Era maggio
Era una bambina Ottavia. Le piacevano le caramelle. Un orco la attirò nel suo covo e lei non fece più ritorno. Era una bambina, ma non per tutti: non per chi violava in silenzio la sua tenera età e neanche per chi invece di cercarla scrisse che era “aperta ai facili costumi”. Era stato bambino Tiziano fino a quando arrivò la droga a devastare la sua giovinezza. Ma non voleva restare imbrigliato per sempre in quelle catene e dovette faticare non poco per recuperare il tempo perso e l'esistenza bruciata. Non così, invece, per quei due con i volti coperti che di quel mondo avevano fatto il proprio affare, e a Tiziano stroncarono con due colpi di pistola nella pancia la voglia di ricominciare. Da bambino Nicola non sapeva pronunciare il suo nome e da allora i suoi familiari iniziarono a chiamarlo affettuosamente "cocola". La vita non fu tenero con lui e la sua irrequietezza lo portò spesso su strade difficili e amici non sempre buoni. È stato proprio quel vortice, probabilmente, ad inghiottirlo per sempre nel buio senza fine. Era maggio. Sono passati tanti anni da quando qualcuno ha spezzato quelle giovani esistenze. Era maggio, il mese in cui il sole torna a farsi caldo; ma non per quelle famiglie, non per quelli che li amavano e che da allora hanno atteso invano che qualcuno dicesse loro i nomi
dell'orco di Ottavia e degli assassini di Tiziano e di Nicola. E così mentre sui loro volti scorrevano le lacrime del dolore, altrove ci si sforzava per disegnare il volto di una regione dove non esistono gli orchi né mani assassine, e dove le lacrime, se ci sono, devono lasciare spazio a comode rassegnazioni.
Quanti altri mesi di maggio dovranno passare perché quel dolore si plachi finalmente in una giustizia ritrovata? Quando ritornerà a scaldarci il sole di quelle verità? E quando ritroverà il coraggio della vergogna chi chiede di dimenticare? Maggio è un mese di anniversari. Era il 12 maggio del 1975 quando a Montemurro spariva la piccola Ottavia De Luise. Era il 17 maggio del 2003 quando a Lauria si perdevano le tracce di Nicola Bevilacqua. Era il 22 maggio del 1989 quando a Potenza veniva assassinato Tiziano Fusilli. E' nostro dovere non dimenticare questi tre lucani che attendono ancora giustizia. E noi insieme a loro. In allegato una riflessione di don Marcello Cozzi, vicepresidente nazionale di Libera. *LIBERA Basilicata*
L’ho amata questa terra
L’ho amata questa terra, e questo popolo Perché avverto il respiro dei secoli Perché nutro emozione al solo pensiero Che respiro la stessa aria che respirava Cesare E che il sommo Dante ha immortalato nell’Altrove, Che respirava Leonardo e Michelangelo, e Ariosto e Tasso e Galileo e Giordano Bruno e Manzoni, Alfieri e Foscolo Leopardi delle Ginestre mute La rivolta degli umili: i Briganti prima che Garibaldi D’Azeglio e Mameli… e Montale; e Fellini, De Sica e Visconti: Odore di celluloide mai estinto. Amerò l’odore di terra bagnata a primavera, della salsedine di un tramonto sul mare. Questo mare che unisce e ci divide: questo mare Che odora di luna piena e di firmamento lucente Questa terra bagnata dal sangue di martiri della nuova legge: “la libertà e sulle rovine della tirannide”. Ora sono stelle annusate in un mare in tempesta. Questa terra è la mia terra, che mi ostino a invocare Italia. Armando Lostaglio
Maggio 2013 (continua all’interno)
La primavera a Monticchio
E’ semplicemente un angolo di natura superba. La primavera è il capolinea della sua rinascita, una esplosione di profumi e di colori, fiori e piante rinverdite come per una festa. Le rive dei due laghi sorridono con occhi attenti e astuti: il Lago Piccolo e il Lago Grande, così li chiamano come i figli di un'unica madre. Monticchio è il bacino dei laghi vulcanici, luogo ameno e ripreso alla grazia, all'armonia. Il punto di arrivo di un viaggio nel verde dei pascoli e nel giallo delle ginestre, macchie sanguigne di papaveri; il punto d'incontro, l'apoteosi dei colori ben più caldi in autunno, e riesplosi nel sole di primavera. I dintorni fanno da preludio: dalla valle dell'Ofanto in quà, Monticchio Bagni (delle antiche terme), Sgarroni, San Martino, la collina del Castello: qui si custodisce e si conserva la Bramea, unico esemplare di farfalla in Europa che lo scienziato Hartig (un conte venuto da lontano)
5^ CONCORSO LETTERARIO
(continua all’interno)
Cerimonia organizzata dal locale Centro Comunale Anziani e dall’UNILABOR
Promosso dal Centro Comunale Anziani di Rionero, è giunto alla sua 5^edizione.
