Abbiamo chiesto al Capo dello Stato un chiarimento sui marò rimasti in Italia mancando alla parola data all’India. Ieri ha convocato i ministri, meglio di niente
Sabato 16 marzo 2013 – Anno 5 – n° 74
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Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
AIUTO, RITORNA MONTI 5STELLE PREPARA L’APRISCATOLE Dalla seduta inaugurale delle Camere esce un nulla di fatto. Il professore pretende la presidenza del Senato, per poi formare un eventuale nuovo governo tecnico. Ma incassa il no di Napolitano e di Bersani. M5S procede senza accordi e punta a scardinare i cassetti del Palazzo Tensioni e confusione nel Pd: Franceschini vuole la guida di Montecitorio, ma una parte del partito la offre ai centristi. La Lega resta in gioco, mentre a B. interessa solo l’inquilino del Colle Caporale, d’Esposito, Marra, Perniconi e Zanca » pag. 2 - 5
PASTICCIO INDIANO
Vertice al Quirinale sull’ambasciatore bloccato di Alessandro Cisilin
e Stefano Citati
ertice al Quirinale tra NaV politano e i ministri coinvolti nel caso dei due marò che l’India chiede tornino dall’Italia, pena la proibizione all’ambasciatore Mancini di rientrare nel nostro paese. » pag. 10
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“Apriamo il Parlamento come una scatoletta” è lo slogan grillino. E l’apriscatole finisce sui banchi Ansa
» IMMUNITÀ SCADUTA » L’ex sottosegretario si consegna. Domiciliari per De Gregorio, Tedesco e Nespoli
Cosentino & C: l’onorevole retata Il plenipotenziario del Pdl in Campania finisce a Secondigliano per l’accusa di camorra, l’ex senatore Pd e gli appalti della sanità in Puglia, l’ex deputato berlusconiano e il riciclaggio: tutti arrestati dopo la fine della “copertura” parlamentare
B. ieri all’uscita dall’ospedale
U di Bruno Tinti
IL CAIMANO E I SOFISMI DELL’INNOCENZA
Borromeo, Fierro e Massari » pag. 6
» pag. 22
» VATICANO » Padre Lombardi: campagna diffamatoria
“Il Papa e Videla? Accuse della sinistra anticlericale” Non solo i gesti semplici e le parole chiare: “Non cediamo al pessimismo e allo scoraggiamento”. Il Pontefice sta già rimodellando il papato nella direzione della collegialità Amurri, Oppes, Politi e Tecce » pag. 8 - 9
» LUIS SEPULVEDA
“Non parlo per il mio Cile, ancora senza democrazia” Truzzi » pag. 16
U di Massimo Fini
FRANCESCO TRA FUTURO E PASSATO » pag. 22
LA CATTIVERIA Tantissime facce nuove in Parlamento. Tra cui quella della Santanchè » www.spinoza.it
Camere di sicurezza di Marco
Travaglio
ta finendo tutto come ampiamente previsto: con le retate e i rastrellamenti. Come S nel 1994. Si aprono le Camere e soprattutto le camere di sicurezza. Gli ex onorevoli De Gregorio, Cosentino, Tedesco e Nespoli, appena decaduti e dunque privi dell’immunità raggiungono le patrie galere, dove avrebbero dovuto soggiornare da anni se i partiti non li avessero protetti con scudi reciproci. Altri a breve li seguiranno, anche fra i neoeletti, perché in Parlamento, almeno sulla carta, non c’è più una maggioranza che possa permettersi i soliti giochetti. Il capogruppo di 5 Stelle al Senato, Vito Crimi, rispondendo l’altro giorno con aria serafica alla domanda di un giornalista, ha innescato una slavina che nemmeno lui probabilmente immaginava: ha detto che il suo gruppo, dopo aver contestato per anni la sindrome da immunodelinquenza acquisita delle Camere, è prontissimo a votare l’ineleggibilità di B., ineleggibile da 19 anni esatti, cioè da quando fu eletto la prima volta, dinanzi alla giunta per le elezioni di Palazzo Madama; ed è altrettanto pronto a votare sì a eventuali richieste di arresto nei suoi confronti. A quel punto il Pd, reduce da un terrificante salasso di voti verso 5 Stelle, ha dovuto rispondere tramite il Migliavacca di turno che è pronto a fare altrettanto, onde evitare di regalare qualche altro milione di voti a Grillo. Il Migliavacca è lo stesso che ancora pochi mesi fa s’incontrava in gran segreto con Verdini al tavolo della legge elettorale, dunque è impossibile che sia rinsavito all’improvviso: semplicemente sente addosso il fiato della gente e reagisce di conseguenza. Per questo, oltreché per guadagnare qualche altro giorno prima delle sentenze del caso Mediaset e del caso Ruby, e – si capisce – per curare la gravissima forma di uveite bilaterale con scappellamento a destra che l’ha colpito da quando ha esaurito i legittimi impedimenti elettorali, il Cainano se ne sta asserragliato con gli occhiali scuri da visita fiscale in una stanza del San Raffaele, che è sempre meglio di San Vittore: perché non sa che pesci pigliare. I sempre geniali on. avv. Ghedini e Longo, dopo lunghe e meditate riflessioni, gli hanno partorito un’ideona mica da ridere: chiedere il trasloco dei processi da Milano a Brescia. La stessa baggianata che avevano sfoderato già dieci anni fa, con apposita legge Cirami incorporata, perché il Tribunale milanese non sarebbe sereno. Dieci anni fa c’erano i Girotondi. Ora c’è un’orda di parlamentari del Pdl, compresi gli stessi Ghedini e Longo, che marcia sul Tribunale medesimo infettandolo irreparabilmente di grave pregiudizio. Possiamo facilmente immaginare l’accoglienza che avrà questa proposta indecente quando sarà esaminata dalla Corte d’appello e dalla Cassazione: una doppia pernacchia. Ma intanto si guadagnerà qualche settimana prima delle sentenze (che lui – conoscendosi – prevede di sicura condanna), in attesa di un qualcosa che nessuno, nemmeno loro, riesce a immaginare. Potrebbero travestirlo da marò e spedirlo in India: al confronto dei suoi reati, l’omicidio colposo di due pescatori è un divieto di sosta. O potrebbero offrire ai giudici 3 milioni a testa come a De Gregorio, col rischio però di regalargli un altro processo. Oppure potrebbero chiedere a Mancino di chiamare il Quirinale per mobilitare la Procura della Cassazione, sperando che s’inventi qualcosa. La via maestra, cioè la fuga all’estero sulle orme di Craxi, non viene proprio considerata: in un’intervista alla lingua di Giorgio Mulè per Panorama e Giornale, il Cainano definisce “inimmaginabile” l’opzione B (come Bettino): significherebbe “consegnarsi a una damnatio memoriae”. Che peraltro è la sua salvezza: se ci fosse un po’ di memoria, Napolitano non gli regalerebbe tanti moniti e lui non prenderebbe tanti voti.
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