Info Rionero, dicembre 2012

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PICCOLACITTA’- informazione sugli eventi culturali e sociali della nostra città

LAVORI PIAZZA FORTUNATO

Dicembre 2012 Dal sorgere del sole s'irradi sulla terra il canto della lode.

31 Novembre 2012

Il creatore dei secoli prende forma mortale per redimere gli uomini.

20 novembre 2012 Comune di Rionero in Vulture www.comunedirioneroinvulture.pz.it Numero Verde 800-604444 www.youtube.com/rioneroinvulturetv www.rioneroinvulturetv.ilcannocchiale.it

(Stampato in Proprio) Associazione Vibrazioni Lucane Via Ortilizi, Rionero (Pz) evasion.giornale@libero.it Tel: 349.6711604

Maria Vergine Madre porta un segreto arcano nell'ombra dello Spirito; dimora pura e santa, tempio del Dio vivente, concepisce il Figlio. Nasce il Cristo Signore, come predisse l'angelo e Giovanni dal grembo.

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Giace povero ed umile colui che regge il mondo, nella stalla di Betlem.

Piccola Città, Autorizzazione Tribunale di Melfi n.2/91, Direttore Responsabile Armando Lostaglio

Lo annunziano ai pastori schiere di angeli in festa, cantando gloria e pace.

INDUSTRIA GRAFICA FOTOGRAFICA – Rionero in V.

A te sia lode, o Cristo, al Padre e al Santo Spirito nei secoli dei secoli. Amen.


Torre degli Embrici

Sebbene l’Italia sia da sempre un paese approfonditamente studiato sotto l’aspetto storico e artistico, il Vulture rappresenta una di quelle zone della nostra nazione meno interessate da interventi di scavo e ricerca archeologica, dato confermato dal fatto che per diversi decenni non è stato organizzato un intervento archeologico di grande rilievo.

Tra le prime testimonianze vennero fortuitamente riportate alla luce alcune tombe dai soldati ungheresi intorno al 1860; nel ventesimo secolo, diversi scavi clandestini privarono l’Italia meridionale di gran parte del suo patrimonio; ad Atella negli anni ’70, uno scavo guidato da un team di canadesi si interruppe soltanto dopo una stagione; i successivi interventi di scavo, per lo più d’emergenza, immediatamente

conseguenti a ritrovamenti casuali e raramente organizzati in maniera sistematica, non hanno restituito informazioni tali da agevolare la ricerca e gli studi circa la ricostruzione storica dell’area vulturina.

Questa “ricostruzione storica” pare possa essere favorita dai recenti approfondimenti degli scavi di “Torre degli Embrici”, che hanno consentito di rinvenire testimonianze di antichi insediamenti di età lucana e romana, che risalgono ad un periodo storico che va dal IV sec. a.C. fino al VII sec. d.C..

La vicinanza tra l’area del Vulture, la zona di cultura Daunia e la valle dell’Ofanto, fa della Lucania un punto nodale del sud, da molti studiosi definito un vero e proprio “crocevia di culture”, ovvero “un passaggio obbligato verso le montagne", già a partire dall'arrivo delle tecnologie agricole Neolitiche, nel 7° millennio a. C., fino ai periodi protostorici e storici. I materiali rinvenuti nell’area di cultura Daunia e nella valle dell’Ofanto, così come quelli recuperati grazie alle ricognizioni nella zona del Vulture, sono

testimonianza di un prolifico commercio e di una importante vitalità di scambi culturali sin dall’ epoca antica. Intorno al 291 a.C., le popolazioni del Vulture furono sottomesse dai Romani che fondarono una delle più floride colonie a Venosa. Quest’ultima per la sua posizione geografica strategica, rappresentava infatti un importante centro di comunicazione delle Puglie con la Lucania e dei Sanniti con Taranto.