Rionero, Festeggiati E Premiati Gli Over 80
Poi si dice che gli anziani siano un peso più che una risorsa. Ma non è così, anzi gli anziani non solo sono punto di riferimento e di conoscenza del passato ma, spesso, danno lezione di impegno sociale e anche culturale alle nostre comunità. Ne è un esempio l’attivo Centro Comunale Anziani di Rionero che da anni è impegnato in encomiabili attività non solo per “tenere svegli” i propri associati ma organizza anche delle interessanti manifestazioni, fra cui l’oramai nota “Festa della castagna” ed iniziative culturali, come l’importante concorso letterario, giunto quest’anno alla sua 5^ edizione. Infatti, nei giorni scorsi si è svolta, nella Sala Audiovisivi del Centro Sociale di Rionero,
In un’atmosfera gioiosa gli over ottanta rioneresi, dopo aver assistito alla santa messa celebrata nella chiesa santuario della “Madonna della Misericordia” da don Felice Di Nardo, si sono ritrovati presso l’accogliente salone dell’Istituto “Mater Misericordiae”, per un appuntamento simpatico e carico di significato. Al canto corale “Fin che barca va…lasciala andare” intonato da una simpatica suora, gli anziani associati al centro Comunale rionerese, hanno festeggiato e premiato i numerosi ultraottantenni presenti. La garbata cerimonia, promossa ed organizzata ormai da alcuni anni, dall’attivo Centro Comunale Anziani, che conta circa 200 associati, con l’UNILABOR-
Università delle Tre Età “Enzo Cervellino”, ha visto la presenza di un numeroso pubblico, per lo più dagli anziani premiati con parenti ed amici, oltre che da molti cittadini entusiasti. Il dinamico presidente del sodalizio, Mauro Sasso, nel suo beve indirizzo di saluto ha evidenziato la vivacità e l’armonia degli anziani che frequentano l’ampia e ben attrezzata sede del Centro, i quali non solo sono attivi nell’organizzare le varie iniziative ma, egli, citando Levi Rita Montalcini (1909-2012) Premio Nobel per la medicina nel 1986 (“Meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita”), ha “esaltato “ la vecchiaia, come periodo della vita da apprezzare. Da canto suo la prof.ssa Pino Cervellino, presidente dell’UNILABOR, ha sottolineato come la vecchiaia, come sosteneva Marco Tullio Cicerone (106 aC - 43 aC) il quale, nel suo “De Senectute”, delinea l’ideale di una vecchiaia operosa, va vissuta fino in fondo cogliendo gli aspetti positivi di questo periodo della vita. Per conto dell’Amministrazione comunale sono intervenuti, anche a nome del sindaco della Città, on. Antonio Placido, gli assessori Mauro Di Lonardo e Paola D’Antonio , i quali hanno elogiato l’attivismo del Centro Comunale Anziani, che, nel corso di questi ultimi anni, ha dato prova di grande impegno civile e sociale e consente agli associati di vivere in armonia e combattere quello che è la più grande preoccupazione degli anziani, soprattutto quelli soli: la solitudine. E’ seguita la premiazione degli over ottanta, assai applauditi, con un simpatico ed elegante oggetto artigianale. Questi nomi degli ultraottantenni premiati: Amalia Anastasia e
