Circoscrizione Nordest Documento allegato al parere al Bilancio di previsione 2010
siamoanord
indice
pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag.
3 5 6 7 8 9 11 13 14 15 16 17 18 19 20 21
pag. 22
La frontiera nord: dall’arco di Santa Croce al ponte di Calatrava Cosa c’è Luoghi di riconoscimento Progetti didattici per educare alla cittadinanza Esplorazione ed osservazione dei luoghi conoscenza del territorio Pedalare a Nordest Riconoscimento culturale - Centro di Documentazione Storica ed Ecomuseo Urbano Le “Reggiane” - L’archivio storico Il Centro Loris Malaguzzi - Un’eccellenza internazionale che sa dialogare con il territorio Rete educativa - “Laboratorio Santa Croce” Accompagnamento sociale - “Vivere a Sesso” Pubblicazioni Bisogni e proposte - Valorizzazione del Bosco Urbano Bisogni e proposte - Riqualificazione area v.le Ramazzini Bisogni e proposte - Parco Geostorico delle strade di ferro via Veneri/via Talami Bisogni e proposte - Mulino di Mancasale: progetto per la costruzione di un polo civico e per il tempo libero (Hammam - museo dell’acqua - centro di interpretazione del nord della città) Bisogni e proposte - Parco Naturalistico del Rodano 2
La frontiera nord: dall’arco di Santa Croce al ponte di Calatrava Georges Perec afferma che lo spazio è un dubbio: occorre marcarlo e designarlo, altrimenti cola come sabbia tra le dita. E il tempo se lo porta via. Luoghi immobili e intangibili non ne esistono: si tratta di imparare a raccontarli nello spazio che cambia, quindi di farne esperienza. La Circoscrizione Nordest prende sul serio le parole di Perec. Alle prese con questo dubbio, si interroga e lavora in modo partecipato per accompagnare il singolo cittadino all’interno del paesaggio che cambia. Sono infatti alcuni anni che a nord della città - grazie all’impulso offerto dalla Settima Circoscrizione - cittadini, insegnanti, studiosi e associazioni si adoperano per la cura del territorio e di quanti vi abitano e lavorano. Abbiamo così capito diverse cose che vorremmo raccontare alla città. Che la cultura dell’abitare rappresenta una risorsa primaria. Che riorientarsi nella mappa della città significa cambiare gli occhiali e investire nei luoghi di relazione sociale, agendo assieme ai diversi attori della cittadinanza per ridisegnare lo spazio urbano. Che non basta il disegno urbano, sia pure quello tratteggiato dai migliori tra gli urbanisti, ma serve un’urbanistica partecipata. Abbiamo capito, in modo partciolare, che l’area nord - per chi ci abita e cerca di abitarci sempre meglio - si articola in spazi di vicinato e rappresenta un deposito straordinario di relazioni sociali. A nord della città questo è diventato un bene condiviso, si sono generate storie e memorie che hanno fondato l’identità dell’intera città. E allora abbiamo capito che è l’intera città ad avere bisogno di noi, di una perferia che sappia pensarsi e non solo essere pensata. Abbiamo capito che per amministrare una Circoscrizione, mentre se ne cura la manutenzione, occorre pensare l’intera città. Piovono in questo periodo molti luoghi comuni, come ad esempio la favola brutta e anche un po’ cattiva che il “quartiere” in cui ci troviamo sia un agglomerato informe di “nonluoghi”. Marc Augè scrive: “Se un luogo può deinirsi come identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi né identitario né relazionale né storico, definirà un nonluogo. (...)Ma aggiunge che “il luogo e il nonluogo sono piuttosto delle polarità sfuggenti: il primo non è mai completamente cancellato e il secondo non si compie mai totalmente - palinsesti in cui si reiscrive incessantemente il gioco misto dell’identità e della relazione”. Se a queste considerazioni aggiungiamo il nostro punto di vista - derivato dalle osservazioni fatte sul campo con gli operatori di strada, gli storici, i sociologi di territorio, i cittadini - emergono elementi molto interessanti sul tema dell’uso degli spazi sui quali si potrebbe aprire un lungo e crediamo inedito dibattito. Cosa osserviamo ai Petali ? Osserviamo centinaia di giovani che lì si danno appuntamento, non un lì generico, ma davanti all”Old Wild West”, piuttosto che a “Edicolè” o a “Zara”, quasi a delimitare, a segnare, ciascuno la propria appartenenza ad un “cantone”. Lì i giovani, anzi i giovanissimi, si incontrano, si parlano, si raccontano, si bevono un caffè o si prenotano per una visione collettiva di un film. Lì si mettono in mostra, con il nuovo taglio di capelli o la borsetta appena comprata. 3
