Casini: “Non rinnego la mia amicizia con Cuffaro”. Lui almeno è coerente. Resta da capire l’attrazione fatale del Pd per uno cosìy(7HC0D7*KSTKKQ( www.ilfattoquotidiano.it
Mercoledì 25 luglio 2012 – Anno 4 – n° 175
€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
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“PROCESSATE STATO E MAFIA” TRATTATIVA: IMPUTATI MANCINO, MANNINO, DELL’UTRI, RIINA
La Procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio per sei uomini delle istituzioni e sei di Cosa Nostra per i patti del 1992-‘94: “Per salvare i politici, sacrificarono Borsellino e tanti altri innocenti” di Lo Bianco e Rizza
Parte il processo che potrebbe svelare altre verità inconfessabili sulla stagione delle stragi. Fra i 12 imputati i generali del Ros Subranni e Mori e i postini del “papello” Cinà e Massimo Ciancimino
l procuratore di Palermo Francesco Messineo ha deciso di mettere il suo visto, avvertendo l’esigenza, così ha detto, “di rafforzare l’esercizio dell’azione penale, in piena sintonia con i pm’’. Una scelta pag. 2 - 3 z quasi dovuta.
I
ESTORSIONE x La primogenita davanti ai pm
Marina B. sui milioni a Dell’Utri: “Non so nulla, ha fatto tutto papà”
FINMECCANICA
Orsi indagato: tangenti alla Lega L’indagine passa a Busto Arsizio Massari pag. 10 z
Giuseppe Orsi (FOTO ANSA)
Marina Berlusconi interrogata come teste ieri in Procura a Palermo per due ore (FOTO ANSA)
pag. 3 z
DEBITO x La differenza tra titoli italiani e tedeschi torna a 536 punti, come quando si insediò Monti a novembre
SPREAD SENZA FRENI, EUROPA A PEZZI CONFESSIONE
“Così aiuto gli evasori a portare i capitali all’estero”
a Borsa di Milano crolla, -2,72 per cento. Lo spread cancella il governo tecnico: 536 punti, come quando Monti subentrò a Palazzo Chigi a metà novembre. Mentre la Catalogna chiede aiuto al governo di Madrid, la Spagna crea un incidente diplomatico parlando di una nota congiunta con Roma sul meccanismo anti spread. Ma la nota non c’è.
o chiamano “Furto di inforLrebbero mazione”: i cittadini verprivati delle idee e
GALLINO: NO AL PENSIERO UNICO
Richiesta di giudizio per Vendola: “Abuso d’ufficio”
CARO GRILLO, FAI IL POLITICO NON IL COMICO
Pacelli pag. 9z
CATTIVERIE Stato-mafia, Berlusconi convocato. Giocherà un tempo con una maglia un tempo con l’altra (www.spinoza.it)
Beppe, mi permetto di Caperaro scriverti questa ‘lettera ta’ in ragione di una conoscenza che risale a metà degli anni 80 e che poi è venuta consolidandosi in un’amicizia, personale ma anche, sia pur parzialmente, politica. pag. 18 z
dal 21 luglio
Udi Massimo Fini
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Feltri e Ferrucci pag. 4 - 5 z
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all’interno pag. I - VIIIz
Udi Stefano Feltri
nmalasanità
Olimpiadi 2012
Speciale sui Giochi di Londra
La Spagna prova a spostare la speculazione sull’Italia inventando una nota congiunta sugli aiuti
L
Un bancario spiega come aiuta chi truffa il fisco: “Società e brevetti fasulli. I classici spalloni, pronti per la grande fuga” Sansa pag. 6 z
n
+?!z!/!$!,
delle analisi necessarie per capire la crisi. Possono leggere soltanto editoriali, o vedere servizi televisivi, che sostengono la stessa cosa. pag. 5 z
Il grande sonno di Marco Travaglio
