando pubblicità sia in conflitto d’interessi? Quali atti intendere assumere a seguito della querelle di Rivelli contro Simonetti, visti gli effetti di cattivo gusto prodotti fin qui? Cosa ci dice sul ruolo pubblico di Basilicatanet e sulle sue ormai contestate censure? Quali sono i costi reali dell’ufficio stampa? Perché le copie di Controsenso, distribuite sabato spariscono dall’atrio del Palazzo regionale già da lunedì? La chiama libera informazione questa?
Venezia (Pdl): «Folino è il Presidente del Consiglio non il Proprietario del Consiglio Regionale»
L’
INTERVENTO Gli italiani subiscono pignoramenti, sfratti e licenziamenti ed il Presidente del Consiglio Regionale di Basilicata, Vincenzo Folino, respinge una mia mozione con cui chiedevo al Presidente De Filippo di prendere in considerazione la possibilità di revocare l’incarico ai tre assessori esterni, attualmente presenti in giunta, che valgono quanto una linea d’intervento per lo start up delle microimprese: circa 600.000 mila euro (sia in termini di cassa che di competenza). “Stalinisticamente” e con risibili motivazioni, il compagno Folino ha giudicato irricevibile la mozione, adducendo l’illegittimità del testo che andava, a suo dire, a scavalcare le prerogative del Presidente De Filippo che dal suo canto ha ben pensato di tacere dinanzi ad una questione che riguardava scelte da lui intraprese. Il compagno Folino, ed è giusto che tutti sappiano, non mi ha dato diritto di controreplica, nascondendosi dietro i principi statutari di prossima approvazione. E’ davvero strano quello che accade in Regione, le leggi vengono applicate ad usum Delfini, a seconda delle esigenze del momento o in maniera retroattiva o, addirittura, vengono ritenute superate in attesa di nuovi provvedimenti. Folino, in sintesi, ha difeso le prerogative di casta, togliendo dagli imbarazzi del caso De Filippo, e smascherando la vera natura di questa maggioranza PD: gli interessi trasversali. Folino ha pubblicamente ammesso, incalzato dalle domande dei colleghi del PDL, che, fino ad oggi, tutte le mozioni presentate sono state iscritte nell’ordine del giorno e, di conseguenza, giudicate ricevibili, confermando che si è operato più per prassi consuetudinaria che per metodo. Il voto da me richiesto non era altro che una consultazione politica, accettabile in un normale confronto democratico, quello che la maggioranza, nascosta dietro Folino, ha stalinisticamente negato tra l’imbarazzo e la vergogna di diversi osservatori. Dopo più di due anni di legislatura, improvvisamente Folino ha ben pensato di iniziare a dare qualche regola di vita partendo proprio dal consiglio di ieri, dando prova del più basso senso delle istituzioni. Il suo partito, il PD, assegna incarichi, nasconde dati pubblici sull’inquinamento, chiude e riapre bandi a piacimento ma pretende un uso corretto delle mozioni. Compagno Folino sedere sullo scranno più alto del consiglio regionale richiede grandi doti umane ed ancora più grandi doti politiche, quelle che l’armata del centro sinistra lucano ha dimostrato di non possedere nel momento in cui in consiglio, da parte nostra, si tenta di avviare una discussione politica, seria ed attuale, anche alternativa alle frequenti battute a cui troppe volte siamo costretti ad assistere con un po’ di tristezza. E’ stata imbavagliata l’opposizione, è stata soffocata la richiesta popolare di operare tagli decisi alla spesa della politica, è stata mortificata, ancora una volta, la democrazia cioè quella che si reca nei seggi elettorali e decide, scrivendo un nome sulla scheda, chi deve rappresentarla. Ben comprendo che determinati concetti risultino essere particolarmente ostici a chi proviene da
una cultura catto-comunista. Ma a tutto ci deve essere un limite. Compagno Folino la mozione era stata iscritta nell’elenco relativo sin dal luglio scorso ed all’epoca era stata ritenuta legittima, perchè è legittima in quanto l’Articolo 11 dello Statuto della Regione Basilicata stabilisce che: “il Consiglio Regionale determina l’indirizzo politico ed amministrativo della Regione e ne controlla l’attuazione”. Dov’é l’illegittimità? Credo che il Presidente Folino abbia due strade da percorrere. La prima, quella delle scuse,
non alla mia persona ma a tutti quei cittadini che di quella mozione parlano sulle strade, si le strade che dal palazzo si vedono in lontananza, annebbiate alla vista di chi da comunista del palazzo, vuole gestire il consiglio come una casa del popolo. La seconda, quella delle dimissioni. Sono sempre più convinto che la mozione di azzeramento della spesa per gli assessori esterni avrebbe aperto una crisi di governo, pericolo scongiurato dalla invenzione di Folino che ha rafforzato l’asse con De Filippo, che come nella favola di Collodi interpretano al meglio i ruoli rispettivi di volpe e gatto. La differenza è che Collodi ha scritto pagine splendide ed educative per la letteratura italiana , Folino, invece, una pagina nera per la democrazia lucana.
Mario Venezia
ontrosenso
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Ancora ombre sull’ “affaire Eco Sun Power” Le precisazioni dell’assessore regionale alla Formazione e Lavoro Vincenzo Viti non convincono di Rosa Santarsiero
“A
ridaje”, direbbe l’Albertone nazionale. A costo di essere pedanti, vi parleremo ancora una volta del costoso “affaire Eco sun power”. Una settimana fa abbiamo raccontato le singolari fasi che portarono la Regione Basilicata a sottoscrivere e concedere, nel 2010, un finanziamento di ben dieci milioni di euro, per un investimento totale di 25 milioni di euro tondi tondi. Ebbene, vi chiederete di quale progetto rivoluzionario si tratta, viste le ingenti somme. È presto detto. Il progetto Ers (energy retrive system) -ideato dall’azienda Eco sun power- prevede l’installazione di un motorino sugli ascensori di qualsiasi edificio. Un sofisticato congegno che consentirebbe di sfruttare e recuperare buona parte dell’energia elettrica. Già, perché l’Ers permetterebbe di risparmiare p il 35% di corrente che potrebbe essere poi rivenduta al gestore della rete elettrica. noltre, e lo avevamo Inoltre, già anticipato la scorsa settimana, ’azienda avrebbe l’azienda voluto realizzare materialmente questo piano di lavoro servendosi dei 112 operai della Mister day in cassa integrazione. Un’iniziativa degna di lode, non c’è che dire, non fosse altro, però, che la Eco sun power, come garanzia fiscale, fi scale, ha presentato una fideiussione
e avvilente. Dicevamo, inoltre, che la Regione Basilicata, oltre al contributo per la Eco sun power, ha predisposto l’assegnazione di 650.000 mila euro per la formazione e riconversione professionale dei 112 operai dell’area produttiva di VitalbaAtella (somma non ancora elargita). In settimana, l’assessore regionale al lavoro, Vincenzo Viti è intervenuto con un lunghissimo comunicato stampa, nel quale non solo difende a spada tratta l’operato della Regione, ma si spertica anche in doverose precisazioni sulla scelta dell’organismo di formazione destinato ad accaparrarsi la somma ragguardevole. La società beneficiaria della formazione è la GreenXstension, con sede a Tito Scalo. «Alla data di scadenza della prima tranche dell’avviso pubblico, erano pervenute due p p istanze, una proposta da
bancaria emessa da una finanziaria bandita dagli elenchi di Bankitalia. Ma questo, come si diceva, era stato già segnalato nel nostro precedente articolo. Durante la settimana ci sono state delle significative evoluzioni, nonostante il quadro appaia ancora plumbeo
un organismo di formazione di Potenza, l’I.S.F.I.MA su mandato della Green Xstension con sede a Tito Scalo, la seconda dalla società Rossini Srl con sede a Matera. È noto che, a norma dell’art. 19 dell’avviso pubblico, i progetti ammessi al finanziamento
devono essere avviati entro il 16 di dicembre prossimo venturo, pena la revoca del finanziamento. Si è provveduto nel frattempo ad approvare lo schema di convenzione che regola i rapporti fra le parti, unitamente con le disposizioni amministrative che la integrano. Va chiarito in ogni caso che, al momento, non è stata notificata la determinazione di assegnazione del finanziamento né è stata sottoscritta la convenzione né si è dato avvio alle attività formative. Dal suo canto – aggiunge Viti la società beneficiaria della formazione, mi riferisco alla GreenXstension, alla data di presentazione della domanda di partecipazione al bando risultava e risulta tuttora aver assunto, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, 112 lavoratori in CG in deroga e in mobilità in deroga provenienti dalla ex Mister Day operante nell’area produttiva di gg g Vitalba –Atella. Soggiungo che l’intervento formativo sollecitato da I.S.F.I.MA inserendosi coerentemente nelle strategie anticrisi e di sviluppo definite dagli strument strumenti di programmazione regionale poiché finalizzato all’accrescimento delle aal competenze, rafforzamento della occupabilità e al mantenimento della occupazione ne nel territorio lucano, si traduce in d un programma di “formazione generale” non riferita a insegnament insegnamenti applicabili esclusivamente o prevalentemente alla posizione posizione, attuale o futura, occupata da dai dipendenti presso l’impresa beneficiaria, ma di insegnamenti insegnament ampiamente trasferibili ad altre imprese o settori di d occupazione. Ciò rende
verosimile la eventualità che l’ex personale della Mister Day, oggi dipendente della GreenXstension, una volta riqualificato nell’ambito del progetto di formazione, possa essere ricollocato presso aziende del settore meccanico. Molto opportunamente -osserva
Viti- la V Commissione Consiliare, presieduta dal Cons. Napoli, ha ritenuto di audire il Dirigente del Dipartimento responsabile del procedimento che ha provveduto ad illustrare lo stato dell’arte. In quella occasione è apparso chiaro, a conferma della trasparenza e dell’assoluta legittimità dei provvedimenti assunti dal Dipartimento, che non è tuttora intervenuta né la firma della convenzione né sono state erogate risorse finalizzate alle attività formative. Poiché in sede di audizione è stato sollecitato il Dipartimento a dotarsi di un parere dell’Ufficio Legale e del Contenzioso, il Dipartimento vi ha prontamente provveduto, formulando, il giorno successivo all’audizione, una espressa richiesta in tal senso. L’impegno che ritengo di dover ribadire –conclude Viti- è a ultimare le procedure di accertamento e ad assumere una determinazione conclusiva entro i termini previsti dall’avviso pubblico». Ecco, questa è la vicenda semplificata. Noi, tuttavia, la scorsa settimana ci ponevamo un quesito sacrosanto, ciò che si chiederebbe qualsiasi cittadino o lettore. Lo riproponiamo, vista l’attualità dell’argomento: Come mai la Regione non si è accorta subito dell’anomalia negli incartamenti presentati dalla Eco Sun Power? Le scartoffie non vanno controllate prima dell’assegnazione di un finanziamento, specialmente se di milioni di euro? Questa settimana, come se fossimo ad un quiz a puntate della “Settimana enigmistica”, vi poniamo un altro interrogativo: Perché la Regione Basilicata spende 650.000 mila euro nella formazione di dipendenti, pur sapendo che l’affare Eco sun power è rimasto in standby? Ha senso spendere dei soldi per “comprare” qualcosa che non verrà utilizzata? Per formare degli operai che forse non lavoreranno mai materialmente al progetto Ers? Ci auguriamo realmente che questi soldi servano a formare i dipendenti per ogni esigenza connessa ai diversi settori d’occupazione in ambito meccanico, e non necessariamente al progetto della Eco sun power. Così è se vi pare…
Ecco perché il progetto “fa acqua”
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bbiamo chiesto un parere ad alcuni esperti, i quali hanno dimostrato -dati alla mano- che il progetto Ers della Eco sun power, oltre ad essere di incerta valenza (poiché consentirebbe un recupero di energia elettrica davvero modesto), sarebbe già ampiamente utilizzato da due importanti
case produttrici di ascensori. «In Italia si consumano per i sistemi di elevazione carichi circa 1950 GWh anno (gigawattore per anno). Il consumo va rapportato a una popolazione di 60 milioni di abitanti, 32.5 KWh/anno procapite. In ogni caso si tratta di consumi modesti come modesti possono essere i recuperi in rapporto alle problematiche operative ed ai costi di modifica degli impianti. (…) Per meglio intenderci, sarebbe più utile la sostituzione di una lampada ad incandescenza da 100 W con una a risparmio energetico da 25 W (che fa la stessa luce negli ascensori) per un uso di 4 ore al giorno vale 110 kWh/anno. Tutto questo senza dover chiamare installatori specializzati, modificare l’impianto elettrico e chiedere l’autorizzazione all’ENEL. Come detto il principio del recupero energetico in fase di frenata degli organi in movimento è argomento noto. In quanto “principio fisico” e non “dispositivo d’ingegno” non appare realistica una copertura brevettale. Per convincersene basta farsi un giro sui siti dei principali costruttori di ascensori che offrono in catalogo sistemi con motori già pensati per il recupero energetico, come nel caso della OTIS, con il sistema ReGen, o della KONE. Se non copribile da brevetto internazionale (altri già la producono) risulta difficile pensare che non subisca la concorrenza dei produttori di paesi emergenti.Facendo degli esempi, per un edificio di 10 piani con 40 utenze il potenziale di recupero ammonta a 400 kWh/anno equivalenti ad un costo di meno più di 80€ e poco cambia se tale risparmio viene assimilato ad energia “rinnovabile”. (…) Le potenze dei motori per civile abitazione sono dell’ordine dei 5 KW e svolgono 50.000 corse all’anno da 20 secondi (studio ENEA). Per tale funzionamento servono circa 1400 kWh/anno di energia per il sollevamento. Se se ne recupera un terzo si ha circa 450 KWh/anno». RosaSan.
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A Potenza mancano solo i treni a vapore Disservizi e criticità nel “mondo” del trasporto su rotaia nel capoluogo lucano di Antonio Nicastro
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e volessimo limitarci a considerare i numeri Potenza potrebbe essere considerata una moderna metropoli con due linee ferroviarie e ben dodici fra stazioni e fermate attive ed alcune altre, già costruite, che dovrebbero essere attivate se va in porto il progetto di trasformare le FAL in linea metropolitana. Non male.
accumulano ritardi clamorosi. Le linee ad alta velocità non sfiorano neppure la Basilicata e se si vuol utilizzare la Freccia Rossa o Italo (il treno della neonata compagnia ferroviaria NTV – Nuovo Trasporto Viaggiatori) bisogna portarsi a Salerno. In città esistono due storiche Stazioni delle ex Ferrovie dello Stato, la Stazione Superiore
ridotto, cioè con binari più stretti rispetto a quelli “normali”. La compagnia ferroviaria che oggi è denominata FAL (Ferrovie Appulo Lucane) fino al 1989 si chiamava Ferrovie Calabro Lucane ed avevano un discreto numero di linee in Basilicata, poi un poco alla volta sono state dismesse quasi tutte le tratte. Da Potenza partivano
Il collegamento per Bari è uno strazio: occorrono circa 4 ore, quasi il triplo del percorso in auto
Ma la realtà è un’altra. Analizziamo la consistenza delle pertinenze ferroviarie in città evidenziando che entrambi i concessionari non offrono un servizio apprezzabile alla clientela. Le Ferrovie dello Stato, oggi diventare due società, RFI che gestisce le infrastrutture e Tenitalia che si occupa del trasporto vero e proprio, provvedono a collegare la città capoluogo di regione al corridoio tirrenico, attraverso la linee elettrificata Taranto – Napoli (linea completata nel 1880), il collegamento al corridoio adriatico avviene invece sulla linea non elettrificata Potenza – Foggia (linea completata nel 1897), entrambe le tratte ferroviarie lasciano molto a desiderare: tempi di percorrenza esageratamente lunghi, continui ritardi e mancato rispetto degli orai ufficiali, utilizzo di materiale ferroviario obsoleto, frequenti guasti alle motrici che spesso
ubicata al Rione Santa Maria e la Stazione Centrale che prima si chiamava Stazione Inferiore ubicata nella parte pianeggiante della città che di recente è sta rimessa a nuovo e ridimensionata con l’abbattimento di quasi tutto il piano rialzato. I binari di RFI della linea Taranto – Napoli che attraversano la città creano notevoli problemi in prossimità dei passaggi a livello (a Gallitello, su viale del Basento nei pressi della Stazione Centrale, a Betlemme e sulla ex Statale 94 sulla strada che conduce a contrada Valle Paradiso) con tempi di chiusura delle sbarre in qualche caso esageratamente lunghi. I passeggeri che utilizzano Trenitalia sono sempre di meno, in molti preferiscono utilizzare i bus sia per i tempi di percorrenza più brevi che per gli alti costi del biglietto. Ma la città di Potenza è attraversata da una seconda tratta ferroviaria che funziona a scartamento
le littorine per Avigliano, Laurenzana e verso Bari. Nel 1969 Laurenzana non venne più collegata, fino al 1980 le FCL servirono Pignola. Nel 1989 le Ferrovie Calabro Lucane cessarono di esistere e la rete ferroviaria lucana venne accorpata a quella pugliese sotto la denominazione Ferrovie Appulo Lucane. La presenza di infrastrutture lungo i binari delle FAL a Potenza è abbastanza corposa, non considerando la Stazione di Avigliano di Lucania e la fermata Tiera, anch’esse in territorio di Potenza, in città ci sono le stazioni di Potenza Inferiore con annesso deposito, la fermata a ridosso della Stazione Centrale di RFI, la fermata a S. Rocco, la Stazione Potenza città di Corso Garibaldi, la fermata a Rione Mancusi, la Stazione di Potenza S. Maria a due passi della Stazione Superiore di RFI, la fermata dell’Ospedale S. Carlo. Altre fermate che dovranno essere utilizzate dal
servizio metropolitano sono già state costruite ma non sono attive. Anche lungo i binari della FAL i passaggi a livello di via Angilla Vecchia, uno sotto la villa di S. Maria l’altro nei presi della Stazione di S. Maria e quello di Rione Mancusi, sono un tormento per gli automobilisti potentini che imprecano per le lunghe attese salvo constatare che i vagoni sono desolatamente vuoti. Già, bisogna constare che le FAL non sono molto “frequentate” dai viaggiatori, le due tratte ancora in esercizio servono un bacino di utenza molto limitato. Il collegamento per Bari è uno strazio, occorrono quasi 4 ore per raggiungere il capoluogo pugliese, quasi il triplo del percorso fatto in auto, normale che i passeggeri sulle littorine per Bari sono come le mosche bianche. Ben diverso il discorso per il collegamento fra Potenza e Avigliano in quanto il trenino delle FAL è utilizzato da studenti e lavoratori pendolari per cui le corse utilizzate da costoro sono abbastanza affollate, il tempo di percorrenza, anche in questo caso, è esagerato r i s p e t t o all’alternativa su strada, ma parliamo di qualche centinaio di utenti. Pur se in città ci sono testimonianze di una presenza “ferroviaria” abbastanza consistente, solo nell’area urbana una decina fra Stazioni e fermate, diversi chilometri strade ferrate e gli annessi passaggi a livello, c’è da dire che il trasporto ferroviario vive un lento ma inesorabile declino tant’è vero che entrambi i concessionari RFI e FAL hanno spostato su gomma alcune corse prima effettuate con i treni per cui sarebbe opportuno fare delle serie valutazioni, ci riferiamo alle FAL, se tenere in piedi un costosissimo servizio utilizzato da pochi passeggeri ma che paghiamo tutti noi contribuenti lucani, considerato che la stragrande maggioranza dei km percorsi da mezzi FAL avviene con i bus forse è meglio mandare in pensione anche i residui servizi svolti su rotaia dalla compagnia ferroviaria.
Treni soppressi a Metaponto. Per Benedetto (Idv), una situazione intollerabile
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domenica 9 dicembre (data di entrata in vigore del nuovo orario invernale di Trenitalia), nella tratta da Roma a Metaponto ci sarà un solo Intercity, quello delle 6.39 del mattino con arrivo (previsto) alla stazione di Metaponto alle ore 12,29 vale a dire dopo poco meno di 6 ore. E sulla tratta Metaponto-Sibari la situazione non sarà certo migliore con la soppressione di altri collegamenti ferroviari”. E’ quanto evidenzia il consigliere regionale Nicola Benedetto (Idv) sottolineando che “non è certo attraverso il servizio degli autobus sostitutivi dei treni soppressi che si può pensare di rispondere alle esigenze di mobilità dei cittadini del Metapontino e dei lucani in generale, soprattutto con l’approssimarsi del periodo natalizio, tradizionalmente quello di maggiore utilizzo del treno”. ”Lo scorso mese – ricorda Benedetto – mi sono occupato dell’ennesima odissea vissuta precisamente nella giornata di lunedì 5 novembre dagli utenti dell’Intercity di Trenitalia della linea RomaPotenza-Metaponto-Taranto, a conferma della profonda arretratezza dei servizi ferrovieri da e per la Basilicata, sollecitando iniziative da parte della Giunta Regionale che, a quanto pare, con l’entrata in vigore dell’orario invernale di Trenitalia, non ci sono state. Eppure l’impegno finanziario a carico della Regione per il contratto di servizio con Trenitalia – sottolinea il consigliere di IdV – è di oltre 35 milioni di euro e tanto basta per farsi sentire da manager e funzionari di Trenitalia”. Benedetto si associa “al grido d’allarme” lanciato
dai sindaci dell’Alto Jonio cosentino” sottolineando la necessità che anche i sindaci del Metapontino assumano un’iniziativa di mobilitazione allo scopo di “dare voce ad una protesta popolare che purtroppo rischia di essere condizionata dalla rassegnazione”. “Quanto alla Giunta Regionale, deve sostenere con convinzione e decisione che la proposta centrale per risolvere le problematiche del trasporto ferroviario è solo una: garantire servizi di alta velocità anche nella tratta Battipaglia-PotenzaMetaponto-Taranto e per l’unico collegamento ferroviario che abbiamo verso la linea adriatica la Potenza-Melfi-Foggia. La più volte denunciata situazione di gap infrastrutturale che vivono le nostre comunità non si può limitare a lettere di protesta-contestazione a Trenitalia”. Per Benedetto infine “se qualcuno avesse ancora perplessità sull’utilità dell’aeroporto di Pisticci dovrebbe sperimentare un viaggio in treno per Roma (6 ore quello più veloce) o per Milano (via Taranto e poi con la Freccia Bianca con 12 ore 50 minuti il più veloce”.