Osserviamo coppie o gruppetti di donne sui 30/40 anni che si trovano per fare shopping, ma molto spesso semplicemente per chiacchierare o per consumare un pasto veloce alla pausa pranzo. Registriamo anche una scelta, sempre più diffusa,di molti genitori che organizzano in questo luogo i compleanni dei propri figli: ci si trova prima a casa del festeggiato, si mangia la torta, si scartano i regali, poi , si va a cena a “Rossopomodoro”, oppure al cinema. Se i ragazzini sono già grandicelli i genitori li “sorvegliano” a distanza e fanno capannello scambiando qualche chiacchiera. Si potrebbe obiettare facilmente che questa è solo un’osservazione parziale, ma non è assente. Forse abbiamo paura dei luoghi che ancora non conosciamo bene, o che sono entrati nel paesaggio attraverso una rottura dei contesti tradizionali o che soffrono una mancanza di interconnessione con i luoghi “di sempre”. La riflessione allora deve essere condotta in modo serio e approfondito e non accontentarsi di semplificare categorie sociologiche complesse. Se di nonluogo vogliamo parlare non facciamolo solo in relazione ad un centro commerciale, presente o futuro e magari identificato addirittura con nome e cognome, ma facciamolo in relazione alla città, al modo in cui il cittadino ne fruisce oggi e ne fruirà in futuro; al modo in cui sceglierà o meno di abitarla o di consumarla. Il senso di spaesamento, richiamato in ogni relazione allegata al voto sul bilancio degli ultimi 5 anni, è il perno su cui riflettere per far si che vi sia una politica che non ragioni solo per piani particolareggiati, diritti acquisiti, superfici utili e indici edificatori, ma reinterpreti l’urbanistica in relazione al tempo presente rinegoziando l’agenda delle priorità, garantendo il coordinamento pubblico delle amministrazioni locali sulla crescita della città in un’ottica fortemente partecipata che coinvolga tutti gli attori e i soggetti attivi che possono concorre al miglioramento della qualità dell’abitare nel territorio. E’ anche per questa visione che ci piace di più parlare di “frontiera nord”. Il termine “frontiera” esprime una situazione dinamica, anche conflittuale, ma di confronto tra attori sociali; è spazio-tempo di soglia che si reinventa quale luogo urbano, chiede perciò un riconoscimento culturale, è luogo di memoria che partecipa di un tempo storico. Non ci basta essere chiamati ”area nord” è un modo di confinarci in posizione di appendice periferica, allocando tra l’altro i quartieri immediatamente a nord della ferrovia al di fuori del centro urbano. Nell’”area nord” abbiamo già patito troppe politiche, esogene, dall’alto, di confinamento, che ci hanno relegato sempre più ai margini; viceversa le pratiche sociali esperite nel tempo mostrano una tensione della “frontiera nord” a farsi città sperimentando il confronto interculturale. Testimonianza che il luogo, mentre va educato, a propria volta educa. Si tratta insomma di un “banco di prova della modernità”, vive e muore e rinasce in perenne transizione, ma anche trasformazione, perciò diventa tanto più importante imparare a decodificarne il profilo identitario, nella mutevolezza dei caratteri storici e culturali. Da tale esigenza analitica scaturisce la creazione del laboratorio geostorico cui abbiamo dato nome di “Centro di Documentazione Storica” e del progetto didattico “Educa il Luogo” che da anni accompagnano il nostro lavoro. Crediamo che la conoscenza dei luoghi e il riconoscimento delle memorie siano parte formativa nella costruzione soggettiva e sociale della cittadinanza. Grazie alle pratiche educative e geostoriche che abbiamo promosso e che si sono mostrate generative di competenza e di saperi ci siamo resi consapevoli, ad esempio, del valore di un posto come Santa Croce: simbolo della nascita industriale della città nel primo ‘900 e del rimescolamento culturale e sociale della giovane popolazione inurbata; oggi, un secolo più tardi, cerniera e rete che sottende una nuova rivoluzione che si sposta ancora più a nord, fa perno sulla nuova rete infrastrutturale europea e ha l’ambizione di costruire un nuovo profilo di città. Scopo di questo documento, che presentiamo in occasione dell’espressione di parere sul Bilancio di previsione 2010 e triennale 2010-2012, non è fare l’elenco della spesa, rivendicando questa o quell’altra opera pubblica di cui necessita la Circoscrizione Nordest, poichè condividiamo l’impianto degli investimenti proposto in relazione alle rigidità paralizzanti imposte dalle nuove norme del patto di stabilità. Piuttosto vorremmo condividere un momento di analisi del lungo lavoro sin qui svolto, e raccontare ed offrire la competenza pluriennale di uno sguardo condotto rasoterra, ma che sa rischiare l’utopia del volo. Un punto di vista essenziale che dovrà trovare cittadinanza all’interno del dibattito che si costruirà sul Nord della città. 4
