Prime Pagine Giornali

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Nel giorno della disfatta dei partiti, si salva solo Nicola Zingaretti, nuovo governatore del Lazio. La prova che, per vincere, occorrono buoni candidati

Martedì 26 febbraio 2013 – Anno 5 – n° 56

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Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

GRILLO BOOM BATTE TUTTI E LI SPINGE ALL’AMMUCCHIATA n Il centrosinistra avanti di misura alla Camera e al Senato. Il centrodestra perde, ma ha più seggi a Palazzo Madama. M5S è il primo partito a Montecitorio e sorpassa il Pdl nell’altro ramo n Flop di Monti, Casini quasi estinto, Fini non pervenuto. Lega dimezzata. Ingroia e Di Pietro sotto lo sbarramento e fuori da entrambe le Camere n Dal voto esce un Parlamento senza maggioranze, dunque ingovernabile. Ma Napolitano potrebbe promuovere un governissimo Pd-Pdl-Centro n Si parla di un premier “pontiere” come Amato o di un “tecnico” tipo Passera. Tutto pur di non tornare a votare con lo spauracchio a Cinque Stelle dc

E NON ABBIAMO ANCORA VISTO TUTTO di Antonio Padellaro

LA CATTIVERIA Lista Monti sotto il 10%, ma c’è “soddisfazione al comitato” Sta sul cazzo anche a loro » www.spinoza.it

uando, poco dopo le 17, la prima proiezione sul Senato senza maggioranza ha affondato Q la Borsa e fatto impennare il maledetto spread, l’Italia ha annunciato al mondo il seguente terremoto: 1) Il boom del Movimento 5Stelle che partendo da zero e oltre ogni aspettativa supera il 25 per cento a Montecitorio (quasi il primo partito) mentre sfiora il 24 a Palazzo Madama. Altro che protesta passeggera. Con i voti di Grillo e dei grillini tutti dovranno fare i conti, dentro e fuori il Parlamento. 2) La coalizione di centrosinistra imperniata sul Pd prevale alla Camera, con l’annesso premio di maggioranza, ma perde al Senato. Un deludente pareggio che costringe Bersani a una dolorosa riflessione sulla presuntuosa campagna elettorale condotta col freno a mano. 3)La coalizione di centrodestra lascia per strada una marea di voti, ma grazie alle trovate truffaldine del solito Berlusconi (vi rimborso l’Imu) e alla conclamata supponenza della sinistra, conserva un peso determinante nelle nuove Camere. 4) Anche la Scelta civica di Monti e dei suoi alleati Casini e Fini raccoglie molto meno di quanto sperato. Il Professore, baldanzosamente salito in politica per ricoprire ruoli primari, rischia adesso di fare la ruota di scorta del Pd. Male anche la Rivoluzione Civile di Ingroia e Di Pietro, ma in questo caso superare lo sbarramento del 4 era impresa disperata. Su cosa potrà succedere, solo ipotesi di grandi intese più o meno mascherate. La prima è che Bersani, forte del successo alla Camera, si faccia dare da Napolitano l’incarico di formare il nuovo governo e chieda l’appoggio di Monti. Visto che il M5S si riserva di votare solo le leggi di proprio gradimento sarà B., eventualmente, a sfiduciarlo. Se non lo farà, in cambio di cosa? Altra ipotesi. Con il placet del Quirinale, B. potrebbe farsi promotore di una sorta di governissimo Pdl-Pd-Monti, guidato da una personalità gradita alla sinistra (si parla di Giuliano Amato). Una formula a tempo per eleggere a metà aprile il nuovo capo dello Stato, per approvare una nuova legge elettorale e per tranquillizzare i nervosissimi mercati. Dopodiché si torna alle urne. O forse meglio di no. La grande ammucchiata serve per tenere a bada il grande spauracchio Grillo. Non per ritrovarselo al governo dopo un altro voto.

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5 STELLE

CENTROSINISTRA

Grillo: “Inciuci mai, però sarebbe un crimine galattico ridare l’Italia a B.” Liuzzi e Sansa » pag. 3

CENTRODESTRA

Bersani zitto, parla Letta: “Chi vince alla Camera presiede il governo” Caporale e Marra » pag. 2 - 5

SCELTA CIVICA

Berlusconi tace e prepara il ricatto: “Pier Luigi premier, ma io al Quirinale”

