PoltroncinaConBraccioli_GUlrich

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guglielmo ulrich poltroncina con braccioli _ variante modello fiera di trieste

Indice CAPITOLO 1 Breve nota biografica Ulrich Architetto Ulrich, personaggio eclettico Eleganza, tra tradizione ed innovazione CAPITOLO 2 Rilievo fotografico Eidotipi Rilievo geometrico Analisi dei materiali CAPITOLO 3 Foto della maquette Foto della maquette in dettaglio Foto della maquette in scala 1 : 1 Bibliografia


Capitolo 1


guglielmo ulrich

Breve nota biografica G. Ulrich _“Autoritratto”, olio su cartoncino telato allestimento della mostra “le riedizioni: G. Ulrich”, Abitare il Tempo, Verona, 1994

Guglilmo Ulrich nasce a Milano nel 1904 da Alberto e Luisa Battaglia. Di nobile origine di famiglia danese, frequenta l’Accademia di Brera e, dopo un biennio, nel 1928 si laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Da architetto con il “titolo di Brera” si qualifica successivamente come architetto “esercitante” soprattutto nel campo dell’ artigianale. A questo indirizzo contribuisce non poco l’amicizia con Renato Wild, un giovane facoltoso, figlio di industriali tessili svizzeri, ricercato ed elegante, dotato di un talento particolare per sperimentare materiali inconsueti nell’arredo. Insieme fondano l’« ARCA », Società Arredamento Casa e presentano alla Triennale di Monza del 1930 un ambiente studio. L’esecuzione era della Khon di Milano. Il dinamico Wild, per seguire direttamente l’esecuzione dei mobili disegnati da Ulrich, crea quello stesso anno una propria fabbrica. Sotto la direzione dell’ungherese Coen e dei capi operai Kovacs e Jannace, una ventina di lavoranti producono, a partire dal 1931, i mobili e le suppellettili dell’ARCA. Ne cura la diffusione e la vendita Attilio Scaglia, socio di Ulrich e Wild, nel suo negozio in via Montenapoleone. Scaglia, che era stato l’agente del vetraio Cappellin, aveva fatto del suo negozio un punto di riferimento per l’arte decorativa moderna. La produzione dell’ARCA, che riguarda anche oggetti vari d’arredo - lampade, cornici, vassoi, vasi, candelieri,

progettati da Wild oltre che da Ulrich - nonché esecuzioni «su disegni forniti », è ampiamente illustrata sulle riviste di architettura e sulle riviste di architettura e di arredamento dell’epoca. La storia dell’ARCA, lo studio che ha prodotto gli arredi delle più eleganti case milanesi degli anni Trenta, si conclude durante la guerra nel 1936. Nello stesso anno Ulrich sposa Maria Luisa Nappi, dalla quale avrà due figli. Disegna successivamente mobili per Scaglia fino al 1943, e per Jannace e Kovacs fino al 1945. Partecipa a diverse Triennali, arreda negozi ed uffici in svariate città italiane, progetta edifici, dedicandosi inoltre all’ “urbanistica coloniale”. Partecipa a diversi concorsi, tra cui alcuni riguardanti gli “arredi navali”, e riceve il primo premio nel concorso della Fiera di Trieste per una sedia prodotta dalla Saffa. Muore nel 1977. Nel 1979 viene allestita una mostra dedicata ai suoi disegni alla Triennale di Milano, mentre nel 1994 Abitare il Tempo (Fiera di Verona) organizza una mostra di sue opere originali rieditate. Nel 2010 viene pubblicata una monografia di Luca Scacchetti intitolata Guglielmo Ulrich (1904-1977) edita da Federico Motta.



