VisitArt n. 10 ita

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5,00 €

semestrale sulle arti a Firenze n.10 autunno 2014/2015 inverno

il ’900 a in questo numero:

FIRENZE Renato Bertelli, Profilo continuo. Dux, 1935, particolare. Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna

e anche: le grandi mostre i musei i percorsi architettonici i tesori nascosti la mappa della città i monumenti le attività per i bambini i personaggi


www.visitartfirenze.com semestrale di informazioni sulle arti a Firenze ideato e diretto da Ginevra Marchi è una pubblicazione dell’editore Centro Di della Edifimi srl © Tutti i diritti riservati Lungarno Serristori, 35 50125 Firenze www.centrodi.it ISSN 2037-4658 Iscrizione al Registro Operatori di Comunicazione n. 7257 Stampa: Petruzzi Stampa, Città di Castello, settembre 2014

VisitArt è disponibile nelle edicole, nelle librerie, nei bookshop dei musei e si può richiedere direttamente all’editore: edizioni@centrodi.it in abbonamento (2 numeri): Italia € 10,00 Estero € 20,00 prezzo di copertina: € 5,00 direttore editoriale Ginevra Marchi g.marchi@centrodi.it direttore responsabile Franco Cesati coordinamento editoriale Clara Gambaro claragambaro@visitartfirenze.com responsabile della redazione, grafica e impaginazione Manola Miniati redazione@visitartfirenze.com redazione ed elaborazione dei testi Clara Gambaro, Chiara Sestini redazione@visitartfirenze.com editing inglese Alyson Price alison@visitartfirenze.com responsabile estero Maria de Peverelli maria@depeverelli.com

il n. 11 uscirà ad aprile 2015

hanno collaborato a questo numero Luigi Cavallo

curatore del Museo Ardengo Soffici e del ’900 italiano

Simonella Condemi

direttrice della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti

Emilia Daniele

storica dell’architettura

Valentina Gensini

curatore scientifico del progetto museologico del Museo Novecento

Giovanna Giusti

già direttrice del Dipartimento Arte dell’Ottocento e Contemporanea della Galleria degli Uffizi

il calendario su ciò che avviene in città è aggiornato settimanalmente e accessibile a tutti su www.visitartfirenze.com

saggista, drammaturgo e storyteller in scena

illustrazioni Paolo Fiumi

(p. 21) Architetto, scenografo e illustratore www.paolofiumi.it

Silvia Cheli

(p. 25) Illustratrice e ritrattista cheli.ritratti@libero.it

crediti fotografici

Le immagini presenti nella rivista sono quasi sempre fornite direttamente dai musei. I crediti fotografici sono segnalati ai margini delle immagini. L’Editore si rende disponibile a integrare o emendare, nel prossimo numero, le eventuali omissioni del copyright degli aventi diritto Archivio fotografico della Soprintendenza SPSAE e per il Polo Museale della città di Firenze, foto Antonio Quattrone, Firenze (copertina) Archivio Fotografico Fondazione Marino Marini - Pistoia (p. 8) Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, foto Nicolò Orsi Battaglini, Firenze (p. 10)

traduzioni Anthony Brierley

Courtesy Opera di Santa Maria del Fiore, foto Antonio Quattrone, Firenze (p. 10)

ufficio commerciale e abbonamenti Silvia Cangioli silviacangioli@visitartfirenze.com

nello spirito che caratterizza la rivista, VisitArt organizza con grande successo dei social events all’interno dei musei, animati da spettacoli, musica e altri intrattenimenti, volti alla sensibilizzazione e alla raccolta fondi destinata al patrimonio culturale fiorentino. Per iscriversi alla nostra mailing list ed essere invitati: promozione@visitartfirenze.com

Luca Scarlini

consulente Victor M. Schmidt

sito web, newsletter, facebook Benedetta Seravalli, Giulia Guidi promozione@visitartfirenze.com

gli eventi di

Ringraziamo i nostri partners sostenitori: Leonardo e Marco Bassilichi Marchesi Antinori Associazione Partners di Palazzo Strozzi Fondazione Palazzo Strozzi Gucci

La pubblicazione di VisitArt è resa possibile grazie al contributo fondamentale di

Simone Sbaraglia (p. 14) Claudia Primangeli (p. 15) Courtesy Comando I.S.M.A., Firenze (p. 18) Mauro Puccini (p. 24)

Azienda nata nel 1957 a Firenze, è oggi player riconosciuto nel mercato del Business Process Outsourcing (BPO). A livello consolidato impiega 2.150 dipendenti.


sommario

4 Galleria degli Uffizi 5 Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi Museo Nazionale del Bargello Galleria dell’Accademia 6 Palazzo Pitti 7 Museo di San Marco Museo delle Cappelle Medicee Chiesa e Museo di Orsanmichele Palazzo Medici Riccardi Museo dell’Opificio delle Pietre Dure Museo degli Innocenti 8 Musei e luoghi del contemporaneo 9 Palazzo Strozzi 10 Opera di Santa Maria del Fiore 11 Complesso Monumentale di Santa Croce

Marilyn

Marco Biffoli Aperta nel 1975 nell’ex manicomio fiorentino (artista de La Tinaia) di San Salvi, La Tinaia è nata come spazio di acrilico su tela cm 100x70 riabilitazione per i ricoverati dei reparti psichiatrici particolare ospedalieri attraverso l’attività artistica. Più di 200 sono le mostre realizzate dagli anni Settanta a oggi e numerose le opere qui realizzate che, riconosciute in Italia e all’estero nel loro specifico valore estetico, sono presenti nelle più importanti collezioni pubbliche e private di arte, tra cui Collection de l’Art Brut di Losanna, L’Aracine di Parigi, Musée d’art moderne di Villeneuve d’Ascq, Outsider Collection di Monika Kinley a Londra, Phyllis Kind Gallery di Chicago e New York, MADmusée di Liegi e Museum of Everything. La Tinaia è ancora oggi un luogo di creazione e diffusione dell’attività artistica; è un centro di riabilitazione del SOS SMA Q. 2 aperto agli utenti in cura presso tutti i Servizi di Salute Mentale dell’Azienda Sanitaria fiorentina. Nel 2002, in accordo con l’ASL 10 di Firenze, è nata l’Associazione “La Nuova Tinaia” Onlus che ha il compito di gestire il patrimonio artistico del centro, valorizzare la storia dell’atelier e promuovere l'attività dei nuovi artisti, attraverso progetti di conservazione, esposizione e commercializzazione.

Centro di Attività Espressive La Tinaia Associazione “La Nuova Tinaia” Onlus Cooperativa Sociale Onlus G. Di Vittorio via di San Salvi, 12 latinaia@asf.toscana.it www.latinaia.org

12 Gucci Museo 14 Musei scientifici 15 Villa e Giardino Bardini Ecrf Spazio Mostre Musei della moda 16 Percorso architettonico 20 Musei Civici Fiorentini 21 “I grandi stranieri” 22 Case museo e Collezioni 23 Ville medicee Museo Ardengo Soffici e del ’900 italiano 24 Musei archeologici 25 Attività per bambini e ragazzi 26 Mappa della città


N o v e c e n t o per gli Uffizi

polo museale fiorentino

Galleria degli Uffizi

Nell’edificio, in origine creato dai Medici per le Magistrature delle Arti fiorentine, Francesco I collocò una serie di ritratti di uomini illustri e allestì la Tribuna per custodire le opere d’arte e le rarità naturali più stupefacenti della sua raccolta. Da qui nasce l’odierna Galleria, di cui fanno parte anche il Corridoio Vasariano e la Collezione Contini Bonacossi, visitabili su prenotazione.

Nel 1978, varcando la mitica soglia del ‘portino’ in via della Ninna 5, ha avuto inizio la mia avventura agli Uffizi. Collaborando, tra i primi incarichi, al catalogo generale della Galleria, tra revisioni di opere e correzioni di bozze, la sezione dedicata agli autoritratti (allora 1.040, oggi 1.786) ha subito e poi sempre ispirato curiosità ed emozioni. Di lì a poco sarebbero iniziati ad arrivare i tanti autoritratti che Luciano Berti chiedeva per aggiornare la raccolta e ‘far festa’ per il compimento dei 400 anni della Galleria. Quando le opere vennero presentate in due esposizioni, ricordo che la presenza di diversi artisti regalava un’atmosfera di vivace attualità a cui non si era abituati. Poi hanno fatto seguito schedature e organizzazioni dei quadri nei depositi, con calibrati inserimenti nel Corridoio Vasariano, che fino al 2013 si chiudeva con Chagall e Guttuso. Era un Novecento spezzato, almeno rispetto a quanto la collezione degli Uffizi ormai contemplava, con nuovi arrivi per vie diverse e l’acquisizione di 300 autoritratti della Collezione Rezzonico nel 2005, alcuni dei quali già presentati l’anno prima, quando Antonio Paolucci aveva voluto agli Uffizi, dal Musée du Luxembourg di Parigi, la mostra Moi! Autoritratti del XX secolo, affidandomene la direzione. Sono seguite, tra il 2007 e il 2010, mostre a Venezia, Londra, Tokyo e Osaka, Lubiana e Budapest che, presentando selezioni della raccolta fiorentina, hanno dato un saggio anche degli autori a noi più vicini, mentre sono stati analiticamente studiati e presentati (2013-2014) gli autoritratti dell’Ungheria e del Belgio, con nuovi contributi di rilievo internazionale. La mostra che mi ha permesso di studiare lo scarso numero (7%) di autoritratti di artiste (2010-2011) ha prodotto anche un intenso intreccio di corrispondenze, visite di studi e 25 nuovi autoritratti di artiste, per lo più viventi, portando un contributo significativo a favore delle proporzioni di genere nel contesto della collezione di Galleria; a questi se ne sono uniti altri cinque, che fanno salire a 30 il numero delle effigi femminili, realizzate con le tecniche più varie, donate solo dal 2010. Gli Uffizi hanno partecipato, dal 2011, anche alla ‘Giornata del Contemporaneo’, mentre ‘Laboratorio Novecento’ per due volte si è confermato un appuntamento riuscito a favore dell’incontro di giovani studenti con l’arte del nostro tempo. Il lavoro più impegnativo e insieme appassionante, inaugurato nel settembre 2013, si è rivelato il riordinamento della parte terminale del Corridoio Vasariano, che ha permesso di estrarre dai depositi oltre 130 autoritratti di artisti italiani e stranieri; una selezione complessa e difficile che ha consentito tuttavia un ampliamento coerente della teoria di ritratti secondo cronologie, correnti e nazionalità, fino agli ultimissimi arrivi. Gli apprezzamenti dei visitatori valgano d’auspicio ad andare oltre, procedendo presto con l’avanzamento della collezione storica degli autoritratti fin dal lungarno degli Archibusieri, per concedere spazio ancora a qualche centinaio di autoritratti e sempre più e meglio raccordarsi, nel panorama cittadino, alle raccolte della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti e del neonato Museo Novecento. Giovanna Giusti Già direttrice del Dipartimento Arte dell’Ottocento e Contemporanea della Galleria degli Uffizi

piazzale degli Uffizi

www.polomuseale.firenze.it/uffizi

le mostre

Puro semplice Iacopo del e naturale Casentino

nell’arte a Firenze tra Cinque e Seicento a cura di Alessandra Giannotti e Claudio Pizzorusso

fino al 2 novembre 2014 Galleria degli Uffizi Circa 80 opere di pittura e scultura illustrano la peculiare identità dell’arte fiorentina tra Cinque e Seicento, caratterizzata dalla dichiarata fedeltà ai valori espressi agli inizi del XVI secolo da Andrea del Sarto e Fra Bartolomeo, offrendo un’occasione di sovvertire il luogo comune di una cultura fiorentina passatista e mettere in luce la ‘novità della tradizione’.

