Melfi

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Saluti del Sindaco

Un territorio dalla storia importante come dimostra l’immagine di copertina del castello normanno-svevo, questa è Melfi capitale della prima fase del regno normanno, città che ai segni di un glorioso passato somma quelli di un presente fatto di progresso grazie all’imponente area industriale dove ha sede lo stabilimento automobilistico dell’impero FIAT-CHRYSLER. Una Città tutta da scoprire, orgogliosa testimone della storia normanno-sveva. Terra delle Costituzioni Melfitane. Terra di Federico II di Svevia. Terra del Monte Vulture tanto caro all’imperatore. Città di Chiese Rupestri, Musei e Palazzi storici che accompagnano i visitatori in un viaggio oltre il tempo. Una Città che fu sede di Concilii papali. Dal Castello di Melfi nel 1231 Federico II promulgò le Costituzioni Melfitane. Ai tanti visitatori oggi Melfi offre i segni suggestivi di una storia millenaria: una cinta muraria di circa 3 km, dalla Porta Venosina, alla Cattedrale sino al Castello federiciano. Tra i gioielli medioevali d’arte e di storia vi è la Chiesa rupestre di Santa Margherita con il famoso “Monito dei morti” che conserva gelosamente una rara immagine dell’imperatore Federico II di Svevia con la sua famiglia. E’ la Porta Venosina ad accogliere i tanti visitatori che giungono in Città, scrigno dello stemma della Città di Melfi: il Basilisco alato. Tra i luoghi che meritano attenzione il Castello normanno con l’annesso Museo Archeologico Nazionale del Vulture Melfese, il Museo Diocesano, la Cattedrale ed il Museo Civico di Palazzo Donadoni impreziosito dalla“Collezione Araneo”, dalle opere dello scultore Poppa e da due affreschi rupestri catalogati come “I Tre Santi” e “La Sacra Famiglia” risalenti al 1600 e ritrovati in grotte della zona del Vulture. Ma Melfi è anche la terra di manifestazioni culturali di rilievo. Dalla “Varola” alla “Pentecoste” sino agli eventi natalizi ed estivi. Attraverso le dense pagine di questa guida mi auguro che ciascuno di voi possa scorgere i tesori di una storia millenaria per poi giungere a Melfi “Città dal fascino imperdibile”.

IL SINDACO Livio Valvano 3



Melfi

Indice 3 Saluti del Sindaco 11 La Storia 14 Piazze e Rioni 16 Simbolo del Comune 18 Itinerario Artistico Religioso 30 Campanile 37 Diocesi 42 Nota breve su Francesco Saverio Nitti 43 La Biblioteca di Sandro Pertini 48 Come Raggiungerci 54 La Pro Loco 60 Melfi Town 6

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LA STORIA “Federico II a Melfi” nella cripta di Santa Margherita

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a cripta di S. Margherita è dedicata all’omonima santa, vergine e martire di Antiochia. A Melfi è possibile rivivere la storia di Federico II attraverso l’arte che ancora “stupor mundi”. Si estende ai piedi del monte Vulture, che ricorda il germanico Hohenstaufen, da cui il nome della celebre casata. Quell’immagine ha portato a un’autentica riscoperta di un luogo forse dimenticato e che oggi è sempre più meta di migliaia di turisti e studiosi. Si tratta di una cripta legata alla migrazione di ordini monastici dall’Oriente all’Italia Meridionale, a causa delle lotte iconoclaste, e rappresenta l’esempio più significativo della decorazione pittorica. Scavata interamente nel tufo, a due campate con volte a crociera, la Cripta presenta un ampio cenobio ed un angusto e umido sacello. In questo luogo del 1200 ci si trova immersi in un tempo immutato da allora, dove misticità ed arte si fondono nella rappresentazione

di una moltitudine di santi raffigurati in stile bizantino. Sulla parte che accoglie l’altare notiamo un ciclo di pitture che raccontano la vita e il martirio di Santa Margherita. Fra santi e madonne appare un dipinto che si presenta inaspettato. Di colpo si ha la sensazione che il tempo si sia fermato e ci si ritrovi in piena epoca medioevale, con una moltitudine d’immagini sacre in stile bizantino ed a questo si aggiungono decorazioni simili a quelle della Francia e della Germania. Entrando, a colpire particolarmente il visitatore è un affresco che presenta due scheletri dall’aspetto terrificante, con il ventre brulicante di vermi, contrapposti