Cosa c’è Pratofontana Zona Industriale di Mancasale e Fiera Ferrovia ad Alta velocità e futura stazione Mediopadana Ferrovia storica Reggio-Guastalla Autostrada A1 - Nuovo casello Ponti di Calatrava Insediamento Maramotti
Area vecchio casello Mancasale
Stadio Giglio e parco tematico dello sport e del tempo libero Iperccop Ariosto Quartiere di San Prospero Tribunale
Quartiere di Santa Croce Polo scolastico superiore Centro Internazionale dell’Infanzia Loris Malaguzzi Area “Reggiane”
VIA
5
EM
ILI
A
Luoghi di riconoscimento indicazioni per una mappa di comunità • Pratofontana • Zona Industriale di Mancasale • Canale di Reggio e Torrente Rodano • Ferrovia ad Alta velocità e futura stazione Mediopadana • Ponti di Calatrava • Bosco Urbano - San Prospero • Mancasale: Scuola Balletti, Mulino, Chiesa, Cimitero, Castello • Centro sociale Pigal, Stadio Giglio, Via Petrella • Tribunale, Tiro a Segno, Parco della Resistenza,Polo Scolastico (area dei laghetti ex Fornace) • Villa Cougnet e parco del Tasso • via Adua e Oratorio Don Bosco • Centro Internazionale dell’Infanzia Loris Malaguzzi • “Reggiane” - Regiò , palazzina direzionale, Villaggio Pistelli , Scuola Galilei, Centro Tricolore • Via Veneri: case dei ferrovieri, Scuola Collodi, Centro Orti Montenero, Oratorio dello Zappello
(...) In mezzo a questi svincoli autostradali si percepisce però una storia. La corte posta allo svincolo di uscita dell’Ipercoop Ariosto ha due abitanti che hanno vissuto , per 25 anni e più, il cambiamento della zona. Hanno difeso la cultura contadina coltivando zucche e ortaggi in mezzo a uno spartitraffico; le mettono in bella vista in modo fiero, sui gradini del cortile interno. Questa è la prima periferia della città verso nord. (...) Inoltrandosi in campagna passando dal campo nomadi (in cerca di una stanzialità...), su indicazioni ben precise, ho scoperto luoghi che hanno mantenuto la loro identità storica come il Ponte della Sbarra... Fabrizio Cicconi fotografo
• Case Popolari di Mancasale
6
Progetti didattici per educare alla cittadinanza Educa il luogo... un progetto in continuo cammino In questi anni il progetto “Educa il luogo”, attraverso l’efficacia di un lavoro in rete e delle buone pratiche messe in atto, ha cercato di favorire un ancoraggio consapevole ed anche “sentimentale” al territorio. In una prospettiva di inclusione delle diverse appartenenze e nella ricerca di una coesione sociale all’interno della “società locale” e della “comunità” ha sviluppato i propri percorsi, affinché come cittadini, e perciò a partire dai bambini, ci si potesse riconoscere come soggetti portatori e “interpreti” di storie. Storie che oggi vanno ascoltate e raccontate per stare, nel flusso storico, dentro la transizione e il cambiamento al fine di poterli riconoscere, decifrare e comprendere. La cittadinanza, dunque, vissuta nel quadro sociale e relazionale della memoria. Non la memoria “museale” che sottrae vita, ma la memoria come presente, come testimonianza, come narrazione e ri-narrazione di luoghi e persone e come competenza emotiva e sociale, per leggere e comprendere il “da dove” si viene, il “dove” si è provando a intra-vedere “dove” si va, cercando di farlo “più insieme”, e quindi forse migliore. Contemporaneità e scambio intra-generazionale si intrecciano in questo progetto e pratica didattica sul campo che coinvolge con diverse modalità di intervento ed azione circa 400 alunni ogni anno dell’Istituto Comprensivo “G.Galilei” e dell’I.C. “Fermi-Manzoni”. Al progetto Educa il luogo si è correlata un’azione didattica scandita da stage formativi ed esplorazioni urbane con numerose classi del liceo magistrale Canossa. Ogni scuola, con gli esperti (storici, sociologi, insegnanti...) del laboratorio “Tempo Presente” , pur in un discorso fattivo di collaborazione e costruzione collettiva, ha individuato proprie specificità tematiche mantenendo viva la metodologia della ricerca-azione, la prassi di attività partecipate e il rapporto col territorio nella convinzione della sua dimensione antropologica e sociale di prossimità.
7
Esplorazione ed osservazione dei luoghi conoscenza del territorio Per lavorare bene in un territorio così complesso e urbanisticamente disordinato come il nord della città occorre farne un’esperienza empirica, camminando e perlustrando i luoghi per capirne gli usi, le frequentazioni , le capacità aggregative , le criticità e le eccellenze. Perchè la lettura ed interpretazione dei luoghi possa essere pratica sociale occorre renderela partecipata, interloquendo con i cittadini. Particolare successo e gradimento hanno avuto le pedalate, le camminate, le visite guidate ai luoghi della quotidianità e i momenti conviviali organizzati presso i centri sociali.