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Palazzo Argentina

Ulrich architetto

Autore: Bottoni Piero, Pucci Piero, Ulrich Guglielmo, progetto; Cavallè Mario, progetto del cinematografo

prospetto frontale dell’ edificio per abitazioni .1 corpo orizzontale che ospita il cinematografo visto da via Redi .2 prospetto laterale da via Broggi .3

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Tra le opere più rilevanti dell’immediato dopoguerra a Milano, realizzato tra il 1948 e il 1951, è il palazzo residenziale progettato da Piero Bottoni in collaborazione con Guglielmo Ulrich in Corso Buonosaires 36 e costruito dall’Impresa dell’ingegnere Sante Comolli. l’edificio occupa per intero un intero isolato con l’affaccio principale sul corso, asse commerciale per eccellenza ed ha una pianta a forma rettangolare: è costituito da una piastra di base e da una torre, con struttura portante a pilastri in cemento armato su fondazioni a plinto e murature di chiusura e partizione interna in laterizio forato, copertura a tetto a padiglione. E’ costituito da un fabbricato di base, con due livelli interrati e tre piani fuori terra, di 40 metri di lato, diviso da una galleria pedonale coperta che separa il volume del cinematografo dal corpo destinato ad abitazioni, una torre di undici piani ortogonale al corso. Negozi ed attività commerciali sono organizzate nella piastra di base che ospita il salone del cinema verso via Redi, sostituito al grande magazzino commerciale previsto in origine.

La composizione delle facciate è diversificata, con variazioni dei pieni e dei vuoti che sfuggono a regole di gerarchia e riflettono le specifiche destinazioni funzionali. La torre residenziale ospita grandi appartamenti con il soggiorno che si apre sul terrazzo, mentre delle loggebalcone caratterizzano le testate. L’articolazione dei volumi distingue le destinazioni d’uso. Un edificio che si distingue per l’immagine innovativa in un contesto privo di specificità architettonica, rinnovando i concetti espressi nella ricerca di Bottoni sul rapporto tra spazio urbano e architettura derivati dall’esperienza sviluppata con i progetti elaborati prima della guerra. L’impegno contemporaneo con l’esperienza del QT8 e la contemporanea attività di consulenza per il piano regolatore della città sono rappresentati dalla coerenza delle scelte architettoniche. Di grande interesse sotto il profilo architettonico, palaz zo Argentina costituisce un particolarissimo esempio della attività di Bottoni nel solco del razionalismo del dopoguerra con il quale affronta il tema dell’inserimento di un edificio a diverse funzioni in un programma di riorganizzazione più ampia del tessuto urbano.



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Ulrich, un personaggio eclettico vetrina per il negozio Scaglia a Milano, 1931 .1 copertina del libro di Ulrich “Arredamento” con prefazione di Gio Ponti, 1942 .2 ambiente per la nave “Cristoforo Colombo” .3 ambiente “camera d’albergo” per la VII Triennale di Milano, 1940 armadio in legno di ciliegiocon antine in specchio trasparente .4

Guglilmo Ulrich è stato un’ importante presenza sulla scena italiana ed internazionale; nonostante siano molto rari gli scritti che lo riguardano, fortunatamente il materiale conservato dal figlio e quello donato all’associazione CSCA dell’ Università di Parma permette di conoscere Ulrich come un abilissimo disegnatore, un sensibile e prolifico progettista di oggetti, un architetto capace di usare linguaggi nuovi con una pratica ed una professionalità antiche, uno spirito curioso e artistico, parte fin da giovane del mondo concreto della costruzione. Alcuni di questi fattori potrebbero essere il motivo per cui la cultura ufficiale non ha mai dimostrato un’ adeguata attenzione ai suoi progetti a causa della difficoltà nell’interpretare la sua figura così complessa. La critica ufficiale non lo amava molto poichè era disorientata dalla libertà con cui si muoveva all’interno delle svariate discipline di cui si occupava (pittura, design, arredamento, architettura, urbanistica), e di conseguenza non era riconducibile ad un solo “genere”. Inoltre non sempre fu apprezzato dai suoi contemporanei, forse perchè era sempre stato un uomo di successo e legato ad una committenza altoborghese. Certo non si può definire Ulrich un teorico della materia dal momento che di lui rimangono pochi e brevi testi ed egli amava farsi presentare da Giò Ponti, uno dei