“Pagus” del territorio Venosino, che si estendeva ben oltre il massiccio vulcanico del Vulture fino al fiume Ofanto ad Ovest e il territorio della Valle di Vitalba a sud-est, in base agli importanti ritrovamenti archeologici, si è giunti a concludere che il territorio di Rionero sicuramente fosse all’epoca un centro strategico di raccolta delle truppe romane, che in questa zona facevano i loro approvvigionamenti alimentari e si nutrivano dei prodotti della zona. Infatti, in contrada Serra S.Francesco, Cappella Priore e Padulo sono state rinvenute diverse monete, sigilli in bronzo, monili, fibule, oggetti vari, ceramica a figure rossa, spiedi e candelabri in piombo appartenenti al V° secolo a.C.. Nella zona di Rionero sono stati, inoltre, individuati alcuni resti di strutture tipiche dell’architettura romana, tra cui i più imponenti sono quelli del sito di Torre degli Embrici.

Situato sui pendii più bassi del Vulture, “Torre degli Embrici” è un insediamento che è stato interessato da diverse fasi di utilizzo già a partire dall’epoca lucana (IV sec. a.C.); in epoca romana L’antico sito lucano venne trasformato in una villa rustica con ambienti adibiti ad uso termale.

La villa era fornita di un calidarium, un tepidarium con annessa fornace, una fontana con vasca, alimentata da fistulae di piombo circondata da murature. Sono state rinvenute diverse strutture appartenenti a vari ambienti, con fontana a nicchie e vasche, 28 monete di bronzo ed argento, coltelli ed utensili, armi in ferro, anfore da trasporto di produzione africana... Molto interessante è il ritrovamento di una statua acefala in marmo raffigurante Afrodite, copia di originali

ellenistici risalenti alla scuola di Prassitele. Questo reperto, conservato per decenni nella Biblioteca comunale in Palazzo Fortunato, ora è conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Melfi. I lavori di recupero sono cominciati da circa venti anni, ma è stato nell’ultimo quinquennio, grazie all’attenzione rivolta al progetto di intervento presentato dal professor R. N. Fletcher all’Amministrazione Comunale di Rionero, che questi scavi hanno avuto una decisa accelerata verso la realizzazione di un degno Parco Archeologico.

“Anche quest’anno, come negli ultimi 5 anni – riferisce l’Assessore alla Cultura Vito D’Angelo -, grazie al supporto e alla supervisione della Soprintendenza per i beni archeologici della Basilicata, in particolare il Dott. Antonio De Siena, la Dott.ssa Ciriello e il Dott. Sandro Ferrara, e grazie all’impegno dell’archeologo australiano e Direttore del Progetto Prof. Richard Fletcher, è stato possibile ospitare, tra studenti e professori, circa 50 archeologi da tutto il mondo: studenti danesi, statunitensi, tedeschi, australiani, israeliani, finlandesi e giapponesi dell’importante Università canadese di Alberta e di Ben Gurion di Tel Aviv, per circa due mesi hanno lavorato ininterrottamente sul sito di Torre Degli Embrici. Poter ospitare questi studenti da tutto il mondo è un’occasione di socializzazione e di uno scambio culturale per la

nostra comunità. Ridare luce a questo insediamento ci consentirà di recuperare la nostra identità, capire da dove veniamo.

Un ringraziamento per l’impegno profuso va anche agli uffici comunali, alla Dott.ssa e archeologa Pasqualina Iosca e al consigliere comunale Mauro Nardozza, braccio di raccordo tra la struttura archeologica e l’amministrazione”. “Quest’anno a causa di alcune difficoltà economiche – riferisce inoltre il Sindaco Placido – il progetto rischiava di saltare. Grazie però alla caparbietà del Professor Fletcher e agli sforzi profusi dall’Amministrazione Comunale, siamo riusciti a portare avanti il progetto e ad ospitare gli studenti, i professori e gli archeologi nelle nostre strutture allestendo un’adeguata foresteria nell’Istituto Comprensivo M. Granata di Rionero”.

Sulla stessa scia il consigliere comunale M. Nardozza aggiunge: “La crisi economica, che ha colpito in particolar modo i comuni di medie e piccole dimensioni, ci ha obbligati ad


affrontare diverse situazioni d’emergenza e ci ha impedito quest’anno di poter rivolgere le attenzioni di sempre al progetto. Il mio rammarico è che non siamo riusciti, come nelle campagne di scavo degli scorsi anni, a realizzare una opportuna interazione tra gli archeologi e gli studenti stranieri e la comunità rionerese.”