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Dal Sole 24 Ore
Potenza e Matera sempre più in basso La qualità della vita non migliora, nell’indifferenza dei cittadini di Mauro Armando Tita
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l Sole 24 Ore ci riconferma spietatamente l’ennesima “coda” nella graduatoria sulla qualità della vita dei nostri capoluoghi di Potenza e Matera. Sembra di rivedere la scena del Prodi/Guzzanti fermo al semaforo. E’ una metafora che rispecchia il tanto demoralizzante e negativo presente. Siamo fermi, siamo immobili, siamo intolleranti e siamo tanto, tanto indifferenti. Viviamo di routine, fatalismo e, soprattutto, di fatua e grigia quotidianità. Da tempo languono i grandi approfondimenti e i grandi appuntamenti propositivi. Approfondimenti e Appuntamenti che davano un briciolo di speranza per il nostro futuro e quello dei nostri figli. Sono lontani e ormai dimenticati i tempi legati al rinnovo della classe dirigente lucana. Sono lontani i tempi del magnifico C nv Co nvegno ““LUISS LUIS LU IS SS e al ltr t i” i sull Convegno altri” tema: “Generare, Selezionare e Cambiare la nuova classe dirigente”. Un convegno che aveva prodotto una vasta eco nell’opinione pubblica più sensibile e più critica. Quell’opinione pubblica che non si riconosceva nei partiti, ma, al contrario, era tanto propositiva. Un’opinione pubblica che n n perdeva occasione di no non m nifestarsi, anche, sulle ma manifestarsi, pagine p gine di Controsenso. pa E a una grande platea che Er Era si espandeva a macchia d’olio, che si indignava e che p etendeva rispetto e diritti. pr pretendeva U ’opinione pubblica Un Un’opinione che c e cresceva a ch d smisura di dismisura
nell’indifferenza delle Istituzioni regionali. Il tema più ricorrente del Convegno puntava a superare la malsana imprenditoria garantita lucana e i nefasti risultati della 488. Che cosa voleva dire il Convegno LUISS sul tema della competitività e sul “decidere e rischiare” in Basilicata? Su questo argomento abbiamo sicuramente diritti di primogenitura. La nostra “Agenda” quella che si è caratterizzata, con vari approfondimenti sulle migrazioni giovanili, sui piccoli Comuni, sulle diseconomie ecc, ha sicuramente trattato, più di tutto, il tema delle liberalizzazioni e del bieco corporativismo. Un tema, oggi, rilanciato, perfino, da Mario Monti e dal costituzionalista prof. Michele Ainis con il suo bel libro “Privilegium”.Chi
nooi meglio di noi può f milismo fa argomentare sul familismo mi di parole e amorale? Fiumi ne di denunce una moltitudine so, inn primis, di Controsenso, se del deel Grillo (dal Marchese nosstr t ani) si agli ayatollahh nostrani) abissi del perdono ormai negli abissi o. E’ un un caso... cinismo lucano. icata prevalga che in Basilicata ginaliss”, ” quello il “Civis Marginalis”, men e o vuol che “meno saa e meno ceertamente sapere”. E’ certamente difficile avere ancoraa un’idea generrale con dell’interesse generale assatan a ate di corporazioni assatanate privileggi senza potere e di privilegi nno confermato conf n ermato tempo, lo hanno pol o itici di gli atti e i fatti politici m mesi. questi bollentii ultimi o, Jeann Jacques A tal proposito, osteneva v Rousseau sosteneva che l’uomo è buono no per natura e uzione comincia c mincia co che la sua corruzione nziazion o e della con la differenziazione razionale società e conn il razionale dell’int n eresse perseguimento dell’interesse o. Innteresse particolaristico. Interesse particolaristicoo che in Italia e in i Basilicata Basil i ic il i at ata sii sono cibati di biechi biechhi privilegi privi v legi e di caste secolari. secoolari. Caste Caste secolari che non noon mollano molla l no di un millime etro. Pure P re Pu millimetro. l’Alta Corte ha h sancito sanccito l’incostituzionalità l’incostituz zionalii tà di r un misero a grandi d prelievo ai
e fare leva su veri imprenditori che orientino i loro prodotti verso nuovi mercati e concorrenza. Solo questa nuova “metodologia” potrà far uscire definitivamente la Regione dalle annose questioni dell’intervento a pioggia e potrà superare i desueti familismi e le bieche corporazioni sempre in agguato. Un mercato siffatto, “aperto, protagonista e vincente” potrà creare vera innovazione di processo e di prodotto e vera ricerca, uscendo definitivamente da un mercato precario e poco garantito per il futuro. E’ uno degli aspetti
e immensi stipendi d’oro. Stip i endi e prebende che non Stipendi troveranno mai una vera e concreta equità. L’Italia dei boiardi e dei banchieri non subirà alcun mutamento. Fa scalpore, purtroppo, il cinismo e la rassegnazione di tanti giovani studenti universitari Per contrasto abbiamo tanti studenti studen e ti medi che scendono in piazza per i loro diritti e per la difesa ad oltranza della scuola pubblica. Aver per tanti anni finanziato, senza alcun serio controllo, con la 488 una “fragile economia informale” e un “localismo
economico garantito” tutto lucano ha creato una sorta di “blocco “blocco” che si è protratto di per diversi anni, fino ai giorni nostri. Un blocco che non ha mai creato n alcun serio “effetto moltiplicatore”. Siamo vissuti e Siam stia stiamo vivendo con serie contraddizioni ser di mercato che vedono, nonostante ve le impennate di M Marchionne e la CIG, pperenne ancora la Fiat “ g u i d a r e ” l’economia e il ““PIL” lucano. Un PIL che fa leva sulle “esportazioni” (ridotte “esp al lumicino) della grand grande industria e che ha poco po da spartire con il nostro nostr serio e ignorato “localismo” produttivo. “localis sm Localismo produttivo che delle nostre si ciba sempre se piccole e medie realtà industriali ed artigianali. Non siamo mai riusciti ad imporre connettivo e il nostro tessuto te
produttivo. Il presidente della Confindustria lucana Michele Somma, come i suoi predecessori, deve rispondere su questo “PIL drogato” e sull’assoluta mancanza di “indotto” lucano nelle aree della “Grande Industria”. Oggi, più di prima, la tanto pluricitata agenda Giavazzi ci insegna che “ piccolo è bello”, a condizione che prevalga talento, concorrenza e ricerca continua. L’ultimo SOS lanciato da tanti giovani lucani delusi e rassegnati, va in questa direzione. Abbiamo tralasciato una seria politica sui nostri prodotti di nicchia, che si sono sempre più sfaldati nel “mercato globale”. Ora nutriamo (lo diciamo “rassegnati” solo agli addetti ai lavori) una residua speranza sulla “rifondazione della nostra economia basata sulla PMI”, con un vero sistema di trasporti, di telecomunicazioni e di ricerca”. Dobbiamo supportare con tanta speranza salvifica una nuova economia di consumi non più voluttuari
fondamentali e fondanti sui quali si misurerà, dopo le Primarie la nuova classe politica del P. D. e di governo lucana nel prossimo futuro. Riusciremo in questo intento, se, all’interno delle imprese e della società lucana, sarà avvertita l’esigenza di promuovere una nuova stagione di offerte economiche con Imprese capaci di inserirsi concretamente nel mercato globale. Imprese capaci, soprattutto, di dare un taglio definitivo alla ricerca spasmodica di “incentivi a pioggia” ricercando e ritrovando... finalmente: “Competitività, Meritocrazia e, soprattutto, DIRITTI”. Diritti ormai perduti e non più ritrovati in Basilicata, da tempo immemore. Forse, (siamo ancora ottimisti) con questi buoni propositi riusciremo a ritrovare la nostra qualità della vita scalzando gli ultimi posti nella graduatoria del Sole 24 Ore.
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Sprechi e Sanità Lucana
Assessore, ma che mi combini? di Mario Petrone
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prechi e Sanità Lucana: principiamo dagli atti trasmessi dalla G.d.F. alla Corte dei Conti per danno erariale prodotto da ben 16 Dirigenti delle Aziende Sanitarie Lucane. Tutti questi Dirigenti per anni, ogni settimana probabilmente, hanno mandato le ambulanze del 118 tutte a Sant’Arcangelo di Potenza (non a Santarcangelo di Romagna) a fare la Sanificazione, cioè lavaggio e disinfezione, con
hanno dovuto percorrere fino a 400 chilometri la settimana a vacant (a vuoto) per andare a sanificarsi e, ad essere buoni, si nota che questi benemeriti 16 Dirigenti, passati e presenti, sono riusciti a organizzare quasi una operazione di perdonanza settimanale a Sant’Arcangelo. Certo è, ad occhio e croce, che la stima del danno in 100 mila euro a noi pare poca cosa, se consideriamo che un presidio 118 con una sola ambulanza
averla soddisfatta lo stesso o no? Insomma, può ben essere accaduto, per esempio, che mentre l’ambulanza del 118 di stanza a Forenza (dico un paese a cavolo e non è detto che a Forenza vi sia un presidio tale) andava a Sant’Arcangelo, un Forenzese abbia avuto urgenza di ricovero, magari, a Potenza costringendo l’Elicottero a sopperire, ma con quali spese per l’erario? Ecco, io credo che l’indagine
e credo, e spero, che ci sia andato solo l’autista di ogni ambulanza. Ma se il viaggio sanificatorio settimanale è stato fatto solo dagli autisti il, restante personale assegnato all’ambulanza che ha fatto nel frattempo? Insomma, l’infermiere o il medico assegnati (per comodità di racconto sempre al fantomatico punto 118 di Forenza) che hanno fatto? Come hanno passato il tempo? Hanno giocato a tressette? E queste
amministrativamente (e non solo), per accertare che non abbiamo prodotto altri danni alle persone, perché la Sanità esiste per ridurre i danni alla salute, non certo per crearli direttamente o indirettamente. Si deve però aggiungere un’altra nota alla faccenda e cioè la Regione Basilicata, al fine di risparmiare sulla spesa sanitaria, ha avviato una ristrutturazione (riduzione) della rete dei presidi sanitari sul territorio di cui si parla e di
settimanalmente le ambulanze a sanificarsi in Sant’Arcangelo, che logica alberga nella politica e nell’assessorato e che logica segue l’Assessore Martorano se non dispone l’indagine amministrativa immediata e la revoca di tutti i premi di risultato pagati a tutti i Dirigenti coinvolti e, oserei dire, che logica segue il Presidente De Filippo se non chiede immediato conto all’Assessore Martorano dei premi pagati da noi a quei Dirigenti? Ovvio è che il solo fatto che per anni nessuno di quei Dirigenti si sia posto il problema, impone che l’Assessore disponga la revoca di ogni e qualsiasi gratifica loro conferita e impone che venga fatta verificare ogni categoria e modalità di spesa da costoro disposta ed effettuata, dal momento che se in una cosa così semplice hanno fatto questo, figurarsi sul resto della spesa. Per concludere, e senza voler fare polemiche, sono convinto che l’Assessore non farà alcuna della cose normali che ho indicato per il semplice fatto che gli sprechi di quei Dirigenti ed anche quelli che eventualmente causasse l’Assessore Martorano li paghiamo noi fessi con i tickets. Ovviamente se l’Assessore volesse dirci la sua opinione saremmo disponibili ad intervistarlo, ma non ci speriamo più di tanto.
Il problema impone che l’Assessore Martorano disponga la revoca di ogni gratifica ai dirigenti coinvolti nelle indagini delle Fiamme Galle spese sono state indagate e conteggiate nei 100 mila euro? Credo di no!
una spesa calcolata dalle G.d.F. in centomila euro di danno all’erario, cioè allo Stato e, quindi, a noi cittadini. Pare, e la cosa è certificata, che alcune di queste ambulanze
in “perdonanza sanificatoria” rimane sguarnito e, dunque, costringe ad altre spese in caso di chiamata e le chiamate al 118 non sono programmabili e l’urgenza le strutture devono
della G.d.F. si sia limitata alle spese dirette sostenute per benzina e personale e che siano state conteggiate le spese di personale che è andato a Santarcangelo
Usciamo però dal problema del danno erariale, che è il lato più appariscente, ma è anche il meno significativo della questione e domandiamoci se non è anche accaduto, che per la indisponibilità delle ambulanze, si sia formato danno grave alle persone che avevano urgenza dell’intervento. E se qualcuno avesse ricevuto soccorso in ritardo e ci avesse finanche lasciato la pelle? Ecco, ragionando pratico, io credo che a prescindere dalla conclusione della procedura davanti la Procura della Corte dei Conti, queste situazioni devono venire indagate, politicamente,
cui ci si lamenta con scioperi, marce, petizioni etc e intanto non si è mica ridotto il numero di Dirigenti, quasi che l’unica forma di risparmio conosciuta in Regione sia il taglio dei servizi al cittadino. E sì che si è scelto di nominare un Assessore esterno alla Sanità di Basilicata con l’intento dichiarato di organizzare una Sanità efficiente, risparmiosa e soprattutto di qualità superiore ma, a conti fatti, a giudicare anche da queste situazioni, nessuno degli obiettivi dichiarati pare sia in pratica perseguito. Mi domando, infatti, se è vero che tutti questi dirigenti hanno finanche incassato, normalmente, ogni anno il premio di risultato, malgrado abbiano, contemporaneamente, inviato
Don Uva: la Regione formalizzerà la richiesta di fitto ramo d’azienda
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a Regione Basilicata formalizzerà nelle prossime ore, al Don Uva e al Tribunale di Trani, le istanze di richiesta di fitto di ramo d’azienda e di pagamento delle pregresse spettanze relative ai mesi di settembre e ottobre ai lavoratori del Don Uva di Potenza, di-
chiarandosi al tempo stesso favorevole alla definizione di una transazione sui corrispettivi relativi alle prestazioni sanitarie erogate dall’Istituto in favore della Basilicata. E’ la decisione, assunta a seguito degli incontri avuti questa mattina dall’assessore alla Salute Attilio
Martorano presso il Tribunale di Trani, e comunicata nel pomeriggio ai sindacati accompagnati da una rappresentanza dei lavoratori. L’assessore ha spiegato che la difficile vicenda dei lavoratori dell’Istituto e la volontà della Regione Basilicata di affrontarla per quanto di
propria competenza sta raccogliendo attenzione in tutte le sedi, in uno con l’assicurazione che qualunque procedura non potrà portare al blocco delle attività, ma deve comunque fare i conti con i passaggi procedurali di una vicenda su cui pendono un’istanza di fallimento da parte della procura di Trani e una richiesta di concordato preventivo. Martorano ha comunicato di aver rappresentato negli incontri di questa mattino tanto le difficoltà che si potrebbero registrare nel fornire assistenza ai pazienti del Don Uva quanto la discriminazione patita dai lavoratori lucani ai quali è stata corrisposta una mensilità in meno rispetto ai colleghi pugliesi. Tuttavia i passaggi legali, sebbene lascino margini per attivare subito le procedure per il pagamento delle spettanze arretrate a seguito
di una apposita istanza, impongono di attendere i 60 giorni necessari alla presentazione del piano aziendale (che scadranno il 20 gennaio) prima di poter iniziare a ragionare su ipotesi di fitto di ramo di azienda, ma tale ipotesi, nonostante accolga prime valutazioni positive, deve comunque essere recepita nel piano che il Don Uva proporrà al Giudice e al comitato dei creditori. “Auspichiamo che queste ipotesi possano trovare realizzazioni - ha detto Martorano - diversamente dovremo valutare che comportamenti adottare quando a fine gennaio 2013 giungeranno a scadenza le convenzioni per i servizi fronti dal Don Uva”. L’assessore ha anche dato notizia di contatti successivamente avuti con i vertici aziendali che avrebbero garantito che nelle prossime
ore avanzeranno istanza al giudice per poter pagare le spettanze arretrate, attestando che tale richiesta sarà poi inquadrata nel piano di rientro che sarà presentato al Tribunale, cercando così di evitare che tutto resti bloccato fino alla presentazione del piano stesso. L’azienda, ha ancora riferito l’assessore, ha comunque assicurato di aver attivato i flussi finanziari per il pagamento nella giornata di domani della parte di mensilità di novembre maturata dopo la data di presentazione dell’istante di concordato. A margine dell’incontro coi sindacati, l’assessore ha accettato l’invito dei sindacati stessi a recarsi presso la struttura sanitaria potentina per illustrare le evoluzioni delle ultime ore direttamente ai lavoratori.
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Facoltà di Agraria, una scelta “naturale” dal 1983 Compie trent’ anni una delle più importanti realtà dell’Ateneo Lucano di Luca Santoro
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a Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi della Basilicata, oggi Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali è riuscita in pochi anni, a partire dalla sua istituzione nel 1983, a conquistare un ruolo di prestigio nel panorama nazionale. La qualità della formazione e il supporto fornito agli studenti nella costruzione del percorso di studio, che meglio corrisponde al loro personale progetto culturale e professionale, costituiscono i punti di forza dell’offerta didattica che si avvale di laboratori didattici e di ricerca attraverso i quali è possibile garantire un maggior contenuto applicativo alla formazione universitaria. Il collegamento tra didattica e ricerca negli anni ha facilitato l’arricchimento
Il Direttore Perniola
della formazione universitaria con esperienze all’estero sia attraverso i programmi di mobilità studentesca, sia attraverso i numerosi corsi di Dottorato che nell’arco di trenta anni si sono susseguiti. Istituita con la legge 219/80, la quale prevedeva i corsi in Scienze Agrarie, Scienze Forestali e Scienze delle Preparazioni Alimentari, la Facoltà nel corso degli anni ha cambiato più volte vesti rinnovandosi e attivando ulteriori nuovi corsi, ma soprattutto avviando una rete di contatti con il mondo del lavoro di
assoluto valore. L’attuale offerta formativa della Facoltà, in conformità al DM 270/04 e alla più recente riforma Gelmini, si articola in tre corsi di laurea triennali e cinque corsi di laurea magistrale. La nuova Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali partendo dall’analisi della realtà odierna, senza perdere tutto ciò che nell’arco di trenta
Scuola così come i corsi di laurea ad essa afferenti trovano fondamento operativo nelle più recenti normative comunitarie, nazionali e regionali legate a tali tematiche. Una Scuola che oggi più che mai, a fronte di una esperienza trentennale punta prioritariamente sull’incentivazione della qualità della ricerca, della didattica e dei servizi al
*A decorrere dal 6 Agosto 2012,il prof.MICHELE PERNIOLA è nominato Direttore della Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali per il quadriennio accademico 2012-2016
anni ha acquisito, si propone sul panorama nazionale come progetto didattico-scientifico con competenze nelle diverse attività di analisi, monitoraggio, gestione e pianificazione connesse con l’ambiente, il territorio e l’agricoltura. La
territorio, dando riscontro ai meccanismi premiali tanto pregnantemente riportati nella riforma universitaria. L’obiettivo dichiarato è quello di contribuire attraverso l’attività di ricerca al progresso delle conoscenze scientifiche di base
ed applicate per lo sviluppo sostenibile dei sistemi agricoli, alimentari, forestali, zootecnici e all’ambiente più in generale, oltre che ai settori innovativi legati alle agrobiotecnologie, alle bioraffinerie, alle bioenergie, alla funzione del paesaggio rurale e a tutto ciò che può essere definito come green economy e con essa si
interfaccia in un ottica si sviluppo sostenibile economicamente, ambientalmente e socialmente. Una Scuola (ex Facoltà) che oggi, come ieri, è diventata un punto di riferimento per l’intero Ateneo e per la Regione stessa e che testimonia come quella scelta “naturale” fatta trenta anni fa si sia rivelata assolutamente vincente.
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REPORT
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L’ISTANTANEA DI KING BUFFINO Tumori in Basilicata, i dati “ufficiali”
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ra il 2005 e il 2007 sono stati 374,4 i casi di tumore ogni centomila lucani per la popolazione maschile e 265,2 quelli femminili: si tratta di livelli inferiori alla media nazionale e in linea con la media dell’Italia del Sud, ma il trend risulta in aumento, come registrato anche nel resto del Paese. I dati emergono dagli studi effettuati per il Registro regionale dei tumori sulla base delle incidenze tra il 2005 e il 2007, presentato in settimana a Potenza, in una conferenza stampa.
