Prime Pagine Giornali

Page 1

y(7HC0D7*KSTKKQ( +@!"!?!"!$

In Italia i disoccupati sono quasi tre milioni, 474 mila nell’ultimo anno. Ma in campagna elettorale i grandi leader parlano d’altro

Sabato 2 febbraio 2013 – Anno 5 – n° 32

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00

Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

MPS, NAPOLITANO AVVERTE STAMPA E MAGISTRATI L’inchiesta di Siena, alla vigilia delle elezioni, crea allarme al Quirinale. Il presidente dopo aver difeso Bankitalia ieri ha chiesto ai giornalisti (ma anche ai pm) di proteggere “la riservatezza” e il “segreto d’indagine” ed evitare “cortocircuiti tra informazione e giustizia”. Intervento che sembra invocare la ragion di Stato nel momento più delicato dell’indagine Feltri » pag. 2 - 3

DEMOCRATICI

NO DEL MAXXI

Bersani si affida all’ex nemico Renzi: “Insieme possiamo ancora vincere”

Melandri censura Bill Emmott: “Ordine del ministero”, che smentisce

Marra » pag. 6

Valdambrini » pag. 17

» LE MADRINE » Sempre più donne alla guida delle cosche, in Calabria ma non solo

La vendetta delle ‘ndranghetiste “La sega elettrica per i bastardi” TSUNAMI FA IL PIENO

Teresa Schirripa diceva alla figlia: “Facciamo come Rambo, i cornuti non sanno con chi si sono messi”. Poi Marisa Merico, capo della sua ‘ndrina quando aveva 22 anni. Racconta la sua vita tra cocaina, armi, e la fuga in Inghilterra: “Mia nonna è nata mafiosa. È nel suo sangue, come nel mio” di Beatrice Borromeo

arisa Merico sta per tornare. L’ultima volta che è stata in Italia, a fine anni 90, l’hanno M condannata a 10 anni di carcere per associazione mafiosa. Ma senza rispettare le procedure di estradizione. » pag. 8 - 9

CENTROSINISTRA

Beppe Grillo Ansa

Molise, nel listino un ex agente che portò in carcere armi per i cutoliani

Una giovanissima Marisa Merico con la pistola

AUTO-CANDIDATURE

“La Cultura sono io” La visita di Miguel Gotor agli attori romani

La scommessa di Grillo a Roma incenzo Niro era un otto il dominio pieno di un V agente penitenziario, vol- Sinvoltino primavera, ansecondino, del car- nunciato dall’augurante suono Riempire piazza garmente cere di Campobasso. Il 6 aprile di una campanella “Din don”, 1983 venne arrestato con altri Miguel son mì non si è riempito San Giovanni due colleghi per aver fatto en- la bocca di parole inutili: “SoVecchi » pag. 7

trare nel penitenziario quattro pistole. d’Esposito » pag. 6

no qui soprattutto per ascolPagani » pag. 14 tare”.

» PROCESSO TRATTATIVA

Brusca: “Il papello era destinato a Nicola Mancino” Lo Bianco e Rizza » pag. 10

LA CATTIVERIA La Cassazione: “Drogarsi in gruppo non è reato”. Un grande giorno per il ciclismo » www.spinoza.it

Il dito e la banca di Marco

Travaglio

l primo monito di Napolitano è certamente saggio se, invocando l’altroieri l’“interesse I nazionale”, punta a tutelare la figura di Mario Draghi dalle pressioni tedesche, che mirano a gettargli addosso lo scandalo Montepaschi per frenare la sua politica salva-euro. La Banca d’Italia fu certamente l’unico soggetto istituzionale a vigilare, con le due ispezioni a Siena, e a scoprire i contratti segreti sui derivati tossici, anche se poi ci si contentò del cambio della guardia Mussari-Profumo e la lentezza delle procedure e l’inefficienza endemica della Consob impedirono che i disinvolti (a dir poco) amministratori fossero rapidamente e adeguatamente sanzionati. Purtroppo non si può dire altrettanto del secondo monito, quello di ieri dinanzi all’Ordine dei giornalisti, francamente irricevibile almeno per ciò che resta della libera stampa in Italia. Che vuol dire “abbiamo spesso degli effetti non positivi, quasi dei cortocircuiti tra informazione e giustizia”? E a che titolo il capo dello Stato afferma che il “ruolo della stampa di propulsione alla ricerca della verità” nel caso Mps “confligge con la riservatezza necessaria delle indagini giudiziarie e il rispetto del segreto d’indagine”? La stampa ha il diritto-dovere di svelare i segreti, anche quelli giudiziari se ci riesce, per dare ai cittadini il maggior numero possibile di notizie. Forse Napolitano ignora che, se da dieci giorni lo scandalo del Montepaschi è sulle prime pagine dei giornali di tutta Italia (e non solo), è grazie a un giornale – il nostro – che ha scoperto ciò che i banchieri nominati dal suo partito occultavano ad azionisti, dipendenti, risparmiatori e investitori. Se avessimo aspettato le famose autorità, magistratura compresa, non sapremmo ancora nulla. Nelle parole di Napolitano echeggia, dietro il paravento dell’“interesse nazionale”, una concezione malata, autoritaria del rapporto fra il potere e i suoi controllori: qualunque scandalo del potere diventa attentato alla Nazione perché lo scredita agli occhi dei cittadini e dei mercati. Quindi meglio una notizia scomoda in meno che una in più. Il dito indica la luna e tutti a guardare il dito. Il termometro segna la febbre e tutti a dare la colpa al termometro. Se Napolitano non vuole che il sistema bancario venga screditato, lanci un bel monito ai banchieri perché caccino i mercanti dal tempio, anziché mettere la volpe a guardia del pollaio, come fecero tre anni e un anno fa con Mussari. E lanci un bel monito ai politici perché escano dalle banche (e dalle fondazioni) con le mani alzate e tornino a fare il loro mestiere: che, sulle banche, è quello dell’arbitro, non del giocatore. Già che c’è, potrebbe pure consigliare ai compagni del Pd di darsi una calmata: anziché minacciare di “sbranare” chi scrive dei loro rapporti con la finanza, la smettano di amoreggiare coi banchieri e di scalare le banche. Così magari nel prossimo scandalo finanziario non saranno coinvolti, e sarà la prima volta. La pravdina del Pd, la fu Unità, dedica una pagina all’appassionante interrogativo “Perché sfiorì il Garofano. Crollo del Psi e crisi della Prima Repubblica”. Già, perché? Lo storico Pons, recensendo un sapido saggio di due vecchi craxiani, Acquaviva e Covatta, risponde: va evitato “un impiego estremo della memoria storica come arma di lotta politica” in favore di “uno sguardo più meditato e più utile”, scevro da “giudizi sbrigativi e liquidatori sulla figura di Craxi”. Dunque il Psi e la Prima Repubblica crollarono perché “i partiti avevano perso la capacità di generare appartenenza”, per le “tendenze disgregative”, per “i limiti del riformismo socialista”, insomma “per un vuoto della politica che fu riempito dal potere giudiziario e da un’ondata di antipolitica”, ovviamente “di destra”. Di qui “la tragedia di Craxi e del socialismo italiano”. Ma è così difficile, o magari antipatriottico, dire che Craxi rubava?


Quotidiano Sede Centrale: Roma

Dir. Resp.: Norma Rangeri

Diffusione: 18.087 Lettori: n.d.


Quotidiano Sede Centrale: Milano

Dir. Resp.: Andrea Monti

Diffusione: 644.303 Lettori: 4.377.000











Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.