Le Donne del Digiuno a cura di Tiziana Faraoni

“La Città degli Uffizi” 14 a cura di Daniela Parenti e Sara Ragazzini

fino al 19 ottobre 2014 Pratovecchio (Arezzo), Teatro degli Antei La mostra prende spunto da Iacopo di Landino, nativo di Pratovecchio e identificato da Vasari con Iacopo del Casentino, di cui gli Uffizi possiedono l’unica opera firmata; in mostra tavole e affreschi, insieme a preziose opere di gusto ormai tardogotico, testimoniano la fervente vita artistica locale.

Vie della scultura

13 ottobre-9 novembre 2014 San Pier Scheraggio

“La Città degli Uffizi” 16 a cura di Giovanna Uzzani

Le fotografie di Francesco Francaviglia ritraggono oggi i volti severi di 31 donne coraggiose che 20 anni fa si schierarono a viso aperto contro la criminalità: nell’estate del 1992 infatti, dopo le stragi in cui morirono Falcone e Borsellino, un gruppo di donne reagì organizzando un digiuno nella piazza principale di Palermo. Fisionomie ineluttabilmente mutate e, proprio per questo, in grado di attestare che l’audacia, la ribellione, la resistenza rimangono le stesse.

fino al 27 ottobre 2014 Forte dei Marmi, Villa Bertelli

Icone di scuola russa “I mai visti” XIV a cura di Daniela Parenti e Valentina Conticelli

Michelangelo Pistoletto, Autoritratto con collezionista, 19621994, serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio. Firenze, Galleria degli Uffizi, Collezione degli Autoritratti

e la pittura a Pratovecchio nel secolo di Giotto

In omaggio a 13 scultori del Novecento e contemporanei che hanno riconosciuto in Forte dei Marmi la patria della scultura, sono esposti per ciascuno un autoritratto o un’opera grafica dagli Uffizi e una scultura selezionata da laboratori, fonderie e collezioni legati al territorio apuo-versiliese.

Dosso Dossi

Rinascimenti eccentrici al Castello del Buonconsiglio “La Città degli Uffizi” 15 a cura di Vincenzo Farinella con Lia Camerlengo e Francesca de Gramatica

dicembre 2014-febbraio 2015 Sala delle Reali Poste

fino al 2 novembre 2014 Trento, Castello del Buonconsiglio

Oltre 70 icone di scuola russa, recentemente giunte agli Uffizi dalla Galleria dell’Accademia, sono presentate sia nel loro valore storico nell’ambito delle vicende degli Uffizi in epoca lorenese, sia nel loro significato e nella funzione in rapporto alla liturgia ortodossa. La raccolta di dipinti – in gran parte risalenti alla prima metà del XVIII secolo, ma con pregevoli esempi più antichi – alla fine del Settecento era stata sistemata dall’abate Lanzi nel Gabinetto delle Pitture antiche, accanto alle opere a fondo oro, e costituisce il più antico nucleo collezionistico di icone russe oggi esistente al di fuori della Russia.

Circa 40 dipinti di Dosso e Battista Dossi, in dialogo con gli affreschi del castello cui i due fratelli lavorarono nel 1531-1532, tracciano le tappe artistiche del primo – dalla corte di Alfonso d’Este a Ferrara, a Pesaro presso Eleonora d’Urbino fino a Trento al servizio del principe vescovo Bernardo Clesio – e stimolano una revisione del problema della loro collaborazione a Trento. Tra i capolavori di Dosso Dossi è esposto il magnifico Giove pittore di farfalle, quadro enigmatico che ha affascinato gli studiosi per il messaggio che cela e la straordinaria qualità esecutiva.


Museo Nazionale del Bargello

via della Ninna, 5

Ospitato nel duecentesco palazzo del Capitano del Popolo – detto poi Bargello dal capo del Consiglio di Giustizia, qui trasferito nel 1502 –, il museo conserva straordinarie raccolte di scultura, con capolavori di Donatello, Luca della Robbia, Verrocchio, Michelangelo, Cellini e Giambologna, oltre a preziosi bronzetti, maioliche, smalti, medaglie, avori, sigilli, cere e tessili.

La collezione del GDSU affonda le sue origini nelle raccolte medicee: fu in particolare Leopoldo de’ Medici, cardinale nel 1667, ad acquistare numerosi fogli dei maggiori artisti antichi e contemporanei. Arricchita dai Lorena e da successive donazioni, la raccolta conta oggi oltre 170.000 opere. www.polomuseale.firenze.it/musei/disegni

via del Proconsolo, 4

www.polomuseale.firenze.it/bargello

Galleria dell’Accademia

polo museale fiorentino

Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

Il nucleo di opere e calchi dell’Accademia di Belle Arti e dell’Accademia del Disegno, destinato alla didattica, si arricchì nell’Ottocento di sculture di Michelangelo quali i Prigioni, il San Matteo e il David. La Galleria oggi custodisce anche dipinti di artisti attivi nell’area fiorentina (XIII-XVI secolo) e gessi ottocente schi. Ospita inoltre il Dipartimento degli Strumenti Musicali con strumenti dalle collezioni medicee e lorenesi. via Ricasoli, 58-60

www.polomuseale.firenze.it/musei/accademia

le mostre

Jacques Lipchitz a Monaco e a Firenze Disegni per sculture 1910-1972 a cura di Marzia Faietti e Michael Semff con la collaborazione di Birgitta Heid e Giorgio Marini 2 ottobre-7 dicembre 2014 Monaco, Staatliche Graphische Sammlung 23 febbraio-4 maggio 2015 Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

Jacques Lipchitz (Druskieniki, Lituania 1891Capri 1973) fu, con Amedeo Modigliani e Juan Gris, uno dei protagonisti della nascita e dello sviluppo del nuovo linguaggio figurativo nella Parigi dei primi decenni del Novecento, periodo che egli trascorse in Francia per poi vivere, con il secondo conflitto mondiale, tra New York e l’Italia. Condividendo le inquietudini e le contemporanee ricerche di Picasso e Braque, l’artista lituano pose le basi del vocabolario cubista nella scultura, di cui fu uno degli interpreti più innovativi. Preparò molte delle sue opere con studi grafici concepiti quali strumenti d’indagine per la sua visione plastica. Come per altri grandi scultori, da Canova a Moore, la produzione disegnativa dell’artista si nutre infatti in maniera imprescindibile del potenziale che questa modalità espressiva riveste nell’esplorare temi e forme che poi possono essere variamente tradotti in costruzioni tridimensionali, documentando la genesi intima del processo creativo. Una duplice donazione di opere su carta – oltre 60 tra disegni, acqueforti e un taccuino di schizzi –, destinata dagli eredi di Lipchitz al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e alla Staatliche Graphische Sammlung di Monaco di Baviera, ha stimolato un progetto espositivo congiunto tra le due istituzioni che risultano tra le maggiori raccolte grafiche al mondo.

“La fortuna dei primitivi”

Tesori d’arte dalle collezioni italiane fra Sette e Ottocento a cura di Angelo Tartuferi e Gianluca Tormen

fino all’8 dicembre 2014 Galleria dell’Accademia In mostra pitture dei cosiddetti “primitivi”, ma anche sculture, oggetti di arte suntuaria e codici miniati dal Duecento al Quattrocento appartenuti ad abati, cardinali, nobiluomini ed eruditi. Le loro raccolte, messe per la prima volta a confronto, testimoniano la sensibilità estetica dei vari collezionisti tra Sette e Ottocento e il loro desiderio di salvaguardare tali testimonianze, minacciate dal rischio della distruzione o dell’abbandono. Tra gli artisti in mostra figurano il Maestro della Maddalena, Arnolfo di Cambio, Bernardo Daddi, Taddeo Gaddi, Nardo di Cione, Lippo Memmi, Ambrogio Lorenzetti, Pietro da Rimini, Beato Angelico, Filippo Lippi, Andrea Mantegna, Cosmè Tura, Piermatteo d’Amelia e Giovanni Bellini.

Jacques Lipchitz, Senza titolo (The Road to Exile), 1945-1950, acquaforte. Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi

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polo museale fiorentino

Palazzo Pitti

Il palazzo, voluto da Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I, fu residenza dei Medici e in seguito dei re d’Italia. Collegato dal Corridoio Vasariano agli Uffizi e a Palazzo Vecchio attraverso il Giardino di Boboli, il complesso custodisce importanti collezioni, articolate in sei strutture museali all’interno di ambienti magnificamente conservati: il Museo degli Argenti, la Galleria d’arte moder na, la Galleria de l Costume, la Galleria Palatina e Appartamenti Reali, il Museo delle Porcellane e il Museo delle Carrozze (visitabile su richiesta). piazza dei Pitti

www.polomuseale.firenze.it/musei/palazzopitti

le mostre

Sacri splendori

Il tesoro della ‘Cappella delle reliquie’ in Palazzo Pitti a cura di Riccardo Gennaioli e Maria Sframeli

fino al 2 novembre 2014 Museo degli Argenti Consacrata nel 1616, la cappella custodiva reliquiari, oggetti liturgici e manufatti profani raccolti da Maria Maddalena, moglie di Cosimo II de’ Medici. La mostra intende restituire l’aspetto di questa Wunderkammer devozionale, riunendo alcuni dei suoi tesori e illustrando la collezione di Maria Maddalena e le successive acquisizioni di Vittoria della Rovere e Cosimo III.

Omaggio a Piero Tosi a cura di Caterina Chiarelli

1 ottobre 2014-11 gennaio 2015 Galleria del Costume, Sala da ballo In omaggio a Piero Tosi, costumista teatrale affermatosi nel cinema a fianco di grandi registi italiani, sono esposti abiti di scena selezionati dalla donazione di Umberto Tirelli alla Galleria (1986): per gli abiti storici e i costumi teatrali e cinematografici Tosi si è avvalso di sartorie teatrali come quella di Tirelli, con la quale collabora ancor oggi a distanza di anni dalla sua scomparsa.