Muore un giovane assessore a Bella …
C
aro amico ti scrivo così piango un po’!!! Non partecipo al tuo funerale, sono solo presente mentalmente come tutti i bellesi. Fiori no. Offerte no. Solo parole, come quelle che tu mi desti nei momenti di sconforto e di necessità. Avrei voluto ancora scambiare molte parole con te ma la fatalità ci ha tolto questo piacere. Perciò utilizzo il mezzo più vero che io conosca: parole scritte che rimarranno per sempre presenti, come te con tutto ciò che di bello ci hai lasciato sport, politica, cultura, beneficenza, amicizia. Nel corso della mia vita di amici ne ho perduti molti. Le assenze sono una cosa triste, ma se dovrò riviverti sarà il tuo sorriso a ricordarmi che ti ho conosciuto e più forte ti sorriderò……..
Ciao Vito D’Arca Carmino
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IL PROVERBIO DELLA SETTIMANA
Acin a’ acin s’fac la mac’na (Alla meta si giunge poco a poco) Acino dopo acino si mette insieme la macina- AVIGLIANO - PZ
Editore Publicom S.r.l. Direzione - Amministrazione - redazione Via Vespucci - Parcheggio 3 - 85100 Potenza Tel. 0971 092254 - 092255 Fax. 0971092256 controsenso@email.it Direttore Responsabile Walter De Stradis Registrazione Tribunale di Potenza n. 778/09 Impaginazione grafica: Giovanna Cafaro Stampa: Martano Editrice Srl Via delle Magnolie, 70026 Modugno - Bari
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Norme di sicurezza per la Tua abitazione
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EFINIZIONE: Il fulmine o folgore o saetta è una scarica elettrica di grandi dimensioni che avviene nell’atmosfera, che si instaura fra due corpi con una grande differenza di potenziale elettrico.
I fulmini sono delle scariche elettriche transitorie con alta intensità di corrente. Il fulmine avviene nell’atmosfera e si presenta ai nostri occhi come una traccia luminosa. Questo accade quando in una regione dell’atmosfera si raggiunge una differenza di potenziale sufficiente perchè il campo elettrico associato possa causare la rottura del dielettrico (aria).
Per poter dare origine ad una differenza di potenziale è necessario che in due regioni diverse e relativamente vicine dell’atmosfera, o tra una regione dell’atmosfera e la crosta terrestre, si creino degli accumuli di cariche opposte. Il
processo di formazione delle cariche in grado di generare tali accumuli è il meccanismo convettivo all’interno di un temporale o di una turbolenza atmosferica. Una volta create le aree con carica opposta, se la differenza di potenziale tra di esse è sufficiente a creare una scarica, come tra poli opposti di una batteria, avverrà il passaggio di corrente e il
conseguente illuminamento del percorso di carica. NORME DI SICUREZZA: Nozioni generali Per ridurre al minimo il rischio di incidenti durante un temporale è molto importante tener ben presente che: - Tutti gli oggetti più alti rispetto all’ambiente circostante hanno una maggior probabilità di essere colpiti da un fulmine (ad es. un albero, un palo, un traliccio, una cima o una cresta in montagna, ecc...). - Dopo aver colpito un oggetto, la corrente di un fulmine si disperde nel terreno, per questo motivo se ci si trova vicino all’oggetto colpito e si è a contatto col suolo, la corrente di dispersione potrebbe passare attraverso il corpo. - Un fulmine può entrare all’interno degli edifici se sono collegati a strutture esterne (ad es. un’antenna, una tubazione, ecc...) percorrendo conduttori elettrici o strutture metalliche. - I luoghi chiusi, soprattutto se metallici (ad es. un’automobile, un camper,
ecc...), o in cemento armato (ad es. una casa, un capannone, ecc...), sono zone sicure se, come descritto nel punto precedente non ci sono mezzi che possono condurre un fulmine all’interno. In casa In una casa esistono conduttori o strutture che potrebbero favorire il passaggio della corrente di un fulmine dall’esterno all’interno; solitamente i principali sono: il cavo di discesa dell’antenna televisiva, i cavi dell’impianto elettrico, quelli telefonici o dell’ADSL (in quest’ultimo caso se si possiede una linea in fibra ottica si è maggiormente al sicuro poiché questa, essendo fatta di plastica e di piccole percentuali di vetro, non è un buon conduttore per l’elettricità), le tubazioni dell’impianto idraulico, di quello di condizionamento o della distribuzione del gas. In caso di temporale, in base a quanto detto, è consigliato: Staccare il cavo dell’antenna dal televisore o dal videoregistratore (se si possiede un impianto satellitare è consigliato staccare anche il suo cavo
d’antenna, soprattutto se l’antenna parabolica è posizionata sullo stesso palo dell’antenna televisiva). - Staccare dalla presa di corrente apparecchiature sensibili quali televisori, computer, lettori DVD, ricevitori satellitari, fax, impianti stereo o simili apparecchiature (nel caso di computer è buona norma staccare anche il cavo telefonico, quello di rete LAN o di linea ADSL o ISDN); potrebbero venire seriamente danneggiate in caso un fulmine si dovesse propagare attraverso l’impianto elettrico o telefonico. - Se si sta utilizzando un computer portatile staccare il cavo di alimentazione (e altri cavi quali quello telefonico o di rete LAN), si può continuare ad utilizzarlo senza pericolo con l’alimentazione a batteria. - Non utilizzare apparecchi elettrici a contatto con il corpo quali l’asciugacapelli, il ferro da stiro o simili. - Non eseguire riparazioni all’impianto elettrico, a quello telefonico o ad altri tipi di impianti (ad es. di allarme,
“Informazione pubblicitaria”
Come proteggersi dai fulmini
citofonico, ecc...). - Evitare di toccare rubinetti, tubi dell’acqua, caloriferi o strutture metalliche a contatto con l’esterno. - Evitare di fare il bagno o la doccia. - Non utilizzare il telefono se non in caso di emergenza (è invece sicuro utilizzare un telefono cordless). - E’ inoltre sconsigliato accendere il camino dato che la colonna ascendente d’aria calda potrebbe fungere da canale privilegiato per il fulmine.
Per ulteriori informazioni ed eventuali installazioni di limitatori di sovratensioni si prega contattare la IMEP che è a Potenza, in Largo Santa Famiglia, 7 tel. e Fax 0971 471919
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Il turismo sostenibile: un’idea applicabile anche in Basilicata Parola al Professor Luigi Guiotto dell’Università degli studi di Milano-Bicocca, interpellato dall’ex sindaco di Potenza, Gaetano Fierro di Rosa Santarsiero
N
on è la prima volta che l’ex sindaco della città di Potenza: il professor Gaetano Fierro prende parte alle disquisizioni sul turismo locale, valutandone criticità e punti di forza. Nel 2009, il professor Fierro scrisse un saggio dal titolo “Basilicata tra presente e futuro - Analisi degli itinerari di sviluppo nella programmazione economica regionale” nel quale offre un quadro della Basilicata disincantato e allo stesso tempo realista. La Basilicata, binomio di cultura e natura, viene paragonata ideologicamente ad un’Arcadia mitica, una terra idilliaca, di fronte alla quale un viaggiatore attento è preda di un totale straniamento, un po’ come accade a tutti coloro che sono affetti dalla sindrome di Stendhal. “Basilicata tra presente e futuro”, tuttavia, oltre ad illustrare i pregi della nostra Regione, vuol essere anche un
economia e società solo legati a doppio filo. È sostenibile quel tipo di sviluppo che tiene conto dei bisogni del presente senza compromettere le future generazioni. Nel saggio, Guiotto chiarisce cosa si intende per sostenibilità, e lo fa in base a una definizione coniata dall’UNEP (United Nation Environment Programme): «Il turismo sostenibile è quello che genera un utilizzo ottimale delle risorse ambientali. (…) Quello che rispetta l’identità socioculturale delle
principi si applicherebbero con estrema facilità anche ai territori di montagna. L’ambiente montano, infatti, è funzionale alla sopravvivenza dell’ecosistema globale. L’idea sistemica di turismo dev’essere necessariamente improntata –secondo il Manuale di marketing territoriale per il turismo di Godfrey e Clarke«sull’azione collettiva, così da superare la frammentazione tra piccole imprese, che porta a una qualità variabile del prodotto locale a un’inutile competizione, in definitiva a non cogliere le opportunità a disposizione». Detto ciò, il professor Guiotto riporta, nel suo saggio, le cosiddette “best practice” o buone prassi per realizzare la sostenibilità turistica. Anzitutto, bisogna partire da uno slogan essenziale: «conoscere, evidenziare, gestire e promuovere». Conoscere a
Il pensiero “sistemico” in campo turistico non è solo utile alla comprensione delle relazioni intersettoriali del turismo, ma anche per gestire i processi temporali associati allo sviluppo momento di riflessione e di sottile polemica contro la “politica turistica” del governo regionale. A giudizio dell’autore le scelte dell’Assessorato regionale delle Politiche del Turismo non sono auspicabili, poiché si limitano a circoscrivere l’itinerario turistico della Basilicata nella “Regola delle quattro M: Matera, Melfi, Maratea, Metapontino”. Bisognerebbe spingere il turista a saperne di più, a penetrare nel cuore più antico della Basilicata, per questo Fierro insiste su una nuova politica che valorizzi la cultura, la storia, l’archeologia e la straordinaria biodiversità del paesaggio lucano. L’autore avanza un progetto significativo per la diffusione di una nuova
idea di turismo in Basilicata. Traccia, in una macro-area ideologica, nove comprensori e ben diciassette possibili itinerari. Tra i comprensori: il VultureAltoBradano, il Marmo-Platano, il Potentino, la Val d’Agri, il Senisese, il Lagonegrese, il Pollino, la collina Materana ed infine il Metapontino. È in base a questi presupposti, e ad un forte attaccamento per la sua terra d’origine, che il professor Fierro ha contattato e intrapreso rapporti proficui con l’Università degli studi di Milano-Bicocca, nella persona del professor Luigi Guiotto del Dipartimento di sociologia e ricerca sociale. Il professor Luigi Guiotto ha proposto all’ex sindaco di
Potenza un interessante studio; un saggio di ricerca presentato al Convegno internazionale sul ruolo delle nuove tecnologie, tenutosi tempo fa presso la Venice International University. Uno scritto che ben si adatta, o meglio, si adatterebbe con un po’di buona volontà anche al nostro territorio. Nella sua analisi, il professor Guiotto parla di turismo sostenibile e delle migliori “best practice” per adattarlo compiutamente ai territori di montagna. Si parla di sostenibilità poiché ambiente,
fondo il proprio territorio, tutte le caratteristiche al fine di esaltarle e pubblicizzarle al meglio. Una strategia semplice e vincente. Le “buone prassi” per il turismo sostenibile devono legarsi ad un altro principio: quello delle “carrying capacity”, vale a dire il numero massimo di visitatori che possono usufruire di un sito turistico senza alterarne le qualità sociali ed ambientali. In questo caso, ogni Regione dovrebbe fissare una “soglia di equilibrio”, un limite oltre il quale non è possibile andare. Ci possono essere differenti tipi di soglia a cui ispirarsi: quella fisico-numerica, ambientale o socio-culturale; tutte volte a preservare il territorio e le sue peculiarità. n conclusione, il professor Guitto riporta nel suo lavoro anche alcuni casi specifici, delle indagini sul turismo montano. Tra i più importanti, ricordiamo: “il caso esemplare dell’Alpe di Campogrosso”, una località a confine tra le Province di Vicenza e Trento, e un’indagine sulle zone montane della Lombardia. Due esempi che possono tranquillamente fungere da sprono per migliorare il turismo montano della Basilicata.
comunità ospitanti, conservando le costruzioni tipiche, l’ambiente culturale e i valori tradizionali. Il tipo di turismo che assicura operazioni economiche a lungo termine fornendo benefici socio-economici discretamente distribuiti a tutti gli stakeholder, tra cui: un impiego stabile, opportunità di reddito e servizi sociali alle comunità ospitanti. Si può così affermare che questo tipo di sviluppo sostenibile possa realmente contribuire ad alleviare la povertà in particolari territori». Questi
Al progetto “Civil Protection Network” ha preso parte anche la Protezione Civile di Vietri di Potenza
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i è tenuta nell’aula consiliare della nell’intervento di Claudio Buono, Certosa di Padula la conferenza rappresentante della Protezione Civile di stampa per la presentazione del Vietri di Potenza, sono emersi gli obiettivi progetto “Civil Protection Network” del progetto e i vantaggi che il territorio finanziato dalla “Fondazione ne trae: “Sicuramente con il Sud”. Presenti in l’idea del “Civil Sala otto associazioni di Protection Network” volontariato aderenti al nasce con l’intento di progetto, i sindaci dei Comuni creare comunicazione che hanno preso parte, i tra le associazioni rappresentanti delle Comunità Alcuni dei Volontari coinvolti di volontariato ma Montane del Tanagro, del Vallo allo stesso tempo nel Progetto di Diano e della Basilicata. con l’intento di Ad aprire la conferenza confrontarsi e di stampa è Antonio Cafaro, Responsabile scambiarsi idee.” Ultimo intervento poi Gopi Protezione Civile Onlus, che quello di Antonio Casella, Associazione ha spiegato alla platea le numerose Protezione Civile Vallo di Diano che attività che hanno permesso di arrivare ha presentato concretamente il progetto a questo progetto. Successivamente con attività annesse tra cui ad esempio
simulazioni di eventi calamitosi di vasta portata. Per Vietri di Potenza, presente anche il Sindaco Carmine Grande che durante un’intervista ha dichiarato: “Sono fiero del gruppo di volontari di Vietri perché molto attivo non solo in regione ma, come dimostra questo progetto, anche fuori regione.” Il Sindaco poi, in sintonia con il presidente della Protezione Civile di Vietri di Potenza, Antonio Russo, ha sottolineato quanto sia importante la presenza della Protezione Civile che ha il compito di tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.
REPORT
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MARETTA NELL’IDV LUCANO
«Partito delle incoerenze, ti lascio» La testimonianza scottante di un ex militante lucano del partito di Di Pietro di Domenico Iannello*
I
n questi giorni il mio ex partito vive una grande fibrillazione e non certamente perché tutto preso dalla raccolta firme per i referendum o dai nefasti provvedimenti del Governo Monti ma per le grandi contraddizioni che non ha mai superato. Ho detto ex perché quest’anno non ho rinnovato la tessera e sono sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta. E non ci voleva “Report” per le conferme. Il problema della mancanza di trasparenza dei bilanci e il mancato riparto dei rimborsi elettorali è sempre stato un problema di questo movimento - poi partito - che, invece, non doveva minimamente sorgere, visti i presupposti morali alla base dello stesso. Il Presidente Di Pietro è sempre stato invitato a fare un rendiconto finanziario ma non risulta che, qualcosa di serio, sia stato fatto. Eppure doveva essere uno dei cavalli di battaglia. Alla fine, si è impantanato con “Report”, che, pilotato o non pilotato, ha sancito, ritengo, la fine, peraltro non lontana, dell’IDV. Nella mia esperienza con il partito (due candidature, una provinciale e l’altra comunale) non ho mai visto un centesimo di contributo a titolo di rimborso, benché il senatore Belisario, in sede di Direzione provinciale ed in occasione delle elezioni provinciali, avesse espressamente annunciato un, sia pure modesto, contributo a tutti i candidati. E non mi risulta che a livello di segreterie provinciali e regionali arrivassero cifre degne di nota. Probabilmente ad Eboli (o lì vicino) si fermano i rimborsi. Ma non è la questione economica che mi ha spinto, nel mio piccolissimo, a ritirarmi. Il partito è pieno di incoerenze. Non si nota, nelle questioni politico amministrative, la differenza con gli altri partiti e l’elettore dall’IDV pretende una differenza di opinioni e di operato - manifestate con le azioni e non con le chiacchiere di stampa -
sulle varie problematiche. A me sembra che in Basilicata il partito alzi la paletta quando De Filippo lo chiede. Se l’IDV ubbidisce cecamente al PD non vedo il motivo di militare in questo partito e, soprattutto, non capisco perché
mantiene questa anomalia ma, evidentemente, non lo può fare, oppure ha poca considerazione dei suoi militanti e simpatizzanti che, però, di tante cose, sono ampiamente stufi.
rimproverate ad alcuni presidenti di circolo, in altri tempi hanno fatto comodo. * ex presidente di circolo Idv di Scanzano Jonico
PS.: le tessere di famiglia,
«A me sembra che in Basilicata il partito alzi la paletta quando De Filippo lo chiede. Se l’IDV ubbidisce cecamente al PD non vedo il motivo di militare in questo partito» me ne sono uscito dal PD. Se poi, nonostante questa ubbidienza, nella spartizioni di cariche in tanti di quegli Enti che avremmo dovuto spingere alla chiusura perché inutili (e non lo abbiamo fatto) non riesce ad avere neanche una presidenza perché il PD ha sempre l’asso e prende tutto, allora mi chiedo nuovamente perché stare nell’IDV. Terzo motivo, ma solo per descrizione. Premetto che non ho niente contro la Mastrosimone, sia chiaro. Però Rosa Mastrosimone non può avere e, soprattutto, mantenere nel tempo, il doppio incarico di segretario regionale ed assessore regionale. Lo statuto lo vieta e vi sono uomini capaci di ricoprire l’uno o l’altro incarico altrettanto egregiamente. In un partito che vuole crescere, lo
Gli Avvocati spingono per la riforma dell’Ordinamento Forense
D
Domenico Iannello
«Rosa Mastrosimone non può avere e, soprattutto, mantenere nel tempo, il doppio incarico di segretario regionale ed assessore regionale» spazio va dato a tutti. Di Pietro avrebbe dovuto quanto meno spiegare, convincendoci, perché
a qualche settimana si è concluso il XXXI Congresso Nazionale Forense, intitolato “L’Avvocatura per una democrazia solidale. Il Cittadino prima di tutto”, ove sono emerse tra le altre due mozioni di carattere squisitamente politico e concernenti la riforma dell’Ordinamento Forense. Con 747 voti favorevoli, 308 contrari e 21 astenuti, l’assemblea ha approvato la mozione che dà mandato al Consiglio Nazionale Forense ed all’Organismo Unitario dell’Avvocatura “di porre in essere tute le azioni necessarie per conseguire l’immediata approvazione della riforma nel testo approvato alla Camera dei Deputati”. Il Congresso, però, con 704 voti favorevoli, 298 contrari ed 86 astenuti, ha anche approvato la mozione presentata dall’AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati) ed ha deliberato “di richiedere al Parlamento, al Governo e a tutte le forze politiche la rapida approvazione della legge di riforma dell’Ordinamento forense entro questa legislatura, per modernizzare la figura dell’avvocato ed il suo ruolo socioeconomico, nell’alveo dei principi cardine della professione forense”, ma, al contempo, di impegnare gli organi di rappresentanza della categoria affinché siano modificate, nella prossima legislatura, le disposizioni dell’attuale disegno di legge in materia di “governance”, formazione continua, specializzazione ed accesso. C’era da aspettarsela, specie dopo che la Camera, dopo un lungo immobilismo, aveva deciso di accelerare l’iter di deliberazione del disegno di legge, approvandolo con emendamenti. L’esito congressuale non era scontato ma il voto è stato un referendum sulla legge professionale e l’Avvocatura si è espressa in senso favorevole alla immediata approvazione dell’attuale testo. Merita un approfondimento la mozione dell’AIGA. La categoria forense vuole la legge e la vuole subito perché sa che, perdendo il treno di questa legislatura, rischia di vedere definitivamente sfumare il suo ammodernamento nel solco della tradizione e di rimanere definitivamente accomunata alle altre professioni intellettuali e assoggettata ad una potestà normativa di rango secondario. Allo stesso tempo, tuttavia, gli avvocati sono consapevoli della necessità che già dalla prossima legislatura, se finalmente vi sarà un nuovo ordinamento, dovranno rimuoversi quelle criticità che i Giovani Avvocati hanno individuato in quattro punti: 1) governo della categoria, che non è ispirato alla regola democratica di “un avvocato un voto”; 2) obbligo di una formazione permanente che concederebbe un enorme vantaggio competitivo agli avvocati più anziani perché il disegno di legge li esonera dall’aggiornamento e dai relativi costi; 3) introduzione delle auspicate specializzazioni che, però, la legge affiderebbe alle Università, in tal modo espropriando i Consigli degli Ordini di questa centrale funzione formativa; 4) accesso alla professione forense, che il disegno di legge non affronta in modo efficace attraverso la introduzione del numero programmato nelle facoltà di giurisprudenza, così fallendo l’obiettivo di arginare la crescita ulteriore degli iscritti agli albi, i cui numeri oramai costituiscono una piaga sociale che ha nella precarizzazione e nella proletarizzazione del lavoro intellettuale il suo massimo paradigma. La classe politica ormai non potrà avere altri alibi per rinviare la riforma tanto invocata quanto necessaria. Tuttavia gli oltre duecento emendamenti al testo approvato dalla Camera potrebbero rappresentare un serio ostacolo al definitivo semaforo verde ed un tradimento alle promesse fatte da tutti gli schieramenti politici all’Avvocatura, così mortificando la legittima aspettativa dei cittadini di poter fare affidamento in una classe forense più preparata e qualificata. Avv. Ivana Enrica Pipponzi
Felice Belisario
Rosa Mastrosimone
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CONTROSENSO SCUOLA
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ISTITUTO COMPRENSIVO EX S.M. “DOMENICO SAVIO” Progetto coordinato dalla Prof.ssa Vittoria Buschicchio
A Scuola per mio figlio All’IC POTENZA III un laboratorio didattico scuola-famiglia sui DSA
“L’
emergenza DSA” impone alla Scuola l’adozione di interventi mirati a garantire, anche all’alunno dislessico, un adeguato percorso di apprendimento ed evitare l’insorgere di problemi psicologici legati all’insuccesso scolastico. Nella convinzione che ciò si realizza solo con una reale collaborazione scuolafamiglia, all’Istituto Comprensivo Potenza III, il mese di novembre è stato dedicato al laboratorio didattico pomeridiano A scuola
per mio figlio. Proseguendo l’esperienza degli ultimi anni scolastici e impiegando la dotazione informatica specifica disponibile presso l’IC, due insegnanti competenti in DSA hanno “insegnato” ad alunni e genitori l’uso di software compensativi ed illustrato adeguate strategie di studio. Il laboratorio, anche nel principio della continuità educativodidattica tra gradi scolastici, è stato articolato in tre segmenti: uno rivolto ad alunni e genitori della scuola primaria, uno ad alunni e genitori della scuola secondaria di I grado e l’ultimo ai soli genitori di entrambi i gradi
scolastici. Questi, infatti, sono “tornati tra i banchi” per sperimentare in prima persona la lettura con sintesi vocale, la creazione di una mappa concettuale, ecc. e poter così acquisire competenze di base per guidare il proprio figlio nello studio a casa. Anche quest’anno il laboratorio ha registrato la viva partecipazione e il grande interesse di tutti i partecipanti unitamente alla totale condivisione delle famiglie. Punto di forza di questo progetto formativo è, infatti, proprio l’azione condivisa e integrata, nel rispetto dei ruoli, delle diverse figure coinvolte: dirigente scolastico, docenti,
alunni, genitori. Nella piena consapevolezza di non aver trovato “soluzioni miracolose”, l’obiettivo prioritario dell’iniziativa è contribuire a creare un ambiente scolastico sereno e favorevole, anche per gli alunni con DSA. C’è ancora, infatti, tanto da fare in termini di sensibilizzazione, formazione e concreta attuazione di una didattica adeguata a rendere meno difficile il percorso scolastico degli alunni con Disturbi Specifici di Apprendimento.