colleghi di cui usava circondarsi sovente insieme ad Albini, Chiesa, Mollino... A compensare la scarsa teoria però vi era la prolifica attività progettuale di mobili caratterizzata dalla forte attenzione all’ unicità dell’oggetto che andava ad arredare numerose abitazioni tra gli anni Trenta e Cinquanta. La particolare formazione artistica di Ulrich all’ Accademia di Brera di Milano può dare indicazioni sulle sue teorie; questa fu infatti il motivo per cui, già dagli albori della sua carriera, egli avesse scelto la strada dell’ oggetto di artigianato di alto valore artistico, carico di valori materici simbolici, nuovi ma con forti riferimenti alla tradizione, piuttosto che l’oggetto di serie, razionalista scarno e metallico. Grazie al fatto che in Italia l’artigianato era ancora molto vivo, Ulrich approfitta di tale patrimonio culturale per i suoi progetti, impiegando però materiali che non sono parte della nostra tradizione. Materiali esotici e pregiatissimi che contano una vastissimo campionario di pelli (dove pare mancare solo quella umana), dalla foca, alla razza, allo squalo....Se si percorre la palette, la tastiera cromatica presenta accostamenti sublimi da arte decorativa settecentesca ( la pergamena blu, l’oro del legno con colori da porcellana di Sévres), gradienti tono su tono o caldi (il giallo con l’amaranto appassito e ancora l’oro), contrasti allarmanti (il giallo con il nero che ricordano un avesspa o una tigre), giustapposizione di texture lucide e opache, pelose e laccate, a strisce e scacchi che quasi divengono optical. Tale fattore innovativo costituisce proprio la sua peculiarità che lo colloca in una dimensione europea e che lo contraddistingue dagli altri prodotti di alto artigianato, soprattutto francesi.: viene così definito “il progettista dei mobili moderni di lusso”. Il concetto di lusso però non è tanto riconosciuto dalla complessità delle linee formali o dall’ eccesso di elementi decorativi, quanto dall’esecuzione dell “oggetto fatto ad arte”, nella sua unicità, e per l’utilizzo di materiali preziosi e ricercati.



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Eleganza, tra tradizione ed innovazione ambiente per la VI Triennale di Milano, 1936 _ angolo stanza da letto pareti in raso a fasce intrecciate, divano e poltrone in pelle scamosciata nocciola; forziere in mogano con piano ribaltabile, cassetti e maniglie in ottone lucido; tavolino rivestito in pelle di vacca chiara; poltroncina in legno laccato nero lucido; lampadario creato con tre cerchi di tessere di specchio contenenti una corana di lampadine

Propio dai suoi studi all’ Accademia deriva l’amore per il “classico” che si traduce in interesse ed apprezzamento per la storia e l’importanza del valore di un oggetto progettato per resistere nel tempo e che non segue necessariamente uno stile specifico. La storia dalla quale Ulrich è attratto e da cui tra e ispirazione non è solo quella dell’arte, ma è anche la storia di ognuno di noi: come dice Ponti “ il classico è come riconoscersi in una razza umanistica”. E così Ulrich arriva a concepire l’ambiente arredato come un accumulo di oggetti che appartengono a diverse epoche, espressioni di uno spazio eclettico in cui intervengono varie tendenze e culture; e propio “elegante” è l’aggettivo più ricorrente nel defnire questi spazi anche se vi è sempre un tentativo di esplorare il nuovo e l’inusuale. L’opera di Ulrich non può essere riassunta in una definizione univoca ma dev’ essere valutata globalmente per vedere un filo conduttore che, nonostante non permetta di incasellare precisamente il personaggio, certo offre la possibilità di individuare una costante del suo processo creativo: il forte ecclettismo, aperto a diverse suggestioni sia stilistiche che di uso dei mateiali. In concreto significa che per lui tutto può esere reinterpretato, ma con raffinatezza, purchè rimanga garantito il recupero di valori aulici..