8
27 settembre 2009
pedalare a nordest VILLA COUGNET CENTRO PIGAL VIA PETRELLA PONTE DELLA SBARRA CENTRO VERDE DELL’INFANZIA “CAMILLO PRAMPOLINI” - RACCOLTA ETNOGRAFICA COOPERATIVA BRAGUZZA VILLA CURTA MAURIZIANO CIRCOLO VENEZIA CASE POPOLARI DI VIA CANDELU’
11
10
Riconoscimento culturale: Centro di Documentazione Storica ed Ecomuseo Urbano Il CDS nasce nel settembre 2007 dall’esperienza costruita nell’ex Circoscrizione 7 intorno al progetto “Educa il Luogo” e dallo scambio culturale intrecciato con il progetto dell’Ecomuseo Urbano di Torino adottato in alcune delle circosrizioni cittadine nel 2004. Le “buone prassi” introdotte allora sono state quelle della ricerca geostorica, rivolta a generare nuovi modi di appaesarsi nel tempo e nello spazio. La possibilità, cioè, per ciascuno, di riconoscersi come soggetto portatore di una storia che va ascoltata, compresa e narrata attraverso una tensione morale che ci piace dire etica della trasformazione . Il CDS ha attivato nuove modalità di partecipazione, percorsi di conoscenza e interpretazione dei mutamenti in atto nel territorio, proponendosi come luogo di riconoscimento culturale e di valorizzazione della memoria.Un luogo di raccolta e scambio che per la scuola assume anche il senso di aula decentrata in cui sperimentare una diversa pratica della cittadinanza e dell’arricchimento dell’offerta formativa. Nel corso degli anni diverse e molteplici sono state le tappe di crescita ed affremazione del CDS che ha lavorato con una notevole pluralità di soggetti tra cui: Municipalità di Marghera, EUT 2 Torino, DIV Divisione Interministerielle de la Ville - Paris, OIDP Osservatorio Intarnazionale della Democrazia Partecipativa, associazione “La Fraternelle” di Sainte Claude, Università di Modena e Reggio, Reggio Children, Ass.ne Amici di Reggio Children, Istoreco, Coop Nordest, Arci, Centro Sociale Tricolore, Circolo Arci Pigal, SAFRE, ANPI, Ass.ne StoriaMestre, Tuttinbici FIAB, Fratellanza Reggiana di Parigi, Filef, Papa Giovanni XXIII, Teatro della fragola, Centri sociali e Orti, CEPAM, Scuola di Pace, Biblioteca e Fototeca Panizzi,... Attualmente ci stiamo impegnando su tre aspetti fondamentali: la comunicazione, attraverso la realizzazione del sito web www.villacougnet.it , il rafforzamento del progetto ecomuseale e la valorizzazione dell’archivio storico delle “Reggiane”. Con il sito che verrà presentato ufficialmente il 29 gennaio ci proponiamo di restituire e rigenerare, attraverso immagini e
parole, il patrimonio sociale e culturale del territorio, rendendo consultabili e fruibili via internet i materiali e le ricerche svolte fino ad ora (tesi di laurea, repertori iconografici, documenti cartacei, mappe, materiali espositivi di mostre, progetti ed elaborati prodotti dalle scuole).
11
Navigando in internet troviamo le conferme al nostro lavoro e leggiamo che: “I londinesi si stanno interrogando sull’opportunità di utilizzare lo strumento “ecomuseo” nell’area est di Londra dove, potrebbe contribuire a risolvere la sindrome da “perdita del luogo”. Placelessness Syndrome, dicono gli inglesi. Malattia di cui soffre l’EastLondon, ma non solo. Come simanifesta? Gli abitanti ritengono che non ci sia un paesaggio e che dunque nulla meriti di essere guardato. Come dire: liberi di compiere qualsiasitrasformazione, anche se con effetti devastanti. Interviene in un contesto del genere l’ecomuseo. A Parabiago ad esempio l’hanno avviato proprio con l’obiettivo di rendere leggibile il paesaggio, innanzitutto agli abitanti e poi a eventuali visitatori, in funzione di uno sviluppo sostenibile: parole che solitamente suonano vuote, ma che qui cominciano ad acquistare concretezza. La concretezza viene offerta da uno strumento, l’Ecomuseo appunto, che contribuisce a creare coesione sociale e a offrire ai cittadini stimoli culturali. Per farlo ricorre a una varietà di pratiche non scontate e decisamente efficaci quali la “mappa di comunità”, utile per consolidare il rapporto con il quartiere, per vivere momenti di socializzazione e di ricostruzione delle relazioni, per ricucire legami tra le generazioni di ieri e di oggi, per tessere relazioni tragli abitanti storici e quelli appena arrivati. A Torino, l’Ecomuseo urbano (Eut) è stato istituito con una delibera comunale nel 2004 e oggi - come abbiamo potuto constatare durante i rapporti intercorsi negli ultimi 3 anni - opera attraverso la pratica quotidiana. La Carta per il Patrimonio culturale urbano è stata costruita come strumento concepito e prodotto dall’Eut proprio per condividere con i cittadini le scelte sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio culturale torinese, a partire dal principio secondo cui è una comunità consapevole a stabilire in primis quale patrimonio davvero le appartenga. Il Consiglio comunale di Torino ha approvato e assunto come documento d’intenti quella Carta preparata dai cittadini! E’ in fase di ultimazione anche la “mappa di comunità” dell’Ecomuseo urbano metropolitano di Milano (Eumm) Nord. L’Eumm è stato avviato nel 2007 su iniziativa dell’Associazione Tramemetropolitane (www.tramemetropolitane.it), grazie al sostegno del Consiglio di Zona 9 e al supporto della Società Edificatrice Niguarda. È partito, appunto, da Niguarda, ma si sta ampliando all’ area nord di Milano e ha adottato tra le sue azioni privilegiate, tese fra l’altro a creare o rinsaldare il legame tra passato e presente, la mappa partecipata. Partecipata dai cittadini innanzitutto, ma forte, da qualche tempo, anche del contributo del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano. Di questa recente esperienza non abbiamo una conoscenza diretta, ma la Dott.ssa Sara Zanisi dell’Ass.ne Duccio Bigazzi ci accompagnerà il prossimo febbraio a scoprire anche questa realtà che avvalora il nostro progetto del CDS-Ecomuseo Urbano, che per noi e per tutta la città ha sede in Villa Cougnet!
