Periodico di informazione, cultura e musica dedicato al mondo latino americano - DISTRIBUZIONE GRATUITA - anno 6 - N째 1 - GENNAIO-FEBBRAIO 2015
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vidalatinamagazine.it
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Nasce PAD – Project Artist Danc’in il progetto Danc’in… ….valorizzare gli artisti,l’arte,il ballo,la danza…
Danc’in,azienda specializza nella creazione di scarpe per la danza e il ballo,riconosciuta a livello internazionale,offre la possibilità a tutti gli insegnanti diplomati in Italia o all’estero,di aderire al PAD
Registrazione del Tribunale di Bari:
n°3199 del 25/11/2010 Tiratura: 20.000 copie Numero Chiuso: 25/01/2014 Edito da: Ass. Culturale IDEANDO 2.0 Via Berlino 86 Altamura (Ba) Tel. 339.3511452 info@vidalatinamagazine.it
Vida Latina Magazine Milano: Via Anguissola, 26 Direttore Editoriale: Donato Ciccimarra Direttore Responsabile: Giuseppe Disabato Direttore Commerciale: Nunziella Buono Direttore Artistico: Ricky Espino Caporedattore: Daniele Blasi Redazione: Michele Traversa Gordiano Lupi Chiara Ruggiero Enzo Conte Yadira Gonzalez Nunziella Buono Ricky Espino Denny dj Marianna Melis Massimo Roger Francesca Mauro Giovanna Diomede Massimo Roger Michela Vernati Fernando Rodrigues Saluiza El Sonero dj Daniela Chessa Hanno collaborato in questo numero: Antonello Nicodemo Pepe Espino Photo Credit: Copertina: Massimo Insabato Nunziella Buono Valentin Behringer Contatti:
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Cuba-Usa la nuo va rinascita.
Relle Niane si racconta a Vida Latina M.
La storia della Salsa Strumenti e orchestre
Barbara Jimenez Intervista alla ballerina cubana
Carnaval de Angola é Brincadeira
Elena Avella e Josè Ferrante: la bachata italiana sempre più Internazionale!
ediotriale di Daniele Blasi
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ari lettori come sempre è un grande privilegio scrivere per voi dei temi più disparati ed interessanti, condividendo la grande passione comune che ci tiene sempre più vicini. Il 2015 è cominciato come un vero uragano, non lasciandoci fiato ed aprendo tante nuove opportunità per il nostro progetto. La nostra redazione e tutti coloro che contribuiscono allo sviluppo del nostro magazine si stanno già preparando al meglio per accogliere le grandissime novità che si affacciano nel nostro futuro prossimo. I nostri lettori più affezionati sanno bene quanto per noi sia importante offrire qualità, non pretendiamo di essere gli unici a provarci, ma la nostra filosofia, ha da sempre sposato, l’amore per la musica, per il ballo, per la cultura e per la grande “vida latina” in tutta la sua più ampia interpretazione. Quindi sarà sempre più bello inseguire gli artisti che si esibiranno nella penisola, contattarli, parlargli di noi, mostrare quanta gente sia vicina al “loro” mondo ed alla loro arte. Ci è capitato, durante le interviste, di invertire involontariamente i ruoli, e trovarci a rispondere 07 07
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DITORIALE di Daniele Blasi
alle domande di artisti che ci chiedevano come mai in Italia, ci fosse un movimento ed un amore così incondizionato per la musica latino americana in tutte le sue forme. Con tanto orgoglio ci siamo divertiti a spiegare che forse, per sangue, per storia, per clima, o per chissà quale oscura ma fortunata ragione, la nostra terra è ricca di innamorati ed appassionati. Lo stupore di queste grandi figure diventa motivo di orgoglio e soddisfazione se, con il nostro piccolo contributo, riusciamo a far crescere tutto questo e motivare le grandi organizzazioni ad essere sempre più presenti nella penisola. Molte volte abbiamo voluto ringraziare e congratularci con tutti i professionisti del divertimento, locali che credono ed investono in musica, serate ed eventi, con dedizione e costante sacrificio. In momenti di crisi è sempre più difficile incontrare il coraggio dell’imprenditoria, ma ce ne sono e vanno stimolati a crederci sempre, noi continueremo ad essere cassa di risonanza per tutti. Non abbiamo limiti territoriali vogliamo che i nostri lettori, possano, attraverso le nostre pagine, sapere quando e dove poter ballare e trascorrere una bella
serata “latineggiante” ovunque si trovino. Non è la ricerca di sponsor e denari a muoverci, ma la necessità di essere strumento utile per far vivere la cultura e la passione latina in Italia. Le scuole di ballo, ballerini ed insegnanti, sono uno degli ingranaggi principali, saremo sempre presenti anche per offrire spazio a tutte le grandi iniziative che rallegrano il nostro paese. Per tutti coloro che vivono in e per questo incredibile movimento, Vida Latina Magazine vuole migliorarsi ancora, abbiamo ricevuto molti feedback dai nostri lettori, messo insieme le nostre esperienze ed elaborato un progetto a 360 gradi che permetterà nel giro di qualche mese di dare una nuova veste al nostro lavoro, mantenendo il meglio di quanto costruito ed aggiungendo qualità all’informazione, con tante sorprese.... Oggi ve ne sveleremo solo una, da Marzo, Vida Latina Magazine avrà un nuovo sito web dedicato, sarà un vero concentrato di temi interessanti e coinvolgenti un fedele specchio on line della nostra produzione cartacea, con ulteriori approfondimenti, ricchi archivi e spazio di confronto e curiosità. Ma siamo solo all’inizio, ci sarà da rimanere a bocca aperta, per il momento ... keep in touch!
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Attualità di Gordiano Lupi
Cuba e Usa
si stringono la mano Hanno scelto il giorno di San Lazzaro per lo scambio dei prigionieri: Alan Gross contro tre spie (o eroi) cubane. Hanno scelto un giorno importante per i cubani per annunciare al mondo, a reti unificate, che i rapporti tra Cuba e Stati Uniti cambieranno, andranno verso una normalizzazione. Mi ha fatto una certa impressione sentire Obama citare José Martí (Siamo tutti americani), l’eroe dell’indipendenza cubana, morto in battaglia, il grande scrittore di matrice withmaniana che parlando degli Stati Uniti era solito affermare: “Sono stato nel mostro e ne 10
conosco le viscere!”. Non è stata una sorpresa meno grande ascoltare Raúl Castro ringraziare Obama e la Chiesa Cattolica per il risultato raggiunto. Yoani Sánchez si è affrettata a dire: “È una vittoria del castrismo, ma c’è di buono che Alan Gross è uscito vivo di galera”. Ha poi aggiunto: “Finisce un’era. Adesso speriamo che diventi protagonista la società civile”. Yoani Sánchez viene ascoltata sempre meno, almeno a queste latitudini, ché il suo ruolo in questa storia ancora non è chiaro. Pedina del governo cubano per favorire questo riavvicinamento?
Personaggio costruito dagli Stati Uniti? Figura disegnata da entrambi per arrivare a compiere un passo storico? Non è dato saperlo. In ogni caso, molto importante è stato il ruolo della Chiesa Cattolica che si impegna da anni in un’operazione di avvicinamento tra due nazioni storicamente nemiche. Non solo le gerarchie, anche se l’arcivescovo dell’Avana ha fatto molto, ma anche i piccoli parroci di paesi sconosciuti di un’isola ideologicamente complessa. L’assenza di Fidel ha fatto il resto, ché Raúl ha cambiato molto Cuba - tutto sommato in meglio - e ha compiuto passi storici che il fratello non avrebbe mai osato fare. Infine Obama, chiaro, ché un Presidente repubblicano avrebbe reso tutto più difficile. Per quel che riguarda i cubani solo notizie positive, anche se è presto per cantare vittoria. Dobbiamo attendere la fine dell’embargo e delle sanzioni economiche nei confronti di Cuba, data storica che soltanto il voto del Congresso USA è in grado di decretare. Il problema è che Obama non ha la maggioranza al Congresso e i Repubblicani non sono favorevoli a un riavvicinamento tra USA e governo cubano. Cuba dovrà
Chi è Alan Gross? Alan Phillip Gross (nato il 2 Maggio 1949) è un imprenditore del governo degli Stati Uniti impiegato dall’ US Agency for International Development. Nel dicembre 2009 fu arrestato, mentre lavorava a Cuba come subappaltatore del governo degli Stati Uniti per l’Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID). Fu processato a cuba nel 2011 dopo essere stato accusato di crimini contro lo Stato Cubano, per fornire i telefoni satellitari e attrezzature informatiche ai membri della comunità ebraica di Cuba, senza l’autorizzazione dallo stato. Dopo essere stato accusato di lavorare per i servizi segreti americani nel gennaio 2010, è stato infine condannato per “atti contro l’indipendenza o l’integrità territoriale dello Stato” nel marzo 2011. Alan Phillip Gross è stato rilasciato il 17 dicembre 2014. Fonte wikipedia
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impegnarsi nel rispetto dei diritti umani, per poter uscire dal novero dei paesi canaglia e approfondire le già marcate differenze tra il suo governo e altre realtà dittatoriali. All’orizzonte vediamo prospettive di viaggi per turismo e commerci tra due mondi separati da un braccio di mare ma culturalmente distanti. Nell’immediato i cubani che vivono negli Stati Uniti potranno inviare una maggior quantità di denaro ai parenti che risiedono
José Julián Martí Pérez (L’Avana, 28 gennaio 1853 – Rio Cauto, 19 maggio 1895) è stato un politico, scrittore e rivoluzionario cubano. Fu un leader del movimento per l’indipendenza cubana; a Cuba è considerato uno dei più grandi eroi nazionali.
“Todos Somos Americanos”
sull’isola, favorendo lo sviluppo delle piccole imprese e dell’imprenditoria privata insulare. Finiranno le vacche da mungere per troppi finti dissidenti, foraggiati dalla Sezione d’interessi USA. Per loro solo cattive notizie. Proprio per questo motivo, Yoani Sánchez, con la complicità di Tania Bruguero, ha pensato di mettere in scena una sorta di provocazione in Piazza della Rivoluzione, proprio alla vigilia delle solenni celebrazioni del primo gennaio 2015, data in cui si ricorda l’ingresso vittorioso dei barbudos all’Avana.