Il colore dell’ombra a cura di Rossella Campana

25 novembre 2014-8 marzo 2015 Palazzo Pitti, Andito degli Angiolini Palazzo Pitti ospita una mostra dedicata alla Prima Esposizione di Bianco e Nero, tenutasi a Firenze nel 1914 presso la Società di Belle Arti. In quella occasione, la Commissione della Galleria d’arte moderna volle acquistare diversi importanti fogli che andarono ad arricchire le collezioni del museo.

Il centenario della Galleria d’arte moderna

focus mostra

Luci sul ’900

Prova di allestimento per il futuro della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti a cura di Simonella Condemi ed Ettore Spalletti

28 ottobre 2014-8 marzo 2015 Galleria d’arte moderna

Nel marzo 1914, presso alcune sale della Galleria dell’Accademia, il ministro Arduino Colasanti inaugurava una prima modesta sezione della Galleria dedicata all’arte moderna che 20 anni più tardi, nel giugno 1924, sarebbe approdata a Palazzo Pitti, nella sede attuale. Le diverse provenienze delle opere di questo primo nucleo dai premi accademici e dalle raccolte lorenesi e sabaude sono in grado di illustrarne criticamente la genesi lunga e complessa; questo processo di formazione aveva conosciuto una nuova stagione a partire dal 1908, culminata in una Convenzione tra Stato e Comune (giugno 1914) con la quale si sanciva il governo misto della Galleria da parte di entrambi. Tale accordo stabiliva inoltre che uno speciale organismo giuridico, la Commissione, avrebbe avuto il compito di vagliare le proposte di dono o acquisto per l’incremento delle collezioni, indirizzando dunque l’operato della Galleria. Già nel 1896 il legato del critico Diego Martelli – sodale del movimento macchiaiolo che aveva lasciato ai musei della sua città la propria collezione d’arte – aveva evidenziato la necessità che anche a Firenze, come già a Roma e Venezia, fosse istituita una galleria dedicata alle proposte dell’arte moderna. Nel 1924 la sua raccolta di opere dei migliori esponenti dei Macchiaioli poté trovare una degna collocazione nella nuova Galleria, insieme ai documenti accademici dell’arte purista già collezionati dai Lorena e alle novità delle correnti contemporanee. È dunque un binomio inscindibile quello che unisce il legato Martelli alla nascita di questo museo. Ed è anche grazie a questo che la Galleria possiede una raccolta tra le più importanti al mondo dedicata alla pittura cosiddetta “di macchia”. La mostra dedicata al Novecento documenta concretamente l’evoluzione e l’accrescimento del museo proprio attraverso le scelte critiche, cui si affida il compito di mettere in luce storia e percorso delle collezioni. Si è così inteso celebrare degnamente il centenario della Galleria, lasciando a una meditata selezione dalle raccolte novecentesche la funzione di raccontarne la storia. La mostra, allestita nelle Sale del Fiorino e della Musica e in altri ambienti del Quartiere d’Inverno, soffermandosi anche su acquisti eccellenti di artisti macchiaioli intende evidenziare i diversi percorsi, gli accrescimenti, le modifiche che hanno interessato il patrimonio del museo nel corso di questi 100 anni. Già il titolo dell’esposizione, Luci sul ’900, evidenzia la volontà di attribuire la giusta importanza a una sezione del museo finora meno considerata. Si intende quindi illustrare qualche capitolo di questa importante vicenda del patrimonio del cosiddetto “secolo breve”, le cui raccolte comprendono capolavori di Giorgio De Chirico, Gino Severini, Carlo Carrà, Baccio Maria Bacci, Felice Casorati, Felice Carena, Alberto Savinio, Marino Marini, Libero Andreotti, Antonio Maraini e molti altri protagonisti della cultura figurativa italiana. L’obiettivo dell’esposizione è quello di fare luce anche su alcuni momenti meno conosciuti della storia del museo, dalla mostra dell’Unione Fiorentina (nota come Premio del Fiorino) fino alle recentissime acquisizioni tra le quali spicca un capolavoro di Giorgio Morandi dedicato a Carlo Ludovico Ragghianti, Paesaggio a Grizzana, acquistato nel 2006 dai suoi eredi. Al fine di completare il racconto, accompagna l’esposizione in Galleria una seconda mostra nell’Andito degli Angiolini dedicata all’Esposizione di Bianco e Nero del 1914. Simonella Condemi

Direttrice della Galleria d’arte moderna

Felice Casorati, I limoni, 1950 circa, olio su tela, particolare. Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna


Museo di San Marco Il museo è ospitato nel convento domenicano di San Marco, realizzato nel 1436 su progetto di Michelozzo e di cui fu priore Fra Girolamo Savonarola. Il percorso tra ambienti e chiostri affrescati comprende una raccolta di opere dei frati pittori Beato Angelico e Fra Bartolomeo e di altri artisti legati al convento, oltre a una sezione di reperti provenienti dalle demolizioni ottocentesche del centro storico.

la mostra

Arte e Politica

Anna Maria Luisa de’ Medici Elettrice Palatina: l’ultima stagione della committenza medicea a cura di Monica Bietti

piazza di San Marco, 3

www.polomuseale.firenze.it/musei/sanmarco

Museo delle Cappelle Medicee Il museo, appartenente al complesso di San Lorenzo, comprende la Sagrestia Nuova, disegnata da Michelangelo, la Cappella dei Principi, monumentale mausoleo in pietre dure, e le due Cripte, dove si trovano le tombe dei Medici e dei Lorena. Il museo conserva inoltre una parte del Tesoro della basilica di San Lorenzo. piazza di Madonna degli Aldobrandini, 6

www.polomuseale.firenze.it/musei/ cappellemedicee

fino al 2 novembre 2014 Museo delle Cappelle Medicee Le opere in mostra – alcune mai esposte, come le due medaglie d’oro, il crocifisso d’argento e la targa dedicatoria recuperati nelle Cappelle dei Principi in San Lorenzo, all’interno della sepoltura della principessa – offrono una panoramica aggiornata della sua vita, delle opere da lei commissionate e delle scelte politiche affrontate dopo il rientro a Firenze alla morte del fratello Gian Gastone (1737).

Riapertura della Biblioteca Monumentale di San Marco

A partire dall’autunno 2014 i visitatori del Museo di San Marco possono di nuovo ammirare l’antica Biblioteca Monumentale, riaperta in seguito al complesso restauro durato quasi un anno. Quella del convento domenicano fu la prima biblioteca ‘pubblica’ del Rinascimento, luogo di incontro in epoca laurenziana di personaggi come Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e Agnolo Poliziano.

Nuove aperture nel percorso di visita del Mudi

In attesa della fine dei lavori al Mudi, al percorso di visita parziale – che comprende gli spazi architettonici, la sala Grazzini e una sezione sulla storia dell’edificio – si aggiunge la possibilità di accedere con visite guidate allo spazio interno della finestra ferrata, collocata sotto il loggiato brunelleschiano. La cosiddetta “ruota” in cui venivano depositati i bambini fu chiusa il 30 giugno 1875; dopo questa data lo Spedale continuò ad accettare i neonati che però non potevano più essere consegnati sotto forma anonima e dovevano essere figli di donne nubili o nati da famiglie con gravi disagi o problemi economici. Sono previste inoltre visite guidate, accompagnate dal team di tecnici e architetti, nel cantiere del nuovo museo che consentono di osservare da vicino gli sviluppi dei lavori e la trasformazione degli spazi.

Chiesa e Museo di Orsanmichele

Nato nel Duecento come granaio e loggia per la vendita del grano, divenne in seguito luogo di devozione per la presenza di un’immagine miracolosa della Vergine; consacrato al culto cristiano, l’edificio fino agli inizi del Seicento fu modificato e arricchito dalle Arti fiorentine con i 14 tabernacoli esterni. All’interno il maestoso tabernacolo marmoreo dell’Orcagna racchiude la trecentesca Madonna delle Grazie di Bernardo Daddi, mentre al primo piano il Museo delle Sculture custodisce le statue originali dei tabernacoli, sostituite da copie. via dell’Arte della Lana

www.polomuseale.firenze.it/musei/ orsanmichele

Palazzo Medici Riccardi Il percorso di visita all’interno del palazzo rinascimentale comprende il cortile di Michelozzo, la Cappella dei Magi affrescata da Benozzo Gozzoli, la Galleria con gli affreschi di Luca Giordano e il Museo dei Marmi. Ospita inoltre esposizioni temporanee. via Cavour, 3

www.palazzo-medici.it www.provincia.fi.it

Museo dell’Opificio delle Pietre Dure Il museo vanta esemplari di grande raffinatezza, capaci di delineare un percorso storico della manifattura medicea, sorta nel 1588 per la lavorazione di arredi in pietre dure; conserva inoltre un’importante riserva di marmi antichi e pietre dure raccolte in funzione della tecnica del commesso. Dall’antica manifattura ha avuto origine l’odierno Opificio, oggi Istituto Centrale per il Restauro specializzato in vari settori, dagli arazzi ai bronzi, dalle pitture murali alle sculture lignee policrome. via degli Alfani, 78

www.opificiodellepietredure.it

Museo degli Innocenti La storia dell’Istituto degli Innocenti inizia nel 1419 con la fondazione di uno Spedale, progettato da Fil ippo Br une lle sch i, destinato Mudi) – all’assistenza dei bambini. Il museo (M dove si conservano circa 50 opere tra cui dipinti e sculture di Domenico Ghirlandaio, Luca della Robbia, Piero di Cosimo e Sandro Botticelli – trova spazio nella galleria in origine destinata ad “abituro dei fanciulli”. piazza della Santissima Annunziata, 12

www.istitutodeglinnocenti.it Il Mudi, attualmente oggetto di lavori di ristrutturazione, è aperto con un percorso di visita parziale

La finestra ferrata sotto il loggiato dello Spedale degli Innocenti

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contemporaneo

Centro di Cultura Contemporanea Strozzina

Nato come parte della Fondazione Palazzo Strozzi, ospita mostre incentrate sulla ricerca artistica degli ultimi anni, che, attraverso conversazioni con artisti, conferenze, workshop e videoproiezioni, approfondiscono tematiche e linguaggi interdisciplinari, privilegiando forme d’arte multimediali e interattive. aperto solo in occasione di mostre temporanee Palazzo Strozzi, piazza degli Strozzi

www.strozzina.org www.palazzostrozzi.org

Museo Nazionale Alinari della Fotografia

Le Murate Progetti Arte Contemporanea Nuovo progetto e nuovo corso per lo spazio SUC delle Murate: su incarico della Direzione Cultura del Comune e con la direzione artistica di Valentina Gensini, Le Murate. Progetti Arte Contemporanea propone mostre, incontri, performance e workshop incentrati sulle tematiche e i linguaggi artistici del contemporaneo, con un taglio fortemente interdisciplinare. La programmazione comprende anche lezioni, incontri con artisti e un programma di residenze artistiche internazionali aperte alla città e in dialogo con il pubblico. Il primo progetto realizzato è stato la residenza artistica di Valeria Muledda.