12
le “Reggiane” L’archivio storico La storia delle “Officine” testimonia un legame con la città che ha nutrito la memoria collettiva di almeno quattro generazioni. Non sono il simulacro del tempo che fu, ma incarnano con il tessuto urbano che si è trasformato attorno un orgoglio che deve ispirare un nuovo orizzonte di sfide. La prima da raccogliere, parallelamente allo sviluppo del Tecnopolo della meccatronica, rigurada senza dubbio la salvaguardia e la valorizzazione dell’archivio storico. Numerose sono state le iniziative condotte in questi anni che hanno mobilitato migliaia di persone: l’open day del 2005, la mostra nel capannone 18 in occasione del remidady. Si chiuderà il 30 gennaio la mostra ospitata a Villa Cougnet e curata dal Centro di Documentazione Sorica “Quei lunghi anni ’50: gli scatti di Renato Losi alle Nuove Reggiane”. Nei due appuntamenti promossii dal CDS durante questa mostra tutti i soggetti interessati alla salvaguardia e valorizzazione dei fondi iconografici e documentali presenti nell’archivio delle “Reggiane” hanno espresso la urgente necessità affinchè il Comune si faccia capofila di un progetto di recupero. La Soprintendenza dei Beni Archivistici dell’Emilia Romagna, l’Università, il Polo Archivistico, Istoreco e numerose associazioni , ciascuno con le proprie competenze, hanno offerto la loro disponibilità ad una fattiva collaborazione per far sì che la città si mobiliti concretamente per costruire un piano di lavoro che possa rendere fruibile al pubblico il ricco materiale depositato lungo i 2230 metri lineari complessivi dell’archivio. Riteniamo che sia imprescindibile per un programma di ridefinizione del nord della città un lavoro che parta anche da questa urgente necessità.
13
Il Centro Loris Malaguzzi Un’eccellenza internazionale che sa dialogare con il territorio Il centro Internazionale dell’Infanzia Loris Malaguzzi rappresenta per il quartiere Santa Croce e per tutta la zona nord un elemento di connessione fondamentale, capace di federare passato e futuro connotando la città di una forte identità. I lavori di ultimazione degli edifici stanno procedendo rapidamente ci hanno consegnato una nuova scuola dell’infanzia e ci apriranno in primavera un nuovo padiglione dedicato al gusto, alla ristorazione, all’accoglienza. Sul fronte esterno l’intera area prevede una riqualificazione sia del verde che del parcheggio Europa. Ci si attrezza per riplasmare quel disordine urbano frutto di una frettolosa programmazione urbanistica degli ultimi anni novanta e consegnare al nord della città una porta d’accesso che ne rappresenti degnamente il senso. Le ricadute non potranno essere che positive non solo su un piano estetico-funzionale , ma soprattutto sul piano relazionale e sociale. In un quartiere dalla forte identità storica, trasformato dai movimenti migratori si innesta il meglio della città, si riconnettono i luoghi, si condividono opportunità d’eccellenza per tutti. Esempio di dialogo e collaborazione è stata la lunga maratona che ci ha portato ad organizzare nel novembre scorso la IX Conferenza dell’Osservatorio Internazionale della Democrazia Partecipativa dedicata al tema del giovani, della cittadinanza e della democrazia partecipativa. Oltre 300 gli iscritti, tra cui un centinaio di giovani sotto i 25 anni arrivati da soli o in delegazione da oltre 15 paesi del mondo.
14
Rete educativa Laboratorio Santa Croce A partire dal 2005 un gruppo di istituzioni e operatori della società civile che operano nel quartiere “Santa Croce” nella zona Nord di Reggio Emilia si sono costituiti come tavolo di lavoro permanente, chiamato “Laboratorio Santa Croce”, per affrontare, in una logica di sistema e di prevenzione, il tema della convivenza all’interno del quartiere. L’esigenza di incontrarsi e cominciare a condividere diverse visioni e progettualità è nata a partire dal verificarsi di situazioni di emergenza che riguardavano ragazze e ragazzi residenti nel quartiere, manifestatesi attraverso episodi di sofferenza-microcriminalità nell’ambiente scolastico e nei servizi educativi presenti nel territorio. Obiettivo predominante dei partecipanti al Laboratorio Santa Croce è diventato quello di rinunciare alla propria autoreferenzialità progettuale ed operativa al fine di integrare le risorse all’interno di una cornice comune di senso, per potere essere più efficaci ed efficienti nella ricerca di risposte di sistema per la promozione del benessere sociale nel territorio di riferimento. Il Laboratorio Santa Croce può essere definito come uno spazio aperto di ricerca-azione, che definisce il proprio focus sul quartiere, nel quale le diverse realtà educative e istituzionali territoriali si riuniscono e collaborano per progettare e realizzare interventi coordinati rivolti al mondo giovanile e adulto. Il Laboratorio Santa Croce, che è diventato un luogo permanente di confronto ha posto al centro della riflessione tre aree tematiche interconnesse: • • •
il tema dell’intercultura e delle differenze con uno sguardo alle comunità e alle famiglie che vivono il quartiere; il tema dei luoghi educativi e del loro rapporto con il territorio; il tema “della strada” e della partecipazione delle persone alla vita sociale di prossimità.
