Il ministro Grilli giura: “Mai chiesti aiuti per la mia ex moglie”. E allora perché Pansa di Finmeccanica si dava tanto da fare per ripianarne i debiti?
Mercoledì 20 febbraio 2013 – Anno 5 – n° 50
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L’ULTIMA DI BERLUSCONI
Meno male che Adriano c’è
IMU, C’È TRUFFA PER TE Il Caimano invia agli elettori milioni di lettere con il timbro: “Avviso importante. Rimborso Imu 2012”. Non la solita bufala, ma il tentativo di far credere che la restituzione dei soldi sarà reale. Fioccano le denunce, ma è solo l’esempio più clamoroso di una campagna elettorale taroccata dc
CARA ANGELA, LA VERGOGNA È LUI di Lidia Ravera
a chiesto pubbliche scuse da Silvio Berlusconi, Angela Bruno. Ha detto: è da una H vita che lavoro, non permetto a nessuno di mettermi i piedi in testa. Ha detto: io sono una donna comune, lui è un uomo di potere, io devo rispondere soltanto di me, lui invece è un esempio. Se del suo potere si approfitta per offendere una donna, che cosa insegna agli altri uomini? Ha chiesto pubbliche scuse anche ai titolari dell’azienda per cui lavora, che le hanno messo in bocca parole mai pronunciate: io non mi sono sentita “onorata”, come hanno scritto nel comunicato, io mi sono vergognata. E si è vergognata mia figlia, assediata a scuola dai giornalisti, a 13 anni. Ha chiesto pubbliche scuse – ricevendone ieri da B. di false e beffarde: “Signora tante scuse, ma lei era divertitissima...” – non soltanto per sé, ma per tutte le donne che, da vent’anni, si sentono ridotte a tette e orgasmi, trastullo del maschietto padrone o “culone inchiavabili”. Ha chiesto pubbliche scuse a tutti quelli che, presenti all’evento, hanno ridacchiato e le hanno fatto firmare autografi perché, improvvisamente, era diventata una “vip”: non una brava impiegata, ma la titolare di un paio di chiappe su cui l’occhio del potente si è posato, gratificandola del suo celeste gradimento. Ha avuto, Angela Bruno, intervistata da Formigli, una reazione severa e dignitosa. Ci siamo sentite tutte un po’ meglio, dopo averla ascoltata. Ma è stata una reazione a scoppio ritardato. Lì per lì, perfino questa giovane donna combattiva ha abbozzato. L’avrebbe fatto chiunque. Nessuno può mettere a repentaglio il suo posto di lavoro, mentre la disoccupazione cresce in modo esponenziale, le aziende chiudono e la spada della “riduzione dell’organico” è sospesa sulla testa della maggioranza degli italiani. La crisi, per noi che la viviamo, giorno per giorno, è innanzitutto un fattore di indebolimento personale, che ci rende vulnerabili, perfino vili. Siamo costretti a equilibrismi di tutti i tipi per non essere disarcionati, per restare aggrappati al poco che non ci è stato tolto. Difendere la propria dignità è diventato un rischio, un lusso, un privilegio. Ci pensano, quelli che si candidano a governare l’Italia, all’ansia che cova sotto il silenzio di chi ascolta le loro promesse impossibili (Berlusconi), le loro grida spettacolari (Grillo), le loro perorazioni fredde (Monti)? Si mettono mai dal punto di vista di chi ha poco da perdere e niente si illude ormai di guadagnare? Una testa un voto, d’accordo, ma bisogna pur provare a capire che cosa passa per quella testa. Qui, oggi.
