Nell’Italia dei Valori fronda contro Di Pietro dopo le sue critiche a Napolitano e al Pd. Brutta aria per i non allineatiy(7HC0D7*KSTKKQ( www.ilfattoquotidiano.it
Martedì 24 luglio 2012 – Anno 4 – n° 174
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QUI CROLLA TUTTO DI CORSA VERSO LE ELEZIONI Nell’ennesimo lunedì nero, con lo spread schizzato a 516 e le Borse nel marasma, con la Spagna a rischio fallimento e la Grecia quasi fuori dall’euro, prosegue l’operazione “Monti per sempre”. Subito nuova legge elettorale e alle urne a novembre
Scalfari e noi “eversori” di Antonio
Obiettivo: un nuovo Parlamento che rilanci un governo guidato dal professore per altre manovre “lacrime e sangue”. Il Quirinale preme, ma i partiti sono nel caos
Padellaro
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inalmente scoperti ed esposti al pubblico ludibrio mandanti ed esecutori dello sciagurato complotto. Lo scoop si deve a Eugenio Scalfari che su Repubblica di domenica 22 luglio comunica: “L’attacco in corso contro il presidente della Repubblica persegue un fine di destabilizzazione al tempo stesso istituzionale e politico. Vuole colpire da pag. 2 a 7 z Napolitano e indebolire Monti. Non a caso è portato avanti da gruppi e persone che metIN RUSSIA tono sotto accusa sia Napolitano sia Monti: Grillo, Di Pietro, i giornali berlusconiani, Il Fatto Quotidiano”. “Manipolazione di marca eversiva”, addirittura. A parte la stravagante compagnia (mancano solo le Br e Batman), se l’autore fosse stato chiunque altro avremmo scherzato ancora su frasi e accuse che ricordano il Fodria (Forze Oscure Della Reazione in Agguato), l’acronimo coniato nel dopoguerra per sfottere le paranoie della sinistra. Ma ScalFeltri pag. 3 z fari è Scalfari e qui la questione si fa seria. Perché tra i tanti meriti del fondatore di Repubblica c’è sicuramente quello di aver scompigliato lo stile paludato e riverente della stam- STATO-MAFIA x Istanza per ottenere le registrazioni nell’indagine su via D’Amelio pa italiana nei confronti di tutte le razze padrone, comprese quelle che siedono sui fatali colli di Roma. A metà degli anni 60 sull’Espresso da lui diretto si potevano leggere parole severe sull’“atteggiamento ossequioso” della stampa italiana nei confronti del presidente della Repubblica” (allora era Saragat) che “tradisce un concetto dei rapporti fra i doveri dell’informazione e l’autorità che a giusta ragione potrebbe essere definito ‘spagnodi Lo Bianco e Rizza lesco’ e comunque ben lontano da quella im- Parte lesa magine di paese moderno che la stessa stampa i cosa ha paura Napolitano? nell’inchiesta sulla italiana tende compiacentemente ad accrediCome mai ha avuto una reatare”. Per carità, mezzo secolo dopo Scalfari strage, vuole che zione così abnorme non appena ha tutto il diritto di aver cambiato opinione i magistrati nisseni ha saputo delle intercettazioni sull’atteggiamento ossequioso che si deve o che avevano registrato la sua vonon si deve tenere nei confronti dei capi dello acquisiscano ce? Chi ci dice che queste interStato. Alla luce però della totale condivisione e da Palermo i nastri cettazioni, irrilevanti per Palerapprovazione (non diremo “spagnolesca”) da mo, lo siano anche per l’indagiparte di Scalfari del discutibile comportamen- che il Colle intende to del Quirinale (sulle imbarazzanti telefonate far distruggere ne di Caltanissetta?’’. pag. 8 z intercorse tra l’ex ministro Mancino e il consigliere D’Ambrosio e sul conflitto di Ferruccio Sansa promosso da Napolitano presso la Consulta contro la mostra-convegno internazionale Procura di Palermo) è lecito chiedersi se egli, Scalfari, abbia maturato un nuovo conbuone pratiche di vita, di governo e d’impresa cetto dei rapporti “tra i doveri Firenze - Fortezza da Basso dell’informazione e l’autori25/27 maggio 2012 rlavano, cantavano vittoIX edizione | ingresso libero tà”. Con l’autorità che ha semria. E non capivano che pre e comunque ragione. con le loro violenze hanno Mentre i doveri dell’informa• appuntamenti culturali • aree espositive spalancato le porte al Tav. È as• laboratori • animazioni e spettacoli zione devono semplicemente s u rd o ”. L’uomo che parla è un Su dieci dipendenti statali In partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, consistere nel mettere alla goFiera delle Utopie Concrete, Legambiente. amministratore pubblico che ne sarà tagliato uno. L’unico gna e nell’accusare di “evervedi spesso sfilare alle mani- che si è fatto trovare in ufficio www.terrafutura.it sione” chiunque canti fuori (www.spinoza.it) dal coro. festazioni No Tav. pag. 10 z