Consalvo Giuratrabocchetti (coniugi), Antonio Asquino, Paolo Barbaro, Luigi Barozzino, Wanda Basalisco, Antonio Calice, Savino Calice, Anna Capobianco e Angelo Chieppa (coniugi), Donato Cappiello, Maria Carlucci e Luigi Lapadula (coniugi), Gerardo Catena, Vito Cavaliere, Donato Chieppa, Giuseppe Chieppa, Lino Chieppa, Domenico Colangelo, Donato Consiglio, Angelo D’Adamo, Saverio D’Anella, Stefano De Nicola, Michele Di Lucchio, Giovanni Di Noia, Gerardo Di Palma, Donato D’Urso, Iolanda Falaguerra e Angelo Domenico Lovaglio (coniugi), Teresa Gabrione, Emilia Garripoli, Luigi Giammarino,Giovanni Giorgio, Donato Grano, Giuseppe Grieco, Carmela Gruosso e D’Adamo Michele (coniugi), Antonio Lamorte, Donato Lapadula, Gerardo Lauletta, Antonio Luciano, Arcangelo Marino, Teresa Marmora, Pietro Matta, Mario Mazzucca, Angelo Mollica, Antonio Moriello, Emidio Nigro, Maria Francesca Palladino, Carmela Pantaleo e Antonio Tribuzio (coniugi), Giuseppa Paolino, Mariantonia Paolino, Antonio Piertrafesa, Saverio Posca, Donato Pruonto, Esterina Quaglietta, Gennaro Quinto, Francesco Rasola, Antonia Restaino e Antonio Viggiano (coniugi) Antonio Sabia, Giovanni Sabia, Maria Sabia, Michele Schirò, Incoronata Sicuro, Valentino Sicuro, madre Lucia Burlotti e suor Maria Rosa (delle “Sorelle Misericordiose”), Margherita Telesca. I premiati più anziani sono Emilia Garripoli nata il 9.2.1920 e Giuseppe Grieco nato il 26.7.1920, mentre quello più giovane, giovane si fa per dire, è Gerardo Di Palma nato il 6.01.1933.
5^ CONCORSO LETTERARIO
Ad allietare la serata il poeta dialettale Ernesto Grieco, in omaggio ai premiati, ha declamato alcune sue belle poesie che hanno richiamato aspetti della tradizione rionerese, una specie di amarcord, molto apprezzate dai presenti. A conclusione della interessante manifestazione un “gustoso” e ricco bouffett” ha intrattenuto i numerosi intervenuti, mentre i simpatici Lillino Covella, Carmela Caldararo e Francesco Mastroorazio, accompagnati da Giuseppe Pace alla tastiera, hanno dato vita ad un esilarante spettacolo di sketch su “squarci di vita paesana”. Michele Traficante www.siderurgikatv.com www.youtube.com/rioneroinvulturetv
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la cerimonia di premiazione del quinto concorso letterario promosso e organizzato dal Centro Comunale Anziani della città fortunatiana in collaborazione con l'Unilabor (Università delle Tre Età “Enzo Cervellino), l'Azione Cattolica Italiana della locale Parrocchia S.S. Sacramento, la LAF (Laboratorio Analisi Flovilla) sempre sensibile e disponibile a sostenere le attività di notevole spessore sociale e il Comune di Rionero in Vulture. D'attualità il tema scelto dagli organizzatori: “La Basilicata è ricca di petrolio. Da tanta ricchezza, però derivano irrisori vantaggi economici e sociali. Come a suo giudizio si dovrebbe operare ai fini dello sviluppo della nostra regione?”. Aperto ai cittadini italiani o stranieri residenti nella Regione Basilicata e agli studenti frequentanti il 4° e 5° anno delle scuole secondarie di 2° grado, il concorso ha visto la partecipazione di oltre 60 candidati. Prima della cerimonia di premiazione si è svolto un breve ed interessante dibattito sui pro e i contro dell’estrazione del petrolio sul nostro territorio. Coordinati dalla prof.ssa Maria Luigia Bozza, ai lavori hanno partecipato il presidente del
Centro Anziani, Mauro Sasso, la dott.ssa Angela Flovilla del LAF, la prof.ssa Domenica Gioiosa, la rappresentante del Coordinamento Val D'Agri dell'Associazione LIBERA, Rita D'Ottavio e il sociologo Antonio Romano. Il primo ad intervenire è stato proprio il presidente Mauro Sasso che ha ringraziato tutti i partecipanti, gli associati e le istituzioni che hanno sostenuto l'iniziativa. La dottoressa Angela Flovilla ha sottolineato che “il tema ha offerto un importante monito di riflessione su questa risorsa regionale, sulle prospettive e le ricadute che il petrolio ha sulla nostra terra”. Dopo il saluto del consigliere comunale Nicola Giansanti, in