FREE PRESS ANNO VII n. 55/10 Dicembre 2016 Redazione:Via Vespucci - Parcheggio 3 - 85100- Potenza Tel. e Fax. 0971 - 26348
Fondi PSR: gli agricoltori della Val D’agri e Sauro bocciano Braia a pag. 4
Strade e ferrovie in Basilicata: ecco come siamo messi
Indovina chi viene a pranzo? Graziano Accinni
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Cari Contro-Lettori, quando abbiamo chiesto al talentuoso Danilo Vignola (che -oltre a essere conosciuto come uno dei più virtuosi, al mondo, fra i suonatori di ukulele- è anche un disegnatore molto dotato) di illustrare alla sua maniera la Basilicata della povertà, dello spopolamento e della disoccupazione, ci ha consegnato la splendida immagine che ammirate in prima pagina. Si tratta di una sua personalissima rielaborazione di una celebre foto che immortala una bambina siriana che si “arrende” al fotografo che la ritrae. Allo stesso modo, nella nostra illustrazione, la Basilicata bambina sembra alzare le mani, di fronte all’impietosa fotografia che, ormai puntualmente, l’Istat ci consegna: l’istantanea di una regione in cui tre abitanti su dieci sono a rischio povertà, in cui si cementifica il divario Nord-Sud che diviene
sempre più marcato. E anche se, rispetto ad altre regioni del Mezzogiorno, la nostra sembra mostrare dei piccolissimi segnali di ripresa (ma l’automotive ha il suo peso), rimane il fatto che persino la provincia di Matera (con la città Capitale della Cultura, in gran tiro) si piazza al penultimo posto in uno studio (Jobpricing) relativo agli stipendi in Italia, con una retribuzione media annua di 23mila euro e rotti. A Potenza la situazione pare essere leggermente migliore (24mila e rotti), ma sono sempre bruscolini, naturalmente. Qualcuno potrebbe obiettare, a questo punto, che un’immagine ispirata a una “foto di guerra” è poco appropriata. E’ vero, qui da noi bombe non ce ne sono. Grazie a Dio. Ma non dimentichiamoci un piccolo dettaglio. La guerra tra poveri. Walter De Stradis
Svincoli chiusi a Matera Centro: prima o poi ci scappa il morto a pag. 9
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P o v e r t à : t ro p p e “ m a g l i e n e re ” p e r l a B a s i l i c a t a I dati Istat, Jobpricing e Censis ancora una volta dipingono un quadro allarmante della nostra regione di Rosa Santarsiero
O
gni tanto capita che esca uno studio, un rapporto, una classifica, e per la Basilicata sono sempre dolori. Diamo un’occhiata soltanto agli ultimi. Tre lucani su dieci sono a rischio povertà. E’ quanto emerge dai dati Istat, relativi al 2015, secondo i quali il 28,1 % dei lucani cammina barcollando sul margine della povertà. La media nazionale, tanto per intenderci, è ferma al 19,9%. Altro giro, altra corsa. La provincia di Matera, quella che ospita la Capitale della Cultura, si trova al penultimo posto (109°) nella classifica delle retribuzioni medie stilata dall’Osservatorio Jopricing (“Con tale classifica si vuole tentare di fornire indicazioni su quali sono i territori dove un lavoratore può cogliere opportunità di crescita retributiva”). Un pochino più su, ma sempre nei bassifondi, si trova la provincia di Potenza (94°), due posizioni
più sotto, rispetto all’anno prima. Nella classifica delle regioni, la nostra -ovviamente, verrebbe da dire- è all’ultimo posto. Terzo giro di giostra. «Il 50° Rapporto Censis sulla situazione del Paese ha un punto centrale: l’apertura di una pericolosa “faglia” tra potere politico e corpo sociale e il soggetto che in passato è riuscito a svolgere una funzione di “cerniera”, cioè le istituzioni, non riesce o non è messo nelle condizioni di farlo». Il messaggio di Giuseppe De Rita, secondo la UIL di Basilicata, non è nuovo specie dopo il suo viaggio, nell’estate scorsa, a Matera e a Potenza «al termine del quale ci ha affidato una nuova carta di navigazione per la Basilicata che si apre e proietta il senso della sua identità nelle relazioni e connessioni del “nuovo”. Allo stesso modo, non è una novità del nostro tempo la presenza di un’élite politico-economica all’interno della nostra società. Quel che diventa inac-
cettabile, secondo De Rita, è l’idea che questa élite possa prescindere dal corpo sociale perché dipende da altri fattori siano essi esterni (basti pensare alla finanza internazionale) o interni (il raggiungimento e la conservazione dei propri obiettivi di potere). A questo processo il corpo sociale reagisce puntando tutto sulla propria autonoma capacità di “reggersi”, prescindendo a sua volta dalla presenza di strutture politiche e istituzionali. (…) Sarebbe il momento giusto di dare, coraggiosamente, un nuovo ruolo alle troppo mortificate istituzioni. (…) Dunque abbiamo urgente bisogno di “fare cerniere”, di “fare giunture”. Potremmo aggiungere, con una terminologia che ci è diventata familiare, “fare ponti” invece che costruire muri. (…) In questo suo particolare stato d’intontimento il sindacato ha perso molte delle ragioni della sua competitività sociale. Ad esempio la capacità di visione e
di rappresentazione sulle questioni più urgenti che avvolgevano il Paese dentro spirali a dir poco concatenate. (…) Sta già qui la nuova missione del sindacato. Non essere più come è stato. Dun-
que occorre dare un nuovo senso al sindacato. E un nuovo senso non può che essere quello della ripresa del riformismo, un luogo del fare operoso dove le questioni del Paese sono assunte
come nuovo impegno e nuova responsabilità per la missione moderna e avanzata del sindacato».
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«COSTRETTI A RIVOLGERSI AGLI USURAI»
FONDI PSR: gli agricoltori della Val d’Agri e Sauro bocciano Braia Filippo Massaro, Csail: «Per incassare un mandato di pagamento per aiuti comunitari da noi passano anni»
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iamo orgogliosi della soddisfazione espressa dal rappresentante della Commissione europea sul livello di avanzamento e attuazione del Psr Basilicata 2014 - 2020”. Lo aveva dichiarato, solo qualche giorno fa, l’Assessore alle Politiche Agricole e forestali Luca Braia nell’intervento conclusivo dei lavori del Comitato di Sorveglianza del PSR Basilicata 2014-2020. Un intervento, il suo, che definire trionfalistico e autocelebrativo è poco. “Il cambiamento è in corso ed è visibile – aveva detto - abbiamo mantenuto gli impegni presi, con bandi celeri e bandi a sportello, attraverso un monitoraggio continuo ma anche attraverso un metodo di condivisione e controllo. Abbiamo messo in campo già 281 milioni di euro con 10 bandi a cui si aggiunge il bando di selezione delle strategie di sviluppo locale e i tre avvisi per le manifestazioni di interesse. Con scelte politiche ben determinate su cui puntare sin da subito: il cambio generazionale e quindi i nuovi ingressi, in forza e con tutte le risorse possibili, dei giovani in agricoltura, ben 183 domande ammesse e finanziabili per la prima finestra e la seconda finestra del bando in corso, con la possibilità di integrazione e complementarità con altre misure. E poi il biologico perché la Basilicata incontaminata (e allora, caro il mio assessore, col referendum “tutti i poteri al Governo in ambito petrolio” sponsorizzato da codesta Giunta l’abbiamo scampata bella! – ndr) può trovare su questo mercato una grande opportunità di sviluppo insieme alle misure per i comuni e quelle agroambientali per pratiche agronomiche sostenibili. Tutto è trasparente e chiaro, tutto viene comunicato, l’informazione esce dagli uffici dipartimentali ed è di pubblico dominio. (…) Di prossima uscita altri bandi, relativi alla misura 3.2 per la promozione e valorizzazione, alla 4.1 per l’ammodernamento aziendale, associata al primo insediamento per i giovani e alle filiere e PEI dopo la valutazione delle manifestazioni di interesse pervenute”. Insomma, tutto bene Madama La Marchesa? Anche no. E’ pur vero che questo governo regionale (Pittella docet), ci ha abituato a un (bel) po’ di “self-promotion” (come si dice nel Rap), ovvero di “auto-promozione” e incensazione, ma considerate le istanze degli agricoltori, a cui questo giornale sta dando ampio spazio, parrebbe che lo spot di Braia sia un pochino esagerato. Un esempio. Sentiamo cosa dice Filippo Massaro del Csail (comitato sviluppo aree interne Lucane). «Il tono eccessivamente entusiastico dell’assessore all’Agricoltura Braia sullo stato di attuazione del PSR non ha alcuna giustificazione perchè alla spesa non corrisponde la “resa” e tanto meno sono cambiate le cose sulla certezza dei tempi di erogazio-
«L’indignazione degli agricoltori di Val d’Agri e Sauro è sempre più insopportabile e riguarda un sistema, quello che circonda l’agricoltura, in grado di passare al vaglio centimetro per centimetro tutti i terreni; basta pensare che per ogni dieci addetti al settore, almeno tre sono pronti, dietro la scrivania, a redigere documenti. Questo è uno dei tanti motivi per cui molte domande di aiuto vengono liquidate con anni di ritardo mentre inspiegabilmente per altre si seguono percorsi più brevi e persino senza ricorso a continui collaudi» ne degli aiuti comunitari. A pagarne le conseguenze sono sopratutto i piccoli agricoltori delle aree rurali». E’ quanto sostiene il Csail in una nota a firma del portavoce Filippo Massaro che aggiunge: «Intanto non si può cancellare con un colpo di spugna la vicenda dei ritardi nei pagamenti degli aiuti comunitari da parte dell’Ueca (ex Arbea) agli agricoltori della Val d’Agri e del Sauro (in alcuni casi risalgono all’anno 2000) che sono passati alle diffide. E come dimostra la multa dell’Ue (95,5 milioni di euro circa inflitta all’ex Arbea, in varie fasi, dal 2007 al 2010 e che sono stati sottratti direttamente al mondo agricolo lucano) che l’assessore Braia – è scritto nella nota – si è affrettato solo a tentare di ridimensionare nella quantità ma non ha potuto smentire, la situazione per le anemiche (senza royalties anch’esse sottratte al mondo agricolo della Val d’Agri) casse regionali è pesante. Come non può non preoccupare l’ammissione che su 157,3 milioni di risorse pubbliche, i pagamenti complessivi già erogati sono pari a
34 milioni (il 38%). Non sappiamo di quale cambiamento in corso parli Braia perchè semplificazione, efficienza, trasparenza, cooperazione, coordinamento tra uffici sono ancora bei principi. Quanto all’adozione del sistema informativo Sia-Rb che dovrebbe consentire una maggiore rapidità di esecuzione delle istruttorie, la semplificazione amministrativa e l’interoperabilità con le banche dati degli atti utili a rendere le procedure corrette e omogenee in maniera anche interconnessa anche con gli altri uffici regionali è ancora da venire. L’indignazione degli agricoltori di Val d’Agri e Sauro è sempre più insopportabile e riguarda un sistema, quello che circonda l’agricoltura, in grado di passare al vaglio centimetro per centimetro tutti i terreni; basta pensare che per ogni dieci addetti al settore, almeno tre sono pronti, dietro la scrivania, a redigere documenti. Questo è uno dei tanti motivi per cui molte domande di aiuto vengono liquidate con anni di ritardo mentre inspiegabilmente per altre si seguono percorsi più brevi e persino senza
«Una situazione scandalosa che - conclude Massaro – provoca danni gravissimi ad agricoltori ed economia locale e che alimenta il giro d’affari di usurai a cui tanti piccoli imprenditori agricoli sono costretti a rivolgersi come testimoniano dati recenti di crescita del fenomeno in Basilicata»
ricorso a continui collaudi. Molto spesso gli Enti si avvalgono di astuzie come quella di problemi telematici, assenza di documenti che, dopo consegnati vengono smarriti dalla P.A. stessa. Il risultato: per incassare un mandato di pagamento per aiuti comunitari da noi passano anni. Una situazione scandalosa che -conclude Massaro – provoca danni gravissimi
ad agricoltori ed economia locale e che alimenta il giro d’affari di usurai a cui tanti piccoli imprenditori agricoli sono costretti a rivolgersi come testimoniano dati recenti di crescita del fenomeno in Basilicata». Credo che per oggi basta così. Rimanete sintonizzati, amici di Tore.
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Troppa gente sul libro paga della Regione Ecco perché il “Dopo Referendum” non cambierà nulla: la lotta politica fratricida si limiterà a occupare poltrone «Pensare di sottrarre dalla grinfie dei politici la burocrazia regionale, pretendendo equità e trasparenza nella sua azione quotidiana è tempo perso. Asservirla ai desiderata della politica è obiettivo strategico per conservare il potere. Uscire da questo stato di cose è praticamente impossibile, c’è troppa gente sul libro paga del bilancio regionale. Dopo il Referendum, molto probabilmente la lotta politica fratricida si limiterà a occupare poltrone, spazi di potere»
C
on la vittoria del No alla Riforma Costituzionale lo staterello lucano potrà continuare a fare la sua solita politica in difesa dello status quo, nonostante il baratro che da tempo gli è davanti. Il Titolo Quinto, non più in discussione, consentirà alla Regione di allontanarsi profondamente da visioni nazionali, di sventare il pur necessario ridimensionamento del particolarismo delle classi dirigenti locali, potendo ripercorrere la strada dei no-triv, riprendendo alla grande le alchimie all’interno dei gruppi dirigenti del Pd, ovviamente senza alcun disegno di crescita sociale ed economica, ma finalizzandole prevalentemente se non esclusivamente alla pura conquista del potere. Marcello Pittella, il governatore regionale, incassa la seconda sconfitta elettorale col no di domenica scorsa. La sinistra Dem forse non si lascerà sfuggire l’occasione per capitalizzare le due ultime vittorie referendarie, provando a mettere in discussione la Giunta
regionale, la questione morale che la investe pesantemente, la direzione del partito. Molto probabilmente la lotta politica fratricida si limiterà a occupare poltrone, spazi di potere. La sinistra qui come altrove, per dirla con Fabrizio Barca, è vecchia e rancorosa, non esprime alcun disegno, alcun valore, alcun futuro, una grave considerazione che cercherò di argomentare di seguito. Il fatto che la Basilicata non abbia un disegno di sviluppo territoriale, non credo che possa essere caricato esclusivamente su Pittella, è un carenza frutto di una non-cultura della programmazione che nasce nel 1970, ossia ai tempi del presidente dell’epoca,Vincenzo Verrastro. Che con l’Ente Regione Basilicata il sistema clientelare ed assistenziale impostato da Emilio Colombo nel secondo dopoguerra abbia avuto nuova linfa (apparato amministrativo e spesa pubblica di straordinarie entità) è di tale evidenza che rende superflua qualsiasi discussione in merito. Gli ex comunisti appena comparsi sulla soglia della stanza dei bottoni si sono affrettati a magnificare e a procrastinare il modello democristiano lucano, replicandone in peggio le metodologie e le politiche. I risultati di questo sconsiderato modo di operare sono sotto gli occhi di tutti, attraversano le famiglie, i giovani. Le disuguaglianze sono cresciute, la povertà anche, la partecipazione politica ha registrato un crollo verticale con l’astensionismo recente e/o con voto antisistema dei grillini. Sono venute meno molte ragioni che afferiscono alla cultura storica dei partiti di sinistra. Sinistra e destra Pd hanno finora condiviso le scelte fondamentali su cui si regge il sistema-modello Basilicata: dalla impostazione della organizzazione del personale
dell’Ente Regione, strutturata non sulla cultura del risultato, ma su quella delle procedure registrando inefficienze e servilismi che negli ultimi tempi hanno assunto aspetti clamorosi; al ruolo per l’ente e per gli stessi lavoratori coinvolti in materia di autonomia funzionale dei dipendenti stabili o precari regionali, negli enti strumentali, nel welfare, per finire al reddito di cittadinanza. In tutte queste misure c’è la firma simultanea delle due compagini suddette, e con esse dei corpi intermedi che si guardano bene dall’innescare conflitti pur avendo ragioni da vendere, preferendo sostanzialmente rifugiarsi in qualche schermaglia di facciata, attestandosi di fatto in modo organico al sistema. E dunque, che cosa potremo aspettarci da eventuali avvicendamenti di potere, di rimpasti e di nuove intese, di concertazioni con i sindacati che sistematicamente approdano nel nulla? Consentitemi, cari lettori, una domanda: avete mai sentito criticare da parte del Pd il famigerato modello lucano? In realtà in tutto questo non c’è alcun soffio di cambiamento, di rinnovamento, di svolta. Non ci può essere perché gli attori sono sempre gli stessi, con la loro marmorea mentalità, a difesa della propria sopravvivenza. Pensare di sottrarre dalle grinfie dei politici la burocrazia regionale, pretendendo equità e trasparenza nella sua azione quotidiana è tempo perso. Asservirla ai desiderata della politica è obiettivo strategico per conservare il potere. Conferire efficienza alla forza lavoro operante nella forestazione, nell’ottica di una politica di manutenzione organica del territorio, immettendola sul mercato per diversificarne l’attività significa affrancarla dai cacicchi locali, una operazione disdicevole senza dubbio. Ipotizzare un piano straordinario del lavoro, coniugando razionalmente gli interventi suddetti con quelli relativi alla messa in sicurezza dei centri abitati, delle infrastrutture, del turismo e dell’artigianato, settori nei quali si può impegnare forza labour intensive, coinvolgendo i beneficiari degli ammortizzatori sociali è troppo faticoso, andrebbe contro i compartimenti stagno che regolano il mercato del lavoro e la stessa organizzazione del personale regionale. Sarebbe l’unico modo per avviare una politica di uscita dalla
Schema idrico Basento-Bradano: «Aprite i cantieri» I
segretari generali di Filca Cisl, Fillea Cgil e Feneal Uil – Michele La Torre, Enzo Iacovino e Carmine Lombardi – intervengono sulla questione dello schema idrico Basento-Bradano e chiedono chiarimenti alla giunta regionale sulla mancata firma del contratto di appalto con la D’Agostino Costruzioni Generali, ditta che si è aggiudicato l’appalto per la realizzazione del cosiddetto “distretto G”. Le tre sigle sindacali hanno già chiesto la convocazione dell’osservatorio regionale sulle opere pubbliche. “In tempi non sospetti – commentano i tre sindacalisti – avevamo messo in guardia dal rischio di perdere i circa 60 milioni di euro di finanziamenti e compromettere così il completamento di un’opera fondamentale per l’agricoltura della nostra regione. A questo punto, anche per fugare quanto denunciato dalla ditta appaltatrice, è opportuno che la Regione convochi con la massima urgenza l’osservatorio regionale sulle opere pubbliche per fare chiarezza in maniera definitiva sui motivi che hanno finora impedito di aprire i
cantieri e per dipanare l’intricata matassa burocratica e giudiziaria che tiene incatenata l’opera ad un inaccettabile immobilismo”. “È arrivato il momento – continuano i dirigenti di Filca Fillea Feneal - che ognuno degli enti coinvolti, Regione Basilicata, consorzio di bonifica Vulture Alto Bradano e stazione appaltante, si assuma la responsabilità di sbloccare l’appalto e consentire la rapida cantierizzazione dell’opera, anche per dare una boccata di ossigeno ad un settore che risente ancora dell’onda lunga della crisi economica e dare un’opportunità di lavoro ai tanti lavoratori edili disoccupati della regione”. “Continuare a tenere lo schema idrico nel limbo delle opere incompiute – concludono La Torre, Iacovino e Lombardi – significherebbe ammettere la completa impotenza delle istituzioni locali nella gestione di opere pubbliche complesse e consegnare alla rassegnazione un’intera comunità che reclama investimenti e lavoro”.
crisi cronica che attanaglia la regione, ma purtroppo non rientra nei pensieri della classe politica lucana. Molto più comodo far finta che la crisi non ci sia, concentrarsi su improbabili zero virgola di aumento del Pil, ignorando che leggendo bene i dati statistici siamo ancora in una fase di stagnazione, se non di vera e propria recessione. Uscire da questo stato di cose è praticamente impossibile, c’è troppa gente sul libro paga del bilancio regionale. I grillini che chiedono alla gente di votare con la pancia e non col cervello e la destra politica tradizionale non sono offerte politiche credibili e quindi alternative. In Italia la battaglia politica si gioca sull’accaparramento dei centri di spesa pubblica: sono i luoghi in cui si fanno favori,
si alimentano clientele, si impone la politica “I.M.I”, acronimo che sta per ignoranza, malafede e intolleranza, settori in cui i politici sono da sempre, come è noto, specialisti e si organizzano in gruppi predatori e parassitari, sfruttando sistematicamente le risorse pubbliche, rendendo soggiacente la società regionale. Viva la “repubblica lucana” che non a caso, unitamente alle altre repubbliche meridionali, è stato decisiva per il successo del No alla riforma costituzionale.
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Strade e ferrovie: ecco come siamo messi Lavori incompleti e a rilento, disagi per gli automobilisti e incertezza sui tempi: la situazione, “arteria” per “arteria”
Confermato dal governo il finanziamento Domani parte il servizio Frecciarossa per la Matera-Ferrandina nella legge Il momento tanto atteso dai lucani - ha detto di bilancio anche al Senato l’assessore Benedetto - è finalmente arrivato
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ia libera definitivo anche dal Senato per i 210 milioni di euro destinati al finanziamento per il completamento della Ferrandina-Matera-La Martella con l’approvazione della legge di Bilancio che contiene il testo già approvato nei giorni scorsi dalla Camera, a conferma dell’impegno assunto dal Governo Renzi sull’emendamento a prima firma Antezza nel decreto fiscale, poi confermato nella legge di bilancio alla Camera, per dare una risposta concreta alla vicenda storica del collegamento, in particolare della città di Matera, alla rete ferroviaria nazionale.” Lo dichiarano i deputati On.li Maria Antezza e Ludovico Vico.