Obama cita le parole di José Martí “Siamo tutti americani”
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Opinioni di Enzo Conte Apprendiamo con grande gioia la notizia che il Presidente Obama ha finalmente deciso di riprendere le relazioni diplomatiche con Cuba. Una notizia attesa da anni e che ci auguriamo porterà finalmente alla fine di quell’inutile embargo che da anni costringe Cuba ad un pericoloso quanto deleterio isolamento. Il cammino non sarà facile perché molte sono le resistenze sia nel Congresso Americano sia nei cubani anti-castristi che vivono a Miami. Il cammino della storia però non si può arrestare e tutte le persone sinceramente democratiche non possono che gioire davanti a questa notizia che a Cuba ha accesso così tante speranze...
Opinioni di Chiara Ruggiero Era impensabile che solo per per ragioni storiche (la terribile crisi dei missili del 1962) o emotive (i sentimenti degli esuli cubani di quel periodo, e dei loro figli ) o meramente elettorali (gli esuli cubani sono numerosi e possono decidere l’esito delle presidenziali nell’importante Stato della Florida), USA e Cuba non arrivassero prima o poi a una riapertura dei rapporti. La svolta era nella storia, si trattava solo di attendere il momento propizio, arrivato allorchè Obama - non più rieleggibile dopo il secondo mandato - ha potuto muovere i primi passi, trascurando la possibile perdita di consensi elettorali. Il miglioramento dei rapporti fra i 2 Paesi potrà fare molto bene a Cuba, sia perchè il turismo verso l’isola subirà un’impennata, sia perchè l’embargo residuo su diversi prodotti verrà allentato o annullato, sia infine perchè una maggiore circolazione di persone e di idee favorirà un altro ineluttabile processo: il ritorno di Cuba alla democrazia. Ma anche gli Stati Uniti, a gioco medio e lungo, trarranno i loro vantaggi dal fatto nuovo, che comunque è lanciato ma deve ancora maturare.
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Approfondimento di Michele Traversa Un incontro “produttivo”. Dopo due giorni di storici colloqui all’Avana per ristabilire piene relazioni diplomatiche, Stati Uniti e Cuba esprimono soddisfazione e affermano che presto fisseranno la data della prossima riunione. Ma ammettono di essere ancora distanti su diversi punti. E Washington parla in particolare di “profonde divergenze” su questioni come i diritti umani e la democrazia, che oltre alla sostanza delle cose arrivano fino all’uso delle singole parole. Nelle riunioni sono stati affrontati argomenti come la riapertura reciproca delle ambasciate, chiuse sin dal 1961, ovvero due anni dopo la presa del potere da parte di Fidel Castro. E si è parlato anche di cooperazione, di regole per il commercio bilaterale, di lotta al narcotraffico, di protezione dell’ambiente, di questioni legate alla sanità a livello internazionale. Oltre che di diritti umani, terreno sul quale secondo le fonti Usa sono venute alla luce le divergenze più evidenti. Il vice segretario di Stato statunitense Roberta Jacobson, che ha guidato la delegazione Usa, aveva affermato che la questione era stata già affrontata. Josefina Vidal, sua omologa cubana, aveva detto invece che – nella prima giornata di colloqui – non se era parlato. “Come elemento centrale della nostra politica, abbiamo fatto pressioni sul governo cubano per un miglioramento della condizione dei diritti Umani, tra cui la libertà di espressione e di assemblea”, ha comunque insistito Jacobson in un comunicato diffuso al temine dell’incontro. E questa volta Vidal non ha smentito, pur precisando che “la parola pressione non è stata usata. Devo dire – ha aggiunto – che non è una parola che viene usata in questo tipo di conversazioni e che Cuba non ha mai ceduto a pressioni”. Anche Cuba ha del resto le sue preoccupazioni per quanto riguarda i diritti umani negli Usa, ha affermato ancora Vidal riferendosi all’uccisione di afroamericani disarmati a Ferguson e New York, e proponendo di affrontare la questione in un dialogo separato. La delegazione cubana ha inoltre sottolineato che, per poter riaprire le rispettive ambasciate, è necessario che Cuba venga depennata dalla lista nera dei Paesi che secondo Washington sostengono il terrorismo. Così come la revoca dell’embargo imposto all’isola nel 1960 è “essenziale” per proseguire verso la normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi. Ma, come ha replicato Jacobson, “dobbiamo superare oltre 50 anni di relazioni che non sono state basate sulla fiducia”. Resta però il fatto che è ora di cambiare, come ha affermato ancora una volta il presidente Obama. “Quando tu sei costretto a fare le cose ancora e ancora per 50 anni – ha detto qualche giorno fa – vuol dire che qualcosa non funziona, non ha funzionato. E che è ora di fare qualcosa di nuovo”.
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I’intervista di Daniela Chessa © foto: Massimo Insabato
Bellissima, accattivante e di una dolcezza disarmante in questo numero parleremo di R.elle Niane. Di origine bretone-senegalese ormai da tempo gode di larga fama in qualità non solo di ballerina ma anche come coreografa, modella e attrice. Ha lavorato al fianco di grandi artisti internazionali facendo conoscere la sua arte in tutto il mondo. Quest’anno è stata la novità del programma di Rai1 “Ballando con le Stelle” dove ho avuto il piacere di conoscerla ed intervistarla per voi.
Come hai vissuto la tua esperienza nel programma Ballando con le Stelle? Molto bene, è stato bellissimo, sono rimasta sorpresa da tante cose soprattutto a livello umano perché ho incontrato un cast di persone eccezionali mi riferisco ai maestri, ai vip a tutto lo staff, mi sono trovata bene con tutti. Ho vissuto nei tre mesi del programma una situazione davvero piacevole ed amichevole. Qual è il valore aggiunto che pensi di aver acquisito con questo programma? Quando fai un programma con tante persone e quindi con tanti caratteri diversi si acquista già a livello umano perché abbiamo tutti delle qualità ma anche dei difetti e da quelle qualità e difetti si può apprendere tanto. Poi a livello professionale e artistico posso dire di aver imparato nuovi balli che non conoscevo e questo mi ha arricchito molto. Porto via con me un bagaglio di tecniche nuove, balli nuovi, cose che creeranno ancora di più una fusione con il mondo della salsa ma non solo anche nei miei futuri spettacoli.
Qual è il nuovo stile di ballo che hai appreso e che ti è particolarmente piaciuto? Sicuramente il passo doble ma anche il flamenco, la rumba tutti i balli vicini al mio stile e al mio mondo, comunque oggi posso affermare che adoro il passo doble per il suo carattere forte e la passione che emana questo ballo. C’è una ballerina a cui ti ispiri? Ce n’è una in particolare a cui mi ispiro da sempre che offre un universo ricco ed unico è Martha Graham. Hai avuto difficoltà a conciliare la tua cultura e la tua danza con le danze sportive? Penso di no, le tecniche sono diverse ma confluiscono nella stessa estetica. Dal punto di vista ritmico è un po’ più complicato perché quando affronti un ballo di base accademico e sei abituato al tradizionale c’è indubbiamente da imparare. Per me sono come delle partizioni che si sovrappongono e sono una l’evoluzione dell’altra, bisogna riuscire a provare ed entrare in connessione con questo. 17
I’intervista di Daniela Chessa © foto: Massimo Insabato
Sei stata in coppia con Vincent Candela che ballerino è stato? Vincent nessuno l’ha capito ma era il vero campione del programma! – dice ridendo. Lui è nato campione nel senso che ha uno spirito, un’umiltà, una forza d’animo ed una voglia di andare sempre avanti anche nella difficoltà che è ammirabile. Non ha mai detto un “no” anche se abbiamo passato ore ed ore a provare, con lui ho usato un po’ il pugno di ferro ma è rimasto sempre con il sorriso e con la voglia di scherzare. Secondo me si è scoperto a poco a poco, ha trovato il suo ritmo in ritardo. Ogni ballo ha un ritmo, uno stile, una musica, l’importante è trovare un proprio ritmo. Siete rimasti in contatto? Si siamo rimasti in contatto. Il bello di questa esperienza è che attraverso il bello si crea un connessione tra persone
di mondi diversi. Il ballo è una comunicazione universale! Abbiamo anche creato un gruppo di chat con tutti i maestri e i partecipanti di questa edizione, dove scherziamo e giochiamo di continuo. Un motivo in più per pensare che è stata davvero una bella edizione. Qual è tra i professionisti del programma quello che ti ha più colpito e quale quello con cui ti sei più legata? Penso davvero che sono tutti bravi e che hanno grandi punti di forza. Ma quello a cui sono più legata a livello artistico e come amico, è il mio fratelli-
no Maykel Fonts, per me lui rappresenta la fusione dei diversi stili di ballo, delle diverse culture, della tradizione, lui è la forza del ballo e della terra in particolar modo quella africana, della tecnica, possiamo definirlo il ponte di connessione tra tutto questo. Su questo sembriamo gemelli. Qual è il tuo gruppo di musica latina preferito? Sono davvero tantissimi. Quando ho cominciato a ballare come partner di Felipe Polanco, ho avuto l’opportunità di ballare anche per la più grande orchestra di musica latina e latin jazz music , mi sono rimasti dentro a livello orchestrale, culturale, musicale si possono definire come la vera anima latina il gruppo. Il gruppo “El Gran Combo” e tanti altri che molto spesso leggo sulla vostra rivista. Poi adoro indubbiamente Celia Cruz, per me non solo una cantante fantastica ma una vera diva. E’ una pantera nera che nessuno può ostacolare come artista e come donna è una fonte d’ispirazione senza limiti.