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da tre vivi, tutti in abiti da falconiere. Questi e tanti altri elementi hanno portato nel 1993 lo studioso Capaldo a individuare nell’affresco le sembianze di Federico II e la sua famiglia. La cripta ignorata dagli studiosi dell’ottocento è stata scoperta e studiata solo nel 1899 dal professor Giambattista Guarini di Melfi con l’aiuto del pittore Luigi Rubino. Il Guarini è il primo a inserire S. Margherita fra le “grotte religiose del medioevo” e ritenerla “una delle più importanti, tra le epoche a stile bizantino del 200, dell’Italia Meridionale”. Al visitatore della chiesa di S. Margherita si consiglia di osservare anche la cripta di S. Lucia altrettanto d’interesse. Essa si trova nel cuore dei castagneti del

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Vulture e presenta affreschi di stile bizantino. L’impostazione e la simbologia pittorica mostrano essere questa chiesa posteriore alla chiesa di S. Margherita, come sostenuto da alcuni studiosi.


PIAZZE E RIONI Piazza Duomo. E’ chiamata anche Largo Marconi. E’ la zona in cui si trovano la Cattedrale e il Palazzo del Vescovado. Piazza Umberto I. E’ Chiamata anche Piazza Municipio. Rappresenta il centro storico della città dall’XI secolo: epoca in cui era il fulcro del borgo medievale. I vicoli, i vicoletti e le gradinate della piazza conservano ancora rilievi, pozzi, portali e decorazioni in pietra. Piazza Abele Mancini. E’ detta anche piazza mercato: luogo fuori le mura dove si teneva anticamente il mercato. Presenta un percorso pedonale che unisce il borgo medievale al Municipio, ravvivato da una fontana con panche. Corso Garibaldi. E’ chiamato anche Strada del Vescovado. Dal 1500 è la principale arteria della città ed è luogo di vari palazzi gentilizi. Rione Chiuchiari. Venne fondato nel 1534 dagli immigrati albanesi capeggiati

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da Capitan Kiukieri (da cui proviene il nome). Fu da loro abbandonato nel 1597 per trasferirsi nella vicina Barile.

Via Vittorio Emanuele. Altra arteria storica di Melfi. Si contraddistingue per testimonianze storiche come il portale in pietra di Rapolla (1527) ed il portale appartenente all’ospedale gestito dalla comunità francescana, datato 1664. Rione Bagno. In passato noto come il Borgo. E’ situato al di fuori della cinta muraria che circonda la città ed era sede delle attività produttive favorite dal passaggio del fiume Melpes.


SIMBOLO DEL COMUNE Blasonatura stemma «Scudo di foggia sannitica con campo d’oro recante al centro Basilisco verde con lingua rossa sostenuto dalla vetta centrale di un monte di tre cime color verde con contorno nero, sormontato da corona con torri d’oro e circondato da due rami di alloro e di quercia legati in basso da un nastrino tricolore al centro»

Blasonatura gonfalone «Drappo “partito” di giallo e di verde, riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dello Stemma civico sormontato dall’iscrizione, convessa verso l’alto, pure in oro, “Città di Melfi”»

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ITINERARIO ARTISTICO RELIGIOSO Porta Venosiva. Le mura normanne intervallate da torrioni di avvistamento circondano interamente il centro storico. Si estendono per oltre quattro chilometri. Uniche in tutto il Meridione. Rappresentano un complesso monumentale di grande suggestione. Le brecce presenti sono state praticate nei primi anni del ‘900. Lungo la cinta muraria si aprivano sei porte. L’unica ancora conservata è la PORTA VENOSINA: da essa partiva un’arteria che conduceva alla via Appia e quindi a Venosa. A destra dell’ogiva gotica dell’ingresso è scolpito lo stemma di Melfi e, a sinistra, quello dei Caracciolo che restaurarono le mura a fine 400. A costruire cinta e porte furono i normanni, ma Federico II ci mise le mani e vi pose una lapide che celebrava l’antica gloria e la grandezza della città, sostituita più tardi da Giovanni II Caracciolo con quella ancor oggi visibile. 18