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di Antonio Nicastro
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l dibattito sulle infrastrutture, in modo particolare strade e ferrovie, in questi ultimi tempi si sta animando, il tema appassiona da tempo i lucani per la tragica situazione di isolamento che vive la nostra regione Fatta eccezione per la strada statale 106 jonica, ultimata da alcuni anni nel tratto lucano, tutte le grandi arterie lucane presentano problemi dovuti a lavori di manutenzione o ammodernamento. Il 22 dicembre, parola dell’ex premier (?) Matteo Renzi, l’ultimo cantiere sulla Salerno – Reggio Calabria sarà sbaraccato quindi anche il tratto lucano sarà completamente ammodernato. L’altra strada lucana classificata “autostrada”, il raccordo “Potenza – Sicignano” , sarà un cantiere per chissà quanto altro tempo, in quanto già da qualche anno sono in corso lavori per ricostruire o mettere in sicurezza quasi tutti i viadotti e i tanti restringimenti e cambi di corsia che rallentano notevolmente la marcia ce li dobbiamo tenere per almeno altri 5 anni, ne soffre in modo particolare il traffico pesante e le corse dei bus da e per la Campania, dirottate su strade alternative con notevole aggravio di chilometri da percorrere oltre che allungamento dei tempi di percorrenza. Anche la Basentana è stata trascurata quanto a manutenzione negli anni passati ed anche su questa strada molti cantieri arrecano notevole disagio al transito veicolare. Di recente si registrano molte lamentele per la presenza di molti cantieri sulla SS7 che collega la Basentana a Matera. Proseguono i lavori di ammodernamento - con ritardo sulla tabella di marcia - della strada che collega Matera a Bari, le 4 corsie sulla SS 96 dovrebbero, entro il 2018, collegare Matera ad Altamura, anche i lavori di ammodernamento nel tratto pugliese proseguono
con ritardo per cui si spera che entro il fatidico 2019 Matera e Bari siano collegate in maniera più efficace. Da poco sono iniziati i lavori per rendere più sicura la Potenza – Melfi, strada teatro di molti incidenti mortali, non si tratta dell’auspicato raddoppio, ma si realizzeranno soltanto delle corsie per consentire i sorpassi in alcuni tratti. I lavori in corso stanno compromettendo ulteriormente i tempi di percorrenza. Manca poco per completare la Nerico – Muro Lucano, strada finanziata con i fondi post terremoto del 1980, arteria che oltre a costare una barca di soldi ha avuto un tormentatissimo iter lavorativo durato oltre trent’anni e che ancora non si è concluso. Questo scorcio finale del 2016 però verrà ricordato per la consegna di strade i cui lavori di costruzione cominciarono alcuni decenni fa. Si tratta della bretella che collega Lauria alla SS 585 fondovalle del Noce e un tratto della “famigerata” Bradanica nel comune di Palazzo San Gervasio, il lotto “Capotosto” collega il comune dell’alto Bradano al materano e alle province di Foggia e Bari oltre che all’autostrada A16 in maniera molto agevole;, manca solo un ultimo lotto, quello di La Martella, per completare del tutto l’arteria, entrambe le inaugurazioni sono avvenute nello scorso mese di ottobre. Altra strada in costruzione da oltre trent’anni è la Oraziana
che consentirà di collegare decentemente la città di Venosa alla Potenza – Melfi, il 15 novembre la Provincia di Potenza, titolare dei lavori, ha aperto al transito il 4° lotto I° stralcio dell’Oraziana, per una estensione di 3+ 450 km, tra i comuni di Ginestra e Venosa, e il tronco finale del 3° lotto dell’arteria, lungo 0+480 km, nel comune di Ginestra, che si aggiungono ai primi due lotti, aperti al traffico nel 2008, mentre è in fase di ultimazione la galleria del 3° lotto, nel territorio di Ripacandida per cui i disagi sopportati dagli automobilisti cesseranno del tutto. Ma non sono tutte rose e fiori, altri lavori di miglioramento della viabilità regionale procedono con lentezza, citiamo a mo’ di esempio la SP 32 che dal bivio di Albano sulla Basentana avvicinerà alcune località dell’interno fra cui Anzi, Laurenzana e Calvello, i cui lavori di completamento e riqualificazione funzionale dell’arteria, finanziati per 13 milioni dalla Provincia di Potenza, sono fermi da qualche mese. Frane, smottamenti, piano vario dissestato sono comuni a molte strade statali, provinciali e comunali e che difficilmente saranno riparate in tempi brevi. Per quanto concerne le infrastrutture relative alle strade ferrate, la Basilicata è ai margini della rete ferroviaria nazionale, teoricamente non dovremmo lamentarci in quanto la nostra regione è
l servizio Frecciarossa in Basilicata partirà domenica 11 dicembre, grazie al contratto di servizio tra Regione e Trenitalia: per un anno, in via sperimentale, sarà garantita una corsa giornaliera di andata e ritorno, attraverso una coppia di treni di ultima generazione denominata Frecciamille. Allo stesso tempo sarà mantenuto il servizio bus Freccialink, per il collegamento all’alta Velocità da Matera e Potenza verso Salerno. E’ quanto emerso martedì mattina, nella sala “Verrastro” del palazzo della giunta regionale, nel corso di un incontro con i giornalisti convocato dall’ssessore regionale ad Infrastrutture e trasporti, Nicola Benedetto, per presentare i dettagli del collegamento Frecciarossa Milano-Roma-Taranto, con le fermate a Potenza, Ferrandina e Metaponto. Alla conferenza stampa erano presenti anche Donato Arcieri, dirigente del Dipartimento Infrastrutture e mobilità, Sabrina De Filippis, responsabile commerciale servizio universale Trenitalia e Serafino Lo Piano, responsabile vendite corporate e trade per il Centro Sud di Trenitalia. “Il momento tanto atteso dai lucani - ha detto l’assessore Benedetto - è finalmente arrivato. Abbiamo voluto fare il punto su quello che sarà il servizio che partirà da domenica prossima 11 dicembre attraverso il Frecciamille, treno di ultima generazione. Molto importante, per raggiungere questo traguardo, è stato il lavoro svolto degli uffici del Dipartimento Mobilità, che sono riusciti a dimostrare tecnicamente a Trenitalia che il Frecciarossa può transitare nel nostro territorio da Potenza fino a Taranto”. “Non potendo avere l’Alta Velocità, per caratteristiche strutturali della nostra rete ferroviaria - ha evidenziato il dirigente Arcieri - abbiamo approcciato il problema diversamente, lavorando sul servizio e sulla sua sostenibilità”. Il servizio, in continuità con l’Alta Velocità già esistente fino a Milano, collegherà Taranto a Potenza, passando anche per le stazioni di Ferrandina e di Metaponto. Il contratto di servizio con Trenitalia avrà la durata di un anno. «Sarà un anno di sperimentazione - ha evidenziato Arcieri - per capire la sostenibilità economica e finanziaria dell’in-
collegata al corridoio adriatico con la Potenza – Foggia, la Taranto – Battipaglia attraversa da est ad ovest la Basilicata collegando l’area jonica a quella tirrenica, la linea tirrenica attraversa la nostra regione con fermata a Maratea. Alla rete nazionale si affianca la rete interregionale gestita dalle Ferrovie Appulo Lucane che collega Potenza a Bari passando da Matera, ma la qualità del servizio è a dir poco scadente. La rete gestita da RFI è utilizzata da Trenitalia, ma non soddisfa le esigenze dell’utenza per i tempi di percorrenza
tervento”. Gli orari previsti sono sicuramente agevoli per i passeggeri. Per fare qualche esempio, il Frecciamille partirà ogni mattina alle ore 5.48 da Taranto, ci saranno poi le fermate di Metaponto alle 6.16, di Ferrandina alle 6,41, di Potenza Centrale alle 7.35. Per il ritorno, la partenza è prevista da Milano alle 15.20, con arrivo a Roma Termini alle 18.50, alle 22.19 a Potenza centrale, a Taranto a mezzanotte. “Sappiamo bene quanto avete combattuto come territorio - ha commentato Sabrina De Filippis, di Trenitalia - per arrivare a questo importante traguardo. Per la Basilicata si tratta di un vero e proprio investimento, che permetterà un collegamento giornaliero a partire da domenica. Le caratteristiche orarie - ha aggiunto - fanno sì che sia un servizio importante dalla parte del vostro territorio. Abbiamo deciso, inoltre, di mantenere il servizio integrativo del Freccialink, che si andrà ad integrare con il Frecciarossa. Questo è un aspetto fondamentale, per garantire un’offerta completa per articolazione e cadenza oraria. Per quanto riguarda il Frecciamille - ha detto ancora - siamo di fronte ad un treno innovativo, speciale, ecosostenibile e tutto italiano, che è un po’ il nostro orgoglio. Il livello dei prezzi, che abbiamo costruito con il contratto di servizio con la Regione, che interviene economicamente per la compensazione, nel tratto lucano è equivalente a quello di un Intercity. Il viaggio Salerno-Potenza centrale, ad esempio, costerà 14,50 euro”. A conclusione dell’incontro con i giornalisti è stato pubblicato un documentario-spot di tre minuti sulle bellezze della Regione Basilicata che sarà trasmesso ogni giorno sui teleschermi posizionati nei Frecciarossa. “In questo modo - ha evidenziato l’assessore Benedetto - ogni giorno 55 milioni di persone che viaggiano con l’Alta Velocità potranno ammirare le bellezze e le ricchezze della nostra regione. Si tratta di un ottimo strumento per fare marketing territoriale”. L’assessore infine ha annunciato che è in corso una interlocuzione con Trenitalia per tariffe agevolate riservate ai funzionari regionali che si recano a Roma per servizio.
esageratamente lunghi a cui va aggiunta la contraddizione del servizio sostitutivo operato con bus al posto dei treni con tutte le problematiche legate alle condizioni delle strade. In questi ultimi giorni due novità fanno ben sperare per un utilizzo delle ferrovie più razionale. Il governo pare si sia deciso a stanziare 210 milioni di euro da impiegare in 6 anni per completare la Ferrandina-Matera, si è altresì trovato un accordo per farci “assaggiare” l’alta velocità con il collegamento Taranto – Salerno che sarà attivato l’11 dicembre, sulla
tratta Potenza – Foggia sono in corso lavori che dovrebbero accorciare di una mezz’ora i tempi di percorrenza. Sul fronte FAL si dovrebbe razionalizzare il collegamento Matera – Bari mentre il resto della rete rimarrà inappetibile per l’utenza se è vero, come è vero, che il collegamento fra Potenza e Bari, poco più di 150 km, viene effettuato in oltre 4 ore. Tante le lamentele dei pendolari che utilizzano i treni in quanto il viaggio da e per i luoghi di lavoro e studio si trasformano spesso in autentiche odissee.
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Basilicata
di Walter De Stradis
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irca tredieci anni fa, dopo una collaborazione artistica con Mango durata un’eternità, il talentuoso chitarrista lucano Francesco “Graziano” Accinni, originario di Moliterno, decise di tornare alle origini. Da allora, con gli Ethnos e poi con Tribù Lucane, è uno dei massimi esponenti, studiosi e divulgatori, della tradizione musicale lucana, aprendola alle contaminazioni. Come giustifica la sua esistenza? Il mio senso della vita ha un lato artistico: è sia intrinseco al mondo, che totalmente estraneo ad esso. Mio padre suonava la fisarmonica e la chitarra, come cinque suoi fratelli. Per me era quasi d’obbligo seguire la tradizione. Quando ha capito che la chitarra sarebbe diventata una vera e propria professione? Be’, direi quando ho incontrato per la prima volta i fratelli Mango: Armando e Pino. Sono stato uno dei primi musicisti lucani a far parte del loro gruppo. Come ha conosciuto Pino Mango? Ho conosciuto Mango tramite un amico, tale Luigi Latorraca soprannominato O’ Giorgione, che ci presentò dopo un concerto che Pino tenne a Spinoso, nel 1979, quando non era ancora molto famoso. Era agosto, andai a Lagonegro e suonai un blues e un pezzo dei Led Zeppelin, mentre con la classica gli feci una Bourrée di Bach. Con Mango sono rimasto per 25 anni. Per Mango cosa comportò l’arrivo del grande successo? Successo è una parola bella da un lato, ma complessa dall’altro. In quella fase cominciano a subentrare delle figure professionali che in certi casi elevano l’artista, ma in altri lo deviano. Tuttavia, Mango ha avuto la singolare opportunità di collaborare con gente di altissimo rango come Peter Gabriel, Dominic Miller, Sting e Pino Palladino, che è uno di quelli che adesso suona con gli Who. Più che altro, emersero altre cose che hanno causato la divisione dei due fratelli nel 2002, ma non vorrei parlarne, perché quando uno si sposa, si fa una famiglia sua etc., gli equilibri possono cambiare. Lei quando ha interrotto questa collaborazione e perché? Nel 2005. Anche se già dal 2003 avevo creato la mia associazione culturale con il gruppo Ethnos. Io ho interrotto il mio rapporto con Mango perché subentrò un altro chitarrista -alcuni dicono voluto da lui e altri dalla moglie- fatto sta che non avevo nulla da spartire con il sound che voleva intraprendere Mango, e cioè la cosiddetta “svolta rock”, che poi non c’è mai stata. Onestamente, non mi andava di fare la seconda chitarra di nessuno. Io sono un tipo “o tutto, o niente”. Ricorda il suo primo concerto davanti a una grande platea? Mi sono trovato con Pino “dalle stalle alle stelle”. La prima volta sarà stato di sicuro un Festivalbar, poi ci fu la tournee di “Bella d’estate” e in quel caso facemmo dei gran bei concerti. …Fu in quella occasione che conobbe Lucio Dalla (coautore del testo – ndr)? Sì, anche se in verità lo avevo già visto in un concerto di piazza del mio paese, Moliterno. Parliamo del 1976, quando fece un album molto politicizzato: “Automobili”. Ricordo che si portava dietro come spalla Rosalino Cellamare, oggi Ron. Si trattava di una festa religiosa e invece lui si mise a fare il comunista entrando in collisione con l’apparato della DC locale. Morale della favola? Non lo pagarono e c’è mancato poco che gliele suonassero di santa ragione. Ci incontrammo anni dopo in uno studio
10 Dicembre 2016
«Quando noi Lucani stiamo “con due piedi in una scarpa”» Cultura e società: parla il grande musicista, per 25 anni chitarrista di Mango, oggi leader di Ethnos e Tribù Lucane, fra i protagonisti del “Capodanno Rai”
Accinni e De Stradis all’Art Restaurant «Dopo 25 anni, mi separai da Mango per ragioni artistiche. In precedenza lo avevo esortato a dare una svolta di maggiore spessore alle sue canzoni, ma così non fu. La musica etnica? I Lucani non sanno che grande patrimonio hanno, i musicisti per primi fanno gli esterofili e hanno dei pregiudizi. I “Dire Straits Legacy” strapagati al Capodanno di Matera? Tanto ormai siamo in una regione in cui si sperpera alla grande… Però, per arrivare dalla Val d’Agri fino a Potenza, ci sono ottomila semafori e strade dissestate!» di registrazione e, chiacchierando, mi ricordò di quell’episodio: «Ah, tu sei di Moliterno?! Soccia! Lo sai che non mi pagarono?!». Mentre parliamo è il sette dicembre, in questo giorno, due anni fa, scompariva Mango. Ci sono state delle polemiche, sul “music business” che consumerebbe gli artisti fino all’osso. Alcuni artisti non riescono a far musica che va di pari passo col loro invecchiamento. Io stesso ho capito che i capelli mi cadevano, mi cominciava a crescere il “vucculare” (doppio mento – ndr), e quindi che non potevo suonare a vita “Bella d’estate”. A Pino glielo dissi: “io non invecchierò così”, e lo esortai a intraprendere una strada di maggiore spessore. Una notte, dopo la registrazioni di “Disincanto” -il disco con “La Rondine” che per metà fu registrato a Lagonegro- ne parlammo fino al mattino. Ma lui mi rispose che c’erano di mezzo esigenze dettate dalle case discografiche, la tv, eccetera. Pino canzonette non ne ha mai fatte, ma diciamo che non si è evoluto. Da alcune conversazioni con giornalisti di fama che si occupano di musica, è emerso che forse è meglio non incontrare gli artisti famosi, perché si corre il rischio di rimanere delusi. Lei ne ha conosciuti molti. Questa cosa mi è capitata in diverse occasioni. Quello che mi ha deluso di più, specialmente per la spocchia, è stato Franco Battiato. E non voglio parlare di Zucchero! Al contrario, degli esempi virtuosi, anche se non sono cantanti, sono Lino Banfi e il compianto Raimondo Vianello. In questo caso parliamo di due Signori. In occasione del Capodanno materano, suoneranno i “Dire
Straits Legacy”. Ma chi sono costoro? Ovviamente non sono i Dire Straits. C’è uno, il chitarrista, Phil Palmer, che sì, è vero che ha fatto dei festival con loro, ma più che altro è famoso per aver fatto l’assolo di chitarra di “Nastro Rosa” di Lucio Battisti. Ma gira voce che abbiano un ingaggio notevole. Embè, tanto ormai siamo in una regione in cui si sperpera alla grande… Però, per arrivare dalla Val d’Agri fino a Potenza, ci sono ottomila semafori e strade dissestate; se devo andare a Tolve o a Palazzo San Gervasio prima mi tocca comprarmi la Jeep. Io non dovrei dirlo, perché sono un alfiere della cultura, tuttavia nella Magna Grecia o nell’Impero romano prima si badava alle cose realmente importanti, e poi veniva tutto il resto. Dopo aver lasciato Mango e il Pop, lei si è dedicato alla musica popolare lucana e alle sue possibili contaminazioni, prima con gli Ethnos e ora con Tribù Lucane. Come mai questa svolta? La svolta non c’è stata, perché io col Folk ci sono nato. Da ragazzo frequentavo la Gifra, la gioventù francescana, ed ebbi l’onore di conoscere padre Policarpo Trolli. Armato di un registratore enorme a quattro piste, un “geloso”, questi andava in giro per le case della Val d’Agri a cercare melodie, poesie, canti devozionali: un Ernesto De Martino francescano, insomma. Io assaporai quella ricerca antropologica ed etnomusicologica. Quelle registrazione andarono quasi tutte perse, ma io nel mio archivio oggi ne conservo una. A Guardia Perticara, annualmente, lei organizza “La Notte della Tarantella”. Una domanda
che faccio spesso è: perché qui da noi non si riesce a creare un evento di portata, culturale, turistica ed economica, simile alla “Notte della Taranta” salentina? I musicisti mi dicono che mettere d’accordo gli artisti lucani è impossibile; gli addetti ai lavori mi dicono che non dobbiamo, per forza, copiare le cose degli altri. Chi ha ragione? Beh, che non dobbiamo copiare le cose degli altri, è vero. Non le nascondo che, anni fa, conobbi Sergio Blasi, l’inventore della Notte della Taranta. Lui mi propose di “portarla” qui in Basilicata. Ma qui c’è da fare una riflessione: quando noi lucani dobbiamo suonare là –in Campania o in Puglia- loro se possono ci ostacolano e noi stiamo con due piedi in una scarpa, da veri coglioni; quando loro, devono suonare qua, fanno i padroni, con i nostri omaggi. Noi Lucani non è che non siamo uniti, è che atavicamente ce ne freghiamo. Per questo l’evento che dice lei non si farà mai. E poi, dai tempi dei Tarantolati al Folk Studio, ci sono dei gruppi che si sono connotati politicamente, cosa che –secondo me- non appartiene alla musica popolare. A proposito dei rapporti con la politica, la musica popolare lucana, alle volte, sembra costretta, per poter sopravvivere, a puntare un po’ troppo sui finanziamenti pubblici. Non bisogna fare di tutta un’erba un fascio. Quando il presidente della regione era De Filippo, questi aveva dato potere, ad alcuni funzionari “storici”, di mettere a diposizione della comunità personaggi della musica, affinché si prodigassero per il territorio. Fra questi c’ero io, ma c’è da dire che come Ethnos, e poi come Elettrico
Lucano, ho effettivamente messo a disposizione della comunità 6 cd, un dvd e due libri, spendendo al meglio quei soldi. Gli altri? Non lo so. Ma la musica lucana, allora, non può fare a meno della politica? Specie se sul pubblico lucano -non sempre attento e partecipe, come sembra- non si può fare affidamento…. Ma guardi che anche “Puglia Sounds” o “La Notte della Taranta” sono legati alla politica, quest’ultima al Pd, in particolare. Il punto è: se la politica aiuta un fenomeno di nicchia a diventare di massa, ben venga. Ma questa Basilicata dei dati Istat, Censis e Svimez sulla povertà, lei come la vede? Vorrei citare un libricino che s’intitola, mi pare, “Grande viaggio in Lucania” di un signore di Milano che, verso i primi del ‘900, si recò in Basilicata per un tour. Ad un certo punto, nel libro si legge, più o meno: «Mi sembra strano constatare che a Melfi la gente ancora viva nei tuguri, affamata e piena di malattie, nonostante abbia come compaesano un ministro del Governo Zanardelli - che era ovviamente Nitti- e come mai questi ha dichiarato di non voler regionalizzare il suo mandato, pur sapendo che i suoi fratelli vivono in quelle condizioni». Lei cosa ne deduce? Cosa ne deduco? Che i primi nemici dei Lucani sono i Lucani stessi: la prima cosa che fanno, una volta arrivati a certi livelli, è dimenticarsi di tutti gli altri. Agostino Gerardi, il re del folk, mi diceva che parte del pubblico lucano un po’ si vergogna della musica popolare, come fosse un parente scomodo, riscoprendola solo in occasioni festive. E’ d’ac-
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cordo? In Basilicata il pregiudizio c’è, da parte dei musicisti per primi. Ci sono dei chitarristi dotatissimi che potrebbero contribuire molto alla musica lucana, ma invece di suonare tarantelle, walzer, mazurke o quadriglie, preferiscono fare la brutta copia di Django Reinhardt. Le dico questo: nella Parigi del 1860 c’erano tremila musicisti lucani che giravano: l’ironia è che oggi, quando mi sentono suonare una Polka Basilisca, mi dicono “Ma questo sembra gipsy!”. Ma no, miei cari, certe linee melodiche provengono da noi lucani! Quindi i lucani non hanno idea del patrimonio musicale che hanno? I Lucani non sanno un cazzo! E lo scriva, per favore. Preferiscono tutti fare i jazzisti e gli esterofili, ignorando a più pari un patrimonio etno-musicologico abnorme, abnorme! Sto lavorando a un album sui barbieri-musicanti lucani, e lì c’è l’ira di dio. Io sono incazzato nero. Si vede. C’è invece chi, a livello nazionale, il nostro patrimonio lo conosce molto bene e lo utilizza pure; penso a musicisti famosi come Vinicio Capossela, per esempio. C’era già Eugenio Bennato, se è per questo. E’ storia vecchia, uno stillicidio vecchio, ma non mi riguarda: io sono cresciuto con i fratelli Mango, che erano artisti di un certo tipo, ecco perché anche loro, come me, erano quasi sempre incazzati. Nel suo libro (“Girovaghi, musicanti e musicisti della Valle Dell’Agri”, scritto con Teresa Armenti e Adamo De Stefano) lei ha dimostrato che la Basilicata ha una storia di musicisti che hanno girato per il mondo. Sì, mi sono imbattuto, ad esempio, nella storia dei fratelli Ramagnano, di Marsicovetere, che girarono l’Europa. Un loro pronipote mi dice che avrebbero suonato con Caruso e che lui avrebbe, da qualche parte, addirittura i contratti. Sono in attesa di vederli e di pubblicarli. Nel libro c’è poi la storia di Alfonso Meo Martino, un liutaio –forse di Tricarico- che compare fra le vittime del Titanic, unico lucano: andava a New York per vendere un violino, ma il fatto strano è che a bordo figura in compagnia di un bambino. Chi dei due doveva “consegnare” a New York? Il suo ultimo progetto, “Tribù Lucane”, pare molto legato alla figura femminile in Basilicata. La stragrande maggioranza dei brani popolari sono dedicati a una figura femminile: una Madonna, una Santa, una mamma, o anche una “zoccola”, per usare un termine dialettale. Le melodie, di conseguenza, al di là dell’aspetto devozionale, sono davvero da brividi. Lei è fra i protagonisti del “Capodanno Rai” in piazza Prefettura a Potenza. Sì, musicherò una delle “cartoline video” sulla Basilicata, utilizzando una versione di “Lucanae Tarantella”; poi sul palco suoneremo un medley, formato da “Polka Basilisca”, che è una musica di barbieri della zona di Sant’Arcangelo, ancora “Lucane Tarantella”, e “U Bannu”, un brano di origine moliternese, scritto dal poeta-sindaco Vicenzo Valinoti Latorraca, dedicato alla figura del banditore. Il libro che la rappresenta? “Il terzo occhio” di Lobsang Rampa, un monaco tibetano. Evidentemente, sono rimasto legato ai monaci (ride). Il film? Tutti quelli di Stanley Kubrick. La canzone? “Spectrum” di Billy Cobham Fra cent’anni cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide? La lascerei in bianco, senza nome. Come il disco bianco dei Beatles.