Quale futuro però per questo sito? ”L’obiettivo principale - sottolinea D’Angelo - è di poter aprire, quanto prima, il sito di Torre degli Embrici al pubblico. E’ interessante pensare in futuro di poter approfondire potenzialmente questo scambio culturale.

Il particolare momento finanziario che stiamo attraversando non ci consente di mettere in piedi grandi progetti ma sarebbe interessante poter organizzare una scuola estiva per studi storici e archeologici che abbia torre degli embrici come fulcro. Una scuola che possa poi allargarsi a tutto il territorio e abbracciare altre importanti zone archeologiche come Venosa, Banzi, Forenza e Vaglio”.

ricostruire in maniera puntale la storia della popolazione del Vulture-Melfese.

L’intenzione è confermata dal Professor Fletcher: “L’anno prossimo vorrei coinvolgere nella direzione del progetto altri due professori: un esperto di Archeologia Classica ed uno di Studi Medievali.

L’ambizione è quella di dar presto vita ad una scuola estiva per studenti stranieri ed italiani. Ci auguriamo che questo possa portare presto alla realizzazione di un Istituto Internazionale di Studi del Sud Italia proprio partendo dalla città di Rionero in Vulture, considerata la valenza che il sito ha mostrato avere nella ricostruzione delle vicende storiche dell’intera area”. Grazie al rinvenimento di 140 siti nel territorio del Vulture e l’approfondimento delle ricerche della maestosa villa romana di Torre degli Embrici (200 metri x 250 metri) il Prof. Fletcher ha già dimostrato che il sito può ancora restituire significativi reperti che consentirebbero agli studiosi di

Sarebbe però opportuno procedere quanto prima alla stampa di una pubblicazione sul sito, essendo fondamentale tenere alta l’attenzione su questi scavi; pubblicazione che magari potrà entusiasmare altri esperti di tutto il mondo, disposti a collaborare con il Prof. Fletcher. Le istituzioni, e soprattutto la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, facciano capire quanto e come intendono “investire” su questo importante progetto, ed in particolare sui prossimi interventi archeologici previsti per il sito di Torre degli Embrici. La speranza è che lo scavo non venga abbandonato ma che anzi diventi uno dei fulcri della ricerca archeologica di Basilicata. Andrea Gerardi

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CONVEGNO FIDAPA IL PARTO INDOLORE: DAL BUIO ALLA LUCE

Cure palliative e terapia del dolore è stata la tematica trattata nell’ultimo convegno organizzato dalla FIDAPA, sezione di Rionero in Vulture, il 16 novembre 2012 presso il Centro Sociale, con particolare riferimento ad un momento fondamentale nella vita della donna: quello del parto e della nascita di un figlio. Il titolo del convegno è stato, appunto, “Il parto indolore: dal buio alla luce”. A trattare questo interessante argomento sono state invitate la dott.ssa Filomena Petrilli, ginecologa presso il CROB IRRSS di Rionero, la dott.ssa Liliana Romano, ginecologa presso il Distretto Sanitario di Potenza, la dott.ssa Caterina Mastroiorio, ostetrica, e l’avvocato Rosa Lovaglio. E’ intervenuta come figura istituzionale la dott.ssa Rachele Verrastro, assessore alle Pari Opportunità del Comune di Rionero in Vulture. Ad introdurre il tema del parto indolore è stata la presidente della FIDAPA, prof.ssa Luisa Di Lucchio, che ha spiegato le ragioni di questa scelta. La FIDAPA, che è un movimento di opinione, sta svolgendo a livello nazionale un’intensa azione di informazione e di sensibilizzazione di tutti i cittadini, degli operatori sanitari e delle donne sull’utilizzo delle cure palliative e della terapia del dolore e, in modo particolare, sul diritto della donna a scegliere liberamente come partorire. Le sezione FIDAPA di tutta l’Italia hanno inviato al Ministro della Salute ed alla Commissione Sanità del Senato una richiesta per reinserire il parto indolore con anestesia epidurale nei LEA, i Livelli Essenziali gratuiti di Assistenza, per consentire alle Regioni di organizzare il parto indolore nei punti nascita con più di 1000 nati all’anno e di informare le

donne, negli ospedali e nei consultori, della possibilità di scegliere di non soffrire. Inoltre tre socie senatrici, medici, sono state nominate coordinatrici della Commissione sanitaria per l’applicazione della legge n.38 del 2010 che regola la materia delle cure palliative del dolore in tutte le strutture sanitarie pubbliche nazionali e regionali.