Da ciò sono partite alcune progettazioni integrate sui luoghi del quartiere che il Laboratorio Santa Croce ha mirato a rendere più accoglienti e permeabili, nei quali si sviluppano le diverse azioni: la scuola, la strada, i luoghi educativi dell’extra scuola. Il Laboratorio Santa Croce, che viene portato avanti grazie a convenzioni e rapporti di collaborazione con i soggetti coinvolti, ha ricevuto un finanziamento dalla Fondazione Manodori per l’anno 2009. I soggetti che partecipano sono: • Servizi Sociali Territoriali - Polo 3 • U.O.C. Città educativa, • U.O.C. Educazione e Formazione,Reggio Scuola Intercultura • Circoscrizione Nordest • Unità di Strada, Progetti di Prevenzione Associazione Papa Giovanni XXIII • Oratorio Don Bosco - Coop. Soc. S. G. Bosco • CEP, Centro Educativo Pomeridiano “Nuovi Orizzonti” • GET, Gruppo Educativo Territoriale “Don Bosco” • CPS - Cooperativa di Prevenzione Sociale • Istituto Comprensivo “Galileo Galilei” • Gancio Originale (Ausl di Reggio Emilia)
15
Accompagnamento sociale Vivere a Sesso La popolazione di Sesso è cresciuta tra il 1999 a 2007 del 34%, portando l’abitato a quota 4323 persone. Le famiglie con figli minori sono raddoppiate, la popolazione si è ringiovanita. Si misura però una “distanza” tra vecchi e nuovi residenti, molti dei quali arrivano da paesi stranieri. Le famiglie nove partecipano alle feste di quartiere, i vecchi mantengono le loro reti di sciabilità e non sentono il bisogno di ampliarle. Se da un lato ci si lamenta per la mancanza di legami dall’altro non c’è una spinta endogena ad attivarne di nuovi. Il Polo 3 dei servizi sociali territoriali ha promosso un’azione coordinata con la Circoscrizione Ottava, il Centro famiglie, la parrocchia , RETE, la fattoria didattica, il centro sportivo, i centri per disabili e le famiglie per condividere questo bisogno relazionale e generare una azione basata sulla co-responsabilità per creare occasioni d’incontro e facilitare la costruzione di legami. Questa azione che dà conto di un’sperienza costruita in una frazione-paese il cui campanile ha ispirato anche il disegno di Calatrava ha avuto un esito buono sul piano degli oggetti prodotti un po’ più difficile sul piano delle relazioni in gioco. Occorrerà riprendere e sviluppare questo lavoro riproponendo metodologie di ascolto attivo e di costruzione di senso che colmino quella lacuna tra passato e futuro che, secondo Hannah Arendt, connota la nostra contemporaneità.
16
Pubblicazioni
Quaderno n. 1 CDS “Racconto geostorico della Circoscrizione 7” Curato dal laboratrio “Tempo Presente” Stampato da Centro stampa comunale Settembre 2007
Quaderno n. 2 CDS “Diari di viaggio” di Leda Spaggiari Stampato da Centro stampa comunale Giugno 2008
Quaderno n. 3 CDS e n. 6 collana del “Canossa” “Fare Geostoria nel tempo presente” Curato da Antonio Canovi, Lorena Mussini, Sandra Palmieri Stampato da Centro stampa comunale Febbraio 2009
CIRCOSCRIZIONE 7
geo-memory “A Nord della città Storia di acque nella Reggio che cambia” curato dal CDS di Villa Cougnet Edito da Diabasis Settembre 2007
L’Archivio Storico delle Officine Reggiane Progetto di salvaguardia e valorizzazione curato da Comune di Reggio Emilia e CDS dicembre 2009
Centro intergenerazionale ludico-atelieristico “Il Telaio” Casa Protetta “I Tulipani”
“progetto acqua” a cura della ludoteca il Telaio, di RETE e del CDS Novembre 2009
progetto acqua 2008 | 2009
Circoscrizione Nordest Comune di Reggio Emilia
17
“geo-memory” gioco didattico per conoscere il territorio Maggio 2009
Bisogni e proposte Valorizzazione del Bosco Urbano Il Bosco Urbano riveste una diuplice valenza: - funzione di area verde estesa per il quartiere di San Prospero - funzione di giardino d’ingresso della città all’ombra dei ponti di Calatrava. Qui ai margini di un tessuto urbano denso e di recente costruzione, che trova il suo centro lungo l’asse di via Samoggia, si estende un’area verde che funge da osservatorio privilegiato per i ponti, e scambia con essi essenze verdi, alberi della campagna, ed il presidio affettivo del signor Romeo, che nelle sue baracche di fantasia accudisce animali da cortile, accoglie i bambini delle scuole, cucina per loro le uova sode e trasforma in “salotto” un’area davvero importante per la città. La cura del verde, la pulizia delle aiuole, l’attenzione ai percorsi è qui garantita dagli amici del Bosco Urbano. Occorre consentire una continuità alle attività che vengono svolte, arricchendole con esplorazioni didattiche per le scuole, con momenti di festa per la cittadinanza e con opere di mitigazione del rumore e di sicurezza a protezione dell’area.