Sei una cittadina del mondo, per lavoro sei costretta a cambiare spesso città, dove ti senti veramente a casa? Nel mondo! Mi sento a casa ovunque vado ma soprattutto dove la gente mi aspetta. Ovunque sono andata, ovunque ho lavorato, ho incontrato persone ed amici nuovi, alcuni sono diventati come una famiglia e per questo mi sento molto fortunata. Mi sento una figlia del mondo a disposizione del mondo. 19
I’intervista di Daniela Chessa © foto: Massimo Insabato
Hai lavorato al fianco di grandi star del panorama internazionale e partecipato ad un film di successo, c’è un qualcosa che desideri e che non sei ancora riuscita a raggiungere? Tantissime cose, è vero ho fatto molto ma mi piacerebbe fare molto di più soprattutto nel cinema. Fin da piccolina sono sempre stata attratta dall’interpretare ruoli con caratteri diversi, mi piace rappresentare delle storie e questo cerco di farlo anche quando creo uno spettacolo danzato e scopro ogni volta quanto mi piace questa dimensione. L’altro mio desiderio è cantare, non ho la pretesa di diventare Beyoncé, ma sono una “BeR.elle”, sto lavorando ad un bellissimo progetto… ma non posso ancora parlarvene. Avremo presto un tuo singolo? Magari mi piacerebbe tanto, chi lo sa! Si è parlato poco della tua vita privata, c’è un uomo nella tua vita? (Ride) Vediamo quello che succede se qualcuno riesce a prendere il mio cuore o magari non so qualcuno c’è già riuscito. Per te il ballo è… Il ballo è la vita! Quali sono i tuoi prossimi impegni? Continuerò i miei appuntamenti di Divastyle, lezioni e conferenze con donne che vogliono studiare portamento e un Special Divas Bootcamp Tour sempre con workshop e conferenze “per far diventare ogni donna quella che ha sempre sognato di essere”. La grande novità è che il Divas Bootcamp Tour darà la possibilità di far parte delle “Divas Ellette” e ballare quindi in veri e propri show “Special Divas” Quest’ultimo impegno è quello che al momento mi da più soddisfazione in quanto amo vedere i sorrisi di queste donne che si rendono conto che c’è una vera diva dentro ognuna di loro. Ci sarà poi una nuova collaborazione con Maykel Fonts non appena rientrarà da Cuba, uno spettacolo che porteremo in giro per il mondo dove spero di ricreare nuove belle emozioni! Per gli altri impegni vi devo lasciare con il mistero ma con il piacere di tornare in queste pagine… Un bacio da parte mia a tutti i lettori di Vida Latina Magazine.
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Storia della Musica di Enzo Conte
Gli strumenti e le formazioni che hanno fatto la storia della salsa
Se vogliamo capire a fondo la ritmica della salsa dobbiamo da una parte conoscere la sua struttura-musicale, dall’ altra analizzare le diverse formazioni musicali e gli strumenti che la compongono. Nella musica afro-caraibica non esiste infatti una orchestra base ma diverse formazioni, ognuna con un suono molto caratteristico, che a volte determina anche delle precise varianti sia ritmiche che stilistiche. All’inizio del secolo XX, ai tempi della contradanza, godeva grande popolarità una formazione denominata Orquesta Tipica. Questa piccola orchestra di stampo classicheggiante era formata da: due clarinetti, una tromba, due corni, due violini e un contrabasso. Per capire quanto fossero lontane le influenze africane bastipensare che all’epoca la sezione ritmica era composta semplicemente da un guiro e dai timpani, successivamente sostituiti dai timbales (la famosa paila cubana). Questa formazione con l’avvento del danzon venne 22
sostituita da un’altra ancora più piccola denominata charanga francesa, formata da un flauto, due violini, contrabasso, pianoforte, guiro e timbales. La formazione tipica del son era invece il sestetto formato da chitarra, tres (tipico strumento a corde cubano), contrabasso, bongo, maracas e clave. Fu il grande compositore cubano Ignacio Piñeiro a trasformare il sestetto in settetto, grazie all’introduzione della tromba, strumento solista per antonomasia. L’inserimento delle congas (strumento di origine africana) nella classica formazione di charanga, avvenuta verso il 1940, portò alla nascita di nuovi ritmi come il chachacha e il danzon de ritmo nuevo. Uno degli artefici di questa innovazione ritmica fu il grande musicista cubano Arsenio Rodriguez che per primo stabilì il binomio indissolubile fra congas e bongo. Questo felice matrimonio favorì la nascita anche dei primi conjuntos di son formati generalmente da piano, contrabasso, bongo, congas, chitarra, quattro trombe e tre cantanti, che generalmente suonavano
claves e maracas. La vera rivoluzione la provocò però Perez Prado che, ispirandosi al suono delle big band americane, affiancò all’energia delle percussioni cubane una potente sezione fiati. Un felice matrimonio che da lì a poco portò all’esplosione mondiale del mambo. In quegli anni il suono delle big band di Duke Ellington, Chick Webb, Cabb Calloway, Earl Hines, Count Basie, Louis Amstrong, Benny Goodman, Glen Miller influenzarono molto quello delle orchestre latine. L’influenza fu però reciproca visto che i musicisti jazz videro nella musica afro-cubana una grande fonte di ispirazione. Nell’assimilazione dei ritmi cubani notevole fu il contributo del grande trombettista Dizzie Gillespie, uno dei padri di una nuova corrente mu-
Negli anni 60’, parallelamente all’esplosione dei Beatles, la musica latina vive il suo periodo di massima decadenza. Templi come il Palladium chiudono le loro porte, molte orchestre si sciolgono e la comunità latina si riunisce in piccoli locali che possono permettersi di ingaggiare solo piccole formazioni. Ritornano così di moda le charangas, favorite anche dalla popolarità di un nuovo ritmo, la pachanga, creato dal cubano Eduardo Davison. Spentasi la febbre della pachanga, iniziò quella del boogaloo, un ibrido che fondeva il son con il rock and roll e lo spagnolo con l’inglese. Un ritmo reso popolare da alcuni sestetti come quelli di Joe Cuba, caratterizzato dalla presenza di un vibrafono. Le trombe erano invece le regine di un un’altra ti-
sicale chiamata bebop. Affascinato dalle possibilità ritmiche di questa musica, Gillespie (che tra l’altro, poco prima di morire, ha collaborato persino con il nostro Sergio Caputo) chiamò nella sua orchestra il pirotecnico percussionista cubano Chano Pozo, dando vita ad un nuovo genere musicale che fu battezzato cubop. Sull’esempio di Dizzie Gillespie e di Chano Pozo nacquero così le grandi band di Machito, di Chico O’ Farrill, Tito Puente e di Tito Rodriguez, che furono i principali artefici del successo del mitico Palladium di New York.
pica formazione salsera chiamata sonora. Tra le più importanti ricordiamo ad esempio la Sonora Matancera e la Sonora Ponceña. Altra formazione molto popolare, soprattutto a Puerto Rico, era il combo. Una formazione che si ispirava alle grandi orchestre di New York ma con un organico pi������������������������������������������ ù ridotto. Fra i��������������������������� combo più popolari ricordiamo El Gran Combo dei Puerto Rico e il Combo di Raphael Cortijo. In quegli anni di profonde trasformazioni sociali le 23
nuove generazioni musicali cercarono di sviluppare un suono che rompesse gli schemi del passato. Cominciano così le sperimentazioni ad opera di coraggiosi innovatori come Eddie Palmieri e Willie Colon che assegnarono un ruolo fondamentale ad uno strumento fin lì abbastanza trascurato: il trombone. Questo strumento con il suo suono aspro e grave sembrava infatti perfetto per riprodurre i suoni, i rumori e le sirene del ghetto latino. La definizione vera e propria dell’orchestra di salsa venne però data dal dominicano Johnny Pacheco al momento in cui Eddie Palmieri stabilì la sezione fiati che avrebbe dovuto accompagnare l’esibizione della Fania All Stars nel mitico concerto al Cheetah di New York. Alla tradizionale formazione composta da timbales, congas, bongo, piano e basso, Pacheco decise di affiancare una sezione fiati composta solamente da trombe e tromboni. Per non ricordare troppo da vicino il suono delle big band venne così sacrificato uno strumento fino allora ritenuto fondamentale: il sax. L’esempio della Fania All Stars fu contagiante e tutte le formazioni dell’epoca si ispirarono al suono di Willie Colon
quella orchestra che vedeva la presenza di almeno 13 elementi, ovvero: piano, basso, timbales, congas, bongo, tre trombe, due tromboni, due coristi più il cantante solista. Molte però erano le varianti e proprio le varianti 24
erano quelle che caratterizzavano a volte il suono di un’orchestra rispetto ad un altra. Ricordiamo, ad esempio, il flauto dello stesso Johnny Pacheco, il cuatro (una chitarra simile al tres cubano) di Yomo Toro, il sax baritono dell’orchestra di Willie Rosario, il vibrafono dell’orchestra di Louie Ramirez o di Cal Tjader, il violino di Pupi Legarreta o Alfredo de la Fé, l’organo di Charlie Palmieri. Negli anni successivi si é cercato di modernizzare il suono delle orchestre salsere grazie all’ introduzione di intere sezioni d’archi (pensiamo al sempre geniale Willie Colon) o di strumenti elettronici. Fondamentale è stato ad esempio il lavoro del gruppo Seis del solar, capitanato dal pianista Oscar Hernandez, che ha accompagnato per anni le esibizioni di un altro grande innovatore: Ruben Blades. Sicuramente interessante é stato anche il lavoro del nicaraguense Luis Enrique e del suo produttore Cuto Soto. Pur attraverso un prodotto di facile ascolto i due si sono resi protagonisti di diverse novità musicali che hanno avvicinato la salsa ai canoni della musica pop, grazie all’introduzione di tastiere, sintetizzatori e chitarre elettriche (pensiamo ad esempio all’assolo scat presente nella composizione “Amiga”). Si é trattato di esperimenti che però non hanno fatto grandi proseliti al punto che oggi la maggior parte delle orchestre (nonostante gli esperimenti in chiave hip hop alla maniera dei Dark Latin Groove) rimangono ancora fedeli al suono tradizionale. I musicisti cubani hanno al contrario completamente rivoluzionato il son tradizionale dando vita a delle forme musicali innovative come ad esempio il songo e la timba. Fondamentale é stato il lavoro di due pionieri come Juan Formell, leader dei Van Van, e di José Luis Cortez, leader dei Ng la Banda, che hanno rivoluzionato la classica formazione di charanga con l’introduzione di strumenti elettrici. Interessante soprattutto l’assunzione a tempo pieno della classica batteria jazz, affiancata molto spesso da un batteria elettronica, protagonista di molti effetti sonori. Se la sezione fiati determina la parentela più stretta tra la musica jazz e la salsa, la sezione ritmica é quella che più la lega alla tradizione africana e che soprattutto la differenzia dagli altri generi musicali. Una delle caratteristiche principali della ritmica della salsa è infatti la mancanza della classica batteria jazz, anche se, come abbiamo appena visto, ultimamente viene utilizzata sempre più spesso dai gruppi cubani o da qualche arrangiatore (come il nuyorican Sergio George) in vena di sperimentazioni. Eppure è pro-