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SALUTE... GLI SPECIALISTI CONSIGLIANO
ontrosenso Basilicata
AMBIENTE FETALE E LE TERAPIE DEL BENESSERE Dr. Nicola Straziuso Medico-Chirurgo - Odontoiatra Master II° Liv in Ortognatodonzia Gnatologia e Funzione Masticatoria - Master II° Liv in Ottimizzazione Neuro-Psico-Fisica con Convogliatore di Radianza Modulante - Otorinolaringoiatra Specialista in Foniatria Via Appia, 206 Potenza Tel. e fax. 0971 - 601163
L
e nuove tecniche terapeutiche che cercano di riprodurre condizioni fetali primordiali per riportare l’organismo allo status quo ante L’utero è un ambiente protetto, caldo e rassicurante ed è il primo ambiente nel quale e del quale il feto prende coscienza e comincia a sperimentare l’uso dei sensi: sente i gusti a partire già dalla tredicesima settimana di vita uterina; sente gli odori dalla diciassettesima circa e non di meno si può dire per l’udito, dato che già da prima della ventiquattresima settimana di gestazione sente tutti i rumori che arrivano dall’esterno. L’ambiente fetale è un luogo fatto di suoni, odori, colori all’interno del quale si viene a formare quella che sarà la persona. Il bimbo prenatale è continuamente stimolato da suoni, rumori, voci, odori provenienti dalla cavità endouterina o dall’ambiente esterno. Il bimbo endogestazionale è quindi dotato della capacità di ricevere stimoli e di entrare in contatto con il mondo; questi stimoli determinano la crescita neurofunzionale, cerebrale e motoria del feto. UTERO: AMBIENTE PROTETTO CHE COLLEGA CON IL MONDO ESTERNO “L’utero è un ambiente protetto, ma il feto non si sente per niente fuori dal mondo”, sostiene Ludwig Janus, psicoterapeuta e direttore della Internationale Studiengemeinschaft für pränatale und perinatale Medizin und Psychologie di H e i d e l b e r g , in Germania, un istituto specializzato nella medicina e psicologia prenatale. Ciò significa che il bimbo nel pancione partecipa alla vita della mamma, sente l’ambiente nel quale nascerà. Questa consapevolezza è affascinante, ma può diventare anche fonte di stress. Molte donne incinte si chiedono: il feto sente davvero proprio tutto quello che provo? E sentirà i miei dubbi, le mie preoccupazioni e le mie necessità, la mia frenesia? Che cosa devo fare perché stia bene? La mamma passa cibo e sensazioni. Il nascituro non viene solo nutrito, l’organismo materno gli passa anche un sacco di informazioni: la placenta trasmette al bimbo i messaggeri delle sensazioni, gli ormoni. Se, per esempio, la futura mamma è stressata, il livello di cortisolo aumenta. Gli scienziati lo hanno potuto rilevare da misurazioni del sangue del cordone ombelicale: con un ritardo di poche pulsazioni il livello di stress elevato raggiunge anche il feto. Allo stress i bambini nel pancione reagiscono in modo diverso: alcuni si agitano, i movimenti sono nervosi, altri si fanno piccoli, portano gambe
e braccia vicinissime al corpo. Ma il bimbo partecipa anche alle sensazioni positive della mamma: le endorfine e gli altri ormoni della felicità arrivano al piccolo non appena la mamma si rilassa, è contenta e felice. LE TERAPIE DEL BENESSERE Quanti di noi, al giorno d’oggi, vivendo in una società dai ritmi incessanti, con giornate interminabili che portano ad aumentare fattori di stress e nervosismo hanno mai immaginato di tornare indietro nel tempo, desiderando quell’ambiente protetto e di benessere chiamato utero? Quanti di noi hanno desiderato tornare indietro e rivivere la vita fetale nella quale tutto è nuovo, tutto è bello? Esistono diverse terapie, frutto della nuova medicina, che si basano o cercano di riprodurre una o più condizioni fetali primordiali e totipotenti per riportare il nostro organismo, disfunzionale o con delle patologie, allo status quo ante. Trattasi di terapie del benessere che cercano di far ricordare al nostro cervello le sensazioni piacevoli di quell’epoca per attingere nuove energie. Il sistema nervoso riveste un ruolo chiave nell’amministrazione del corpo, in ogni momento esso riceve ed elabora un’enorme quantità di segnali provenienti sia dall’ambiente esterno che dagli organi interni e, sulla base di tali informazioni, elabora strategie che gli consentono di sopravvivere e di riprodursi. Per tali ragioni gli impulsi che arrivano al nostro cervello sono determinanti per il nostro agire e per raggiungere quello stato di benessere che tutti noi, nell’arco della nostra vita, ricerchiamo costantemente. Tra le tante terapie che oggi sono presenti, una particolare è rappresentata dall’ agopuntura auricolare (orecchio esterno= siluette di feto rovesciato) la quale cerca di ristabilire un contatto tra i due ambienti: esterno ed interno. AGOPUNTURA AURICOLARE L’Auricoloterapia o Agopuntura Auricolare è una metodica appartenente alle MNC (Medicine Non Convenzionali) che utilizza il microsistema auricolare (padiglione auricolare) a scopo diagnostico e terapeutico. L’agopuntura auricolare ha una storia piuttosto recente, nata negli anni 50 per una geniale intuizione del medico francese Nogier, ha raggiunto una larghissima diffusione a livello mondiale. Alla scuola francese, cui si devono i primi studi, si è affiancata ben presto quella cinese che ha prodotto una grande massa di lavori consentendo un notevole allargamento delle applicazioni terapeutiche e una migliore definizione degli ambienti d’azione. Il principio fondante di questa disciplina è che a livello del padiglione auricolare (microsistema) sia presente una qualche forma di mappa della rappresentazione di strutture e funzioni dell’organismo , in un rapporto bidirezionale diagnosticoterapeutico. L’esistenza di una mappa auricolare è variamente interpretata a seconda delle diverse scuole. Fin dai tempi più antichi, l’orecchio è sede di precisi punti
e zone corrispondenti a organi e funzioni del corpo umano. L’agopuntura auricolare combatte disturbi e dipendenze limitandosi solo all’orecchio del paziente. COME FUNZIONA L’agopuntura auricolare si basa sull’assunto per cui il padiglione auricolare riproduce in maniera dettagliata l’insieme dell’organismo umano. L’orecchio è il luogo di confluenza di precisi canali energetici corrispondenti a organi e funzioni dell’organismo. Tali punti di agopuntura vengono stimolati, tramite diverse modalità, per trattare malattie organiche e squilibri energetici di vario tipo. L’efficacia del trattamento si denota dopo le prime sedute, in particolar modo per terapie finalizzate a dipendenze da fumo, cibo e alcool. È proprio nell’ambito di queste ultime applicazioni che l’auricoloterapia gode di maggior successo tra la popolazione media, considerando anche la presenza di specifici stimolatori auricolari in commercio, sponsorizzati come utili per smettere di fumare o per dimagrire. Come per l’agopuntura in generale, anche l’agopuntura auricolare viene caratterizzata da una scarsa presenza di effetti collaterali. Questo permette a tutte le fasce d’età di potersi avvicinare a tale disciplina e di sottoporsi a trattamenti di stimolazione auricolare. Tra i disturbi e le patologie curabili tramite l’agopuntura auricolare troviamo insonnia, ansia, stress, attacchi di panico, depressione, nausea, vomito, timidezza, tabagismo, dipendenza dall’alcool, sovrappeso, controllo della fame, sciatica, lombo sciatalgia, cervicalgie, periatrite scapolo-omerale, psoriasi, infertilità, disfunzione erettile, cura delle tonsille e disagi
dovuti alla postura. LA SEDUTA Il paziente viene posto sul lettino in posizione comoda e, prima di eseguire l’applicazione degli aghi, viene condotto un attento esame auricolare che prevede un’attenta osservazione del colore della pelle e di eventuali imperfezioni (nei, papule, desquamazioni). Un’alterazione cutanea o la presenza di imperfezioni in una determinata zona farà ipotizzare una problematica relativa al punto sottostante. L’orecchio va palpato bilateralmente e in modo simmetrico, tenendolo tra indice e pollice, al fine di evidenziare zone dolenti; si passa poi a un controllo più fine con lo specillo per una migliore individuazione dei punti dolorosi che possono variare nella loro sensibilità dolorosa in relazione allo stato in cui si trova il paziente, alle condizioni climatiche, all’orario della visita. Una volta individuate le zone dolorose e valutato l’effettivo rapporto tra organi e strutture in disfunzione, si passa al trattamento che, normalmente, è poco doloroso e dura 15’ - 20’. Nelle patologie croniche, le sedute vengono effettuate una volta a settimana e per un periodo massimo di 10 applicazioni; solo in casi eccezionali o in forme acute, esse, possono essere più frequenti. Tendenzialmente vengono distinte due differenti tipologie di punti di agopuntura auricolare. La prima è quella dei punti riflessi di organi o parti del corpo come i visceri della cavità toracica, il cuore, l’addome e lo stomaco. Questi organi hanno dei propri punti riflessi nella zona della conca dell’orecchio. La colonna vertebrale invece ha i propri punti riflessi sull’arco che delimita la conca, il cosiddetto antelice. La
seconda tipologia di punti è quella dei cosiddetti punti funzionali. Sono questi i punti che non trovano corrispondenze anatomiche ma che vengono usati con fini specifici oppure per generare un generale riequilibrio. Tra i punti funzionali, quelli più importanti sono lo Shenmen, il Subcortex e l’Endocrino. Lo Shenmen si trova sulla parte superiore del padiglione auricolare, il Subocortex tra la conca e il lobo e l’Endocrino nella parte inferiore della conca. Lo Shenmen ha azione sedativa, antidolorifica e antinfiammatoria. Il Subcortex è utile nel trattamento dell’insonnia, della bulimia, dell’anoressia, delle ulcere e delle malattie psicosomatiche della pelle. L’endocrino viene stimolato in casi di stress e di patologie ginecologiche. http://agopuntura-posturologia. jimdo.com/agopuntura-auricolare/ http://www1.popolis.it/umab/ uploaddocumenti/2008/3_179_ TRMVRNTAQQID.pdf http://www.mednat.org/cure_natur/ tecniche/auricoloter.html http://www.arfapbassano.it/art0101-05.php http://www.dottoressamagnafico. eu/Et%C3%A0Evolutiva/ LoSviluppoPrenatale/tabid/504/ Default.aspx http://www.fetalactivitymonitor. com/italiano.html http://vitaprenatale.altervista.org/
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Postura corretta Consigli utili per correre bene A cura del Dott. Ft. Nicola Castelluccio Osteopata D O Posturologo Laurea Magistrale in Scienze della Riabilitazione Terapia del LinfedemaASP Potenza email: ncastelluccioinfo@ gmail.com cell. 3804326784 3319030750
Q
uando uno è un po’ cicciottello come sono io e sta reiniziando a correre, si ritrova davanti a mille difficoltà e la forza di volontà necessaria per passare anche solo i primi dolori è davvero tanta. Se poi chi si avvicina alla corsa non ha mai avuto tanta confidenza con lo sport, allora le difficoltà si moltiplicano. Porsi dei piccoli obiettivi ci porta ad allenarci bene,
a non rischiare infortuni ed a concedere al nostro corpo il tempo di adattarsi. Quindi parole d’ordine: pazienza, forza di volontà e costanza. I risultati non si faranno attendere. Ci sono alcune cose che però possono semplificare la vita di chi vuole iniziare a correre, non di molto, ma almeno un po’. Una di queste è sicuramente la postura. Avere una buona postura rende il movimento più fluido ed efficace e riduce il rischio di farsi male. Quindi, lasciamo stare le vecchie tecniche di corsa che servono per corridori avanzati e cerchiamo di lavorare sul nostro corpo, mirando ad avere una postura corretta durante la corsa. Per far questo, bisogna capire come funziona il nostro corpo mentre facciamo attività fisica. Il movimento durante la corsa (running ) è frutto dell’azione di tantissimi muscoli che, lavorando insieme, possono offrirci una corsa fluida ed efficace. E’ ormai
ampiamente dimostrato che correre regolarmente fa bene alla salute, abbassa la quantità di zuccheri nel sangue, aiuta la circolazione, fa perdere peso e stimola il buon umore. Unica regola da osservare è quella di non esagerare e seguire alcuni semplici consigli pratici quali, la corretta posizione della testa, il giusto movimento delle braccia e le scarpe adatte sono solo alcuni trucchi per ridurre la fatica e fare un allenamento corretto. Spesso quindi, si pensa che la corsa sia uno sport banale, in cui conta solo l’allenamento e la tecnica, ma non tutti sanno che con la giusta postura del corpo sarà più facile raggiungere i risultati desiderati: ad esempio correre più a lungo e più velocemente.
to rispetto alle gambe.
Ma vediamo come:
Concentratevi sulla respirazione: respirare nel modo corretto è il primo passo per migliorare la vostra resistenza nella corsa. Ricordatevi di inspirare con il naso ed espirare con la bocca e cercate di non
E’ fondamentale per una buona corsa non tralasciare il riscaldamento: in particolare lo stretching deve riguardare principalmente i muscoli delle
gambe, ma è opportuno riscaldare anche i muscoli di collo, spalle e schiena. Non correre a stomaco vuoto. Fate uno spuntino leggero nell’ora precedente all’allenamento e ricordate di portare sempre con voi una bottiglietta d’acqua da bere a fine corsa. Ricordate che la corsa ha molti benefici, ma può essere dannosa. E’ fondamentale non esagerare e procedere per gradi. Se non praticate sport e fitness in modo abituale ponetevi degli obiettivi da aumentare di volta in volta. Ascoltate i segnali del vostro corpo e riducete il ritmo della corsa se vi sentite troppo affaticati. Correre non è solo una questione di gambe: le braccia hanno un ruolo fondamentale nella corsa. Tenetele piegate a 90°. Con i gomiti aderenti al bacino, e muovetele avanti e indietro in modo sincronizza-
Anche la posizione della testa è fondamentale nella corsa: deve essere dritta e alta, con lo sguardo rivolto in avanti e mai a terra. In questo modo avrete una postura corretta e, a livello psicologico, sarete più stimolati a raggiungere la meta. Indossate le scarpe corrette: le calzature, come detto, da perfetto runner limitano l’effetto degli urti sulle articolazioni di caviglie e ginocchia e vi permettono di correre più a lungo e facendo meno fatica. Se potete, evitate di correre sull’asfalto. Per le articolazioni è meno traumatico correre sulla terra battuta.
Agli “Amici dell’Hospice del San Carlo” di Potenza e alla Cooperativa sociale “Angelicum” di Lauria il Premio “Pasquale Garaguso” 2012 per il miglior progetto di solidarietà sociale. Raddoppiato il budget inizialmente previsto dal Bando mici dell’Hospice del San Carlo” di Potenza e la Cooperativa sociale “Angelicum” di Lauria hanno ritirato questa mattina, nel corso di una cerimonia pubblica, il Premio “Pasquale
“A
inestimabile valore». Parole commosse di ringraziamento sono arrivate dai presidenti dei due organismi premiati, ognuno dei quali ha ricevuto un attestato e un assegno di 5.000 euro:
Garaguso” 2012, V edizione, indetto dalla Camera di Commercio di Potenza per la migliore idea di solidarietà sociale. Un premio ex aequo che, una volta tanto, non genera la divisione della posta ma la raddoppia: «Poiché la Commissione incaricata, in difficoltà nella scelta del vincitore, ci ha indicato due progetti da premiare e non uno, come invece era previsto dal Bando – conferma il presidente dell’Ente camerale, Pasquale Lamorte –, siamo stati ben lieti di raddoppiare i fondi inizialmente previsti. Questa iniziativa, che onora il ricordo dell’amico Pasquale Garaguso, riconosce e gratifica il lavoro svolto dalle tante Associazioni e imprese sociali del no profit che nel potentino operano quotidianamente, tra mille difficoltà, agendo sulla leva del volontariato che rappresenta un
l’Associazione Onlus Amici dell’Hospice San Carlo, di Potenza, si è aggiudicato il riconoscimento grazie al progetto “Il clown nell’accompagnamento alla morte”, collocato nell’ambito degli interventi palliativi a supporto delle terapie del dolore già esistenti praticate in Hospice, mediante l’introduzione della terapia del sorriso per i pazienti terminali. Angelicum ha presentato “La bottega del cuore”, intervento finalizzato a promuovere la realizzazione di “un progetto globale di vita” per sostenere l’inclusione delle persone con disabilità, attraverso una attività formativa e una successiva integrazione socio lavorativa del soggetto svantaggiato.
andare in affanno. Se succede, riducete la velocità ed eventualmente camminate. Cercate di correre in compagnia: è un trucco semplice ma efficace per sentire meno la fatica e migliorare il vostro rendimento. Ognuno di noi ha proprie caratteristiche antropometriche, posturali, naturali, per cui non esiste un modello di stile corretto nel correre, importante è che si tengano presenti tre punti : APPOGGIO A TERRA DEL PIEDE. Pronatori,Supinatori, Neutri, non importa ! Cercate di non correre con il tallone in primo appoggio, cercate di sfruttare tutto l’avampiede con una corretta rullata e cercate soprattutto di rimanere a terra il minor tempo possibile. Questa si chiama sensibilità.
