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“La Germania fuori dall’euro non sarebbe un dramma”. Merkel: “Assurdo”. Chi continua a far danni anche da ex premier?y(7HC0D7*KSTKKQ( +$!z!;!$!} www.ilfattoquotidiano.it

Sabato 29 settembre 2012 – Anno 4 – n° 231

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

ITALIA A DELINQUERE In una lettera Lavitola rivela: “500 mila euro” ricevuti da B. per distruggere Fini. La Finanza negli uffici delle regioni Piemonte ed Emilia per le spese pazze dei consiglieri. I titoli tossici di Unicredit. Gli stipendi col trucco dei manager di Stato. Pagherà qualcuno? DA NORD A SUD

CONSIGLIERI NEI GUAI

LE PATACCHE DI VALTERINO

L’accusa: viaggi e vacanze con i soldi pubblici

Fini: “Berlusconi è un corruttore Mi quereli pure”

di Stefano Caselli e Emiliano Liuzzi

di Marco Lillo e Antonio Massari

in Regione, la GdF è arrivata ieri mattina. alla compravendita dei senatori ai dossier su FiA Bologna si era già presentata da tempo: ieri è D ni e la casa di Montecarlo: la lettera di Lavitola AstatoTorino, costituito un pool che lavorerà sulla destina- per B. racconta i retroscena degli episodi politici zione dei soldi dei gruppi consiliari.

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SPENDING REVIEW

più inquietanti degli ultimi anni.

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ILVA DI TARANTO

Unicredit e le aziende: Super manager: la trappola stipendi salvi dei derivati Altro che tagli

Fumi sulle scuole: “Mi bruciavano gli occhi”

di Vittorio Malagutti

di Francesco Casula

di Marco Palombi

pacciatori di derivati, di prodotti finanziari ad e già in carica, il super stipendio rimane fino li occhi mi facevano proprio male, mi lacrialto rischio venduti come toccasana per i bilanci S alla scadenza. E tra aprile e luglio, prima della G mavano”. Angelo ha 13 anni e frequenta la Sdi aziende già in difficoltà e infine rivelatisi vere e spending review, sono stati rinnovati un bel nume- scuola media Ugo De Carolis al quartiere Tamproprie trappole per gli imprenditori.

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La crisi spagnola

ro di Cda: Equitalia, ad esempio.

Udi Andrea Scanzi

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buri di Taranto, il più vicino all’Ilva. pag. 11 z

Udi Paolo Villaggio

PAOLI: UN CD DIARIO Almodóvar DEDICATO TELEVISIVO contro il “reality” AGLI AMICI DISPERATO auzi, Tenco, Bindi. De André, ono i cosiddetti “media” che del governo Ce l’altro Pagani, Brel. E tra un omaggio S hanno imposto alla popolazioqualche classico in chia- ne una lingua che, molti, credono

Il regista spagnolo: il premier Rajoy racconta una realtà parallela sulle violenze Oppes pag. 13 z della polizia

ve jazz. Averti addosso, Il cielo in una stanza, Vivere ancora. Gino Paoli, 78 anni, ha presentato ieri Due come noi che… La voce è sua, il piano di Danilo Rea. pag. 14 z

turca. C’è un dibattito in tv; in un finto salottino sono presenti un politico, un medico con i capelli tinti, una scrittrice di 52 anni e un giornalista da battaglia. pag. 15 z

nmagistrati

È morto l’ex procuratore Vigna Indagò il terrorismo Lillo pag. 18z

CATTIVERIE La Polverini parla di dissapori all’interno del centrodestra. Non tutti sono d’accordo su Renzi premier (www.spinoza.it)