sostituzione del sindaco Antonio Placido, la parola è passata alla rappresentante dell’Associazione LIBERA, Rita D'Ottavio. Nel suo interessante intervento la D'Ottavio ha spulciato una serie di dati oggettivi che sanciscono come, dal punto di vista economico, “lo sfruttamento del suolo per produrre idrocarburi non ha portato i benefici promessi alle comunità locali. Le speranze di occupazione e sviluppo sono state disattese e così oggi gli auspicati benefici rischiano di rimanere solo dei sogni”. La D'Ottavio ha anche ricordato che “lo sfruttamento petrolifero è conflittuale con il turismo e può avere impatti negativi sullo sviluppo della filiera agroalimentare, in altre parole il petrolio finisce col mortificare proprio quelle valenze del territorio più di altre in grado di avviare l’area verso la sostenibilità ambientale ed economica. E' pericoloso sia per l'aria e per l'acqua”. Il dibattito si è poi concluso con gli interventi della prof.ssa Domenica Gioiosa (“i saggi che
abbiamo visionato non si limitavano solo all'analisi dei documenti ma abbiamo percepito anche il coinvolgimento emotivo sul tema”) e del sociologo Antonio Romano che ha ricordato che “soltanto facendo azioni di controllo e prevenzione si riescono a tenere sotto controllo gli effetti del petrolio”. Antonio Romano non ha risparmiato critiche sulle royalties “troppo basse” e “utilizzate soltanto per coprire il debito della Regione Basilicata e non per sostenere un progetto che dia sviluppo alla nostra terra. Se la risorsa non si impiega si sperpera”. Terminati gli interventi si è passati alla premiazione dei vincitori del concorso letterario. La commissione giudicatrice, composta da Luigia Bozza (presidente), Incoronata Di Lorenzo, Domenica Gioiosa, Donato Martiello, Donato Pruonto, Matteo Donato Gallucci e Pietro D’Adamo (segretario), dopo attenta, coscienziosa e non facile selezione, data la bontà di tutti i lavori pervenuti e la forte sensibilità degli autori sul tema, ha selezionato i vincitori del concorso. Per la sezione “Cittadini” il primo premio, di euro 300, è andato a Domenico Calderone di San Fele, con questa motivazione sulla riflessione dell’autore: “Nonostante una notevole estrazione, l’oro nero non dà ricchezza alla Basilicata; non produce lavoro, obbliga i giovani a far fortuna altrove, e la terra lucana rimane ricovero per vecchi brontoloni; l’errore più grande di chi consente lo sfruttamento dei giacimenti lucani è di pensare che non potranno mai esaurirsi. Se almeno si avesse il buon senso di conservare, come riserva, per i momenti di crisi tanta ricchezza, potremmo dire che le scelte sono
state meno dissennate. Oggi contiamo solo i danni: terreni devastati, agricoltura avvelenata, turismo ridotto, poiché, tra l’altro la terra trema e i visitatori rinunziano ad arrivare. Sarebbe già tanto se non si morisse, invece, le malattie crescono e la qualità della vita peggiora ogni giorno. La Basilicata ha bisogno di riqualificare le industrie dismesse, di restaurare scuole, di migliorare i trasporti e tanto altro ancora, ma chi pensa a tutto ciò? Ci si augura almeno che trivellazioni e d estrazioni non facciano sprofondare il terreno cancellando dalla storia parte del territorio “. Il secondo premio di 150 euro è stato attribuito all’aviglianese Tiziano Sordetti. Per la sezione studenti il primo premio, di 300 euro, è andato ad Antonello Petruzzi del Liceo Classico di Rionero, il secondo premio di 150 euro a Lorena Pellico di Palazzo S. Gervasio ma frequentante l’Istituto Statale d’Arte “Carlo Levi” di