Episcopio. L’originale edificio normanno (eretto intorno al 1093) è stato ampliato da Gaspare Loffredo (vescovo di Melfi dal 1472 al 1480) e da Matteo Brumano (1591-1594). In parte rifatto in stile barocco dai vescovi Antonio Spinelli (1696-1724) e Pasquale Teodoro Basta (1748-1763). Cesare Malpica nel suo reportage sulla Basilicata sostiene nel 1846 che: ‘L’Episcopio con la sua lunga facciata, col grandioso cortile, con la maestosa scala, con le vastissime sale, colle adorne stanze va certo posto fra i primi del Regno, e forse, ancora non ha uguali’. Da ammirare l’ampio giardino recintato voluto dal vescovo Mario



Rufino (1547-1558), il salone degli stemmi ideato dal vescovo Basta, la sala del trono, con le pareti affrescate, la fontana del tardo 700 che adorna il cortile interno e l’ampio scalone a forbice che ricorda i palazzi nobiliari napoletani. All’interno i saloni ospitano oggi un’interessante pinacoteca ricca di paramenti sacri e di dipinti di soggetti religiosi e laici che vanno dalla scuola di Nicola da Tolentino attestato al secolo XVI a opere di Cristiano Danona.

Cattedrale. Della prima cattedrale, edificata da Roberto il Guiscardo nel 1076, non rimane traccia. Ma anche dell’originaria fattezza dell’attuale cattedrale è rimasto poco. Rimaneggiata fra il 1149 ed il 1150 da Ruggero II, è dedicata alla Madonna di Nazareth. Subì importanti ristrutturazioni nel 1480 e nel 1723, quando al romanico si è sostituito il barocco. La facciata bianca e severa è divisa in due piani da un cornicione; sia la parte superiore sia inferiore sono attraversate da lesene con capitelli

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corinzi. Al centro vi è il portale in pietra bianca sormontato da due angeli che sorreggono una cornice ovale.

L’interno è a tre navate. Il pavimento è in marmo e pietre dure montate a quadri romboidali. Le navate laterali presentano un soffitto con volte a vela mentre la parte centrale ha un controsoffitto in cassettoni di legno dorato realizzato nel XVIII secolo dal vescovo Spinelli che vi fece apporre al centro il proprio stemma gentilizio. Al vescovo napoletano si devono anche il Pergamo ed il Trono entrambi barocchi ed in legno intagliato e decorato in oro. In fondo alla navata centrale vi è l’altare maggiore consacrato nel 1752. Di stile barocco è costruito con marmi pregiati a mo’ d’intarsio curvilineo. Nella parte posteriore dell’altare, il corpo di S. Teodoro martire traslato a Melfi dal vescovo Basta nel 1752. Alle spalle dell’altare maggiore il presbiterio e un coro ligneo risalente al 1500. A sormontare il coro, un organo a canne del 1700.





CAMPANILE D

ell’edificio normanno rimane il monumentale campanile, opera di Noslo de Remerio, voluto da Ruggero II nel 1153. Ha una pianta quadrata di 9,25 metri per lato. Tre i piani con la piramide terminale che raggiunge circa 53 metri d’altezza. Da lontano sembra un’immensa torre posta a guardia della città. Tre imponenti teste di leoni in pietra bianca, simbolo della casata normanna, sono ben visibili. Nel secondo e terzo piano si possono ammirare quattro bifore circondate da fregi policromi in lava scura e chiara. Per l’ultimo piano, invece, l’architetto ha usato le pietre vulcaniche bianche e nere del Vulture a mò di mosaico ricavando due grifi accostati alla bifora del lato sud. Decorazioni uniche nell’architettura della Regione appaiono di importazione siciliana e ricordano le figurazioni simboliche persiane dei Sassanidi (V- VI secolo). Sulla cornice del terzo piano Federico II fece apporre i merli ghibellini abbattuti dopo il 1851 per ordine del vescovo Sellini.