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8 Dicembre 2012
ontrosenso
SALUTE... GLI SPECIALISTI CONSIGLIANO
Basilicata
Gli effetti della pillola anticoncezionale sul cuore di Gianfranca Losasso Medico Specialista in Cardiochirurgia gcardio@libero.it
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uesto articolo prende spunto dalla domanda di una lettrice di Controsenso che mi chiede appunto quali possono essere gli effetti che la pillola contraccettiva può avere sul cuore. L’introduzione della pillola per il controllo delle nascite arrivò nel lontano 1960 iniziando un’era che avrebbe liberato le donne dal peso di gravidanze indesiderate. L’uso congiunto di estrogeno sintetico e progestinici fu introdotto in massa negli anni ’60, prima come anticoncezionale orale per le donne fertili e poi, si infiltrò nella vita delle donne in menopausa ed in post-menopausa. Il più noto effetto collaterale della pillola citato negli anni’60 era la trombosi o, semplicemente, la formazione di coaguli di sangue. In effetti, questo è ancora uno dei più frequenti effetti collaterali della pillola perchè i coaguli si possono formare sia nelle vene che nelle arterie, bloccando la circolazione sanguigna e possono causare ictus, attacchi di cuore e forti dolori addominali. Negli
anni ’60, l’ effetto collaterale più temuto nelle donne in età fertile che assumevano la pillola, era la trombosi delle vene delle gambe causata da emboli polmonari ovvero, coaguli a livello polmonare, come effetto dell’assunzione di estrogeni. Questo ormone era ritenuto da parte degli studiosi, responsabile di una maggiore aggregazione delle piastrine e, quindi di un’ aumentata viscosità del sangue. I cambiamenti che si verificavano nel sangue erano dovuti alla componente di estrogeno nella pillola e non si presentavano nelle pazienti che prendevano preparati anticoncezionali a base solo di progestinici. Ci sono voluti anni per capire che, anche i progestinici aumentavano la presenza di coaguli sanguigni e di infarti nelle giovani donne sane. Inoltre, questa combinazione ormonale, di estrogeni più progestinici, causava dilatazione ed ispessimento di arterie e vene nell’addome, nelle gambe, negli occhi, nel cervello ed in tutto il corpo, contribuendo ad emicranie, palpitazioni ed ipertensione. Si dice che la pillola sia stata una delle medicine più studiate della storia e che, dopo tre decenni e più di sperimentazioni, si è arrivati finalmente a conoscerne i giusti dosaggi. Le pillole di ultima generazione a base di estrogeni e dirospirone, sono state da sempre considerate possibili cause di problemi circolatori come tromboflebiti ed embolia polmonare, ma oggi
vengono considerate più sicure ed addirittura protettive sia a livello cardiaco che neoplastico. In realtà, l’ente federale di controllo sui farmaci, ha ribadito che il bilancio rischi/ benefici resta favorevole a queste pillole rispetto ai contraccettivi di vecchia generazione pur sottolineando che, le avvertenze nelle confezioni dovrebbero essere più chiare ed informare meglio le consumatrici. Tuttavia, un reale confronto tra pillole di nuova generazione e pillole di vecchia generazione e, rispettivi effetti collaterali sul cuore, avrebbe bisogno di più anni dal momento che, le nuove formulazioni sono state introdotte sul mercato solo dal 2001 mentre, le altre sono in farmacia da molto più tempo. Naturalmente, la garanzia migliore contro
ogni rischio è sempre una scelta personalizzata, fatta col ginecologo dopo un’attenta valutazione della storia clinica di ciascuna donna. Nel senso che, è ovvio che, chi ha già problemi circolatori, è una forte fumatrice, è una donna obesa o, in grande soprappeso, la pillola anche sotto forma di cerotto, non è il metodo contraccettivo più consigliabile. Insomma, oggigiorno l’uso della pillola è sicura ma, per alcune donne resta ancora pericoloso. Il pericolo di trombosi, per quanto raro, è più probabile nei primi mesi di utilizzo dei contraccettivi orali, mentre si riduce in modo importante dopo il primo anno. Per cui, interrompere la pillola per qualche mese per poi riprenderla è un concetto sbagliato in quanto, ogni volta che si riassumono queste medicine il rischio cardiovascolare risale. Evitare l’uso della pillola dopo il parto è un’altra accortezza da seguire poiché il rischio tromboembolico è già alto in quel periodo.n Se il cuore femminile fino ai 50 anni è protetto dall’azione degli estrogeni, con la menopausa le cose cambiano perché aumentano la pressione arteriosa e, la colesterolemia nel sangue, compare il diabete e l’obesità. Oltre ad una dieta sana associata al movimento senza sigarette, la terapia ormonale sostitutiva, secondo alcuni ginecologi, sarebbe da prendere in considerazione dal momento che, ci sono nuove combinazioni di ormoni, in grado di limitare i
Influenza … raccomandazioni per non ammalarsi
Dott.ssa Maria Rita MilellaFarmacia Marchesiello www.farmacia- marchesiello.it c.so Garibaldi 92 85100 Potenza tel 097121179 email: mr.milella@farmaciamar-
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a trasmissione interumana del virus dell’influenza si può verificare per via aerea attraverso le gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie. Per questo, una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie può giocare un ruolo importante nel limitare la diffusione dell’influenza. Vi sono evidenze circa le misure di protezione personali (misure non farmacologiche) utili per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza, ed ha raccomandato le seguenti azioni: 1. Lavaggio delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici) Fortemente raccomandato 2. Buona igiene
respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani) Raccomandato 3. Isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili specie in fase iniziale Raccomandato 4. Uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali) Raccomandato Tali misure si aggiungono a quelle basate sui presidi farmaceutici (vaccinazioni e uso di antivirali). o prodotti naturali che rinforzano le difese immunitarie (echinacea, per esempio). Bisogna inoltre non sottovalutare l’igiene respiratoria (contenimento della diffusione derivante dagli starnuti, dai colpi di tosse, con la protezione della mano o di un fazzoletto, evitando contatti ravvicinati se ci si sente influenzati); un gesto semplice ed economico, come il lavarsi spesso le mani, in particolare dopo essersi soffiati il naso o aver tossito o starnutito, costituisce un rimedio utile per ridurre la diffusione dei virus influenzali, così come di altri agenti infettivi. La vaccinazione L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica quale obiettivo primario della vaccinazione antinfluenzale la prevenzione delle forme gravi e complicate
di influenza e la riduzione della mortalità prematura in gruppi ad aumentato rischio di malattia grave: una strategia vaccinale basata su questi presupposti presenta un favorevole rapporto costo-beneficio e costo-efficacia. Per ciò che concerne l’individuazione dei gruppi a rischio rispetto alle epidemie di influenza stagionale, ai quali la vaccinazione va offerta in via preferenziale, esiste una sostanziale concordanza, in ambito europeo, sul fatto che principali destinatari dell’offerta di vaccino antinfluenzale stagionale debbano essere le persone di età pari o superiore a 65 anni, nonché le persone di tutte le età con alcune patologie di base che aumentano il rischio di complicanze in corso di influenza. Pertanto, gli obiettivi della campagna vaccinale stagionale contro l’influenza sono: • riduzione del rischio individuale di malattia, ospedalizzazione e morte • riduzione dei costi sociali connessi con morbosità e mortalità Negli anziani e nei soggetti con condizioni di rischio che vivono in comunità, l’efficacia sul campo stimata della vaccinazione varia dal 23 al 75%. Raccomandazioni
sull’impiego
dei vaccini antinfluenzali per la stagione 2012-13 Il vaccino antinfluenzale è indicato per tutti i soggetti che desiderano evitare la malattia influenzale e che non abbiano specifiche controindicazioni, tale vaccinazione viene offerta attivamente e gratuitamente ai soggetti che per le loro condizioni personali corrano un maggior rischio di andare incontro a complicanze nel caso contraggano l’influenza. Il periodo destinato alla conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale è, per la nostra situazione climatica e per l’andamento temporale mostrato dalle epidemie influenzali in Italia, quello autunnale, a partire dalla metà di ottobre fino a fine dicembre. Occorre sottolineare che la protezione indotta dal vaccino comincia due settimane dopo l’inoculazione e perdura per un periodo di sei-otto mesi, poi tende a declinare. Per tale motivo, e perché possono cambiare i ceppi in circolazione, è necessario sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale all’inizio di ogni nuova stagione influenzale. Per ogni altra informazione rivolgetevi pure al vostro farmacista di fiducia.
ben noti fastidi della menopausa: vampate, insonnia, cattivo umore, ecc. ma soprattutto, agire sui fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Non a caso, tra le pillole per la menopausa, quella a base di drospirenone ed estradiolo riduce la pressione arteriosa e, si è rilevata utilissima nel proteggere dai problemi al cuore. E’ anche vero che, le pillole a base di drospirenone sono in grado di contrastare la ritenzione idrica e, quindi l’aumento del peso; mentre, quelle a base, di estradiolo valerato e dienogest hanno una specifica indicazione nel ridurre i flussi mestruali abbondanti, responsabili di anemia, affaticabilità, cefalea. Altro dato di cui non si parla è che tutti i tipi di pillola aiutano a ridurre il rischio di tumori all’ovaio, endometrio ed intestino. Da alcuni studi inglesi, con i quali però concordano anche i nostri medici ginecologi italiani, le donne in cura con la pillola fumano di meno, non sono in soprappeso e soffrono meno di malattie sessualmente trasmesse. Questa è la tesi di una ricerca
dell’Università di Aberdeen in Gran Bretagna pubblicata sul British Medical Journal, nota ed autorevole rivista scientifica. Da questo studio è emerso anche che, nelle donne al disotto dei trenta anni e, che quindi, assumono la pillola da breve tempo, il rischio di malattia cardiaca è più alto rispetto alle donne di età superiore ai 50 anni e cioè, che assumono terapia anticoncezionale da più tempo: in altre parole, nel lungo periodo di assunzione la pillola anticoncezionale provocherebbe meno controindicazioni; anzi, a lungo termine, le donne che hanno usato contraccettivi orali registrano una minore mortalità complessiva e godono di una migliore salute. Quest’ultime sono le novità e le conclusioni in merito alla domanda che la lettrice mi aveva proposto e, che ringrazio per avermi dato la possibilità di parlare di un argomento di cui, non tutte le donne, forse, si pongono problemi o, di cui hanno remore e concetti sbagliati dettati da vecchi luoghi comuni.
Agorafobia e claustrofobia: due facce della stessa medaglia! a cura della dottoressa MariaTeresa Muscillo psicologa sessuologa tel328/8317632 mariateresa_muscillo@ yahoo.it
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uante volte vi siete trovati in spazi aperti o chiusi e avete percepito ansia e panico crescenti? Quante volte avete rinunciato a teatro, cinema o concerti per paura di svenire in mezzo alla folla? Stiamo parlando di due fenomeni diffusissimi, ovvero dell’Agorafobia e della Claustrofobia. L’agorafobia (dal greco αγορά : piazza e φοβία : paura, etimologicamente «paura della piazza”) è la sensazione di paura o grave disagio che un soggetto prova quando si ritrova in ambienti non familiari, temendo di non riuscire a controllare la situazione che lo porta a desiderare una via di fuga immediata verso un luogo da lui reputato più sicuro. La claustrofobia (dal latino claustrum, luogo chiuso, e phobia, dal greco, paura), al contrario, è la paura di luoghi chiusi e ristretti come camerini, ascensori, sotterranei, metropolitane e di tutti i luoghi angusti in cui il soggetto si ritiene accerchiato e privo di libertà spaziale attorno a sé. Agorafobia e claustrofobia sono due facce della stessa medaglia e si accompagnano nel 60% dei casi a disturbi di Attacchi di Panico. Si possono individuare tre caratteristiche di questi disturbi: 1.
La paura di non essere prontamente soccorsi;
2.
Nonostante la paura di potersi sentire male è percepita come irrazionale, il soggetto non si sente affatto rassicurato dall’infondatezza dei suoi pensieri.
3.
Avviene un vero e proprio evitamento di tutti i luoghi, come piazze, supermercati, traffico, cinema, autobus aerei, ascensori. In genere si temono le situazioni che non hanno vie d’uscita.
L’evitamento è un atteggiamento che costringe la persona a chiudersi, con conseguente impoverimento dei rapporti sociali ed amicali. Con il tempo le condotte di evitamento possono aumentare ed irrigidirsi in un vero e proprio stile di vita. Ci sono delle complicazioni anche a livello relazionale e di coppia, in quanto il partner è costretto ad accompagnare il soggetto nel suo comportamento evitante. Quest’ultimo diventa un vero e proprio rifugio, che fornisce rassicurazione e accudimento, creando uno sbilanciamento pericoloso nella coppia. Affrontare la claustrofobia e l’agorafobia non è una cosa semplice. Diventa possibile nel momento in cui il soggetto è stanco di tutte le deprivazioni e le rinunce e matura una forte motivazione al cambiamento!
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Toh! I briganti di Carmine Crocco a Rionero Si son fatti vedere con le brigantesse con tanto di fucili e pugnali di Michele Traficante
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on c’è che dire, fanno sempre colpo sull’immaginario collettivo. I briganti, quelli che hanno tanto fatto parlare di sé, che hanno scorazzato in lungo e in largo non solo nella zona del Vulture ma anche oltre, sono rimasti nella memoria, oltre che nei libri di storia, delle popolazioni di questa parte nord della Basilicata. E poi, la figura del loro capo, il generalissimo Carmine Crocco (1830-1905), detto “Donatelli”, soprannome derivatogli dal nome del nonno paterno, Donato (in dialetto rionerese R’natillì), proprio di Rionero in Vulture, e le sue gesta brigantesche hanno interessato storici illustri ed autorevoli, oltre che accendere la fantasia di romanzieri e cantastorie. Ecco perché ogni qualvolta che si rievocano, si prendono iniziative che “fanno rivivere” quei tempi e quegli eventi, si suscitano interessi ed anche non poche curiosità. Oltre che occasione di straordinario di richiamo anche ai fini turistici. Basti pensare al successo del ormai noto Cinespettacolo la “Storia Bandita” nel Parco della Grancia di Brindisi di Montagna che da alcuni anni è diventato “calamita” per migliaia di visitatori provenienti da ogni dove. Anche nella zona del Vulture, e a Rionero in Vulture in particolare,
di non far morire la “memoria” delle gesta del capobrigante rionerese e dei suoi compagni di ventura (o di sventura?). Proprio questa dinamica Associazione, orami nota e presente in manifestazioni rievocative del brigantaggio in diversi paesi dell’area del Vulture, ha promosso ed organizzato nei giorni scorsi un interessante “Giorno con i briganti” con lo slogan significativo “Fummo calpestati, noi ci vendicammo”. La rievocazione storica, allestita in un ampio luogo aperto nei pressi della locale scuola media “Michele Granata, ha visto impegnato quasi 150 persone, fra bambini, donne, uomini giovani e meno giovani, fra cui un nutrito gruppo di soci del locale Centro Comunale Anziani, in abiti dell’epoca, che hanno fatto rivivere i tempi, i luoghi e le abitudini di 150anni ani fa. In un percorso ben organizzato e adeguatamente rappresentativo, i tantissimi visitatori,
Cattura di un capobrigante
con grande partecipazione emotiva dalla brava Paola Di Cristofaro) che hanno creato, come dire, l’atmosfera. Poi si è passati all’avamposto dei briganti, al tiro al bersaglio, al bivacco cavalli, ad un momento di vita contadina, alla cattura e fucilazione sul posto, da parte dei bersaglieri sabaudi, di due capobriganti, al rapimento violento di un signorotto, al covo di Crocco con i suoi fedelissimi e all’incontro del generalissimo con il generale spagnolo José Borjes. E poi, balli popolari, mestieri del tempo e il cantastorie. Molto curati i particolari: dai costumi dei soldati piemontesi, quasi tutti confezionati in loco, con le loro armi, ai bivacchi dei briganti con l’allestimento dei fuochi per arrostire la carne, agli ambienti della vita contadina con le loro espressioni tipicamente popolari e linguaggio dialettale. Non poca impressione ha suscitato nei numerosi visitatori, molti dei quali accorsi anche dai paesi vicini, la violenza messa in atto dai soldati piemontesi nella cattura dei due capobriganti, lo sdegnoso rifiuto di questi di tradire il loro capo Carmine Crocco rivelando il suo rifugio e la spietatezza della loro fucilazione. Anche l’incontro di Carmine
briganti che villeggiano e fanno il tiro al bersaglio con grossi pugnali contro il ritratto di Vittorio Emanuele II. E il significativo spaccato di vita contadina, con i bambini che giocano spensierati, sconvolta dall’arrivo dei briganti. Insomma, come è detto nello slogan della manifestazione, si è veramente vissuto “un giorno con i briganti”. Un tuffo nel passato per i tanti anziani e una lezione di storia per le nuove generazioni. Un merito va all’Associazione “I Briganti di Crocco” di Rionero in Vulture” che da qualche anno tenta di riportare nell’area del Vulture che è stata la vera zona dove si è sviluppato il brigantaggio post-unitario e che ha avuto nel capobrigante rionerese il vero ed unico protagonista di quel fenomeno, un evento ha sconvolto non solo l’iniziale processo unitario del Risorgimento italiano ma che ha riportato a livello nazionale e non solo le condizioni di miseria e di emarginazione del Mezzogiorno d’Italia. Infatti, come ha scritto
Nella città del Vulture si è costituita proprio una “Associazione dei briganti di Crocco” con lo scopo di non far morire la “memoria” delle gesta del capobrigante rionerese e dei suoi compagni di ventura non sono poche le iniziative che tendono a rappresentare i briganti nostrani e le vicende del brigantaggio post-unitario. Tanto che, negli ultimi tempi, nella città del Vulture si è costituita proprio una “Associazione dei briganti di Crocco” con lo scopo
a gruppi, sono stati guidati da “ciceroni” nei vari momenti della vita e delle vicende più significative delle bande brigantesche. Ad iniziare dallo struggente canto dei briganti ormai sconfitti, minacciati e senza futuro, costretti ad emigrare (interpretato
Incontro di Crocco con José Borjes
Crocco (ottimamente impersonato da Antonio Caposicco, peraltro presidente, anima e motore instancabile dell’Associazione “I Briganti di Crocco”, con il borioso generale spagnolo Borjes, è stato ben rappresentato, in cui l’indomito capobrigante rionerese esprime tutto l’orgoglio ed il coraggio dei cosiddetti “cafoni con le pezze al culo” verso il potere costituito. Così come i
Carmine Crocco nelle sue memorie “ Mia madre mi chiamò serpe, i piemontesi brigante. Il brigante è come la serpe. Se non la stuzzichi non ti morde”. Insomma il popolo sta quieto se non è oppresso dalla più squallida miseria e dall’insopportabile ingiustizia. Ieri come oggi!
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8 Dicembre 2012
Basilicata
Luigi de Filpo, un sottosegretario da Viggianello di Michele Strazza
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i primi governi De Gasperi del dopoguerra partecipò anche il lucano Luigi De Filpo. Nato a Viggianello il 12 gennaio 1898 in una illustre famiglia di patrioti, appena ventenne prese parte al primo conflitto mondiale dove, quale capitano osservatore, fu protagonista di varie imprese belliche, riportando una grave lesione agli occhi. Laureato in Giurisprudenza, si occupò anche di studi di storia, filosofia e religione. Decisiva per la sua formazione politica fu la collaborazione con “La Rivoluzione liberale” di Gobetti. In un suo articolo nel 29 luglio 1924, dal titolo “Parole e numeri”, occupandosi del delitto Matteotti parlò della “tormentosa foga” con cui le opposizioni si accanivano per conferire inconsapevolmente “una relativa legittimità giuridica” alla fase istruttoria del processo per l’omicidio del deputato. Era, invece, necessario lasciare perdere il fronte giudiziario per concentrarsi su quello politico, tenendo presente che una “banda di criminali” ordiva “nel nome e per la salvezza della patria innominabili delitti” grazie ad “impunità” ed “alte connivenze” nel palazzo del governo. Tutti erano implicati:
dalle alte sfere di governo ai membri del quadrumvirato, “cavalieri della resurrezione e della restaurazione del prestigio nazionale, assertori del principio gerarchico financo nel delitto, che miravano a liberare lo Stato corroso dalla tracotanza delle masnade sovversive”. Per lui era stato il giolittismo, quale espressione di un liberalismo “torpido e corruttore”, senza nulla risolvere, ad acuire “l’asprezza” del problema nazionale, favorendo artificiosamente lo sviluppo della lotta politica, senza curarsi di affrontarne la chiarificazione delle premesse. Il fascismo, a sua volta, “insorgendo ed impossessandosi dei poteri dello Stato”, aveva affermato, “con la segreta identità dei contrarii”, l’inconsistenza dello Stato stesso. Ma proprio la crisi seguita al delitto Matteotti, secondo lui, aveva finito con il non mutare nulla ed il fascismo risultava più saldo e più forte di prima. Le opposizioni avevano dimostrato la loro inadeguatezza: “Le opposizioni hanno polemizzato troppo da pari a pari, hanno discusso, negato, ritrattato, hanno infine riconosciuto che tutto si sarebbe potuto felicemente appianare, mandando a casa la milizia, restaurando il principio
di eguaglianza fra i cittadini dello Stato, e revocando, perché niente meno che incostituzionale, l’editto sulla stampa. Quante cose, quanto garibaldinismo…E poi, a conforto, si son persino tirati in ballo la carta albertina, i diritti dell’uomo, incomodando la maestà del re, lo statuto ed altre simili baggianate, che il governo può ben sorridere di averla passata liscia”. Ma veramente, dice De Filpo, ci si poteva illudere che il fascismo, “convinto di abiura e di dolo”, avrebbe abbandonato il potere? Le opposizioni avevano pensato di colpire il cuore del regime soltanto “attraverso la tumultuosa canea delle rivelazioni e delle pietose indiscrezioni”, come se il torto del fascismo fosse stato “quello di aver elevato alle supreme dignità un po’ di canaglia” e non, invece, “quello di aver sconvolto irreparabilmente la vita nazionale”. Era, dunque, necessario rovesciare “i termini dell’educazione”dello stesso popolo italiano: “Per far l’Italia, o quasi, occorse dire e far credere che immensa e tremenda fosse la sacra missione imposta a noi dalla storia, e popolo sublime di eletti e di illuminati fosse il popolo italiano, viziato invece di cortigianeria e
retorica, di mandolismo machiavellico in politica, e di grotteschi ciceronismi in arte. Sostituire i numeri e la loro realtà agli inganni di cui ci siamo lungamente pasciuti, esultando al miracolo delle Canzoni d’oltremare, montando in boria per le laudi degli eroi del cielo, del mare e della terra. Cade oggi, con il doloroso esperimento fascista, il crepuscolo dell’eroismo e delle parole grosse”. Questo era, per De Filpo, il gran torto del fascismo, di comprensione e di valutazione storica, “che impersonò, senza necessità dialettiche ma per incomposta vanità, i mali di una generazione cullata al ritmo dell’inno di Mameli e dell’Internazionale, mutevoli diane di accecamento e di esterminio”. Bisognava, allora, spogliarsi di orgoglio e di “cialtroneria” e fare “un bagno freddo di verità”, se non era già troppo tardi “per turbare la inconsapevole beatitudine di un popolo”. Entrato poi nel Partito Comunista, Luigi De Filpo fu segretario della Camera del Lavoro di Potenza. Giornalista e scrittore, dopo il 1943 partecipò attivamente alla lotta clandestina contro i tedeschi. Candidato nelle liste del PCI nel collegio di Potenza, subentrò a Fausto Gullo quale secondo eletto all’Assemblea
Nel
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Costituente. Il suo impegno in Assemblea Costituente fu abbastanza limitato, poiché l’attività politica lo portò ad essere Sottosegretario alle Poste e Telecomunicazione dal 19 luglio 1946 al 2 febbraio 1947 nel II Governo De Gasperi, mentre dal 6 febbraio al 31 maggio 1947 ricoprì l’incarico di Sottosegretario all’Agricoltura e Foreste nel III Gabinetto De Gasperi. Morì a Viggianello il 29 maggio 1950.
dell’anno precedente si era dimesso da Deputato per gravi problemi di salute. Alla Camera fu commemorato nella seduta pomeridiana del 30 maggio 1950 con interventi dei parlamentari lucani Michele Bianco, Salvatore Pagliuca e Francesco Cerabona.