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Il premier vende il debito e magnifica le cotolette
Salvatore Borsellino chiede ai pm le telefonate Mancino-Napolitano
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I VIOLENTI LAVORANO PER IL TAV
Domani Speciale Olimpiadi Londra 2012
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CATTIVERIE
Violenza e convenienza di Marco Travaglio
i violenti dementi che ancora l’altra notte hanno messo a ferro e a fuoco un pezzo di Valsusa fra Chiomonte e Giaglione a due passi dal finto cantiere della Torino-Lione, ben nascosti dietro le nobili bandiere del pacifico movimento No Tav, suggeriamo di dare un’occhiata ai bollettini del Tav, cioè a tutti i grandi giornali italiani. Da una settimana erano in apprensione, loro e i loro padroni forchettoni in conflitto d’interessi, perché ormai anche il governo francese ha capito che l’opera, destinata secondo la propaganda italiota a soppiantare la piramide di Cheope e la Grande Muraglia, costa troppo, non serve a nulla e intanto danneggia l’ambiente. Anche i politici di centro, di destra e di sinistra, tutti iscritti d’ufficio al partito del cemento e spesso delle tangenti, non si davano pace: l’idea di fare la Torino-Lione solo fino al confine francese, con inversione a U per i supertreni ribattezzati Torino-Torino, cominciava a diventare imbarazzante persino per loro. Insomma, bastava insistere con l’isolamento dei violenti e con le manifestazioni pacifiche come quelle dei mesi scorsi in molte piazze d’Italia, e la battaglia era quasi vinta. Invece, puntuali e rassicuranti per il partito del magnamagna, sono giunte le notizie dell’attacco alle forze dell’ordine a suon di sassi, petardi e bombe carta dalle solite poche decine di violenti, rigorosamente estranei alla Valsusa, e del ferimento di undici agenti fra cui un uomo mite e ragionevole come il capo della Digos Giuseppe Petronzi. E il fronte Pro Tav s’è prontamente rianimato. Al punto di sostenere – leggere il Corriere della Sera per credere – che le rivelazioni del Figaro sulla retromarcia di Parigi non sono altro che “la versione dei No Tav sui dubbi francesi” e lo Stato non deve “ascoltare un movimento incapace di isolare i più violenti al suo interno”, altrimenti in “due minuti nascerebbero centinaia di altri gruppi pronti alle maniere forti per bloccare progetti indesiderati”. Cioè: siccome i No Tav hanno ragione, ma al loro interno si annidano alcune decine di violenti, allora si devono buttare 15 o 25 miliardi per un cantiere ventennale che sventrerebbe una valle e le casse dello Stato. Intendiamoci: la violenza va condannata a prescindere dalle ragioni o dai torti di chi la pratica. Ma, siccome certe teste bacate non lo capiscono, potrebbero almeno riflettere, se la cosa è nelle loro facoltà, sul danno che provocano alla battaglia che dicono di combattere. Sappiamo bene chi ha cominciato in Val Susa: a provocare la gente e a fomentare la violenza lo Stato ci prova da vent’anni, prima imponendo un’opera criminale per l’ambiente e la salute dei cittadini, senza il minimo dialogo con loro, poi militarizzando l’intera Valle manco fosse l’Afghanistan. Per anni le popolazioni han respinto ogni provocazione, anche al costo di subire cariche e umiliazioni in cambio di proteste nonviolente. Poi, negli ultimi anni, la situazione è precipitata con lo sbarco permanente di “antagonisti” venuti da fuori. Tollerati troppo benevolmente da alcuni settori del movimento. Così il partito Pro Tav ha avuto buon gioco nel dipingere – vedi il Corriere di ieri – un movimento di decine di migliaia di persone come colluso o addirittura complice con i violenti (“le massaie e i paesani che difendono la loro terra ci sono, ma rischiano l’estinzione, come i panda”). Noi continueremo a scrivere la verità: cioè che il Tav Torino-Lione è un’opera inutile, assurda, perniciosa, criminale e criminogena. Ed è scandaloso che gli Hollande de noantri seguitino a fare il palo agli interessi delle coop, espellendo gli amministratori No Tav anziché i vari Penati. Ma sappiamo bene che una battaglia ormai quasi vinta si trasformerà in disfatta se chi ha resistito così bene al Tav non riuscirà a resistere, con la stessa determinazione, ai lanciatori di bombe e sassi. Se non capiscono il linguaggio della nonviolenza, tentino almeno di intuire quello della convenienza.
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