Prime Pagine, 25 aprile 2013

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Imu per sempre: prima di esalare l’ultimo respiro, il governo Monti stabilizza la tassa più odiata. Un bel regalo per le larghe intese di B.

Giovedì 25 aprile 2013 – Anno 5 – n° 113

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Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

NAPOLITANO NOMINA IL NIPOTE DI GIANNI LETTA Il vicesegretario Pd Enrico Letta incaricato per un governo di larghe intese: lo stesso che Bersani non volle fare. Forte sostegno dal capo dello Stato: è giovane, ma esperto. Lui: “Esecutivo non a tutti i costi”. Il Pdl chiede tre posti-chiave: Giustizia (Schifani), Economia (Brunetta) e vicepresidenza (Alfano). Per i democratici divisi, veleno puro dc

ORA GOVERNO OMBRA DELL’OPPOSIZIONE di Paolo Flores d’Arcais

ella più antica democrazia d’Europa, quelN la anglosassone, dopo le elezioni non viene formato un governo: ne vengono formati due.

d’Esposito, Di Blasi e Marra » pag. da 2 a 7

IL PERSONAGGIO

Dal Subbuteo a Bazoli: la rete bipartisan dell’eterno ragazzo

Feltri » pag. 3 La maggioranza dà vita all’esecutivo di Sua Maestà britannica, e l’opposizione al “governo QUESTIONI DI FAMIGLIA ombra”. I cittadini possono in questo modo vedere confrontarsi giorno per giorno provvedimenti di legge in alternativa e contrapposizione, Un cognome, e valutare la credibilità morale e politica dei mi- un destino: quel nistri che i due schieramenti propongono. chewing-gum Sarebbe dimostrazione di grande caratura istituzionale e coerenza democratica, oltre che di del potere equivicino lungimirante intelligenza tattica, se i parlamenCaporale » pag. 3 tari del M5S si riunissero oggi (oggi, perché in politica è decisivo l’attimo fuggente, il kairòs che OCCUPY PD L’INTERVISTA MOVIMENTO non perdona) per chiedere solennemente a Stefano Rodotà di formare il governo ombra di Sua Occhetto: “Altro Attacco hacker: Maestà il popolo sovrano. Nell’Italia dell’Inciu- “La Bolognina? cio, infatti, a differenza che in Albione, il go- Eravamo stalinisti, che traditori: quei i 5 Stelle nel panico verno Letta jr. rappresenta la minoranza del ci fanno tornare 101 organizzati per le email paese, anche se verrà plebiscitato dagli scranni per l’inciucio” svelate con i capi di Montecitorio e Palazzo Madama. La metà dei democristiani” parlamentari che quegli scranni occupa è stata Liuzzi » pag. 6 Fierro » pag. 8 Cattano e Zanca » pag. 9 eletta nelle liste del Pd, da cittadini che avevano udito Bersani giurare “con Berlusconi mai, nessun accordo per nessun motivo” e promettere “una vera svolta”, più profonda (garantiva Ber»LEGA » L’ex tesoriere accusato di associazione a delinquere e truffa sani) di quella agitata da Grillo. Due italiani su tre hanno votato per voltare pagina, per chiudere col quasi ventennio di ruberia e impunità, che ha ridotto l’Italia a macerie. Si ritrovano invece con un governo Napolitano/Berlusconi (prossimo senatore a vita?), forse con la finta opposizione della Lega, per non dare alla vera opposizione del M5S le presidenze Copasir e Vigilanza che per regoÈ stato arrestato a Milano lamento gli spettano. » BANCOMAT Un governo ombra Rodotà sarebbe perciò l’a- con tre presunti complici damantina risposta costituzionale, l’entusia- anche per la lussuosa Dal Montepaschi smante risposta politica, l’ineccepibile risposta imbarcazione acquistata con parlamentare e istituzionale, al deprecabile “volmilioni a Pd, Cgil, tar gabbana” dell’intero ceto dirigente del Pd, 2,5 milioni di fondi pubblici. Brunetta e Craxi jr. che ha ingiuriosamente stracciato la parola data Il gip: “Rischio di reiterazione Milosa » pag. 10 Riccardo Bossi Olycom agli elettori e tradito la loro inequivoca volontà. del reato” Vecchi » pag. 11 Allargando a baratro il fossato profondissimo che già divide i » CENSURA AD PERSONAM cittadini dal Palazzo. U di Furio Colombo Andrea Frova Un governo ombra Rodotà AH GIÀ, OGGI Alla Fiera del Libro otterrebbe non solo il sostegno di M5S e Sel, ma anche È IL 25 APRILE: Grillo non è gradito, della pattuglia dei dissidenti UNA DATA ma Dell’Utri & C. sì romanzo del Pd che troveranno indecente condividere il governo Truzzi » pag. 14 DIMENTICATA La straordinaria con Mussolini e Santanchè, carriera di un genio utti i Paesi celebrano, in Cicchitto e Scilipoti. E sopratda tre soldi. alcune date, gli eventi estutto garantirebbe che la saUn racconto LA CATTIVERIA senziali della loro Repubblica. crosanta protesta popolare, caustico e amaro E questo basterebbe a spiegare che le misure del governo Letsul mondo del sapere la data del 25 aprile che ricorda Enrico Letta: “Sento ta jr./Alfano non faranno che e sulle leve che muovono a tutti i cittadini italiani, ogni un peso sulle spalle alimentare e invelenire, sai grandi progetti anno, che quel giorno è finita superiore alle mie capacità”. ranno incanalate nell’alveo scientifici. edizioni Dedalo una guerra spaventosa, è finita Dev’essere un capello propositivo del vero riformiquando il romanzo incontra la scienza » www.spinoza.it la dittatura feroce. » pag. 18 smo, altrove introvabile.