La n. 38 è una legge innovativa, all’avanguardia in Europa per lo spirito e le disposizioni contenute, ma largamente disattesa e di cui pochi conoscono l’esistenza. Proprio perché questo movimento di idee e di iniziative tende a migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini e della donna in particolare,la sezione FIDAPA di Rionero ha promosso questo incontro per conoscere le pratiche socio-sanitarie e le tecniche per il controllo del dolore nel travaglio del parto. Vogliamo conoscere e far conoscere questa metodica perché la donna, che sta affrontando il percorso della maternità ,abbia il pieno diritto di vivere questa fondamentale esperienza in piena sicurezza e serenità. La Presidente continua dicendo che in Italia tale tecnica medica stenta ad essere applicata, anche se essa è ampiamente utilizzata da oltre venti anni in tutto il mondo occidentale. La percentuale dei parti epidurali in Francia raggiunge il 30%, in Gran Bretagna il 70% e negli Stati Uniti l’80%. Nel nostro Paese la percentuale si ferma al 16% , fra strutture pubbliche e private, situate per lo più nell’Italia settentrionale. Ciò è dovuto alla scarsa conoscenza del metodo, alla scarsa disponibilità del servizio sanitario nazionale e regionale, quando è disponibile è a pagamento. Eppure l’Italia detiene in Europa il primato dei parti cesarei con una percentuale del 40%. Questi concentrati al Sud. Quindi il parto fisiologico indolore può essere

adottato senza eccessivi costi aggiuntivi, mentre il riordinamento dei corsi di laurea di medicina e chirurgia per inserire l’insegnamento di cure palliative e di terapia del dolore, creerebbe nuove figure professionali e opportunità di lavoro per tanti giovani medici. L’esigenza di attenuare il dolore durante il travaglio del parto non è nuova e in tutti i tempi si sono adottati rimedi più o meno efficaci. La storia racconta che la regina Vittoria, che di parti ne ha avuti nove, autorizzava il suo medico ad usare il cloroformio durante la nascita di alcuni figli. Nelle civiltà contadine si utilizzavano gli infusi di erbe. La Presidente riconosce che in Basilicata questa tematica è poco dibattuta, se non fra gli addetti ai lavori, mentre una certa diffidenza si riscontra proprio fra le donne, perché il dolore è considerato connaturato al parto. Partorire senza dolore equivale a partorire in modo non naturale e senza alcuna sensazione. Quindi c’è da superare un retaggio culturale, come se la condanna inflitta ad Eva di partorire con dolore, penda ancora sulle nostre teste. La Presidente conclude il suo intervento con l’augurio di poter dare un piccolo contributo alla realizzazione della cultura della non sofferenza.

Prende poi la parola l’assessore Rachele Verrastro che, nel porgere i saluti dell’Amministrazione comunale ,esprime il suo affetto, la vicinanza e l’adesione alle iniziative della FIDAPA per la promozione e la valorizzazione della donna nella nostra Comunità. Riconosce il sicuro interesse che questo tema riscuote,nel contempo rileva come sovente succede che una opportunità o un diritto riconosciuti alle donne non sempre coincide con l’applicazione di quel diritto. Quasi sempre succede che al riconoscimento formale di un diritto non corrisponde la piena applicazione di esso, con la possibilità di esercitare


fino in fondo ciò che la legge riconosce.Come si riscontra nelle storia delle conquiste femminili ci sono volute grande coraggio e grandi battaglie per arrivare a dei risultati concreti. Anche quello sul diritto al parto indolore è più una possibilità di scelta che un accesso all’esercizio, riconosciuto sulla carta piuttosto che effettivamente esercitato. L’Osservatorio sulla salute della donna non presenta dati confortanti sulla possibilità di usufruire di questo servizio. Inoltre, aggiunge, le difficoltà economiche e finanziarie non permettono di coprire le spese per il personale nelle strutture sanitarie. Quindi come politici è necessario insistere e lottare affinchè tutto ciò che riguarda le donne diventi prioritario rispetto a tutto il resto.