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DIOCESI

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a città fa parte della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, suffraganea dell’arcidiocesi di Potenza-Muro LucanoMarsico Nuovo. La diocesi (a quel tempo solo di Melfi) fu fondata probabilmente nel III decennio dell’XI secolo, con il nome di Dioecesis Melfensis, alla fine del secolo divenne diocesi soggetta direttamente alla Santa Sede, ad opera di

Papa Nicolò II che la rese indipendente. Fu presieduta da vari vescovi come Francesco Monaldeschi, Alessandro da Sant’Elpidio, Juan de Borja Llançol de Romaní e Richerio che nel XIII secolo fu “famigliares” di Federico II. Nel 1528, Clemente VII unì la diocesi di Melfi con quella di Rapolla e secoli dopo, il 30 settembre 1986, si aggiunse anche quella di Venosa, formandone l’attuale comunità religiosa, al giorno d’oggi retta dal vescovo Mons. Gianfranco Todisco.

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NOTA BREVE SU FRANCESCO SAVERIO NITTI

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rancesco Saverio Nitti (Melfi 19 Luglio 1868 – Roma 20 Febbraio 1953) è il cittadino più illustre di Melfi. Economista, politico, giornalista, saggista, Nitti è stato Presidente del Consiglio dei Ministri (dal Giugno del 1919 al Giugno del 1920) e ha ricoperto, più volte, responsabilità ministeriali. Insigne meridionalista, egli è stato anche un forte oppositore del regime fascista e, per questo, costretto all’esilio ventennale, in particolare, in Francia. La città di Melfi gli ha dedicato una strada

del centro storico, un monumento nella villa comunale e una scuola primaria. Porta il nome dello statista anche il Centro culturale, sede della Fondazione, della Associazione e dell’Università popolare intitolate a Nitti, che ospita, tra l’altro, anche “la biblioteca di casa” di Sandro Pertini (Presidente della Repubblica italiana dal 1978 al 1985) donata dalla omonima Fondazione alla Fondazione “Francesco Saverio Nitti”. E’ idea di quest’ultima destinare a spazio museale l’adiacente casa natale dello statista ubicata in via Normanni. Sito internet www.fondazionefsnitti.it www.associazionefsnitti.org info@associazionefsnitti.org info@fondazionefsnitti.it

LA BIBLIOTECA DI SANDRO PERTINI

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l centro culturale dedicato a “Francesco Saverio Nitti” a Melfi (vico San Pietro snc) ospita la “biblioteca di casa” di Sandro Pertini, presidente della Repubblica italiana dal 1978 al 1985. La Fondazione “Sandro Pertini”, per iniziativa del suo presidente Umberto Voltolina, nel chiudere e restituire alla proprietà del comune di Roma l’abitazione in piazza Fontana di Trevi di Carla e Sandro Pertini trasferiva quadri e oggetti alla propria sede di Firenze e i libri –i libri che in quegli anni e nella vita di tutti i giorni si erano raccolti- alla Fondazione “Francesco Saverio Nitti” per tre ragioni: perché Nitti e Pertini – pur con le loro differenze di età e di appartenenzesono stati due statisti democratici e antifascisti che hanno servito con onore il loro Paese e i loro ideali; perché Nitti e Pertini hanno fatto parte del complesso novero degli italiani espatriati in Francia a causa del fascismo; perché la

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Fondazione Nitti e l’Associazione Nitti hanno operato, con la ricostruzione del Centro culturale Nitti di Melfi, per raccogliere testimonianze, documenti e teche utili per la cultura storica e civile degli italiani e del Mezzogiorno in particolare. La “biblioteca di casa” di Sandro Pertini, che si compone di un fondo di circa duemila volumi, è stata inaugurata il 25 Aprile 2012 ed è aperta agli utenti per appuntamento (info@ associazionefsnitti.org) nel quadro di un progetto di racconto multimediale della storia degli esuli antifascisti in Francia, come lo furono Nitti a Parigi e Pertini a Nizza.

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Come Raggiungerci IN AUTO Arrivate a Melfi da tutte le direzioni Da Roma - Autostrada del sole A1- A16, uscita Candela, seguire le indicazioni Melfi. Distanza dal casello Km. 20 Da Bologna - Autostrada del sole A14, uscita Foggia, seguire le indicazioni Potenza. Prendere la Foggia - Potenza. Distanza da Foggia Km. 55 Da Napoli o Bari - Autostrada del sole A16, uscita Candela,seguire le indicazioni Melfi. Distanza dal casello Km. 20

TRENO A Melfi vi e’ anche una stazione ferroviaria con comodi e veloci collegamenti con Foggia e Potenza.

