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Il Consiglio d’Europa:“Inconcepibile che in Italia una legge dia ai partiti il triplo di quanto spendono”. Ma ABCnon mollano un euro www.ilfattoquotidiano.it

Giovedì 12 aprile 2012 – Anno 4 – n° 87

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

“MARONI SAPEVA”

Nelle intercettazioni della Dia di Reggio Calabria, Belsito parlava degli affari in Tanzania e diceva che l’ex ministro dell’Interno lavorava contro Bossi: “Baffetto ha tutto in mano”. Girardelli, in odor di ‘ndrangheta, rivelava: “Ora incontro Bobo” Fierro e Musolino pag. 2 z

Il suk della democrazia di Furio Colombo

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ome hanno dimostrato per tempo i Radicali in Italia, la cascata di soldi pubblici che invade ogni parte e settore della politica, compresi i partiti o gruppi che non esistono più, produce corruzione prima ancora che si metta in azione il corrotto. Come dimostrano in modo esemplare le clamorose vicende ex Margherita e Lega Nord, o si affronta la questione in modo radicale (la parola vale in tutti e due i sensi, aggettivo e sostantivo) oppure il lavoro per i giudici continuerà, insieme con tradimenti, voltafaccia, profittatori di un tipo (la mia parte di soldi subito) o dell’altro (non sono stato incluso e perciò racconto). Se le cose restano così, il futuro è di Lusi e Belsito. Il mitico tesoriere, infatti, è qualcuno. O è l’uomo di fiducia di qualcuno. Vuol dire che la distribuzione del danaro pubblico ai vari personaggi o settori di un partito, avviene un po’ come nelle inondazioni: l’acqua invade certi spazi e ne abbandona altri, ridisegnando la mappa. Spero sia chiaro che non stiamo parlando soltanto di Lusi e Belsito, ovvero della patologia del sistema. Stiamo parlando di tesorieri senza tentazioni penali, di galantuomini che danno ordini che possono dare (o eseguono ordini che possono ricevere) senza infrangere alcuna legge. Ovvero della fisiologia del sistema, quando si presume che sia sano. Ma ciò che fanno, decidono o eseguono i personaggi vicini alla fonte del danaro, può alterare gravemente la libera decisione di maggioranze e minoranze, di designazioni, di nomine, di votazioni parlamentari, di scontri e alleanze, di strategia d’aula, persino il posizionarsi di un intero partito in questioni chiave che coinvolgono il Paese. Come si vede, siamo al di là di Mani Pulite. Le non nobili storie della ex Margherita e della Lega (ma forse si dovrebbe dire: della ex Lega) mostrano gravi alterazioni nella condotta politica dei partiti. Come nella profezia dei Radicali, confermata da un referendum popolare, è proprio l’inondazione di danaro pubblico a creare la privatizzazione dei partiti. Una cosa è evidente: urge la trasparenza, la prova, il rendiconto, il controllo. Urge una riduzione drastica delle somme, non per punizione, ma per stabilire un nuovo contatto con la realtà. Urge il farsi avanti di persone credibili che vogliano e possano garantire. Ancora un minuto, e sarà troppo tardi.

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Udi Marco Lillo SOLDI AI BOSSI, ECCO LE PROVE

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adania, la terra fatata della Semplificazione. Si fa presto a confondere partito e famiglia. Francesco Belsito, tesoriere della Lega, era automaticamente il diligente contabile della famiglia Bossi. pag. 5 z

MALASANITÀ PUGLIESE

VENDOLA INDAGATO: ”FAVORÌ UN PRIMARIO”

Udi Davide Vecchi COLLE E SENATO CONTRO ROSI che la Lega, Rosi Mauro imPni deliùbarazza il Senato. Su pressioQuirinale, i capigruppo hanno deciso di non farle presiedere la seduta in nome del “depag. 4 z coro del Senato”.

Il governatore e leader di Sel iscritto per abuso d’ufficio in seguito alle accuse della sua “nemica” Lea Cosentino Massari pag. 7 z

CRISI x Lo spread continua a crescere, tocca il picco di 409 e chiude a 375

Il governo Monti ha fallito? I mercati ormai lo snobbano Napolitano dice basta ai proclami sulla crescita e chiede di fare qualcosa. Investitori diffidenti Giacché, Superbonus, Scacciavillani pag. 8 z

di Stefano Feltri

indizi non fanno una proDi 409ueva,punti, ma quasi: lo spread tocca prima di chiudere a 375, e il presidente della Repubblica adotta i toni da crisi nazionale: “Siamo molto preoccupati per il quadro cupo internaziopag. 8 z nale ed europeo”. Mario Monti. Sotto, Maurizio Landini

