Santanchè e Biancofiore contro “Quelli che il calcio”che osa parodiare la Pascale, la fidanzata di B. Finalmente qualcuno che si occupa dei veri problemi del Paese
Martedì 2 aprile 2013 – Anno 5 – n° 90
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Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
10 uomini sulla cassa del morto
“Gli amici romani del boss vogliono uccidere Di Matteo”
di Marco
Il pm di Palermo, Nino Di Matteo LaPresse
ANCHE NAPOLITANO SCARICA I 10 SAGGI DELLO SCANDALO LA VENDETTA DI KIM IL GIORGIO di Antonio Padellaro
el maggio del 2006 l’Unità N decise di celebrare l’ascesa di Giorgio Napolitano al Quirinale con il titolo ”Buongiorno Presidente”, che a me parve molto bello e augurale, anche perché all’epoca ero io a dirigere il giornale. Col senno di poi, forse avrei dovuto moderare l’entusiasmo. Del resto, poche settimane prima, nella notte dei famosi ventiquattromila voti di scarto fra l’Unione di Prodi e la destra, ne avevo combinata un’altra, sparando a tutta prima pagina: “Berlusconi Addio”, e si è visto poi come è finita. Anche se altri titoli mi sono riusciti meglio, a quel ricordo giornalistico di sette anni fa è legato un episodio che, seppur minimo, aiuta a decifrare il personaggio Napolitano alla luce anche dei suoi ultimi atti di imperio che qualcuno paragona a un golpe bianco. Dunque, con i colleghi dell’Unità decidemmo di stampare quella pagina augurale su una lastra di zinco debitamente incorniciata a imperituro ricordo e di apporvi gli autografi di tutti i giornalisti e lavoratori del quotidiano fondato da Antonio Gramsci e di cui l’autorevole dirigente comunista era stato una firma apprezzata. Poi, presi dall’entusiasmo, chiedemmo al portavoce Pasquale Cascella di poter consegnare direttamente nelle mani del nuovo capo dello Stato il prezioso oggetto. Cortese, Cascella mi assicurò che si sarebbe fatto latore della richiesta. segue a pagina 18
Dopo gli osanna del primo giorno, tutti i partiti (tranne Monti e mezzo Pd) fanno a gara a dissociarsi dalla trovata del Colle. Alla fine il Presidente è costretto a precisare: “È un’iniziativa informale e limitata nei tempi”. Oggi i due gruppi si riuniscono senza nemmeno uno straccio di presentazione Lillo, Perniconi, Mackinson e Massari » pag. 2 - 3
VITO CRIMI (M5S)
“Un nome da premier? Nessuno ce l’ha chiesto” Zanca » pag. 6
SINDROME PD
LA GRECISTA
Cantarella: “I 5Stelle si leggano Aristotele”
I conti folli del Csm: 35 milioni di spese e bilancio “criptato”
“Noi, senza lavoro grazie al miracolo Fornero”
Liuzzi » pag. 7
Franco e Portanova » pag. 5
L’INTERVISTA
Aldo Nove: “Il pregiudizio su Mia Martini non muore mai”
er l’autogoverno dei magistrati, esercitato dal Csm, lo Stato mette a disposizione ben 35 P milioni. Amministrati sotto il controllo della Corte dei conti e di tre revisori esterni, i conti del Csm sono quasi introvabili. Giusto qualche indizio nella Gazzetta Ufficiale, dove è pubblicato il rendiconto di ogni anno. Un documento di poche paginette, lontano parente di un bilancio vero e proprio. Crepaldi » pag. 8
LE STORIE
Dal fratello ai vicini: “Bersani ora lascia stare”
Caporale » pag. 7
IL DOSSIER
Travaglio
olti lettori ci scrivono sconfortati: “DavM vero non c’è più nulla da fare? Dobbiamo già riporre le speranze di un rinnovamento del-
Due lettere anonime molto circostanziate annunciano un attentato, su ordine di Messina Denaro, al pm di Palermo che sta processando il generale Mori e i protagonisti della trattativa Lo Bianco e Rizza » pag. 9 Stato-mafia, ed è anche nel mirino del Csm. Raddoppiata la scorta
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» ESCALATION MILITARE
Ora le due Coree si minacciano e preparano le armi Gramaglia, Zunini » pag. 13
LA CATTIVERIA Foto di Aldrovandi, Giovanardi: “Non è sangue, è un cuscino”. Sicuro: e quel ticchettio sull’Italicus era una sveglia Pagani » pag. 14
