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Mentre Crisafulli rimane in lista, un altro candidato Pd riceve un avviso di garanzia a Napoli per truffa e peculato. Basterà l’autocertificazione?

Sabato 12 gennaio 2013 – Anno 5 – n° 11

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00

Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

SANTORO: BOOM DI ASCOLTI BERLUSCONI: BOOM DI BUGIE Storico record di share per Servizio Pubblico: 33,6%, media di 8,6 milioni di telespettatori Lui canta vittoria, nonostante gli autogol sull’Imu e sulle banche tedesche. Ecco tutte le altre menzogne che ha raccontato: dai decreti alla crisi alle condanne inventate di Travaglio dc

LA RIVINCITA di Antonio Padellaro

ndici anni dopo averlo cacciato dalla Rai per “uso criminoso del servizio pubblico” Silvio U Berlusconi ha dovuto chiedere a Michele Santoro quel Servizio Pubblico di qualità e quantità che nessuna delle tv padronali e compiacenti poteva più garantirgli. Una legge del contrappasso che solo con l’abuso di maalox contro l’acidità provocata in alcuni dai quasi 9 milioni di spettatori si può gabellare per un favore reciproco. Quale scambio di cortesie può esserci, del resto, tra un autocrate miliardario che ha fatto di tutto per trasformare la libera informazione in una congrega di domestici proni e un giornalista congedato dalla Rai al vertice degli ascolti e degli introiti pubblicitari che ha avuto il coraggio civile di ricominciare da un proprio, difficile anno zero? È facile discettare su narcisismi e vittimismi dei due mattatori (nessuno è perfetto), dimenticando che mentre un narciso conduceva l’Italia al disastro in un turbinìo di miliardi e bunga bunga, l’altro narciso otteneva 10 euro e la fiducia di 100 mila persone guidato dalla folle idea di una tv senza padroni. Una traversata nel deserto che si è conclusa giovedì nel teatro 2 di Cinecittà dove B. ha cercato di guastare la rivincita di Santoro con la letterina becera contro Travaglio, riuscendo a fare uscire dai gangheri l’antico avversario che avrebbe voluto una più degna conclusione della storia. Che poi il cerchio magico a libro paga inneggi al Caimano per averne verificato l’esistenza in vita è comprensibile, visto lo stato di catalessi delle ultime apparizioni. Che, tuttavia, quel fare casino anche divertente tra una sedia spolverata e un ghigno abbia prodotto risultati politici, è tutto da dimostrare. Il disgusto dei carpentieri di Lumezzane o dei padroncini veneti mostravano lo sfascio del blocco sociale berlusconiano. Arduo da recuperare quando quello che un dì fu l’amato leader non riusciva proprio a spiegare perché aveva votato l’odiata Imu che ora vorrebbe abolire. Ma se quasi 9 milioni di persone rimangono attaccate per ore è perché su quello schermo si ripeteva una vecchia commedia delle parti? O perché in fondo si stava celebrando il bilancio di una generazione? Che alcuni hanno trascorso, come ha detto Marco, buttando via vent’anni della storia di un paese. Mentre altri cercavano di conservare il rispetto per se stessi.

Il Caimano ricompatta i fedelissimi, che cantano vittoria e sperano nella rimonta. Piepoli gli accredita un 1% in più La sondaggista Ghisleri: “La serata a La7 ha spostato molti voti” Per Fini “ha vinto B.” Invece Bersani (che ha raccolto un misero 16% da Vespa) non l’ha visto di Ferrucci e Tecce

numeri non giudicano Servizio Pubblico di giovedì, lo peI sano con neutralità statistica. E misurano, ancora, l’esplosivo televisivo che rappresenta la coppia, plasticamente inedita poiché fisicamente vicina, Santoro-B.: un televisore su tre sintonizzato su La7. » pag. 2 - 3

» ELEZIONI » Candidati “last minute” e postulanti in attesa da B.

Moggi corre con la Craxi Favia nella lista Ingroia RIVOLTA SUL WEB

Alcuni dei simboli contraffatti presentati ieri

Presentati al Viminale un centinaio di simboli, in gran parte farlocchi, alcuni addirittura copiati da 5Stelle, Monti e Rivoluzione Civile. Emilio Fede col Pdl al posto della moglie

A 71 ANNI

Grillo: “Denuncio chi ha clonato la nostra lista, vogliono eliminarci”

d’Esposito, Palombi e Rodano » pag. 6 - 7

A “PRESA DIRETTA”