INTERVISTA Maurizio Landini

“Art. 18, se la Cgil cede la Fiom sciopera da sola”

nvalle di susa

Terreni espropriati per pochi spiccioli: nuova rivolta No-Tav Caridi e Galeazzi pag. 11z

di Salvatore Cannavò

e la Cgil sta discutendo di un aggiustamento delle sue iniSziative sulla riforma Fornero, Maurizio Landini dice al Fatto che per la Fiom “lo sciopero generale rimane”. pag. 9 z

CATTIVERIE Celebrata la giornata dell’orgoglio padano. Sghei pride (www.spinoza.it)

Ah già, la Rai di Marco Travaglio

I

l 28 marzo, esattamente due settimane fa, è scaduto il Cda della Rai. Interessa a qualcuno? Dovrebbe interessare al governo Monti, visto che la Rai è un’azienda con 11 mila dipendenti di proprietà del governo, anzi del ministero dell’Economia, retto da Monti, che ne detiene il 99,56% (il resto è della Siae). L’8 gennaio infatti, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, Monti disse che ci pensava lui: “Mi dia qualche settimana e vedrà”. Ne sono passate 13 e nessuno ha visto nulla: a parte il vertice a Palazzo Chigi fra Monti e Confalonieri, presidente di Mediaset, ricevuto in pompa magna non si sa bene a che titolo e per parlare di che. Incontro preceduto e seguito da vari avvertimenti del Pdl al premier perché si guardi dall’occuparsi di Rai. Infatti lui, che si sappia, non se n’è minimamente occupato. Eppure, come azionista, ministro dell’Economia e premier, Monti ha il dovere istituzionale di occuparsene: per nominare uno dei 9 consiglieri e per concorrere a indicare il presidente e il direttore generale. Ma, se e quando lo farà, cosa farà? Pare che le alternative allo studio siano tre: commissariare l’azienda con un amministratore unico di stretta obbedienza montiana; prorogare il Cda scaduto e il dg Lorenza Lei (ma uno dei 9 consiglieri, Rizzo Nervo, s’è dimesso a gennaio); lasciar fare alla Vigilanza, cioè ai partiti, e indicare – nelle caselle di pertinenza governativa – qualche tecnico concordato con la maggioranza, cioè coi partiti. Di cambiare la legge Gasparri, che consegna ai partiti un servizio pubblico come la Rai, manco a parlarne. E forse è meglio così, visto che in Parlamento la maggioranza ce l’hanno i partiti che nel 2003 la Gasparri la votarono. E che, dovendola cambiare, sarebbero capaci persino di peggiorarla. Meglio che se ne occupi il prossimo Parlamento, sperando che sia meno peggio di questo. L’altro giorno, in un convegno dell’Idv, Antonello Falomi ha rilanciato la legge d’iniziativa popolare per strappare dalla Rai le zampe dei partiti, promossa nel 2006 da Tana de Zulueta, Sabina Guzzanti, Giovanni Valentini e altri, che raccolse 50 mila firme e che ovviamente il centrosinistra ignorò. Lo stesso ha fatto il MoveOn Italia (ne parla la De Zulueta sul sito di Articolo 21), nato sul modello del MoveOn America che promosse la riforma sanitaria di Obama: nei giorni scorsi, riprendendo la proposta del 2006, MoveOn ha proposto “cinque punti per tutelare un bene comune”. Eccoli: 1) Come in Germania, la tv pubblica italiana non dev’essere di proprietà del governo, ma di una fondazione di diritto pubblico. 2) Nasce un “Consiglio nazionale delle comunicazioni” indipendente dalla politica (i membri li eleggono gli utenti, le associazioni di artisti, autori, fornitori di contenuti e solo in minima parte il Parlamento e gli enti locali). 3) Questo Consiglio, dunque non più governo e Parlamento, nomina i 5 (non più 9) membri del Cda Rai, in base a curricula pubblici, garanzia di competenza e indipendenza. 4) Il Consiglio nomina i componenti dell’Agcom secondo gli stessi criteri. 5) I cittadini potranno controllare le scelte degli organismi suddetti con strumenti interattivi sul web. Oltre a quella sul finanziamento pubblico, è una partita decisiva per imporre ai partiti una dieta ferrea. Chi, oltre all’Idv, è d’accordo lo dica subito. Il Pd, con Bersani, giura che non parteciperà a nuove spartizioni in base alla Gasparri: speriamo, anche se sarebbe la prima volta. Resta da vedere il da farsi nell’immediato, in attesa di trovare un Parlamento in grado di riformare davvero la Gasparri. L’unica strada è il commissariamento della Rai fino alle prossime elezioni, con un presidente e un dg scelti in base alle loro provate capacità. Chi si sente in grado può candidarsi con il suo curriculum. È quel che faranno presto Santoro e Freccero: vedremo se il governo e i partiti troveranno qualcuno più bravo di loro. In caso contrario, se sceglieranno qualcun altro, sapremo che anche sulla Rai il governo Monti è come tutti gli altri.


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