Rionero in Vulture. Premiati anche, ex equo con 100 euro, gli ultrasettantenni Antonio Viggiano ( classe 1931) e Luigi Di Lucchio ( classe 1942) entrambi di Rionero in Vulture. Un premio speciale è stato assegnato anche a Donato Calice ( classe 1957) di Rionero in Vulture per l’impegno profuso e la forza comunicativa delle sue idee. Semplice ma significativa la cerimonia, carica però di viva partecipazione da parte di un numeroso e attento pubblico, per lo più costituito da anziani, che ha attestato con lunghi applausi l’ottima riuscita dell’iniziativa. Andrea Gerardi www.siderurgkatv.com www.youtube.com/rioneroinvulturetv
Tema vincitrice del 5^ Concorso letterario
La Basilicata è ricca di petrolio. Da tanta ricchezza però, derivano irrisori vantaggi economici e sociali. Come, a suo giudizio, si dovrebbe operare ai fini dello sviluppo della nostra regione?
In tutti i Paesi produttori di petrolio, il cosiddetto oro nero è sinonimo di ricchezza e prosperità, tranne in Basilicata (con meno di 580000 abitanti). L’avventura petrolifera in Lucania va molto indietro nel tempo. Infatti, già verso la fine del 1800 si estraeva petrolio dall’unico giacimento lucano, situato a Tramutola (Pz), che divenne “sterile” intorno al 1924 e venne chiuso. Ma ora si fa sul serio, le cifre sono alte. Tuttavia, pur essendo attivi parecchi pozzi petroliferi, da qualche lustro, miglioramenti economici non se ne vedono, anzi l’emigrazione ha ripreso la sua marcia inarrestabile verso il nord Italia o l’estero, tant’è che circa quattromila giovani lucani, con diploma o laurea, ogni anno, sono costretti ad andare in giro per il mondo a cercare lavoro. Un fenomeno molto deleterio, da qualsiasi punto di vista, considerato che in questo modo la nostra piccola regione subisce un depauperamento
demografico, quindi sociale, che finisce per rendere la Lucania un ricovero per vecchi. E, nonostante l’esodo verso altri “lidi”, il tasso di disoccupazione tra i “resistenti” in loco resta, comunque, tra i più alti d’Italia, alimentando l’indice di povertà che da anni ci vede ai primi posti, con trend in salita, anche per gli effetti dell’austerity che, per la verità, non sta risparmiando nessuna parte geografica della penisola, ma da noi ha trovato un terreno più “fertile” a causa del disagio socioeconomico storico. Forse è stato un errore, da parte dello Stato italiano, cominciare lo sfruttamento intensivo dei pozzi petroliferi lucani che, invece, sarebbe stato più oculato lasciare nel sottosuolo, come riserva strategica per il futuro, quando i rubinetti esteri saranno chiusi, visto che si tratta di fonte energetica non rinnovabile. A questo proposito basti guardare agli Stati Uniti d’America e alla Cina, che hanno scelto proprio questa opzione. Ma siccome l’oro nero fa gola a tutti, le ragioni del business prevaricano i diritti fondamentali alla salute e alla sanità ambientale, e non si è lungimiranti in fatto di politica energetica, eccoci con la rigogliosa Val d’Agri trasformata in Texas italiano, con tutte le conseguenze annesse e connesse. Sicché molti terreni fertili sono stati devastati dalle trivelle e dalle alte ciminiere che bruciano ininterrottamente i gas di sovralimentazione e, abbastanza spesso, producono esplosioni spaventose che atterriscono le popolazioni locali già provate dai sismi ininterrotti che, stranamente, hanno subito un incremento costante da quando la loro terra è diventata una ... gruviera. Nel contempo, le strutture agrituristiche ed altri punti di