Senti chi parla…esplorando i linguaggi dei bambini Interessante convegno organizzato dal Movimento per l’Infanzia sul tema dell’ascolto di Michele Imperioli
A
scoltare è uno strumento dei nostri sensi per apprendere, conoscere il tempo e lo spazio che ci circondano e comunicare con noi stessi e il mondo. È un processo fisico e psicologico del nostro corpo per trasmettere input che il cervello trasforma in nozioni ed emozioni. In una società sovraccarica di parole, interconnesse talvolta senza molta attenzione e trascinate da turbinii di corse affannate per conseguire obiettivi sempre più stringenti, il bambino viene trascurato. Lo si sente ma non lo si ascolta. E le cause sono differenti. Di ciò e molto altro, si è discusso, martedì scorso, presso il Museo Provinciale di Potenza, durante un convegno organizzato dal Movimento per l’Infanzia di Basilicata, presieduto dalla signora Virginia Grassi che ha profuso grande impegno in un’iniziativa di grande valore. Al tavolo dei relatori, professionisti e soci del Movimento che hanno portato la propria competenza a sostegno del tema prescelto quest’anno,
l’ascolto, per l’appunto. La conduzione è stata affidata alla nostra collaboratrice, Virginia Cortese. L’avvocato Francesco Potenza ha illustrato le finalità dell’associazione: “E’ facile –ha esordito- sorridere a un bambino, più difficile prestare attenzione ai suoi bisogni, davvero complicato ascoltarlo. Eppure, tra i diritti fondamentali dei più piccoli, quello cardine è proprio il diritto all’Ascolto. Ci piace immaginare a una catena di umanità e non già di carità, a sostegno di tale idea; è per tale motivo che condividiamo tre principi alla base del Movimento, la Specificità, la Competenza e il Controllo.” L’avvocato Raffaella Calciano ha puntato il focus sull’aspetto più strettamente legale: “Il minore non è un soggetto debole! Dall’articolo 12 della Convenzione di New York alla legge 77/2003 della Convenzione di Strasburgo molte novità sono state introdotte, tra cui quella dell’ascolto informato in cause che riguardano sia la sfera civile che il penale,
in presenza di bambini. L’attenzione, la competenza sempre crescente alla quale si mira, sono atteggiamenti di grande civiltà prima di tutto.” Andrea Galgano, docente di letteratura presso la Scuola di Psicoterapia Erich Fromm è intervenuto sull’emergenza educativa, fornendo spunti di riflessioni su diverse tematiche, dall’esistenza alla comunicazione: “Ricordo ancora la storia del bambino che si è suicidato in casa dei nonni. Il fatto ha una valenza duplice; da un lato, scrive una pagina di cronaca nera italiana particolarmente cruda; dall’altro, la tragedia ci porta a svegliarci da un silenzio intorpidito. Chesterton, in Che cosa c’è di sbagliato nel mondo, dice: “Non possiamo insegnare cosa sia la cittadinanza se noi stessi non siamo cittadini; non possiamo dare ad altri la libertà se noi stessi abbiamo dimenticato l’ardente desiderio di libertà. (…) Questa è la sola ed eterna educazione: essere così sicuri che qualcosa è vero da avere il coraggio
di dirlo a un bambino.” È una verità incredibile e attualissima. Quando accadono fatti del genere vuol dire che il fronte umano degli adulti è sguarnito, talmente tanto da consentire a un piccolo di esporsi. Il bambino ha la radicale purezza di aggrapparsi a chi gli dona entusiasmo di scelte decise. Per lui, la neutralità equivale al nulla.” Antonella Amodio, psicologa e presidente dell’associazione, Yinsieme ha concluso i lavori: “L’io in relazione è l’io che cresce con l’altro e si costruisce nel tempo, e molto spesso la comunicazione non passa attraverso le parole, ma tramite il corpo, in quello che è l’ascolto del non detto.” Marco e Raffaella Ponti, due piccoli talenti della città, hanno allietato infine, i presenti interpretando brani della tradizione musicale italiana e internazionale.
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8 Dicembre 2012
Basilicata
Per l’Aprilia al Valerio è solo pari SECONDA DIVISIONE
Melfi ferma-tutti In vetta la Salernitana ringrazia Cade in casa il Martina
di Lorenzo Morano on passa nemmeno l’Aprilia a Melfi; al Valerio la sfida tra i laziali ed i lucani finisce 1 pari, risultato che consegna ai gialloverdi il 17esimo punto stagionale ed il 28esimo agli uomini di mister Vivarini, oggi appaiati in testa alla classifica con Pontedera e Salernitana. Finisce nel migliore dei modi il tour de force dei lucani, che prima hanno bloccato con un pari la Salernitana, giocando anche meglio dei campani, poi si sono andati a togliere la soddisfazione di battere a domicilio la capolista Pontedera, ed infine come visto strappare un punto all’Aprilia. A dirla tutta, anche contro i laziali, i lucani hanno disputato una gara migliore degli avversari, arrivati a Melfi con l’intento di non perdere, e con la fortuna d’avere dopo due minuti la strada spianata da un’infelice uscita di Scuffia, superato da un pallonetto di Ferrari, servito addirittura dalle retrovie. Gara quindi in salita per i padroni
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SERIE D
che casa, che hanno da subito mostrato una reazione decisa, in particolar modo con Improta, che in due minuti, dal settimo al nono, mette i brividi al portiere ospite Di Vincenzo. Al 12esimo è Dermaku, imbeccato da Suarino, che di testa manda la palla di poco sopra la traversa, mentre a pochi minuti dalla mezz’ora Benci chiama agli straordinari il portiere laziale, che neutralizza con non poca difficoltà una bordata dalla distanza. All’intervallo il Melfi è però ancora sotto di un gol. Il vantaggio degli ospiti si protrae anche nella seconda frazione, malgrado il miglior piglio dei lucani, che devono fare i conti con una squadra che si difende bene e quando può cerca le ripartenze. Al quarto d’ora Improta chiama al miracolo Di Vincenzo, ma alla mezz’ora sono gli ospiti che si fanno sentire, specie con l’arbitro, per una rete annullata per un sospetto fuorigioco. Scampato il pericolo i lucani provano sino alla fine a rimettere in piedi la gara, condizione che si
concretizza al 42esimo, quando Suarino viene messo giù, in maniera irregolare, all’interno dell’area ospite, occasione questa che dal dischetto Improta non fallisce. Con il pareggio incamerato il Melfi trova anche il tempo di sfiorare il colpaccio, con una palla a fil di palo calciata dall’esordiente Orlando, subentrato al 19esimo al posto di Giglio. Con un filotto di sette gare utili il Melfi arriverà a Reggio Calabria, per il suo 15esimo turno, nella migliore delle condizioni e sarà chiamato ad affrontare il fanalino di coda Hintereggio, reduce dalla sconfitta per 1 a 0 nel derby di Lamezia e con un bottino di 9 punti. Ad ogni modo in casa Melfi sanno che non dovranno minimamente abbassare la guardia, importante sarà mantenere la concentrazione e la determinazione mostrata contro le big; solo così i gialloverdi potranno prolungare questa striscia positiva. Volgendo lo sguardo al resto delle gare, vediamo come il
Melfi abbia fatto un favore alla Salernitana che grazie alla vittoria corsara per 2 a 1, in casa del Poggibonsi, si è portata in testa alla classifica agguantando l’Aprilia ed il Pontedera che in casa dell’Aversa non va oltre il pari a reti bianche. Per la cronaca la sconfitta del Poggibonsi è costata la panchina a mister Fraschetti, sostituito dal suo secondo Polidori. Senza troppi clamori subito a ridosso delle prime della classe si è portato il team aquilano, che grazie al 2 a 0 in casa del Gavorrano è oggi a sole due lunghezze dalla vetta. Clamore invece ha fatto la sconfitta interna del Martina, che si è visto superare per 3 a 1 dall’Arzanese, fermando la sua corsa a 25 punti, ed andando a rilanciare i campani. Punti d’oro anche per il Chieti che con un 2 a 1 liquida la pratica Borgo a Buggiano, mentre il Foligno vincendo di misura per 1 a 0 a Fondi, agguanta in classifica il Melfi. Pareggiano 1 a 1 Teramo e Campobasso. Archiviato come visto la 14esima giornata,
domenica 15 dicembre assisteremo ad un turno dove sicuramente il big-match sarà la sfida dell’Arechi tra Salernitana e Martina Franca; un passo falso dei granata permetterebbe ai pugliesi l’aggancio. Interessante sarà anche la sfida d’Aprilia, dove la capolista cercherà punti importanti contro il Gavorrano, mentre l’altra capolista, Pontedera, ospiterà la Vigor Lamezia. Domenica andrà di scena ancora un derby, dalla Calabria ci si sposta in Abruzzo, dove al Fattori di L’Aquila approderà il Teramo. In basso alla classifica sfida all’ultimo sangue tra Borgo a Buggiano e Fondi, con i toscani vogliosi di allungare. La giornata infine si chiude con le sfide tra Foligno e Chieti,
tra Campobasso ed Aversa e con l’interessante match tra una rinvigorita Arzanese ed un Poggibonsi sicuramente destabilizzato per l’esonero di Fraschetti.
Una rosa rossoblu ‘spampanata’ Mercato impietoso. E sul fronte societario…
di Giusy Trillo
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he non sarebbe stato il solito derby lo sapevano tutti, anche il Matera, che domenica al XXI Settembre si è potuto permettere il turn over e perfino una prestazione sotto tono, finendola comunque sul 3-0. A segno nel primo tempo Di Gennaro e Marinucci, rispettivamente al 21’ e al 40’, e ancora Marinucci al 43’ della ripresa. Il risultato non sorprende, ma sfugge al ‘cappotto’ solo grazie ai potentini che, al di là di chiacchiere e numeri, onorano l’impegno. Una parentesi di calcio giocato (domani si apre al Viviani quella contro il Brindisi) che si chiude senza alcun clamore, lasciando subito spazio,
troppo presto forse (almeno per chi il calcio lo preferisce sull’erbetta), ma inevitabilmente, ai problemi societari e all’apertura del mercato, che ha già spianato la strada allo smantellamento della rosa rossoblu. Puntuali i primi divorzi, attesi: via Alessandro Itri, Filippo Viscido, Famiano e Troisi. Tutto mentre sulla sponda materana si festeggia l’arrivo del centrocampista ex Bari, Daniele De Vezze, classe 1980, con esperienze in Serie B e Serie A. Un regalo di Natale coi fiocchi da parte del presidente Columella, che quasi stona con il clima del capoluogo sportivo, che di natalizio ha davvero poco.
Una promozione d’obbligo dunque, questa inattesa almeno al sole della scorsa estate, arriva per i calciatori della Juniores che dovranno accollarsi il prosieguo di un campionato all’arrampicata da cui non ci si aspetterà davvero più nulla, sfruttando al meglio, almeno si spera, l’occasione calata dal cielo. Qualche volto nuovo arriva però anche in casa rossoblu. Si tratta dei giovanissimi Francesco Falcone, portiere classe 91’, Francesco Grieco, attaccante 91’, e Pietro Schettino, difensore 93’. Fuori dal campo l’atmosfera è più ‘frizzante’, tanto che ai tifosi potentini sembra quasi di aver alzato un po’ il gomito. Il
tanto atteso incontro tra Serie D ed Eccellenza c’è stato e ad aprire la settimana è stato proprio il comunicato congiunto del presidente pro tempore del Città Potenza, Piero Basile, e del presidente del Rossoblu Potenza Giovanni Ferrara: “Il colloquio ampiamente cordiale tra le parti si è sviluppato su temi condivisi ed ha prodotto l’esito immediato di un accorato appello rivolto agli imprenditori del capoluogo. La finalità è di straordinaria importanza. I due Presidenti intendono trasformare le rispettive società e costituirne una sola a condizione di una partecipazione effettiva del tessuto economico
potentino. Affinché venga tradotto in concreto, la volontà è di creare i presupposti per convocare un tavolo tecnico composto da varie figure, imprenditoriali ed istituzionali, che possano fare sintesi intorno al progetto più ampio di rilancio del calcio locale”. Una comunione d’intenti che si risolve per adesso con un semplice appello congiunto a ‘farsi avanti’, rivolto al tessuto imprenditoriale cittadino e alle istituzioni, affinché si possa finalmente compiere il passo decisivo verso un unico Potenza. Mentre andiamo in stampa è
CALCI IN CU...RVA a cura di Tony Pezzotta
Non c’è più niente da fare
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l calcialingo è tristemente disteso sul suo letto. Sembra quasi agonizzante. Il suo nuovo Potenza è in coma profondo. A nulla serve guardare oltre l’orizzonte del Viviani. Il pantofolaio del calcio lucano, ormai, non si affaccia più. Intanto il Potenza perde i pezzi. Almeno, stanno andando via tutti i calciatori con una minima esperienza. A guidare la zattera rossoblù è l’intrepido mister Volini. A lui ed ai suoi prodi juniores, ora, il compito di tentare di raggiungere la salvezza. L’impresa è di quelle titaniche (letteralmente da Titanic, la famosa nave affondata) ma proprio per questo esaltante. Ai ragazzini terribili il compito di portare avanti il campionato e di mantenere alto l’onore della gloriosa maglia rossoblù. C’è solo un ricordo
che affiora tra i tanti pensieri nostalgici che affollano la mente del recluso per calcio. E’ la foto di gruppo del Potenza baby che ebbe l’ingrato compito di scendere in campo, dopo la partenza dei titolari, in serie C. Storicamente fu il primo tracollo rossoblù, dopo l’epopea della serie B. Quel manipolo di “ragazzini”, crebbe e maturò in fretta, calcisticamente, grazie anche a quell’esperienza. Il calcialingo ha già preso la decisione di continuare a sostenere questo gruppo di calciatori nostrani, malgrado la nave stia affondando. I profeti di sventura, particolarmente quelli che predicavano la fine di questo Potenza già da quest’estate, stanno aspettando solo la parola fine. Ciò che conforta, in questo momento, è l’esistenza di un accordo.
E’ il primo atto ufficiale che parla potentino e che fa ben sperare per il futuro. Da questo momento in poi, si può iniziare a programmare la nascita di un percorso solido e lungimirante, a patto che tutte le forze della città rispondano all’appello lanciato dai presidenti delle due attuali società. Il presente, invece, è una palla di vetro, nel senso che vi si dovrà leggere dentro per scoprirvi il futuro. Non è facile pensare in modo diverso, almeno in questo momento. Lo sa bene il recluso per calcio che, ora, per esorcizzare pensieri ancor più negativi, canticchia un motivo di Bobby Solo: “Non c’è più niente da fare”.
ancora in programma un incontro proprio tra le istituzioni cittadine, i due presidenti e forse un gruppo di imprenditori, ma la speranza che il tutto possa risolversi in poche battute non ci sembra verosimile. Quanto dovrà ancora passare non si sa, ma il tifoso potentino, che a Babbo Natale non ci crede più, la letterina ha deciso di scriverla lo stesso. Destinatario? I soliti ignoti, vedi mai…
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Metapontino campione d’inverno
ECCELLENZA
E in Coppa Italia opziona la finale di Antonio Petrino
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l Real Metapontino si laurea ‘campione d’inverno’ con due turni di anticipo ed espugna anche Potenza, con il Rossoblu costretto alla resa e i materani che accumulano un vantaggio di ben dieci lunghezze sulla più immediata inseguitrice, il Real Tolve, a sua volta bloccata da un deludente pari casalingo contro un Pietragalla in ripresa. Consolida il terzo posto il Valdiano, che passa
sulla diretta concorrente Miglionico. Per il penultimo turno del girone di andata del torneo, capolista che ospita il Pignola in una gara dal pronostico chiuso, mentre il R. Tolve è atteso dall’ostica trasferta di Moliterno, con il Valdiano che ne potrebbe approfittare per insidiare il secondo posto, opposto fra le mura amiche all’imprevedibile Vultur. Il Viggiano punta ai tre punti davanti al proprio
di misura a Muro; mentre rallenta il Policoro fermato sul pari interno da un buon Moliterno e raggiunto al quarto posto dal Viggiano che travolge il malcapitato Marconia. Il Picerno rovina la festa alla Vultur e vìola il nuovo sintetico del ‘Corona’ con quattro reti nel giorno dell’inaugurazione e riapertura. Ritorna al successo il C. Oppido sul fanalino di coda Tursi, idem per il Pignola
pubblico contro il Miglionico, invece il Policoro è impegnato nel derby in trasferta a Marconia. Rossoblu Potenza ospite del Picerno con la prospettiva per questi ultimi del sorpasso in graduatoria, mentre il Pietragalla riceve il C. Oppido con lo stesso obiettivo. Completa il quadro la sfida tra le ultime due in classifica, con il Tursi che tenterà l’aggancio alla Murese. COPPA ITALIA REGIONALE
- Semifinali - Disputata mercoledì scorso a Monte S. Giacomo nel salernitano, la gara sospesa la settimana scorsa per impraticabilità di campo tra il Valdiano e il Real Metapontino, rispettivamente terza e prima in classifica nel torneo di Eccellenza. Vincono i materani per due reti a uno con doppietta di Altieri e opzionano la finale di Coppa grazie al successo esterno, in vista della gara di ritorno fra
Rossoblu, non c’è scampo
CALCIO A 5
A2 - Il Futsal Potenza è tornato
La capolista non delude ma i potentini ci riprovano col Picerno
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l Metapontino vince al Viviani e legittima il suo primato in classifica spiccando il volo verso la conquista del campionato di serie D. Di fronte ha trovato un Rossoblu Potenza autore di una grande partita dal punto di vista dell’intensità e della volontà, ma che paga dazio per non aver concretizzato le tante occasioni avute. Avvio di fuoco dei padroni di casa, il Metapontino prova a rispondere ma soffre. Gli ospiti però non demordono, tant’è che al 32’ concretizzano la palla del vantaggio con P. Di Senso che con una sassata trafigge Di Vincenzo. Mazzata tremenda per Mastroberti e compagni che si trovano ad inseguire dopo aver dominato e tenuto in mano il pallino del gioco. Nei secondi quarantacinque minuti
le mura amiche del prossimo 12 dicembre. Nella stessa data a contendersi l’altro posto per l’atto conclusivo della fase regionale, il match di ritorno a Viggiano tra i locali e il Rossoblu Potenza, dopo il pareggio a reti bianche nel confronto dell’andata.