a miglior conferma dell’imparzialità dei pm di Palermo che indagano sulle trattative Stato-mafia sono le reazioni, anzi le non reazioni dei politici, solitamente così ciarlieri, alla notizia delle 12 richieste di rinvio a giudizio: silenzio di tomba da destra, dal centro e da sinistra, a parte alcuni dipietristi come Li Gotti (“i soliti dipietristi”, direbbe la stampa di regime), che invocano la verità sullo scandalo più scandaloso della nostra storia recente; e a parte Cicchitto (il solito Cicchitto), che coerentemente attacca a testa bassa Ingroia (“una lesione dello Stato di diritto”) in perfetta continuità col piano della P2. Silenzio anche dall’ermo Colle, pur così loquace e reattivo a ogni stormir di fronda targato Palermo: stavolta, invece, nessun monito. E dire che solo due giorni fa Napolitano giurava di volere, anzi di pretendere tutta “la verità” sulle “torbide ipotesi di trattativa” (ma le trattative sono una certezza cristallizzata da sentenze anche definitive, e torbide semmai sono le trattative, non le ipotesi). Ora che la verità è più vicina con la richiesta di processare i presunti autori e complici delle trattative, anziché plaudire ai pm che le hanno dedicato gli ultimi tre anni della loro vita, il Quirinale prima si prodiga per aiutare Mancino, poi trascina la Procura alla Consulta e ora tace. Mai, negli ultimi anni, s’era vista un’indagine tanto osteggiata da tutto il potere: politici di ogni colore e risma, alte e basse cariche, vertici dei servizi e dell’Arma, giornali e tv al seguito. Fra gl’imputati infatti ci sono uomini del vecchio centrosinistra confluiti dalla Prima alla Seconda Repubblica coi loro segreti (Mannino e Mancino), accusati della prima trattativa: quella del Ros con Riina via Ciancimino. Conso, protagonista della seconda, quella che portò alla revoca del 41-bis per 334 boss, sarà processato per false dichiarazioni ai pm alla fine del processo di primo grado, come prevede una legge-vergogna del centrosinistra del '95. Poi c’è Dell’Utri, che inventò Forza Italia quando B. manco lo sapeva (ma Mangano sì), e possiamo immaginare il perché: la terza trattativa, che pose fine alle stragi e inaugurò la Seconda Repubblica. Infine gli ex vertici del Ros, da Subranni a Mori a De Donno, anch’essi traghettati dalla Prima alla Seconda Repubblica con i loro segreti. Fin qui il cosiddetto “Stato”. Poi ci sono i mafiosi: Riina, Provenzano, Brusca, Bagarella, e i due postini del “papello”, Massimo Ciancimino e Antonino Cinà. Tre trattative, sei imputati per lo Stato e sei per Cosa Nostra: par condicio assoluta. È in questa tridimensionalità la chiave per capire l’impopolarità dell’indagine nelle alte sfere. Eugenio Scalfari, su Repubblica, ha additato il Fatto come organo di una “manipolazione eversiva” e “destabilizzante” contro il Quirinale in combutta con “Grillo, Di Pietro e i giornali berlusconiani”. Per la verità, i giornali berlusconiani non hanno scritto una riga contro l’attacco del Quirinale ai pm di Palermo, anzi li hanno fucilati anche loro, lamentando che il Colle non li avesse fermati prima: perché, se la prima e la seconda trattativa coinvolgono uomini del centrosinistra, la terza investe in pieno il corpo mistico del berlusconismo. Specularmente, i giornali di centrosinistra preferiscono dilungarsi su B. e Dell’Utri, sorvolando sul ruolo di Mancino e Conso e dei governi retrostanti: quelli di Amato e Ciampi. Allora – ha ragione Scalfari – “Napolitano non era al Quirinale”. Ma era presidente della Camera, mentre al Senato c’era Giovanni Spadolini. E sarà un caso, ma quando Cosa Nostra colpì la Capitale, scelse proprio le basiliche di San Giorgio e San Giovanni. Ora basta leggere le telefonate Mancino-D’Ambrosio (la ricostruzione completa è nel libro+dvd allegato in questi giorni al Fatto e nel numero speciale di Micromega) per scoprire che molte cose della seconda trattativa le sapeva persino il consigliere giuridico del Colle. Ma naturalmente a Napolitano non aveva detto nulla. Un’insaputa tira l’altra.
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