ristoro hanno chiuso i battenti, abbandonate dai clienti stufi di degustare prodotti gastronomici con retrogusto fossile e maleodorante. Dunque, addio ai rinomati peperoni cruschi di Senise e ai fagioli di Sarconi, veri fiori all’occhiello dell’agricoltura lucana, una volta esportati in tutto il mondo e ben presenti sulle tavole dei migliori ristoranti italiani. Dunque, l’avvento delle multinazionali petrolifere ha portato distruzione e miseria nelle valli del sud della Basilicata, rendendo incommestibili i prodotti agricoli come l’olio d’oliva (che è diventato lampante), e il miele che, secondo studi effettuati dall’Università della Basilicata, pubblicati nel 2004 sulla prestigiosa rivista scientifica inglese “International Journal of Food Science and Technology”, è risultato “arricchito” di centinaia di sostanze tossiche estranee, appartenenti alla tassonomia chimica, classificate sotto gli iperonimi di alcoli e benzeni. Questo scempio ambientale, che di fatto ha fatto incrementare le patologie neoplasiche, “come effetto collaterale” ha fatto anche diminuire drasticamente l’occupazione nel settore agroalimentare, senza creare, però, posti di lavoro alternativi a compensazione, poiché quasi tutte le maestranze delle imprese impegnate vengono da fuori regione, data l’assenza di manodopera specializzata locale: nessuno ha provveduto a formare ad hoc figure tecniche autoctone, adatte al “know how” richiesto. Insomma, nessun vantaggio occupazionale, a parte isolati ruoli marginali di basso profilo. Tuttavia, la macchina estrattiva procede inarrestabile e si moltiplicano le richieste di nuove autorizzazioni, anche a nord della regione, da parte di
insaziabili società petrolifere, mentre è minacciato da vicino persino il magnifico Parco del Pollino ed il suo habitat. Che fare? Dal momento che dobbiamo espiare questa “condanna”, che fossimo almeno in grado di trarne qualche vantaggio! Macché! Le royalties, del 7% al barile (pari a 158,98 litri), pagate da Total, Shell, Eni ecc., alquanto irrisorie rispetto a quelle versate ai Paesi aderenti all’OPEC, formano comunque una bella torta che viene divisa tra Regione, Provincia ed i piccoli Comuni gravitanti intorno all’epicentro estrattivo, creando loro, paradossalmente, non pochi problemi di utilizzo razionale, data la loro scarsa “massa critica”. Si tratta, ad ogni modo, di milioni di euro che piovono sulle poche migliaia di abitanti dei paesi di Calvello, Viggiano, Senise, Sarconi, Corleto Perticara etc. Il resto della regione, invece, non riceve alcun vantaggio, anzi continua a pagare la benzina a caro prezzo, nonostante il palliativo della “card carburanti” e, immancabilmente, subisce i continui inasprimenti fiscali regionali e nazionali, ed i tagli alla sanità, alla Scuola e al Welfare. Gli introiti delle royalties andrebbero utilizzati in modo produttivo, senza sprecarli in progetti inutili, sterili e dispersivi, per creare vero sviluppo e duratura occupazione in vari settori, cominciando dall’edilizia, infrastrutture etc. Ritengo, in pratica, che essi dovrebbero confluire in una cassa comune a cui attingere in primis per il risanamento ambientale dell’area inquinata. In secondo luogo, per promuovere una riqualificazione delle aree industriali dismesse ed un ripristino funzionale di tutta la rete viaria lucana, fatiscente da anni per mancanza di