AEREO Gli aereoporti piu’ vicini sono: (tempi di percorrenza in auto) Bari- Palese 55 minuti Napoli Capodichino 1 ora

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LA PRO LOCO L

a Pro Loco Federico II con sede a Melfi in Piazza Umberto I,costituita fin dal 25 Luglio 1952, ha come scopo primario “la promozione dell’immagine della città,della sua storia,dell’ambiente, della sua economia”. Svolge ininterrottamente l’accoglienza del turista,fornendo il massimo dell’informazione e del supporto cartaceo.Nel 2012 abbiamo reso tale servizio ad oltre cinquantamila visitatori,italiani ed europei. Tantissime le scolaresche che sono state, dalle guide della Pro Loco, accompagnate a visitare i monumenti della città: il Castello Normanno-Svevo,il Museo Nazionale, il Duomo con la facciata Barocca e con il campanile fatto costruire dal normanno Ruggero II, il Museo Diocesano,il Museo civico, le chiese di S.Antonio,di Santa Maria la Nova,San Lorenzo,e le straordinarie Chiese rupestri di Santa Margherita e di Santa Lucia. In collaborazione con l’amministazione comunale “Città di Melfi”programmiamo ed organizziamo: 1) “La Pentecoste a Melfi” alla 485^ edizione si celebra il Sabato e la Domenica di Pentecoste. Rappresenta la rievocazione storica del sanguinario assedio della città con il massacro di oltre

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3000 persone,tra popolani e soldati, ad opera dell’esercito francese al comando di “Odette de Foix Visconte di Lautrec. Fatto accaduto tra il 22 e 23 Marzo 1528, e passato alla storia come”La Pasqua di sangue”. Quest’anno ricade il 18 e 19 Maggio, il sabato si assisterà essenzialmente nello sfondamento delle mura di cinta ed annientamento della guarnigione della “Porta Venosina”. La Domenica in prima mattina,alle ore 4 si

va in pellegrinaggio sul monte Vulture alla volta della chiesa dello Spirito Santo. Successivamente un imponente corteo che si snoda dal piazzale Stazione per le strade del centro storico, ed in serata il grande spettacolo della presa ed incendio del Castello. In questo contesto,giganteggia,imponente,la figura di un melfitano di nome Giovan Battista Cerone,detto “Ronca Battista”,boscaiolo,che per difendere la sua famiglia, si armò della sua “ronca” e fece scempio dei francesi prima di essere sopraffatto ed ucciso. 2) “MELFINARTE” rassegna di pittura e scultura con 15 personali di artisti melfitani e lucani,che espongono le loro opere per un impegno totale di 150 giorni. 3) Nel penultimo sabato e domenica di Ottobre si celebra la “castagna” con la 54^ edizione della sagra della “Varola”,ideata dalla Pro Loco fin dall’Ottobre del 1960 dall’allora Presidente Ing.Michele Pastore.Un’enorme onda di castagne che diventano cotte,lesse,caldarroste,che si intersecano con fiumi di straordinario “Aglianico”,disperdendosi tra dolci,confetture,gelati e vari sapori pregni del profumo delle castagne. Non mancano certamente tutti i prodotti tipici lucani,arte ed artigianato.Tantissime note deliziose abbracciano,in ogni angolo del centro storico, i visitatori che arrivano in quantità esponenziale,oltre che dalla Basilicata,dalla Puglia,dalla Campania,dal Molise,dall’Abruzzo,dall’Umbria e dal Lazio.Spettacolo che inizia il Sabato alle ore 12.00 e termina alle ore 24.00 della Domenica,con una frizzante “Notte Bianca della Varola”che vi si frappone. 4) Ancora una rievocazione storica,siamo alla 468^ edizione della”Tradizione DE RE PANEDDUOZZE”.Sono piccoli pani azzimi che la tradizione fa risalire alla venuta a Melfi, nel 1534 di numerosi

