serenamaisto drawings in my mind
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Tutto cominciò grazie a un fisioterapista. Era il 1998, o forse il ’99, quando Serena Maisto dipinse il suo primo quadro quasi per gioco, per rispondere alla richiesta di uno studio di fisioterapia. Appena Serena vide la sua opera appesa alle pareti, provò una strana sensazione, difficile da spiegare. Ma è poi tanto necessario spiegarla? Serena intuì che la sua arte era fatta per i luoghi, per le persone; era un’arte che desiderava essere domestica, intimamente legata agli uomini e alle donne che ogni giorno se la trovano di fronte. La sensazione si fece più concreta quando, alle prime mostre, la gente le diceva cose del genere: bellissimo quadro, peccato che non sia più rosso e più piccolo di dieci centimetri… Allora Serena cominciò a chiedersi: perché non tenere conto dei desideri di chi guarderà ogni giorno il dipinto? Ora Serena Maisto lavora soltanto su commissione: quando pensa e quando crea le sue opere, ha in mente con precisione la persona che le acquisterà e il luogo dove verranno esposte. Non a caso questo libro non si limita a presentare i quadri nel loro contesto – ristoranti, case private, ville e monolocali – ma offre anche i volti di chi li ha ispirati. Mi viene in mente un vecchio disco di Sergio Endrigo, con le parole del poeta brasiliano Vinicius de Moraes: La vita, amico, è l’arte dell’incontro. Ecco, questo è il segreto di Serena: il suo lavoro è vivo perché è tessuto d’incontri, perché l’emozione creativa è prima di tutto personale, come in un appuntamento misterioso fra la pittrice e chi acquista i suoi quadri. Negli anni, ispirandosi all’action painting di Jackson Pollock, Serena Maisto ha sperimentato nuove vie e nuove tecniche. In questo periodo ama giocare con le luci e le ombre, tracciando le sue linee sulla superficie lucida del plexiglass. Queste limitazioni – il luogo, la persona, il supporto, la misura o il colore – non riducono la libertà di chi dipinge, ma sono un arricchimento, una continua sfida. La vera libertà artistica, infatti, non è l’assenza di regole, ma riuscire a trovare le regole giuste. E la regola di Serena è semplice: adattare l’opera a chi la possiederà. Ogni volta che la pittrice svela un nuovo dipinto, negli occhi dell’acquirente si accende un lampo, una scintilla di riconoscimento. Caspita, dicono quegli occhi, ma com’è possibile? Questo è proprio il mio quadro!
andrea fazioli
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C’è qualcosa di più bello, di più nobile, di più puro che realizzare il sogno di un bambino? La G4 Foundation si impegna proprio a trasformare in realtà i sogni di bambini gravemente malati o handicappati. Basta scrivere una e-mail e un esperto vaglierà la possibilità di realizzare il sogno del bambino. Ma il lavoro della Fondazione va oltre. Le cure mediche per le malattie gravi o rare costano moltissimo. Spesso le degenze all’ospedale sono molto lunghe. G4 Foundation partecipa in parte o totalmente alle spese delle cure all’estero. Insomma G4 Foundation opera ovunque ci sia un bambino malato nel bisogno. info@g4foundation.org www.g4foundation.org
finito di stampare maggio 2012 presso Grafiche SALIN, Olgiate Comasco