prio la mancanza della batteria (che normalmente marca con il rullante i tempi forti) a creare la fluidità del ritmo; ritmo che é appunto caratterizzato dal fatto che nella salsa le percussioni accentuano sempre i tempi deboli. L›assenza della batteria nella salsa, soprattutto per noi occidentali, rappresenta un grosso problema. Cresciuti al ritmo di cassa e rullante diventa difficile per noi riuscire a decifrare la ritmica della salsa e di conseguenza il tempo. Ma andiamo a vedere gli strumenti che fanno parte della sezione ritmica. Tutta la musica afro-cubana gira intorno a due bastoncini di legno duro chiamati claves. Questi bastoncini eseguono quella che viene chiamata clave, ossia l’odierna struttura ritmica della salsa, che a volte può essere sottintesa e in molti casi capovolta (tre colpi-pausa-due colpi) (clave 3/2) (pausa-due colpi-tre colpi) (clave 2/3) La sezione ritmica è composta inoltre dalle congas (due tamburi cilindrici alti un metro) che hanno un ruolo insostituibile; dai bongo (due piccoli tamburi di diametro diverso) e dai timbales (due tamburi forati appoggiati sopra un sostegno generalmente metallico) che spesso assumono un ruolo solistico. Un altro strumento insostituibile è la campana (detta anche cencerro) che viene solitamente eseguita dal suonatore di bongo in una parte del brano chiamata montuno. Strumenti di contorno sono invece il guiro (una piccola cassa armonica di legno che si suona grattando con una bacchetta) e le maracas (due palle ovali generalmente ripiene di semi secchi). A completare la sezione ritmica troviamo infine il piano e il basso che può essere elettrico (soprattutto nella
musica cubana) o semiacustico (il baby bass). Musicalmente parlando la struttura della salsa si divide in una parte più lirica (il son) in cui si sviluppa la melodia ed una più ritmica (il montuno) caratterizzata dalla forma domanda e risposta, tipica della tradizione africana, in cui una voce solista dialoga con un coro. Generalmente la salsa ha una struttura piuttosto tradizionale e ripetitiva. Si apre con una piccola introduzione musicale (a volte di soli tamburi al ritmo di guaguanco), si espone quindi il tema attraverso il classico schema AABAB, ovvero strofa-strofaritornello-strofa-ritornello. A quel punto, come abbiamo già sottolineato, si entra nella parte del montuno, che viene sempre inframmezzata da due sezioni chiamate rispettivamente mambo e moña, nella quale gli strumenti a fiato eseguono un solo, generalmente di 8 o 16 battute, per poi ritornare al montuno che a volte prevede un cambio del coro attraverso la reiterazione di frasi più brevi. Questo schema nei brani di musica cubana può essere portato all’infinito. Non a caso molti brani dei Van Van durano quasi dieci minuti, sviluppando ad libitum la parte del montuno, nella quale gli strumenti principali intervengono a turno per eseguire i loro assoli. Uno schema che a volte può sembrare anche ripetitivo ma che risponde ad una ferrea logica in quanto segue certi rituali di ispirazione religiosa (basti pensare al rosario che si predica nelle nostre chiese dove un prete lancia l’invocazione ed il coro dei fedeli risponde all’unisono, oppure a certi mantra d’ispirazione indiana).
I LIBRI SULLA SALSA E LA CULTURA AD ESSA LEGATA
ACQUISTALI SUL SITO:
www.enzoconte.it
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Personaggio di Chiara Ruggiero
Barbara Jimenez Barbara Jimenez, è una delle migliori ballerine del mondo, non solo di salsa, ma di ogni genere di ballo: è una ballerina completa. Il suo fisico perfetto e la sua sensualità innata, che seduce senza mai cadere nella volgarità, fanno impazzire gli uomini, la sua capacità di insegnare e “trasmettere” la rendono amatissima dalle fanciulle che vorrebbero somigliarle in tutto e per tutto, la sua allegria contagia chiunque si trovi nelle sue vicinanze..che dire di Barbara Jimenez? Una persona meravigliosa. Un onore e un piacere intervistarla per voi! 26
Come nasce la ballerina Barbara Jimenez? Quando hai iniziato a studiare ballo? In realtà io ballo da sempre. Studiavo musica alla Scuola Nazionale d’Arte a Santa Clara e nel tempo libero andavo dalle mie migliori amiche che studiavano danza contemporanea e moderna e vedevo che loro facevano spaccate, cose bellissime. Mi è sempre piaciuto ballare, ma il mio sogno era sempre stato diventare musicista come mio padre. Ma dopo che è morto il mio babbo, il sogno si è un po’ infranto, perché io volevo duettare con lui e non era più possibile. La musica è sempre la mia passione, ma da lì, mi sono dedicata di più all’altra mia grande passione, che era appunto il ballo. Ho studiato tutti gli stili con le migliori maestre cubane e non, che mi
hanno insegnato veramente tanto. Come e quando sei arrivata in Italia? Sono venuta qui nel lontano marzo 1996, per turismo. E mi sono fermata. Da lì ho lavorato 8 anni come barista, all’epoca non c’erano tante discoteche latine, e si ballava solo salsa portoricana e venezuelana. Poi ho conosciuto una ragazza cubana, Yoslen, che oggi è la mia migliore amica, e un gruppo di ragazzi cubani, molto forti nell’animazione, che mi avevano vista ballare…in una serata, per caso. Dei miei amici italiani mi avevano invitata fuori ed era-
vamo andati in un locale dove c’era musica latina. Mi hanno vista questi ragazzi che avevano bisogno di una ragazza nel gruppo e mi hanno chiesto di ballare con loro. Io ho detto “Ma guardate che io di Cabaret, di Tropicana, queste cose qui, non so nulla…” “non ti preoccupare – mi hanno detto- ti insegniamo noi!”. Da lì è nato tutto il percorso fino ad oggi. Poi ho conosciuto Roly, ed è nato un altro ciclo. Guarda mi ritengo molto fortunata perché ho studiato, e ancora oggi studio, con le migliori ballerine cubane e non solo, hip hop, flamenco, samba, ho
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lavorato tanto con le brasiliane e ho imparato samba di Sabor de Bahia, di Rio de Janeiro. Devo dirti la verità, tutti gli anni della mia carriera sono stati uno più bello dell’altro perché ho sempre imparato e ballato una cosa più bella dell’altra, mi sono ammazzata di lavoro e di fatica, ma non mi lamento: ne è valsa la pena. Il bello e il brutto della vita da ballerina? Il bello tutto: gli allenamenti, lo spaccamento, il piangere perché ti sei fatta male, per poi dopo risalire e tornare più forte di prima perché ce l’hai fatta, il creare, l’insegnare, i brillantini, i vestiti… Il brutto è che fai fatica a crearti una relazione, è difficile. Se non hai un partner che capisce il tuo lavoro, quello che tu ami, è veramente difficile. Rischi anche di rimanere senza la tua famiglia. Perché l’amore per il lavoro è così forte che distruggi anche la coppia. Ammenoché tu non sia così fortunata da trovare la tua anima gemella che davvero capisca e ti assecondi e ti dica “tu sei fatta per questo, lo fai talmente bene, che io ti appoggio”, ma è davvero difficile. 28
Come ti vedi nel futuro? Bene. Se continuo col percorso che sto facendo mi attende un bel futuro. Anche perché un domani vorrei rimanere coreografa ed insegnante, crescere nuovi talenti, perché comunque gli anni vanno avanti, non indietro… Hai sogni da realizzare? Qualcuno ancora sì…..e non aggiungo altro! Cosa ti manca di più di Cuba, il tuo Paese? Tutto. Non rimpiango niente perché Cuba mi ha dato tanto, ma mi ha dato tanto anche l’Italia. Vivo qua da diciotto anni, qua ho imparato a vivere da sola, a faticare tanto, a crearmi da sola quello che ho oggi, in tutto: dalla patente, alla mia casa in affitto, ad arredarla, a diventare grande. Mi manca la mia infanzia, mi mancano le mie amiche, la mia famiglia, la mia mamma, il mio calore, il mio popolo. Nel futuro, ti vedi in Italia o a Cuba? Sai che non lo so? Questa è una risposta che non so darti. Mi piacerebbe tornare a casa…più che altro
per il clima! Per le mie tradizioni, le mie origini, ovvio, ma soprattutto perché fa caldo tutto l’anno! Mi piacerebbe, un domani. Ma queste sono le cose che non puoi prevedere, perché non sai cosa ti porterà la vita. Non so nemmeno se sarò qua, magari me ne vado in un altro Paese… Il futuro è una cosa che non puoi prevedere. Tu pensi e speri di fare qualcosa, ma nella vita ti capitano talmente tanti imprevisti che non puoi immaginare, che non sai mai quale sarà il
tuo futuro. Com’è cambiata la tua vita venendo in Italia? E’ cambiata tanto: sofferenze, allegria, forza, crescita. E’ cambiata tantissimo. Oggi mi ritengo una persona matura. Crescere da sola, affrontare da sola le cose belle, ma anche e soprattutto le cose brutte e le cattiverie, ti fa maturare. Essere forte in tutto questo, senza la tua famiglia, senza nessuno, non è facile…. ho trovato dei grandissimi Amici con la A maiuscola, senza di loro non so cosa farei, e cosa avrei fatto! Loro mi hanno dato un grande supporto per andare avanti senza la mia famiglia. Se dovessi tornare indietro cambieresti qualcosa? Alcune cose sì. Com’è cambiato il mondo della salsa in Italia da quando sei arrivata tu ad oggi? E’ cambiato soltanto che oggi ci si diverte di meno. Una volta gli italiani si divertivano di più, perché quello era il senso. Adesso è una competizione dietro l’altra, non ballano per il gusto di ballare, ma per farsi notare, per far vedere che sanno fare 8500 cose, che a volte nemmeno servono!
