Prime Pagine Giornali

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Nell’Italia degli inamovibili fa piacere sentire le parole del presidente Napolitano: “Restare ancora al Quirinale? La carta d’identità conta”

Sabato 2 marzo 2013 – Anno 5 – n° 60

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00

Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

L’ULTIMA IDEONA: VOTARE DI NUOVO

I Dottor Stranamorte di Marco

d’Esposito, Liuzzi e Zanca » pag. 2 - 3

dc

IL PD E IL LINGUAGGIO DEL CORPO Flores d’Arcais

iamo allo stallo. Nuove elezioni diventano S probabili, a meno che un incontro ravvicinato Napolitano-Grillo non tiri fuori il coniglio dal cappello. Perché, il lettore non si allarmi, hanno ragione Angelino Alfano e Giuliano Ferrara quando strepitano che Bersani deve decidere tra il berlusconicidio e l’accordo col cavaliere. Ma il poverino – come l’asino di Buridano – non vuole né l’uno né l’altro, benché la matematica dica che tertium non datur. La prima scadenza è infatti l’elezione dei presidenti dei due rami del parlamento, e al Senato una maggioranza il Pd la può realizzare solo o con Berlusconi o con Grillo, e fino a che un presidente non c’è non possono iniziare neppure le consultazioni per il governo. Quindi, o Bersani vota il candidato del M5S, o inciucia disgustosamente con Berlusconi, o lo stallo istituzionale può andare avanti alle calende greche. Perché il punto cruciale è il seguente: Bersani si illude di poter “aprire” a Grillo utilizzando il “politichese” e i suoi rituali. Se davvero ha deciso - malgrado le ingiunzioni di Scalfari al “governissimo”e la rivoltante boutade di D’Alema che vuole consegnare la presidenza di una camera a Berlusconi - di non prendere in considerazione nuove pastette col caimano, per dialogare col M5S deve utilizzare il “linguaggio del corpo”, cioè delle decisioni concrete, dei gesti impegnativi, dimenticando quello delle vaghe promesse e delle mosse tattiche. Ieri su questo giornale Dario Fo ha elencato almeno dieci punti che il Pd potrebbe condividere nel programma M5S, ma sono impegni che Bersani dovrebbe assumere unilateralmente, senza chiedere contropartite. Saranno poi i cittadini a giudicare - positivamente o negativamente - i “fatti” con cui Grillo, Casalegno e i “ragazzi” del M5S decideranno di rispondere, secondo una sintassi nuova a cui i politici dovranno abituarsi. Si pensi solo a cosa succederebbe se Bersani dicesse “la tav non si fa più, perché in effetti non serve a nulla, lo hanno spiegato i migliori tecnici disinteressati, scusateci se abbiamo fin qui insistito, ma il bene dei cittadini viene prima del profitto di qualche costruttore”. O se annunciasse che verrà rispettata la legge 361 del 1957 secondo cui Berlusconi è ineleggibile (e dovrà perciò affrontare senza immunità la sentenza Ruby e le inchieste sui 3 milioni versati a De Gregorio per fargli cambiare casacca – comprare un parlamentare non è solo corruzione è roba da attentato alle istituzioni!). Berlusconi questa volta è finito davvero, se Bersani non lo salva. Decida: legalità (col M5S) o inciucio/impunità?

IL PROGRAMMA

I “MARZIANI”

Le idee della Grillonomics, tra la decrescita e Maynard Keynes Feltri » pag. 8

L’INTERVISTA

Summit in birreria e una nuova tv: lo sbarco 5 Stelle alla Camera

Rodotà: “Bisogna rimuovere macerie Pier Luigi deve tentare per forza”

» pag. 5

Truzzi » pag. 4

»GIUSTIZIA» Il padrone di Mediaset: il 23 in piazza a contro i pm

Stavolta Berlusconi potrebbe finire dentro In Parlamento non ci sono più i numeri per leggi ad personam e al Senato nessuno gli può più garantire l’impunità Mascali » pag. 6

ROMANZO CRIMINALE

I VERBALI

Tutti gli omissis di De Gregorio: “Io e gli americani silurammo Prodi” Lillo » pag. 7

U di Michele Boldrin

NON SIAMO RIUSCITI A FERMARE IL DECLINO

Il lenzuolo bianco: a terra uno degli assalitori del portavalori Ansa

Roma, assalti e pallottole: ucciso un bandito ex Br Di Giovacchino » pag. 11

» pag. 18

ANTICIPO SERIE A

LA CATTIVERIA Alfano: “Scarto irrisorio”. Ha trovato il titolo per la sua autobiografia » www.spinoza.it

Travaglio

entre il Papa smette di essere Papa e passa M alla Storia con pochi gesti e frasi semplici (“sarò un pellegrino, grazie per l’amore, buo-