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10 Dicembre 2016
Differenziata in città: già risparmiati 350mila euro La città sembra rispondere piuttosto bene al nuovo sistema di raccolta dei rifiuti. Il sindaco: «Vogliamo realizzare un impianto di compostaggio per la frazione organica qui a Potenza»
L'81% di raccolta differenziata nelle zone cittadine nelle quali è cominciato il nuovo servizio, 500 tonnellate di rifiuti in meno conferiti in discarica da luglio: questi i due dati principali relativi all'avvio della raccolta differenziata nel territorio cittadino di Antonella Sabia
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dati sulla differenziata emersi durante la conferenza stampa di metà settimana, presenziata dal sindaco De Luca, l’assessore Coviello, il presidente del Cda di Acta, Roberto Spera e alcuni rappresentanti del CONAI, confermano tutto l’impegno verso questo nuovo progetto tanto da parte dell’amministrazione e degli enti interessati, quanto da parte di tutti i cittadini che si stanno dimostrando maturi e attenti. Stiamo parlando di circa l’81% di raccolta differenziata prodotta nelle zone attualmente coinvolte, dati estremamente confortanti frutto della collaborazione tra i di-
versi fronti interessati. In più occasioni è stato ripetuto che la raccolta differenziata non va a cambiare solamente il metodo di raccolta, ma è un processo che rende i cittadini, padroni del proprio rifiuto. Con la differenziata si permette di met-
tere fine inoltre al regime di monopolio imposto da una normativa che costringeva il conferimento verso un privato, oggi al contrario si può decidere a chi far acquistare i rifiuti prodotti. Dopo i dovuti ringraziamenti, personale e dirigenza Acta e Conai, il Sindaco ha affermato di aver fatto una richiesta alla Regione Basilicata per poter realizzare un impianto di compostaggio per la frazione organica a Potenza, che sarebbe l’elemento mancante per la chiusura del ciclo, una proposta a cui hanno aderito di comune accordo 22 sindaci dei paesi limitrofi. L’impianto avrebbe la sua importanza in quanto non solo consentirebbe l’abbattimento dei costi di smaltimento dell’organico, senza dover muovere questa frazione per km e
km, ma potrebbe portare dei giovamenti dal punto di vista energetico grazie alle nuove tecnologie. È stato sottolineato inoltre nel corso della conferenza, l’utilità della scelta del turno notturno che ha permesso di migliorare di molto la raccolta, agendo indisturbati nell’orario compreso tra le 24.00 e le 06.00. anni con gli stessi uomini, nel dover modificare il proprio sistema è stato superlativo. Nello specifico per quanto riguarda i dati relativi la raccolta differenziata da luglio 2016, la percentuale tocca l’81,04% contro il restante 18,96% del totale non differenziato che va in discarica, dati che si riferiscono alle zone che sono state interessate nelle prime tre fasi del nuovo progetto inclusa la zona industriale. Roberto Spera, presidente
cda Acta, ha comunicato inoltre nel suo intervento che proprio in questi giorni sono state conferite 10 tonnellate di rifiuti direttamente nel CSS (Centro Selezione Stoccaggio), il che vale a dire che è stato saltato il passaggio intermedio, depositando direttamente i rifiuti in un impianto di trasformazione dove viene valutato il prodotto in base alla quota stabilita dagli accordi ANCI-CONAI, incassando la vendita di quel dato materiale. “Il risparmio in pochi mesi di differenziata si aggira intorno ai 350 mila euro, che sono la cartina al tornasole o meglio il gap che si crea tra le 800 tonnellate di rifiuti in più che sarebbero stati prodotti in assenza di differenziata, contro le 600 tonnellate risparmiate da luglio con la divisione dei materia-
li. Sento di fare i complimenti a quella parte di cittadinanza che ad oggi è interessata, che si sta impegnando, perché chi fa la differenziata la fa davvero bene, differenziando tutto e generando un prodotto di alta qualità”, ha concluso Spera soddisfatto del lavoro degli uomini dell’Acta e dei facilitatori. A chiudere la conferenza l’intervento del rappresentante del CONAI: “Parlo dopo il presidente Spera perché sono loro che si occupano della differenziata mentre noi ci occupiamo dei rifiuti d’imballaggio. Siamo un supporto all’amministrazione comunale, nella fase di messa a regime del piano della raccolta differenziata grazie all’esperienza acquisita in altre zone facenti parte le aree in ritardo”, ha sottolieato Fabio Costarella del Conai. “È un percorso virtuoso – ha proseguito –, e rappresenta un forte segnale nei confronti dei cittadini che con il loro sforzo nel separare i rifiuti, eviteranno di sprecare importanti risorse che invece verranno avviate a riciclo con la possibilità di accedere ai corrispettivi economici riconosciuti dall’Accordo Quadro Anci-Conai”.
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SS 7, svincoli chiusi a Matera Centro Prima o poi ci scappa il morto Pur di evitare lunghi giri per prendere la direzione giusta, molti automobilisti preferiscono effettuare una vietatissima inversione a U di Giovanni Martemucci
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una situazione di grande pericolosità quella creatasi a Matera sulla strada statale 7 a seguito della chiusura di due svincoli che permettevano di entrare in città oppure di lasciarla in direzione Potenza/Metaponto. Da quando, a fine ottobre scorso, l’Anas ha chiuso gli svincoli di Matera Centro (Aia del Cavallo) in ingresso ed uscita, si registra una situazione di grande rischio per gli utenti della strada dal momento che molti automobilisti indisciplinati effettuano inversioni a U per immettersi nella direzione giusta. Un comportamento che mette fortemente a rischio la sicurezza su questa arteria. Pur di evitare lunghi giri per prendere la direzione giusta, molti automobilisti preferiscono effettuare una vietatissima inversione ad U su una strada statale in punti in cui ciò non è ammesso. ll Codice della strada (Art. 176) vieta l’inversione di marcia
sulle autostrade e sulle strade extraurbane principali come nel caso della statale 7. Inoltre, il regolamento di esecuzione (Art. 139 reg. esec. Cod. str.) vieta la manovra d’inversione a “U” quando per compierla è necessario attraversare la mezzeria della strada segnata con striscia longitudinale continua come in questo caso, in cui, addi-
rittura, la linea di mezzeria è doppia. Oltre a rappresentare un grosso pericolo per la circolazione visto che l’inversione avviene in prossimità di un incrocio e di una curva occorre ricordare che le sanzioni sono pesantissime in caso si venga “beccati” dalle forze dell’ordine. Sulle strade extraurbane principali coloro che invertono il
senso di marcia, sono soggetti a sanzioni ancora più dure, il costo multa sale da euro 2.004,00 a 8.017,00 e, nelle ore notturne, da euro 2.672,00 a 10.689,33, con fermo amministrativo per 3 mesi del veicolo e revoca della patente. Forse sarebbe auspicabile un maggior controllo da parte delle forze dell’ordine o qualche con-
tromisura specifica da parte dell’Anas per evitare di dover intervenire “a posteriori” qualora succeda un incidente in quei punti. Non si capisce la scelta dell’Anas di mandare gli automobilisti a ridosso del borgo La Martella per prendere la direzione Potenza/Metaponto (allungando di 6 o 7 km) quando si potrebbe predisporre una cartellonista
fino allo svincolo per via La Martella (usando sempre la strada statale 7) dove poi far invertire la marcia. Resta, infine, inspiegabile il motivo della chiusura dei due svincoli sul principale ingresso di Matera visto che sono perfettamente funzionali e visto che i lavori della Bradanica a ridosso di Aia del Cavallo sono fermi.
«L’artigiano sopravvive solo se diventa “2.0”» L’esperienza di Luca Colacicco, imprenditore materano che continua a lavorare per il settore del mobile imbottito «Io ho un piccolo sogno che va in questa direzione: introdurre e coordinare a Matera un indirizzo scolastico di Tecnologie del Legno visto che la Basilicata è una delle poche regioni ricche di boschi. L’Università prevede percorsi formativi che vanno dalla coltura del legno (Scienze Forestali) alla cultura del progetto (architettura), ma manca l’anello di congiunzione della scuola superiore per dare la possibilità ai giovani di scegliere un settore che potrà garantire nuovi sbocchi professionali in questo campo»
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alegname 2.0. Potremmo definire così Luca Colacicco artigiano materano con il pallino dell’innovazione e dell’uso delle tecnologie applicate al legno per liberare la creatività. Abbiamo visitato la sua azienda che è un vero e proprio gioiello di innovatività nelle lavorazioni del legno per ottenere risultati degni di nota nel campo del design. Con la crisi del settore del mobile imbottito, iniziata già oltre dieci anni fa, Luca Colacicco ha orientato l’azienda verso il design iniziando a esplorare nuovi ambiti di applicazione delle lavorazioni del legno per aprirsi fette di mercato in un settore, quello dell’arredo, tradizionalmente poco incline alla novità. La sperimentazione scientifica e le tecnologie applicate hanno esaltato le potenzialità costruttive del legno. Il tradizionale artigiano del legno si è trasformato in un “artigiano digitale” capace di utilizzare tutte le tecnologie informatiche nella fase di ideazione e di progettazione del manufatto e le tecnologie di automazione e controllo numerico nella fase di realizzazione. “Ho iniziato a sviluppare progetti in autonomia - afferma Luca Colacicco - ma spesso sono stato affiancato da artigiani, professionisti nel settore ligneo, designer ed architetti con i quali abbiamo esplorato le nuove tecnologie come taglio laser o fresatrici a controllo numerico. I risultati hanno dato vita
a nuovi oggetti e complementi d’arredo, oppure allestimenti temporanei che esaltano le qualità del legno dal punto di vista estetico e materico. Con gli strumenti e le lavorazioni a disposizione oggi il limite è davvero la fantasia e la creatività del progettista”. In un mondo come quello di oggi, dove la collaborazione, o meglio la ricerca e la capacità di fare rete, si sta rivelando come una delle leve più potenti per affrontare il cambiamento, proprio l’artigiano contemporaneo (e in particolare quello che Ugo La Pietra definisce “l’artigiano metropolitano” che usa tecniche innovative e spesso anche materiali di recupero) potrebbe essere uno dei principali attori di tali integrazioni che Colacicco rea-
lizza nella sua azienda-atelier. “Qualità - sostiene Colacicco - vuol dire emozione. La componente umana rende ineguagliabile i mestieri d’arte anche quando interviene la tecnologia più avanzata, al punto che spesso l’imperfezione si fa meraviglia. Solo l’artigiano può permettersi quell’imperfezione che diventa personalizzazione; solo l’artigiano può permettersi di sperimentare e di sbagliare per poi aggiustare innovando, aumentando così la sua esperienza e la sua capacità, per poi raggiungere una qualità generatrice di emozioni nuove”. Ed infatti i suoi oggetti hanno una ricercatezza tattile senza eguali, ottenuta con accurate lavorazioni a macchina e a mano. Ma le nuove dotazioni tecnologiche,
diventate sempre più indispensabili per portare avanti o intraprendere qualsiasi tipo di attività, non possono affrancare gli artigiani dalla necessità di un cambiamento copernicano del proprio ruolo. E’ necessaria una presa di coscienza da parte di questi imprenditori di quanto stia succedendo intorno a loro, di come stia mutando la loro “specie”, non più in estinzione, ma rivolta a un mercato attento ai prodotti belli e ben fatti, che a differenza del sistema globale e di massa, intende acquistare prodotti che rispecchino l’esigenza del singolo, per qualità e per facilità di accesso. In un altro senso lo sviluppo potrà avvenire attraverso l’estrema specializzazione, come per i liutai di Cremona riconosciuti internazionalmente come i più bravi del settore. Un cambiamento intuito dall’imprenditore materano che continua a lavorare per il settore del mobile imbottito, comparto che rappresenta anche a livello nazionale quale membro del direttivo Unital che associa imprese del settore Legno Arredamen-
to. “Oggi l’industria ha paura di rischiare - afferma Colacicco - il rischio la metterebbe completamente in crisi, quindi anche quando investe nella sperimentazione impone limiti molto vincolanti che portano a un’operazione timida, sempre meno ardita. Quello che ci può salvare è il sapere artigianale, il poter fare in piccolo con le proprie mani, per questo nella mia azienda considero arte, artigianato e design come categorie uniche, non separate, anzi complementari”. Il percorso intrapreso da Colacicco racchiude in sé non solo una grande esperienza del fare e una profonda conoscenza dei materiali ma anche motivazione unita a passione e una grande capacità di controllare l’intero processo generativo e realizzativo, compendiando in un’unica persona specificità diverse. “La tendenza di oggi alla contaminazione e alla collaborazione - conclude Colacicco- non è quindi una novità ma sempre più un’esigenza per rispondere al cambiamento, per non farci sopraffare dalla standardizzazione spinta che
la grande industria ci impone. Io ho un piccolo sogno che va in questa direzione: introdurre e coordinare a Matera un indirizzo scolastico di Tecnologie del Legno visto che la Basilicata è una delle poche regioni ricche di boschi. L’Università prevede percorsi formativi che vanno dalla coltura del legno (scienze forestali) alla cultura del progetto (architettura), ma manca l’anello di congiunzione della scuola superiore per dare la possibilità ai giovani di scegliere un settore che potrà garantire nuovi sbocchi professionali in questo campo”. Ritrovare il coraggio di sperimentare come accade in questa azienda materana, piccola ma all’avanguardia, consente di ottenere prototipi, pezzi unici e in serie, e consolida la capacità di dare vita a una ripetibilità nelle esecuzioni ad alto contenuto di design. Una qualità sempre più apprezzata nelle fiere di settore alle quali l’artigiano 2.0 di Matera partecipa con successo. Gio. Mart.
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MONITOR
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Basilicata
L’ISTANTANEA DI KING BUFFINO Consiglio regionale, seduta deserta. Scattano i poteri sostitutivi per le nomine
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a riunione straordinaria del Consiglio regionale di ieri mattina è stata sciolta per mancanza del numero legale. In apertura di seduta, prima della composizione del seggio elettorale per la designazione la designazione di una consigliera o di un consigliere regionale di parità supplente, la nomina di quattro rappresentanti delle organizzazioni di volontariato, iscritte nel registro regionale, maggiormente presenti nel territorio regionale e di un membro in rappresentanza della Regione nel Comitato di gestione del fondo speciale per il volontariato dopo una verifica dei consiglieri presenti in Aula (Mollica, Napoli, Perrino, Giuzio, Lacorazza, Miranda Castelgrande, Bradascio, Romaniello e Rosa) il presidente dell’Assemblea, Francesco Mollica, constatata l’assenza del numero legale, ha dichiarato chiusa la seduta. Per le designazioni sarà applicato l’articolo 9, comma 1, della legge 32 del 2000, in base al quale, qualora il Consiglio non provveda alle nomine neanche nella seduta straordinaria, “la relativa competenza è trasferita al Presidente del Consiglio che è tenuto ad adottare i relativi atti entro i successivi tre giorni, sentiti i capigruppo consiliari”. Mollica effettuerà quindi le nomine entro la mezzanotte di lunedì 12 dicembre 2016.
L’invio di materiali (testi, fotografie, disegni etc.), alla redazione di “Controsenso Basilicata” e all’editore “Publicom”, deve intendersi quale espressa autorizzazione alla loro libera utilizzazione per qualsiasi fine ed a titolo GRATUITO, e comunque, a titolo di esempio, alla
Non esiste gioia più grande della venuta al mondo di un nuovo angioletto. Auguri a mamma Letizia, papà Sergio e alla sorellina Francesca per la nuova arrivata Giada Lia
pubblicazione GRATUITA su qualsiasi supporto, cartaceo e non, e su qualsiasi pubblicazione della Publicom. Testi, disegni e fotografie inviati su supporto cartaceo non verranno restituiti.
IL PROVERBIO DELLA SETTIMANA
«Tèn la facc’ com’ a r pret lesc»
Editore Publicom S.r.l. Direzione - Amministrazione - Redazione Via Vespucci - Parcheggio 3 - 85100 Potenza Tel. e Fax 0971 26348 controsenso@email.it
Direttore Responsabile Walter De Stradis Registrazione Tribunale di Potenza n. 778/09 Stampa: Se.Sa. Srl Via delle Magnolie, 70026 Modugno - Bari
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10 Dicembre 2016
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REPORT
Basilicata
Unibas: a Matera al via il Master in Business Administration (Mba) “P
rende il via all’Università di Basilicata nella suggestiva e stimolante location della città di Matera il Master Universitario di II livello in Business Administration (MBA) con lo scopo di sviluppare profili professionali di tipo manageriale”. E’ quanto si legge in un comunicato stampa dell’Mba. “Si tratta nello specifico di un percorso di alta formazione che prevede sia attività d’aula che uno stage aziendale, volto a formare laureati o professionisti – in possesso di una laurea di II livello (laurea specialistica o magistrale) o laurea vecchio ordinamento conseguita presso qualsiasi Facoltà o Corso di Studio in Italia o all’estero – che abbiano interesse e motivazione a intraprendere o accelerare la propria carriera come manager e funzionari in organizzazioni pubbliche e private o a misurarsi in attività autonome come imprenditorie start-upper. Il programma del Master fa riferimento ad un modello di formazione costruito sulla filosofia dell’apprendimento in azione. Esso si sviluppa intorno a 4 fasi opportunamente collegate tra di loro
e ha l’obiettivo di integrare le conoscenze teoriche con una diretta e tempestiva applicazione nella realtà aziendale. La faculty, oltre a coinvolgere accademici dell’Università degli Studi della Basilicata e di altre Università italiane, vedrà la partecipazione di docenti provenienti da Business School europee e si avvarrà di testimonianze di imprenditori e manager di importanti imprese nazionali ed internazionali, oltre che di imprese locali. L’attività d’aula si svolgerà su tre giorni settimanali, mentre lo stage finale avrà una durata complessiva di 250 ore e sarà svolto in importanti realtà imprenditoriali locali e nazionali. Nelle precedenti edizioni hanno collaborato ed offerto possibilità di stage aziendali imprese del calibro di Vodafone, Tim, Ducati, Enea, SATA, Polo Divani, Poste Italiane, Natuzzi, Despar, Ansaldo, Jolly Hotel e tante altre, che hanno contribuito a raggiungere, ad oggi, il lusinghiero risultato dell’occupazione dell’80% circa degli allievi MBA Unibas. Il dettaglio della modalità di presentazione della domanda e della documentazione da allegare –
con scadenza 13 dicembre 2016 – sono specificate nell’apposito bando di partecipazionedel Master (www2.unibas.it/mba, ISCRIZIONI al Master in Business Administration (MBA)). Il costo del Master è di euro 6.000, rateizzabili. A copertura delle spese di iscrizione al percorso formativo, i partecipanti al Master potranno richiedere e fruire del voucher predisposto dalla Regione Basilicata a supporto della frequenza di percorsi di alta formazione. Tale dispositivo prevede la copertura intera o parziale dei costi di iscrizione, frequenza ed esami finali dei corsi, insieme ad altre agevolazioni, a condizione di rientrare nelle categorie pattuite dal relativo Avviso Pubblico. I soggetti interessati a richiedere il voucher dovranno tuttavia formulare la loro candidatura online entro i termini che sono resi noti nel citato Avviso. Per informazioni di dettaglio sul MBA, si può fare riferimento al sito Internet: http://www2.unibas.it/mba, scrivere all’indirizzo email: mba@unibas.it, o chiamare il numero: 0971/205179.
“Progettazione e comunicazione per i Patrimoni culturali”, istituito presso il Dipartimento di Scienze Umane
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n una conferenza stampa che si è tenuta ieri nella sala “3” al piano terra del palazzo del Consiglio regionale (Via Verrastro, 6 – Potenza) è stato presentato il Master di I livello in “Progettazione e comunicazione per i Patrimoni culturali”, istituito presso il Dipartimento di Scienze Umane (Disu) dell’Università degli studi della Basilicata in collaborazione con la Regione Basilicata, la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio e con l’Ente Parco Nazionale dell’Appennino lucano, Val D’Agri Lagonegrese. All’incontro con i giornalisti hanno partecipato il presidente del Consiglio regionale Francesco Mollica, la rettrice dell’Unibas Aurelia Sole, il direttore del Dipartimento di scienze umane, Paolo Augusto Masullo, i professori Antonio Lerra e Maria Chiara Monaco (coordinatrice del Master),
il presidente dell’Anci Basilicata Salvatore Adduce e la dirigente dell’Ufficio Sistemi culturali e turistici della Regione Patrizia Minardi. Il Master, finalizzato alla valorizzazione e gestione del sistema dei patrimoni culturali e ambientali e dei processi di sviluppo della programmazione sul territorio, intende rispondere alla sempre più consistente domanda da parte di enti pubblici e di imprese private in merito alla formazione di figure professionali che abbiano competenze adeguate in tema di progettazione e comunicazione nell’ambito dei beni culturali e ambientali. Il Master è aperto alla partecipazione di laureati in diverse discipline, che possono presentare la domanda di ammissione entro il 12 dicembre.
