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LaPolverinisi è dimessa dopo le ultime nomine e ora si scopre che a Ponza utilizzava una barca della Finanza. La signora sa navigare y(7HC0D7*KSTKKQ( www.ilfattoquotidiano.it

Venerdì 28 settembre 2012 – Anno 4 – n° 230

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UN FUTURO RADIOSO

Gli infarinati

MONTI VUOLE RESTARE S NAPOLITANO VUOLE L’AMNISTIA

di Marco Travaglio

Il premier scopre le carte: “Sono pronto per un secondo mandato” Casini esulta, Berlusconi prende tempo, Bersani irritato: “Se qualcuno vuol rendere il voto inutile e farmi alleare con B. e Grillo, io mi riposo”

Appello del capo dello Stato per svuotare le carceri: “Situazione vergognosa”. D’accordo il ministro Severino e Orlando del Pd. Silenzio dal Pdl, De Carolis, d’Esposito e Palombi pag. 7 - 9 z no della Lega

Come previsto di Antonio

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Padellaro

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a le qualità di Monti non c’è l’imprevedibilità. L’avevano capito pure i sassi che l’uomo non avrebbe mollato Palazzo Chigi e si sarebbe ricandidato per un altro giro di valzer, magari fino al 2018. Solo che per distinguersi dalla politica tradizionale, sempre così volgare nelle sue pretese, il professore l’ha tecnicamente tirata per lunghe. Prima assicurando i colleghi della Bocconi che lì sarebbe ritornato presto come un Cincinnato all’amato podere. Poi è cominciato il lungo tira e molla dei resto o non resto culminato nel pudico annuncio di ieri: “Se serve, torno”. Monti ci fa sapere

che come senatore a vita non ha bisogno di candidarsi alle elezioni e che per l’emergenza finanziaria ci sarà ancora molto bisogno della sua credibilità presso l’Europa. Del resto, il programma del prossimo governo esiste già ed è l’Agenda Monti che i partiti, volenti o nolenti, dovranno digerire con lacrime e sangue incorporate. A fare buona guardia ci penserà il presidente Napolitano che ha già fissato un altro punto programmatico per il nuovo Parlamento: l’amnistia e l’indulto. Non risolverà la barbarie delle carceri sovraffollate come invece la depenalizzazione dei reati minori potrebbe fare. E c’è il rischio che i tanti corrotti e corruttori che spolpano il Paese lo prendano come un segnale d’impunità.

RISSE x Dopo la condanna di Sallusti a 14 mesi di carcere

“È stato quel vigliacco di Farina” Feltri smaschera il “diffamatore” Fu l’agente Betulla a scrivere su “Libero” l’articolo che ha provocato la querela del giudice Cocilovo. Lui adesso balbetta: “Sì, sono stato io. Chiedo scusa”. Mentana: “È tardi, infame” Barbacetto, Caselli, Tinti e Truzzi pag. 2 - 3 z

Vittorio Feltri e Renato Farina ( FOTO LAPRESSE)

LAVORO E SALUTE x Bloccate le statali. Oggi di nuovo in piazza

nanticipazione

L’illusionista: IL CAMERIERE in un libro le tre vite CORAGGIOSO di Umberto Bossi DI MADRID

A Taranto dilaga la protesta Gli operai dell’Ilva: “Marceremo su Roma” di Sandra Amurri

N

on c’è il solito fungo nero. Al suo posto si alza un cono gigante di vapore. Ecco come si presenta l’Ilva il giorno dopo il decreto del gip che ha pag. 8 z bocciato il piano dell’azienda.

Udi Alessandro Oppes

Operai dell’Ilva (FOTO LAPRESSE)

Corrias, Pezzini e Travaglio pag. 22z

eroe? Macchè. È stata soIcheolounavrebbe una reazione umana, ciò dovuto fare chiun-

CATTIVERIE

que”. Si schermisce, Alberto Casillas. E si commuove ancora, quando i passanti lo riconoscono, lo ringraziano e si fanno ritrarre assieme a lui. pag. 17 z