manutenzione. Una quota significativa, poi, dovrebbe essere destinata al restauro ed adeguamento sismico delle scuole, che cadono a pezzi e mettono in pericolo l’incolumità dei nostri studenti. Infine, un’altra quota dovrebbe servire ad alleviare le sofferenze sociali e compensare i minori trasferimenti statali agli enti locali, per evitare il depotenziamento del trasporto pubblico, la soppressione di posti-letto negli ospedali ed altri tagli insostenibili che, per una regione demograficamente vecchia come la nostra, avrebbero effetti esiziali. Last but not least, non bisognerebbe dimenticarsi di accantonare delle risorse preventive per far fronte autonomamente (senza aspettare le elemosine del Governo), e in tempo utile, ad eventuali cataclismi come inondazioni, frane, terremoti etc., a cui la Basilicata, purtroppo, è molto soggetta. E a proposito di terremoti, siamo proprio sicuri che il lungo sciame sismico nel cratere estrattivo , culminato recentemente in una scossa di magnitudo 5,1 gradi Richter, non sia anch’esso da annoverare tra gli effetti “collaterali” delle estrazioni petrolifere? Chissà? Qualche dubbio sorge spontaneo. Al momento, certo è solo che lo sfruttamento intensivo dei giacimenti, oltre a tutti i disastri più innanzi citati, provoca anche una cosa di cui nessuno parla, cioè la subsidenza, ossia quel fenomeno geologico che provoca un lento sprofondamento del terreno, causato dalla compattazione derivante dalle estrazioni. Scusate se è poco! La domanda finale, retorica, a questo punto è: ma allora, visti i risultati, a chi giova il petrolio lucano? Domenico Calderone
La primavera a Monticchio
(dalla prima) identificò in quella fresca sera di primavera del 1963. Cinquant’anni fa, un secolo fa, una vita fa. Ovunque, a scandire il paesaggio, sono le vigne e gli ulivi, fra i paesi adagiati sulle alture vulcaniche, dominati dalle vedette naturali, dal Vulture. A planare su tutto i nibbi e i falchi, e ancora uccelli rari che migrano e che ritornano, volteggiano fra le nuvole che cangiano spesso sopra a Sgarroni, luogo di un verde intenso che qualcuno ha definito “Irlanda in Lucania”. Da qui si aprono quegli orizzonti paralleli di montagne indefinite verso l'Irpinia, oltre il Toppo di Castelgrande e i passi e le gole fra le foreste care ai briganti. La collina talvolta in dissolvenza appaiono come la “Montagna Sainte-Victoire” pennellata da Cezanne.
Qui ben altro dovrebbe essere il culto, verso un luogo che merita la visita come si fa ai santuari. Perché questo è un santuario della natura, e della storia che si coniuga con l'arte: le Mura di Sant'Ippolito, la Badia di San Michele che si specchia nel Piccolo, i resti del Castello sulla collina fra camminamenti naturali quando si va per asparagi in primavera; il museo naturale nell’abbazia; e poi i pascoli e le sorgenti, ed ancora l'odore del pane nei borghi, fra gente temperata e generosa. I marchigiani che nel secolo scorso si sposavano ad aviglianesi e rioneresi: un connubio nel segno della terra, della civiltà rurale. Una religiosità senza tempo.
pienezza alla grazia, alla bellezza. Il bello e il buono, quello che si offre e che merita ancora di essere degustato. Cucina sana, vino locale, olio sincero, frutti di bosco e riserve del maiale. I prodotti antichi di questa terra che fa della sua ricchezza il bagaglio unico col quale affrontare ogni idea di evoluzione, atteso che si sia in grado di saperla apprezzare. La generosità della natura dai colori illuminanti che in primavera trovano l'apoteosi: questa può essere l'eredità di questo luogo che dovremmo saper ascoltare. Ma per farlo ci vuole genio.
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Eppure, da queste parti si consuma una sorta di invasione che impunemente chiamano turismo.