Le forme sono studiate con la particolare attenzione e la sapienza di che possiede una profonda conoscenza dell’anatomia umana studiata durate le numerose esercitazioni “sul nudo” all’ Accademia. Infatti basta leggere alcune didascalie che accompagnano i suoi progetti per intravederne il ricordo e la suggestione in questo senso come per esempio “fianchi piene”, “ossatura divisa in tre zone”, “gambe lievemente divaricate”... Nonostante i suoi studi lo portino spesso al recuper di linguaggi storici, spesso azzarda un confronto con le tendenze moderne però solo per la necessità di rispondere alle esigenze estetiche del momento. Il suo forte legame con la cultura classica non influisce solo sulla sua ricerca formale ma porta le sue scelte nella direzione del mondo dell’artigianato, ricco di tradizioni e tecniche, più consono ad esprimere creatività e continuità con la tradizone; perciò a lui va il pregio di aver riqualificato l’artigianalità italiana, che dopo il periodo di fastidio e rifiuto per “l’rribile nudismo del metallo” francese dell’ Esprit Nouveau, guarda verso l’esoticità della materia naturale. Non si parla di design industriale ma di mobili pensati per essere pezzi unici per una committenza d’elite, appositamente per un arredamento d’interni esclusivo. Prima si usavano materiali semplici, legni tutt’altro che rari, plastica, al massimo acciaio e cristallo; alla freddezza di questi ultimi Ulrich rispondeva preferendo metalli più caldi che ricordassero la tradizione come il rame e l’ottone o il nobile argento, paralumi di pergamena o di seta, pannelli di essenze rare e pregiate ( ebano, palma, cedro, zebrano), lavorazioni delicate e superfici decorate sapientemente. Esecuzioni artigianali impeccabili e spesso uniche, specialmente negli anni Trenta, esprimono in tutti i loro particolari delle soluzioni formali ricercatissime, le quali vengono molto apprezzate dall’alta borghesia poichè le trova sofisticate ed adatte alle loro esigenze di rappresentatività..Ciò che in fondo va riconosciuto ad Ulrich è la sua mediazione tra il “moderno” e la “tradizione” in un operare fatto molto di mestiere e di buon gusto, senza la pretesa di essere all’avanguardia ma di tendere alla massima ricerca della qualità dell’oggetto. Egli è sensibile ai fermenti culturali del tempo ma tende a rimanerne marginalmente coinvolto, al fine di porsi più come interprete di un gusto dell’epoca che come esploratore di un linguaggio nuovo.


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Le sedute

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poltrona realizzata per casa Illes, 1948 .1 poltroncina Willy .2 poltroncina realizzata per casa Arlotti, 1934 .3 poltroncina Art Deco da club .4 sedia per sala da pranzo .5 sedie per sala da pranzo .6 sedia modello Fiera di Trieste, variante con braccioli .7 4

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Il lavoro di Ulrich non contiene invenzionii formali ecclatanti, e quando stupisce lo fa tramite la raffinatezza di interpretazione dei moti collettivi del suo tempo, infatti i suoi mobili sono progettati per collimare con le aspirazioni e le tradizioni dell’alta borghesia del tempo. Sono pezzi di estrema qualità progettuale ed esecutiva, dalle misure calcolate , dal rigore geometrico e dalla semplicità delle forme che diventano costanti nella sua produzione la quale si mantiene sempre su una posizione conservatrice di rifiuto dell’ industria in favore dell’artigianato di classe. Ulrich fa uso della “sottile sproporzione” rispetto a parametri classici e convenzionali ma essa diviene una sorta di mezzo per ridare parola ai pezzi che disegna. in questo modo si riporta una nuova attenzione ed inedita propio sulle proporzioni cosa che si nota in particolare nelle sedie perchè hanno misure un po’ diverse dai canoni classici, e sulle geometrie essenziali che sono così rigide e ripetitive da diventare esse stesse decorative. La caratterizzazione dei mobili viene data sovente da un moderato rinnovamento della tradizione, ma spesso anche da un netto distacco con il passato privilegiando però la funzionalità su ogni altro aspetto. Ogni mobile è progettato per essere strettamente funzionale: in generale si può notare che i mobili contenitori, eccezione fatto per gli armadi che tendono a mimetizzarsi con la parete, tendono ad essere slanciati e a distaccarsi dal pavimento quasi a volersi

