Incalzato dal M5S, il governatore siciliano Crocetta avvia l’abolizione delle 7 province risparmiando 700 milioni. Peccato non averne uno anche a Roma
Martedì 5 marzo 2013 – Anno 5 – n° 63
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5 STELLE: “GOVERNO POLITICO NO MA GOVERNO TECNICO FORSE SÌ” dc
BERSANI È FUORI, ORA NOMI NUOVI di Antonello
Caporale
tiamo ruzzolando verso le S urne. Giugno, ora si dice. un capitombolo ai confini dell’ignoto, una prova senz’appello di suicidio collettivo. Il vincitore, se mai dovesse accadere di vederne uno prevalere sugli altri, si troverebbe seduto sopra un cumulo di macerie. Pier Luigi Bersani dovrebbe guardare oltre la sua porta e la sua poltrona e valutare se non sia il caso, prima ancora di chiederlo a Grillo, di esibire un suo gesto di responsabilità. Come non comprendere che il proprio nome in campo, malgrado ogni buona volontà, edifica solo un muro di insulti, strangola la vita del Partito democratico dentro il rito consumato di una prova di forza inconcludente? Non è lo sconfitto che “stana” il vincitore di queste elezioni. E poi: perché mai il Movimento 5 stelle dovrebbe concedere la fiducia al capostipite dei suoi detrattori? Qual è la formuletta magica, la domandina finale: o così oppure a casa? Il tono padronale di questo aut aut, invece che ricomporre, allarga, dilata, chiama alla battaglia. Battaglia già persa, sconfitta annunciata. E se è impensabile per il Pd fare un governo della moralità pubblica col sostegno del più grande corruttore in circolazione, è indiscutibile che la sfida a cui è chiamato il maggior partito della sinistra è cercare, in ogni modo, un sistema che ponga l’Italia al riparo da una ulteriore prova elettorale che forse la manderebbe definitivamente in rovina. Servono occhi nuovi per guardare questo nuovo mondo. Esistono nomi di valore, personalità dal profilo adeguato a sollecitare nel variegato e caotico movimento grillino una riflessione, una prova di fiducia, magari tecnica, per segnare l’idea di un cambiamento possibile, da subito. Questo giornale ha già illustrato l’esperienza e le qualità di Stefano Rodotà. Altri, come per esempio Fabrizio Barca, potrebbero ugualmente essere chiamati a immaginare (servirà uno sforzo davvero creativo!) una via di fuga, una luce alla fine di questo tunnel.
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Zero tituli di Marco
è una sola corporazione più refrattaria della casta politica al cambiamento: C’ quella dei giornalisti. Ieri ci siamo muniti di
Grillo, anche se in lutto per la morte del suocero, partecipa alla riunione degli eletti e scherza con i neodeputati: “Allora, la diamo la fiducia a Monti o Bersani?”. L’assemblea elegge i capigruppo di Camera (Roberta Lombardi) e Senato (Vito Crimi). Che annunciano: “Spetta a chi dice di aver vinto le elezioni e a Napolitano individuare un esecutivo senza i partiti. Valuteremo la scelta del Presidente. Poi decideremo”. E sull’Europa, il premier convoca il leader M5S Feltri, Liuzzi, Scanzi e Zanca » pag. 2 - 3 - 4 e 8
IL PREMIO NOBEL
Fo: “La maschera di Carnevale fa bene ai politici” Dario Fo » pag. 22
L’AMICO GENOVESE
Villaggio: “Beppe è un rivoluzionario, un Mao più allegro” Pagani » pag. 5
» NAPOLI » Pubblici ministeri pronti a chiedere il giudizio per i 3 milioni a De Gregorio
Compravendita dei senatori “Processo immediato per B.” INCHIESTA DURNWALDER
Scandalo Ruby, l’accusa dei magistrati di Milano: “Ad Arcore collaudato sistema prostitutivo, tutto organizzato per il piacere sessuale, anche con minorenni”. Il procuratore dei minori: Maroni non ha detto la verità alla Camera Barbacetto e Lillo » pag. 7
Dlm
» CONGREGAZIONI
I cardinali si ribellano alla Curia: più tempo per capire
Luis Durnwalder LaPresse
Corte dei conti: il Colle smentisce pressioni, ma non il dossier sul pm
Ansa
Politi » pag. 10 - 11
INTERVISTA A INGROIA
“De Magistris sleale, Rivoluzione Civile è viva e continua con me”