MUSICA di Massimo Roger
Yuli
Il nuovo talento veste rosa
Cuba si sa, è una miniera di artisti... tanti musicisti, cantanti, ballerini gente con naturali ed immense capacità artistiche. Molti di questi li ascoltiamo costantemente ma spesso non conosciamo il loro nome ma solo la band o l’orchestra per la quale lavorano. Di alcuni musicisti o cantanti invece non si conosce ne il nome ne l’esistenza perchè nella maggior parte dei casi, a Cuba, non si ha la possibilita di emergere se non affiancati da un nome già di rilievo internazionale. In questo numero vi presentiamo Yulaysi Miranda Ferrer in arte Yuli, una ragazza esile, umile, carismatica, dalla voce straordinaria, cantante, percussionista. Nata l’11 ottobre 1990 da una famiglia completamente formata da musicisti: madre percussionista, violinista, padre trombettista e compositore, nipote di Puly Hernadez, cantante e compositore. Nel 2007 debutta come cantante con l’internazionale ed emblematico Septeto Habanero, partecipa 32
a vari tour in America Latina ed è la prima donna che fa parte di questa famosa band di musica tradizionale folkloristica cubana. Incide con l’orchestra Septeto Habanero due produzioni discografiche dal titolo “Orgullo de los soneros”, lavoro che è stato nominato per il prestigioso premio “Latin Grammy Awards”. Costantemente proiettata nel mondo musicale inizia a partecipare alla produzione musicale di varie orchestre sia come corista che come voce principale, tra le quali Aromas de Cuba, Son Damas, Ahi na ma, Estrellas de Chocolate, Las canelas, grupo de Rap y Fusion, OndaLivre. Nel 2011 Yuli partecipa ad un concorso svolto all’interno dell’evento nazionale “Cubadisco”, un concorso voluto per portare alla ribalta nuovi talenti emergenti. Il concorso è basato sull’ interpretazione e l’improvvisazione musicale, Yuli ottiene il primo posto vincendo la prima produzione discografica come artista indipendente. La produzione del disco è stata curata dalla pianista “Dorgeris Alvarez” soprannominata “La sonera mayor”, i musicisti che hanno partecipato al disco sono tutti dell’orchestra di “Adalberto Alvarez”. In questo bellissimo cd tre temi sono di Yuli Ferrer che debutta cosi come autore e compositore. Un disco censito e autografato dal grande Joaquin Betancourt e da Juan Formell. Attualmente Yuli è parte integrante dell’orchestra Dorgeris Alvarez y su grupo ed in molte produzioni discografiche partecipa come cantante invitata come nell’ultima sua ospitata con Manolito Simonet y su Trabuco . Yuli sarà la voce che sentiremo nei prossimi anni nel panorama musicale internazionale della musica cubana. Cuba è fucina di grandi artisti, un patrimonio dal valore inestimabile che noi tutti dobbiamo preservare, apprezzare ed amare. Auguri a Yulaysi Miranda Ferrer.
Carnaval de Angola é Brincadeira
Cultura di Fernando Rodrigues Saluiza
Donne, uomini, bambini e ragazzi con indosso abiti colorati, dai più rappresentativi della tradizione ai più eccentrici, che affollano la Marginal di Luanda in un tripudio di musica e danza: questo e molto altro è il Carnaval de Angola. Il Carnevale ha origini antiche tanto che la prima manifestazione carnevalesca sembra risalga ai tempi dell’antica Roma in cui si celebravano delle festività pagane in onore degli dei, quali il Baccanale (la più nota festività con sfondo propiziatorio in onore del Dio Bacco), i Saturnali e i Lupercali, il cui denominatore comune era un grande banchetto accompagnato dalla musica e dallo spirito libertino che contraddistingueva il popolo romano. Con l’avvento del cristianesimo, queste feste persero il loro spirito rituale mantenendo semplicemente le forme del divertimento popolare. Diffuso in tutta Europa, furono i portoghesi ad introdurre il Carnevale in Angola nei primi anni del XX secolo. I primi a conoscerlo furono gli abitanti del Regno del Congo, più precisamente gli N’Zombo, sul margine meridionale del fiume Zaire, gli N’Zaus 34
al lato settentrionale (ora abitanti di Cabinda), gli N’Zeto di Solongo per poi scendere lungo la costa del paese fino ad arrivare al Regno di N’Dongo. Sviluppandosi maggiormente lungo il litorale angolano, non poteva far altro che trovare terreno fertile nell’Ilha de Luanda i cui abitanti, gli Axiluanda, unirono questa festa prettamente europea ai ritmi e alle danze tradizionali che caratterizzavano le manifestazioni autoctone. In Angola infatti, già a partire dal 1800, esistevano delle celebrazioni in cui i partecipanti, indossando maschere, commemoravano un anno di buon raccolto con l’ausilio della musica e della danza. Senza contare che alla fine del XIX secolo nelle musseques di Luanda (Kamama, Kapiri e Mulenwo) nacquero delle cerimonie in onore dei defunti: si faceva appello allo spirito Kiruwala esibendosi in vere e proprie coreografie che, a loro volta, gli Axiluanda utilizzavano per dimostrare anche fratellanza e appoggio sociale. La fusione del carnevale europeo con le celebrazioni tipicamente angolane, ha fatto si che, ad esempio, gli abitanti dell’Ilha de Luanda imitassero i cappelli e le armature di ferro dei coloni portoghesi con
Cultura di Fernando Rodrigues Saluiza
decorazioni fatte di nastri e rami. Inoltre ci fu una mistura tra lingua Kimbundu e Portoghese che creò una sorta di “slang” parlato dai Kaluandas. Durante le manifestazioni carnevalesche dell’Ilha de Luanda, gli Axiluanda rinominarono la danza utilizzata maggiormente per le loro coreografie “Muala”, ritmicamente simile al Semba. Le altre danze che
hanno in seguito caratterizzato il Carnaval sono molteplici: la Kazukuta può essere considerata come il predecessore del moderno Kuduro in quanto non è un ballo di coppia e i ballerini disegnano i loro passi appoggiandosi ad un bastone o ad un ombrello ed è suonato con strumenti a percussione; l’immancabile Semba e la Kabetula, ballo di coppia estremamente festoso che si distingue per i suoi passi acrobatici e in perfetta sintonia con lo spirito del Carnaval. Nel corso degli anni il Carnaval ha subito delle interruzioni dovute agli avvenimenti storici che si sono succeduti nel paese. La prima interruzione ci fu durante la II Guerra Mondiale, la seconda tra il 1961 e il 1963 con l’inizio della lotta per la libertà nazionale e una terza tra il 1975 e il 1977. Ora il Carnaval rappresenta la bellezza della festa popolare, il ballo, la musica, lo stare insieme e il perdurare delle tradizioni. Allora godiamoci anche noi questo gioioso Carnevale perché… Carnaval è brincadeira!!
Ritorno a L’Avana
(2014)
di Laurent Cantet
Film di Gordiano Lupi
Regia: Laurent Cantet. Soggetto: Leonardo Padura Fuentes. Sceneggiatura: Leonardo Padura Fuentes, Laurent Cantet. Fotografia: Diego Dussuel. Montaggio: Robin Campillo. Produzione: Borsalino Productions, Campagnie Cinématographique, La Maneki Films. Distribuzione Italiana: Lucky Reds. Durata: 90’. Genere: Drammatico. Interpreti: Jorge Perugorría, Isabel Santos, Fernando Hecevarria, Néstor Jímenez, Pedro Julio Díaz Ferran. Titolo Originale: Retour à Ithaque. Un film irrisolto e poco coinvolgente si aggiudica il Premio delle Giornate degli Autori, al Festival di Venezia 2014. In compenso la critica italiana è compatta nel gridare al capolavoro, da Paolo D’Agostini su Repubblica ad Alessandra Levantesi su La Stampa, passando per Anna Maria Pasetti su Il Fatto Quotidiano. In breve la trama, perché non c’è molto da raccontare, vista la pochezza della storia e l’inesistenza di vero cinema, per la scelta registica di una messa in scena teatrale. L’azione si svolge sopra una terrazza che domina i tetti del lungomare avanero, tra condomini cadenti e uno splendido Malecón. Cinque amici si ritrovano per 37
Film di Gordiano Lupi
festeggiare il ritorno a casa di Armando, dopo 16 anni di esilio a Madrid. Molte parole e tanti ricordi, si parla di giovinezza, rimpianti, ideali perduti, si beve e si cena in compagnia, ma vengono fuori anche problemi personali e questioni del passato. Il film racconta una notte, dal tramonto all’alba, cercando di contenere in 90’ sogni e illusioni, speranze tradite, voglia di fuga e ansia di ritorno, paura di confessare le proprie idee, sensazione di aver creduto in un’idea impossibile. Un film amaro che dice cose condivisibili, ma non lo fa nella maniera giusta, non ricorre al linguaggio cinematografico, visto solo da critiche partigiane che lo paragonano a Il grande freddo. La pellicola sembra un lavoro a tesi, programmatico, che suona falso a ogni fotogramma. Gli interpreti sono bravissimi - anche se il doppiaggio rovina l’immediatezza dello slang cubano - ma i dialoghi impostati, ridondanti e retorici gridano vendetta. Ritorno a L’Avana (migliore il titolo originale Ritorno a Itaca) non sembra scritto da una penna geniale come quella di Leonardo Padura Fuentes, forse il regista ha rovinato il soggetto in sede di sceneggiatura, ché dalla fiction teatrale non viene fuori neppure
il vero animo cubano. Sembra un film scritto da uno straniero che conosce poco Cuba e che si è divertito a mettere in bocca ai cubani le proprie considerazioni sul fallimento degli ideali rivoluzionari. Il racconto delle cinque esistenze non coinvolge minimamente, sia la storia del pittore fallito che quella dello scrittore incapace di scrivere lontano da Cuba, come quella del funzionario che si è adattato al regime. Ancor meno interessanti le peripezie di un ingegnere costretto a costruire batterie per campare e di un medico che si è vista scappare tutti i figli all’estero. Poco realistica la voglia di tornare da parte di Armando, in un paese dal quale tutti fuggono, così come sono mal giustificati l’esilio madrileno e la scelta di non tornare quando la moglie era in fin di vita. Ritorno a L’Avana è un’occasione perduta per raccontare la disillusione rivoluzionaria ricorrendo a una storia, sfruttando il magnifico scenario naturale e facendo emergere i problemi dalle immagini. Cantet fa pessimo teatro, retorico e stucchevole, poco comprensibile per chi non conosce a fondo la realtà cubana, quasi irritante per chi la conosce bene o ne fa parte. Molti registi contemporanei cubani hanno girato opere migliori che non riescono a circolare in Europa, persino Juan de Los Muertos di Brugués (premio Goya) racconta la disillusione rivoluzionaria con gli strumenti del cinema di genere. Altri titoli interessanti: Conducta di Ernesto Daranas, Se vende di Jorge Perugorria, Habanastation di Ian Padron. Se la critica importante vi ha consigliato di vedere Ritorno a L’Avana, permettetemi di dissentire e di invitarvi a perdervelo, ché sono altre le opere fondamentali della cinematografia cubana. Tabío e Gutierrez Alea insegnano.