Il MNAF organizza esposizioni sul tema della fotografia storica e contemporanea e comprende il Museo Tattile, il primo percorso di visita per il pubblico non vedente in uno spazio museale dedicato alla fotografia. piazza di Santa Maria Novella, 14a rosso

www.mnaf.it

Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci

viale della Repubblica, 277, Prato

www.centropecci.it

i luoghi del contemporaneo Accademia di Belle Arti di Firenze via Ricasoli, 66

www.accademia.firenze.it

Base via di San di Niccolò, 18r

www.baseitaly.org

Fabbrica Europa

Uroboro

James Lee Byars encounters Leon Battista Alberti a cura di Alberto Salvadori

fino all’8 novembre 2014 Museo Marino Marini Byars (1932-1997) e Alberti, operanti in epoche e contesti diversi ma accomunati dalla dimensione intellettuale e spirituale della loro ricerca, sono associati nel progetto che coinvolge la Cappella Rucellai. Tra Rinascimento e classicismo in Alberti e minimalismo in Byars si manifesta in questo incontro l'individualità dell'artista, che infonde nella sua creazione un’idea destinata a dare ordine e senso. In entrambi la poetica incentrata sullo scintillio della luce, dei marmi bianchissimi e dei metalli preziosi produce forme essenziali, geometricamente perfette, in grado di restituire la trascendenza del pensiero.

Gio Ponti e la Richard Ginori: una corrispondenza inedita

Il MNAF e il Centro Pecci sono attualmente chiusi per lavori di ampliamento e ristrutturazione

Ha l’intento di interpretare e mostrare le nuove frontiere dell’arte contemporanea internazionale attraverso la collezione permanente, mostre, workshop ed eventi.

le mostre

a cura di Livia Frescobaldi Malenchini, Oliva Rucellai e Alberto Salvadori

fino all’8 novembre 2014 Museo Marino Marini Per sei mesi Muledda, che lavora da anni in Francia, ha indagato in forma artistica la storia e la testimonianza del carcere delle Murate e delle prigioni cittadine del Novecento; in collaborazione con Tempo Reale (Francesco Casciaro), ha dunque progettato un’installazione site specific nello spazio monumentale del “carcere duro” dal titolo Nuclei (Vitali). Il progetto di analisi e investigazione avviato per Nuclei (Vitali) è proseguito con il percorso laboratoriale di ricerca Corpo-Città (studio1#) aperto alla cittadinanza. Strutturando feconde collaborazioni con Fabbrica Europa, Cab 008 e singoli artisti, il centro si è aperto inoltre a nuove residenze per la danza e la performance contemporanea, in cui gli artisti possano confrontarsi.

Gio Ponti (1891-1979) fu il direttore artistico della Richard Ginori dal 1923 al 1933: il talento immaginifico, la passione per l’industria e l’artigianato più raffinato, la capacità di guidare il gusto dei contemporanei ne fecero l’ideale rinnovatore delle ceramiche d’arte. La mostra presenta circa 150 creazioni di Ponti tra le meno conosciute della collezione del Museo Richard Ginori, affiancate da lettere per lo più inedite dell’architetto/designer, con schizzi, disegni e indicazioni di fabbricazione. Si raccontano così lo stretto legame tra l’idea e il prodotto, il metodo lavorativo dell’artista e il suo rapporto con la manifattura, dove si occupava in prima persona di ogni aspetto della produzione e commercializzazione.

Spazio SUC, piazza delle Murate Calendario delle attività su www.lemurate.comune.fi.it Calendario dei progetti e degli eventi di Le Murate. Progetti Arte Contemporanea su

Late One Morning

www.lemuratepac.it

Esther Kläs. Girare con te Silke Otto-Knapp. Cold climate 24 settembre-8 novembre 2014 Museo Marino Marini Protagoniste di due mostre sono le artiste di origine tedesca Esther Kläs (Mainz, 1981), una delle promesse della scultura internazionale, e Silke Otto-Knapp (Osnabrück, 1970), pittrice tra le più originali e affermate che presenta nella prima personale in Italia un progetto dedicato al rapporto tra danza, corpo in movimento e scultura intesa come corpo statico.

Late One Morning Francesco Gennari

borgo degli Albizi, 15

http://fabbricaeuropa.net

Fondazione Pitti Immagine Discovery via Faenza, 111; Stazione Leopolda, viale Fratelli Rosselli, 5

www.pittimmagine.com

Fondazione Studio Marangoni via San Zanobi, 32r e 19r

www.studiomarangoni.it

Tempo Reale Villa Strozzi, via Pisana, 77

www.temporeale.it

Villa Romana via Senese, 68

www.villaromana.org

15 novembre 2014-10 gennaio 2015 Museo Marino Marini Francesco Gennari (Pesaro, 1973), uno dei più importanti e rappresentativi artisti italiani della sua generazione, ha intrapreso un percorso di formalizzazione del pensiero in sculture che definiscono al meglio l’identità italiana alla radice della sua estetica e si avvalgono della collaborazione dei migliori artigiani del marmo e del vetro. La mostra propone nuove produzioni con maestri vetrai di Murano e scalpellini di Carrara.

Museo Marino Marini

Primo museo cittadino dedicato all’arte contemporanea, espone la collezione monografica dell’artista Marino Marini (1901-1980) ed è un importante spazio per esposizioni, attività di approfondimento e formazione secondo un programma inteso a rappresentare la contemporaneità in tutti i suoi aspetti. Comprende la Cappella Rucellai, visitabile su prenotazione. piazza di San Pancrazio

www.museomarinomarini.it

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Marino Marini nel 1943. Archivio Fotografico Fondazione Marino Marini - Pistoia


organizzata con il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid a cura di Eugenio Carmona 20 settembre 2014-25 gennaio 2015

Palazzo Strozzi si propone come un laboratorio di idee e sperimentazione di nuove modalità per rapportarsi all’arte. Con il suo approccio di “ascolto visibile”, il museo diviene un luogo di apprendimento informale, in cui ciascuno può mettere in atto strategie di conoscenza e apprendimento personali. Per questo ogni mostra dà spazio a punti di vista diversi e mette al centro l’esperienza di ogni singolo visitatore.

disponibili in diverse lingue tutti i giorni su richiesta prenotazione obbligatoria 055 2469600 prenotazioni@palazzostrozzi.org

Giovani e adulti a Palazzo Strozzi • Kit disegno. Per visitare la mostra disegnando ed esplorare l’arte con creatività

per tutti; disponibile gratuitamente con il biglietto della mostra presso il Punto Info del piano nobile

• Parliamo d’arte. Una conversazione in mostra per uno scambio di opinioni che permette di cogliere diversi punti di vista e approfondire alcune tematiche 2 ottobre, 6 novembre, 4 dicembre 2014, 8 gennaio 2015, dalle 18; disponibile anche su richiesta per un minimo di 6 partecipanti prenotazione obbligatoria 055 2469600 prenotazioni@palazzostrozzi.org attività gratuita con il biglietto della mostra

Attività per pubblici speciali • A più voci. Un’attività dedicata alle persone con Alzheimer, ai familiari e agli operatori che se ne prendono cura. Il progetto, in collaborazione con educatori geriatrici specializzati, prevede cicli di tre incontri il martedì dalle 15; possibilità di partecipare ai singoli incontri prenotazione obbligatoria 055 3917141 edu@palazzostrozzi.org

• Visite guidate per persone con disabilità. Una visita dialogica, pensata per gruppi di persone con disagio psichico, disturbi cognitivi o disabilità motorie, prevede l’osservazione di una selezione di opere e il coinvolgimento di ciascun partecipante disponibile su richiesta 055 3917141 edu@palazzostrozzi.org attività gratuita con il biglietto della mostra

www.palazzostrozzi.org

Sezioni della mostra

Attività in mostra e oltre la mostra

Visite alla mostra per gruppi e singoli Un’occasione per approfondire i temi della mostra e scoprire i capolavori di Picasso

piazza degli Strozzi

La mostra presenta un’ampia selezione di opere di Pablo Picasso, provenienti dalla collezione del Museo Reina Sofía, che illustrano la sua influenza sull’arte del XX secolo mettendolo a confronto con importanti artisti spagnoli come Joan Miró, Salvador Dalí, Juan Gris, María Blanchard, Julio González. Circa 90 dipinti, sculture, disegni, incisioni compresi nel periodo tra il 1910 e il 1963 e un film di José Val del Omar permettono per la prima volta di mostrare insieme le poetiche condivise, i denominatori estetici e gli interessi plastici comuni della volontà creatrice sviluppata da Picasso e da altri artisti spagnoli artefici dell’evolversi dell’arte moderna, nel rapporto con il contesto sociale, storico e politico. La rassegna esalta le grandi tematiche che hanno attraversato l’opera di Pablo Picasso e permette inoltre di conoscere la sua personalità, il rapporto spesso indissolubile tra la sua arte e la sua vita, tra l’opera che va compiendo e il periodo in cui vive, con la Storia che spesso entra in modo dirompente nei suoi quadri.

Palazzo Strozzi

P i c a s s o e la modernità spagnola

Sala Lettura e Touch table La Sala Lettura permette di arricchire la propria visita, sfogliando libri legati a temi e artisti della mostra: dai saggi dei curatori alla narrativa per l’infanzia e ai grandi classici. Alla fine del percorso espositivo un touch table permette di sfogliare libri e taccuini con acqueforti e disegni di Picasso e Torres-García e di realizzare una propria cartolina digitale utilizzando il tema picassiano del mostruoso Il Passaporto di Palazzo Strozzi Il Passaporto propone un itinerario in Toscana per ripercorrere le tracce degli artisti spagnoli che nella prima metà del Novecento hanno soggiornato in Italia. Il Passaporto timbrato in almeno cinque luoghi del percorso dà diritto all’ingresso gratuito alla mostra di Palazzo Strozzi www.palazzostrozzi.org/firenzeintasca

Ciclo di conferenze Cinque incontri per approfondire i temi proposti dall’esposizione

Maria Grazia Messina, Picasso e il cubismo: una questione aperta (Museo Novecento, 8 ottobre ore 17.30); Desdemona Ventroni, Picasso nei reportage fotografici del secondo dopoguerra (Biblioteca Nazionale Centrale, 21 ottobre ore 17); Giandomenico Semeraro, Picasso e il teatro/Il teatro di Picasso (Teatro della Pergola, 5 novembre ore 18); Susanna Ragionieri, Saltimbanchi, attori e maschere della commedia dell’arte nell’Italia del tempo di Picasso (Museo Marino Marini, 19 novembre ore 17.30); Alfredo Zuppiroli, Picasso: “Scienza e Carità”. Iconografia del rapporto medico-paziente (Lyceum Club Internazionale, via degli Alfani 48, 1 dicembre ore 18)

Martedì al Cinema con Palazzo Strozzi Rassegna cinematografica legata alle mostre di Palazzo Strozzi

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L’albero di Guernica, 30 settembre Terra e libertà, 7 ottobre Donne sull’orlo di una crisi di nervi, 14 ottobre Il fascino discreto della borghesia, 21 ottobre Apri gli occhi, 28 ottobre

Cinema Odeon (piazza degli Strozzi) ore 20.30 ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili

Riferimenti

Realtà e sopra-realtà

La prima sezione si interroga sul destino di Pablo Picasso come mito e come artista: è dedicata al tema della metafora del processo creatore, chiarito attraverso una delle versioni de Il pittore e la modella (1963) e la proiezione delle acqueforti e dei disegni per Le Chef-d’œuvre inconnu di Honoré de Balzac (1931).