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Basilicata
Vincenzo Folino: «Un anno senza Antonio Luongo»
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enso ad Antonio Luongo ad un anno dalla sua scomparsa, e mi vengono in mente due parole per provare a descrivere ciò che sento. La prima è «amicizia». La nostra è stata vera, lunga, contrastata, bellissima. La sua mancanza mi invita a riflettere ogni giorno su molte cose, su cosa ci saremmo detti oggi, su cosa abbiamo fatto e su cosa avremmo potuto ancora fare insieme. La seconda è «politica»,
che non è stata altra cosa dalla nostra vita. C'è una generazione, prima della nostra, che ha fatto politica per molto tempo, senza quasi riuscire ad immaginare uno spazio individuale privato. Oggi, invece - ce lo dicevamo spesso con Antonio nell'ultimo periodo - si ha la sensazione che la politica non sia tutto (e questo è un bene), ma soprattutto che l›impegno politico sia destinato a durare per un tempo più breve, per poi
esaurirsi. E magari sarebbe bello concentrare, in questo tempo breve, le qualità che Antonio ha sempre portato con impegno e disinteresse nella politica lucana: la capacità di «muovere le cose» innovando, di guardare le forze in campo, di sentire le ragioni di tutti, di stare sempre vicino ai ceti sociali più deboli e all'interesse generale”.
icadute occupazionali e sicurezza; gap occupazionale negativo rispetto al 31 marzo scorso per l’interruzione dell’attività dell’impianto; Cassa Integrazione non ancora stanziata; estensione alle aziende limitrofe all’indotto ENI delle misure di sorveglianza sanitaria già previste per le imprese dell’indotto; rivisitazione del “Contratto di Sito”. Sono questi gli argomenti affrontai nel corso del Tavolo della Trasparenza sul Petrolio previsto dal Protocollo d’Intesa tra la Regione Basilicata, la Società
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Eni S.p.A., le organizzazioni Sindacali ed Imprenditoriali della Basilicata, per la promozione di iniziative nel settore geominerario finalizzate allo sviluppo regionale, alla tutela della salute e sicurezza e dell’occupazione locale. Al tavolo presieduto dal Capo di Gabinetto Gerardo Travaglio, su delega del Presidente della Giunta della Regione, Marcello Pittella erano, tra gli altri, presenti: l’assessore all’ambiente ed energia, Francesco Pietrantuono, il direttore generale del Dipartimento Ambiente ed Energia, Carmen Santoro,
rappresentanti delle organizzazioni sindacali della Società Eni, il Presidente dell’Area Programma Val d’Agri e Sindaco di Marsicovetere e i Sindaci di Viggiano, Marsico Nuovo, Grumento Nova, Confindustria, Confimi Industria Basilicata, Confcoperative, Confapi, Legacoop Basilicata. Al termine della riunione fiume in cui si è discusso dei vari aspetti, al fine di una più rapida soluzione, si è deciso di approfondire le varie tematiche nelle diverse sedi istituzionali competenti.
S. CARLO NEWSLETTER N. 33 DEL 7 DICEMBRE 2016 ORGANIZZAZIONE DALE
AZIEN-
Trasferite Neurologia e Neurochirurgia al Padiglione E Con il trasferimento della Neurochirurgia al padiglione E IV piano è cominciato lo svuotamento del padiglione A. Anche la Neurologia (prima al padiglione A) è stata trasferita sullo stesso piano e così il Dipartimento Neurochirurgico è stato unificato con evidenti ritorni di efficienza. Questi gli altri trasferimenti effettuati. Il reparto di Medicina Interna è stato trasferito al 3° piano del Padiglione E mentre il reparto di Reumatologia è stato spostato dal IV piano del padiglione E al I piano del padiglione F1. Entra così nel vivo il programma per svuotare il padiglione A, che non è a norma antisismica, da tutti i reparti di degenza. Sono anche stati spostati nella piastra ambulatoriale (al di sopra delle casse) gli ambulatori Alpi-Intramoenia e di Terapia del Dolore (II piano Padiglione L). Al termine degli spostamenti, per cui sono necessari un paio di mesi, i padiglioni saranno organizzati essenzialmente con una logica dipartimentale: PADIGLIONE B: chirurgie PADIGLIONE C: specialità del cuore PADIGLIONE E: internistica e neurochirurgia PADIGLIONE F: donna e bambino (più al primo piano
geriatria e reumatologia). Provvederemo a informarvi puntualmente degli spostamenti effettuati e ci scusiamo per i disagi inevitabili per la scelta di effettuare tutti i traslochi senza interrompere le attività. Il prossimo reparto trasferito sarà Nefrologia, che sarà spostato dal padiglione A al piano terra del padiglione B Costi standard, il San Carlo aderisce al Network Nisan Il N.I.San. è una “rete” di aziende (Asl, aziende ospedaliere pubbliche e private, Irccs,) che mettono in comune i dati sanitari ed economici per creare gli indicatori gestionali atti a fungere da standard economici e tecnici. I costi standard, relativi all’attività di ricovero, vengono elaborati dal N.I.San dal 2009 per alcuni ospedali di diverse regioni italiane. In occasione del 6° Workshop Nazionale N.I.San sui costi standard, il Comitato Direttivo del N.I.San ha accolto la richiesta di adesione al network formulata dall’AOR San Carlo. “Tale risultato è importante se si considera come la tematica sui costi standard - ha precisato il Direttore Generale dell’AOR, Dr. Rocco Maglietta - sia diventata già da alcuni anni di rilevante interesse, anche in considerazione delle recenti normative nazionali e regionali in materia di contenimento dei costi e di appropriatezza nell’uso delle
risorse disponibili in ambito sanitario. La possibilità di disporre del benchmarking con altre aziende ospedaliere, consentirà all’azienda di valutare i propri livelli di efficienza e, ove necessario, consentire l’attivazione di specifiche azioni finalizzate a ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili. Ad oggi sono stati già predisposti e trasmessi al network i dati di attività e di costo aziendali e, non appena disponibili, i primi risultati sui costi standard aziendali saranno discussi e approfonditi in apposti incontri con il personale dirigente dell’Azienda, con i vertici regionali e con le altre aziende sanitarie regionale, con l’obiettivo di fornire un contributo al processo in atto di riassetto organizzativo del sistema sanitario regionale”. ATTIVITA’ CLINICHE Aperta la sala parto per il travaglio in acqua Dal 1° dicembre è attiva al San Carlo la sala parto con la vasca. Sarà possibile così per le gestanti effettuare esclusivamente il travaglio in acqua. “Per quanto riguarda la medicina dell’evidenza -spiega il dottor Sergio Schettini, direttore del Dipartimento Interaziendale MaternoInfantile (DIMI) - la letteratura internazionale, sulla base degli studi disponibili, concorda che l’immersione in acqua durante il primo stadio del travaglio riduce il ricorso all’analgesia e la per-
cezione del dolore da parte della donna senza interferire sulla durata del travaglio, sulla frequenza del parto operativo o sull’esito neonatale. Per quanto attiene agli effetti della nascita in acqua, non vi sono consistenti studi per trarne conclusioni decise sull’esito per la donna e per il neonato e gli effetti dell’immersione in acqua nel terzo stadio del travaglio non sono chiari” e le nuove linee guida dell’ American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG). consigliano di trascorrere una buona parte del travaglio in acqua (ovviamente se lo si desidera), ma raccomandano di uscire subito prima della fase espulsiva poiché l’immersione comporta alcuni rischi soprattutto per il nascituro. “L’opportunità di travagliare in acqua - precisa Schettini - è raccomandata per l’attenuazione del dolore in alternativa o ad integrazione all’analgesia perdurare , il travaglio in acqua è associato ad un minore ricorso all’epidurale (-10%) e a una durata complessiva del parto che risulta più breve, in media di 32 minuti. “È stato elaborato un meticoloso protocollo - conclude il direttore del DIMI - su base rigorosamente scientifica che garantisce la provata efficacia dei comportamenti clinici suggeriti›. Psoriasi, visite gratuite, sabato 17 dicembre, in Dermatologia: come prenotarsi Sabato 17 Dicembre fa tap-
pa a Potenza la campagna informativa “Psoriasi: Informarsi è curarsi” che vede coinvolte 10 città su tutto il territorio nazionale. Durante il porte aperte in ospedale i medici dermatologi forniranno informazioni e consulti clinici gratuiti sulla malattia, oggi ancora poco conosciuta e spesso sottovalutata, che colpisce più di 1 milione e mezzo di persone in Italia e circa il 2% della popolazione adulta in Basilicata. I malati di psoriasi che vorranno ottenere un consulto gratuito potranno incontrare i medici presso l’Ambulatorio per la cura della Psoriasi presso l’U.O. Dermatologia del San Carlo, diretta dal dottor Piccirillo, esclusivamente previa prenotazione da effettuarsi telefonando al numero 392 8077216 dalle ore 9,00 alle ore 17,00. FORMAZIONE Area critica, corso avanzato per facilitatori in simulazione Ha preso il via il 6 dicembre, un percorso formativo di gestione del rischio clinico per personale di Aree Critiche (emergenza/urgenza, ostetricia, anestesia e rianimazione,) che si svilupperà nei vari livelli di complessità, compresa la simulazione di casi clinici , che possono generare errori e/o sinistri. Il primo livello del percorso formativo di gestione del rischio clinico per facilitatori in simulazione prevede giornate specifiche sulle tecniche di comunicazione effica-
ce, relazione, lezioni frontali e stazioni di addestramento, nonché workshop e discussioni aperte, valutazione e verifica, feedback e debriefing, formazione ad elevata tecnologia; si sviluppa di due giorni in 5 sessioni per conoscere, comprendere e praticare le tecniche didattiche per favorire l’apprendimento in ambiti specifici,con la presenza di un Formatore- Educator dell’European Resuscitation Council, certificato. Il secondo livello espliciterà la Simulazione interattiva. Nelle giornate del 6 e 7 Dicembre è stato sviluppato il primo modulo del Progetto Formativo che vede la partecipazione di 20 operatori delle discipline dell’Area critica. Il formatore è un Anestesista Rianimatore del Centro di Simulazione Avanzata della Scuola di Specializzazione in Anestesia , Rianimazione e Terapia Intensiva del Policlinico Universitario A.Gemelli, Alessandro Barelli, accreditato CEMEC, ( Centro Europeo Medicina delle Catastrofi). Il CEMEC, operando sotto l’egida del Consiglio d’Europa e dell’OMS, persegue la missione di mitigare le conseguenze dei disastri naturali e tecnologici attraverso la diffusione della cultura della medicina dei disastri e la formazione degli operatori dell’emergenza. Ente certificatore che eroga corsi rivolti a tutti gli operatori che lavorano nelle aree critiche.
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Dopo il referendum, affrontare il nodo “elettorale” L
o spazio aperto dalla storia con il Referendum del 4 dicembre, se trascurato, può diventare un baratro. Occorre dunque attivarsi subito con iniziative che individuino sia gli schemi delle leggi elettorali, sia gl’interventi utili a rafforzare la governabilità. Questa, con la “Sfiducia costruttiva” (non si può deporre un Governo se non pronta una reale alternativa) e con il superamento dei Regolamenti parlamentari (che servirono alla “consociazione” ma ora solo all’ostruzionismofine a se stesso). Quelle, con l’obiettivo di evitare che il Senato tolga governabilità al Sistema e che la Camera sia scollegata dalla realtà sociale: recuperando il proporzionale e correggendolo in modo da superare gli arbitrati delle formazioni minori. Rispetto a queste urgenze, diventa poi non più rinviabile l’applicazione degli art 39 e 49 della Carta a tutela della partecipazione infine risvegliatasi con questo Referendum: per liberare la Politica dalle infiltrazioni che l’han-
no via via corrotta a partire dalla caduta del Muro e delle ideologie: cioè, della Politica come ricerca ed attuazione delle soluzioni ai problemi delle persone e delle società in evoluzione. Quanto alla legge per la Camera, si potrebbe rivisitare il testo che fu in vigore fino al 92 o pre-Mattarellum, ma con il ridimensionamento dei Collegi elettorali maggiori a 9/10 seggi. Ed infatti, questo solo particolare, ad un tempo: a) eliminerebbe la possibilità del quorum, cioè di ottenere seggi, per i Partitiche, in collegidi circa 700.000 elettori,non raggiungessero una percentuale del 9%, graduabile; b) ridurrebbe le spese per la propaganda elettorale e l’incidenza dei media di caratura nazionale, con vantaggio all’autonomia finanziaria dei candidati e della stessa parità di genere; c) migliorerebbe la visibilità “naturale”dei candidati, il controllo sociale degli eletti ed il loro rapporto col territorio. Si potrebbe così superare gran parte dei difetti della preferenza, pur indispensabile per temperare il “primato” del Partito, che, “riabilitato” come sopra, legittimamente
eserciterebbe in collegialità il potere di scelta e di collocazione dei candidati in lista. A questa soluzione, già ampiamente sperimentata e perciò nota per i difetti e per il modo di correggerli, è possibile apportare varianti e di certo integrazioni. Anzitutto, la soluzione del nodo di ogni democrazia: regole precise negli Statuti dei Partiti, trasparente aderenza alla Carta, possibilità di controllarne il rispetto e di sanzionarle (persino escludendoli dalle competizioni elettorali). Nella misura in cui è preziosa, la Democrazia va difesa senza ulteriori indulgenze nei confronti di formazioni che, con giochi nominalistici, vogliano sfuggire all’art 49. Bisogna convincersi che il problema della Politica non è quella dei suoi costi e che Associazioni sindacali e politiche sono insostituibili strumenti di partecipazione; che dalla loro omessa regolamentazione dipendono i guai insuperati che arrecano periodicamente rischi alla nostra Democrazia, negandole da oltre 20 anni stabilità ed efficienza! Resta la legge elettorale per un Senato che non abbia maggioranza difforme da quella della Camera: e qui potrebbe andar
bene il Mattarellum, con l’accorgimento di trasformare, in tutto o parte, la quota del 25% in premio di maggioranza per il Partito o per l’alleanza collegata a quellaprevalente nella Camera. Con le opportune “rifiniture”, questa idea alquanto semplice si avvarrebbe, fra l’altro, dell’esperienza già maturata circa l’equilibrio tra i collegi uninominali del
Senato e plurinominali alla Camera; e potrebbe affiancarsi, per il primo,a ll’estensione dell’elettorato attivo ai maggiorenni, come già proposto alla Camera nella X Legisl. dalla Commissione d’inchiesta per i giovani. Portare subito alla discussione nel sociale questa materia è dunque indispensabile per soluzioni tempestive e congrue
ai problemi di Sistema, ma anche contro i vuoti di lineache l’antipolitica, quella cui il Sì ha voluto contrapporre i suoi stessi argomenti, utilizzerebbe per uno sfascio che fosse viatico al potere. Effetto ineluso della caduta del Muro, questa fase è decisiva per governarne finalmente le conseguenze!!
Fidel e gli altri “Dittatori di Libertà”
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uinto Fabio Massimo, Gheddafi, Hitler, Napoleone, Mussolini, Stalin sono questi solo alcuni dei nomi che vengono alla mente quando viene evocata la parola dittatore, considerandosi tale chi governa una nazione da solo, su precisa volontà della maggioranza del popolo. Un fatto assolutamente pacifico è che dietro ogni dittatore c’è sempre una parte di popolo, che non sempre è maggioritaria, ma che comunque rappresenta una percentuale non indifferente rispetto all’intero contesto della massa dei cittadini. E così mentre i nostri avi romani in caso di pericolo per la nazione erano soliti ricorrere alla figura istituzionalizzata del dittatore, cui venivano conferiti, per combattere un nemico comune, ampli poteri di gestione della Res Publica, in epoche più vicine alla nostra, l’emergenza in cui si trovava qualche paese europeo o africano ha determinato il ricorso alla figura del Dittatore. Un uomo come Gheddafi, colonnello dell’esercito Libico, assunse la direzione politica di quel Paese per la necessità di assicurare equilibrio e contemperazione tra gli interessi unilaterali connessi alle varie tribù Libiche e per la coeva
esigenza di sottrarre quel Paese al predominio delle tante multinazionali del petrolio: tale guida è durata per oltre trent’anni, impedendo quegli scontri e quella guerra civile poi esplosi nel momento in cui la democratica Francia aveva deciso di far fuori Gheddafi, per riacquistare il controllo delle aree di estrazione petrolifera. Quando a morire all’età di circa 90 anni è quello che è stato il più longevo dei dittatori contemporanei la prima domanda che emerge è come mai Castro è durato tanto al potere?Al di là di ricorrenti spiegazioni di natura teorica e al di sopra di stupide polemiche fra chi si professa campione della democrazia e chi è portato a tutelare sempre e comunque gli esiti della volontà del Popolo, corre l’obbligo di dire a voce alta che prima di Fidel Castro nell’isola di Cuba impazzava la brutale dittatura di un uomo che dietro la divisa nascondeva egoismo, bramosia di denaro e di potere, totale asservimento agli interessi economici delle tante imprese nord americane, che di Cuba avevano fatto terra di colonizzazione: il nome era quello di tale Fulgenzio Batista, la cui identità tra qualche anno sarà sicuramente dimenticata dalla
storia. Non così sarà per Fidel Castro, che per oltre trent’anni ha difeso la democrazia del suo Paese da attacchi di ogni genere portati dall’America, attraverso una gestione imperialistica del potere, che fece registrare inammissibili tentativi di invasione dell’isola da parte di forze mercenarie, naufragate miseramente nella famosa “Baia dei Porci”, dove quel nome sembra essere anche una possibile indicazione e qualificazione degli autori del fallito Colpo di Stato Kennediano. In realtà Castro nazionalizzò le migliaia di aziende americane che sfruttavano la sua Cuba, consentendo al popolo di sottrarsi alla tenaglia soffocante del vicino potere nordamericano, ma diede altresì un impulso deciso alla guerra contro il razzismo ed alla ghettizzazione delle popolazioni di colore, restituendo ai cubani la loro dignità di uomini liberi. La fiamma di vera democrazia e libertà che si emanava dall’opera di Castro si estese e dilagò in tante altre nazioni del Sud America, che pure avevano vissuto sotto il tallone di ferro di ottusi dittatori. Ai giovani lettori tenterei di trasmettere un messaggio solo in apparenza difficile da recepire ed è che in politica non esistono colori definiti, ma solo centinaia di sfumature di potere e di governo, con colori vari, che necessitano di essere valutate non in base all’etichetta che molti politici si appuntano sul petto, ma solo sulla base dei risultati intermedi e finali che
quelle politiche hanno prodotto. E così mentre da una parte le migliaia di teste che durante la Rivoluzione Francese di appena qualche secolo fa furono tagliate da quell’attrezzo brutale chiamato ghigliottina, oggi vanno ricordate non solo per il sangue versato dalle vittime, ma soprattutto per il fatto che attraverso quelle esecuzioni capitali fu posta la parola fine alle intemperanze dell’aristocrazia, allo sfruttamento delle masse popolari, e furono introdotte ed attuate le parole cristiane di fratellanza e di uguaglianza come regole di vita assolute a tutela dei deboli e degli oppressi, dall’altra i nostri figli e nipoti soffrono una quotidiana carenza di riferimenti e di identità politiche cui ispirare le loro vite, con la contestuale impossibilità di individuare uno specchio, un vetro su cui proiettare le loro esigenze di un carisma esterno, che funga da stimolo alle loro vite. E allora alla domanda se Castro fu o meno un dittatore risponderemo che lo fu; se lo stesso fu o meno un male necessario per Cuba risponderemo che fu essenziale, come lo fu la ghigliottina francese per tagliare quel cordone malefico ed invisibile che lega le aristocrazie settarie alla stupidità, all’ignoranza, al privilegio del bene nati rispetto ai derelitti. E’ sicuro che, a differenza del TRUMP di turno, Fidel non ebbe ad ereditare nulla da alcuno, regalò la sua vita al popolo di Cuba, il suo ricordo, la sua immagine, la sua vita saranno un forte
stimolo per milioni di giovani curiosi di ogni parte del mondo. E se qualcuno un po’ più curioso degli altri, dopo essersi munito di apposita lanterna, volesse partire un bel giorno alla ricerca dell’Uomo, quale novello Diogene, io penso che il suo viaggio ben potrebbe partire proprio dall’isola di Cuba per poi visitare la Terra di un’altra dittatrice della
libertà e dell’uguaglianza cristiana, l’India di Madre Teresa di Calcutta. Alla fine del viaggio sarà forse naturale ed opportuna una sosta per deporre un piccolo fiore sulla tomba del fratello di sempre, il grande, il bello, l’indimenticabile CHE Guevara. Lo spirito ne trarrà sicuro giovamento.
