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Monti a Davos se la prende con la Cgil: “Ha ostacolato la riforma sul lavoro”. Quasi un’ossessione. Come farà poi a governare con il Pd e Sel?

Venerdì 25 gennaio 2013 – Anno 5 – n° 24

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Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

LA BOMBA MPS SCOPPIA SU MONTI E IL PD dc

IL VOTO E IL MONTE di Antonio Padellaro

Avevamo una banca di Marco

Dopo giorni di silenzio, il governo è “ pronto a riferire in Parlamento” Ma ormai è guerra di tutti contro tutti. Il ministro dell’Economia Grilli si difende e scarica su Bankitalia la responsabilità sui mancati controlli, ma Napolitano si schiera con la Banca centrale. L’imbarazzo dei democratici

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IN ESCLUSIVA

Le carte riservate dello scandalo: tutto sui derivati ggi a Siena c’è l’assemblea degli azionisti del Montepaschi. Il tema principale sarà il conO tratto segreto rivelato dal Fatto Quotidiano e la conseguente perdita imprevista di almeno 220 milioni di euro. Pubblichiamo in esclusiva la relazione dell’ad Fabrizio Viola al cda in cui si spiegano tutti i dettagli sui pericoli dei derivati tossici Alexandria, Santorini e Nota Italia. » pag. 4 - 5

BILANCI TRUCCATI PER DARE SOLDI ALLA FONDAZIONE Perché l’ex presidente Giuseppe Mussari ha rischiato tanto, firmando accordi segreti per abbellire i conti del Montepaschi? La risposta è che doveva assicurare dividendi alla Fondazione azionista, controllata Lillo » pag. 3 dalla politica

CASAPOUND A NAPOLI

LA RAGAZZA DI CASORIA

Una manifestazione di CasaPound. A destra, Emmanuela Florino, arrestata e candidata alla Camera con la lista di destra LaPresse

“Volevano violentare una ragazza ebrea” Noemi Letizia Ansa

Noemi? Berlusconi è nelle mani di Cosentino. Che ora manda pizzini d’Esposito » pag. 7

Arrestati dieci militanti, tra cui una diciottenne, per eversione, banda armata e lesioni personali. Sono accusati di aggressioni Trocchia » pag. 11 nei confronti di giovani di sinistra

» A SAN VITTORE

La Shoah e le lenzuola della memoria Truzzi » pag. 17

Travaglio

ome in ogni scandalo, anche nel caso Montepaschi nessuno può dire “Io non c’entro” C (tranne un paio di leader appena nati). Ban-

Tecce, Barbacetto, Meletti » pag. 2 - 3 - 4 - 5

a notizia, bisogna dirlo, l’ha pubblicata il Fatto”, disse Vespa, felice come chi si appresta a subire l’estrazione di un molare senza anestesia. Si parlava dell’allegra combriccola del Montepaschi che aveva fatto sparire 500 milioni (e chissà quanti altri ancora) nel buco nero della banca rossa, e sulla candida poltrona la candidata pd Moretti fu inquadrata mentre, rapita, fissava un punto imprecisato all’orizzonte. Il nerocrinito Lupi respirò gratitudine per gli uomini del Monte che avrebbero distratto gli elettori dai Cosentino e dalle altre ignominie pdl. E il montiano Olivero non seppe se rallegrarsi per l’imprevisto inciampo che poteva frenare il nemico e futuro amico Bersani oppure dolersene. Mercoledì sera non soltanto nello studio di Porta a Porta spuntavano lunghe e vaporose code di paglia. Massimo D’Alema incautamente disse: “Il presidente del Monte lo abbiamo cambiato noi”. Come se non si sapesse che a Siena non si muove foglia che il Pd non voglia. A Berlusconi spuntò un’affettuosa lacrima nel ricordare certi prestiti agevolati. Reduce dall’applauso miliardario di Davos il premier Monti lanciò un monito affinché “nessuno si facesse venire fantasie elettorali” sulla vicenda, e subito tutti si chiesero quali “fantasie” potessero riguardarlo. Passare alla storia come il premier del governo dei banchieri non sarà certo piacevole, ma se il sistema creditizio italiano oltre a divenire ostaggio di una finanza opaca e massonica, oltre ad aver succhiato immense risorse dalle tasche degli italiani, oltre ad aver maltrattato imprese e clienti oggi si mostra come un verminaio di interessi inconfessabili di chi è la colpa? Solo di quel Giuseppe Mussari che il Pd non può aver licenziato se prima non lo avesse arruolato? E la lobby dei banchieri che lo ha voluto al vertice dell’Abi? E la Banca d’Italia che non si era accorta di nulla? E intanto il ministro dell’Economia Grilli di cosa si occupava, del suo bell’appartamento ai Parioli? Pagheranno sempre e solo i risparmiatori? Tra un mese si vota e sarà l’occasione più propizia che gli italiani avranno per regolare i conti con chi li ha truffati. Altro che fantasie elettorali, presidente Monti, queste sono solide realtà.