LA CATTIVERIA Modalità di rimborso Imu: a scelta tra contanti in posta, bonifico bancario o buoni trombata. » www.spinoza.it
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Il segretario del Pd gli dà dell’imbroglione. Poi sulla vendita de La7 a Cairo aggiunge: “Vanno evitati conflitti di interesse”. B. replica: “Messaggio mafioso” Paolin e Tecce » pag. 3 e 5
La letterina di B. sull’Imu
» LE ELEZIONI DEL 24-25 FEBBRAIO » Da Milano con furore
Grillo: “Partiti arrendetevi” Celentano: “Ecco la valanga” Il leader del Movimento Cinque Stelle riempie Piazza Duomo e annuncia: “Siamo primi”. L’altro lancia una canzone che suona come un inno a favore del comico genovese: “Se non voti ti fai male” Truzzi e Scanzi » pag. 7 e 17
Beppe Grillo in Piazza Duomo ieri a Milano Ansa; a destra, Adriano Celentano
U di Guido Ceronetti
PER BEN VOTARE VOTARE NULLA dare il voto, a partiti che A non ritenevo giovanilmente ignobili, cominciai nel 1953. Saltato, per assenza, poche volte. I referendum, votai tutti; appassionatamente, in specie, divorzio e aborto. » pag. 18
» IL DOCUMENTARIO » L’omaggio dei fratelli Verdone
Radio e polpette: nelle stanze segrete di Sordi Pagani » pag. 14
di Marco
Travaglio
parte Ingroia, per la sua benedetta deformazione professionale, nessuno dei leaA der in lizza sembra cogliere l’importanza cruciale, decisiva, drammatica della corruzione che si è mangiata l’Italia. Una corruzione molto più grave e diffusa di questo o quel caso di tangenti che emerge dalle indagini giudiziarie. Una corruzione che s’è fatta ambiente, atmosfera e ha contagiato ogni angolo della vita pubblica, e anche privata. Finmeccanica, colosso pubblico da 70 mila dipendenti, controllato in tutto e per tutto dalla politica, ha cambiato due presidenti in un anno: l’inquisito Guarguaglini e l’arrestato Orsi. Ma dovrebbe cambiare anche il terzo, l’attuale, Pansa, beccato a chiedere a Mediobanca (quand’era direttore finanziario del gruppo) un prestito di 500 mila euro per la prima moglie del ministro del Tesoro Grilli, cioè l’azionista della sua azienda, che poi l’ha nominato presidente. In una imbarazzante telefonata col nostro Lillo, Pansa ha prima colto in pieno la gravità della sua condotta: “Se scrivete questa cosa, dovrò trarne le conseguenze”. Cioè dimettersi (“Cos’altro dovrei fare?”). Poi, ripensandoci o parlandone con qualcuno, ha capito che c’è chi resta al suo posto per molto peggio, dunque un’ora dopo ha richiamato: “Fu una cortesia a titolo personale, di amicizia, non come Finmeccanica”. Quindi non se ne va. E naturalmente il governo non gli chiede di sloggiare, anche perché dovrebbe chiederglielo Grilli. O qualcuno dei partiti che sostengono il governo e delle aziende pubbliche han sempre fatto carne di porco. Da Roma a Siena: salta fuori un documento in cui il coordinatore nazionale del Pdl, il plurinquisito Verdini, e l’allora sindaco Pd di Siena, Ceccuzzi, si spartivano le cariche del Montepaschi come del cortile di casa loro. Serve altro per spiegare come mai nessuno, né a destra né a sinistra, aveva mai osato obiettare alcunché sulle malversazioni del Monte dei Pascoli? Pascolavano tutti insieme. Da Mps a La7, tv privata di un’azienda privata (Telecom): due amici di B., Sposito e Cairo, presentano offerte per acquistarla, ovviamente a costo quasi zero (Telecom darà un aiutino di 100 milioni a chi se la prende), in un groviglio di conflitti d’interessi da paura. Poi, in extremis, si fa avanti un imprenditore apolitico, Della Valle. Elementari ragioni imprenditoriali suggerirebbero di fermare le bocce, lasciar passare le elezioni e intanto andare a vedere quanto offre (anche perché meno degli altri due sarebbe impossibile). Invece il Cda Telecom si spacca, ma prevalgono gli amici di B., che chiudono tutto in fretta e furia e regalano la tv a Cairo. Che così mette in cassaforte il suo vantaggiosissimo contratto di concessionario pubblicitario della stessa La7. E B. addomestica l’unico concorrente che lo infastidiva. Gli dà una mano Bersani, che mette il cappello su Della Valle politicizzando un’operazione che politica non era, e non si capisce a che titolo: a meno che non abbia nostalgia per i bei tempi in cui Palazzo Chigi era “una merchant bank dove non si parla inglese” (copyright Guido Rossi) e D’Alema e Bersani sponsorizzavano i “capitani coraggiosi” senza capitali che acquistavano Telecom a debito. Tutto ciò è considerato normale, in un Paese dominato da una corruzione culturale, mentale, linguistica prima che penale. Ci voleva giusto un cantante e showman, “il re degli ignoranti” Celentano, per dipingere nel suo nuovo brano inedito quest’Italia “ormai ridotta a una lastra di cemento, come una coltre funebre sulla quale si annidano le polveri sottili della corruzione. E i politici parlano di maggioranza”. Ma anche per invitarci all’unico vero voto utile: “Se non voti ti fai del male, se non voti non cambia niente, se non voti ritornano ancora... I politici non si accorgono che, quando la bellezza morirà, loro saranno i primi a sprofondare”. Magari. Meno male che Adriano c’è.