Questa è ancora Monticchio, dove ad accogliere l'uomo moderno è tuttavia un traffico di persone rumorose e di suoni che non conciliano con le armonie della natura. Solo le sinfonie di Beethoven dovrebbero aver luogo in questo luogo comune dello spirito, musiche diffuse dalle cime circostanti, per dare
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I NOSTRI AUTORI
FINALMENTE
Finalmente, dopo un anno di tentennamenti, mi stavo finalmente decidendo a presentare la famosa domanda di assunzione all’insaputa della mia famiglia. Progettavo di tornare ancora una volta da Nina per farmi dare il famoso modulo per l’assunzione presso l’Azienda dove lei lavorava, ma questa volta no l’avrei strappata come avevo fatto tempo prima. Se andavo a cercarla era perché davvero questa volta la volevo presentare. Lo scandalo sarebbe stato grande ma, a cose fatte, ormai, sarebbe stato difficile tornare indietro. In seguito, nei giorni che seguirono la cosa andò in un modo così strano che non potei fare a meno di pensare che c’era la mano della Provvidenza e che veramente era arrivata la mia ora, Potevo mai ignorare un’occasione del genere?... Mauro era il marito di una mia cliente e non avevo la più pallida idea a proposito del lavoro che svolgeva né dove e né se ne era mai parlato con la moglie. Ma quella mattina era entrato da solo, stranamente perché accompagnava sempre la sua signora, e mi stava porgendo un foglio. Sinceramente facevo fatica a capire che cosa mi stesse dicendo e capii solo che avrebbe provveduto lui stesso a venire a
ritirarlo per consegnarlo poi all’ufficio competente e che ci teneva a lasciarmi il suo recapito telefonico affinchè lo chiamassi appena finito di compilarlo e di corredarlo dei documenti richiesti. Intanto mi stavo chiedendo chi mai lo aveva potuto informare della mia decisione di presentare la domanda di assunzione proprio lì dove stavo scoprendo che lavorava lui dato che stavo ancora progettando di procurarmi proprio il foglio che ora era sotto i miei occhi dal momento poi che non ne avevo assolutamente parlato con nessuno negli ultimi dodici mesi. E allora??? Il mistero si infittiva e un fatto era certo: il foglio per la presentazione della domanda di assunzione era lì sul bancone. Mauro se ne andò sconsolato perché, malgrado tutti i suoi sforzi per farmi capire chi fosse Antonio,colui che lo aveva pregato di portarmi quel foglio, io continuavo a non capire proprio nulla. Rimaneva solo il fatto che lo avrei certamente chiamato per venire a ritirare la domanda compilata e completa dei documenti occorrenti, come stabilito. Chi al mio posto avrebbe lasciato andare la cosa? Be’ io no di certo e la domanda fu subito preparata e Mauro venne a ritirarla e forse davvero la mia avventura nell’azienda in questione stava per cominciare!.... …………………………………… ……………………………………. La valle era arida e assolata e mi dava l’idea di trovarmi sulla luna, in una di quelle valli che avevo visto in televisione quando gli astronauti americani ci misero per la prima volta i piedi sopra. Caldo, tanto caldo, proprio il posto giusto per me che lo soffro tanto … ma ero stata chiamata
per il colloquio, forse il primo della mia vita e mi volevo preoccupare del caldo?.... La mia famosa domanda con tanto di documenti allegati non era ancora atterrata sulla scrivania del Direttore che qualcuno – non si sa chi – aveva chiamato mio marito: “se fa presto può fare il colloquio oggi stesso entro le 17,00. Deve chiedere del Dott…..” Io ero già lì, non era le 16,30. Il mio abbigliamento non era esattamente adatto all’ambiente ma del resto ero partita da casa così come mi trovavo pronta per andare a lavorare nel negozioe davvero non immaginavo di trovarmi lì, in nquella valle desolata e polverosa. Minigonna rosso fuoco, cinturone in vita di vernice nera, sandali col tacco neri traforati, cinquanta chili si e no. Caldo, tanto caldo – “prego Signora, si accomodi qui nel container che si sta freschi, c’è l’aria condizionata!” “Aspetti qualche minuto, la chiamiamo noi”. Fuori caldo, tanto caldo….. Gente in giro pochissima e indaffarata. Nell’altro ufficiocontainer chi entrava e chi usciva in continuazione. Chi rimaneva fuori a fumare. Caldo, tanto tanto caldo!.... “ Prego Signora si accomodi.” Una persona giovane e garbata, un piacevole scambio di informazioni di routine e convenevoli, poi una gustosa conversazione come tra vecchi amici… “ Può iniziare lunedi, va bene per lei?”…. Paola Santoli Invia i tuoi racconti e poesie a: evasion.giornale@libero.it, verranno pubblicate su INFO RIONERO e sul sito SIDERURGIKATV.COM