gruppi di famiglie albanesi.Essi vengono distribuite ai fedeli di tutte le chiese di Melfi,a partire dalla chiesa di Santa Maria ad Nives dove ebbe origine,circa cinque secoli orsono, ripetendosi ogni anno.Le “Panedduozze”vengono diffuse nei campi per propiziare un abbondante raccolto.Si celebra il giorno dell’IMMACOLATA e termina con uno stupendo concerto. 5)”INVITO AL PRESEPE” dal 9 Dicembre al 6 Gennaio,presso la sede della Pro Loco e nell’atrio del palazzo che fu del Principe CARACCIOLO,si può ammirare un suggestivo Presepe di 27 mq. un Presepe artistico in terra cotta decorato ed un meraviglioso albero di Natale dove numerosissimi bambini accompagnano i loro genitori ed i loro nonni a respirare le suggestioni che ivi si diffondono.

IL PRESIDENTE Prof. Tommaso Bufano 55




MELFI TOWN

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he historical origins of Melfi, though remote, are still today under discussion. Probably the name comes from the river Melpes which was mentioned by the writer Pliny the Elder. Today it’s hardly more than a channel, but this river traces the origin of the ancient city across the time. Giovanni Pontano and Leandro Alberti regarded Melfi already built by the Greeks; Erchemperto, Lombard monk of the 9th century, argued in his works, that It was founded by the Roman knights who going to Byzantium had to land in Ragusa due to a storm. They were driven away from the old Croatian, so they back on the Apulian coast and settling in the Vulture, founding the town. Other researchers believe that the birth of Melfi took place in the Byzantine period by Basil Boioannes, but lack concrete evidence of its existence in earlier times. It is thought that the first settlements (found in the Leonessa district) date back to Neolithic times. They proliferated during the Iron Age, although they were mere villages without a recognizable identity. Some finds of tombs in an adjacent area to the castle (Chiuchiari zone) that are now exposed in the pre-Roman National Museum of Melfi, and other remains of the hill of the Capuchins, now exhibited in the Archaeological Museum of Taranto, seem to confirm this hypothesis. In the final phase of the Iron Age, the town of Melfi became an organized and structured settlement, acting as a link between different civilizations as Dauni and Lucani. Its strategic location suggests that there arose a stronghold already in pre-Roman times, it is in fact on the road which starts

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from the Adriatic Sea and passes under the ancient town of Canosa and Lavello, heading toward the mountainous territory. During the third century BC, the area of ​​Melfi was progressively abandoned after the Roman conquest of the Vulture. This event led the concentration of population in a new colony called “Venusia” (Venosa Town of today) which was a trading center located on the Appian Way. After the fall of the Roman Empire the area began to acquire more importance and became property of Byzantines. The position is revealed vital to the control of the rich coastal cities of Apulia as Canosa, Trani and the Shrine of Mount St. Angelo. The struggle between the Byzantines and the Lombards of Benevento and Salerno Principality saw Melfi switching from one domain to another. With the coming of the Middle Ages, the city acquired an enormous historical importance. On the beginning of the eleventh century make their appearance - in southern Italy many bands of mercenaries coming from northern, composed by the Normans. We quote Rainulfo Drengot, who became the Count of Aversa and the family of Altavilla, directed to the Holy Land, they stopped in these regions and took advantage of the wars between the various duchies and principalities. On such occasions they showed their fighting capacity and became masters of the place. On September 1042 William “Wrestler Arm” and the other Norman leaders turned to the Lombard Duke of Salerno Guaimaro in order to obtain an official recognition about the conquest of Melfi territory. At Melfi five councils took place, organized by five different Popes between 1059 and 1137. To the Normans succeeded the Swabians of Frederick II Hohenstaufen who, coming

