La Germania decide lo scudo anti-spread solo a settembre. L’indice sfiora quota 500. Per Monti gli esami non finiscono maiy(7HC0D7*KSTKKQ( www.ilfattoquotidiano.it
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Martedì 17 luglio 2012 – Anno 4 – n° 168
€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
NAPOLITANO ARRESTA LA PROCURA DI PALERMO
Per far distruggere le sue telefonate con Mancino nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, il Quirinale solleva un conflitto di attribuzioni alla Consulta contro i pm. Che replicano: “Abbiamo seguito la legge” Udi Eduardo Di Blasi
Udi Marco Lillo
IL COLLE: DIFESA DELLE ISTITUZIONI
D’AMBROSIO: HA RAGIONE MESSINEO
nche per Giorgio Napolitano è arrivato il Ala Presidenza momento del “non ci sto”. Con decreto deldella Repubblica, ieri, il Capo del-
a Procura di Palermo ha rispettato la legge e Lstesso. io al loro posto avrei fatto esattamente lo Parola di Gerardo D’Ambrosio, senatore
lo Stato ha dato incarico all’Avvocatura dello Stato di sollevare il conflitto di attribuzione nei confronti della Procura di Palermo. pag. 2 z
Pd. Fu proprio l’allora procuratore aggiunto di Milano il protagonista del caso invocato come precedente dalle due parti in causa. pag. 2 z
Udi M. Trav.
Udi Bruno Tinti
COSA SI SONO DETTI AL TELEFONO?
MA IL CODICE PARLA CHIARO
mai detto Napolitano nelle due teCno?os’avrà lefonate intercettate sull’utenza di ManciImpossibile saperlo: le conversazioni so-
usa lo stesso strumento Nto perapolitano che ha usato B. quando un Parlamencui mancano gli aggettivi sollevò
no stralciate, segretate e destinate quasi cerpag. 4 z tamente alla distruzione.
conflitto avanti alla Corte costituzionale su “Ruby nipote di Mubarak”. pag. 5 z Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (FOTO EMBLEMA)
IL DOCUMENTO x Tutte le dichiarazioni dei redditi 2010 dei manager che ricoprono cariche pubbliche
I VERI RICCHI LAVORANO PER LO STATO Altro che i politici: da Arcuri (Invitalia) a Zappa (Finmeccanica), ecco quanto guadagnano i vertici di istituzioni e partecipate del Tesoro
+$!z!/!=!/
di Feltri
e Tecce
ricchi, talvolta ricS ono chissimi, hanno storie di-
verse, alcuni lavorano tantissimo, altri hanno solo cariche di rappresentanza ma ben remunerate. Hanno tutti una cosa in comune: lavorano per la Pubblica amministrazione. pag. 8 z
easyselling.it
Antonio Mastrapasqua
Giuseppe Bonomi
1.654.416 euro
1.361.617 euro
919.847 euro
Udi Oliviero Beha
Udi Loretta Bertolotti
ALFANO, LUCIO IL PADRONE È PADRONE
Per 550 giorni chiuse VI RACCONTO IL FAX DELLA in azienda: salvano NON GIUSTIZIA il posto e la fabbrica
o sport non cessa di mandare segnali di fumo poco sportivi e molto politici. Una metafora continua che dimostra quanto sia poco sportivo quel mondo e sia invece vuoto e riempibile l’assetto sociale di cui il primo fa parte. pag. 15 z
ono un cancelliere della Procura della Repubblica di Milano e sto trasmettendo un fax. Anzi, ci sto provando. Un’anziana signora, che ha dato fuoco al marito che dormiva, è stata riconosciuta più adatta all’Opg. pag. 18 z
L AFFARE FATTO SU
Giuseppe Orsi
S
nlatina, lotta in rosa
Fierro pag. 9z
CATTIVERIE Il Capo dello Stato attacca la Procura che indaga sulla trattativa Stato-mafia. Ancora nessuna dichiarazione dal Capo della mafia (www.forum.spinoza.it)
Lo zio di Mubarak di Marco Travaglio