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Basilicata
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Lucania, arte e paesaggio R
isale ai remoti recessi del mito l’utopia di una regione consacrata all’eros dai poeti e dai pittori. Distinta e separata dalle contrade della Storia, quasi l’utopia di un soggiorno d’arcadia, e dove l’ansia di fruire della serenità terrestre si accoppiava sempre al piacere di un meraviglioso bottino per i frutti che si sarebbero potuti raccogliere. Collegata alle reminiscenze e nostalgie di un passato. L’immaginario, nell’ansiosa ricerca di luoghi felici, comporta la possibilità di dividere il soggiorno sereno dalla noiosa e spesso angosciante vita di ogni giorno. Perciò ogni percorso dentro un territorio che ci attrae per un intimo richiamo onirico e sentimentale alla ricerca di un principio perduto o come fuga da ogni ambascia, esprime il profondo desiderio di un mutamento interiore (eros), un luogo in cui si possa ricucire la lacerazione fra natura e storia (logos). E deve trattarsi di un territorio ricco di suggestioni, alveo della fiaba e della leggenda, residenza terrestre di nostalgie, di re e di regine, di imperatori, di principi e tiranni, di guerrieri e cavalieri, di signori e plebei, di molini ad acqua e di splendidi prati, ruscelli e boschi, di acque ed uccelli, di animali, di pastori e contadini, di rivolte e di mansuete attese, di chiese e monasteri, di frati e badesse, di fattucchiere e vegliardi, di streghe, gobbi, nani, abitatori delle serre e delle selve, di osterie, di zingari e tribù, di briganti e soldati, di castelli e transumanze, di sapori e … Insomma “un’immersione nella sua orizzontalità che risponda al desiderio visivo in conflitto con la verticale interiorità delle eventuali creazioni artistiche”. È essenzialmente per questo che diventa difficile dissuadere gli artisti dalla dolce utopia di uno spazio simile a quello del mito. È per questo che il nostro paesaggio ha le sue metamorfosi di colore e di forma. Le sue violenze, i suoi orridi, i suoi fremiti, le sue perturbazioni nevose, le sue lande e le sue brughiere – descritte dai poeti e dipinti dai pittori – territorio con tonalità simili e dissimili a seconda delle stagioni, zone da occupare con il desiderio di conquista, di esecuzione, di curiosità da appagare solo con i sensi leciti del gusto e della vista, di scoperta e possesso, anche nel bisogno di svelare o dipanare i misteri di foschie demoniache di posti e tuguri, di dolomiti e crepacci, rivisitati con il romantico estro dello scrittore o dell’intellettuale, del
turista curioso e sensibile. “Affresco della natura”, lo definiremo come nascosta corrispondenza fra luoghi della memoria e struttura psichica di chi conosce e desidera vederli. Ma se il nostro tempo significa la fine di ogni utopia, che senso hanno le sue rovine nei parchi della memoria e nei sentieri della Storia? Eppure la riflessione sul problema degli spazi e dei loro rapporti simbolici con l’universo della cultura domina la funzione dell’arte! È il desiderio del non visto, l’ansia del nuovo e del diverso, la ricerca del sensazionale e dello straordinario, l’anelito alla libertà di conoscere l’imperscrutabile, di varcare il confine, di andare oltre la siepe Per paesaggio, come bene culturale, s’intende quella scenografia della storia e della natura, quell’alveo naturale ove l’ambiente fa da scenario e testimone delle azioni umane e le conserva, storicizzandole. Vegetazione, flora, monti, corsi d’acqua, litorali, monumenti, necropoli, centri abitati, casolari, etc., tutto questo è quel paesaggio che all’art. 9 della Costituzione è destinatario di tutela: «La Regione tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della nazione». Non sono lontani i tempi di uno dei primi documenti preliminari all’assetto del territorio di Basilicata (Il Politecnico, Matera, gennaio ‘72, Aldo Musacchio) – ove si parlava delle fortune ecologiche della Basilicata – che nelle zonizzazioni del territorio nazionale sarebbe divenuto l’arca verde da cui gli urbanisti avrebbero prelevato 1/3 d’ossigeno e ½ di arboratura, per cui il Sud dopo aver subito il sottosviluppo doveva sublimarlo a riserva naturale. Ma per quanto era nei timori di Musacchio, non si è potuto verificare, sia nel senso di un processo di sviluppo industriale vorticoso e sia nel senso della mitica riserva di verde che si poteva prefigurare con la sola economia agricola anche con le suggestive tesi di Rossi Doria. In forza dell’art. 17 della Costituzione, la Regione è stata una delle prime ad approvare la legge sui piani territoriali paesistici, intendendo custodire tutte le risorse territoriali. Sviluppo si, ma nel pieno rispetto dell’ambiente e delle peculiarità artistiche, storiche e paesaggistiche del suo territorio. Stiamo attenti, sappiamo come il progresso tecnologico è bifronte come Giano e le sue facce diventano sempre più allettanti da una parte e minacciose dall’altra, per ogni au-
mento del progresso vi è un ritorno al primitivismo. Cosa si è fatto di quei piani? Per sviluppare un tale tema abbiamo molteplici occasioni; il fascino che esercita sull’immaginario l’intero paesaggio ci condurrebbe a una dinamica del territorio solo e unicamente in funzione della sua geografia. Si potrebbero passare in rassegna tutte le occasioni d’investimento e di valorizzazione dei giacimenti culturali e naturali nel territorio. Ma ci fermiamo per riprendere il discorso globale dell’identità di una regione come la Lucania. Una regione che ha tutti gli elementi ormai per acquisire una sua identità autentica spesso contraffatta e resa parziale da un consueto compatimento per ciò che in essa ancora stupisce, sorprende e incuriosisce e per tutto quanto gli economisti hanno su di essa
inventato: sigle, inchieste, espressioni come “sacche” e “poli”, “cattedrali nel deserto”, “polpa ed osso” … e quello che gli antropologi hanno raccontato della sua gente. La Lucania oggi vuole scrollarsi di dosso ogni equivoco politico e culturale, rigettare ogni epiteto affidatole di “cultura subalterna”, rompere la tradizionale dipendenza che ha caratterizzato i rapporti con l’esterno; vuole partecipare pienamente alla crescita umana e civile del Paese con il suo contributo di cultura che significa anche l’acquisizione di uno stadio intellettuale ed etico, di un modo di essere, di una filosofia dei rapporti, di un linguaggio più moderno. Occorre un messaggio più forte, il più compatto possibile, il feedback di una regione che vuole sopravvivere, anche se ancora microcosmo di risorse e di suggestioni. Su queste linee si sono mosse, con ampiezza di argomenti, le dichiarazioni programmatiche dei primi governi regionali. Viviamo immersi nella civiltà dell’immagine ormai, e ogni trama, ogni libro, ogni giornale vengono coagulati come imma-
gini. Abbiamo perduto quello scrigno prezioso delle tradizioni che il racconto tutelava e tramandava: il racconto orale. Nel concetto di memoria c’era lo spazio per ciascuno di noi. Il racconto orale era immaginazione. Poi portava scenografie varie e mutevoli; una moltitudine di scenari e di colori accompagnava il racconto. L’avventura della vita si dispiegava nel fascino dell’imprevisto e negli spazi vasti, immensi, di paesaggi e di campagne, di città. Oggi lo spazio ci è negato, è in crisi, giacché con la immagine si perde la memoria stessa della nostra storia, i legami che avevamo ben saldi con le nostre radici. Le nostre radici ora sembrano fragilissime, giacché l’esito di ciascun itinerario si interrompe per farci entrare nell’alienazione. È il video, quell’angusto occhio di vetro che distrugge lo spazio, giacché si tratta di pacchetti preconfezionati. Il racconto era un pacco da confezionare e in esso ognuno di noi poteva ritagliarsi il proprio spazio diventando protagonista e attore, comparsa e spettatore di riguardo. Oggi il video non consente altri ingressi. Spesso rimaniamo fuori dalla cronaca e dalla storia. Noi non abbiamo né respiro né voce. Almeno così pare, ciò che più conta di noi non fa notizia! È possibile oggi parlare ancora di “questione meridionale” e di Mezzogiorno dopo l’orgia consumata delle retoriche, della politica e della burocrazia e delle rendite create da un meridionalismo ipocrita e piagnone? Espressioni coinvolgenti e strumentali che dall’Unità d’Italia alla seconda guerra mondiale, con il vento del nord, agli anni del Levismo e della riforma agraria fino alle politiche di reindustrializzazione in buona parte foriere di esiti fallimentari, hanno provocato polemiche ed accuse su di un Mezzogiorno che tra le regioni meno sviluppate d’Europa non è ancora in grado di competere con le aree forti d’Italia e del centro Europa? Sembrerebbe un pedissequo ritorno all’Arcadia, alla classicità. Ma si tratta di un nuovo gusto per le rovine, tornato di moda dopo le epoche dei corsi e ricorsi culturali che vanno dal Monachesimo all’Umanesimo, al sepolcrismo romantico europeo e che introdusse nella pittura del paesaggio il rudere e le rovine come metafisica o allegoria, arredo arcadico o idillico, i resti della classicità e le colonne. Si tratta invece di una sempre più nuova meditazione sulle origini di civiltà e culture di popoli e
regioni e sulla frequentissima fine di ogni vicenda umana; sulle nostre remotissime radici di popolo solare e civile, di mediterranei riscontri delle nostre origini. È per tutto questo che occorre informare i giovani… scrivere. Si è vero, abbiamo assistito ad una sorta di fiera dei foglietti e dei giornaletti, dei volantini, negli ultimi anni, tutti in preda al delirium di informare l’elettore che, malgrado tutto, secondo questi ingenui ma imperterriti fondatori di testata, ha l’onere di leggere. E ancora assistiamo a pubblicazioni di ogni genere. Tutto può accadere nel marasma di provincia, è vero, ove frustrate ambizioni, predisposizione all’adulazione del potere, manie intellettualistiche e narcisismo, grafomanie e dilettantismo, poeti (più di duemila nella nostra regione) frettolosi di diventare vati, dilettanti del giorno feriale e della domenica, scribacchiano a tutto spiano per raccontare cosette e cosucce da foglietti scolastici e diari dell’infanzia abbandonata. Un’iperattività onanista dello scriversi addosso; eppure si scrive, si scrive sui muri, nei cessi, negli ascensori, sui fogli di carta qualsiasi, scrivono dichiarazioni di amore e catene di S. Antonio, sui depliant, sulle brochure, nei libri e libretti – scrivono tutti, un esercito intero, e chi scrive non legge, e chi legge – e sono pochissimi – non ha il tempo di scrivere, perché vi è più esibizionismo in chi scrive per farsi leggere che non in chi legge per farsi un’idea del mondo in cui vive. Quindi, perché quelli che leggono sono sempre pochi e non sentono dentro di sé il dèmone di fare la storia, specie oggi che grazie alla scuola dell’obbligo, sono più numerosi quelli che scrivono rispetto a quelli che leggono. Eppure in tale frastuono di carte scritte, con una valanga di carta stampata che ci giunge dall’Italia, non vi è editore che possa selezionare ed investire sui pochi talenti che pure ci sono. La nostra terra non ha cassa di risonanza e questo, per chi non lo avesse capito, lede l’immagine e l’identità di una regione e dei lucani. E allora? Proviamo ancora, giacché, “scripta manent” anche se da noi, e non presso il “Corriere della Sera” o alla “Rai”, “carmina non dant panem”. Scriviamo dunque, di questa Lucania, ancora grande serbatoio di idee, di storia, e di lirismo.
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Social network and public manipulation Ci facciamo manipolare dai social
larryade1@gmail.com
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t is a bit sad that some of our habits are changing very fast and not necessarily changing for better. Social networking is changing our habits radically. We communicate a lot but we do not physically meet. Our contacts have become so virtual that we tend to be loosing ordinary face-to-face chatting. Web and
social media are rapidly invading the warm atmosphere of talking to acquaintances, friends and relatives. Paradoxically, we spend a big chunk of our day communicating but
we are not in contact with ourselves. During almost all our daily activities we have our heads bent on a device, be it a laptop, a tablet or a mobile phone. We are busy searching for God knows what, reading from or about XYZ and literally spying what others are doing by the means of Facebook, Twitter or Instagram. A family
of four in the same kitchen or living room, all in silence with eyes glued to the screen. It has become such a habit that sometimes we grab our device first then we ask ourselves what do we need to know or who do we need to know about. The need to know or search doesn’t come first but after we have ensured that we device is held possessively in our palm. We think we need to hold the device and do something with it even though we do not know what. The device has become such an important object to the point of being considered a part of our body. If you have to move from point A to point B you cannot leave your hand or leg behind, so would you not leave your mobile phone behind either. It is the main part of our body. Without it we
are lost and literally incapacitated. That is exactly the reason why the marketing experts tap into our dependency on the web and online browsing to push their goods. Whatever you are doing on line there is an advert of this commodity or the other asking you to buy. If you are browsing a website of any kind, cookies will bring up some item to be bought on line. Your habits and tastes have been filtered as soon as you first browse a pair of shoes for curiosity. Different shoe shops, several trade marks would propose similar shoes to you tempting you to buy. You will be asked to buy every single time you browse any website for any other reason. You are being stalked. You have to keep closing the window of the seller otherwise you will not
be able to read or do any other operation on line. You feel that there is someone watching you on line. Somebody who knows what you may like. They are able to guess what your taste could be just from the fist manifestation of a desire for a handbag. Then there will be offers of shoes, and then hotels, and then office chair to the most unexpected item. All guessed by the algorithm, suggesting and anticipating your remote desire and taste, which you yourself do not know you have. By the time you realize what is happening you might have bought the value of your next month’s salary. If you are not buying then there might be people telling you some false information and false news. Lately, the voting, which occurred in different countries –
First England with the Brexit, followed by the USA presidential election and now the Italian referendum on constitutional amendments have all undergone some false threats and deliberately piloted info on some apocalyptic end point of the elections and the voting. All falsified to manipulate the outcome of the results. And all worked out as per the intention of the on line manipulators. The sad thing about it all is that most of the people who are on line do not necessarily verify the authenticity of the info before they made their decision on the choice of vote. The results are right before our eyes. Enjoy
Istituto Professionale Statale per l’Industria e l’Artigianato “G. Giorgi” di Potenza L’AOR San Carlo e l’A.I.A.S. di Potenza spianano la strada alla formazione dei futuri OSS di Rosa Santarsiero
L’
alternanza scuola-lavoro è una delle prerogative più importanti dell’Istituto professionale per l’Industria e l’artigianato “Giorgi” di Potenza. La finalità dell’offerta formativa, infatti, è quella di far sì che ogni diplomato riesca a trovare un'occupazione in breve tempo e in settori di mercato nel quale le figure professionali plasmate dal piano didattico dell’Istituto sono particolarmente richieste. I due tirocini di formazione per Operatore Socio-sanitario, avviati e conclusi con successo presso l'A.I.A.S. e l'Azienda Ospedaliera Regionale San Carlo, sono la testimonianza tangibile di quanto sia rilevante e al passo con i tempi la scelta di un'istruzione che conduca a risultati professionali immediatamente spendibili. Nella fattispecie, il tirocinio presso l'AOR San Carlo ha riguardato esclusivamente alcuni alunni delle III, IV e V classi del socio - sanitario, per una durata complessiva di tre settimane (dal 14 novembre al 3 dicembre). Nel caso dell’A.I.A.S., invece, diversi alunni di una V classe hanno prestato le loro cure, la loro
Il Dirigente scolastico, Michele Carmine Nigro
Gli alunni durante il tirocinio all'A.I.A.S. passione e umanità al servizio dei disabili quotidianamente assistiti dal centro di riabilitazione. Anche in quest'ultimo caso il tirocinio si è concluso lo scorso sabato. Il dirigente scolastico dell’Ipsia “G. Giorgi”, Michele Carmine Nigro, intende veicolare i suoi ringraziamenti all’Azienda Ospedaliera Regionale San
Carlo nella persona del suo direttore generale, il dottor Rocco Maglietta, al direttore sanitario, dottor Antonio Picerno, al dottor Vito Milione, tutor aziendale, e a tutto il personale dell’Azienda che ha contribuito alla buona riuscita del tirocinio formativo.
Gli alunni durante il tirocinio all'AOR San Carlo
Gli alunni del “Giorgi” di Potenza al “3.0 Trend. Orientarsi al Lavoro”
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L’I.C. “D. Savio” di Potenza mette in scena “ALL for ONE”, evento raccolta fondi dopo il furto di pc e tablet
LA FESTA DELLA SOLIDARIETA’ Ospiti illustri: Mario Trufelli, Rocco Pezzano, Simone Spadino, il Trio La Ricotta, l’Accademia Musicale Lucana
E’
stata una carrellata di ospiti illustri a impreziosire e rendere davvero unico “ALL for ONE”, spettacolo organizzato dall’I.C. “D. Savio” di Potenza, messo in scena venerdì 2 dicembre nell’Auditorium del Conservatorio “G. da Venosa”. Artisti, volti noti della regione che, testimoniando stima, affetto, sensibilità, hanno espresso grande solidarietà nei confronti della scuola, depredata lo scorso settembre di computer e tablet. A dare il via, con la tenera e delicata favola “Due detective fra i banchi”, il giornalista nonché cantautore Rocco Pezzano che, accompagnato dalla figlia Elena Gabriella e Velia Pal-
lante – ambedue alunne della Primaria – ha romanzato e reso simbolica la vicenda del furto. A seguire, il poeta Mario Trufelli, Maestro di parole e voce autorevole e profonda della terra di Lucania. Con la declamazione delle liriche più intense di Rocco Scotellaro e di Leonardo Sinisgalli, nonchè delle proprie, Trufelli ha regalato un momentodi pura cultura e di grande commozione. Il ricordo indelebile del terremoto del 1980, di cui fu testimone in qualità di giornalista, è emerso nell’appassionata interpretazione di “Rosetta”, poesia dallo Stesso composta, dedicata alla bimba deceduta a Balvano, paese tra i più colpiti dal sisma. Naturalmente sul
palco non è mancata la musica. Straordinaria l’esibizione di un giovanissimo talento del violino, il Maestro Simone Spadino. Appena sedici anni, vincitore di numerose borse di studio e premi, sempre in giro per il mondo, ha da subito catalizzato l’attenzione del pubblico proponendo la “Carmen” di Bizet e “Czardas“di Monti. Ad accompagnarlo al piano, la madre Prof.ssa Antonella Rotundo, docente dell’Istituto e famosa concertista, e tre alunne, étoile della danza classica. E’ stata poi la volta dell’“Accademia Musicale Lucana” che, sulle note di “ Memory”, “Imagine”, “Blowin in the wind” e altro ancora, ha fatto vibrare
gli animi dei presenti. Non è mancata la comicità. A far ridere di cuore il pubblico della “Savio”, ci ha pensato il Trio della Ricotta. I fratelli Peppino e Tonino Centola, insieme a Mario Ierace, con una gag esilarante, hanno ampiamente confermato le loro qualità di cabarettisti di alto livello. A presentare gli ospiti e ad esibirsi, gli alunni della Primaria e della Secondaria dell’Istituto. Protagonisti indiscussi dell’evento, gli stessi hanno fatto da cornice preziosa in qualità di presentatori, attori, ballerini, intrattenitori, perfino tecnici del suono. Di certo, una fondamentale esperienza di vita che li ha resi responsabilmente attivi e propositivi.
Le conclusioni e i saluti sono stati affidati alla Dirigente Prof.ssa Diana Camardo che ha ringraziato per la presenza S.E. Monsignor Salvatore Ligorio, la comunità di San Giovanni Bosco nella persona di Don Federico Mingrone, il Sindaco Dario De Luca e la moglie Maria Teresa, l’Assessore Rocco Coviello, il Garante dell’Infanzia Vincenzo Giuliano, la Presidente della “ Dante Alighieri” Maria Raffaella Pennacchia; la Provincia di Potenza e la Dott. ssa Piera De Marca; l’Ansaldo Hitachi nella persona del suo manager Sig. Vincenzo Damiano, per aver omaggiato la scuola di ben 12 postazioni computerizzate complete di
stampante Hyunday; il Presidente del Consiglio d’Istituto e i Consiglieri tutti; la maestra Angela Lepore per la mostra di disegni realizzata dagli scolari di cinque anni della scuola dell’Infanzia, allestita nell’atrio del Conservatorio; le Prof. sse Maria Cristina Albano, Vittoria Buscicchio, Patrizia Di Giulio, Sabrina Ferro, Carmela Spera; i Prof.ri Angelo Vaccaro e Pasquale Quero; il personale ATA; tutto il numeroso pubblico che ha partecipato e sostenuto l’evento con grande affetto e calore.
E’ terminata “Job & Orienta” al Pasolini U
na rassegna corposa e variegata che ha consentito di spaziare dai temi dell’orientamento, della formazione e del lavoro a quelli della dottrina sociale della Chiesa. E’ terminata da pochi giorni (24-26 novembre) l’interessantissima esperienza degli studenti delle quinte classi del Liceo Scientifico “Pier Paolo Pasolini di “Potenza-Laurenzana” alla XXVI Edizione di JOB&ORIENTA, dal titolo “Imparare lavorando: in Italia si può”. Il salone nazionale durato tre giorni e che ha visto la partecipazione di oltre 72 mila visitatori, si è svolto in Fiera a Verona ed è diventato ormai da diversi anni un insostituibile punto di riferimento per gli studenti, e non solo, su temi quali lavoro, formazione ed orientamento. Tante le realtà che hanno partecipato al Job&Orienta con gli studenti del “Pasolini” che hanno potuto toccare con mano appunta-
menti culturali e spazi di approfondimento con dibattuti, laboratori e workshop. «Sono state tante e articolate le opportunità che i nostri studenti hanno potuto cogliere al Salone – spiega la Prof.ssa Gerarda Setaro del “Pasolini” di Laurenzana che ha accompagnato i ragazzi a Verona – per noi è già il terzo anno. L’obiettivo è stato quello di facilitare gli alunni nell’operare scelte consapevoli ed efficaci. Oltre a questo, i ragazzi accompagnati dal docente di religione, hanno partecipato ai lavori del Festival della dottrina sociale della Chiesa dove è stato possibile cogliere il valore della silenziosa opera di chi lavora ogni giorno per gli altri. Il Festival anche quest’anno – conclude la docente Setaro – si è alimentato di ascolto, di silenzio e di fatti del Vangelo».