La quinta sezione, che prende nome da uno scritto di Salvador Dalí del 1928, è dedicata alla dialettica della creazione artistica tra realtà e sopra-realtà nella peculiare declinazione dell’arte spagnola delle poetiche e delle forme del Surrealismo, incarnate – oltre che da Picasso e Dalí – anche da artisti quali José Solana o Antonio López.

Picasso: variazioni

Verso Guernica: il Mostro e la Tragedia

La sperimentazione tra generi e tecniche, tema della seconda sezione, è un altro elemento caratterizzante del concetto picassiano di modernità. La sezione include opere rappresentative di tutti i suoi principali momenti artistici; tra i capolavori esposti, il Ritratto di Dora Maar (1939), fotografa introdotta nella cerchia dei surrealisti, incontrata da Picasso a Parigi nel 1935 e divenuta sua amante, che fu ricorrente soggetto femminile dei suoi quadri.

Idea e Forma

Punto culminante dell’esposizione è lo straordinario nucleo di disegni preparatori, incisioni e dipinti che testimoniano giorno per giorno l’ispirazione e il lavoro svolto da Picasso nel maggio del 1937 per la realizzazione di Guernica. Suddiviso tra mostruoso e tragico, l’insieme dei lavori e degli schizzi preparatori permette di ricostruire trasferimenti e contaminazioni tra le figure e i simboli del capolavoro di Picasso.

Natura e cultura

La terza sezione affronta il singolare – e poco conosciuto – contributo spagnolo all’arte della forma concreta e analitica, ovvero quel modo di condensare l’idea nella forma, indipendentemente dal registro astratto o figurativo. Ne sono importanti esempi le opere Arlecchino con violino di Juan Gris (1919), Donna con chitarra di María Blanchard (1917) e Tempo sereno di Pablo Palazuelo (1959).

Altro tema peculiare della modernità spagnola è la fondamentale relazione tra natura e cultura che in questa sezione è approfondito tramite i lavori di artisti quali Alberto Sánchez, Óscar Domínguez, Eduardo Chillida; tratto caratteristico dell’esperienza culturale spagnola era infatti la ricerca dell’identità attraverso i rapporti tra il Paese, il paesaggio e la popolazione.

Lirismo. Segno e superficie

Nell’ultima sezione si esplicitano i modi in cui gli artisti spagnoli affrontarono la svolta verso un’altra nozione di modernità nell’apertura cronologica ed estetica del presente, mentre Miró diveniva il più influente tra gli innovatori spagnoli e Picasso si convertiva in un mito vivente, sebbene la sua opera fosse ormai vista come il riverbero della grandiosa traiettoria precedente.

Il titolo della sezione indica il lirismo definito in pittura e scultura da segno, superficie e spazio. Esempi di questa tendenza si ritrovano in dipinti come Strumenti musicali su un tavolo di Picasso (1924-1926) e in sculture quali Grande Venere di Julio González (1936-1937) o Donna laboriosa di Ángel Ferrant (1948).

Verso un’altra modernità

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Opera di Santa Maria del Fiore Istituita alla fine del XIII secolo per sovrintendere alla costruzione della nuova cattedrale di Firenze, l’Opera di Santa Maria del Fiore amministra oggi un complesso di monumenti e di edifici storici di straordinaria rilevanza, sviluppatosi nei secoli attorno alla chiesa cattedrale. www.operaduomo.firenze.it

la mostra

Tre profeti di Donatello

dal Campanile di Giotto ideata da Sergio Risaliti

Cattedrale di Santa Maria del Fiore Progettata da Arnolfo di Cambio, sorse sopra l’antica chiesa di Santa Reparata e nel 1412 fu intitolata a Santa Maria del Fiore con una chiara allusione al giglio, simbolo della città. La facciata odierna fu realizzata nell’Ottocento.

Cupola

Campanile di Giotto Iniziato da Giotto nel 1334, è la più eloquente architettura gotica fiorentina testimonianza dell’a del Trecento.

Battistero di San Giovanni A pianta ottagonale e rivestito di marmi policromi, il Battistero è frutto dell’ampliamento di un primitivo edificio, risalente al IV-V secolo.

La costruzione della cupola ebbe inizio nel 1420; cinque anni dopo fu affidata a Filippo Brunelleschi e fu completata fino alla base della lanterna nel 1436.

piazza San Giovanni

Cripta di Santa Reparata

Da fine Ottocento ha accolto le opere d’arte rimosse per ragioni di conservazione dall’esterno della Cattedrale, dal Battistero e dal Campanile.

Sotto la Cattedrale sono visitabili i resti della basilica paleocristiana di Santa Reparata, testimonianza della prima cristianità a Firenze.

Museo dell’Opera del Duomo

piazza del Duomo, 9

Il Museo dell’Opera del Duomo è chiuso fino a novembre 2015 per lavori di ristrutturazione e ampliamento

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fino al 30 novembre 2014 Battistero di San Giovanni Tre grandi sculture di Donatello, conservate nel Museo dell’Opera del Duomo, sono eccezionalmente esposte nel Battistero: il Profeta imberbe, il Profeta barbuto o pensieroso e il Profeta Geremia, dalla serie di 16 figure commissionate a più artisti dall’Opera di Santa Maria del Fiore per ornare il Campanile. Il Profeta imberbe (1416-1418), oggetto del primo intervento di restauro eseguito su queste sculture a 600 anni dalla sua realizzazione, è ispirato al modello classico dell’oratore, ma caratterizzato da realismo e profonda intensità espressiva; secondo la tradizione il volto sarebbe un ritratto di Filippo Brunelleschi. Il maestoso Profeta barbuto o pensieroso, la seconda delle statue realizzate da Donatello per il Campanile, fu pagato nel 1420; prende nome dallo stato interiore grave e riflessivo del personaggio, evocato dall’inconsueto gesto della mano destra che sostiene la testa inclinata in avanti. Per il Profeta Geremia (1427-1435) l’artista si ispirò alla ritrattistica romana imprimendo al volto uno straordinario verismo, mentre i panneggi tormentati enfatizzano la drammaticità della figura.

I Profeti di Donatello esposti al Battistero


La cappella della Madre Italiana Nel corso dell’Ottocento Santa Croce acquisì fama di tempio dedicato alla memoria degli italiani illustri perché custode delle spoglie di molti grandi personaggi tra i quali Machiavelli, Michelangelo e Galileo. La chiesa divenne, così, punto di riferimento del nostro Risorgimento, luogo ideale per la celebrazione e il ricordo di soldati caduti e patrioti: memorie, sepolcri, cerimonie pubbliche e funerali confermarono, tra Ottocento e Novecento, questa sua peculiarità trasformandola nel tempio delle grandi memorie nazionali. Quando nel 1923 si costituì, su iniziativa del Comune di Firenze, un comitato per la consacrazione di un ricordo perpetuo all’eroismo della Madre Italiana in ogni tempo, e particolarmente nell’ultima grande guerra, Santa Croce fu indicata da subito per accoglierlo. Il monumento doveva essere un omaggio a chi era morto per la gran Madre comune onorando colei che lo aveva generato, degna di simboleggiare la Patria nel tempio delle glorie italiane. Per la sua realizzazione fu bandito un concorso cui parteciparono i più importanti scultori del periodo, ai quali fu prescritto un soggetto ben preciso: un “gruppo in marmo statuario rappresentante la Pietà cioè il Cristo morto sul grembo della Madre seduta”, da collocarsi su un altare nell’antica cappella Benci, intitolata a Sant’Anna e fin dal 1919 votata alla memoria dei soldati e delle infermiere del conflitto appena concluso. Vincitore del concorso fu lo scultore toscano Libero Andreotti che, oltre al gruppo della Pietà, scolpì i due bassorilievi laterali in pietraforte raffiguranti La Partenza del soldato e Il Ritorno del soldato, il paliotto d’altare con due giovani figure pensose in atto di sorreggere il peso della mensa e l’emblema delle madri dei caduti in guerra, il Crocifisso e i candelieri in bronzo dorato. Nella coloratissima vetrata del finestrone, ideata dal pittore fiorentino Ezio Giovannozzi ed eseguita dalla ditta De Matteis di Venezia, sono racchiusi, entro 12 formelle rettangolari, simboli liturgici ed eucaristici con i nomi delle 12 battaglie più significative del conflitto del ’15-’18. Questo piccolo tempio votivo – inaugurato il 4 novembre 1926 alla presenza del re d’Italia – rappresenta oggi uno dei più importanti monumenti della Firenze degli anni Venti in cui architettura, scultura e arti decorative risultano stilisticamente armonizzate.

