Le ustioni? “Solo danni estetici”. Così l’assicurazioneha liquidato le ragazze colpite dalla bomba di Brindisi. Il prezzo della vergogna www.ilfattoquotidiano.it
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Jp"zphtv(( Jp"zpl{l( Martedì 7 agosto 2012 – Anno 4 – n° 186
€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
GUERRA AI PM DI PALERMO
AZIONE DISCIPLINARE Persecuzione di Antonio Padellaro
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dc
bene dirlo con la massima chiarezza che le notizie sull’azione disciplinare avviata dal Pg della Cassazione contro i vertici della Procura di Palermo ci parlano ormai di una vera e propria strategia persecutoria scatenata da alcuni organi dello Stato contro altri organi dello Stato preposti alla ricerca della verità nella lotta ai poteri criminali. Che poi questa strategia finisca per scardinare e delegittimare gli uffici giudiziari siciliani è pura constatazione che nasce dall’osservazione dei fatti. Prima la campagna forsennata condotta (con l’ausilio di giornaloni e giornalacci compiacenti) contro il pm Antonio Ingroia, colpevole di avere sfidato chi tenta dall’alto di imbavagliare l’indagine sulla trattativa fra pezzi delle istituzioni e mafia a rivendicare la “ragion di Stato” e festosamente accompagnato in Guatemala dopo essere stato lasciato solo “in una stanza buia”. Poi la pratica aperta presso il Csm per il trasferimento d’ufficio di Roberto Scarpinato, Pg a Caltanissetta, reo di aver ricordato, pochi giorni fa, nel ventennale della strage di via D’Amelio, l’impegno di Paolo Borsellino per ripristinare la credibilità dello Stato minata da quanti, pur ricoprendo cariche pubbliche, conducevano (e magari ancora conducono) vite improntate a quello che egli definì “il puzzo del compromesso morale che si contrappone al fresco profumo della liberta”. Tocca ora al pur prudentissimo capo della Procura palermitana Francesco Messineo e al sostituto Nino Di Matteo assaggiare la frusta del sinedrio degli scribi e dei farisei, posti a guardia di una inesistente sacralità del Quirinale e del suo inquilino. Sembra infatti che a Di Matteo venga rimproverata l’intervista a Repubblica in cui parlava delle intercettazioni indirette di Giorgio Napolitano a colloquio con Nicola Mancino (notizia peraltro già rivelata da Panorama); Messineo invece dovrebbe discolparsi per una sorta di omessa vigilanza sul suo pm. Un clima cupo, insomma, a cui hanno già dato una vigorosa risposta i 320 magistrati firmatari dell’appello in favore di Scarpinato. E a cui sicuramente, con la Procura di Palermo sotto attacco trasversale, si uniranno altre voci. A cominciare dalla nostra.
Dopo la pratica contro Scarpinato, il Pg della Cassazione (che il Quirinale attivò per Mancino) vuole trascinare dinanzi al Csm il procuratore Messineo e il pm Di Matteo per un’intervista sulle telefonate del Presidente Lo Bianco e Mascali pag. 2 z
SEVERINO
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Intercettazioni Napolitano: ecco la norma ad personam Si studia una leggina preventiva per distruggerle comunque Di Pietro attacca sui fondi Pci, il Colle: “Provocazioni” Nicoli pag. 3 z
CATTIVERIE
Belén a Federica Pellegrini: "Non mollare, hai un dono di Dio". Beh, come tutte (www.spinoza.it)
D es er t o in a u la Oggi la fiducia sul provvedimento che vale 26 miliardi di tagli. Ieri la partecipata discussione generale (FOTO DLM)
INCIDENTE x Intervista allo Spiegel: “Servono Parlamenti più deboli”. Poi si smentisce
I tedeschi vanno all’assalto di Monti IL RICATTO DELL’ILVA
“Con Taranto chiudono anche Genova e Novi” Fierro pag. 9 z
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Il premier se la prende con lo strapotere del Bundestag che vuole l’ultima parola sui salvataggi europei. Politici e giornali in Germania non gradiscono. Lo critica anche Feltri e Palombi pag. 4 - 5 z la Merkel LONDRA2012
Oro, argento e doping
Altichieri, Pagani, Scanzi e Zunini pag. 6 - 7 z
La concessione del telefono di Marco Travaglio
M