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MONITOR
Basilicata
Al via l’Ottava edizione d e l F e s t i v a l P o t e n z a Te a t ro Si inizia il 15 dicembre con la stessa compagnia Abito in Scena che risiederà per un'intera giornata nel teatro
“Festa del Volontariato: educare alla solidarietà” presso l’Istituto Comprensivo Busciolano di Potenza
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ttava edizione del Festival Potenza Teatro. L’iniziativa si terrà a Potenza, come consuetudine ed elemento caratterizzante, presso il Teatro F. Stabile. Il Festival ideato dalla Compagnia Abito in scena è in collaborazione con Consorzio Teatri Uniti di Basilicata. La direzione è di Leonardo Pietrafesa e Monica Palese. 13 spettacoli, alcuni inediti ed allestiti appositamente per il Festival, si alterneranno sul palco del teatro F. Stabile dal 16 al 18 dicembre 2016. Si inizia il 15 dicembre con la stessa compagnia Abito in Scena che risiederà per un‘intera giornata nel teatro, lavorando a nuove messinscene e accogliendo attività formative e di laboratorio. Prospettiva InStabile è la terza residenza che la compagnia tiene ogni anno ormai nell’ambito del Festival. Il 16 e 17 dicembre invece sarà proposta la Biennale dei Corti Teatrali, concorso di drammaturgia breve, che dal 2008 si ripete ogni due anni. Dopo una candidatura attraverso un bando nazionale, che anche quest’anno ha registrato un’importante partecipazione, le compagnie scelte concorrono alla fase finale che si tiene appunto presso il Teatro F. Stabile. Qui i lavori suddivisi in due serate vengono valutati attraverso una giuria tecnica da quest’anno con il supporto di una giuria del pubblico. Ogni spettatore pagante avrà la possibilità di votare il cor-
to attraverso una scheda che gli sarà consegnata insieme al biglietto. Il vincitore della Biennale sarà decretato dalla somma delle medie delle due Giurie e il il nome sarà comunicato venerdì 23 dicembre alle ore 12.00 su www.abitoinscena.com. Il 18 dicembre invece il Festival ospita l’interessante lavoro della compagnia Teatropersona “L’ombra delle sera”. Teatropersona crea i propri spettacoli attraverso un lavoro di ricerca teatrale fondato sulla centralità dell’attore e la composizione dell’immagine. Parallelamente al lavoro di ricerca, si occupa anche di pedagogia teatrale attraverso seminari e atelier creativi. La compagnia produce spettacoli per bambini e adulti presentati in Italia, Francia, Russia, Svizzera, Polonia, Corea del Sud, Germania, Spagna. Questa edizione, come le altre, diventa un luogo di incontro tra diverse realtà artistiche e culturali. Il Festival Potenza Teatro contempla sempre un coinvolgimento significativo del territorio che è sempre
presente a vario titolo arricchendo e supportando la manifestazione. Spazio creativo, d’incontro e di confronto che ha sempre sviluppato percorsi di indagine sul tutto il territorio nazionale. Il Festival non è un insieme di spettacoli, che sicuramente restano caratterizzanti, ma un progetto pensato, dove ogni scelta nasce da una consapevole volontà artistica. I lavori della Biennale sono caratterizzati dalla diversità dei linguaggi, dai temi e dagli aspetti innovativi. In questi anni il Festival ha sempre individuato fermenti originali che hanno avuto spesso il loto debutto in Basilicata per poi sviluppare un cammino importante, a volte internazionale. E poi da anni le compagnie che vi partecipano conoscono il nostro territorio, vivendolo anche attraverso la loro permanenza. Il Festival è supportato dalla Regione Basilicata – presidenza della Giunta, Comune di potenza e Bcc Laurenzana e Nova Siri e ha come sponsor la Motor France.
mese, composto da circa 300 disegni” – afferma la Maestra Spera – “di alto valore e di qualità, attraverso i quali i bambini hanno comunicato le loro emozioni in modo creativo e naturale, stimolati da ciò che avevano visto, che gli era stato raccontato e trasmesso. Si percepisce, guardando i loro lavori il vero sentire dei bambini che alcuni potrebbero definire ‘ingenui’ e fantasiosi; per me invece i bambini hanno dentro qualcosa che noi ‘adulti’, abbiamo perso: la speranza di un mondo nuovo e solidale. Ed è importante insegnar loro questi valori, in quanto, rispetto agli i bambini hanno la possibilità di crescere insieme a queste idee, poter ostruire un mondo diverso, più bello, più solidale. La serata
è stata interessata dalla mostra dei lavori, dall’intervento delle autorità, dei dirigenti scolastici, degli organizzatori e responsabili delle varie associazioni, intervallate dall’animazione musicale, dalla presentazione del calendario per il nuovo anno, da una estemporanea di pittura con la partecipazione delle artiste potentine Giusy Villano e Gabriela Jantoniu, da un coffee break offerto dall’Istituto alberghiero, dunque, tutto in tema di solidarietà con la gioia degli alunni e dei genitori, e la soddisfazione degli insegnanti; insomma un‘ intera scuola in festa! Angelo Nolè
VENOSA: l’Arciere Rosso “lancia” i suoi panettoni speciali
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“Informazione pubblicitaria”
di Michele Traficante
omeriggio intenso e multiespressivo ieri a Potenza nell’Aula Magna dell’ I.C. Busciolano per la Festa del Volontariato, ricco di emozioni e buoni propositi per le nuove generazioni, in cui sono stati presentati gli obiettivi raggiunti nel progetto “Educare alla solidarietà…”. Un progetto ambizioso e realistico, approvato dal dirigente scolastico Lucia Girolamo (dell’Istituto Comprensivo di Potenza “A. Busciolano”) proposto dalla maestra Rachele Spera, che ha coinvolto 10 associazioni di Volontariato operanti nel potentino: Croce rossa italiana, Unicef, Parimpari, Abio, Io potentino, Angsa, Ass. italiana persone Down, Avis, Ail e Amici dell’Hospice, le classi terze, quarte e quinte elementari di tutto l’Istituto comprensivo, in una serie di incontri durante tutto il mese di Novembre. Sono state affrontate tematiche sociali del volontariato con l’intento di far conoscere ai bambini il mondo della diversità, della felicità che può nascere dalla condivisione delle sofferenze altrui, dalla comunicazione, dall’ascolto e dall’aiuto fisico. Un risultato straordinario, per tutto il materiale prodotto nel corso del
on l’approssimarsi delle festività natalizie, alcune produzioni dolciarie artigianali sono in fermento, come l’Arciere Rosso della cittadina oraziana, diventata una realtà, da oltre 35 anni, grazie alla famiglia Digrottola. Vengono prodotte prelibatezze e prodotti di eccellenza, riconosciuti non solo in Basilicata, ma in tutta Italia. In questo periodo, tra le novità natalizie il panettone artigianale, prodotto con lievito madre, in tante varietà di gusto: classico tradizionale (canditi e uvetta sultanina), tris di Cioccolato (bianco, latte e fondente), ricoperto al cioccolato fondente, Mandorlato, frutti di bosco e cioccolato bianco, arancia e cioccolato, albicocca e cioccolato, pera e uva, mandorle e amarena, pandoro classico. “La novità - riferisce Angelo Digrottola - è data dal fatto che gli ingredienti sono naturali e di alta qualità: il lievito madre, agente di lievitazione, è l’insostituibile ingrediente che conferisce lunga freschezza e alta digeribilità ad ogni panettone. La farina di antiche tradizioni, ideale per le lunghe lievitazioni naturali. Il miele purissimo di Venosa, di eccellente qualità. La vaniglia ricavata da bacche del Madagascar. Il cioccolato purissimo di alta qualità. L’uvetta proveniente direttamente dall’Australia, la migliore al mondo. Il burro debic di altissima qualità. I canditi agrimontana di primissima qualità. Uova fresche pastorizzate deposte in allevamenti italiani. Il panettone è il nostro punto di forza, riconosciuto non solo in Italia, ma anche dall’estero, Germania e Spagna. Ho già prenotazioni per Napoli, Roma. Come contorno produciamo anche calzoncelli e sospiri. Il mio unico rammarico, non aver potuto partecipare ai numerosi concorsi, sembra che si facciano a numero chiuso, non sono stato mai interpellato. Comunque, la mia gratificazione arriva dall’apprezzamento della clientela, senza aver vinto un concorso”.
NUOVI TITOLI DI VIAGGIO La Ditta Trotta Bus Service insieme all’Amministrazione comunale, in primis il Sindaco e l’Assessore Bellettieri, ha discusso e proposto ulteriori sistemi di bigliettazione che si aggiungeranno agli esistenti titoli di viaggio per l’uso del servizio TPL su gomma e sistemi meccanizzati, per risolvere alcune criticità emerse tra i fruitori del servizio. La proposta discussa con la Giunta Comunale è stata approvata e prevede l’aggiunta di altri carnet elettronici, che potranno soddisfare le esigenze del “passante occasionale” e del piccolo gruppo sociale. Per gli utenti del servizio su gomma (autobus) è confermata la possibilità di corsa singola “a bordo”, con il costo di 1,50 euro e durata di 90 minuti sull’intero servizio gomma, e rimane esistente il Carnet da 5 euro con 5 corse ognuna da 90 minuti sistema integrato. Per l’uso degli impianti meccanizzati (scale mobili) vi sono più novità: il Carnet elettronico al costo di 1,50 euro contenente 2 passaggi scale mobili e il carnet elettronico al costo di 3 euro per 8 passaggi scale mobili, rimanendo esistente il Carnet da 5 euro con 20 passaggi. Un’altra novità è rappresentata dalla ricarica del carnet elettronico che, per le scale mobili, passa ad un minimo di 1 euro, contente 4 passaggi. Queste innovazioni, approvate in Giunta, vanno incontro al “turista di passaggio“ e a chiunque fosse sprovvisto del carnet elettronico, il quale con soli 1,50 euro potrà usufruire di 2 passaggi (ad esempio andata e ritorno) quindi con totale libertà di movimento per le proprie necessità, e nel contempo rimanere in possesso del carnet elettronico che potrà sempre essere ricaricato. Interessante per i piccoli gruppi di persone, famiglie, amici, è il carnet da 3 euro, contemplando 8 passaggi, che potrebbero ad esempio essere 4 andate e ritorno. Si ricorda che il Carnet elettronico è possibile utilizzarlo come multi passaggio, ossia per permettere contemporaneo accesso a più persone. Inoltre si ricorda che il carnet E’ RICARICABILE presso ogni postazione con operatore, quindi si invita la cittadinanza al riutilizzo del carnet mediante semplice ricarica senza costi aggiuntivi.
Inaugurazione “Potenza Magia di Eventi” in collaborazione con Trotta Bus Giovedì sera scorso, giorno dell’Immacolata, nelle Scale Mobili di Viale Marconi ha preso ufficialmente il via il cartellone “Potenza Magia di Eventi” (ovvero la serie di appuntamenti organizzati dal Comune che culmineranno col mega-concerto della serata del 31 dicembre), al quale la scrivente Trotta Bus ha collaborato, tramite l’aumento del personale (circa il triplo) e la gestione di circa cinquemila passanti. Trotta Bus Service, inoltre, sta preparando inoltre uomini e mezzi in vista dell’evento del Capodanno in Piazza.
Foto Esposito
ontrosenso Basilicata
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I rc c s C ro b : i n a u g u r a t o il “Giardino di Eva” L’ i n i z i a t i v a d e l l ’ a s s o c i a z i o n e A r c i p e l a g o E v a è r i v o l t a a l b e n e s s e r e e alla bellezza delle pazienti oncologiche
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on il taglio del nastro di lunedì mattina è ufficialmente aperto presso l’Irccs Crob il “Giardino di Eva”. Il locale ubicato al piano seminterrato, di fronte l’auditorium Cervellino, è stato allestito dall’as-
sociazione Arcipelago Eva Onlus con la finalità di fornire consulenze gratuite di bellezza e benessere dedicate alle pazienti oncologiche ricoverate nell’Istituto attraverso professionisti del settore. Il nastro rosa è stato tagliato
simbolicamente da tutte le figure istituzionali e associative che hanno reso possibile la realizzazione di questo percorso sostenuto
PROFESSIONE: INFERMIERE a cura di Donato Vaccaro Cari Lettori “Informazione pubblicitaria”
Nell’articolo precedente abbiamo parlato dell’ostruzione delle vie aeree nell’adulto, oggi invece tratteremo l’ostruzione delle vie aeree nel lattante e nel bambino. L’ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo è un evento grave responsabile del 27% di tutte le morti pediatriche che si verifica con una incidenza più alta nei bambini sotto i 4 anni e in particolare intorno ai 2 anni di età. Le caratteristiche anatomiche e la tendenza del bambino a portare gli oggetti alla bocca per conoscere il mondo circostante sono le due cause principali. In caso di ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo il bambino inizia improvvisamente a respirare male e a tossire: possono essere presenti stridore, sibili, talvolta anche vomito. Il bambino porta le mani al collo nel tentativo di espellere il corpo estraneo. La caratteristica che distingue l’inalazione di un corpo estraneo da altre cause è la comparsa improvvisa dei sintomi, senza altri segni premonitori come la febbre o la tosse. Una successiva difficoltà a respirare può essere sintomo della persistenza del corpo estraneo o di parte di esso nelle vie aeree che può causare un’ostruzione parziale o completa. Nel primo caso il bambino tossisce, respira ed eventualmente riesce a parlare: significa che l’ostruzione è moderata o parziale. Nell’ostruzione completa invece il bambino non è in grado né di tossire né di emettere suoni, compare cianosi ingravescente e può perdere conoscenza. Per disostruire le vie aeree di un bambino da 0 a 12 mesi occorre alternare 5 colpi interscapolari con 5 compressioni toraciche esterne. Per eseguire i colpi interscapolari nel modo corretto occorre: posizionare il lattante prono sull’avambraccio con la testa in leggera estensione e più in basso rispetto al tronco; appoggiare l’avambraccio sulla coscia e applicare vigorosi colpi in sede interscapolare con via di fuga laterale per evitare di colpire il capo. Le compressioni toraciche esterne invece vanno eseguite: mettendo il lattante supino sull’avambraccio appoggiato alla propria coscia eseguendo compressioni vigorose circa una ogni 3 secondi. Si deve continuare ad alternare le due tecniche fino a quando non si è risolto il problema o fino a quando il bambino diventa incosciente. Se il lattante diventa incosciente occorre intervenire con la rianimazione cardiopolmonare. Per disostruire invece le vie aeree nel bambino cosciente occorre eseguire 5 compressioni sottodiaframmatiche (manovra di Heimlich) fino a disostruzione o a cambiamento del quadro clinico (il bambino potrebbe perdere coscienza). Per eseguire correttamente i colpi interscapolari occorre far stare il bambino in piedi. Per eseguire la manovra di Heimlich occorre: porsi alle spalle inginocchiandosi e abbracciando il bambino da dietro intorno alla vita; porre una mano a pugno tra ombelico e sterno (bocca dello stomaco); sovrapporre l’altra mano al pugno; eseguire delle compressioni vigorose con direzione anteroposteriore e dal basso verso l’alto (movimento a cucchiaio). Se il lattante o il bambino diventa incosciente, anche durante l’esecuzione delle manovre, occorre iniziare la rianimazione cardiopolmonare pediatrica. La sequenza di rianimazione cardiopolmonare in età pediatrica comprende una serie di fasi, o blocchi operativi, ciascuna delle quali è composta da valutazioni e azioni che dipendono dalle condizioni del bambino. Per ricordare la sequenza dei blocchi operativi si usa un acronimo mutuato dall’inglese CAB-D ( Circulation, Airway, Breathing, Defibrillation). Se il bambino/lattante non è cosciente occorre contattare immediatamente il servizio di emergenza (118) e comunicare che c’è un bambino incosciente. E’ fondamentale non perdere tempo e non impiegare più di venti secondi per effettuare le prime valutazioni e azioni, arrivando il più rapidamente possibile a effettuare le compressioni (meno di 20 secondi). L’obiettivo principale è far espellere il corpo estraneo. Infine oltre a valutare i segni del circolo (MOvimenti, TOsse, REspiro e deglutizione - MO-TO-RE) si valuta anche il polso (brachiale nel lattante e femorale o carotideo nel bambino). Se ci sono segni di circolo bisogna solo sostenere il respiro con 20 insufflazioni al minuto (1 ogni 3 secondi) e rivalutare i segni di circolo ogni 20 insufflazioni. E’ necessario iniziare con le compressioni toraciche esterne (100 al minuto) alternate alle ventilazioni in rapporto 30 a 2.
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dal direttore generale dell’Irccs Crob Giuseppe Nicolò Cugno. “La stanza” spiega la presidente di Arcipelago Eva Marianna Cappiello “è stata realizzata grazie alla lungimiranza della direzione strategica dell’Irccs Crob, grazie al contributo economico di tutti i nostri partner solidali, grazie al sostegno di tutte le volontarie in particolare Filomena Muccia ex paziente dell’Istituto e grazie al make up artist e direttore artistico di Isa Dora Enrico Gambera”. Partner solidali dell’iniziativa sono le Inner Wheel che per mezzo della presidente attuale Eugenia Latronico Lasorella e di quella passata Maria Rosaria De Vivo hanno donato una targa per sugellare l’apertura delle attività. La cerimonia di inaugurazione è proseguita nella “Sala dell’accoglienza” dell’Irccs Crob, un luogo in cui
i parenti dei pazienti ricoverati presso l’Irccs Crob possono trovare un attimo di serenità e di ristoro realizzato grazie alle donazioni di Calia Italia. “Quando si ammala una donna” ha sottolineato il direttore generale Cugno “è come se si ammalasse tutta la famiglia, perché viene meno il pilastro su cui si fonda, e proprio per garantire alle nostre pazienti la possibilità di riaffermare e riscoprire la femminilità ferita dalla malattia, l’Irccs Crob ha intrapreso questo ulteriore cammino di umanizzazione delle cure e presa in carico globale del paziente anche attraverso il sostegno a queste iniziative”. Partecipe dell’iniziativa la consigliera regionale di parità Ivana Pipponzi che tramite la presidente della commissione pari opportunità Angela Blasi ha espresso “vicinanza e sostegno
a tutte le iniziative realizzate presso l’Irccs Crob volte al sostegno delle donne attraversate da sofferenze che devono essere messe in condizione di ripartire al meglio”. Dopo l’intervento del portavoce di Arcipelago Eva e membro del direttivo dell’associazione Onlus di Pietro Fundone, plauso è stato espresso anche dalle donne dell’amministrazione comunale di Rionero, il vicesindaco Maria Pinto e il presidente del consiglio Rossella Brenna. Partecipi della giornata anche gli altri partner solidali: l’Istituto scolastico Granata, Salati Preziosi, Vitalegno, la Cura del Sé, l’artista Maria Tartaglia e le aziende Sirpea e Uriage che offre un kit di bellezza a tutte le donne che saranno ospiti del giardino di Eva.
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Seconde neoplasie: uno studio coordinato dal direttore scientifico dell’Irccs Crob «Il beneficio legato ai nuovi trattamenti che questi pazienti possono ottenere è largamente superiore al rischio di sviluppare un altro tumore»
L’
International Myeloma Working Group (Imwg), la massima autorità mondiale nel campo dello studio e del trattamento del mieloma, ha pubblicato nei giorni scorsi su Annals of Oncology la rivista ufficiale della Società Europea di Oncologia Medica, le raccomandazioni relative alle seconde neoplasie in pazienti affetti da mieloma. Lo studio è stato coordinato dal direttore scientifico dell’Irccs Crob Pellegrino Musto. Le seconde neoplasie sono nuovi tumori che possono insorgere in pazienti già trattati per altri tipi di cancro e, nel caso del mieloma multiplo, che è uno dei più comuni tumori del sangue, alcuni studi ne hanno evidenziato un possibile aumento nei pazienti trattati per lungo tempo con il farmaco lenalidomide. “L’Imwg” spiega Pellegrino Musto “ha inteso definire la frequenza, i fattori di rischio e l’impatto clinico delle seconde neoplasie nel mieloma, nonché le possibili procedure per prevenirne l’insorgenza. I risultati dello studio hanno evidenziato come le seconde neoplasie abbiano una origine multifattoriale, correlata alle diverse caratteristiche cliniche e biologiche della malattia e del singolo paziente
e siano soprattutto legate, in termini statistici, all’aumentata sopravvivenza di questi soggetti, che vivono di più grazie all’utilizzo di terapie più efficaci. Il beneficio legato ai nuovi trattamenti che questi pazienti possono ottenere è, tuttavia, largamente superiore al rischio di sviluppare un altro tumore, pertanto” conclude Musto “l’Imwg ritiene che la possibilità di insorgenza di una seconda neoplasia, pur necessitando di alcuni accorgimenti terapeutici, non debba alterare quello che è l’attuale processo decisionale nel trattamento dei pazienti con mieloma”. “Quello dei secondi tumori - ha commentato il direttore generale dell’Irccs Crob Giuseppe Nicolò Cugno “è una problematica clinica molto sentita da oncologi ed ematologi e vissuta con grande apprensione dai pazienti. Lo studio condotto sotto l’egida dell’Irccs Crob ha fornito importanti indicazioni per medici ed ammalati testimoniando, una volta di più, il ruolo e la visibilità che importanti istituzioni internazionali come l’Imwg riconoscono al nostro Istituto”.
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10 Dicembre 2016
Herpes labiale a cura della Dott.ssa Maria Ida Damiani Parafarmacia Aurora L’Herpes Labiale (conosciuta anche come “febbre delle labbra”) si manifesta generalmente quando l’organismo è più debole. L’Herpes Labiale è causata dal virus Herpes Simplex di tipo 1. Questo virus può essere contratto già da bambino, e viene trasmesso attraverso la saliva. Dopo la prima manifestazione, il virus non scompare, ma causa una infezione latente nascondendosi nei gagli nervosi, dove non può essere attaccato dagli anticorpi circolanti nel sangue: per questo motivo il virus Herpes Simplex è impossibile da eliminare. Non essendo possibile eliminare il virus dal proprio organismo, l’unico tipo di prevenzione contro l’Herpes Labiale è quello di riconoscere i primi sintomi della manifestazione. Questi sintomi si manifestano 12-16 ore prima della comparsa dell’eruzione cutanea, e sono: un leggero pizzicore e un senso di calore su un punto arrossato del labbro, inspiegabile prurito. Il riconoscimento di questi sintomi è molto importante, dal momento che uno dei farmaci utilizzati per la cura della febbre labiale (a base di aciclovir) è efficace solamente se applicato prima che il virus abbia terminato la propria duplicazione. Alcuni fattori colpevoli della riattivazione del virus possono essere: stress nervoso, infezioni febbrili o particolari cibi, come quelli contenenti Arginina, presente in molti cibi preconfezionati e in prodotti per sportivi, o anche alte dosi di Vitamina C possono indurre una crisi acuta di herpes. Di contro, alcuni alimenti in grado di migliorare le condizioni degli affetti da herpes, sono quelli che contengono Lisina, aminoacido presente in latte, formaggio fresco, pesce, carne; importante anche la verdura che apporta min-
erali e vitamina B che potenziano la resistenza del sistema immunitario la cui debolezza è causa dell’insorgenza delle recidive. Il miglior consiglio per chi soffre di herpes, avvicinandosi la stagione fredda e delle influenze, è che per un periodo di almeno 2 settimane si assumano cibi e supplementi contenenti lisina insieme a vitamina A ed E. Inoltre applicazioni topiche di Calendula TM, Hypericum TM, e Propoli al 20% dopo averli diluiti in una uguale quantita’ di acqua, sono rimedi adatti a contrastare i sintomi. Come sempre è consigliabile seguire le indicazioni dello specialista o del proprio farmacista per tenere sotto controllo il problema, ed evitare il fai da te che potrebbe portare ad una resistenza ai farmaci antivirali solitamente usati in queste circostanze. Parafarmacia Aurora Via di Giura, 179, Potenza 0971 1652898 auroraparafarmacia@gmail.com
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SALUTE AL KOS Cardiologia: l’holter cardidaco Ai lettori di Controsenso
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Il metodo di Holter (noto anche come elettrocardiogramma dinamico o ECG Holter) è una tecnica di registrazione prolungata (24-48 ore) dell’elettrocardiogramma. La registrazione viene effettuata per mezzo di un apparecchio portatile (può essere portato a tracolla oppure fissato alla cintura) dotato di supporti (cassette magnetiche o memorie elettroniche) sui quali viene registrato il tracciato elett r o c a r d i o g r a f i c o . I d e a t o n e l 1 9 6 1 d a l f i s i c o s t a t u n i t e n s e H o l t e r, d a l quale ha preso il nome, negli anni è diventato un punto fermo delle analisi e dei monitoraggi cardiaci. Il registratore Holter viene collegato, tramite comuni cavi per elettrocardiografo, al paziente ed avendo dimensioni molto ridotte (meno di un pacchetto di sigarette) non interferisce con le normali attività quotidiane. Il dispositivo viene applicato ambulatorialmente e la registrazione dura in genere 24 ore, durante le quali il paziente è invitato a svolgere le abituali attività, compreso eventuali sforzifisici. Durante l’esame è importante la corretta compilazione di un diario dove vengono annotate le varie attività svolte, gli eventuali sintomi avvertiti e la loro correlazione temporale. Questo aspetto è di grande importanza per mettere in relazione eventuali modificazioni del tracciato elettrocardiografico con i disturbi avvertiti o le attività svolte. Eventuali variazioni del ritmo cardiaco non sono necessariamente il sintomo di un problema. Infatti durante le attività quotidiane la frequenza dei battiti può cambiare e finché questi cambiamenti non sono significativi la situazione è da considerare nella norma. Sarà il medico a stabilire se le variazioni osservate sono vere e proprie anomalie che indicano la possibile presenza di aritmie, problemi nell’attività elettrica del cuore o un apporto di o s s i g e n o i n s u f f i c i e n t e a q u e s t o p r e z i o s o m u s c o l o . L’ H o l t e r t r o v a i n d i cazione soprattutto nell’individuazione delle aritmie cardiache e dei disturbi di conduzione; fornisce informazioni importanti nel caso che il paziente lamenti cardiopalmo, vertigini, dolore toracico. È un esame non invasivo, privo di controindicazioni ed eseguibile facilmente p r e s s o i l C e n t r o K o s i n Vi a d e g l i O l e a n d r i 7 a P o t e n z a , i n q u a l s i a s i giornata, previo appuntamento, ed i risultati saranno pronti entro le 48 ore successive all’esame stesso.