La dott.ssa Liliana Romano, riportando la sua esperienza di ginecologa impegnata sul territorio a diretto contatto con tutte le problematiche femminili, dichiara che compito delle ginecologhe è accompagnare le donne a superare le loro ansie e paure e ad affrontare il parto in modo sereno. Il parto analgesico è una conquista visto che oggi si parla diffusamente di terapie del dolore applicate in ogni ambito e non solo in oncologia. Per rendere meno doloroso il parto si parla di parto ipnotico, di parto in acqua, di trening autogeno, una tecnica di rilassamento e di respirazione. Il dolore al momento del parto comporta modificazioni a livello endocrino con l’innalzamento degli ormoni dello stress provocando una vasocostrizione che significa un aumento della pressione arteriosa, un aumento del lavoro cardiaco, quindi un maggiore impegno fisico della donna. In donne con particolari patologie diventava rischioso il parto spontaneo, per cui si praticava il parto cesareo. Ancora modificazioni circolatorie, crisi ipertensive.

La vasocostrizione uterina comporta difficoltà a livello placentare che può produrre sofferenza fetale. Quindi, secondo la dott.ssa Romano, il parto indolore migliorano il benessere e la salute sia della madre che del bambino,in quanto migliorano le contrazioni uterine e la durata del parto si abbrevia. Infine conclude asserendo che i ginecologi lavorano per migliorare i parti naturali cioè per umanizzarli, quindi bisogna abbandonare ogni diffidenza e perplessità, tenuto conto che la richiesta di parto indolore e in continuo aumento anche nel Sud. Questo è un modo anche per far ridurre i parti cesarei che costano tanto al sistema sanitario regionale.

Prosegue il discorso la dott.ssa Filomena Petrilli con un’ampia e articolata relazione sulla partoanalgesia che ha lo scopo di ridurre il dolore del travaglio. Spiega la relatrice che molte donne riescono ad affrontare senza ansia e paura il parto e il dolore del travaglio, invece altre hanno difficoltà ad affrontare il dolore e a vivere questo momento in modo sereno. In quest’ ultimo caso l’analgesia ostetrica consente di controllare efficacemente il dolore partorendo in modo naturale e spontaneo. Una figura medica molto importante per questa metodica è l’anestesista ostetrico, ancora poco presente nelle strutture sanitarie. L’analgesia ostetrica non è molto praticata nel Sud, secondo la relatrice, per la scarsa informazione intorno a questa tecnica e, soprattutto, per la carenza di personale che impedisce la presenza di un anestesista 24 ore su 24. La dott.ssa Petrilli continua dicendo che il dolore da parto è una conseguenza dell’evoluzione della specie. Gli animali non soffrono al momento del parto, invece la razza umana soffre in seguito al passaggio dalla posizione a quattro zampe a quella eretta, perché è cambiato il rapporto

fra il bacino, i femori e le articolazioni delle anche. La donna ha le natiche più pronunciate, il bacino si è ruotato e non è più un canale ampio e facile da essere attraversato, ma è diventato un tunnel tortuoso attraverso il quale deve passare il feto. Quindi la stazione eretta ha reso difficile il passaggio del bambino che ha una testa più grande rispetto a quella degli animali, ma ancora flessibile.

Segue una cronistoria dell’analgesia ostetrica dal 1885 ai giorni nostri. La relatrice si è poi soffermata nel descrivere i benefici per la madre: l’eccellente controllo del dolore, la riduzione del consumo di ossigeno, il controllo dell’acidosi metabolica, il miglioramento del circolo placentare, la riduzione dell’ansia, maggiore cooperazione delle madri più rilassate e calme. I benefici per il feto, di riflesso,sono uguali a quelli della madre. Il discorso continua con l’illustrare le norme comportamentali dei sanitari nei riguardi delle partorienti, non più considerata una paziente , ma una donna sana che si ricovera in ospedale per partorire senza alcun problema. L’anestesista ostetrico si trova ad operare in un ambiente particolare dove il fine ultimo non è la guarigione dalla malattia, ma la nascita di un bambino, un evento denso di implicazioni psicologiche ed emotive.