from Policoro, was approved by the Executioner of Basilicata, by the Counts, by the bishops and Governors of the region. He stopped at the castle of the town where represents, as a result, many extensions and renovations. Federico II, while preferring Palermo as his Normans ancestors and beginning (with the founding of the “Studium”) the development of Naples as the capital of the continental part of his reign, decided to promulgate from the Castle the Constitutions of Melfi, better known by the name of “Constitutiones Augustales”: an unique code of laws for the whole kingdom of Sicily. It was a work of enormous importance in the history of law, the characteristics of which are considered “modern” by some historians. Other specialists, such as Abulafia, describing instead them as deprived by the breadth of the organic and typical of Roman Law that was inspired from, being composed on the urgency to rebuild the foundations of the southern kingdom, based on a well-dosed combination of Roman, and feudal rules. The code, written primarily by the Protonotary and logothete Pier delle Vigne, and with contributions from all over the court and the king himself, had the official name of “Constitutiones Kingdoms Utriusque Siciliae.” The constitutions were intended to limit the powers and privileges of the noble families and priests, returning the power in the hands of the emperor, also involving women in regard to the succession of fiefs. The Swabian monarch spent at and around Melfi (especially on Lagopesole, on Palazzo San Gervasio and, according to certain source salso at Monticchio) moments of relaxation ‘couse the forests of Vulture Mount were particularly suitable for its

favorite pastime: the falconry. Frederick II used the castle as a treasury director (the building was used for a long time to keep the fruit of taxation saddled to the communities of Basilicata) and also as a prison: Othman, the Saracens of Lucera, was imprisoned he until disbursed 50 ounces of gold to obtain his release. On 1232 the castle hosted the Marquis of Monferrato and his niece Bianca Lancia, then beloved by Frederick, who gave him the natural son Manfred. On 1241, in the building the emperor held as “prisoners of respect” two cardinals and many French and Germans bishops who were to participate in a council summoned by the Pope in order to depose him. With the unification of Italy, Melfi, as the whole Basilicata and Southern Italy in general, did not see any socio-economic improvement, sinking deeper into a state of severe poverty and isolation. One of the consequences of this degradation was the brigandage, at that time widespread throughout the south. On April 15, in 1861, Melfi (like all the Vulture area) was conquered by gangs led by Carmine Crocco, who thrashed the Savoy garrison in a short time and was triumphantly welcomed by the local population. Yet someones sadly reminiscent the coming of Crocco for the cruelty inflicted upon a priest, Pasquale Ruggiero, brutally mutilated and killed on 1 May. In his father’s house, near the Porta Venosina, was erected in 1901, a memorial plaque to remind the tragedy.

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Info Castello di Melfi

Telefono 0972 238726

Museo Diocesano

Telefono 0972 238429 Orario: 10,00-12,30; 17,00-19,00 E-mail: curiavescovilemelfi@virgilio.it

Pro Loco Melfi

Telefono 0972 239751 E-mail: prolocofederico2@tiscali.it

Comune di Melfi

Servizi Area alla cittadinanza Dott.ssa Tania La Sala 0972 251305

Palazzo Donadoni

Rivolgersi al Comune 0972 251303 /265/ 269

A Melfi anche il “Centro di conservazione della natura di Basilicata”. All’interno dell’ associazione e’ stato costituito il Gruppo Falconieri “DE ARTE VENANDI” di Melfi. Per visitare il Paco dei rapaci in via di estinzione in contrada Maddalena contattare il seguente numero 3405525657 oppure visitare il sito www.deartevenandi.it A Melfi il Raduno Nazionale di Falconeria Nato nel 1989 l’evento si ripropone di raccogliere i falconieri provenienti da ogni parte d’Italia. L’arte della caccia col falco, tanto cara all’Imperatore Federico II, ritrova a Melfi nell’ultimo settimana di ottobre di ogni anno luoghi, Castelli e rapaci che accolgono i visitatori per un tuffo nel Medioevo. Per info rivolgersi al Sig Giovanni Laviano 3286178228

http://www.comune.melfi.pz.it

Un ringraziamento al Sindaco Livio Valvano, all’ufficio di Gabinetto Angela Scelzo, all’Assessore alla Cultura Maria Pina Palmieri, alla Pro Loco nella persona del presidente Prof. Tommaso Bufano, all’ufficio Tecnico del Comune, al Sig. Domenico Signorelli, per la collaborazione, e all’Agenzia Grafica e Fotografica Imerea per le foto. Finito di Stampare nel mese di Marzo 2013 presso la tipografia Poligrafica s.r.l. - Modugno (Ba) per conto della MP s.r.l. - Senise (Pz) Graphic design a cura di Jackalope.it 66



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