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LA CATTIVERIA Corona scompare da una palestra di Milano e ricompare in Portogallo. Non si è accorto che il tapis roulant era rotto

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kitalia si difende così: “Siamo stati ingannati”. Ma Bankitalia è lì proprio per evitare di essere ingannata, e soprattutto per evitare che siano ingannati i soci, i risparmiatori e i cittadini. L’alibi dell’inganno non vale: sarebbe come se un poliziotto si lasciasse scappare un ladro e si giustificasse col fatto che non s’è costituito. I ladri questo fanno: non si costituiscono. Perciò esistono i poliziotti: per prenderli. Sulla Consob è inutile sprecare parole: l’ex presidente Cardia aveva il figlio consulente di una banca da controllare, la Popolare di Lodi dell’ottimo Fiorani, infatti controllò pochino; e il presidente Vegas, ex sottosegretario e deputato Pdl, seguitò a votare per il governo B. anche dopo la nomina in Consob. Ora il Pdl cavalca lo scandalo della banca rossa, ma dovrebbe ricordare l’estate dei furbetti, quando stava con Fiorani e Fazio assieme alla Lega (rapita dal “banchiere padano” e soprattutto dal salvatore di Credieuronord); o il crac del Credito cooperativo fiorentino di Verdini; o l’uso della Bpm di Ponzellini come bancomat per amici degli amici. Casini, sul Monte dei Fiaschi, dovrebbe chiedere notizie al suocero Caltagirone, fino a un anno fa vice di Mussari. E Monti al suo candidato Alfredo Monaci, ex Cda della banca senese nell’èra Mussari. I vertici del Pd fanno i pesci in barile, ma sono anni che appena vedono un banchiere si sciolgono in adorazione. O diventano essi stessi banchieri, come Chiamparino al San Paolo. “Noi – dichiara quel buontempone di D’Alema – Mussari l’abbiamo cambiato un anno fa”. Frase che cozza con quella di Bersani: “Il Pd con le banche non c’entra”. Ma se ha “cambiato” Mussari, vuol dire che il Pd c’entra: anzi, l’aveva proprio messo lì. Casualmente negli ultimi 10 anni Mps ha versato 683 mila euro nelle casse del Pd senese. Un po’ come i Riva dell’Ilva, che foraggiavano la campagna elettorale di Bersani. La questione penale non c’entra, quella morale nemmeno. Semplicemente riesplode l’irrisolto problema del rapporto politica-affari: nessun grande partito può chiamarsi fuori. Tantomeno il Pd: si attendono ancora smentite alla deposizione di Antonio Fazio, che 6 anni fa raccontò ai pm milanesi di quando, nel 2004, Fassino e Bersani si presentano da lui in Bankitalia per raccomandargli la fusione tra Montepaschi e Bnl. Il progetto tramontò, ma quando l’anno seguente il Banco di Bilbao tentò di acquistare Bnl, l’Unipol d’intesa col vertice Ds organizzò una controcordata per sbarrargli la strada. Fassino a Consorte: “Allora, siamo padroni di una banca?”. D’Alema: “Evvai, Gianni!”. Intanto Bersani difendeva Consorte, Fazio e Fiorani già indagati: “Per Fazio andarsene ora sarebbe cedere a una confusa canea”, “Fiorani è un banchiere molto dinamico, sveglio, attivo, capace”. Soprattutto a derubare i suoi correntisti. Del resto Bersani aveva messo lo zampino anche in altre memorabili operazioni finanziarie. Tipo la scalata a debito dei “capitani coraggiosi” Colaninno & C. alla Telecom (1999). E l’affare milanese dell’autostrada Serravalle. Fu proprio Bersani a far incontrare il costruttore Gavio col fido Penati, presidente della Provincia. Intercettazione del 30.6.2004: “Bersani dice a Gavio che ha parlato con Penati... e di cercarlo per incontrarsi in modo riservato: ‘Quando vi vedrete, troverete un modo...’”. L’incontro aumma aumma avviene, poi la Provincia acquista le quote di Gavio nella Serravalle a prezzi folli e Gavio gira la plusvalenza alla cordata Unipol per Bnl. A che titolo Bersani si occupa da 15 anni di banche, autostrade e compagnie telefoniche non da arbitro, ma da giocatore? Finché i silenzi e i “non c’entro” sostituiranno le risposte, possibilmente convincenti, tutti saranno autorizzati a sospettare. Altro che “Italia giusta”.


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