La scuola “Ainamà Dance School” nasce con la voglia di trasmettere un pò del nostro amore verso il mondo caraibico, in particolare verso lo stile cubano e la sua cultura afrocubana,con l’obiettivo di trasmettere agli allievi la passione per questo affascinante mondo ricco di musica, ballo, cultura e contaminazione. Insegnanti diplomati F.I.D.S. Il nostro motto: Dobbiamo essere umili e ricordarci che: “Esiste sempre qualcosa da imparare” Ila & Frà 349 4058270 ainama_dance_school Porta a Mare, Pisa
Via Nino Pisano, Porta a Mare, Pisa
scuolainama@yahoo.it Ainamà Dance School
Musica di Chiara Ruggiero
Talento Latino 3^ parte Eccoci al nostro consueto appuntamento con le promesse della musica finaliste a TALENTO LATINO 2014, l’evento organizzato nell’ambito di LATINOAMERICANDOEXPO proprio per dar modo ai giovani talenti di mettere in luce le proprie qualità. Oggi si dividono la pagina una bravissima e bellissima ragazza. NOTAMULATA e un ragazzo, altrettanto bravo, DAVID FERRARI
Desy Capelli, in arte Notamulata, nasce in provincia di Milano il 07/10/1982, da madre capoverdiana e padre italiano. Fin da bambina, si accorge di nutrire una forte passione per la musica e inizia a interessarsi al canto. A 14 anni inizia ad ascoltare la musica black e subisce l’influenza di artisti quali Laurin Hill, Steve Wonder, Brian McKnight, Music, Erikah Badu, Ella Fitzgerald, Whitney Houston e molti altri. Più avanti si avvicina anche al genere latinoamericano, trovando ispirazione in artisti come La Mala Rodriguez, Ana Tijoux, Celia Cruz, Vico C, Tego Calderon. Nel 2013 inizia a lavorare sul suo primo EP prodotto dall’ artista New Soul Luca Dimoon. Collabora con Francikario (Control Milano), con cui si esibisce a Latinoamericando Expo, il Sio Cafè, il Set Club, Le Trottoir, il Biko e il Noa Noa Club. 40
DAVID FERRARI David Ferrari nasce a Genova nel 1984 e si avvicina alla musica hip hop alla fine degli anni ‘90, quando inizia la sua carriera di rapper con lo pseudonimo di D-Rect. Nel 2005, dopo un viaggio a Cuba, si innamora del reggaeton e decide di iniziare un progetto discografico di reggaeton in lingua italiana. Registra cosi “Bum Bum”, il primo album di reggaeton italiano della storia, che esce sul mercato nel 2007 e che vanta collaborazioni con importanti esponenti internazionali del genere, come il pioniere Dj Playero. Inoltre produce buona parte dell’album d’esordio di Seo Fernandez. Nel 2010, l’artista decide di iniziare a firmarsi con il suo vero nome. Nel 2012, il nuovo album “Quality” entra con forza nel mercato musicale, grazie anche a collaborazioni del calibro di Kola Loka, Eminencia Clasica, Charanga Forever, DKY, Musicologo, Maffio, Batule, Francisco Bayon, Romy Splinter, Ivan Venot e molti altri. Nel 2012 e nel 2013, Ferrari vince il premio come Miglior Artista di reggaeton in Italia, all’interno dei Reggaeton Italia Awards. 41
Cultura di Gordiano Lupi
Parliamo di
BOLERO Parlare di bolero vuol dire entrare in una dimensione nuova della musica cubana, una dimensione che non ti aspetti nel paese dove regnano ritmo, allegria e improvvisazione. Il bolero è tutto il contrario: languide canzoni d’amore e disamore, tristezza, disperazione e passione. Leggiamo le parole di Cómo fue, uno dei boleri più famosi composti da Ernesto Duarte. Cómo fue… no sé decirte cómo fue, no sé explicarte qué pasó, pero de ti me enamoré. Fue una luz que iluminó todo mi ser. Tu risa como un manantial regó mi vida de inquietud. Fueron tus ojos o tu boca, fueron tus manos o tu voz; fue a lo mejor la impaciencia de tanto esperar tu llegada. Mas no sé, no sé decirte cómo fue, no sé explicarte que pasó, pero de ti me enamoré. Il bolero cubano non ha niente a che vedere con il bolero spagnolo, basta pensare al Bolero di Ravel eseguito secondo lo stile spagnolo per capire che sono due cose troppo diverse. Il bolero cubano è musica nazionale a tutti gli effetti e del suo antecedente spagnolo conserva soltanto il nome. Il bolero classico era una danza andalusa creata da Lorenzo Cerezo nel 1780 che dava una grande importanza al movimento delle braccia. Il bolero spagnolo si compone musicalmente di tre parti uguali ed è accompagnato da nacchere e chitarra, arriva a Cuba ai primi del diciannovesimo secolo e ha subito un buon successo come ballo da sala. Il bolero cubano si distingue dallo spagnolo pure
per il tipo di danza, visto che la coppia è allacciata in una sensualità tutta caraibica. Il bolero cubano nasce a Santiago di Cuba verso la fine dello stesso secolo, grazie a un gruppo di cantanti che utilizzano la chitarra con accenti indiscutibilmente africani per inventare il disegno ritmico del cinquillo cubano. Paco ci descrive il bolero cubano. José Pepe Sánchez è il maestro del bolero e ha definito le caratteristiche del genere. La sua Tristezas è il bolero per eccellenza, composto da due periodi musicali di sedici tempi, separati da un passaggio strumentale chiamato pasacalle, eseguito con la corda acuta della chitarra. Il bolero è la prima grande sintesi vocale della musica cubana, capace di fondere 43
fattori spagnoli e afrocubani in un’unica melodia. Assume importanza la parte letteraria della canzone e grandi compositori cominciano a musicare con chitarra e piano le migliori opere dei poeti nazionali. Un esempio per tutti è Aquellos ojos verdes su parole di Adolfo Utrera e musica di Nilo Menéndez. A Santiago di Cuba il bolero nasce per merito di trovadores negri e mulatti, uomini di umili origini, lavoratori, carbonai, carpentieri, sarti, barbieri che iniziano a suonare la chitarra da autodidatti, senza aver frequentato nessuna scuola di musica. Si tratta di persone che non sanno né leggere e né scrivere, però sentono la musica e senza capire la grande importanza di quel che stanno facendo realizzano un lavoro di sintesi dei ritmi africani e spagnoli che vivono sulla loro pelle. È così che dalla chitarra moresca e spagnola unita al tamburo africano nasce il bolero cubano, che subisce pure l’influenza della canzone romantica italiana e della romanza francese. La vieja trova santiaguera è la culla del bolero.