distinguere dalla massiva volumetria di poltrone e divani che sono volutamente mantenuti più bassi. Le sedute sono infatti disegnate per servire ad un’ idea di comfort e l’aderenza al pavimento di divani e poltrone è la chiara giustificazione della loro funzionalità. La loro forma è definita interamente dalla sagoma dell’imbottito mentre la struttura è totalmente nascosta; sedile, schienale e braccioli formano quasi un blocco unico omogeneamente rivestito dallo stesso materiale del quale il progettista si occupa del disegno qualora si tratti di tessuti pregiati e rare stoffe. Uno dei mobili che può definirsi il campione indispensabile per analizzare lo stile di un’epoca, ma anche le modalità progettuali e il carattere dell’architetto, è la sedia .Notoriamente è uno dei mobili più difficili da progettare, ma per Ulrich diviene una sorta di palestra dove esercitarsi nell’espressione del gusto. Al contrario degli imbottiti in cui la struttura è totalmente nascosta, le sedie hanno il loro sostegno a vista. La tipologia di questo mobile richiedeva , dopo gli appesantimenti e le linee squadrate del novecento, leggerezza ed eleganza da unire alla loro solidità. Molte sedie venivano disegnate da Ulrich in abbinato ad un tavolo che presenta con esse una corrispondenza morfologica ma che non sempre ha gli stessi particolari stilistici, anzi sovente presenta dissonanze e contrasti volumetrici e cromatici. Le sedute hanno solo il piano del sedile imbottito, di rado lo schienale presenta lo stesso rivestimento e quando ne è privo è composto da sinuose e plastiche geometrie in legno. Ulrich sperimenta molti modelli di questo elemento , ricercando sempre la soluzione migliore e la più confortvole. Lo schienale “ avvolgente” risulta il più diffuso tra tutti i modelli ed è possibile notarlo anche appena accennato sugli sgabelli. In definitiva nella sedia è lo schienale che caratterizza il modello.


Capitolo 2


Rilievo fotografico

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fronte .1 prospetto laterale .2 retro .3 vista dal basso .4



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Eidotipi prospetto laterale dettaglio dello schienale e dell’innesto della forcella laterale alla gamba della sedia



fronte della sedia dettaglio dell’ unione della forcella anteriore e relativa sezione



prospetto laterale con sezioni ribaltate dettaglio della forcella che sorregge il sedile



planimetria dal basso planimetria dall’alto dettaglio delle forcelle che compongono lo schienale



analisi del poggiolo



Rilievo geometrico planimetrie scala 1:5



prospetto fronte e retro scala 1:5



prospetto laterale scala 1 : 5



Analisi dei materiali

ecopelle color verde scuro rivestimento per l’ imbottito del sedile la scelta del materiale era a discrezione del committente il presente non è l’originale

legno di rovere intera struttura della sedia

fodera di tessuto grigio rivestimento inferiore del pannello che costituisce il sedile


Capitolo 3


Foto della maquette scala 1 : 5





Foto della maquette in dettaglio scala 1 : 5



Foto della maquette dettaglio incastro delle forcelle alla gamba anteriore scala 1 : 1



Bibliografia

U. La Pietra ( a cura di ), Ulrich. Gli oggetti fatti ad arte, Electa, Milano, 1994 Isa Tutini Vercelloni, Ugo La Pietra, Giancorrado Ulrich ( a cura di ), Le riedizioni: Guglielmo Ulrich, catalogo della mostra realizzata nell’ ambito di abitare il tempo, giornate internazionali dell’ Arredo, Edizioni Grafiche Zanini, Verona, 1994 L. Scacchetti ( a cura di ), Guglielmo Ulrich, Federico Motta, Milano, 2010 C. Pagani , Architettura italiana oggi, Ulrico Hoepli Editore S.p.A., Milano, 1955 Casabella, n. 451/452, Electa, Milano, 1979



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