“Non vogliamo ladri, rubagalline e mascalzoni” ha dichiarato Alfano stroncando le correnti interne (www.spinoza.it)

ebbene Sallusti ce la metta tutta per farmene pentire, non rinnego l’articolo che ho scritto l’altro giorno sul suo caso. Continuo a pensare che, per risolverlo senza ledere i principi di legalità e di uguaglianza, sarebbe bastato poco: che Sallusti si scusasse col giudice Cocilovo per le infamie scritte su Libero da Renato Farina col comico pseudonimo “Dreyfus” e risarcisse il danno, in cambio del ritiro della querela che avrebbe estinto il processo prima della Cassazione. Poi il Parlamento, visto che i partiti a parole sono tutti d’accordo, avrebbe potuto finalmente riformare la diffamazione a mezzo stampa. Cocilovo s’è detto disponibile, annunciando che avrebbe destinato il risarcimento a una onlus. Ma Sallusti s’è rifiutato di scusarsi e di risarcire, anzi è andato a Porta a Porta a rivendicare l’articolo diffamatorio come libera “opinione” e negando di aver commesso reati. A quel punto la Cassazione, che può annullare le sentenze solo per vizi giuridici o per difetti di motivazione, s’è limitata ad applicare la legge esistente: non ravvisando vizi né difetti nel verdetto d’appello, l’ha confermato. Così è stato Sallusti a condannare a 14 mesi di carcere Sallusti, evidentemente per far esplodere il caso. Il che andrebbe a suo onore, se non fosse che ha subito colto l’ennesima occasione per sparare sui “giudici politicizzati” e sulla “sentenza politica”. Ma qui di politico non c’è un bel nulla: c’è un giornale che mente sapendo di mentire, scrivendo che Cocilovo ha “ordinato” a una ragazzina “l’aborto coattivo” e dunque “se ci fosse la pena di morte, sarebbe il caso di applicarla a genitori, ginecologo e giudice”. Peccato che fosse la ragazza a voler abortire all’insaputa del padre e insieme alla madre avesse chiesto il permesso al giudice: l’avevano scritto l’Ansa e tutti i giornali, tranne Libero, che poi si guardò bene dal rettificare la maxi-balla. Altro che “opinione”: è diffamazione bella e buona, attribuzione di un fatto determinato tanto grave quanto falso. E non si capisce a che titolo il presidente della Repubblica, dopo aver “avvertito” i giudici che li teneva d’occhio mentre stavano per decidere, torni a far sapere che “si riserva di acquisire tutti gli elementi di valutazione”: lui non ha alcun potere di “sorvegliare” i giudici nell’esercizio delle loro funzioni né di “acquisire” alcunché sul merito delle loro decisioni. Semmai è il Csm che potrebbe farlo, se i titolari dell’azione disciplinare (Pg della Cassazione e Guardasigilli) ravvisassero nella sentenza profili disciplinari di abnormità. E qui abnorme è la legge, non la sentenza che la applica. Ma, al posto dei partiti che la usano per ricattare la stampa, sul banco degli imputati finiscono, tanto per cambiare, i giudici che l’hanno osservata. Repubblica parla di “accanimento giudiziario” e “mostruosità giuridica” per una pena detentiva prevista dalla legge. Il solito Battista denuncia sul Corriere “il divario clamoroso tra i due gradi di giudizio” (la prima condanna a 5 mila più 30 mila euro e la seconda che ha aggiunto i 14 mesi di reclusione). Oh bella: ma, se in tutti e tre i gradi i giudici devono decidere allo stesso modo, perché non abolire appello e Cassazione e lasciare solo i tribunali? Battista aggiunge: “Sallusti non ha neppure scritto l’articolo incriminato”. Embè? Basta nascondersi dietro uno pseudonimo per diffamare impunemente? Né si può risolvere la faccenda sostituendo il carcere con la multa. Vero che è così in quasi tutte le democrazie. Ma nelle democrazie non esistono politici che usano i loro media per massacrare gli avversari, ben felici di pagare la multa al posto dei loro killer. Per distinguere l’errore in buona fede e la critica aspra dalla diffamazione dolosa non c’è che una strada: una legge che imponga a chi scrive il falso l’immediata rettifica e, in caso di rifiuto, una dura sanzione penale, anche detentiva. Questa legge tutelerebbe i giornalisti. Ma non i Sallusti e i Farina, che augurano la pena di morte agli altri, poi piagnucolano per qualche mese di carcere, peraltro all’italiana: cioè finto.


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