Tristezas me dan tus penas mujer, profundo dolor, no dudes de mí… Sono le parole del primo bolero importante scritto da José Pepe Sánchez, che mettono subito in evidenza l’aspetto romantico del genere che mano a mano utilizza parole scritte da poeti conosciuti, oppure elaborate dagli stessi compositori che diventano una sorta di primitivi cantautori. Il bolero ha avuto compositori e interpreti di grande importanza. Tra tutti Oscar Hernández ma soprattutto Miguel Matamoros e il suo Trío che ha incorporato nell’aria e nelle tematiche del bolero orientale la clave avanera e le maracas aumentandone il sabor. Pensiamo a una canzone come Lágrimas negras che è in tutto e per tutto un bolero-son e che dà vita a un genere misto di grande interesse. Sono molte le canzoni romantiche cubane conosciute in tutto il mondo che fanno parte del
genere chiamato bolero. Ausencia di Jaime Prats, Pobre corazón di Antonio Machín, Una rosa de Francia di Rodrigo Prats, Las perlas de tu boca di Eliseo Grenet. Ci sono pure composizioni del grande Ernesto Lecuona, pianista classico di eccelsa bravura, che rientrano nel genere del bolero. Tra l’altro quella dei generi misti non è un’eccezione ma trovare il bolero mescolato a generi ballabili come il danzonete, il son e il mambo è una regola. Negli anni Quaranta il movimento filin rinnova il bolero e il modo di cantare musica romantica e melodica. Si esprimono nuove tematiche nei testi musicali che divengono meno convenzionali, si parla di un amore vero, concreto, meno idealizzato e inserito nella realtà quotidiana. Canzoni come Contigo en la distancia di César Portillo de la Luz, La gloria eres tú di José Antonio Méndez e Tú me acostumbraste di Frank Domínguez fanno parte di questo movimento e sono pietre angolari del bolero. Il bolero è il ritmo base della canzone cubana, che le sue note languide e romantiche descrivono l’anima latina di un popolo che ama sentir parlare d’amore e che si immerge nel sentimento con tutto se stesso. Il bolero è un aspetto imprescindibile dell’essere cubano, in quelle note sensuali e dolci c’è il lato sentimentale di una razza che ha fuso le sonorità spagnole e africane in una musica creola che parla d’amore. Citare tutti i compositori e interpreti di bolero è impossibile, così come ricordare le canzoni simbolo. Mi pare che ho dimenticato Isolina Carrillo con la famosissima Dos gardenias e pure Arsenio Rodríguez con la languida La vida es un sueño. Ma l’elenco degli autori e delle opere più famose sarebbe interminabile. La cosa importante è che il bolero a Cuba è la lingua dell’amore, uno stato dell’anima, un modo per riconoscersi e sentirsi latinoamericani. Deriva dalla canzone cubana, genere di influenza europea, ma da Cuba muove alla conquista di tutta l’America Latina e in Messico incontra un autore come Augustín Lara che lo porta al rango di musica nazionale.
La scuola di ballo “Santiago de Cuba” nasce nel 2005 da un’idea dei maestri diplomati ANMB Massimo e Simonetta Mazzotta. Specializzata nell’insegnamento delle Danze Caraibiche , la Santiago de Cuba si avvale di insegnanti specializzati in altre discipline come Kizomba, Rumba, Reggaeton,Balli di Gruppo. Alla Santiago de Cuba entri camminando .......esci ballando. 389.08 25 099 LECCE CORIGLIANO D’OTRANTO
Via Vecchia Frigole, 45 - Lecce
santiagodecubalecce@libero.it
Via M. Ausiliatrice, 45 - Corigliano D’Otranto
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Ballo di Chiara Ruggiero
Elena Avella Josè Ferrante: la bachata italiana sempre più Internazionale! Grazie anche all’avvvento della kizomba, che ha riportato in auge i balli più romantici e sensuali, la bachata sta vivendo una seconda rinascita, tanto che sono sempre più numerose le serate e gli eventi a tema bachata o kizomba. E come sempre l’Italia è tra i Paesi in cui il ballo si evolve e cresce di più, anche per quanto riguarda questo stile di ballo e può vantare i migliori ballerini del mondo. Tra questi ci sono anche Josè Ferrante ed Elena Avella, due giovani promesse della bachata italiana, con già alle spalle alcuni titoli importanti.
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Due percorsi diversi, prima di arrivare ad essere una coppia…quali sono stati? Come siete cresciuti, professionalmente parlando, prima di incontrarvi? Josè: Ho iniziato a ballare danze caraibiche a quattordici anni, ma già da quando avevo a sei anni ballavo balli da sala. A quattoridici ho iniziato con la danza cubana, poi ho iniziato a studiare Sosa Style con Fernando Sosa, Los Angeles Style con Francisco e Johnny Vasquez, ho studiato con Jhesus Aponte e tutti i migliori artisti di danze caraibiche, per cercare di creami uno stile mio, molto particolare. A 18 anni sono entrato nei Son Colombianos, coi quali ho ballato per due anni e mezzo, poi per altri due anni e mezzo coi Flamboyan Dancers, poi ho creato un mio team di soli uomini, con cui ci esibivamo in coreografie incentrate su latin jazz e pasitos,. Poi ho conosciuto Elena Avella e ho deciso di stare con lei, sia nella vita che nel ballo. Elena: io ho iniziato a 16 anni a frequentare Accademie di danza, ho frequentato il Mas (Music, Arts & Show, una delle accademie di danza più prestigiose d’Italia - ndr) per quattro anni, dove studiavo tutte le discipline, danza classica, contemporanea, hip hop, acrobatica, poi ho fatto un anno di Accademia di Hip Hop, mi sono trasferita per un anno a Roma, dove ho studiato prevalentemente contemporaneo. Prima di andare a Roma, ho ballato per un anno salsa nel
gruppo dei Son Colombianos, ma non nello stesso periodo in cui ci ha ballato Josè. Come vi siete conosciuti? Josè: ci siamo conosciuti casualmente in un locale. Cercavo da 10 anni una ballerina con cui esibirmi e che mi aiutasse nei corsi nella mia scuola MamboJazz che avevo appena aperto. L’ho invitata a ballare e al primo cross, ho capito che lei aveva le qualità per poter essere questa ballerina! Elena: Mentre ballavamo, gli ho detto che avevo ballato coi Son Colombianos e mi sarebbe piaciuto tornare ad esibirmi…. …E da lì è nato tutto – prosegue Josè - Abbiamo cominciato a ballare insieme, abbiamo creato la nostra prima coreografia di bachata e salsa, l’abbiamo fatta vedere a due grandi ballerini come Daniela e Graziano, che ci hanno consigliato di portarla a un concorso che si chiama Bachata Open che si svolge in Spagna. La coreografia che avremmo presentato al Bachata Open, l’abbiamo presentata prima alla competizione del Bachata Day, qui a Milano, vincendo, dopo solo 5 mesi che ballavamo insieme, la nostra prima competizione, che ci ha permesso di partecipare al King of Bachata in Francia, aggiudicandoci anche lì il primo premio, che comprendeva anche una vacanza 47
Ballo di Chiara Ruggiero
a Santo Domingo…la nostra prima vacanza insieme come coppia di ballo e nella vita! Elena: poi abbiamo partecipato al Bachata Open, classificandoci quarti, tra tanti ballerini di livello altissimo. E da lì, è nata la nostra voglia di dedicarci completamente alla bachata, facendoci conoscere. Josè: Abbiamo studiato con ballerini più esperti di noi, come Frank Santos, Daniel e Desireè, Paplo e Julia, che ci hanno dato consigli sullo stile e nozioni che ci servivano. Cos’ha di diverso il vostro stile rispetto a quello degli altri? Qual è la vostra particolarità? Josè: abbiamo chiamato il nostro stile “bachata fusion” perché mescoliamo la bachata con la danza – credo che poche ballerine al mondo, e non solo nel mondo caraibico, abbiano le basi che ha Elena di danza classica, contemporanea, hip hop e acrobatica! – e io ho un’ottima conoscenze dei balli caraibici,
avendo studiato un po’ tutti gli stili. Scuramente ci sono 3 elementi che ci contraddistinguono: 1- la danza, in tutte le sue forme, non solo caraibica. 2- la musicalità 3- le acrobazie, che non mancano mai e sono la nostra passione, facciamo dalle 4 alle 6 ore a settimana, studiando acrobatica. Elena. Ora stiamo studiando con LIBERI DI che è un gruppo molto famoso di acrobati e vorremmo magari in futuro fare qualcosa insieme a loro. Josè: abbiamo studiato anche con i Kataklò che è un gruppo di danza acrobatica, e vorremmo studiare anche le figure del pattinaggio artistico, per importare nelle danze caraibiche figure e prese innovative che nessuno ha mai messo prima d’ora. Tutti quanti, ballando – parlo soprattutto dei professionisti- abbiamo importato qualcosa di un’altra disciplina, e questo è fantastico perché in questo modo si favorisce la crescita degli artisti e si arriva ad un livello sempre più alto e sempre più velocemente. Quanto ha influito il vostro rapporto sentimentale sul ballo e quanto ha influito il vostro rapporto professionale su quello sentimentale? Elena: sentimentale sul ballo molto, e in maniera positiva, nel senso che ci sono poche coppie che riescono a trasmettere “passione” quando ballano, passione sia per il ballo, sia per il partner, e a noi questo viene ovviamente naturale, ed è un punto a nostro favore. Dall’altro lato, la professione influisce sul nostro rapporto, perché spesso si litiga nelle prove, e si porta
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Corazon Latino
Ballo di Chiara Ruggiero
Ma un giorno di vacanza uno dall’altro ve lo prendete ogni tanto? José: quasi mai, perché il lavoro tra scuola, lezioni provate, spettacoli e congressi è veramente tanto e non possiamo permetterci di dire no… Elena: come si suol dire, bisogna battere il ferro finchè è caldo! Miami, Campionato Mondiale, siete andati nel 2014? Josè: siamo andati, ma con una coreografia preparata in due settimane, e oltrettutto Elena si è infortunata durante l’ultima esibizione prima di partire, qui in Italia, quindi siamo partiti con questo handicap. Alla fine abbiamo ballato bene, ma siamo arrivati ottavi. Ci aspettavamo di più, e tutti gli altri competitori che si sono classificati prima di noi, ci hanno detto che il risultato era ingiusto, che meritavamo di più e che erano onorati di aver gareggiato insieme a noi, e che guardano i nostri video per prendere spunti o ispirazione, quindi anche se la classifica non ci ha premiati, siamo molto orgogliosi della nostra performance e di sapere che oltrooceano ci guardano e ci imitano.
tutto a casa, ma questo vale per tutte le coppie che lavorano insieme. Josè: noi poi siamo entrambi “calienti”, essendo entrambi di origine meridionale, e dobbiamo cercare di mantenere la calma, perché lavoriamo e viviamo insieme 24 ore su 24 365 giorni all’anno… quindi non è sempre facile, anche se ormai penso che in questi due anni e mezzo, abbiamo trovato un punto di equilibrio. Elena: per questo abbiamo adottato Willy (il cagnolino-ndr)…lui fa da mediatore nelle nostre litigate!