Se n’è andata Mariangela Melato attrice totale

Doni su Conte: “Tutti sapevamo delle combine”

di Malcom Pagani

di Macina e Ruffo

on la voce da maschio, le gambe da gazzella e l’erotiC smo straniante da panfilo in

inque anni e mezzo di squalifica e 2 punti di peC nalizzazione all’Atalanta per

crociera, Mariangela Melato era la più moderna. » pag. 14

responsabilità oggettiva: Doni ha fatto tutto da solo? » pag. 15

Liuzzi » pag. 8

» CASSAZIONE

“La madre è degna anche se è omosessuale” Zunini » pag. 10

LA CATTIVERIA Prima di Berlusconi da Santoro, D’Alema dalla Gruber. Come quando, prima di E.T., intervistavano Rambaldi » www.spinoza.it

Le 12 balle blu di Marco

Travaglio

entare di racchiudere vent’anni di orrori in T due ore e mezza di trasmissione televisiva sarebbe stato, oltrechè impossibile, inutile. La

tecnica di Berlusconi è nota: un cocktail micidiale di logorrea, menzogna e vittimismo che mette a dura prova anche il più scafato intervistatore. L’altra sera, a Servizio Pubblico, a mio modesto e tutt’altro che imparziale parere, alcune sue balle – come quelle sull’Imu e sul complotto delle banche tedesche, cruciali per la sua campagna elettorale – sono state demolite dalle fondamenta. E gli sarà difficile ripeterle impunemente di qui alle elezioni. Dovrà inventarsene qualcun’altra. Dopodiché decideranno gli elettori, unici padroni della democrazia, anche in base alla bontà delle offerte degli altri candidati: l’idea che una sola puntata di un talk show possa affossare (o, al contrario, riabilitare) definitivamente un politico è ingenua e puerile. I giornalisti non servono a far vincere o a far perdere i voti o le elezioni a questo o quello. Servono ad aiutare i cittadini – in questo caso i telespettatori – a saperne un po’ di più e a formarsi un’opinione informata sulle scelte da compiere. Gli 8,6 milioni di italiani che in media hanno seguito Servizio Pubblico giovedì sanno qualcosa in più di quel che sapevano prima? Penso di sì. E penso, sempre immodestamente e tutt’altro che imparzialmente, che su Berlusconi sappiano molto più di quanto hanno saputo in tutte le altre telecomparsate del Cavaliere degli ultimi anni. Naturalmente la sua macchina spara-palle, molto simile a quelle usate dai tennisti per allenarsi, ha lasciato rimbalzare nell’atmosfera molte bugie che una risposta, anzi una confutazione, la meritano. E che era impossibile, per i tempi televisivi, rintuzzare l’altra sera in diretta (spesso si tratta di questioni squisitamente tecniche, che è facile buttare sul tappeto con una battuta, ma per essere smontate richiedono molto tempo). È quello che tenteremo ora di fare nel luogo più adatto per l’approfondimento giornalistico: le pagine del Fatto. Cominciamo dalle balle di B., poi proseguiremo con una rubrica quotidiana sui “pinocchi” elettorali. 1. “Il governo Monti, grazie a Napolitano, ha potuto usare i decreti legge anche senza i requisiti della necessità e dell’urgenza, mentre al mio governo non è stato permesso. Bisogna riformare la Costituzione”. Vero che Monti ha

usato e abusato dei decreti legge, abusando poi anche della fiducia per farli convertire in legge a tempo di record esautorando completamente il Parlamento. Falso che Berlusconi non abbia potuto usare i decreti legge: nel suo terzo governo (2008-’11) ne ha varati ben 80; nel secondo (2001-’06) addirittura 217.

2. “Bisogna riformare la Costituzione perché il premier non ha poteri, nemmeno quello di sfiduciare i suoi ministri: solo quello di fissare l’ordine del giorno dei Consigli dei ministri. I disegni di legge governativi impiegano dai 450 ai 600 giorni per essere approvati definitivamente dal Parlamento, e quando ne escono non somigliano neppure pallidamente al testo di partenza. Poi i tecnici del Quirinale e i magistrati di sinistra cercano i profili di incostituzionalità per farli bocciare dalla Corte costituzionale”. Intanto il premier ha il potere di

indicare i ministri al presidente della Repubblica, che formalmente li nomina: se li indica, è evidente che godano della sua fiducia. Le lungaggini del bicameralismo perfetto sono note, ma non impediscono ai governi di far approvare dalle loro maggioranze le norme giudicate più urgenti a tempo di record, anche nella forma ordinaria del disegno di legge. Le leggi ad personam di e pro Berlusconi hanno avuto iter rapidissimi: la legge sulle rogatorie del 2001 passò in 93 giorni dal giorno in cui uscì da Palazzo Chigi a quando la seconda Camera l’approvò identica e la mandò alla Gazzetta Ufficiale. Segue alle pagine 4 - 5


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