Prime Pagine, 9 maggio 2013

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Bordate di fischi in tutti gli stadi durante il minuto di silenzio per Andreotti Sallusti: “Siamo un Paese senza memoria”. O forse cominciamo a ricordare

Giovedì 9 maggio 2013 – Anno 5 – n° 126

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00

Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

BERLUSCONI DELINQUENTE ANCHE IN APPELLO Confermata la condanna a 4 anni per frode fiscale nel processo Mediaset. Ma il colpo più duro è l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici, che fa impazzire i berluscones: “Giudici d’Esposito, Mascali, Nicoli e Vecchi » pag. 2 - 3 prevenuti, sentenza politica” GIUSTIZIA

Il Pd cede, passa Nitto Palma M5S: “L’ha voluto Napolitano” L’amico di Previti la spunta in commissione al Senato con i voti di Pdl e Monti. Ma i 5 Stelle denunciano: “Avevamo offerto il nostro appoggio per Casson, poi è intervenuto il Colle e i Democratici hanno votato scheda bianca”. Grillo: “Spartizione vergognosa, un vaffanculo alla Nazione” Perniconi » pag. 4 È IL PRIMO PRESIDENTE

Cassazione, amico di Previti al vertice Santacroce l’ultima speranza di B. » pag. 5

» LA SVOLTA » Marco Fassoni Accetti si è autoaccusato del sequestro. Nel suo passato: minori, sangue e foto

Caso Orlandi, ecco l’uomo che sa tutto: è lui il killer? LA STRAGE DEL PORTO

Lo strano fotografo di 57 anni ha fatto ritrovare il flauto che dovrebbe essere quello della ragazza, cittadina vaticana, scomparsa nel 1983. Nei suoi racconti ai magistrati di Roma dimostra di conoscere particolari che non doveva sapere di Marco Lillo

inchiesta sul sequestro di Emanuela Orlandi è a una svolta. Questa frase è stata scritta e ascoltata L’ troppe volte per credere ancora sia vera. » pag. 7 Emanuela Orlandi LaPresse

PIOVONO PIETRE Veduta dall’alto del porto di Genova dopo la sciagura di martedì sera Ansa

Genova, 7 morti: pilota e comandante indagati La nave Jolly Nero stava facendo marcia indietro quando ha travolto la torre di controllo. Ipotesi avaria, ma dopo Sansa » pag. 6 l’impatto il motore funzionava ancora

LA CATTIVERIA

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Andreotti si è portato molti segreti nell’aldilà. Non sia mai dovessero servirgli » www.spinoza.it

Chi mena come un fabbro vuol fare la pace con chi le ha sempre prese di Alessandro

Robecchi

are la pace è una bella coF sa. Diciamolo: il calumet, le strette di mano, il sorriso dell’amicizia là dove c’era il ringhio dell’odio, il dialogo dove c’erano risentiti silenzi e accuse reciproche. » pag. 18

Pacificare l’evasione di Marco

Travaglio

er la prima volta nella sua lunga carriera di P imputato, Silvio B. è stato condannato in appello, ultimo grado di merito, a conferma

della prima sentenza che gli infliggeva 4 anni di reclusione, 5 di interdizione dai pubblici uffici e 10 milioni di danni da pagare al fisco per una mega-frode fiscale durata dieci anni. Ora gli resta soltanto la Cassazione, presieduta proprio da ieri da un vecchio amico di Previti. Che però può valutare solo i profili di legittimità, mentre i fatti sono definitivamente accertati, così come illustrati dalle motivazioni del Tribunale: B. è un criminale matricolato che ha mostrato “particolare capacità di delinquere nell’architettare” e “ideare una scientifica e sistematica evasione fiscale di portata eccezionale” che gli ha procurato “un’immensa disponibilità economica all’estero, ai danni non solo dello Stato, ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle altre società del settore” tv. Il noto delinquente ha governato l’Italia, direttamente o indirettamente (nascosto dietro Monti e Letta jr.), per 11 anni su 19. È con questo delinquente che il mese scorso il Pd s’è appena alleato per rieleggere Napolitano e fare il governo che deve “pacificare” l’Italia dopo vent’anni di “guerra civile”. La guerra fra guardie e ladri, fra chi non paga le tasse e chi le paga anche per lui. Mentre plotoni di finti tonti rimuovono la biografia penale e politica di B., chiamando “pace” l’impunità al delinquente, e mentre si attende che il Pd trovi le parole per definire il suo pregiato alleato, è il caso di ricordare l’oggetto del processo Mediaset. Checché ne dicano i servi di Arcore, la Procura ha dimostrato “con piene prove orali e documentali” che nel 1995-'98 (quando B. era già in politica da un pezzo) la Fininvest e poi Mediaset acquistarono 3mila film dalle major Usa con 13mila passaggi contrattuali per gonfiare i costi, abbattere gli utili, pagare meno tasse e accumulare una fortuna per B. e famiglia nei vari paradisi fiscali, con due diversi sistemi: i film rimbalzavano da una società fittizia all’altra, aumentando ogni volta di prezzo (le decine di offshore create ad hoc dall’avvocato Mills, tutte riferibili al mandante B.); e altri passaggi-fantasma venivano assicurati da “intermediari fittizi” come il produttore Frank Agrama, prestanome di B., anche lui condannato. Risultato: costi maggiorati per 368 milioni di dollari, con evasioni fiscali sulle varie dichiarazioni fino a quella del 2004. L’inchiesta partì nel 2002, il dibattimento nel 2006. In origine i reati erano tre: falso in bilancio, appropriazione indebita e frode fiscale. Poi i primi due caddero in prescrizione, così come gran parte delle frodi (restano 7,3 milioni). E non solo per il naturale passare del tempo: anzi è un miracolo che il processo sia giunto in fondo, visto che in 11 anni s’è trasformato in una corsa a ostacoli, costellata da ben 11 leggi ad personam. Nel 2001 il primo scudo fiscale. Nel 2002 la controriforma del falso in bilancio che, per le società quotate, abbatte le pene e dimezza la prescrizione; il condono fiscale, che sanava un bel po’ di frodi berlusconiane. Nel 2003 il condono fiscale per i coimputati; il lodo Maccanico-Schifani; lo scudo fiscale-bis. Nel 2005 la ex-Cirielli che tagliava ancora la prescrizione e salvava dall’arresto i condannati ultrasettantenni. Nel 2006 l’indulto del centrosinistra, che condonava 3 anni ai condannati passati e futuri (perciò, se questa sentenza diventerà definitiva prima della prescrizione nel luglio 2014, B. non andrà in galera, ma dovrà lasciare il Senato). Nel 2008-2010 il “lodo” Alfano, il legittimo impedimento (due leggi scritte dall’attuale vicepremier e ministro dell’Interno, poi dichiarate incostituzionali) e lo scudo fiscale-tris. Ora, per pacificarci definitivamente col delinquente evasore, manca soltanto l’ultimo passaggio: che l’amico Napolitano lo nomini senatore a vita. S’è liberato il posto di Andreotti, lo impone l’ordine alfabetico.


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