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Difficile trasferta a Gravina per il Potenza Nel turno infrasettimanale, il gol fortunoso di Patierno mette ko i rossoblù in un Viviani deserto di Antonella Sabia
U
n Viviani per nulla affollato ha fatto da cornice alla gara Potenza – Nardò, disputata giovedì 8 dicembre nel turno infrasettimanale che ha interessato la serie D. Gara vinta di misura dagli ospiti grazie al gol del neo acquisto neretino Patierno, su un’azione fortunosa in una mischia nell’area difesa dal portiere Napoli. Clima surreale nel nuovo stadio potentino, dove solamente 15 giorni fa avevamo assistito al derby contro il Rionero, in un match dalle tante emozioni e sugli spalti il pubblico delle grandi occasioni. All’incirca 120 i paganti giovedì, una cinquantina di persone tra la curva e i distinti, meno di 100 nelle tribune e sull’ordine della 15ina nel settore ospiti. A far da padrone nella Curva Ovest il grande striscione esposto dalla tifoseria organizzata, “Via da Potenza”, indirizzato come ormai consuetudine al duo presidenziale alla luce delle ormai tante promesse mai mantenute.
Una contestazione, quella dei tifosi, verso una società che avrebbe ormai ampiamente dimostrato l’impossibilità di dare serenità tanto alla squadra quanto ai tifosi che settimana dopo settimana hanno visto sfaldarsi quella squadra che avrebbe dovuto puntare al vertice. A detta dei pochi presenti, quella di giovedì (e probabilmente delle prossime gare casalinghe), è stata la prima vera contestazione nella storia del Potenza Calcio, una disertazione annunciata sui canali social con la tifoseria organizzata che ha comunque seguito e sostenuto la squadra dall’esterno. Gara dalle occasioni mancate oltre che tanto sfortunata per i rossoblù che avrebbero sicuramente meritato di più per la prestazione messa in campo dal 26’ e per tutto il primo tempo, dove sono state almeno 3/4 le occasioni nitide per passare in vantaggio. Sconfitta arrivata quindi non per superiorità della formazione ospite quanto per una serie di episodi sfavorevoli per gli uomini di Biagioni. Buona prestazio-
ne del giovane della juniores Damiano Claps, sicuramente il migliore in campo che nonostante abbia sprecato alcune occasioni, ha dimostrato forse di essere quello più attaccato a questa maglia. “Se è in campo significa che qualcosa di buo-
no la può fare, poteva fare di più nelle occasioni importanti che ha avuto, serve più cattiveria che conquisterà partita dopo partita. Nel calcio arriva chi ha fame”, è stata l’opinione in sala stampa del mister sul giovane Claps.
“Abbiamo preso gol alla longobarda, per il resto non penso che la mia formazione abbia giocato male, non ricordo Napoli impegnato in così tante parate.”, ha continuato Biagioni. Una sconfitta che arriva alla vigilia di un match complicatissimo, infatti domani il Potenza sarà ospite a Gravina contro una delle formazioni più solide del girone in corsa per le prime posizioni. Dopo l’ufficializzazione del difensore Manetta, classe ’91, si è vociferato in settimana sulla presenza a Potenza di Leandro Guaita, attaccante argentino, trattativa andata in porto mentre andiamo in stampa con l’ufficializzazione del nuovo esterno d’attacco che va a colmare i vuoti del reparto offensivo dopo la partenza di Villa, che si è accasato al Chieri dove è andato già in gol. In settimana altro addio in casa Potenza, quello dell’avvocato Saponara, direttore generale del club rossoblù, intervenuto margine dell’intervento del tecnico romano, nella consue-
ta conferenza stampa pre-gara. “Avevo due compiti sostanziali, uno era quello di creare un raccordo con le istituzioni, l’altro quello di realizzare un collante con la città di Potenza e la tifoseria. Ritengo di aver svolto il primo egregiamente e con ottimi risultati, il secondo l’ho completamente mancato. Con il senso di responsabilità che mi ha sempre contraddistinto, rassegno le mie dimissioni dalla carica di direttore generale e rimetto il mandato nelle mani di chi me l’ha affidato, cioè i presidenti Vangone e Vertolomo”. Queste le parole del dg che ha comunque sottolineato che non è sua intenzione lasciare la barca, ma che continuerà a stare vicino al Potenza pur senza cariche ufficiali. Guardando a domani però, sarà difficile uscire illesi dalla gara contro i pugliesi, ma il calcio è strano, e non resta che aspettare e sperare che qualcosa possa muoversi, non solo sul fronte mercato ma anche in seno alla società.
Il Matera ospite oggi dei vicini pugliesi del Monopoli In pediatria il ‘gol’ più bello dei biancoazzurri, dopo il 4-2 inflitto alla Casertana alla ricerca del miglior undici possibile da schierare in tenendo conto che oltre al lungodegente Papini, che sembra poter ritornare solo ad anno nuovo, sono finiti in infermeria anche Di Lorenzo e il portiere Alastra. Recupera, invece, Bifulco, mentre a Monopoli
si potrebbero rivedere anche Sartore, Louzada e soprattutto Infantino, pronto nuovamente a lasciare la sua impronta. Tre gli ex che si ‘affronteranno’ nel match di domani: riflettori biancoverdi puntati su Nicola Strambelli, ex di lusso, da una parte (Matera),
mentre dall’altra tra le file del Monopoli si annoverano Mercadante e Genchi, altro ex di lusso, che dopo un breve flirt con Columella su un possibile ritorno ha deciso di indossare la maglia dei pugliesi.
CALCIO LUCANO F
“U
na prestazione presuntuosa nel primo tempo, poi siamo tornati a giocare come sappiamo. Partita non facile con la Casertana che ha sempre mantenuto gli equilibri sfruttando i momenti che noi gli abbiamo concesso. Ancora una volta abbiamo prima archiviato il risultato e poi ci siamo lasciati andare, forse appesantiti fisicamente dalle tante gare in successione”. Ha commentato così il tecnico Auteri, la gara stravinta
al XXI Settembre dal Matera contro i campani, nel turno infrasettimanale del girone C di Lega Pro giocata martedì 6 dicembre. È tornato al gol anche Carretta, che ha esagerato con una doppietta personale molto importante dopo un periodo avaro dal punto di vista realizzativo. Biancoazzurri che continuano la loro rincorsa alla capolista Lecce. Però il gol più bello il Matera lo fa alla corte del reparto di
pediatria del Madonna delle Grazie, dove ieri mattina alcuni calciatori hanno portato un sorriso ai bambini ricoverati, con giochi natalizi e una partita a calcio balilla per una mattinata che difficilmente verrà dimenticata dai piccoli della pediatria e dai loro genitori. Intanto nella partita in programma oggi pomeriggio, i biancoazzurri fanno visita al Monopoli. Mister Auteri, nelle ultime sedute di allenamento sta valutando il suo gruppo,
RANCAVILLA-RIONERO: La formazione di mister Sosa si è abbonata al pareggio. Anche il derby contro il Francavilla di Lazic, nel turno infrasettimanale di giovedì, ha fruttato un solo punto ai bianconeri. Due gol in rimonta, di cui uno arrivato nei minuti finali ad evitare la disfatta degli ospiti. Primo tempo scialbo con pochissime occasioni da entrambe le parti, Francavilla che ha giocato di più la palla ma lontano dalla porta. Bel gol di Aleksic che si è portato la palla per 16m, saltando un uomo e mettendo la palla sul palo lungo. Rionero con un altro spirito al rientro in campo, con gli ingressi di Rabbeni e Aracri che hanno dato più qualità in avanti. Grande possesso palla del rionero e Francavilla schiacciato. Aleksic sigla la sua doppietta personale, un cross dalla destra pesca il serbo sul palo. Il primo gol del Rionero arriva in una mischia in area dove ha la meglio Ioio, mentre è Rabbeni allo scadere dei minuti finali
a siglare il pareggio. Risultato giusto, con un punto per parte. Domani il Francavilla sarà impegnato nella gara esterna contro la Gelbison, mentre al Corona gli uomini del Pampa Sosa ospiteranno i laziali dell’Anzio. PICERNO: Pari a reti inviolate ad Ercolano per i melandrini. Partita dalle poche emozioni e con poche occasioni di nota da entrambe le parti. Per il Picerno solo un insidioso tiro cross di De Luca e un’occasione su calcio d’angolo dove Conti non impatta la sfera. Per i padroni di casa dell’Herculaneum, occasione per Adamo che per poco non beffa Ioime all’89 sfumando la chance el vantaggio. Buon punto per gli uomini di Arleo che consente di muovere la classifica, “Le due squadre si sono annullate a vicenda per tutti i 90’. Siamo forse l’unica squadra che non ha permesso ai campani di fare gol, anche se noi stessi non abbiamo osato molto”, è stato il commento del tecnico potentino. Domani al Curcio
ospite il Ciampino che viene dalla larga sconfitta casalinga ad opera del Bisceglie, avversario accessibile con il quale conquistare qualche punto importante per la classifica. LEGA PRO, MELFI: Il Taranto torna a vincere e lo fa ai danni dei gialloverdi di Bitetto, completamente fuori gara. Un gol per tempo per i pugliesi che hanno certificato la superiorità dei pugliesi sui lucani. Il Melfi oggi affronta il Foggia, gara in cui mister Bitetto ha chiesto il massimo impegno per tentare l’impresa sfruttando il fattore campo oltre quello psicologico degli ospiti che vengono da una sconfitta pesante contro il Fondi in rimonta. Sul pronte infortunati restano out Pompilio e Defendi, come il centrocampista Francis Obeng. Antonio Gammone, potrebbe invece recuperare e tornare in campo per dare una mano ai suoi compagni
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Domenica di riposo per i leoni neroverdi della capolista CUS Rugby Potenza CALCIO A 5 – SERIE B GIRONE F
In serie negativa da 5 giornate i lucani dello Shaolin Soccer
V
P
artita al cardiopalma quella giocata dal CUS Potenza Rugby al Comunale di Oppido Lucano contro un Salento Rugby determinato e ben messo in campo. Alla fine degli 80’, intensi, minuti di gioco l’hanno spuntata i Cussini con il risultato di 8 a 7 giocando un match quanto mai tirato ed offrendo, al folto pubblico e a tutti sostenitori capeggiati dalla BCC di Laurenzana e Nova Siri, un bellissimo spettacolo. Il match inizia con le due compagini a studiarsi senza che nessuna delle due prevalga sull’altra. Le iniziative del quindici lucano vengono controllate dalla difesa tarantata ma anche gli attacchi degli ospiti vengono ben neutralizzati dal muro nero verde. La partita è bella e piacevole, con giocate di pregevole fattura da entrambe le parti. Per i primi 40’ minuti è un continuo confrontarsi nei punti d’incontro, nelle mischie e nelle touche, ma ad entrambe le squadre manca il guizzo per andare in meta e così il primo tempo si chiude sullo 0 a 0. Il secondo tempo comincia sulla falsa riga del primo, con le due formazioni che si affrontano a
viso aperto giocando un rugby bello e spettacolare. Il Potenza cerca in tutti i modi di arrivare alla meta e pian piano comincia ad erodere terreno avversario. La disciplina, da entrambe le parti, comincia a risentirne, vista la tensione agonistica tra le due compagini; a farne le spese sono i padroni di casa che dopo ripetuti falli commessi, perdono al 60’ per ammonizione, l’ala Alfonso Lombardi. L’inferiorità numerica per 10 minuti, invece di abbattere Lotito e compagni, galvanizza i leoni che continuano nei loro attacchi a tutto spiano e da una azione magistralmente eseguita da tutto il collettivo nero verde, al 67’, nasce la meta di capitan Vincenzo Lotito che schiaccia oltre la linea bianca, portando i suoi sul 5 a 0 con lo stesso Lotito che non trasforma. La marcatura subìta, porta il Salento ad avere una reazione veemente che costringe i Leoni potentini a difendere nel cuore dei propri 22. Pressione che culmina, al 69’, nella meta messa a segno dai Salentini dopo una rolling maul nata da touche; la stessa viene trasformata e il punteggio va sul 5 a 7. Col rientro dall’ammonizione di Lombardi
e con 10 minuti scarsi da giocare, il Potenza cerca con tutte le forze la vittoria e dopo aver difeso stoicamente la linea di meta dagli assalti del Salento, si riversa con forza nella metà campo avversaria. Gli Universitari spingono giù il piede sull’acceleratore e costringono la difesa ospite a difendersi come meglio può; dopo l’ennesima penetrazione della mischia lucana, gli ospiti commettono il fallo che al 76’ viene messo tra i pali dallo stesso Alfonso Lombardi portando il risultato così sull’8 a 7. Gli ultimi 4 minuti sono per cuori forti con il Salento che cerca disperatamente di segnare e il Potenza che si difende e contrattacca. Al triplice fischio del direttore di gara è festa nero verde, con i cussini che agguantano il primato in classifica. “È stata una vittoria sudata ma bellissima – ha dichiarato a fine partita un soddisfatto coach Passarella – Abbiamo giocato una partita a dir poco straordinaria al cospetto di una squadra forte e ben messa in campo. Abbiamo sofferto in alcune fasi come la touche ma oggi i ragazzi si sono superati ed hanno portato a casa la vittoria. Non era
facile confrontarsi con una squadra costruita in estate con innesti importanti e di notevole esperienza (anche in serie superiori), ma i ragazzi hanno dimostrato tutta la loro determinazione sopperendo anche a qualche assenza di troppo dell’ultima ora. Sono orgoglioso dei miei ragazzi ed ancor di più se si pensa che tutti sono “fatti in casa”. Ad una solo partita dalla conclusione del girone d’andata abbiamo conquistato la vetta della classifica e faremo di tutto per non mollarla”. Ora una domenica di riposo attende i leoni nero verdi che torneranno a giocare il prossimo 18 dicembre quando si chiuderà il girone d’andata in quel di Cellamare (BA) affrontando i Panthers Rugby Modugno Classifica CUS Potenza: 24 pt. (pen. -4) Salento Rugby: 22 pt. (pen. -4) Rugby Club Granata: 18 pt. Falchi Santeramo: 15 pt. Draghi BAT: 14 pt. Amatori Taranto: 7 pt. (pen. -4) Kheiron Francavilla: 5 pt. Panthers Modugno: 1 pt.
Lo CSEN aggiorna i propri quadri dirigenziali delle A.S.D. E S.S.D. I
l Comitato regionale C.S.E.N. di Basilicata come consuetudine organizza nell’arco dell’anno vari appuntamenti culturali e formativi, rivolti alle Associazioni e Società Sportive, nonché alle Associazioni di Promozione Sociale affiliate e non che desiderano essere informate sugli aspetti civilistici e fi-
scali a cui sono sottoposte tali organismi di settore. L’incontro avrà luogo presso la Casa del Volontariato di via Sicilia in Potenza mercoledì 14 dicembre prossimo con inizio dalle ore 16,00 alle ore 20,00. L’assise formativa avrà come ospiti funzionari della Direzione Regionale del Lavoro di
Potenza e dello staff degli esperti dell’Ente di Promozione Sportiva C.S.E.N. L’appuntamento quindi è aperto a tutti coloro che vogliono conoscere il mondo del terzo settore ed in particolare quello dell’associazionismo sportivo di base che rappresenta la stragrande attività posta in essere dal movimento
sportivo tutto. Pertanto lo C.S.E.N. Regionale invita tutti a partecipare e contribuire con la loro presenza a rendere costruttivo il lavoro da svolgere, perché possa essere bene interpretato dagli interessati e creare senso di fiducia e stimolo di crescita condivisa. Sandrino Caffaro
incere per dare fiato alle speranze di salvezza. È questo l’imperativo categorico dello Shaolin Soccer Potenza che nella dodicesima giornata del campionato di serie B di calcio a 5 (girone F) ospita oggi pomeriggio 10 dicembre, con inizio previsto per le ore 16:00, gli Azzurri Conversano. Dopo 5 ko di fila, i neroarancio del presidente Claudio Faraone sono obbligati a centrare i tre punti per smuovere una classifica deficitaria che vede i potentini ultimi a quota 5. Lo Shaolin ha preparato bene la gara e, davanti al suo pubblico e contro un avversario diretto nella corsa alla salvezza, vuole regalarsi una gioia che manca ormai da troppo tempo (5-4 all’Ostuni lo scorso 22 ottobre). Nelle fila dello Shaolin sarà ancora assente il portiere spagnolo Carlos Pascual che però è sulla via del recupero. Mancherà anche Haidane che è stato svincolato dalla società ed è libero di trovarsi un’altra sistemazione. A poche ore dal match contro Conversano questa l’analisi del tecnico dello Shaolin Fabio
Santarcangelo. «È la partita più importante della stagione. L’abbiamo preparata come se fosse una finale – spiega Santarcangelo – c’è soltanto un risultato a nostra disposizione ed è la vittoria. Vincere infatti significherebbe restare attaccati al treno della salvezza. Mancheranno Carlos che è ancora fermo e Haidane che è stato svincolato dalla società – prosegue il mister dello Shaolin – a proposito di Haidane, che non fa più parte della nostra famiglia, lo ringrazio di cuore per quanto ha fatto vedere nelle prime giornate di campionato fino al suo infortunio. Per il resto affrontiamo il Conversano – conclude Santarcangelo – nella consapevolezza che bisogna vincere per l’importanza della partita, pur senza ansia ma convinti di poter fare bene». Dirigeranno il match del “PalaPergola” di Potenza i signori Dario Tescarollo di Roma 1 (primo arbitro) e Ivo Colangeli di Aprilia (secondo arbitro). La sezione crono sarà nelle incombenze di Abbas Masoumi Lari di Potenza.
Basket under 14 maschile Partecipano al campionato 3 squadre di Potenza e due di Matera
L
unedì 13 dicembre 2016 prenderà il via il Campionato Under 14 Maschile a cui partecipano cinque squadre: Pielle Matera, N u o v o B a s k e t C l u b P o t e n z a , S A PA M a t e r a , O l i m p i a P o t e n z a e Ti m b e r w o l v e s P o t e n z a . La formula prevede una prima fase con un girone all’italiana con gare di doppia andata e d o p p i o r i t o r n o e u n a s e c o n d a p l a y - o ff t r a le prime quattro classificate con semifinali e finale.
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Basilicata
CON I FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI SANTA LUCIA
Inizia “ufficialmente” il Natale dei Potentini
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er i potentini il clima natalizio inizia “ufficialmente” con i festeggiamenti in onore di Santa Lucia organizzati dalla Congregazione che proprio quest’anno festeggia i primi cento anni di attività. La Santa Protettrice della vista è una delle fi-
gure più care della devozione cristiana, a Potenza in particolare è venerata nella piccola chiesetta di Portasalza. Quest’anno il programma religioso prevede la celebrazione di messe e novene dal 4 al 13 dicembre che culmineranno il giorno 13 dicembre con la tradizionale processione che, dopo la celebrazione della messa che si terrà nella chiesa di San Michele, celebrata dall’Arcivescovo monsignor Ligorio, attraverserà le strade del centro con trasferimento della statua della Santa nella chiesa di Santa Lucia. Alle celebrazioni religiose si affianca il programma civile che quest’anno prevede un’importante conferenza sulla sicurezza stradale che si terrà alle 9.00 di sabato 10 dicembre presso il Teatro Stabile. “Occhio alla vita” è il nome dell’evento che prevede la partecipazione di Giancarlo Bruno, Opinionista Rai TV Sport Formula 1,
Savino Murro, Presidente Osservatorio Unione Camere Penali Italiane ed Emanuele Pirro, Pilota Audi di Formula 1, 5 volte vincitore a Le Mans, i lavori verranno introdotti da Luciana Biscione, segreteria della Congregazione S. Lucia mentre Dario De Luca, sindaco di Potenza, porterà i saluti della città. La sera del 13 dicembre nellaPiazzetta Santa Lucia con inizio alle ore 20.30 si terrà la tradizionale Fagiolata in onore di Santa Lucia offerta dalla Ditta “TERESITA DUE” giunta alla trentesima edizione. Realizzata in collaborazione con il Ristorante “MIMI’, Alle ore 21.00 i festeggiamenti si concluderanno col lo spettacolo dell’Associazione Culturale Musicale“Gli AMBASCIATORI LUCANI” di Potenza. An. Nic.
IN VIA NAPOLI A POTENZA
Uil pensionati: la Natività al “Boschetto Orizzontale” L
a Uil Pensionati e alcuni cittadini da oggi nel giardino di via Napoli a Potenza, dove è stato realizzato la scorsa estate il “Boschetto Orizzontale”, sono impegnati nell’installazione della Natività. L’obiettivo è quello di creare l’atmosfera della festa tradizionale più cara a pensionati e famiglie attraverso il Presepe che sarà costruito in forma innovativa e con materiale ecologico. Si punta a riaccendere i riflettori sui temi della famiglia, delle condizioni di vita e salute degli anziani e dei disabili, sull’accoglienza. Il Boschetto è stato progettato dai Wagon Landscaping insieme alla UIL e i cittadini ed è frutto di un percorso nato dalla partecipazione al Concorso Basilicata Fiorita lanciato dal Comune di Potenza e Fondazione Matera Basilicata 2019. Gli scopi sono quelli di rendere le città più belle e più vivibili
anche attraverso il recupero di aree abbandonate, di aiutare i cittadini a diventare protagonisti di questo cammino e di ampliare la consapevolezza sulla necessità di un maggiore senso civico. La UIL Pensionati di Basilicata ha candidato l’area adiacente il campetto di Via Salerno, per rendere questo luogo un punto di incontro tra le differenti generazioni che vivono il quartiere; per fare ciò è stato scelto, attraverso
un percorso partecipativo insieme alla Fondazione Matera Basilicata 2019, il team di architetti francesi Wagon Landscaping, esperti nella realizzazione di installazioni paesaggistiche con gli abitanti. Dopo la prima fase estiva adesso in occasione delle festività natalizie – spiega la Uil Pensionati – si vuole coinvolgere i residenti del quartiere per una nuova attività di socializzazione.