unque non eravamo pazzi, noi del Fatto, a occuparci con tanto rilievo e in beata solitudine delle telefonate Quirinale-Mancino sulla trattativa Stato-mafia. Se il Presidente della Repubblica interpella addirittura la Consulta, alla vigilia del ventennale della strage di via D’Amelio, vuol dire che il caso esiste ed è enorme. Naturalmente per noi lo scandalo è il contenuto delle telefonate, almeno quelle ormai note del suo consigliere D’Ambrosio (che fanno sospettare il peggio anche su quelle ancora segrete di Napolitano): un florilegio di abusi di potere e interferenze in un’indagine in corso su richiesta di un potente ma privato cittadino. Per il Colle invece lo scandalo è che siano state intercettate e non siano state distrutte subito dopo. Insomma, come già B., D’Alema, Fassino & C. per le loro intercettazioni indirette, il Capo dello Stato guarda il dito anziché la luna: se la prende col termometro anziché con la febbre. Il guaio è che la legge non prevede alcuno stop né alcuna immediata distruzione per le intercettazioni indirette del Presidente. Il quale, fatto salvo il caso di messa in stato d’accusa per alto tradimento o attentato alla Costituzione, è equiparato a qualunque parlamentare: se Tizio, intercettato, chiama il Presidente o un onorevole qualsiasi e gli comunica “ho appena strangolato mia moglie”, la telefonata è utilizzabile senz’alcuna autorizzazione nei confronti di Tizio per processarlo per uxoricidio. È per usarla contro l’interlocutore coperto da immunità che occorre il permesso delle Camere. Se poi la telefonata è irrilevante, come i pm giudicano i due colloqui Mancino-Napolitano, si fa l’udienza dinanzi al Gip e, davanti alle parti che possono ascoltare tutti nastri, si distruggono quelli che tutti ritengono inutili. L’abbiamo sostenuto a proposito delle bobine di B. “ascoltato” sulle utenze di Cuffaro, di Saccà, delle Olgettine, della D’Addario, o di quelle di D’Alema e Fassino sul cellulare di Consorte. E lo ripetiamo oggi per quelle di Napolitano, a maggior ragione. Perchè qui non si parla di sesso o attricette, ma di trattative fra lo Stato e Cosa Nostra. Perché qui delle telefonate di Napolitano non è uscita una sillaba (Macaluso si dia pace: se le avessimo, le avremmo già pubblicate). E perché, diversamente da B., D’Alema, Fassino & C., Napolitano non si limita a criticare i pm. Ma li trascina dinanzi alla Consulta, bloccando di fatto le indagini sulla trattativa e accusandoli di un reato gravissimo (la violazione di sue imprecisate “prerogative”), con un conflitto di attribuzioni anti-magistrati mai visto neppure ai tempi dei peggiori presidenti democristiani. Scalfaro, uno dei migliori, fu intercettato dai pm di Milano nel '93 sul telefono di un banchiere e si guardò bene dallo strillare o dal sollevare conflitti, anche quando la telefonata finì sui giornali: non aveva nulla da nascondere, lui. L’anno scorso B. sollevò il conflitto contro i giudici di Milano, precipitando il Parlamento nella vergogna con la barzelletta di Ruby nipote di Mubarak e delle chiamate in questura per evitare incidenti con l’Egitto. Fu respinto con perdite e risate, così come si era visto bocciare i lodi Schifani e Alfano. Da allora si sperava che i politici si fossero rassegnati all’eguaglianza davanti alla legge. Invece, anziché pubblicare le sue telefonate per dimostrare che non c’è nulla di scorretto, Napolitano invoca la legge bavaglio per bloccarne la diffusione, tra gli applausi di politici, intellettuali e giornali che, quando la reclamava B., mettevano online le sue intercettazioni indirette e lanciavano campagne a base di post-it gialli. Poi sguinzaglia i giuristi e le penne di corte. Infine scatena l’Avvocatura dello Stato e la Corte, citando l’incolpevole Luigi Einaudi per rivendicare resunte “prerogative”: tanto Einaudi non può smentirlo, solo rivoltarsi nella tomba. È l’evoluzione della specie: dalla nipote di Mubarak allo zio di Mubarak.
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