Monti pare Forlani: “Sono soddisfatto comunque, abbiamo avuto poco tempo”

d’Esposito » pag. 6

Perniconi » pag. 7

BOMBA SULLA FINANZA

IL MONDO CI GUARDA

Panico sui mercati per un Paese senza guida: giù la Borsa, lo spread balza a 300

Cancellerie europee sconcertate Silenzi e allarmi per la zona euro

Feltri » pag. 10

Gramaglia » pag. 11

L’amico del giaguaro di Marco

Travaglio

a domanda era: riusciranno i nostri eroi a L non vincere le elezioni nemmeno contro un Caimano fallito e bollito? La risposta è arrivata ieri: ce l’han fatta un’altra volta. Come diceva Nanni Moretti 11 anni fa, prima di smettere di dirlo e di illudersi del contrario, “con questi dirigenti non vinceremo mai”. Del resto, a rivedere la storia del ventennio orribile, era impossibile che gli amici del giaguaro smacchiassero il giaguaro. L’abbiamo scritto fino alla noia: nel novembre 2011, quando B. si dimise fra le urla e gli sputi della gente dopo quattro anni di disastri, era dato al 7%: bastava votare subito, con la memoria fresca del suo fallimento, e gli elettori l’avrebbero spianato, asfaltato, polverizzato. Invece un’astuta manovra di palazzo coordinata dai geniali Napolitano, Bersani, Casini e Fini, pensò bene di regalarci il governo tecnico e soprattutto di regalare a B. 16 mesi preziosi per far dimenticare il disastro in cui ci aveva cacciati. Il risultato è quello uscito ieri dalle urne. Che non è la rimonta di B: è la retromarcia del centrosinistra. Che pretende di aver vinto con meno voti di quando aveva perso nel 2008. Il Pdl intanto ha incenerito metà dei voti di cinque anni fa, la Lega idem. E meno male che c’era Grillo a intercettarli, altrimenti oggi il Caimano salirebbe per la quarta volta al Quirinale per formare il nuovo governo. Il che la dice lunga sulla demenza di chi colloca M5S all’estrema destra o lo paragona ad Alba Dorata. Il centrodestra è al minimo storico, sotto il 30%, che però è il massimo del suo minimo: perché B. s’è alleato con tutto l’alleabile, mentre gli strateghi del Pd con la puzza sotto il naso han buttato fuori Di Pietro e quel che restava di Verdi, Pdci, Prc e hanno schifato Ingroia: altrimenti oggi avrebbero almeno 2 punti e diversi parlamentari in più, forse addirittura la maggioranza al Senato. Ma credevano di avere già vinto, con lo “squadrone” annunciato da Bersani dopo le primarie: l’ennesima occasione mancata (oggi, col pur discutibile Renzi, sarebbe tutta un’altra storia). Erano troppo occupati a spartirsi le poltrone della nuova gioiosa macchina da guerra per avere il tempo di fare campagna elettorale. I voti dovevano arrivare da sé, per grazia ricevuta e diritto divino, perché loro sono i migliori e con gli elettori non parlano. Qualcuno ricorda una sola proposta chiara e comprensibile di Bersani? Tutti hanno bene impresse quelle magari sgangherate di Grillo e quelle farlocche di B. (soprattutto la restituzione dell’Imu, tutt’altro che impossibile, anche se pagliaccesca visto che B. l’Imu l’aveva votata). Di Bersani nessuno ricorda nulla, a parte che voleva smacchiare il giaguaro. Anche questo l’abbiamo scritto e riscritto: nulla di particolarmente brillante, tant’è che ci era arrivato persino D’Alema. Ma non c’è stato verso: la campagna elettorale del Pd non è mai cominciata, a parte i gargarismi sulle alleanze con SuperMario (da ieri MiniMario) e i formidabili “moderati” di Casini (tre o quattro in tutto). Col risultato di uccidere Vendola, mangiarsi l’enorme vantaggio conquistato con le primarie e regalare altri voti a Grillo, non bastando l’emorragia degli ultimi anni. Ora è ridicolo prendersela col Porcellum (peraltro gelosamente conservato): chi, dopo 5 anni di bancarotta berlusconiana, non riesce a convincere più di un terzo degli elettori non può pretendere di governare contro gli altri due terzi. Anzi, dovrebbe dimettersi seduta stante per manifesta incapacità, ponendo fine al lungo fallimento di un’intera generazione: quella degli ex comunisti che non ne hanno mai azzeccata una. Ma dalle reazioni fischiettanti di ieri sera non pare questa l’intenzione: tutti resteranno al loro posto e, lungi dallo smacchiare il giaguaro, proveranno ad allearsi col giaguaro in una bella ammucchiata per smacchiare il Grillo e soprattutto evitare altre elezioni. Auguri. Quos Deus vult perdere, dementat prius.


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