Complesso Monumentale di Santa Croce La basilica di Santa Croce è una sorta di cantiere aperto che in 700 anni ha visto succedersi eccezionali testimonianze religiose, artistiche e civili. È nota per la straordinaria ricchezza delle sue opere d’arte e per la presenza dei sepolcri di grandi personaggi della storia d’Italia, tale da essere definita il “Tempio delle itale glorie”. La visita del Complesso Monumentale di Santa Croce comprende la ba silic a francescana, i chiostri con la rinascimentale Cappella Pazzi, la Galleria dei monumenti funebri ottocenteschi, la mostra dello xilografo Pietro Parigi, grande illustratore del Novecento italiano, il Museo dell’Opera con la Sa la de l Cenacolo affrescata da Taddeo Gaddi con l’Ultima Cena e l’Albero della Vita. Tra le preziose opere del museo, il celebre Crocifisso di Cimabue e dipinti cinquecenteschi di Agnolo Bronzino, Alessandro Allori e Ludovico Cardi detto il Cigoli. piazza di Santa Croce

www.santacroceopera.it

Libero Andreotti, Pietà, 1926. Firenze, Basilica di Santa Croce, Cappella della Madre Italiana


la mostra di arte contemporanea

Camille Henrot 3 ottobre 2014-8 febbraio 2015 Gucci Museo

Il museo ha sede nel trecentesco Palazzo della Mercanzia: allestito su tre piani, offre un’esposizione dinamica, interattiva e ricca di storia attraverso documenti, oggetti e immagini della celebre maison fondata a Firenze nel 1921. L’esposizione permanente è frutto di un’accurata selezione dal prezioso archivio storico, custodito nel palazzo: una collezione immensa di capi di prét-à-porter, accessori, oggetti, documenti e fotografie, raccolti e catalogati per documentare l’universo creativo e l’influenza culturale del patrimonio di Gucci. Palazzo della Mercanzia, piazza della Signoria

www.guccimuseo.com Percorso espositivo

Piano terra • Viaggio, la sezione dedicata a bauli, valigie e accessori creati per il jet-set internazionale che ha contribuito al successo di Gucci tra gli anni Cinquanta e Settanta. Valigeria e articoli da viaggio fu infatti la denominazione delle prime collezioni di Guccio Gucci, ispirate alle valigie della clientela dell’hotel Savoy di Londra, dove agli inizi lavorò come portiere Primo piano • Mondo Flora, motivo intramontabile che ha trovato molteplici interpretazioni nei prodotti dell’azienda • Borsetteria, percorso di design ed eccellenza artigianale che ricorda i modelli storici, divenuti veri e propri oggetti di culto tuttora ricercatissimi • Evening svela il sogno dell’abito da sera e la magia delle creazioni da red carpet indossate agli eventi più prestigiosi • Contemporary Art Space, dedicato all’esposizione di opere d’arte contemporanea selezionate in collaborazione con la Fondazione Pinault; nella sala adiacente sono presentati i video e le installazioni più originali della movie art Secondo piano • Bamboo è la borsa creata nel 1947 in pelle di cinghiale con manico di bambù, esempio della geniale creatività degli artigiani Gucci in risposta alla scarsità di materiali del periodo postbellico quando la canna di bambù poteva essere importata dal Giappone. Il modello, che fu un successo immediato, viene tuttora costruito secondo le metodologie usate per la borsa originale che richiedono due giorni di attività artigianale • Logomania ripercorre l’evoluzione del monogramma della doppia G, divenuto emblema del made in Italy • Lifestyle completa il viaggio nel museo, con un omaggio ai simboli e ai prodotti iconici del marchio ispirati al tempo libero

La mostra è incentrata sul film Grosse Fatigue di Camille Henrot, opera presentata nel 2013 alla 55a Biennale di Venezia, dove l’artista francese si è aggiudicata il Leone d’Argento suscitando grande interesse nella critica internazionale. Mai più visto in Italia ma esposto in numerosi musei del mondo, il film di 13 minuti è ritmato dalla musica del compositore Joakim e dalla voce dello slammer Akwetey Orraca-Tetteh, che declama in spoken word una poesia scritta con Jacob Bromberg. Basato su un immenso lavoro di ricerca svolto presso lo Smithsonian Institution di Washington, il film è attraversato da un’utopica ambizione: sovrapporre tutti i racconti scientifici, storici, mitologici, artistici, antropologici legati alla Genesi e all’evoluzione del mondo. La mostra espone inoltre due opere di scultura di Henrot: Tevau (2009) e la serie “Est-il possible d’être révolutionnaire et d’aimer les fleurs?”, iniziata nel 2012 a Parigi alla Triennale del Palais de Tokyo.

Gucci e gli arazzi del Salone dei Duecento a Palazzo Vecchio L’impegno di Gucci per la salvaguardia delle opere d’arte conservate a Firenze, città in cui la maison fu fondata da Guccio Gucci, si concretizza in una serie di iniziative volte a rafforzare il legame con il capoluogo toscano e a conservarne il patrimonio artistico. Tra i vari progetti, Gucci ha disposto di destinare il 50% dei proventi del suo museo fiorentino alla creazione di un fondo per il restauro delle opere d’arte: recentemente il ricavato è stato utilizzato per un intervento su 10 arazzi cinquecenteschi, presenti a Palazzo Vecchio fino agli anni Ottanta e da allora ricoverati nei depositi per motivi di conservazione. Gli arazzi con le Storie di Giuseppe Ebreo, commissionati da Cosimo I de’ Medici e tessuti su cartoni di Bronzino, Pontormo e Salviati, fanno parte di un ciclo di 20 pezzi, 10 dei quali si conservano al Quirinale. Il lungo restauro, eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure, consente oggi ai magnifici arazzi di riguadagnare la collocazione originale: i visitatori di Palazzo Vecchio possono ammirare i preziosi manufatti esposti a rotazione nel Salone dei Duecento, ora dotato di un nuovo impianto di climatizzazione e illuminazione adatto a preservare al meglio le delicate opere.


Richard Ginori Una storia di artigianalità e made in Italy

Qualità, abilità artigianale e stile italiano sono i valori che si riconoscono nello storico marchio Richard Ginori; valori condivisi anche da Gucci che, nell’intento di salvaguardare non solo l’arte ma anche l’eccellenza artigiana del territorio fiorentino, ha acquisito nel 2013 la prestigiosa azienda, massima espressione dell’alta manifattura artistica della porcellana in Italia e nel mondo. La fabbrica di ceramica Richard Ginori nasce nel 1896 dalla fusione tra la Società Ceramica Richard di Milano e l’antica manifattura di Doccia, fondata da Carlo Ginori nel 1737. Il marchese, affascinato fin da giovane dai segreti della porcellana, aveva creato nella villa che la famiglia possedeva a Doccia, nei pressi di Sesto Fiorentino, un laboratorio per sperimentare e affinare la ricetta dell’“oro bianco”, allora ricercato e richiesto da tutte le corti europee. L’attività dei Ginori si era specializzata nella produzione di porcellane e maioliche artistiche e avrebbe raggiunto il massimo sviluppo nella seconda metà dell’Ottocento grazie alle innovazioni originate dalla rivoluzione industriale. Con la nascita della nuova Società Ceramica Richard Ginori, la secolare tradizione artistica di Doccia continua accanto alla produzione industriale che dall’inizio del XX secolo assumerà sempre maggiore rilevanza rendendo necessario il trasferimento della fabbrica in un moderno stabilimento, inaugurato nel 1950. Sin dagli inizi la nuova manifattura si pone in diretta concorrenza con le più importanti fabbriche di ceramica artistica italiane ed europee, avvalendosi della collaborazione di sapienti modellatori, decoratori e pittori e orientando la produzione verso l’Art Nouveau e gli influssi secessionisti. Un importante rinnovamento avviene a partire dal 1923, con la direzione artistica di Gio Ponti, il quale con il suo talento e la sua passione promuove una produzione raffinata e di altissima qualità e ottiene ottimi successi commerciali.

Lo storico flagship store In seguito all’acquisizione della Richard Ginori da parte del brand Gucci, nel giugno 2014 la gloriosa manifattura ha riaperto lo storico negozio nel centro di Firenze, primo punto vendita allestito nel 1802 all’interno dell’antico Palazzo Ginori. Con la riapertura del flagship store viene restituito a Firenze un luogo storico della sua tradizione, testimone del lungo e solido legame del brand con la città, e si compie un passo in avanti nel piano di rilancio intrapreso da Gucci per Richard Ginori. Il negozio, con i suoi 500 mq completamente ristrutturati, riproduce l’atmosfera accogliente e calda di una casa elegante, dove tradizione e contemporaneità coesistono grazie all’estetica sofisticata delle collezioni e ai pregiati materiali impiegati nei lavori di ristrutturazione eseguiti nel rispetto dei tratti originali dello spazio. ll percorso espositivo si snoda tra le sale da pranzo, la cucina, il salone, la stanza degli innamorati, la zona living e la serra, con le originali vetrate decorate da Tito Chini. ll design del negozio rende omaggio al savoir faire Richard Ginori e riproduce il soffitto a cassettoni e le volte decorate a mano con i galli Ji Ondori, uno dei decori iconici della manifattura. Dal secondo ingresso su via dei Banchi si accede a un ambiente che rievoca l’antico laboratorio dell’artigiano. Richard Ginori ha creato in esclusiva per l’inaugurazione dello storico negozio la collezione Volière, realizzata in assortimento completo tavola, tè e caffè: il decoro, ispirato a stampe iconiche del Museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia, riproduce colibrì e pappagalli su festoni incorniciati da motivi floreali e sottolineati da un profilo in oro. via dei Rondinelli, 17r via dei Banchi, 17

Collezione Toscana Richard Ginori I luoghi dell’immaginario, gli spazi nascosti, le località intime e segrete sono narrati e tratteggiati nella Collezione Toscana con la maestria e l’eccellenza che contraddistinguono Richard Ginori. Dipinti a mano, tecniche di spolvero e di sbozzo, tocchi a pennello danno vita a straordinari paesaggi della realtà desiderata, sognata. Toscana, prendendo vita sulla forma Antico Doccia, la forma signature Richard Ginori per eccellenza nata nel 1740, racchiude in sé i valori fondativi della manifattura e li proietta nel contemporaneo. Azzurro, rosa, verde, giallo, i toni che custodiscono i delicati paesaggi della Collezione Toscana. Interamente dipinta a mano, la Collezione Toscana in assortimento tavola, tè e caffè completo.


musei scientifici

Museo di storia naturale

L’Imperiale e Regio Museo di Fisica e Storia Naturale – fondato nel 1775 da Pietro Leopoldo di Lorena per riunire le collezioni naturalistiche e gli strumenti scientifici conservati agli Uffizi, poi chiamato “La Specola” in omaggio all’Osservatorio Astronomico terminato nel 1789 – si articola oggi in sei sezioni. www.msn.unifi.it

Sezione Antropologia e Etnologia

Sezione Mineralogia e Litologia

I reperti più antichi provengono dalle raccolte medicee e dalla collezione settecentesca di James Cook; altri sono stati raccolti da ricercatori e scienziati tra Otto e Novecento. Intere sale sono dedicate agli Indiani d’America, alla Lapponia, alla Siberia, all’Indonesia; di rilievo la collezione di strumenti musicali.

Si scoprono, nell’allestimento corredato da animazioni multimediali, collezioni di minerali, rocce e gemme: da non perdere un grande cristallo di topazio e un’acquamarina di quasi 100 kg.

via del Proconsolo, 12

Dedicata ai vertebrati fossili della Toscana, ne illustra la storia paleontologica, la paleogeografia e le fasi della fauna terrestre e marina. Vi si conserva lo scheletro del primate più antico della regione.

Sezione Orto Botanico

Nato nel 1545 come Giardino dei Semplici (piante medicinali), oggi i suoi 3 ettari con i monumentali alberi secolari si articolano in grandi serre, serrette, aiuole tematiche con percorsi tattili e olfattivi per non vedenti. via Pier Antonio Micheli, 3

Villa Il Gioiello

visitabile su prenotazione via Pian dei Giullari, 17

Biomedica

Sezione Geologia e Paleontologia

Sezione Botanica

L’importante istituzione scientifica per la raccolta e conservazione di piante e materiali di origine vegetale riunisce erbari storici e collezioni artistiche e didattiche, con nature morte di Bartolomeo Bimbi e modelli in cera (XVIII-XIX secolo). Visitabile su prenotazione.