18
Bisogni e proposte Riqualificazione area v.le Ramazzini Viale Ramazzini oggi non rappresenta più un arteria trafficata del quartiere di Santa Croce ma produce piuttosto una situazione di enclavement. In questi cinque anni abbiamo compiuto passi avanti per la delocalizzazione del mangimificio Caffarri, il recupero della villa del Direttore delle Reggiane, (prossima sede del Cepam e dell’Arci), il completamento del Centro Internazionale Malaguzzi, per il ripristino seppur con frequenze ridotte del TPL. L’aver modificato la mobilità con la chiusura del PL all’altezza della via Veneri, ha provocato una ferita nel tessuto urbano e sociale alla quale occorre dare risposta in coerenza con quanto affermato dal PUM: ci riferiamo al sottopasso da noi richiesto con forza tra CIM e via Lama Golese. Sicuramente determinante, ma ancora percepito come “distante” è il masterplan delle Reggiane che farà sentire il suo peso anche su questa zona. I tempi d’attesa per poter vedere gli esiti di questa trasformazione dovranno necessariamente essere preceduti da alcuni interventi da realizzarsi nella legislaturta: riqualificazione dell’area verde del Malaguzzi, di piazzale Europa, del capannone 18 del tacnopolo. Lungo v.le Ramazzini si connettono ed intersecano 3 sottopassi ciclopedonali sui quali sono stai fatti interventi di riqualificazione attiva e partecipata con i cittadini. Preme qui sottolineare che questi progetti di riqualificazione devono essere costantemente seguiti sia per quanto riguarda la manutenzione che per quanto attiene alle installazioni artistiche. Questa zona abbisogna di un piano di riordino e sviluppo di dettaglio coordinato trasversalmente dagli assessorati urbanistica, lavori pubblici e coesione sociale per definire le azioni da mettere in campo ed i tempi di realizzazione. Occorre comincire a pensare che la stazione ha due fronti, uno dei quali, non secondario, guarda a nord e incarna il significato del collegamento tra Centro Storico e Periferia. E’ necessario costruire un’azione partecipata per ri-progettare questa zona e mettere in rete gli interlocutori presenti. Occorre riflettere su come ripensare alle zone industriali, come utilizzare gli spazi per attività e servizi di vicinato, come rendere efficiente il trasporto pubblico, come qualificare i percorsi pedonali con un arredo di qualità e più accessibile alle persone anziane che avrebbero bisogno di qualche panchina per poter fare delle soste mentre si recano in città. I residenti di queste zone sono persone che abitano lì da generazioni, come anche persone immigrate, e tenendo conto che oltre il 50 percento degli iscritti alle scuole più prossime è costutuito da ragazze e ragazzi stranieri è bene iniziare da subito un lavoro integrato di riordino delle funzioni e degli spazi sia pubblici che privati tenendo conto delle esigenze di tutti per prevenire l’insorgere di problematiche di conflitto sociale. Queste le azioni che indichiamo per rigenerare questo tessuto urbano: - abbattimento del “Colosseo” e risistemazione di quell’area oggi degradata - ridefinizione e cura degli immobili destinati a luogo di culto, prevedendone il recupero in funzione della loro riconoscibilità e della necessaria riqualificazione estetica e logistica - restauro delle architetture liberty e recupeo delle aree cortilive interne ai complessi artiginali per destinarle a luoghi di socializzazione aperti e fruibili - intervento per portare nuovi esercizi commerciali - creazione di una piazza nei pressi della Chiesa dello Zappello in collaborazione con il privato abbattendo volumetrie delocalizzabili in altri contesti già urbanizzati
19
Bisogni e proposte Parco Geostorico delle strade di ferro via Veneri/via Talami Ci troviamo in un’area oggi interclusa, poco accessibile. Si tratta del deposito ferroviario di Via Talami. A seguito della delocalizzazione della capacità edificatoria in proprietà di ACT di parte di queste aree il Comune si troverà a breve ceduta questa zona ora incolta e dissemninata di capannoni obsoleti. Nonostante lo stato di abbandono dell’area non sfugge il fatto che occorra rigenerare questo spazio con un’idea che vada oltre il semplice parco verde. Sul lato ovest della via Veneri sorgono le vecchie case dei ferrovieri già ben visibili nelle mappe dei primi del ‘900. Sempre lungo quest’asse vi sono due scuole e un centro sociale-orti. All’incrocio con v.le Ramazzini si trova l’antico Oratorio della Madonna della Neve recentemente ristrutturato. Infine merita una doverosa attenzione la ferrovia storica, che qui si curva per raggiungere lo snodo nazionale. Insomma un crocevia di strade di ferro, di storia e di vecchie archittetture industriali da recuperare, quale il capannone dell’ex Gallinari e la casetta del costude ancora in buono stato seppur coperte dalla folta vegetazione. In quest’area quindi si potrebbe collocare un parco tematico, dove possa trovare spazio oltre al verde, un percorso tematico sull’importanza della ferrovia a Reggi Emilia sia nel passato, che nel presente. Non scordiamo infatti che questo luogo è direttamente collegato con la futura stazione medio padana e potrà quindi diventare una nuova costola del progetto di Ecomuseo Urbano che tanto abbiamo a cuore nella Circoscrizione Nordest. Non è quindi difficile comprendere le valenze educative e formative che un luogo come questo potrebbe avere sia per le scuole che per la cittadinanza. Ci hanno sollecitato e dimostrato la loro disponibilità a collaborare ad una idea di questo tipo gli associati del Safre - Amici Ferrovie di Reggio Emilia, che potrebbero ricavare dal recupero di alcune strutture uno spazio dove allestire un laboratorio sulla ferrovia, dove mostrare i numerosi materiali inerenti l’argomento , ma anche restaurare macchine d’epoca. In questo parco potrebbero essere collocate le vetture storiche ancora funzionanti e non, attrazione certa per grandi e piccini. All’estero occasioni come queste non passano inosservate!