Megayacht per Bossi jr. Belsito finisce in carcere

Lo scienziato di cartapesta

T

Minculnap di Marco

Travaglio

n ossequio alle nuove disposizioni impartite dal Minculnap alla stampa nazionale I affinché cooperi con il nuovo governo evitando notizie e atteggiamenti disfattisti per il bene supremo della Patria, e a parziale rettifica di quanto affermato in questa sede, teniamo a precisare che, nonostante le apparenze, l’Italia non s’è trasformata in una monarchia assoluta. Nelle monarchie assolute, infatti, la corona e il trono si tramandano di padre in figlio, mentre in Italia si procede per imbalsamazione (presidenza della Repubblica) o per una particolare forma di partenogenesi modello Paperopoli, da zio a nipote (presidenza del Consiglio). Entrambe le discendenze denotano comunque una ristrettissima varietà di cognomi (da Napolitano a Napolitano, da Letta a Letta), onde evitare il disorientamento delle masse e assicurare la dentizione e nutrizione dei branchi (il cosiddetto “familismo molare”). Per il resto, il quadro è chiarissimo. In ossequio ai principi della più squisita democrazia parlamentare e della più rigorosa separazione dei poteri, il Presidente della Repubblica si presenta alle Camere genuflesse per chiedere la fiducia sotto la minaccia di sganciare l’arma letale: le sue dimissioni. E così confessa di aver accettato il secondo mandato a una precisa condizione: che il Parlamento gli consenta di fare il governo che vuole lui, altrimenti se ne va. I vecchi partiti obbediscono per acclamazione, ben lieti di prendersi qualche finta scudisciata in cambio del salvataggio delle rispettive poltrone e prebende. Sistemato il potere legislativo, il Presidente risale sull’ermo Colle e si occupa dell’esecutivo: finge di consultare i partiti per mezza giornata (il tempo di una genuflessione per uno), poi finge di pensarci su un’intera notte, infine incarica un suo clone, che appena nato era già vecchio, ma giusto perché non può fare tutto lui ed è bene che, almeno formalmente, le cariche di presidente della Repubblica e del Consiglio siano affidate a due persone diverse. Però tiene a precisare che Lettino l’ha scelto lui, mica il Parlamento. Tanto il Nipote, a parte rimangiarsi quel che ha detto per anni su B., non ha molto da fare: il programma gliel’ha già scritto Napolitano, tramite gli appositi saggi, saggiamente nominati quando ancora si pensava che avrebbe lasciato il Quirinale. Idem per la lista dei ministri, una pura formalità: il capo dello Stato la passa al premier che l’indomani, cioè oggi, gliela riporta su al Colle, dove lui fingerà sommo stupore come se non fosse sua e poi la firmerà; seguiranno giuramento, brindisi e molte autocongratulazioni. Così sistemati il legislativo e l’esecutivo, cosa resta? Ah sì, i poteri di controllo. Ma anche lì il più è fatto. La Corte costituzionale, che ha nelle mani il processo Mediaset per un conflitto di attribuzioni, doveva sbloccarlo ieri con una sentenza: ma ha fatto sapere che non è il momento, se ne occuperà un’altra volta, ci farà sapere, non c’è fretta. Il tutto per bocca del relatore Sabino Cassese, giurista insigne, già consigliere del Colle e candidato del Colle al Colle, nonché accompagnatore e tutor della brillante carriera universitaria di Giulio Napolitano (da non confondersi con Giorgio: è il figlio). Viene così rinviata sine die, e forse avviata a prescrizione, sentenza che potrebbe trasformare un padre della Patria in un pregiudicato per frode fiscale, altrimenti poi la gente si ricorda i processi (peraltro tutti sospesi da giudici servizievoli fino a data da destinarsi) e torna in piazza. Resta qualcosa? Ah, già, la libera stampa: il Presidente assume su due piedi la guida dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione della stampa e lancia il monito più superfluo della storia dei moniti, quello a “favorire, cooperare e non rinfocolare”. I cooperanti annuiscono quasi all’unisono, solo un po’ offesi dal sospetto di voler rinfocolare: ma quando mai, Sire. Com’è umano lei.


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