» www.spinoza.it
la politica scaturite un mese e mezzo fa dalle urne?”. La risposta, a nostro modesto avviso, è no: la partita è tutt’altro che chiusa. Anzi l’idea geniale di Napolitano di consegnare il futuro del Paese a dieci avanzi del passato, tutti maschi e tutti vecchi (non tanto per età, ma per permanenza sulle poltrone dell’establishment), magari nella speranza che da quella specie di ossario escano il nuovo premier e il nuovo capo dello Stato, paradossalmente la riapre. Dopo il risultato scioccante del voto, era inevitabile che il primo giro di consultazioni andasse a vuoto. Bersani aveva promesso di governare con Monti contro “i due populismi di Grillo e Berlusconi”: più che una promessa, una minaccia, che infatti ha messo in fuga milioni di elettori. B. aveva promesso di sgominare tutti gli altri: i “comunisti” di Bersani, gli “sfascisti” di Grillo e il “Trio Sciagura” Monti-Casini-Fini. Grillo aveva promesso di spazzare via “Pdl, Pdmenoelle e Rigor Montis”. Hanno preso ciascuno meno di un terzo dei voti. L’idea che un governo guidato o indicato da Bersani, da B. o da Grillo potesse avere la maggioranza era una follia. Perciò l’esplorazione di Bersani era votata, fin dall’inizio, alla disfatta: l’avevano capito tutti, tranne Bersani. Che in un paese serio, dopo aver perso 10 punti in un mese tirando in tribuna un rigore a porta vuota, non avrebbe preteso di fare il premier: si sarebbe dimesso. Venerdì si temeva che, dopo l’autogol dei 5Stelle, saliti sul Colle senza uno straccio di nome e di proposta concreta, si passasse direttamente all’inciucissimo variamente addobbato. Per fortuna, grazie al no risoluto di Bersani al governissimo con B. (e di questo va dato atto e merito al segretario findus del Pd), non è stato così. L’arrivo dei dieci uomini sulla cassa del morto, come nei film dei pirati, riapre tutti i giochi. La Smorta Decina non combinerà un bel nulla, come tutte le bicamerali e bicameraline degli ultimi vent’anni. E ci accompagnerà dolcemente all’elezione del nuovo Presidente, che dovrà riprendere le consultazioni per mettere in piedi un governo. Che dipenderà molto dal nuovo Presidente e da chi l’avrà eletto. Reggerà l’intenzione del Pd di concordare un nome nuovo, fuori dai partiti, insieme ai 5Stelle? E soprattutto: i 5Stelle decideranno finalmente di giocare le carte che hanno in mano (e non sono poche), o continueranno a fare da spettatori? Giocarsi le proprie carte non significa né sporcarsi le mani né fare inciuci. Significa fare politica coerentemente con le attese degli elettori. Che, riguardo a M5S, non vogliono dare cambiali in bianco ai partiti. Ma neppure di rinunciare a influenzare la politica ogni volta che si può. Siccome il requisito indicato da Grillo per la scelta online del candidato Presidente nelle “Quirinarie” è l’estraneità alle vecchie poltrone, esistono personalità degnissime che rispondono a quell’identikit e possono piacere anche agli elettori del Pd. Il Pd, lo sappiamo, sarà tentato di mandare al Quirinale le solite muffe, da Amato a D’Alema a Marini. Ma potrebbe esserne dissuaso da una rivolta della base, se i grilli avanzassero candidature più autorevoli (non ci vuole molto). Dopodiché, quando ripartiranno le consultazioni, potrebbero finalmente proporre al nuovo Presidente un nome analogo e sfidare allo stesso modo il Pd su alcune proposte che fanno parte del loro programma, ma che non dispiacciono agli elettori progressisti. A quel punto il cerino, dalle mani di Grillo, passerebbe in quelle di Bersani (o chi per lui): se le boccerà, confermerà che il dialogo con M5S era un bluff e si assumerà la responsabilità di aver perso (e fatto perdere agli italiani) un’occasione d’oro; se accetterà, avremo un governo che ci sogniamo da chissà quanti anni.
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