Lillo » pag. 9 Borromeo » pag. 6
Travaglio
LA CATTIVERIA Convention del M5S in un albergo a Roma. Poi sono tornati a casa con le pentole » www.forum.spinoza.it
microscopio elettronico alla ricerca di una qualche traccia della notizia pubblicata sabato dal Fatto: la denuncia, precisa e circostanziata, del procuratore del Trentino Alto Adige della Corte dei Conti Robert Schülmers sulle pressioni ricevute dal Pg Nottola e dal presidente Giampaolino per salvare le chiappe al governatore della Provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder della Südtiroler Volkspartei. Costui, a leggere le indagini dei magistrati contabili, ma anche varie inchieste giornalistiche, è un incrocio fra Matusalemme e Sardanapalo: al potere ininterrottamente dal 1989 (prima del crollo del Muro di Berlino), è accusato di sperperare il denaro pubblico in regali all’ex moglie e all’ex fidanzata e in spese folli col solito trucco dei “rimborsi”. Ma è anche un alleato storico del centrosinistra: alle ultime elezioni i 145 mila voti di Svp sono stati decisivi per assicurare a Bersani il primo posto. Così, narra Schülmers, nel giugno 2012 Durnwalder va in visita pastorale al Quirinale e subito dopo, come per incanto, partono i calorosi inviti al procuratore perché archivi le indagini sul governatore e usi il guanto di velluto con la giunta altoatesina, altrimenti “ci/ti distruggono”. Il tutto accompagnato da minacce di dossier sul suo conto: roba che, se ci fosse di mezzo B., si griderebbe alla “macchina del fango”. Invece tutti zitti e mosca. E dire che i riferimenti alle pressioni del Quirinale si sprecano, nero su bianco. Del resto, è un copione già tristemente visto. Non è un mistero che Napolitano si sia messo in testa di essere il capo della magistratura, mentre è soltanto il capo dell’organo di autogoverno che dovrebbe difendere i magistrati dalle pressioni esterne. Non esercitarle. Quando il pm Woodcock terremotò Potenza con le sue indagini, il Colle chiese informazioni su di lui. Quando la Procura di Salerno scoprì gli insabbiamenti delle indagini di De Magistris a Catanzaro e andò a sequestrare gli atti negati dagli insabbiatori, Napolitano chiese addirittura le carte dell’indagine. E quando la Procura di Palermo indagò sui politici implicati nella trattativa Stato-mafia, Napolitano e il consigliere D’Ambrosio si attivarono su richiesta di Mancino (indagato per falsa testimonianza) per ottenere dal procuratore nazionale antimafia Grasso e dal Pg della Cassazione (prima Esposito, poi Ciani) l’avocazione dell’indagine o almeno il salvataggio di Mancino. Ora non un passante o un quacquaracquà, ma il capo della Procura della Corte dei Conti del Trentino-Alto Adige denuncia l’“interferenza indebita del Quirinale” nelle sue indagini su Durnwalder. Ma nessun giornale ritiene che sia una notizia. Non una riga su Repubblica, Stampa, Messaggero, e neanche sul Giornale e su Libero (meglio tenersi buono Napolitano per il governissimo salva-Nano). Le uniche tracce della notizia si rinvengono, per i lettori dotati di strumenti di rilevazione ad alta precisione, in una breve di 25 righe sul Corriere. Ma, beninteso, senz’alcun cenno al ruolo del Quirinale, se non per smentirlo senza spiegarlo. Il tutto sotto un titolo fatto apposta per non far capire nulla: “‘Pressioni pro-Durnwalder’. Giampaolino: tutto falso”. Chissà oggi come farà la libera stampa a occultare ancora la notizia, visto che ieri il Quirinale ha emesso un comunicato. Intanto, in prima pagina, Beppe Severgnini definisce “umiliante sapere le intenzioni di M5S leggendo le anticipazioni di un’intervista di Grillo alla rivista tedesca Focus”. Più o meno come apprendere le intenzioni del Pd da un’intervista di Bersani a Che tempo che fa. Ma mai così umiliante come la stampa italiana che censura le notizie sgradite al Quirinale a edicole unificate. Poi dice che uno parla con Focus.