Avete intenzione di tornare? In coro: Certo! E di vincere! Josè: tutte le gare che abbiamo fatto, se non le abbiamo vinte, torniamo per vincerle! Quest’anno torneremo anche al World Bachata Master a Madrid perché l’anno scorso, anche lì per un infortunio di Elena, siamo arrivati solo secondi. Abbiamo preparato la nostra coreografia più bella e andiamo solo ed esclusivamente per vincere! Elena: Ben sapendo, comunque che il livello dei ballerini che partecipano è altissimo, perché chi partecipa ha già vinto almeno un’altra competizione, quindi sarà una sfida durissima!
Classifica Gennaio - Febbraio 2015 1) Dj El Dan Y Dj Paso
DJ Paso
Mi Timba Se Mantiene 2) Prince Royce Solita 3) Prince Royce Para Llegar A Ti 4) Romeo Santos Amigo 5) Angel Yos Y La Mecanica Loca La Terrorista 6) Orquestra Mayimbe No Me Lastimes 7) Orquestra Mayimbe El Uno Haora 8) Dj Paso Feat Mario Crespo Martinez Vengo Mandao 9) Sonny Monreal Dime Que Si 10) Angel Lopez All Of Me
SCUOLE DI BALLO SERATE DEE JAY
IN PUGLIA Ripartiti i concorsi miglior dj, locale e scuola di ballo in Puglia. Vota su salsapuglia.com
Dj el Dan & Dj Paso MI TIMBA SE MANTIENE Nasce dalla collaborazione di due importanti deejay “MI TIMBA SE MANTIENE”, dj Paso insieme dj El Dan provengono entrambi dalla stessa scuderia: la squadra 3SoundRecord! Collaborano insieme al noto festival Calabrese “evento people”, emergendo nello scenario latino con massimo risalto. Dopo Rumbeando, Dale bailador e Contento (by el Dan) e Vengo Mandao (by Paso) si uniscono per questa production firmata Ivan Bridon e con l’inconfondibile voce Cubana di Yosley Palma. Fuori ora in tutti i digital store. KIZOMBA PARTY La Kizomba e’ oggi un genere che ha molto risalto nel mondo del ballo latino pur non affondando le sue radici in sud America, bensì in Africa; possiamo gia’ trovare in tutti i digital store “KIZOMBA PARTY” di Rino dj e dj Dona’, una fusione di melodie sensuali e afrodisiache a tempo di Kizomba interpretate da maestri creoli quali FredBok, Kamau Kashka, Keita Lewis, ecc...Anche esponenti di altri generi vogliono inoltrarsi in questo mondo emergente , come il noto ballerino/ cantante Seo Fernandez, che, dopo il brano “Closer” interpretato con la cantante R&B Agnieszka Yasminè, brano contenuto all’interno del disco “Welcome to mi Fiesta”, vuole stupirci con un progetto tutto nuovo e sperimentale collaborando con cantanti europei di altri generi e stili musicali; potete seguire Seo Fernandez su facebook per avere tutti gli aggiornamenti e saperne di piu’.
MACUMBA FITNESS
Arriva Macumba Fit movimento di fitness che ha cavalcato i palchi di Rimini Wellness grazie a Max Imperoli istruttore di fitness che unisce musica latina a movimenti di danza, creando uno stile energico e frizzante che richiama suoni di sapore afro-latino a uno stile tutto tribale. Movimento che sta spopolando in Europa e portato in Russia lo scorso anno con più di 1900 istruttori, marchiati tutti made in italy, cosi come, la musica che li contraddistingue nelle ormai divulgate compilation “MACUMBA DANCE”; in uscita il volume 4 per la prossima stagione. Potete acquistarla on line o direttamente negli stage dei padiglioni della fiera. Seguite Macumba Fit sul loro canale Youtube.
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J ALVAREZ
Il nuovo attesissimo album “De camino pa la cima reloaded” L’artista incontra i suoi fans a Los Angeles , New York e Porto Rico. Miami, FL (Venerdì, 23 Gennaio 2015) L’artista internazionale J ALVAREZ si prepara per il lancio del suo quarto album intitolato “DE CAMINO PA LA CIMA RELOADED” per il quale ha realizzato 3 eventi In -Stores nelle città di Los Angeles, Bayamon, Porto Rico e New York, dove celebrerà con i suoi fan questo nuovo traguardo. “De Camino Pa La Cima Reloaded “ è disponibile nei negozi di musica e altre piattaforme digitali di tutto il mondo a partire dal 27 gennaio. Questo nuovo album è la continuazione del suo terzo album, che nel 2014 ha raggiunto il primo posto nelle vendite ed è rimasto tra i top seller per diverse settimane. “ De Camino Pa La
Cima Reloaded “ contiene 23 canzoni nella versione CD e 33 nella versione online ; entrambi contengono successi come “La Temperatura,” “Amor En Práctica,” e la sua ultima hit underground “La Pelicula” in cui collabora con Cosculluela. J Alvarez è attualmente a Los Angeles come parte del cast del festival di musica popolare Calibash e il 24 gennaio lo Staples Center ha vibrato al ritmo della musica dei migliori interpreti latini. J Alvarez dopo Los Angeles andrà a Miami, dove incontrerà i media e i colleghi del settore in una presentazione privata dell›album che darà il via a un tour promozionale che lo porterà a visitare i mercati più importanti negli USA, a Porto Rico e in America Latina. 53
Pepe Espino presenta: Raza Latina Mini Band Milano, gennaio 2015 Vida Latina Magazine incontra Pepe Espino, Compositore, musicista, e ballerino a cui chiediamo di raccontarci del nuovo progetto “Raza Latina Mini Band”
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Come nasce questa idea della Mini Band? Nel corso degli anni i club, le discoteche latine e i congressi internazionali hanno eliminato la musica dal vivo suonata da orchestre con più di 10 elementi. Questo non perchè il pubblico preferisca il dj, ma purtroppo, in questi tempi di crisi i gestori di questi locali o eventi non possono permettersi di ingaggiare le grandi Band. Qui nasce la Mini band, un organico di cinque musicisti diventa più ragionevole e alla portata di tutti. Quindi una strategia di marketing? Non solo, sai che io sono latino, amo la mia musica e la divulgazione di questa cultura mi rende orgoglioso e soddisfatto. Tanta gente balla senza conoscere gli strumenti musicali che creano que-
ste fantastiche sonorità, quindi il nostro intento è diffondere la musica latina suonata dal vivo. Ecco perché nasce questo nuovo progetto Raza Latina “Mini Band”: per poter suonare anche nella stagione invernale e non dover aspettare l’estate per poter esibirci nei Grandi Festival. Qual’è la formazione della band? El Guille e Ivan Venot, presi elementi dell’orchestra “Maxima 79”, la prima voce resta sempre Oscarito Maletà (Cuba), ma in questo nuovo progetto, accompagnamo musicalmente i due cantanti del momento, ai quali ci unisce un rapporto di forte amicizia, anche con i miei fratelli Franck e Ricky… quindi possiamo dire che è una band a “conduzione familiare” Quando i lettori di vida latina magazine potranno vedervi e sentirvi suonare? Sicuramente presto, stiamo preparando un tour in tutta Italia. IVAN VENOT: Questo progetto con l’orchestra Raza Latina e’ per me davvero un’esperienza unica e fantastica, perché mi permette di offrire al pubblico i
miei successi in un contesto totalmente live, canzoni come: “5 minutos”, “Me la Das”, “Solo tu”… Cantarle dal vivo e’ veramente magico ed il pubblico apprezza e gradisce le performance live! Ho poi anche il privilegio di essere affianco ad un grande cantante cubano: il “Guille”, Guillermo Espinosa; è veramente un’ esperienza molto gratificante, quindi vi invitiamo a sentire dal vivo la musica latina dell’ orchestra “Raza Latina mini band” insieme con Ivan Venot & il “Guille” . EL GUILLE: Innanzitutto saluto tutti gli amici Salseri. Per me è un piacere ritornare a cantare con la band dei miei carissimi amici “fratelli Espino”, dato che 15 anni fa ero cantante della Raza Latina e per anni ho vissuto delle esperienze meravigliose abbiamo visitato tutta l’Italia accompagnando il grande Ray Sepulveda… che ricordi ragazzi! Quindi sono più che felice di partecipare a questo progetto e cantare insieme al mio amico e collega Ivan Venot.
FARRUKO Y YANDEL PREMIO LO NUESTRO 2015 Pubbliredazionale
La potente unione musicale di Farruko y Yandel dà nuova vita al remix di “lejos de aqui’” Dopo aver dominato il genere urbano nel 2014, continua il cammino positivo di Farruko. Il giovane artista ha dato al via a una collaborazione col suo collega Yandel per il remix ufficiale del suo ultimo successo «Lejos de aquì». Il tema è stato presentato sabato 24 gennaio a “La Nueva 94» il programma radiofonico numero uno di musica urbana a Porto Rico ed è già disponibile su tutti i siti digitali di musica urbana per raggiungere i fan di tutto il mondo. Farruko ha recentemente collaborato al remix di Yandel “Plakito” e in questa nuova produzione diventa ancora più evidente la grande chimica musicale tra i due artisti. Yandel esegue l’intro della canzone in questa nuova versione, mentre Farruko 56
entra col coro dando una sferzata di energia, con la sua voce unica. Con l’aggiunta di nuovi ritmi e nuovi versi, entrambi gli artisti si sono integrati in una fusione perfetta. La versione originale di “Lejos de aquì” ha debuttato alla fine del 2014 in contemporanea al lancio dell’ album “Los Menores”. Poche settimane più tardi aveva già avuto un successo planetario. Attualmente , è al numero uno nella classifica Billboard “Latino Rhythm Airplay”. Il lancio del video ufficiale è previsto per metà febbraio. Nel frattempo, Farruko è in Costa Rica , dove il 25 gennaio ha fatto uno spettacolo indimenticabile nel Festival Palmares 2015. Adesso l›artista si concentrerà sulla sua partecipazione come presentatore al Premio Lo Nuestro, per il quale ha anche 3 nomination. Farruko è stato il primo artista ad essere confermato per la presentazione musicale .
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