assima solidarietà ai redattori del Corriere che, non bastando Piero Ostellino il sabato (giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato Ostellino), devono pure mettere in pagina ogni santo giorno le amenità di Pierluigi Battista (urge intervento dell’Ordine, o almeno del Cdr, per riconoscere ai malcapitati una doverosa “indennità Battista”). Ieri questo pozzo di scienza s’è avventurato, come spesso purtroppo gli accade, nel terreno del diritto. Con risultati rovinosi, soprattutto per sé. Ha sostenuto che “Travaglio si improvvisa incontinente inventore di formule giuridiche”: tutto perché ho osato ricordare che, fra i soggetti “terzi” coinvolti in intercettazioni, ci sono pure le “persone non ancora indagate” ma che presto lo saranno. Ossia – chiosa spiritoso il Ballista – “potenzialmente tutta l’umanità”. Freddura senz’altro pregevole, se non fosse che quella è esattamente la condizione in cui s’è trovato Mancino, intercettato quand’era solo testimone e solo dopo indagato per falsa testimonianza. Non contento, il nostro giurista per caso ironizza sul “clima bollente” e il “calore africano” che mi avrebbe obnubilato la mente portandomi a scrivere che, se i costituenti avessero voluto vietare di intercettare il capo dello Stato, l’avrebbero scritto nella Costituzione: invece non lo scrissero, ergo il Presidente è intercettabile indirettamente (su telefoni altrui) e direttamente (se commette reati al di fuori delle sue funzioni). Secondo Ballista, l’assenza di accenni nella Costituzione alla non intercettabilità del Presidente si spiega così: “Nella seconda metà degli anni 40, senza telefonini e apparecchiature sofisticate”, i costituenti non potevano “parlare d’intercettazioni telefoniche come ne parliamo oggi” perché impossibilitati a “predire il futuro”. Battutona da scompisciarsi. Purtroppo al noto esperto del nulla sfuggono alcuni dettagli. 1) Le intercettazioni telefoniche non si fanno solo sui telefonini, inventati negli anni 80 del secolo scorso, ma anche sui telefoni fissi, inventati da Antonio Meucci fra il 1854 e il 1871 con buona pace di Ballista, convinto che nel 1948 si comunicasse con i piccioni viaggiatori, i messi a cavallo, i segnali di fumo e i messaggi in bottiglia lanciati in mare. 2) Il primo Codice di procedura penale a prevedere e disciplinare le intercettazioni telefoniche è quello del 1913, che ne attribuiva la facoltà alla polizia giudiziaria, al giudice istruttore e al Procuratore del Re; norma poi ripresa dal Codice Rocco del 1930. 3) Nel ventennio fascista il passatempo preferito dei capi della polizia (come il celebre Arturo Bocchini) e dell’Ovra era quella di intercettare i telefoni degli oppositori e dei gerarchi in odor di fronda, su su fino allo stesso Mussolini (se sapesse almeno leggere, Ballista troverebbe ottimi libri con le trascrizioni delle telefonate dei capi del regime, nonché quelle fra il Duce e la Petacci, conservate all’Archivio di Stato). 4) I padri costituenti, nella Carta del 1948, non si occuparono dell’immunità da intercettazioni non perché non esistessero telefonini e apparecchiature, ma perché all’art. 68 avevano già previsto l’autorizzazione a procedere per processare o privare della libertà personale i membri del Parlamento. Nulla del genere scrissero per il presidente della Repubblica, processabilissimo e privabilissimo delle libertà personali nel caso di reati commessi al di fuori delle sue funzioni: anche oggi il nuovo art. 68 richiede l’autorizzazione delle Camere per le intercettazioni (non più per i processi) ai parlamentari, ma non al Presidente: bisogna farsene una ragione. Ora, noi comprendiamo lo sbigottimento del Ballista nell’apprendere queste notizie tutte insieme, lui che non ne ha mai avuta una in vita sua e, se per caso l’ha avuta, fu a sua insaputa ed era sbagliata. Però, alla sua età, è venuto il momento che qualcosa lo sappia. Dopo i 40 anni – diceva Dostoevskij, quello dell’Idiota – ciascuno è responsabile della faccia che ha. E anche delle cazzate che spara.