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i scuserete se il primo tempo non è stato spettacolare come al solito. Ma gare come quella col Palestrina vanno affrontate anche tatticamente. E questo tipo di vittorie piacciono molto agli allenatori”. Si legge negli occhi e traspare dalle parole la soddisfazione di coach Ceppi per la vittoria del Futsal Potenza col Palestrina. Il 4-1 ottenuto coi prenestini ha rotto l’incantesimo che da due match impediva ai rossoblù di gioire (doppio ko con Foggia e Augusta) e soprattutto ha restituito al tecnico la squadra che conosceva e che aveva incantato nelle prime 4 giornate di campionato: “Le risposte che volevo in realtà non le ho avute in partita ma durante gli
il Rossoblu non resta a guardare e confeziona una clamorosa palla gol su mischia con lancio di Foscolo per Scavone che tutto solo dinnanzi a Marino calcia a lato dopo aver avuto il tempo necessario per prepararsi alla conclusione. “Gol sbagliato, gol subito” e meno di sessanta secondi dopo arriva puntuale il raddoppio ionico. Palla vacante e controllo errato di Carriero, Pierpaolo Di Senso calcia di prima intenzione superando Di Vincenzo che nella circostanza non può nulla. Gara chiusa con evidente rammarico rossoblù per un risultato che non va giù. Ora si va a Picerno.
i loro gesti ma li capisco. Non è sempre facile mantenere la calma e in alcune situazioni bisogna farsi rispettare con le maniere forti”. Determinanti le parate di Galasso e i gol di Gomes che hanno anche fatto temere i tifosi per i loro infortuni: “Per Ciccio è stato un dolore momentaneo ma già ieri (lunedì, nda) ha ripreso gli allenamenti a pieno ritmo. Gomes invece ha sbattuto contro la ringhiera col petto e ci ha fatto spaventare, ma anche per lui non è stato niente di grave”. Ma il mister, quasi sotto tortura, ci dice il giocatore che gli è piaciuto di più: “Axel Perez ha fatto una grande prova, ha giocato come gli chiedo. Ha grandi potenzialità e può diventare giocatore di grande affidamento, sta maturando pian
Vultur, l’emozione fa brutti scherzi Il ‘Corona’ riapre ma i rioneresi perdono
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opo oltre un anno di attesa, nel giorno dell’inaugurazione e riapertura dello storico stadio ‘P. Corona’, il pubblico rionerese risponde alla grande con un bagno di folla di mille presenze per festeggiare la squadra principale della città. Cerimonia alla presenza del sindaco Placido, il vice con delega allo sport D’Angelo, il presidente Nardozza, il figlio del personaggio sportivo a cui è intitolata la struttura Mauro Corona, il delegato FIGC Basilicata Tartaglia, la benedizione di Don Giovanni De Palma e il messaggio di Savina Caputo, in ricordo dell’ex dirigente e appassionato padre Nicola. Nel clima gioioso i bianconeri dopo un primo tempo a reti bianche vanno in tilt e la tensione/emozione fa un brutto scherzo, con i locali costretti a incassare
quattro reti nell’incredulità generale e per una pessima prestazione inspiegabile e ingiustificabile, peraltro ineccepibile nel risultato. Per gli ospiti vanno in gol in sequenza Maimone, doppietta di Fioraso e Palladino per una clamorosa debacle che rovina
l’entusiasmo e delude tutti inevitabilmente. Per il prossimo turno, con gli attesi rinforzi per la riapertura del mercato invernale, in programma la difficile trasferta di Monte S. Giacomo nel salernitano, al cospetto di una delle migliori formazioni del
Il nuovo sintetico del Corona
torneo, l’ottimo Valdiano attualmente terzo in classifica. Bianconeri Il Futsal Pz contro il Palestrina chiamati al riscatto e a dimostrare il proprio valore, che cercheranno di non allenamenti della settimana. piano”. Cirenza, invece, ha un sfigurare e mirare a portare A me interessava soprattutto po’ sofferto: “Sta pagando lo a casa un risultato positivo. rinsaldare i rapporti personali scotto di essere rientrato da poco, coi miei giocatori. Dopo Augusta gli ho fatto fare alcuni step ma Ant. Pet. avevo usato termini sopra le avrei potuto dargli più spazio righe ma era solo un mezzo per e minuti. Però mi piace come avere una reazione. C’è stata e si allena, in breve sarà alla pari sono molto contento di questo. con gli altri”. Capitolo Chieti, Al di là del risultato positivo”. ultimo in classifica: “Per me Tra l’altro la gara col Palestrina queste partite sono difficilissime non è stata facile. “Per nulla – da preparare. Ho già avvertito i dichiara Ceppi – loro, soprattutto ragazzi. Se pensiamo di vincere nel primo tempo, hanno sfruttato facile ci lasciamo le penne. E’ Un momento giocatori di grande esperienza per l’errore più grande che possiamo rallentare i ritmi, restando coperti fare”. Mercato aperto. Come dell’inaugurazione e puntando sulla provocazione si muove il Futsal Potenza? Il continua. Noi abbiamo avuto direttore generale Lamattina: “Il grande maturità ad aspettare il ruolo ci impone di stare con gli momento opportuno. Se fossero occhi aperti. Ma per adesso non passati in vantaggio loro, sarebbe abbiamo trattative in corso”. stata dura ribaltare la gara”. Però qualcuno ci ha rimesso le penne, Bachega espulso e anche Mendes ha rischiato grosso. Ceppi: “Non condivido
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8 Dicembre 2012
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Il Trivigno lascia la terza categoria Una sconfitta per tutto il movimento regionale
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ull’edizione del 17 novembre scorso, avevamo già dato nota dello spiacevole inconveniente occorso alla società sportiva A.S.D. Trivigno 2012 che, dopo aver presentato domanda di iscrizione al campionato lucano di terza categoria ed essere stata inserita nel girone “A” della Provincia di Potenza, unitamente ad altre squadre del capoluogo e ad altre dell’hinterland potentino nel rispetto del criterio territoriale, si vedeva, dopo il versamento della prima rata della quota di iscrizione, ‘trapiantata’ ancora nel girone “A”, ma questa volta della provincia materana. Un bel cambio di programma da parte della Federazione, che imponeva così, inevitabilmente, un aggravio di costi non indifferente, voltando le spalle allo spirito che anima il campionato in questione. Non solo calcio, non solo passione, non solo la voglia di incontrarsi e
condividere l’amore per lo sport, ma tanto, troppo altro. Vediamo perché. “A nulla sono valse le proteste presentate formalmente presso la sede della F.I.G.C. regionale; -così recita un comunicato societario- anzi le risposte forniteci sono state molto evasive, arrivando addirittura a considerarci come squadra satellite del neocandidato alla presidenza Federale non eletto però nell’Assemblea per il rinnovo delle cariche elettive del 22/11/2012 (fa fede a proposito l’articolo apparso su Controsenso in data 17/11/2012 corredato da un apposita nota inviata alla Procura Federale di Roma). Nonostante tutto abbiamo cercato di far valere le nostre ragioni e grazie all’appoggio di altre squadre del Potentino siamo riusciti ad ottenere la sospensione del campionato e la riformulazione dei gironi. Purtroppo nemmeno questo è bastato. L’inserimento del
Trivigno nel girone “A” di Matera è stato giustificato ancora una volta, riferendoci che una squadra del “nostro” girone (precisamente La Fiasca di Oppido Lucano) aveva chiesto espressamente di partecipare ad un girone da 10 squadre minacciando il ritiro, dando così maggior credito alle loro capricciose richieste piuttosto che alle nostre reali esigenze. Da questo abbiamo preso atto della mancanza di volontà della Federazione di venirci incontro, essendo stati fagocitati da un oscuro ingranaggio che ancora oggi stentiamo a comprendere. La società ha deciso di ritirare la squadra per non sottostare alle farneticanti disposizioni della Federazione, che senza un giustificato motivo ha deciso di far morire il calcio a Trivigno. Qualsiasi cosa sia stata fatta, qualsiasi comportamento sia stato tenuto da questa società si è sempre agito nel rispetto della
correttezza e della trasparenza che ci contraddistingue, senza voler partecipare ai giochi di potere che, purtroppo, anche a livello dilettantistico, animano il settore sportivo. La società è fiera delle scelte sostenute ed è orgogliosa di essersi tirata fuori dalle sabbie mobili che investono la Federazione a livello locale. Noi paghiamo il non aver saputo abbassare la testa come purtroppo succede in ambienti del genere. Nel ringraziare quanti ci hanno sostenuto sia moralmente sia versando un contributo economico che sarà al più presto restituito, chiudiamo ribadendo che l’anno prossimo presenteremo ancora una volta domanda di iscrizione al campionato mantenendo ferme le nostre ragioni e le nostre posizioni con l’intenzione di non cedere alle loro pressioni, ancora una volta a testa alta. Con orgoglio. A.S.D. Trivigno 2012”
CI RAGIONO E CANTO SULLA RICONFERMA DI RINALDI ALLA PRESIDENZA FIGC LUCANA Vibrante contestazione delle società che chiedono al procuratore
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Palazzi di invalidare l’assemblea del 22 novembre 2012 di Pino Gentile
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OTENZA - Monta la contestazione a margine della riconferma di Pietro Rinaldi alla presidenza del comitato regionale lucano della Federcalcio. Il senso della protesta è contenuto in una circostanziata lettera inviata, in data 6 dicembre, al procuratore federale Stefano Palazzi, nella quale un nutrito gruppo di società affiliate al comitato regionale fa rilevare che l’elezione di Rinaldi è stata contestata perché, su richiesta dello stesso, svoltasi con voto palese: il conteggio dei voti è avvenuto, comunque, non per alzata di mano, ma per sottrazione. Il p r e s i d e n t e dell’assemblea, dopo aver chiesto quali società fossero contrarie a questo strambo sistema di voto e quante si sarebbero astenute e ricevendo in risposta, rispettivamente, il numero di otto e due società, ha proclamato vincitore Rinaldi: aventi diritto 160, dieci i voti non a favore, totale voti assegnati 153. “Nella sala convegni del Park Hotel, si fa notare nella lettera inviata a Palazzi, in verità, erano molti i presidenti e/o i delegati assenti, forse irritati dal voto palese, in luogo del voto a scrutinio segreto
desiderato, e dai tafferugli che hanno richiesto l’intervento della Polizia - si fa notare, altresì, che il presidente uscente Rinaldi, al terzo mandato consecutivo, per poter essere rieletto, avrebbe dovuto superare il quorum del 55 per cento. Tutto questo non è avvenuto”. “Ci rivolgiamo a lei -prosegue la missiva inviata a Palazziperché verifichi il tutto, interrogando il presidente della commissione disciplinare ed il segretario verbalizzante; inoltre, dal numero dei votanti risulta che il consigliere Pasquale Cosimo Seccafico, eletto con 59 voti, non ha raggiunto il quorum del 55 per cento, mentre sembra che anche l’altro consigliere eletto, Emilio Fittipaldi, si trovi nella stessa situazione. Chiediamo, pertanto, un intervento del suo ufficio a tutela di tutto il movimento calcistico di Basilicata, ripristinando un minimo di lealtà e correttezza nei comportamenti di quanti hanno abusato, il presidente della Lnd Tavecchio in primis, del loro potere. Noi società lucane, che siamo state espropriate della nostra volontà e della libertà di scegliere, Signor Procuratore Palazzi, crediamo nella sua indipendenza
IL CALCIO DILETTANTISTICO LUCANO DAL 1993 AL 2012
e nella sua onestà intellettuale” che dovrebbe portare “all’annullamento di una assemblea pasticciata e fasulla”. Sulla stessa lunghezza d’onda della protesta delle società, Gianfranco D’Eboli, già attivo componente del team del Colucano, che -in una nota inviata alla Stampa- chiede “giustizia” ed il ripristino di un minino di democrazia, invitando CONI e FIGC ad uscire fuori dal guscio, che la delicata situazione venutasi a creare nel comitato regionale della Figc lucana cambi rotta, per un ritorno alla normalità, al rispetto delle regole e della convivenza civile. Infine un … avviso ai naviganti, al presidente Tavecchio “che comanda ed impera su tutto il fronte calcistico e non solo”. Un’ultima annotazione. Carlo Maglia, già vice presidente vicario del Colucano e portavoce della contestazione, confida al cronista che, molto probabilmente, si procederà al ricorso al TNAS (Tribunale del Coni), ultima chanche per far valere i diritti e le ragioni delle società, fatte fuori dalla propria casa di appartenenza.
ITO Nella Biblioteca C o m u n a l e di Tito, è stato presentato, venerdì 7 dicembre, il libro “Il Calcio Dilettantistico LUCANO”, che va ad aggiungersi ai primi due precedenti lavori di questo particolare settore, opera di Carlo Maglia, personaggio di prima fila, da sempre impegnato, sia come dirigente di società, oltre che attivo protagonista del settore giovanile e scolastico, e del comitato regionale della Federcalcio. Un libro che entra di diritto negli annali della storia del calcio lucano, con diverse sfaccettature, comprendenti il racconto della vita delle società dilettantistiche dal 1993 ad oggi, oltre che del settore arbitrale e di una epopea di personaggi che hanno
contraddistinto i diversi momenti del periodo preso in considerazione. Un lavoro certosino, fatto di pazienza nel lavoro “porta a porta” con le società, di ricerca bibliografica, ma, anche e soprattutto, di memoria storica, di cui le società sportive e non solo dovrebbero essere grate. Una inattesa, ma non per questo meno gradita, autentica “strenna natalizia”. Alla “vernice” dei due nuovi apprezzati volumi sulla intrigante storia del calcio dilettantistico lucano, oltre all’Autore Carlo Maglia, sono intervenuti il sindaco di Tito, Pasquale Scavone, i giornalisti Oreste Lo Pomo e Pino Gentile, lo storico Rocco Galasso e Giuseppe Centola, già presidente del Comitato regionale lucano della Federcalcio.
C - L’Olimpia Volley Melfi non sorprende più VOLLEY
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ola l’Olimpia Volley Melfi, che dopo aver travolto per 3 a 1 la corazzata PVF Matera, si sbarazza facilmente, nel quarto turno del campionato regionale di serie C, anche dell’Electric Power Potenza; un team giovanissimo e volenteroso, che poco ha potuto contro le melfitane. Con un secco 3 a 0,
frutto di parziali inappellabili (25/7; 25/7; 25/12), l’Olimpia ha fatto rientro a Melfi da Potenza, confermandosi leader del torneo a punteggio pieno. Senza nulla togliere alle giovani avversarie, il quarto turno delle ragazze di mister Vincenzo Pontolillo è stato nella sostanza un allenamento, tant’è che il tecnico melfi-
tano dopo le prime battute ha mischiato subito le carte in tavola, facendo rifiatare le atlete pilastro della squadra, dando
spazio alle giovanissime, le varie Marilena Ciociola, Mariangela Ciociola, Francesca Ricciardi, ecc. Le giovani
atlete schierate da Pontolillo hanno, come visto, risposto più che positivamente all’appello. Continua l’entusiasmo in casa Melfi, entusiasmo che ha contagiato anche la dirigenza di fronte a questi risultati decisamente positivi. Ora l’Olimpia avrà modo di preparare al meglio il quinto turno, in casa contro l’Asci Potenza, team del quale in passato, in B2, hanno fatto parte la schiacciatrice Caterina Di Lucchio e la palleggiatrice
Danila Ridolfo; la sfida si giocherà il 15 dicembre prossimo e farà da preludio al derby del Vulture, che si disputerà il 22 a Rionero. Questo fine settimana i campionati saranno fermi, a causa delle elezioni nazionali in seno alla Federazione, occasione questa per far rifiatare le atlete e, come detto, preparare nel migliori dei modi il ritorno in campo.
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8 Dicembre 2012
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“A Bisanzio per morire”, un romanzo di Matteo Donato Gallucci Continua la saga sul declino dell’Impero Turco e della Repubblica di Venezia di Michele Traficante considerato l’Emilio Salgari del Vulture Matteo Donato Gallucci, romanziere dalla forte tempra di scrittore ormai noto non solo in Basilicata ma anche a livello nazionale. Dopo alcuni fortunati romanzi di successo, far cui “La Marchesa di Mantova”, “Specchio dei Giorni lontani”, “Il Quinto Vangelo”, “L’ombra del visir”, e la trilogia su Carmine Crocco ed il brigantaggio postunitario (“Brigante, Caccia al Brigante”, “Cronache Minute sul brigantaggio”), da alcuni anni Matteo Donato Gallucci si è dedicato anche a scrivere romanzi in cui riesce a ricreare l’atmosfera di terre lontane pur non avendoci mai messo piede. Narratore dalla fervida immaginazione Gallucci riesce, fra storia e fantasia, a condurci, con uno stile letterario stringato ma nello stesso tempo arioso e ricco di fascino, in vicende appassionate e avvincenti. Padrone del linguaggio, spesso forbito, con notevole vena poetica e non comune capacità descrittiva (“Una farfalla color arancione pareva un petalo di rosa che galleggiava nell’aria. Si librava nelle lame di luce luminose come lo stesso sole da cui traeva origine, poi oscurato dall’ombra della siepe ritornava a volare al di là
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povere case e ne descrive accuratamente l’ambiente, i costumi e le tradizioni. Istanbul, nota fino alla metà del XX secolo in italiano come Costantinopoli e chiamata Bisanzio fino al 330, era la capitale dell’Impero Ottomano (1453-1922). Dopo varie peripezie Daniele Trevin, sedotta Leete Hoca, giovane figlia del ministro Muhamud e di Sukeena, che gli confida dove si trovano i prigionieri, riesce, con l’aiuto dell’amico pirata Abdullah, a penetrare nel castello e, fatto strage dei soldati e giannizzeri che ne erano a difesa grazie ai poteri sovrumani acquisiti per essersi bagnato nella Fonte della vita del vecchio mago Sinda, libera solo Abdulamid Köprülü, il figlio primogenito Matteo Donato Gallucci (Foto Traficante) del Gran Visir. Amina e la di quel verde sfavillante, fino a figlia del gran perdersi tra i colori variopinti visir Ahmed del prato”) rende la lettura del K ö p r ü l ü , libro gradevole e avvincente Tarhan, sono dalla prima all’ultima pagina. sequestrati in Il romanzo “ A Bisanzio per una stamberga Un momento della presentazione. Da sinistra D’Adamo, Martiello, Placido, morire”, fa parte , insieme di Galata, situata Gallucci, Rigante, Giansante (Foto Travaglio) al romanzo “l’Ombra del all’estremità Visir” e “Non sono creature meridionale dei Dio”, di prossima e dove si pubblicazione, della saga quello pubblicato nel 2009 Ahmed Köprülü sperando di trova il porto mercantile, “Cronache Bizantine” sul col titolo “L’Ombra del visir”. prenderne il posto. alla mercé dei loschi figuri declino dell’Impero Turco e Quasi gli stessi personaggi, Daniele Trevin corre ad che le sottopongono a della Repubblica di Venezia. la stessa ambientazione, Istanbul col fidato vecchio pesanti umiliazioni e stupri. Questo romanzo costituisce all’incirca la stessa epoca pirata Abdullah al Faruk, detto Amina, però, con l’aiuto e un po’ la continuazione di (XVI - XVII secolo), lo stesso lo sciacallo per la sua ferocia, l’”assistenza” di Daniele, stile di narrazione. dal quale era considerato come invisibile e con i poteri Il romanzo, come quello un figlioccio, per liberare soprannaturali derivatigli precedente, si sviluppa l’amata Amina e i figli dall’essersi bagnato nelle nella Turchia e nella zona del Gran Visir, rinchiusi Fonte della vita, fa fuori gli del Bosforo e vede come n e l l ’ i m p e n e t r a b i l e aguzzini e viene portata via protagonista, fra gli altri, il castello del potente dallo stesso Daniele e dal fido giovane e valoroso guerriero ministro Mahmud Hoca. Abdullah al Faruk. veneziano Daniele Trevin alle Segue un succedersi di Il ministro Muhamud Hoca e prese con gli intrighi di corte eventi e vicende narrate il suo compagno di congiura, dell’Impero Ottomano. con straordinaria perizia generale Mohammad partnership, “KAMASTRA” E qui Gallucci, come Emilio di linguaggio e di stile, Husein, fallito il tentativo (Molise) e “BASILICATA Salgari, mostra tutta la sua di accurata, raffinata di costringere Amina a ARBERESHE” (nel 30 ennale grande versatilità narrativa, descrizione dei luoghi e con scrivere una lettera al gran di edizioni). Per ulteriori la sua perfetta conoscenza una conoscenza perfetta sia Visir Ahemd Köprülü per informazioni sull’intensa giornata e sulle diverse della storia, della cultura, dei degli intrighi e i maneggi indurlo alle dimissioni, con un sessioni in programma, vds. luoghi, delle abitudini e della dei vari personaggi, sia degli inganno, scatenano la guerra FB “L’Italia degli Arbereshe” mentalità di quelle popolazioni intrecci amorosi, di scontri civile nel disperato tentativo ed anche sui siti www.jemi. lontane, il loro modo di essere, e di valentia militare, come di conseguire il loro obiettivo. it e www.arbitalia.it. Tutte di comportarsi, del loro credo se Gallucci fosse nato e Seguono pagine avvincenti le relazioni ed i contributi religioso e perfino il loro vissuto da sempre in Turchia dove Gallucci mostra tutta saranno anche pubblicati linguaggio. Gli stessi nomi e fosse parte integrante, da il suo talento di grande negli Atti del convegno, a dei luoghi, dei personaggi e cronista attento e scrupoloso, narratore, oltre che di esperto cura del Museo Nazionale e delle cose sono in lingua turca degli eventi narrati. Egli di armi, di guerra di quel del Ministero Beni Culturali. (difficili da pronunciarsi, fra si muove con facilità nella tempo con assedi ed assediati, l’altro). Il tutto vivificato metropoli di Istanbul, anzi di assalti e scontri furiosi Donato Michele MAZZEO, dall’intreccio delle vicende Stanbul e dintorni e ben si all’arma bianca, nonché di Giornalista che vede in azione una compenetra nelle abitudini eccellente uomo di mare. girandola di personaggi di degli stambulioti, come si Il tutto con un occhio ai tratti varia estrazione sociale e chiamavano gli abitanti di psicologici dei protagonisti. spesso in conflitto d’interessi quella città, entra nelle loro Non mancano colpi di scena
A Roma prima kermesse “L’Italia degli arbereshe”
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L MUSEO NAZIONALE DEMO-ETNOANTROPOLOGICO in ROMA, MERCOLEDI’ 5 DICEMBRE 2012, si è avviata la nutrita serie di Eventi denominati, con felice intuito , “L’ITALIA DEGLI ALTROVE” (prima in ordine cronologico l’ARBERIA, di cui alle legge nazionale di tutela 482/99). Fra i numerosi relatori, studiosi delle varie branche, antropologi, linguisti (come il Professore Francesco ALTIMARI, Albanologo e V.Rettore dell’Università della CALABRIA), oltre all’adesione delle Riviste etniche, da tempo gemellate ed in proficua
e di sentimenti. Il valoroso veneziano Daniele Trevin, che da orfano era stato adottato dal Doge, aveva sposato Amina, la nipote del potente Gran Visir e primo ministro Ahmed Köprülü. Amina, in un breve viaggio a Istanbul, viene catturata con due figli del Gran Visir Ahmed Köprülü (la giovane Tarhan e il primogenito Abdulanid), da alcuni brutti ceffi al servizio del ministro Mahmud Hoca, signore dell’inespugnabile castello e Kthuda, il quale stava tramando, insieme al generale Mohammed Uusein e d’intesa con un fantomatico Gran Paska, che si scopre dopo essere Musim Kara, niente meno il fratello secondogenito del sultano Mehmed IV, contro il Gran Visir e primo ministro
Copertina libro di Gallucci
e sorprese intriganti, sicché il lettore resta continuamente col fiato sospeso. Come ogni buon romanzo di avventura, tutto finisce a lieto fine. I ribelli traditori vengono sconfitti, anche grazie al valore del veneziano, le truppe imperiali vincitrici. Il Governo del gran visir Ahmed Fazil Köprülü è salvo. Daniele Trevin può tornare a Venezia con la sua amata Amina insieme anche col fidato amico pirata Abdullah al Faruk, graziato dal Gran Visir. Due cartine geografiche indicano con precisione i luoghi dove si svolgono le vicende del romanzo. Insomma un romanzo ottimamente congegnato, con una trama ed una narrazione avvincente, da cui si potrebbe trarre benissimo un bel film d’azione. Il romanzo “A Bisanzio per morire” s’inserisce nel filone narrativo del fantasy, tanto caro all’Autore, genere letterario nel quale Matteo Donato Gallucci ha vinto il Premio Tolkien negli anni 1983-1984.1985. Il volume, Aletti Editore, pagg. 245, XVIII Capitoli, è stato presentato nei giorni scorsi presso l’Auditorium del Centro Sociale “Pasquale Sacco” di Rionero in Vulture nell’ambito della rassegna “Incontri con gli autori” promossa ed organizzata dall’Amministrazione comunale - Assessorato alla Cultura. L’importante appuntamento culturale, coordinato da Nicola Giansanti, dopo il saluto del sindaco di Rionero, Antonio Placido, ha visto i brillanti interventi dei presidi emeriti Donato Martello a Riccardo Rigante che hanno evidenziato il pregio dell’opera ed esaltato le notevoli doti di narratore di Matteo Donato Gallucci che con quest’opera si conferma ancora una volta narratore e romanziere di sicuro avvenire nella letteratura nazionale. Alcuni passi del romanzo sono stati letti con garbo dall’ins, Pietro D’Adamo.