L’amnesia dell’amnistia di Marco Travaglio

C

i risiamo. Come alla fine di ogni legislatura, ecco riesplodere il bubbone delle carceri e riaffacciarsi la solita lagna dell’amnistia e/o dell’indulto. Il presidente Napolitano chiede al Parlamento di approvare alla svelta “proposte volte a incidere sulle cause strutturali della degenerazione dello stato delle carceri”. E fin qui niente da dire, visto che il numero dei detenuti sfiora ormai quota 70 mila su 45 mila posti-cella. Poi però il capo dello Stato suggerisce “l’introduzione di pene alternative alla prigione” ed evoca “un possibile speciale ricorso a misure di clemenza”, addirittura auspicando la riforma “dell’art. 79 della Costituzione che a ciò oppone così rilevanti ostacoli” perché prevede per amnistia e indulto la maggioranza dei due terzi. E qui, francamente, cascano le braccia: perché l’amnistia e/o l’indulto non incidono affatto sulle “cause strutturali dell’affollamento delle carceri, visto che intervengono sulla popolazione già detenuta, mandandone fuori una parte con l’estinzione dei reati o delle pene. Le cause strutturali sono ben altre: i troppi criminali e dunque i troppi reati commessi; i troppi comportamenti previsti come reato, alcuni dei quali potrebbero essere puniti con sanzioni amministrative; la penuria di carceri e dunque di posti-cella rispetto al fabbisogno nazionale. Visto che il numero dei criminali e dei delitti non dipende dal Parlamento (a parte, si capisce, i delinquenti che vi risiedono in permanenza), non resta che incidere sugli altri due fattori: depenalizzando una serie di reati minori, a partire da quelli relativi alle droghe e all’immigrazione clandestina, cancellando una serie di leggi vergogna e “pacchetti sicurezza” approvati nell’ultimo decennio; e costruendo nuove carceri. Invece sono vent’anni che sentiamo annunciare depenalizzazioni, “piani carceri” e leggi “svuota-carceri”, e i penitenziari sono sempre più pieni. Il perché è noto: per vellicare gli istinti più bassi di un certo elettorato, si è seguitato a inventare nuovi reati superflui o a punire tanto più severamente quanto inutilmente quelli già esistenti (vedi i meccanismi perversi dell’ex Cirielli per i recidivi), sempre e solo nel settore della criminalità da strada, mentre quella dei colletti bianchi, che ci ha portati alla bancarotta economico-finanziaria, è sostanzialmente depenalizzata. Così, ogni due per tre, si scopre all’improvviso che le carceri scoppiano, e allora parte la campagna per mandarne fuori un certo numero. Col risultato di aumentare l’incertezza delle pene, anzi la certezza dell’impunità che porta i criminali a concludere che il delitto paga e gli onesti a perdere ogni residua fiducia nelle istituzioni e nella giustizia. Fu così nel 2006, quando l’indulto Mastella (votato da tutti, tranne Idv, Lega e Pdci) liberò 30 mila criminali, evitò che altrettanti finissero dentro e costrinse i magistrati a fare indagini e processi costosissimi per erogare pene puramente virtuali. Salvo poi scoprire sei mesi dopo che le carceri erano più piene di prima. Ora, sei anni dopo, si ricomincia. È un copione già visto, di cui possiamo tranquillamente anticipare il seguito: la congestione delle celle diventerà il pretesto per inserire nell’amnistia o nell’indulto prossimo venturo i reati di corruzione, concussione, illecito finanziamento ai partiti, truffa, frode fiscale, peculato, collusioni mafiose che vedono inquisiti ministri, sottosegretari, parlamentari, banchieri, imprenditori ed “ex”, cioè i protagonisti dei vergognosi scandali degli ultimi anni. Nessuno di loro in carcere, ma molti rischiano presto o tardi di finirci e, pur di strappare il colpo di spugna, sono pronti a ricattare mandanti e complici rimasti nell’ombra. Insomma, mentre si firmano lodevoli appelli per la legge anti-corruzione, è già pronto l’antidoto che salverà tutti. Poi qualcuno si meraviglia se Grillo spopola. Ps. Dov’era Napolitano mentre il Parlamento infilava una legge riempi-carceri dopo l’altra? Al Quirinale, con la penna in mano.


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