horla L'HORLÀ 8 maggio Che splendida giornata! Sono stato tutta la mattina sdraiato sull'erba, davanti a casa, sotto l'enorme platano che la copre tutta, la ripara e le dà ombra. Voglio bene a questi luoghi, e mi piace starci perché qui sono le mie radici, quelle profonde e lievi radici che uniscono un uomo alla terra dove sono nati e morti i suoi avi, che lo uniscono alle usanze e ai cibi, alle espressioni e al dialetto dei contadini, all'odore della terra, dei paesetti e dell'aria stessa. Voglio bene alla casa dove son cresciuto. Dalle finestre vedo scorrere la Senna: lungo il giardino, proprio dietro alla strada, quasi dentro, la grande e ampia Senna che va da Rouen a Le Havre, piena di barche che la percorrono. In fondo a destra c'è Rouen, la grande città dai tetti turchini, popolata dalle cime aguzze dei campanili gotici. Sono innumerevoli, grossi e sottili, dominati dalla guglia bronzea della cattedrale, e tutti pieni di campane che suonano nell'aria azzurra delle belle mattine, facendo giungere fino a me il loro dolce e remoto ronzio di ferro, il loro canto di bronzo che viene ora forte, ora lieve, secondo che il vento si desta o s'addormenta. Come si stava bene quella mattina! Verso le undici una lunga fila di barconi, trascinati da un rimorchiatore grosso come una mosca che rantolava di fatica vomitando un fumo denso, passarono davanti al cancello. Dopo due golette inglesi con la bandiera rossa che sventolava nel cielo, venne un magnifico tre alberi brasiliano, bianchissimo, pulitissimo e lucente... Fui così contento di vederlo che chissà perché, m'inchinai a salutarlo. 11 maggio. Da qualche giorno ho un po' di febbre; non mi sento bene, o meglio, mi sento triste. Da dove verranno gl'influssi misteriosi che mutano la nostra felicità in scoraggiamento, e la nostra fiducia in disperazione? Par quasi che l'aria, l'invisibile aria, sia piena di Potenze inconoscibili delle quali subiamo la misteriosa vicinanza. Mi sveglio tutto allegro, ho voglia di cantare. Perché? Vado sulla sponda del fiume e, dopo aver fatto una passeggiatina, torno indietro tutto sconsolato, come se a casa m'aspettasse una disgrazia. Perché? Forse un brivido di freddo che abbia sfiorato la pelle mi ha scosso i nervi, mi ha ottenebrato l'anima? Forse la forma delle nuvole o il colore della luce, il colore delle cose tanto mutevoli, nel varcare la soglia del mio sguardo, ha sconvolto il mio pensiero? Chi lo sa? Tutto quello che ci circonda, tutto quello che guardiamo senza vedere, tutto quello che sfioriamo senza accorgercene, tutto quello che tocchiamo senza saperlo, tutto quello in cui c'imbattiamo senza distinguerlo, provoca in noi, nei nostri organi e attraverso essi nelle nostre idee, perfino nel nostro cuore, un effetto rapido, sorprendente, inspiegabile. Quanto è profondo il mistero dell'Invisibile! Non riusciamo a sondarlo coi nostri sensi miserabili: con gli occhi incapaci di scorgere ciò che è troppo piccolo o troppo grande o troppo vicino o troppo lontano; né gli abitanti d'una stella né quelli d'una goccia d'acqua... con le orecchie ingannatrici, poiché ci trasmettono le vibrazioni dell'aria come note sonore; si potrebbero paragonare a fate che compiono il miracolo di mutare in rumore il movimento e con questa metamorfosi danno origine alla musica la quale trasforma in canto la silenziosa agitazione della natura... con l'odorato, più debole di quello del cane... col gusto, che a stento riesce a distinguere gli anni del vino. Ah! se avessimo altri organi che potessero compiere per noi altri miracoli: quante cose ancora sapremmo scoprire intorno a noi! 16 maggio. Son malato davvero. Eppure il mese passato stavo così bene! Ho una febbre tremenda, o meglio una irritazione febbrile che mi fa soffrire nell'anima e nel corpo. Ho sempre la terribile sensazione d'un pericolo incombente, l'ansia d'una disgrazia che stia per accadere o della morte che s'avvicina: un presentimento che senza dubbio è l'attesa d'un male ancora sconosciuto, che germina nel sangue e nella carne. 18 maggio. Sono stato dal dottore, perché non riuscivo più a dormire. Mi ha trovato il polso più svelto, la pupilla dilatata, i nervi sovreccitati, ma nessun sintomo preoccupante. Dovrò fare delle docce e bere bromuro di potassio. 25 maggio. Nessun mutamento! Sono in condizioni veramente strane. A mano a mano che s'avvicina la sera mi piglia un'incomprensibile inquietudine, come se la notte celasse una terribile minaccia. Ceno presto e poi cerco di leggere; ma non capisco le parole; a stento distinguo le lettere. Comincio a passeggiare su e giù per il salotto, oppresso da un timore vago e irresistibile, il timore del sonno e il timore del letto. Verso le dieci salgo in camera. Appena entrato do due mandate di chiave e serro Pagina 1