20
Bisogni e proposte Mulino di Mancasale: progetto per la costruzione di un polo civico e per il tempo libero (Hammam - museo dell’acqua - centro di interpretazione della zona nord della città) Siamo alla porta Nord della città. Lungo l’asse storico di via Gramsci, di fornte alla Bonifica. Ritroviamo e riconosciamo ancora bene qui un segno storico non ancora abbattuto. E’ l’antico mulino di Mancasale. Questo edificio, attualmente in vendita, rappresenta, dopo l’abbattimento scellerato della Nave, l’ultimo baluardo di quella economia protoindusrtiale che ha permesso alla città di crescere e per questo va salvaguardato. Non si tratta di musealizzare questo manufatto, ma di farlo rivivere nel tempo presente collocando qui alcuni servizi che raccontino e servano alla città multiculturale e pluriidentitaria dell’oggi. L’idea che proviamo a palesare è quella di un centro civico con uno spazio verde protetto a fianco del Canale di Reggio, dove poter collocare un Hammam (bagno turco), un punto ristoro, una sala civica polifunzionale, un centro di interpretazione sulle trasformazioni del territorio. Il progetto dell’hammam si colloca in un rapporto di relazione intervenuto con il tavolo “contrasto delle povertà” attivato dal Piano di Zona che ha l’obiettivo di coinvolgere in un processo di emancipazione e lavoro un gruppo di donne migranti al fine di costruire una cooperativa che possa gestire appunto l’hammam. Ci troviamo qui nel luogo ove l’acqua ha ancora uno spazio, seppur risicato, ma insopprimibile e che merita attenzione e cura. Questa presenza dell’acqua si lega in maniera simbiotica al progetto hammam e diventa naturale conduttrice di un ragionamento sui cambiamenti della città. Gli elementi di progettazione ora in corso per la riqualificazione dell’area antistante il cimitero e la chiesa di Mancasale, oltre agli studi già compiuti attraverso il progetto RETE - Reggio Emilia Territorio Esteso ci suggeriscono di puntare in maniera etica e non solo estetica su luogo recuperandone uno spazio che non deve rimanere anonimo. Possiamo aggiungere che abbiamo conosciuto un’esperienza di questo tipo che funziona bene a Torino, nella Circoscrizione Barriera Milano dove è stata riqualificata l’area adiacente alla chiesa S. Gaetano da Thiene, come fulcro dove posizionare Hammam (Alma Mater), Giardino, Parco attrezzato, Centro di Interpretazione EUT 6.
21
Bisogni e proposte Parco Naturalistico del Rodano Il Rodano scorre da sud a nord della città e attraversa con sinuose curvature le nostre frazioni di campagna regalandoci scorci di paesaggio e vedute calde e suggestive che ci ricordano lo scorrere lento della vita legata al trascorrere delle stagioni. Ci sembra giusto riscopire la bellezza di questo fiume e dei luoghi che con esso possiamo ri-conoscere, a partire dai campi, dalle colture, ma anche dalle specie animali e vegetali che qui trovano il loro habitat. Recentemente hanno fatto la loro comparsa uccelli e conchiglie mai visti prima, ma non vi sono luoghi in cui poter ammirare questa divesità senza correre il rischio di essere investiti dalle auto o di avventurarsi per tratturi poco battuti. Quindi ci pare interessante proporre all’Amministrazione ed agli assessorati competenti di studiare un progetto da recepire nel PSC per individuare percorsi lungo il fiume e corredarli delle necessarie attrezzature ed informazioni. Il Rodano costituisce a tutti gli effetti un bene culturale della città e noi cittadini che viviamo in prossimità di questo bene ne dobbiamo essere custodi e responsabili fruitori.
22