Museo Galileo

Erede di una secolare tradizione di collezionismo scientifico, il museo si è sviluppato dall’interesse che i granduchi di Toscana rivolsero a strumenti ed esponenti della scienza e ruota intorno alla figura di Galileo Galilei. L’allestimento museografico, arricchito da apparati multimediali e da una sezione interattiva che permette l’esplorazione materiale e virtuale di alcuni strumenti galileiani, pone l’accento sull’importanza dell’eredità galileiana per il patrimonio museale e le attività di ricerca che identificano la duplice funzione del Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza.

piazza dei Giudici, 1

www.museogalileo.it

Museo FirST Firenze Scienza e Tecnica Gestito dalla Fondazione Scienza e Tecnica, conserva il patrimonio dell’IIstituto Tecnico Toscano e riunisce il Gabinetto di Fisica, il Gabinetto di Storia Naturale con l’annesso Museo Tecnologico, l’antica bibliotec a dell’Istituto Tecnico Toscano e il Plane tario. Visitabile su prenotazione. via Giuseppe Giusti, 29

www.museofirst.it www.fstfirenze.it

Museo per la matematica Il museo dedicato alla matematica e alle sue applicazioni è articolato in otto sezioni che rendono accessibile il mondo della matematica, dal teorema di Pitagora alla scienza araba, dal calcolo infinitesimale ai giochi ed enigmi matematici. via di San Bartolo a Cintoia, 19a

www.archimede.ms

via Giorgio La Pira, 4

visitabile su prenotazione viale Giovan Battista Morgagni, 85

la mostra

Immagini dal Pianeta Terra

Un pellegrinaggio estetico attraverso la natura dei cinque continenti 4 ottobre-16 novembre 2014 “La Specola” I deserti del sudovest americano, le immense pianure africane, le distese ghiacciate dell’Alaska, le vaste paludi della Florida e molto altro sono immortalati in 40 scatti del maestro di fotografia naturalistica Simone Sbaraglia. Il suo lavoro si concentra sugli ecosistemi e sulle specie a rischio di estinzione. Negli ultimi anni le sue fotografie hanno vinto numerosi premi accreditando il suo nome ai vertici della fotografia naturalistica internazionale e della conservazione ambientale; in questo ambito Sbaraglia ha realizzato servizi per le principali testate che si occupano di natura e ambiente. Il suo obiettivo, perfettamente in linea con uno dei compiti fondamentali del museo che lo ospita, è quello di comunicare, attraverso l’arte della fotografia, la bellezza del patrimonio naturale mondiale, evidenziando l’importanza della biodiversità in tutte le sue forme e sensibilizzando il pubblico sulla necessità della sua conservazione.

Sezione Zoologia “La Specola” Tra i più antichi e grandi musei scientifici europei, comprende la prestigiosa collezione osteologica del Salone degli Scheletri, la Tribuna di Galileo (1841), il Torrino dove sono ora collocati oggetti provenienti dalle collezioni medicee, le sale dedicate alla zoologia – che espongono 5.000 animali selezionati tra gli oltre 3 milioni e mezzo di esemplari conservati – e la più grande collezione al mondo di cere anatomiche, di alto valore scientifico e artistico. Ospita inoltre una collezione di cristalli di Adalberto Giazotto. via Romana, 17

Nuovo allestimento della sala del Sudamerica

Alla sezione di Antropologia e Etnologia la sala che ospita le collezioni del Sudamerica è visitabile con un allestimento completamente rinnovato.

Boophis viridis, fotografia di Simone Sbaraglia vincitrice del premio Nature’s Best Photography 2012. Smithsonian Natural History Museum, Washington DC


via dei Bardi, 1r; costa San Giorgio, 2

www.bardinipeyron.it

Ecrf Spazio Mostre Lo spazio espositivo della sede storica dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze accoglie mostre ed eventi culturali al servizio dell’interesse collettivo della città.

musei della moda Museo Salvatore Ferragamo

Il museo in Palazzo Spini Feroni espone la collezione di calzature che documenta l’intera attività di Ferragamo, dal ritorno in Italia nel 1927 fino al 1960, anno della sua morte. Il museo organizza esposizioni attinarch ivio che conserva gendo all’a memoria della produzione successiva al 1960.

aperto solo in occasione di mostre temporanee via Bufalini, 6

piazza di Santa Trinita, 5r

le mostre

le mostre

Gioielli d’artista

Sorgenti creative:

ww.entecarifirenze.it

www.museoferragamo.it

Museo Roberto Capucci

Museo del Tessuto di Prato

Il museo propone mostre a tema e allestimenti a rotazione che attingono all’archivio della Fondazione Capucci, dove dal 1951 si conserva un patrimonio di 450 creazioni dello stilista, illustrazioni, quaderni di bozzetti, audiovisivi e migliaia di schizzi, fotografie e articoli di stampa.

Nato come istituzione culturale per il recupero della memoria produttiva locale e di supporto alla formazione nel settore della progettazione ex tessile, il museo ha sede nell’e Cimatoria Campolmi e conserva un patrimonio cospicuo ed eterogeneo, che viene esposto a rotazione in aree tematiche.

Villa Bardini costa San Giorgio, 2

www.fondazionerobertocapucci.com

a cura di Ornella Casazza e Laura Felici

gli abiti-icona dello stile Capucci

fino al 15 ottobre 2014 Ecrf Spazio Mostre e Museo Horne

dal 17 giugno 2014 Museo Roberto Capucci

In mostra creazioni di orafi toscani e stranieri che lavorano anche in Toscana, accostati nella sezione al Museo Horne ai capolavori della collezione museale.

Il nuovo allestimento del museo, che viene periodicamente rinnovato, propone un percorso articolato in tre sezioni: Una moda architettonica: forme rigide e prospettiche, Giochi di geometrie: volute e forme in tessuto e Abiti preziosi declinati in oro in strutture maestose e forme morbide in plissé. Ogni sezione è focalizzata sull’idea sorgente attorno a cui si sviluppa il concept espositivo: l’abito-icona è il fulcro e l’origine del processo creativo e da esso prendono vita le altre creazioni declinate in differenti interpretazioni e varianti. 23 pezzi degli anni Ottanta e Novanta – con la sola eccezione di ‘Fascia’ del 2007 – compongono un omaggio all’estro, alla ricercatezza e alla poliedricità che distinguono le opere del maestro Capucci.

Giovanni Colacicchi a cura di Mario Ruffini e Susanna Ragionieri

fino al 19 ottobre 2014 Villa Bardini 80 opere illustrano l’intero magistero del pittore, letterato, critico e umanista, nonché il suo impegno estetico e civile nella decorazione urbana di Firenze.

Alfredo Serri:

la nobiltà della pittura a cura di Stefano De Rosa

15 ottobre 2014-6 gennaio 2015 Ecrf Spazio Mostre La prima antologica esaustiva di Serri (1898-1972) espone prestiti, per lo più nature morte, da collezioni private e dalla famiglia. Formatosi nella Firenze di primo Novecento, collaboratore di Annigoni e membro dei Pittori Moderni della Realtà, fu un vero maestro di studio, lontano da scelte di mercato e opzioni ideologiche che influenzavano i giudizi critici.

Moses Levy Luce marina

Una vicenda dell’arte italiana 1915-1935 ideata da Giuliano Matteucci, a cura di Susanna Ragionieri

30 ottobre 2014-15 febbraio 2015 Villa Bardini In mostra una selezione di circa 40 marine di Levy (1885-1968). L’artista presentò le prime marine – caratterizzate da una folgorante luce estiva e dalla levità di un’atmosfera destinata a segnarne la fortuna – nell’ambito delle esposizioni “Arte d’Avanguardia” di Viareggio, cittadina versiliana di cui l’artista restituisce un’immagine scintillante e ruggente.

Atelier di Venturino

Venturino Venturi per Mario Luzi, Alessandro Parronchi e Pietro Bigongiari a cura di Lucia Fiaschi

13 novembre 2014-15 febbraio 2015 Villa Bardini e Archivio Contemporaneo “A. Bonsanti” L’esposizione evoca la singolare osmosi tra poesia e arte visiva che caratterizzò la cultura fiorentina tra gli anni Quaranta e Cinquanta, eleggendo Venturi a protagonista nelle arti visive della stagione dell’ermetismo. La mostra espone ritratti di familiari, amici e personaggi vicini sul piano intellettuale come Luzi, Bigongiari e Parronchi e documenta la produzione di astratti con 30 fogli straordinari (1962-1967). All’Archivio “A. Bonsanti” sono esposti ritratti a china, astratti, monotipi e matrici.

musei della moda

Villa e Giardino Bardini La villa, gestita dalla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron, ospita il museo dedicato al pittore Pietro Annigoni e si propone come centro espositivo e di ricerca concentrato sul periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Nella villa hanno sede inoltre il Museo Capucci e la Società Toscana di Orticultura.

via Puccetti, 3, Prato

www.museodeltessuto.it

Abiti-scultura di Roberto Capucci, 1985-1987. Roma, Archivio storico della Fondazione Roberto Capucci. Foto Claudia Primangeli

Equilibrium a cura di Stefania Ricci e Sergio Risaliti in collaborazione con Emanuele Enria

fino al 12 aprile 2015 Museo Salvatore Ferragamo Nel corso delle sue ricerche Ferragamo si rese conto che la piccola superficie dell’arco plantare sostiene tutto il peso corporeo, mantenendolo in equilibrio; per sostenere l’arco plantare brevettò il cambrione, una lamina d’acciaio che permetteva al piede di muoversi come un pendolo inverso. Il legame tra le ricerche dello stilista e la scienza, l’arte, l’architettura, l’archeologia, la danza e il mondo circense è raccontato in mostra da 84 modelli di scarpe realizzati dagli anni Trenta agli anni Cinquanta, 27 brevetti e 100 forme in legno di illustri clienti; in mostra anche video, interviste a personaggi celebri della nostra epoca, installazioni e opere d’arte in prestito da prestigiosi musei, collezioni, biblioteche e archivi.

Arte vera e gentile

Ricami e merletti dalla collezione Antonia Suardi 17 ottobre 2014-31 maggio 2015 Museo del Tessuto di Prato Nella suggestiva sala storica del museo sono esposti ricami, trine e tessuti dal Rinascimento alle campionature del Novecento, selezionati da una delle collezioni più preziose dell’archivio storico del museo: si tratta della raccolta della contessa Antonia Suardi, sostenitrice delle Industrie Femminili Italiane che trascorse una vita d’impegno nella ricerca e divulgazione delle raffinate arti del ricamo e del merletto, con l’obiettivo di mantenere vive le tecniche tradizionali di fronte alla meccanizzazione del settore all’inizio del secolo scorso.