La crisi economica galoppa, ma il governo resta una chimera. Grillo accusa il Pd: “Fate il mercato delle vacche”. E di Bersani e Renzi, dice: “Hanno la faccia come il culo”. Casaleggio: fiducia a nessuno. Democratici nel caos. Il sindaco di Firenze si chiama fuori. Tutti evocano il ritorno alle urne. B: dopo la legge elettorale

di Paolo

y(7HC0D7*KSTKKQ( +%!z!@!"!$

Bolgia al S. Paolo ma il Napoli non va oltre l’1-1 La Juve resta a +6 Beccantini » pag. 15

nanotte”), avviando il rinnovamento della più antica istituzione del mondo, la politica italiana e il giornalismo al seguito si avvitano in vecchie pratiche bizantine e decrepite formule politichesi. I gattopardi mummificati nei palazzi della politica e nei loro cloni imbalsamati nelle redazioni dei giornali seguitano a muoversi come ai tempi di Forlani e Andreotti, come se nulla fosse cambiato e nulla dovesse cambiare. D’Alema, che fino all’altro giorno paragonava Grillo al Gabibbo, vorrebbe un governissimo con tutti dentro, compreso il Gabibbo, e perfino il Cainano: ha già telefonato a Letta. Non lo fa apposta, è più forte di lui: riflesso condizionato, la forza dell’abitudine. Appena ha un problema, la sua mano parte in automatico come il braccio teso del Dottor Stranamore e compone il numero di Letta per organizzare il patto della crostata. Anzi della prostata. Il direttore di Repubblica, il giornale che più di tutti ha dipinto Grillo e i suoi ragazzi come il nuovo Duce e le nuove camicie nere, intima loro all’improvviso di fare da stampelle a Bersani in un “impegno congiunto di Pd e M5S” per approvare “subito, ora” le leggi che i partiti non hanno mai fatto in vent’anni. Il pompierino della sera Polito El Drito punta invece al governissimo “Pd, Pdl e Monti” per “rubare a Grillo il programma di moralizzazione” che fino all’altroieri era un obbrobrio populista. Intanto i cronisti retroscenisti che bivaccano nella suburra del transatlantico o nelle succursali Fortunato e Bolognese, fra una vaccinara e una pajata, compulsano “fonti”, captano sospiri, decrittano sopraccigli, auscultano meteorismi. Poi, sulle gazzette, disegnano scenari di un mondo scomparso dai radar, ma non dai loro taccuini ammuffiti. Siccome Grillo ripete che non darà la fiducia ad alcun governo, inseguono il blog o la petizione del primo che passa in rete. Il Corriere spara: Vasco Errani, che ha preso il posto di Penati al fianco di Bersani e governa l’Emilia da tre legislature sebbene la legge imponga il tetto di due, dunque per Grillo è abusivo, è lo sherpa ideale per fare “scouting” fra i parlamentari M5S. E in soli tre giorni è riuscito nell’impresa che costò 3 milioni e mesi di lavoro a un corruttore professionista come B.: “un gruppo di grillini è pronto a sostenere il governo Bersani”, che è “praticamente fatto”, con “sospirone di sollievo” degli “inorgogliti bersaniani”. Poco importa se Grillo liquida il tutto come “politica puttanesca” e se questo “scouting” si chiama corruzione e voto di scambio. Non manca un accenno a Renzi che, colto da improvviso istinto suicida, è addirittura “pronto a fare il premier” senza uno straccio di maggioranza, per riparare ai guasti fatti da altri. La fonte di questi succulenti retroscena, al solito, non è indicata: pare che li abbia svelati una lontana cugina di uno zio di Renzi, fidanzata segretamente col cognato di un ex grillino trombato. Ma questo è niente, dinanzi all’ideona scodellata da Repubblica: “Ora spunta l’ipotesi ‘congelamento’: prorogare gli inquilini di Colle e Palazzo Chigi” per “uscire dallo stallo”. Cioè ibernare o impagliare Napolitano e Monti sine die, in una teca ben ventilata. Chi l’ha detto? C’è una fonte di questa boiata pazzesca? No, però “spunta”, da un fondo di caffè o dall’angiporto di una cartomante: manco uno Scilipoti pronto a confermarla. Testuale: “È una suggestione” che “sta facendo il giro della Roma politica”. Vero che “nessuno l’ha ancora messa sul tavolo”, ma “la pallina sta rotolando a valle e diventa via via più grande”. Perbacco, questo sì che è giornalismo investigativo. Poi si meravigliano se Grillo li caccia dal palco e guadagna pure voti. Intanto l’Ansa informa, in un lancio urgente e drammatico, tipo Torri gemelle: “Elezioni, colf: il signor Grillo non è in casa”. Però magari spunta.


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