Particolare attenzione deve essere posta ai rapporti interpersonali fra operatori sanitari e i familiari della partorienti. Quindi la dottoressa

elenca e spiega tutte le procedure e i protocolli terapeutici da osservare nella sala parto e fuori, come rispondere prontamente alla chiamate, essere cordiali e chiari spiegando le procedure che si stanno adottando. Contatto verbale amichevole e assicurativo con tutte le persone. Viene spiegata, poi, come si pratica un’analgesia epidurale. La donna viene posizionata seduta o di fianco con la schiena incurvata in avanti a formare un arco. L’anestesista individua lo spazio tra le vertebre e inietta una piccola dose di analgesico , poi introduce un ago di maggiori dimensioni (ago da peridurale) attraverso il quale viene fatto passare un sondino che rimane nello spazio peridurale dopo che viene rimosso l’ago. Il cateterino viene rifornito con dosi di farmaci, secondo l’occorrenza. La relazione affronta poi in maniera molto dettagliata tutte le norme comportamentali che devono essere rispettate nei vari momenti del percorso operativo. Completato il discorso sulla tecnica di effettuazione del parto indolore, la parola passa all’avvocato Rosa Lovaglio per illustrare i contenuti della legge n.30 del 2010. Lo spirito della legge, secondo l’avvocato, trova la sua ratio nella Costituzione per la centralità che pone alla persona nella sua integralità psicofisica. La legge contiene le disposizioni per l’accesso alle cure palliative ed alla terapia del dolore e sancisce il diritto del cittadino a non soffrire, ad eliminare il dolore inutile, ad avere tutte le cure adeguate. Non è una legge compassionevole, ma garantisce la tutela della dignità e dell’autonomia del malato ed assicura il sostegno sanitario e socio-assistenziale al paziente ed alla sua famiglia. L’incontro termina con i saluti della Presidente a tutti gli intervenuti. www.youtube.com/rioneroinvulturetv www.siderurgikatv.com

SANTA LUCIA

“…Santa Lucia, il violino dei poveri è una barca sfondata / e un ragazzino al secondo piano che canta, ride e stona perchè vada lontano, / fa che gli sia dolce anche la pioggia delle scarpe,/ anche la solitudine.” Non ci sarà una ragione precisa, ma a Santa Lucia, il giorno più breve e forse più freddo dell’anno, riecheggia in maniera indistinta questo verso della canzone di De Gregori “Santa Lucia”, datata di ben 36 anni. E’ evidente che la poesia, come le belle canzoni o ogni opera d’arte, non hanno età, come fossero scolpite su una pietra o un sassolino, che portiamo sempre con noi… E ogni volta che la si ascolta (che bel sussurro è poi la voce di De Gregori in quel lontano album) ritornano quegli anni, quei sofferti e irripetibili anni ’70, quelli con il cuore in mano, di quel futuro con radi spiragli, quelli della vigilia di ogni partenza che prima o poi sarà quella giusta. E sempre da quella canzone: “Santa Lucia, per tutti quelli che hanno occhi / e gli occhi e un cuore che non basta agli occhi / e per la tranquillità di chi va per mare / e per ogni lacrima sul tuo vestito, / per chi non ha capito.” Tutto scorre, ma tutto si riavvolge come in un nastro, il film di ciascuno di noi si compone di tante sequenze che la memoria poi riannoda in una ipotetica sala di montaggio, fra

moviole e tessere da assemblare. Le vite degli altri (i tanti altri) diverse e talvolta simili alle nostre. La solitudine rimane dolce, anche quando si è in grande compagnia. Non eravamo di quelle “persone facili che non hanno dubbi mai”, tutt’altro. Eppure soffiava dentro un vento forte; tanto è cambiato e tanto ci ha cambiato. Ma quella canzone rimane indelebile, come un sassolino, o come un macigno. Riascoltarla (a Santa Lucia) farà sempre bene al cuore. Armando Lostaglio Natale Ci attornia questa festaiola malinconia eppur vitale Saluti miscredenti confondono le luci di replicati auguri. Mimesi sulla via dell’eden disseminata di scintille e pomi colorati Converrà sognare per non capire? A tutti noi, ugualmente.

L'infanzia, sì l’infanzia eppur ci accompagna nel sorriso innocente di un bambino Ci sorregga la sua sacralità. armando lostaglio


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