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IN PLATEA CINEMA RANIERI
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ul calendario puoi leggere date importanti, ma quelle da non dimenticare sono scolpite nel mio cuore .. Oggi potrebbe essere un giorno come tanti, ma c’è un piccolo particolare: è il compleanno della persona più speciale del mondo. Una persona importante come te meriterebbe di essere festeggiata tutti i giorni .. BUON COMPLEANNO AMORE MIO!! Ti amo Gregorio ..
L’esercito presenta il calendario 2013
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l 06 Dicembre scorso alle ore 11.30, nella caserma “De Rosa” di Potenza sede del Comando Militare Esercito Basilicata, è stato presentato il CalendEsercito Duemila13. Il Colonnello Salvatore Calderaro Comandante Militare di Basilicata, alla presenza dei rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, della Croce Rossa, del Nastro Azzurro, dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia, dei Media Nazionali e Locali, ha illustrato i dodici scatti che compongono il CalendEsercito Duemila13. Il Calendario intitolato “Il Cuore delle Missioni”, quest’anno ricorda i trent’anni dall’inizio della partecipazione italiana alle operazioni di gestione delle crisi internazionali e soprattutto coloro che ne sono stati e ne sono i protagonisti: gli uomini e le donne dell’ Esercito Italiano. Nei dodici scatti del calendario si è inteso rappresentare il continuum di emozioni e sacrifici che legano la prima missione in Libano alle attuali e al contempo, raccontare la preparazione e la condotta delle attività dalla prospettiva che meglio
rende la realtà dei fatti: quella che passa attraverso gli occhi dei nostri soldati Comando Militare Esercito Basilicata CAP. Francesco Giampà Capo Sezione Pubblica Informazione e Promozione Reclutamento
Via Ciccotti 32, 85100 POTENZA Tel./Fax 0971 45270 Mail: sezpipr@cmepz.esercito. difesa.it
Le avventure di CAPITAN VAFF di king buffino
Venosa, ha incantato il film “amour” di Michael Haneke di Armando Lostaglio
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enosa. Commosso il pubblico del cinema Lovaglio, emozionato eppure coinvolto dalla drammaticità leggera del film AMOURE di Michael Haneke, semplicemente un’opera eccellente. Ha vinto la Palma d’oro a Cannes, nel maggio 2012. Uscito ad ottobre anche nelle sale italiane, il film non tradisce le aspettative di un autore talmente perfezionista come Haneke, capace di mostrare “quella violenza contro gli altri o contro se stessi di cui è capace l’essere umano”. Con il suo precedente film. Il nastro bianco, solo tre anni fa, aveva vinto un’altra Palma d’oro: due primissimi riconoscimenti in breve tempo, straordinario. In questo citato film (un eccellente bianco e nero), ambientato in un villaggio tedesco nel 1913, all’autore non interessa scoprire chi si nasconde dietro inspiegabili episodi di violenza, quanto piuttosto riflettere su una società che sta ponendo a dimora i semi che il nazismo metterà a frutto, dopo la Prima Guerra Mondiale. In “Amour”, invece, Haneke si misura con il sentimento amoroso, non già quello giovane da “stato nascente”, bensì quello di una coppia di ottantenni, uniti da un’incessante carica affettiva mai scalfi-
ta nemmeno dalla malattia e dal dolore, causato da un ictus che colpirà la moglie. E nemmeno dall’invecchiare dei corpi: l’amore invecchia e patisce con loro. Ad interpretare la coppia sono gli immensi Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva, eccellenti in ruoli tanto delicati. La figlia della coppia parigina (nel film) è Isabelle Huppert, icona francese del grande cinema nel mondo. Senza Trintignant – ammette il regista – il film non si sarebbe realizzato. Poche battute lasciano trasparire una forte intesa nella coppia, persone di raffinata cultura, già insegnanti di musica. La malattia della donna arriva come un lampo a ciel sereno, mentre fanno colazione. Parlando del concerto di un loro allievo la sera prima, sembra che la coppia accolga lo spettatore nella loro casa con sensibilità e delicatezza, come ospiti invisibili. La loro naturalezza è disarmante, e persino l’arrivo del degrado fisico, con la totale assistenza da parte del marito, ci rendono partecipi di una quotidianità che si dipana ora per ora. La coppia decide di isolarsi da tutto e da tutti, compresa la figlia (Isabelle Huppert), che sembra, almeno all’inizio, quasi indifferente ai genitori. Il resto non va raccontato, vi è una idea di vita e di morte che lambisce
i loro gesti; e vige una sorta di simbolismo: il piccione catturato dall’anziano nell’ingresso di casa, con una tovaglia e tenuto vicino al viso prima di liberarlo, un ultimo emblema di vita prima che tutto si compia. E la fine della coppia: l’uscita di scena e di casa viene raccontata con una sensibilità senza pari. Lui accompagnerà la moglie ma, dimenticando di indossare il cappotto, fa quasi intuire che il suo corpo, nonostante l’amore verso la moglie, voglia ribellarsi alla fine, ormai ineluttabile. Con lunghi piani-sequenza, Haneke sembra voglia fermare il tempo. E lo ferma nell’ultima scena, con la figlia (Huppert) seduta nel salotto di casa, sola, senza più famiglia né la sua, né dei genitori: loro almeno erano uniti. E’ anche questo il segno dei tempi, quando i sentimenti decadono, come quella coppia di anziani che si amavano, oltre la morte. Una eleganza espressiva ed una maniera leggera di dare senso alla dignità sono gli elementi che condensano quest’opera drammatica, in una visione del cinema che sa diventare linguaggio universale.
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I quesiti su “relatività e logica comune” di Controsenso: il dibattito si accende
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entile Direttore, Abbiamo letto con interesse e piacere l’articolo apparso, sabato 17 Novembre, nella rubrica Monitor di Controsenso. È un’elegante sintesi di un argomento speciale di Fisica che molti dovrebbero conoscere perché è un traguardo importante dello sviluppo del sapere umano; riassume molte conoscenze sia scientifiche sia di cultura in senso ampio. Consigliamo ai giovani di leggerlo, ma soprattutto conservarlo perché un giorno, ognuno sentirà il bisogno di conoscere meglio il più affascinante mistero che ci circonda: il Cosmo e le sue leggi. Questa estate abbiamo letto, anzi studiato con discreto profitto, il libro di Ivan Russo, intitolato “Relatività e logica comune” ed edito da Rubattino Università. L’autore si è posto l’obiettivo di semplificare le formule matematiche di supporto alla teoria della relatività, mantenendo gli stessi concetti e principi formulati da Albert Einstein. Intendiamo discutere del primo e terzo quesito affermando che, da un punto di vista matematico, sono entrambe vere le uguaglianze, scritte sotto forma di proporzioni. Per una proporzione la cosa più complessa è quella di stabilire come e quando le quattro misure possono essere scritte con quella relazione. La discussione per risolvere la questione non è semplice, anzi spesso conduce verso difficoltà insormontabili. In verità, è ripresa una semplificazione delle equazioni di campo già adottata da grandi scienziati come Maxwell, Lorentz, Bernard Russell e da Michele Besso, ingegnere svizzero, sconosciuto ma molto importante per Einstein. Le due proporzioni rappresentano il punto di partenza degli altri due quesiti o meglio di una qualsiasi tesi o lezione che abbia come scopo la divulgazione di massa della “teoria della relatività”. E’ opportuno precisare che i risultati finali degli altri due quesiti sono noti da molto tempo, proposti con metodi di calcoli diversi, da autorevoli fisici (Swarzschild, Parisi, ecc). Russo esplicitamente
dichiara di non
pretendere di “costruire” il campo gravitazionale di un corpo celeste di grande massa o indagare le particelle subatomiche, ma utilizza le due proporzioni suddette come ancora di riferimento per sintetizzare la teoria della relatività. In sintesi nelle due proporzioni, si legge la conferma che spazio e tempo non sono assoluti ma relativi, sia rispetto all’osservatore, sia rispetto alle cose osservate; più velocemente ci si muove, più questi effetti si dilatano. Non siamo in grado di raggiungere la velocità della luce; se provassimo a farlo, ci distorciamo fino a trasformarci in energia. Molti si sono impegnati a rendere questi concetti accessibili, tra cui Bertrand Russell (filosofo e matematico) che, nel 1925, scrisse L’ABC della relatività, utilizzando formule matematiche ricavate dal triangolo di Pitagora. Ha avuto notevole successo, ma fu stroncato dall’astronomo inglese sir Arthur Eddington con una battuta. Quando un giornalista chiese a Eddington se egli fosse, una delle tre persone al mondo, in grado di comprendere la teoria della relatività, rispose, dopo una lunga pausa: sto cercando di immaginare chi possa essere la terza. Il riferimento era palese perché aveva appena fatto osservare un’incongruenza nelle unità misura nel metodo di calcolo di Russell (errore irrilevante che poteva essere eliminato facilmente). Questo non può succedere nel metodo di Ivan Russo perché le proporzioni dei tempi sono separate da quelle delle lunghezze e delle masse. Se qualche errore esiste, è opportuno segnalarlo; anche Einstein ha corretto alcuni errori di calcolo e d’impostazione su segnalazioni e consigli (etere, costante cosmologica, ecc). La relatività senza la matematica è come un romanzo senza protagonista o il pretendere di lavorare senza fatica. Spesso ci capita un libro o un articolo che la spiega, magari si capisce, ma quando pensiamo di avere appreso il necessario, torna a sfuggirci. Bisogna incominciare daccapo perché non abbiamo chiaro le formule matematiche che sintetizzano i risultati eccezionali ai quali si perviene. Questo dubbio tormentava il giovane Einstein nei primi anni del
‘900; aveva difficoltà a stabilire un nesso logico tra i risultati, poco comprensibili, delle sue “meravigliose sedici equazioni del campo gravitazionale” e la realtà fisica che lo circondava. I risultati matematici ottenuti ribaltavano concetti che sembravano immutabili: la lunghezza, la massa e il tempo cambiavano significato. Non erano quantità fisiche immutabili (Galilei, Newton) ma potevano ridursi e dilatarsi. Fu la moglie che lo consigliò di discutere l’argomento con il giovane Michele Besso, anch’egli impiegato dell’Ufficio Brevetti di Berna, e ottimo conoscitore sia della geometria iperbolica (branca della matematica sviluppatasi negli ultimi duecento anni), da cui derivano le equazioni di campo, sia della geometria euclidea, i cui principi e assiomi sono vecchi di quasi duemila anni. Einstein, gli espose i nuovi principi della relatività ristretta e fece un esempio di calcolo del fattore di Lorentz √(1-v2/c2) che serve a legare il tempo dell’osservatore fermo τ a quello del viaggiatore dello spazio θ con la formula τ=θ/√(1-v2/c2). Michele Besso, dopo qualche mese, tolse ogni dubbio al genio tedesco perché gli effetti inspiegabili delle equazioni di campo sono descritti, in modo efficace, da una semplice equazione del tipo y2=1-x2, detta equazione della “contrazione”. Questa equazione descrive la diminuzione di una quantità, soggetta a erosione continua, come un serbatoio di liquidi o qualsiasi altra cosa che viene ridotta nel tempo. Fornì ad Einstein una bella elezione di analisi matematica, assicurandogli che la relazione del suo fattore di Lorentz poteva essere sviluppata in serie e nel suo caso, essendo la velocità della luce un numero elevato, bastavano i primi due termini par avere un valore quasi esatto (1-v2/c2)½ ≅ [1-(1/2)(v2/c2)]. In pratica per v=0, otteniamo l’uguaglianza 1-0=1-0, mentre per valori di v<c elevati abbiamo (1-v2/ c2)½ ≅ [1-(1/2)(v2/c2)]= 1-q, dove q è una quantità minore di uno. Ciò significa che un viaggiatore che si muove lentamente (v piccola) il fattore di Lorentz
è quasi uno, mentre diminuisce molto per alte velocità. In pratica, il nostro viaggiatore ottiene misure del suo tempo θ e anche di lunghezza inferiore a chi sta fermo. Però i due sono d’accordo sulla velocità della luce (c=300.000 km/ sec). Questa discussione, unitamente ai risultati che la velocità della luce non si somma a quella di un oggetto in movimento, scaturiti da un esperimento degli americani Michelson e Morley, convinse Einstein a pubblicare nel 1905, sulla rivista tedesca Annalen der Phisik, l’articolo dal titolo: sull’elettrodinamica dei corpi in moto. L’articolo non aveva note e conteneva poche formule di matematica (nemmeno la più famosa E=mc2) e nelle citazioni era riportato un caloroso ringraziamento per Michele Besso. Questi sono parte degli avvenimenti che precedettero la formulazione della teoria della relatività speciale; un contenuto semplice, presentato in punta di piede, stava compiendo la rivoluzione nelle conoscenze e nella vita dell’uomo. Rimaneva da capire cosa succedeva alla massa
(M) e all’energia (E). Ancora una volta, Michele Besso fu di sostegno a Einstein (la sua famiglia si prese cura per lungo tempo anche dei figli del genio tedesco) e fece un discorso che ricalca quello fatto da Ivan Russo e riportato nel quesito n.2. Nell’occasione, fece notare ad Einstein che il fattore di Lorentz o meglio l’equazione y2=1-x2, può essere interpretata sia come proporzione [y medio proporzionale tra (1-x) e (1+x)] sia come la relazione che lega i cateti e l’ipotenusa di un triangolo rettangolo. Newton, per studiare il movimento dei corpi celesti, partiva dal teorema di Pitagora con cui ricavava equazioni di terzo grado le cui rappresentazioni grafiche sono curve (ellittiche), adatte a descrivere le traiettorie di stelle e pianeti. Maxwell e Lorentz, consapevoli che pochi erano in grado di comprendere le equazioni di campo, per divulgare i nuovi concetti del magnetismo, partivano dai risultati finali di queste equazioni, espressi in forma di proporzione. La complessità in campo scientifico non è un buon segno, perché quando si mira ad una conoscenza chiara e approfondita della
natura, si ricercano metodi di studi che siano semplici, belli e simmetrici. Finiamo con una leggenda che può sembrare una notazione campanilistica. Il protagonista, in effetti, potrebbe essere considerato il più grande “semplificatore” di procedimenti matematici. Ivan Russo, come molti Lucani, ha ereditato il gene della matematica (efficace e semplice) da qualche antenato vissuto 2500 anni fa nelle nostre contrade. Si racconta che Occello Lucano, il migliore allievo di Pitagora, per sfuggire al tiranno di Taranto che lo voleva al suo servizio con le buone o con le cattive si sia rifugiato sulle colline del Medio Basento (Serra di Vaglio). Una storia notevole riguarda un altro allievo lucano di Pitagora; si tratta di Ippase da Metaponto. Fu il primo a ipotizzare l’esistenza dei numeri irrazionali, concetto del tutto inaccettabile per Pitagora. Egli morì giovanissimo durante un nubifragio, forse annegato per aver concepito un pensiero <<blasfemo>>. Ing. Michele Grieco, dott. Antonio Rita
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REPORT
8 Dicembre 2012
Basilicata
Nasce “L’Autore”: il numero zero presentato a Venezia S
i chiama “L’Autore” la nuova creatura di Arduino Sacco, editore originario di Bella ma operativo da sempre a Roma. Si tratta di una rivista
letteraria che sarà distribuita a livello nazionale nel circuito delle librerie, e il cui numero zero è stato presentato lo scorso fine settimana a Venezia Mestre nel corso
della seconda Convention dell’Autore, organizzata sempre dall’editore. Il giornale, che inizialmente avrà una periodicità trimestrale, è diretto dallo scrittore e giornalista potentino Walter De Stradis e ospiterà racconti, recensioni, interviste: tutto
rigorosamente frutto del lavoro di esponenti della scena letteraria italiana “indipendente”, al di fuori, cioè della grande distruzione. Si tratta di un’iniziativa unica nel suo genere, e in solitaria sul panorama nazionale, che si propone di riportare in auge il discorso interrotto di
una celebre rivista come La Fiera Letteraria. Delle redazione del giornale fanno parte, oltre a De Stradis e allo stesso Sacco, Aurora Di Giuseppe, Carlo Alberto Cecchini, Rosa Santarsiero, Virginia Cortese e altri ancora. La grafica de L’Autore è
affidata a Giovanna Cafaro. Il numero zero è già in distribuzione nelle librerie di Potenza. L’uscita del numero uno è prevista per marzo, in concomitanza di una nuova convention.
Il mito dei Genesis rivive nel libro di Carlo Alberto Cecchini
“G
enesis. When in Me …”, Arduino Sacco Editore, è il libro in cui Carlo Alberto Cecchini ci racconta i Genesis, gruppo di importanza mostruosa nella storia del rock. Nel 1969 a Londra comincia l’inarrestabile ascesa
del gruppo di Peter Gabriel verso successi mondiali, che andranno avanti senza sosta per circa un trentennio. La formazione originale era composta da Peter Gabriel (cantante, flautista, oboista e percussionista), Anthony Phillips (chitarrista), Tony Banks (tastierista), Mike Rutherford (chitarrista e bassista) e Chris Stewart (batterista). Nel corso degli anni questa formazione subirà defezioni e cambiamenti. Il sound degli esordi è classicheggiante ed a tratti pop. Le canzoni sono semplici e ispirate a riferimenti biblici (da qui “Genesis”), al contrario gli arrangiamenti sono molto costruiti
e complicati. Seguiranno anni difficili per il gruppo, che passerà per manager incapa-
ci e validi batteristi, mentre la loro musica continuerà a cambiare stile. Dalle canzo-
ni brevi Pop Rock, a stili che integrano il rock e la musica sinfonica tanto da entrare nel filone cosiddetto “progressive rock”. Si può dire che ognuno dei loro dischi è stato di transizione, perché la personalità dei Genesis è sempre stata estremamente sfaccettata ed in continua evoluzione. Ed è proprio la multiforme ingegnosità melodica dei Genesis che emerge dalle pagine di Carlo Alberto Cecchini. Egli ci trasporta nei trent’anni delle loro esperienze musicali, attraverso i concerti, i tour, ma anche le vicende personali dei componenti del gruppo: come negli anni 70’ con l’abbandono del frontman Peter Gabriel, sostituito da Phil Collins. Sono pagine,
quelle di Cecchini, dense di date, nomi, ricordi, di colonne sonore che hanno accompagnato la vita di intere generazioni. La descrizione della vita musicale di questa band inglese è veloce e avvincente, come la cronaca di un viaggio che non avrà mai un capolinea, perché i Genesis hanno avuto e avranno per sempre un posto speciale nelle anime dei loro fan. La notte del 14 luglio 2007, con il “Turn It On Again Tour 2007”, i Genesis hanno consegnato per sempre il loro mito alla storia. Alessia Nardozza
AVVISO A TUTTI GLI SCRITTORI “A BASSA DISTRIBUZIONE” Avete pubblicato un libro per una casa editrice piccola o indipendente? Inviateci il libro che avete pubblicato, lo recensiremo su queste pagine, e invieremo le copie spediteci alla libreria dedicata “L’ Autore” di Bella – PZ, che le esporrà e le metterà in vendita. Per maggiori info contattare controsenso@email.it e telefonare allo 0971/092255. oppure inviate direttamente i libri a: Redazione Controsenso Basilicata, Via Vespucci snc – Parcheggio Tre 85100 Potenza.