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All’I. C. “Giovanni XXIII” di Barile la Settimana della Gentilezza Impegnati gli alunni in varie attività con lavori di grafica e composizioni di Pino Di Lucchio
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romuovere i valori della gentilezza è una delle finalità didattiche della scuola. Il tempo impegnato nell’inculcare nell’animo de ragazzi tale nobile sentimento è sempre ben speso e assai lodevole. La giornata mondiale della gentilezza è un appuntamento importante, soprattutto in questi tempi in cui sembra un comportamento che non va più di moda! Fa bene al cuore, abbassa la pressione, ti rende più felice e migliora le tue capacità relazionali. E c’è di più: è anche un ottimo anti-age. Il nome del prodotto è tanto semplice quanto è facile da trovare: gentilezza. La giornata della gentilezza è un evento creato e voluto dal World Kindness Movement, non è una vera e propria ricorrenza, quanto più un’occasione per ricordarsi di essere un po’ più gentili, ciascuno nel proprio piccolo. Fare stare bene gli altri, ci fa stare bene. Molte le scuole in tutta Italia che hanno dato il loro contributo alla Giornata della gentilezza, tra cui l’Istituto Comprensivo “Giovanni XXXIII” di Barile. La scuola, guidata dalla dirigente scolastica Tania Lacriola, ha svolto una serie di attività, tra il 14 e 18 novembre scorso, coinvolgendo anche le
Lavoretti degli alunni
Foto di gruppo: alunni, insegnanti e dirigente scolastica
L’albero della gentilezza
sezioni aggregate di Ripacandida e Ginestra. Attraverso giochi, attività di gruppo, l’arte, la narrazione e la riflessione si è cercato di comprendere e apprezzare il valore di un gesto gentile, donato e ricevuto, nella quotidianità e in particolare nella scuola, luogo d’istruzione ma anche luogo di condivisione e di reciprocità. Quindi l’insegnamento è quello di trattare gli altri con rispetto, perché ciò significa rispettare se stessi. La gentilezza rappresenta una qualità e una caratteristica etica: è ciò che promuove l’attenzione e il rispetto verso il prossimo, la cortesia non affrettata ma nei piccoli gesti, la pazienza e la cura. L’ascolto dei bisogni degli altri senza dimenticare i propri. E’ “umanità”, intesa come modalità di comportamento che ci fa vivere in società, armonizzandoci con essa e contribuendo attivamente, senza manierismi. La dirigente scolastica Tania Lacriola ha voluto ascoltare gli alunni di tutte le classi Primaria, Secondaria e I Grado, delle sezioni di Barile, Ripacandida e Ginestra e condividere con i docenti i lavori, i cartelloni, i disegni, le poesie, i racconti. Una bellissima settimana all’insegna della gentilezza, condivisione e della formazione.
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Il personaggio: Antonio Masini, pittore, incisore, scultore Rionero, l’Unitre “Enzo Cervellino” ha presentato l’uomo e l’artista
Presentazione della prof.ssa Giuseppina Cervellino (Foto Traficante)
Statua di bronzo a Rosita Melo di Giuseppina Cervellino
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Università delle tre età “Enzo Cervellino” di Rionero ha vissuto nel palazzo Fortunato, giovedì 24 novembre 2016, un’esperienza significativa all’insegna dell’arte nell’incontro con un artista che è una pietra miliare dell’arte lucana: Antonio Masini. Nella prolusione la presidente dell’UNITRE, Giuseppina Cervellino, ha evidenziato la valenza culturale di Masini, che si rivela in una pluralità di forme artistiche: pittura, grafica, scultura ed in una ricca produzione di opere che trovano ampi consensi ed apprezzamenti, spaziando in un vasto ambito geografico verso confini extranazionali dalla Germania al Brasile, dalla Svizzera all’Australia, dalla Francia agli USA, dalla Spagna al Canada, dal Belgio al Giappone. L’arte di Masini penetra nella realtà per captarne l’essenza nella scomposizione delle forme dall’intenso cromatismo. Il senso della lucanità è una forza primigenia nella vita di Masini che si sente figlio di Demetra, immerso in mondo agricolo pastorale, espresso in forme zoomorfe nella ricerca della corporeità. Il mondo contadino lo avvince, lo avvicina alla scrittrice sarda Grazia Deledda, ma accentua il suo distacco da Carlo Levi che aveva cristallizzato a uno status di immobilismo la Lucania dove non è arrivato Cristo... né la religione, né la storia. Nell’opera La violenza Masini, interpreta l’esplosione del mondo animale, denunciando i ritmi incalzanti della società industriale e l’arte, lacerata dalla contraddizione tra la responsabilità individuale e la schiacciante società di massa, diventa oggetto educativo, sociale nella ricerca della fisicità. L’opera di Masini richiama la cruda corporeità di Anna Maria Fusco, scrittrice lucana anticonformista che con aggressività prende in pugno la storia per superare la melma del guado di Tursi, scrittrice
che cerca il nesso fra corpo e parola nel La Luna e le ciliegie, testo corredato dalle acqueforti di Masini. Più profondo è il rapporto di Masini con Leonardo Sinisgalli per una comune identità, per l’amore delle cose, della terra lucana, come si evince dall’espressione di Sinisgalli: sopra un atlante ho cercato i tuoi mari e i tuoi monti, t’ho attratta con un crine, ed ancora,dalla sua affermazione, al termine della vita, c’è toccata questa valle e questa valle abbiamo scelto per tornarci e morire. La lucanità di Masini si intreccia con la classicità, che si identifica nel substrato artistico, da Alceo, a Catullo, a Orazio e Leopardi. L’orizzonte artistico di Masini dal razionalismo verista con le sue forme primordiali approda al soggettivismo, pregno di emozioni e creatività in cui l’artista ricerca lo spazio vuoto, quasi per sollevare il lembo del velo del reale. Le opere degli ultimi anni sono sempre ispirate al sociale, pitture di storia, non prive di una componente soggettiva, dal polittico dedicato ai “Fratelli Rosselli”al Polittico di Balvano, all’indomani del terremoto dell’80. Masini scompone un tronco, una radice, una roccia, un corpo umano, che diventano cilindri, parallelepipedi, un intreccio di libere forme geometriche. L’arte di Masini spiega oggi le vele alla volta dei sogni, ricerca un universo magico, fantastico, un immaginario figurativo asimmetrico nel movimento delle forme, espresse con vigore plastico e intenso cromatismo. Numerose le opere scultoree in bronzo ed in acciaio in Italia ed all’estero, dal monumento dedicato all’emigrazione in Cile (2001) alla scultura in ferro I cavalieri di Balvano (2002), alla scultura in acciaio Monumento per i fondatori della città di Olimpia San Paulo del Brasile (2003), alla scultura in bronzo dedicata al tema dell’emigrazione e donata dalla Regione Basilicata alla comunità italiana in Australia (2008). Singolare è
l’attività scultorea di Masini e degne di apprezzamenti sono la porta di San Valentino della Chiesa Madre di Abriola, la porta del Giubileo, presentata da Mons. Gianfranco Ravasi, la porta del Gigante a Potenza. Opera di particolare significatività è la scultura di Rosita Melo, donata nel 2013 dalla regione Basilicata a Montevideo, terra natia di quest’artista straordinaria, nata da genitori rioneresi, emigrati in Uraguay negli ultimi anni dell’Ottocento. Rosa Clotilde Mele, nata da Michele Mele, ricordata da Michele Traficante in un significativo articolo, divenne una celebre cantante, concertista con il nome d’arte Rosita Melo, artista prestigiosa nel novero delle compositrici
mondiali. La scultura di Masini di Rosita Melo, a mio avviso, è il segno tangibile del connubio tra storia e simbolismo. Dopo la presentazione della preside Cervellino, l’artista ha suscitato il coinvolgimento del numeroso pubblico con una ricca reviviscenza della sua copiosa produzione pittorica e scultorea che ha creato il piacevole e profondo approccio ad un universo artistico di valenza internazionale. La vicesindaca Maria Pinto, presente all’incontro, nel suo breve intervento ha espresso tutta la sua ammirazione per l’arte di Antonio Masini, artista poliedrico e di fama internazionale.
L’artista Antonio Masini
Lectio magistralis artisticomusicale di Danilo Vignola P
OLICORO- Si terrà questo 13 e 14 dicembre a partire dalle 18:30 presso l’accademia di formazione musicale Poly Core Factory una lectio magistralis musicale di Danilo Vignola fra workshop di ukulele e filosofia delle nuove tendenze sull’ avanguardia artistica e creativa che ha portato il poliedrico artista Danilo Vignola ad esibirsi nei principali live club e teatri nazionali ed europei. Centinaia di concerti che hanno entusiasmato la critica internazionale per l’unicità del fenomeno artistico ed il valore tecnico compositivo delle sue opere. Dopo un riconoscimento mondiale da New York, Danilo Vignola è attualmente considerato il miglior musicista di strumenti alternativi; titolo conferitogli dalle più influenti case discografiche Italiane l’anno scorso durante la ventesima edizione del prestigioso MEI di Faenza (meeting delle etichette indipendenti). Durante la due giorni si analizzeranno le opere composte
dall’artista, lo stile tecnico di esecuzione con attenti riferimenti al contesto attuale musicale. I maestri ed allievi iscritti potranno assistere ad un’attenta analisi tecnica che ha portato lo stile e le opere di Danilo Vignola a ritagliarsi un piccolo spazio, diventando oggetto di studio in alcuni metodi di settore giapponesi e americani. La Poly Core Factory, importante centro per le attività di alta formazione artistica e culturale, di recente fondazione ma in continua metamorfosi ed ascesa, inaugura le sue svariate attività concedendo ai propri allievi e docenti la preziosa testimonianza di uno degli artisti lucani più celebri ed attivi a livello internazionale che ha saputo dare rilievo di prim’ordine al prestigio Lucano sapendo re-inventare l’arte contemporanea influenzando la cultura musicale proiettando la tradizione e la conoscenza classica nella modernità.
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L’attentato a Giustino Fortunato Fu colpito con un punteruolo a Rionero nella serata del 2 agosto 1917 di Michele Traficante
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ome è noto Giustino Fortunato dal 1917 non ritornò più a Rionero né da vivo e né da morto. Rimase profondamente colpito dal vile attentato di cui fu vittima nel suo paese natio per opera di un contadino, un tale Pomilio, che ritenne il Fortunato responsabile di aver firmato l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria - Ungheria. Come è noto Giustino Fortunato, inizialmente fautore della neutralità dell’Italia, nel 1915 dopo le parole del presidente del Consiglio Antonio Salandra e su sollecitazione dell’amico Sidney Sonnino, ministro degli esteri, fu tra i 221 senatori che nella seduta del 21 maggio approvarono la guerra. L’aggressione subita a Rionero fu un affronto che don Giustino non digerì perché come egli stesso dichiarò, mai si sarebbe aspettato una tale vile azione nel suo paese. Ma come andarono effettivamente i fatti, non da tutti conosciuti? Vogliamo provare a raccontarli secondo quanto riportato all’epoca e dallo stesso don Giustino. Innanzi tutto è bene precisare che l’episodio avvenne più probabilmente nella serata del 2 agosto 1917 e non il 28 luglio come riportato anche da alcuni autorevoli autori. Tale ultima data forse è stata determinata anche dalla richiesta di notizie sull’episodio che Tommaso Pedio fece all’ingegnere Giuseppe Catenacci di Rionero. Quest’ultimo, sulla base di quanto scritto dallo stesso Giustino Fortunato in una lettera dell’8 giugno 1926 ad Antonio Salandra ( “…Rionero, il natio borgo selvaggio, che
il 28 luglio 1917 mi aggredì quale autore della guerra…”), con lettera del 3 ottobre 1950, nel riferire l’episodio dell’aggressione comunicò al Pedio proprio la data del 28 luglio. Però lo stesso don Giustino in una lettera a Benedetto Croce del 30 agosto 1917 (data più vicina al fattaccio) nel riferire il tragico attentato riporta chiaramente la data del 2 agosto. Infatti, scrive don Giustino all’amico Benedetto Croce: "E la sera del 2 agosto, tre giorni dopo il nostro arrivo, passeggiando con alcuni amici al chiaro di luna, un riformato (oh la pazzesca chiamata delle 22 ultime classi di riformati!), contadino mezzo matto, e certo avvinazzato, vistomi dalla cantina, ov’era con altri a imprecar contro la guerra, salta fuori e mi si slancia alle spalle, ferendomi con un punteruolo nel fianco destro…Fu un lampo; ché sparve di lì, visto però e riconosciuto da’ presenti. Il colpo fu dato tremendamente, e mi ferì; ma fu cosa di nessunissimo conto, alla lettera: se fosse stato un coltello, mi avrebbe conciato per le feste”. Il Fortunato tutte le sere, com’era suo costume, quando si tratteneva a Rionero, andava a passeggio per la via nazionale che porta a Barile insieme a pochi amici. La sera del 2 agosto 1917 la comitiva venne raggiunta, a metà strada, da un cameriere di casa Fortunato. Erano giunti in carrozza da Melfi gli avvocati Pasquale Mecca e Federico Severini a salutare don Giustino, così come tutti lo chiamavano. La comitiva dovette quindi tornare a Rionero, dove era venuto da Gaudiano anche il fratello Ernesto. Accompagnati gli ospiti a riprendere la
L’ultima foto di Giustino Fortunato a Rionero
Cortile e facciata interna di palazzo Fortunato al tempo di don Giustino carrozza per Melfi, don Giustino propose agli amici di completare la passeggiata interrotta e di cambiare l’itinerario andando verso la stazione. Al ritorno, proprio verso la strada che prende per Barile, un contadino sulla trentina, tale Pomilio Mauro fu Donato, aggredì il Fortunato e scappò via. Il giovane Raffaele Ciasca, Raffaelucc’ come lo chiamava affettuosamente don Giustino, che lo accompagnava, rincorse l’aggressore ma, colpito con un pugno in viso, non riuscì a trattenerlo. Il Fortunato ebbe in quel momento la sensazione di avere avuto un pugno all’inguine. Nella serata lunare e per la strada poco illuminata, nessuno s’era accorto dell’arma. Nell’andare a letto don Giustino s’era accorto che la mutanda era appena sporca di sangue. Fu subito chiamato il dottore Anastasia il quale, aperta la farmacia di fronte a casa Fortunato, corse a disinfettare la leggera ferita. Il maresciallo del tempo, Trusso, riuscì subito a trovare il Pomilio e ad arrestarlo. I genitori erano emigrati in America ed egli non era alle armi perché aveva avuto asportato qualche costola in una operazione chirurgica. Ai primi interrogatori si mise sulle negative, ma dopo, anche per i modi pratici che il Trusso adoperava con i riottosi, il Pomilio confessò di aver aggredito il Fortunato perché, al Senato, aveva votato per l’intervento in guerra. Fu telegrafato immediatamente ai ministri competenti perché non fosse data pubblicità sulla stampa, dell’accaduto. Al Procuratore del re del tribunale di Melfi, Giorgio Diaz, fratello del Generale Armando, accorso a Rionero il giorno dopo, il Fortunato raccomandò che nulla fosse fatto a danno dell’aggressore, il quale venne messo in libertà. La ferita era quasi invisibile. Ma restava il
fatto incivilissimo ed odioso. Il Fortunato, qualche giorno dopo, affermando quasi con le lacrime che era sua convinzione di non dover subire offesa alcuna anche se avesse girato solo nei luoghi più malfamati, partì per la sua seconda casa di Via Vittoria Colonna in Napoli, e non fece più ritorno né a
Rionero, né a Gaudiano di Lavello. Il paese protestò per questa decisione. Fu mandata una commissione, formata dal sindaco di allora, tale Raffaele Nigro, dall’avv.Giuseppe Brienza e dai presidenti dei vari sodalizi. Il Brienza, in casa Fortunato a Napoli, parlò commosso a
nome di tutti i rioneresi, illustrando l’attività e la personalità dell’Uomo di cui Rionero si gloriava, e lo invitò a ritornare nel suo paese natale. Giustino Fortunato fu irremovibile e non rivide più, da vivo, il suo bel Vulture.
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Il “sogno americano” di Vito (Michael) Tarantino Un atellano che in campo musicale ha fatto parlare di sé in America di Benedetto Carlucci
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ntonio Pacella oggi vive con la sua famiglia a Laveno Mombello (Varese). Ma è nato ad Atella nei secondi anni 30 da Domenico e Cherubina Contessa, Il nome del padre figura nelle lapidi dei Caduti della Seconda Guerra Mondiale. “Ho vissuto quattro anni racconta Pacella - in Argentina, dal 1959 al 1963, per poi tornarci in vacanza nel 1997. La Chacarita (un popoloso quartiere di Buenos Aires) ove è sepolta la famosa pianista e compositrice di origine rionerese Rosita Melo, è ricordata anche dalla presenza dei resti dell’amatissima Evita Peron, idolatrata da los descamisados peronitasargentinos; miglior compagnia non poteva avere!” “Mio cugino, Vito Contessa, nato ad Atella nel 1953, figlio dei contadini, Michelangelo Contessa (fratello di mia madre) e Donata De Lellis, dopo la morte prematura della mamma Donata, per garantire loro un futuro migliore, Vito e sua sorella Maria, furono dati in adozione ad una benestante famiglia del New Jersey negli Stati Uniti, la famiglia di Canio ed Helen Tarantino (Canio era tra l’altro cugino del noto regista Quentin Tarantino)”. “Il padre adottivo – ci informa ancora Antonio Pacella - era un noto direttore d’orchestra. La passione per la musica fu tramandata anche ai due figli adottivi Maria e Michael (Vito), i quali frequentarono vari gradi di scuola di musica, fra le quali anche la più famosa, “Immaculate Conception School”, ove si laurearono. La bravura di Michael come musicista divenne sempre più
Michael ( Vito) Tarantino (in primo piano) e Antonio Pacella raffinata e di notevolr rinomanza, tanto che, con il passar degli anni, spinse svariate volte il governatore del New Jersey a godere della musica di Michael nella sua residenza di Princeton. Michael, oltre all'insegnamento nei conservatori, suonava magnificamente pianoforte, tromba, clarinetto e chitarra”. “Come accennavo prima - prosegue Antonio Pacella - nel 1959, mentre Michael e la sorella Maria vivevano presso la famiglia Tareantino, io emigravo in Argentina con un contratto di lavoro di disegnatore particolarista meccanico. Al ritorno in Italia volli
conoscere cosa ne fosse stato di questi miei cugini adottati negli Usa”. Così Antonio Pacella si diede da fare per conoscere il destino dei due cugini, anche se era difficile risalire al loro domicilio. Dopo parecchi anni si rivolse ad un avvocato di Washington, parente di suo padre, il quale, dopo due anni di ricerche, esattamente l'11 settembre 2001, giorno della caduta delle torri gemelle a New York, gli comunicava del ritrovamento della residenza del cugino Micheal Tareantino. Immediata fu l’azione di mettersi in contatto col cugino americano. “La gioia fu im-
mensa nel sentire la sua voce - dice quasi commosso Antonio Pacella - e ci promettemmo di vederci quanto prima. Cosa che avvenne nel 2002, quando Michael con la moglie Lillian ed i due figli Matteo e Marco vennero da me a Laveno sul lago Maggiore”. “Non sto a descrivervi l’emozione di quell'incontro”. “Due anni dopo mi recai con mia moglie Giovanna a Somerville a casa sua”. Il sogno americano di tanti nostri connazionali, in questo caso di Vito Contessa e la sorella Maria si è avverato grazie ai due splendidi genitori adottivi ed alle indubbie
doti che madre natura ha donato loro. Purtroppo Michael si è spento nella notte del 31 agosto 2016, all’età di 63 anni. “La moglie Lillian– aggiunge Pacella - affranta mi ha telefonato subito dandomi la triste notizia, aggiungendo che era morto con il vocabolario di italiano tra le mani perché voleva migliorare la lingua per dialogare più facilmente con me”. “Mi rimane l'amarezza – conclude Antonio Pacella - di non poter convivere più con lui nella mia vita le nostre vicissitudini; mi mancheranno soprattutto le sue telefonate contornate da ilarità reciproca per
il suo italiano approssimativo, nello stesso tempo, voglio far conoscere ed onorare la memoria di un nostro concittadino atellano che ha fatto parlar di sé e del suo talento in America”. Per dovere di cronaca è doveroso precisare che, al contrario di qualche maldicenza e cattiveria popolana atellana, il padre, Michelangelo Contessa, non vendette i due figli ai Tarantino. ciò è stato giurato ad Antonio Pacella dalla madre adottiva Helen, durante la mia visita di quest’ultimo a Somerville. Onore alla verità!
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Si ripete la magia del Presepe del maestro Artese I Sassi di Matera: ancora una volta scenario dell’opera presepistica dell’artista lucano
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0 mq di superficie, 4,5m di altezza composto da circa sessanta personaggi in terra cotta, quest’anno il Presepe del nostro artista lucano arriva a Milano. Poliestere, pietra, legno e ferro sono i materiali utilizzati per realizzare l’opera. I personaggi realizzati da Vincenzo Velardita sono stati rivestiti dalle sorelle Nadia e Daniela Balestri e Rosa Monaco. Dipinti da Rosa Ambrico. Effetto sorpresa sono stati i fiocchi di neve che scendevano e rivestivano elegantemente il Presepe. Con luci alternate che danno vita ai diversi momenti della giornata e per coronare il tutto il nostro paesaggio Lucano con i Sassi di Matera (fonte di ispirazione anche per diverse opere cinematografiche) che da molti anni danno da sfondo alle diverse opere di Franco. Il
Presepe é partito da Grassano( luogo di nascita e vita dell’artista) per arrivare a Milano a Palazzo Marino, nel Cortile d’Onore del Municipio dove é stato inaugurato lunedì 5 dicembre. Presenti tra gli altri: il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, Roberta Guaineri (Assessore al Turismo), il Cardinale Angelo Scola, Mariano Schiavone (Direttore APT Basilicata), e il Direttore di Matera 2019, Paolo Verri. Con la realizzazione del Presepe di Artese, che potrà essere ammirato gratuitamente dal 6 fino all’8 gennaio presso nel Cortile d’Onore del Municipio di Palazzo Marino, inizia un legame di collaborazione con la città e la Regione Basilicata.
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CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA
Quest’anno, per la prima volta, “Piazza Prefettura” sarà la spettacolare cornice del capodanno di raiuno.
capodanno 2017