Prime Pagine, 11 Aprile 2013

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L’asta dei Bot fa volare la Borsa, lo spread scende a 300, ma la Ue avverte: “Italia può innescare il contagio”. Chi ci capisce è bravo

Giovedì 11 aprile 2013 – Anno 5 – n° 99

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00

Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

NUOVA STANGATA: MONTI LASCIA UN CONTO DA 22 MILIARDI Documento del governo conferma i peggiori sospetti: dal 2015 mancheranno almeno 15 miliardi l’anno, più i 7 necessari per il 2013 E, se il nuovo esecutivo abbasserà l’Imu, il salasso aumenterà ancora Feltri » pag. 8 “VOTIAMO SUBITO”

Renzi contro tutti: “Il Pd mi pugnala” Il sindaco: “Escluso da grande elettore per il Colle dopo una telefonata da Roma”. Bersani: “Non sono stato io, chiedi a Telecom” » pag. 2

U di Giorgio Meletti

TELECOM-TRE, LA FUSIONE DA 2 MILIARDI A NOSTRE SPESE » pag. 9

U di Flores d’Arcais e Spinelli

PARLAMENTARI PD-SEL E M5S NON CEDETE A NAPOLITANO » pag. 5

» TELEVISIONE » Niente rinnovo di contratto per la Gruber, Crozza vuole lasciare. E Santoro ci pensa

La7 effetto Cairo: le star verso la Rai Il nuovo patron della rete si lascia sfuggire la conduttrice di Otto e mezzo, destinata a tornare a Rai1. Ma tiene molto a Chiambretti, visto addirittura come alternativa al comico genovese recordman di share. “Dimenticato” anche Servizio Pubblico, che potrebbe prendersi la grande rivincita su Viale Mazzini col clamoroso rientro due anni dopo Tecce » pag. 14 il divorzio

LA TIRRENO POWER DI VADO LIGURE

La centrale e il dossier “Inquinamento causa di tumori”

DUE PESI E DUE MISURE

Ceffone del Csm a Ingroia: non può fare l’esattore Sconcertato l’ex pm di Palermo: “Preferiscono farmi scaldare una sedia ad Aosta, invece di farmi ricoprire un incarico importante in Sicilia” Borromeo e Mascali » pag. 7

NAPOLI & CAOS

PIOVONO PIETRE

La “rivoluzione” nel pantano: proteste e petardi per De Magistris

Da Scilipoti al mostro di Firenze: l’arte dell’alibi perfetto

di Enrico Fierro

di Alessandro Robecchi

igliaia in piazza a Napoli ul linguaggio, i meccanismi M sotto la sede del Muni- Sdella politica, le sue spericocipio a contestare Luigi De late alchimie e i sorprendenti

Molinari e Sansa » pag. 11

Magistris. Due giorni fa i disoccupati e le mamme dei Banchi Nuovi, ieri i commercianti. Napoli è nel caos. » pag. 10

paraculismi, le discese ardite e le risalite (cit) e tutto il campionario, si direbbe che non c’è nulla da aggiungere. » pag. 18

» CHAMPIONS LEAGUE

Dominio Bayern: Juve eliminata Italiane tutte fuori Beccantini » pag. 15

LA CATTIVERIA Un missile coreano può percorrere 4000 km prima di esplodere. Esattamente come la nuova Panda » www.spinoza.it

E noi, chi ci garantisce? di Marco

Travaglio

ella non sempre nobile, anzi quasi sempre N ignobile, battaglia per il Quirinale, in questi primi 67 anni di storia repubblicana, s’è visto di tutto. Pugnali, veleni, franchi tiratori e franchissimi traditori, inciuci, lacrime, sangue, merda. Ma non s’era ancora visto un presidente della Repubblica scelto da chi ha perso le elezioni. Ma, siccome c’è sempre una prima volta, pare che sia proprio questo lo scenario che la sorte potrebbe riservarci di qui a una settimana, quando le Camere riunite cominceranno a votare per il nuovo capo dello Stato. Quaranta e rotti giorni fa gli elettori hanno issato sul podio tre partiti minoritari, in quest’ordine: Pd, M5S, Pdl. Ora il leader del primo, che ha perso 3,5 milioni di voti in cinque anni, ha deciso di chiedere al terzo, che ne ha persi 6,5, di concordare insieme una rosa di nomi fra i quali eleggere un nuovo capo dello Stato “condiviso”. Un modo elegante per riconoscere al terzo partito il diritto di veto sui nomi sgraditi al suo capo, il noto B. Il tutto è avvenuto di nascosto, tra il lusco e il brusco, in una location predisposta da Denis Verdini (quello che ha più processi che capelli in testa, ed è un noto capellone), in una stanzetta attigua alla presidenza della commissione Trasporti della Camera, al quinto piano di Montecitorio. Roba da far venire la nostalgia dello streaming. Ber&Ber erano affiancati dai rispettivi vice, Enrico Letta e Angelino Alfano, che però a un certo punto sono usciti in corridoio perché il tête-à-tête non avesse testimoni e nulla trapelasse della “rosa”. Ma non servono microspie né palle di vetro per immaginarla, tanto la conoscono tutti a memoria: Severino, Bonino, Cancellieri, Finocchiaro, Marini, Amato, Violante, D’Alema, Grasso e – secondo alcuni – pure De Rita. A prescindere dall’età e dal sesso, il minimo comune denominatore è che B. si fida di loro, avendone sperimentata l’assoluta affidabilità nei momenti difficili. Siccome però non si può dire, ecco le formule politichesi alla vaselina: “personalità non divisive”, “soluzioni condivise”, “figure di garanzia”. Non divisive da B. Condivise con B. Di garanzia per B. Contro chi e cosa? Contro i giudici e i processi. Insomma, garanzia fa rima con amnistia. Perciò sono esclusi tutti i personaggi della società civile, da Zagrebelsky a Rodotà, pericolosamente sbilanciati dalla parte della Costituzione. Non va bene neppure Prodi: divisivo, non condiviso e non di garanzia perché non ha mai trattato con B. Pare di leggere l’ultimo pizzino mafioso: “Mai al potere comici e froci”. Per nobilitare l’ignobile operazione, c’è chi ha colto al balzo il monito di Napolitano a un nuovo compromesso storico, come se si potessero paragonare Moro e Berlinguer con B&B, ma soprattutto due situazioni storiche totalmente diverse: 35 anni fa si trattava di includere un partito popolare di massa come il Pci nell’area di governo dopo 30 anni di conventio ad escludendum; qui di mantenere nella stanza dei bottoni un vecchio puttaniere che non ne è mai uscito, avendo governato 11 anni su 19. Restano poi da chiarire un paio di particolari. 1) Che senso ha ripetere ogni due per tre, come fa Bersani, “mai al governo con Berlusconi” e poi fargli scegliere il capo dello Stato? Se B. – giustamente – non deve neppure toccare un governo che può durare anche mezza giornata, a maggior ragione dovrebbe restare a debita distanza dal Presidente, che durerà certamente sette anni. 2) Che senso ha insistere col dialogo con i 5Stelle (che, detto per inciso, sono passati da zero voti a 8 e più milioni) per il governo e tagliarli fuori dal Quirinale? Piaccia o no, sono gli unici che han scelto un metodo trasparente per scegliere il proprio candidato al Colle: la consultazione online tra i loro iscritti. Si spera che esca un nome che piaccia anche agli elettori del Pd e metta in imbarazzo gli eletti. Un presidente che garantisca la Costituzione e la legalità. Quindi non B. Ma tutti noi.


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