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Forme e linguaggi dell’architettura fiorentina del Novecento

percorso architettonico

Emilia Daniele

Gli esordi del XX secolo Qualità artigianale dei manufatti, eleganza del dettaglio, conservazione dell’identità stilistica locale, queste le caratteristiche dell’architettura fiorentina di inizio Novecento: decaduto il sogno della Firenze capitale, la città si affaccia al nuovo secolo ‘indifferente’ alle urgenti riflessioni su nuovi modelli insediativi conseguenti ai fenomeni di immigrazione massiva, vuoi operaia (come a Torino e Genova, centri di nuova industrializzazione) vuoi istituzionale (Roma e Milano); né sembra particolarmente interessata alle possibilità espressive delle innovazioni tecnologiche, territorio di sperimentazione delle città a vocazione industriale. I lotti ottocenteschi dei quartieri di espansione vengono via via colmati da casette a schiera (i cosiddetti “trenini”) o villini il cui massimo vezzo sta nella scelta da un vasto repertorio di elementi decorativi messi a punto fra le aule del locale Istituto di Belle Arti (non privi, va riconosciuto, di quel garbo e di quella misura irrinunciabilmente toscani) e realizzati con qualità artigianale di indubbia eccellenza. Mentre la città culturale e artistica partecipa attivamente ai movimenti d’avanguardia (si pensi al Futurismo fiorentino di Giovanni Papini, Ardengo Soffici e Aldo Palazzeschi), in architettura resta narcisisticamente ripiegata sulle passate glorie, consolidando quel ‘mito di Firenze’, cliché turistico più che patente identitaria, poeticamente inventato sin dall’Ottocento e pubblicizzato nel mondo dalla colonia di stranieri presenti in città. Vettore di rottura in questo clima di adusata eleganza, il bisogno di distinzione del nuovo ceto alto borghese che, guardando all’Europa, importa il Modernismo a Firenze: primo linguaggio incaricato di dar voce alle aspirazioni del nuovo secolo. Con la clamorosa eccezione della casa-galleria di borgo Ognissanti (1911, fig. 1), il Liberty troverà però accoglienza solo fuori dal centro storico e in Giovanni Michelazzi l’autore di pregevoli, per quanto tardi, esiti. Nel Villino Broggi-Caraceni, commissione matura del 1910, la sensazione di fluidità e il vitalismo invadono interamente l’organismo spaziale, non più confinati agli apparati decorativi (come ancora nel Villino Ravazzini, 1906-1907, e nei due villini Lampredi, 1907-1909), facendo di quest’opera una delle più felici realizzazioni dell’architettura del primo Novecento in Italia. Tuttavia la ricerca di Michelazzi rimane una voce isolata fra le tante che animano Firenze: se egli alla città lascia il suo personalissimo Liberty, Giovanni Paciarelli (Magazzini Pola e Todescan, 1901-1903) e in termini più riusciti Adolfo Coppedè (Casa Antonini, 1906-1907) e Paolo Emilio André (Villino Uzielli, 1902-1904) vi sperimentano il loro eclettismo, non insensibile agli aliti modernisti e ben distinto da Biblioteca quello storicistico di Cesare Bazzani (B Nazionale Centrale, 1906-1935, fig. 2), mentre Rodolfo Sabatini è presente con le sue imponenti realizzazioni in stile neorinascimentale (Palazzo delle Poste centrali, 1908-1914).

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Fra le due guerre La situazione dell’architettura fiorentina dopo la prima guerra mondiale ancora ristagna nel tradizionalismo e, a ben guardare, il filone di ispirazione rinascimentale continua ad avere eco fino alla vigilia della seconda guerra. Marcello Piacentini adotta l’opzione neoquattrocentista per il Cinema-teatro Savoia (poi Odeon, 1920-1922) reiterando i muri perimetrali del Palazzo dello Strozzino; l’aggiornamento avviene piuttosto negli interni, di netta impronta Art Déco, inaugurando una ‘moda’ non

Dottore di ricerca e docente, Università di Pisa

priva di filiazioni. Raffaello Brizzi, nel corpo docente e poi direttore della neonata Scuola superiore di Architettura (istituita nel 1926, inaugurata nel 1931, diretta da Brizzi presto affiancato da Raffaello Fagnoni e Giovanni Michelucci nell’insegnamento delle discipline specialistiche), adotta, per quanto parsimoniosi, chiari riferimenti al lessico rinascimentale fino all’ultimo scorcio degli anni Venti (si pensi alle realizzazioni per Montecatini); così come ‘in stile’ è la produzione giovanile di Fagnoni (inserti edilizi del piano per il quartiere di Santa Croce, 1928-1929; Casa del Fascio di Settignano, 1930). Koinè neocinquecentesca che per tutti gli anni Trenta è continuata da Rodolfo Sabatini (esemplificativa l’‘ammannatiana’ Casa del Mutilato in piazza Brunelleschi, 1931-1936, realizzata in concomitanza alla ‘rimodellazione’ della rotonda di Santa Maria degli Angeli sulla traccia dell’originario progetto brunelleschiano) e consolidata dalla sterminata produzione di professionisti del calibro di Ugo Giovannozzi (da episodi misurati come il Villino Marchi in piazza Savonarola, 1928-1929, a moli imponenti come la sede dell’Ina Assitalia in piazza della Stazione, 1935-1940). Mimesi stilistica delle preesistenze nel centro storico e reiterato protrarsi di modelli neomedievali e neorinascimentali, o al limite latamente modernisti, per le vesti dell’edilizia residenziale della prima periferia (a saturare le nuove maglie del piano Bellincioni, approvato nel 1924) se da un lato cristallizzano l’immagine della città dall’altro la preservano dalle ridondanti scenografie del regime fascista, così come dall’adozione superficiale degli stilemi razionalisti: ‘diffidenza’ in cui si innestano i germi della forza e dell’autonomia dell’architettura fiorentina degli anni Trenta. All’interno della Scuola di architettura, infatti, non può mancare il dibattito sulla contemporaneità e nonostante vi si delineino due correnti distinte – una più attratta dal tradizionalismo e dal monumentalismo (fra cui Brizzi e il primo Fagnoni), l’altra dal razionalismo (Michelucci, Italo Gamberini, Sarre Guarnieri, Nello Baroni, Gherardo Bosio, poi Aurelio Cetica e Pier Niccolò Berardi) – non può essere che unanime il consenso allo stadio comunale Giovanni Berta (Pier Luigi Nervi, 1929-1932, fig. 3) acclamato sulle pagine di ‘Architettura’ come sintomo del “risveglio delle energie italiane”. Ancora più notevole, oltre che per il valore intrinseco e innovativo dell’affermazione culturale anche per la durezza degli schieramenti critici contrari (che contestando la presunta impersonalità e l’asettica modernità del razionalismo inneggiano a un “ritorno all’ordine”), è il fatto che a vincere il concorso per il Fabbricato viaggiatori della stazione di Santa Maria Novella (1933-1935, fig. 4) sia proprio il Gruppo Toscano (un team partorito in seno alla Facoltà di Architettura: Michelucci, Baroni, Berardi, Gamberini, Guarnieri, Leonardo Lusanna) con un progetto elaborato a partire dalla tesi di Italo Gamberini: il più significativo evento dell’architettura razionale antimonumentalistica in Toscana, di immediata risonanza internazionale. Pur nell’assoluta novità di linguaggio, il Fabbricato viaggiatori presenta attenzione all’ambiente urbano e componenti di progetto locali, ‘tradizionali’; in questa particolare accezione di modernità si delinea il profilo di una vera e propria scuola fiorentina che, pur nella varietà delle declinazioni, avrà caratteri di riconoscibilità almeno fino agli inizi degli anni Settanta. L’edificio cerca un dialogo con il contesto adottando il medesimo materiale dell’abside di Santa Maria Novella, la pietraforte; si pone verso la mole dome-

nicana in atteggiamento di ossequioso rispetto offrendo al suo cospetto un semplice ‘muro’, elemento identificativo di ‘toscanità’ non solo formale ma anche ‘caratteriale’; oltre il quale, con altrettanta ‘toscana’ riservatezza, si contrappone la ricchezza degli interni, con marmi policromi, vetri, metalli. Anche la Palazzina Reale, sebbene più vicina alla retorica di regime, grazie all’estrema essenzialità delle linee di progetto è accolta come “la più interessante e intelligente ripresa del lineare spirito fiorentino dalla fine del Quattrocento in poi” (‘Architettura’, 1936). Altrettanto apprezzato dalla critica internazionale è il razionalismo elegante e ‘mediterraneo’, ben declinato secondo le istanze di monumentalità, dell’IIstituto di Scienze Militari Aeronautiche (I.S.M.A.) dell’Aeronautica Militare alle Cascine (Raffaello Fagnoni, 1937-1938, fig. 5), così come della Casa della Gioventù italiana del Littorio in piazza Beccaria (Aurelio Cetica e Fiorenzo De Reggi, 1934-1938, distrutta); più rigido e di dubbia paternità il complesso della Manifattura Tabacchi in via delle Cascine (1933-1940), con l’interessante Dopolavoro (oggi teatro Puccini). Il bolognese Angiolo Mazzoni, architetto del Servizio lavori delle Ferrovie dello Stato, apporta invece a Firenze una modernità di più ampi riferimenti: nelle opere complementari del complesso della stazione di Santa Maria Novella (gli edifici della Squadra Rialzo, la cabina apparati centrali con la centrale termica, 1929-1933, fig. 6) dà prova del suo maturo e personale percorso, un riuscito accordo fra classicità metafisica e suggestioni futuriste e costruttiviste. Manca tuttavia una committenza borghese disposta a sostenere la nuova architettura, così che risultano esigui gli incaricati privati affidati ai giovani membri del Gruppo Toscano: Gherardo Bosio realizza la casa del Golf dell’Ugolino (1934), dimostrando un’adesione all’architettura razionale aliena da dogmatismi ma attenta al recupero delle forme e della sensibilità dell’edilizia minore e rurale toscana; Nello Baroni progetta il cinema Rex, poi Apollo, in via Nazionale (1936-1937), tra le più interessanti architetture realizzate in Italia negli anni Trenta per le soluzioni formali degli interni, l’inusuale capienza e gli studi di acustica e visibilità. Rigoroso, ma non provocatorio, risulta inoltre il razionalismo della sede della Singer in via Cittadella di Italo Gamberini (1938). La ricostruzione Il dramma della ricostruzione rende anacronistica l’enfasi retorica dell’architettura fascista e allo stesso tempo muove a una certa insofferenza verso le formule ‘omologate’ del razionalismo, che pure è ormai lingua ‘globale’, international style. Un atteggiamento ‘anticonformistico’ che attira l’attenzione e il favore della critica internazionale: “nei primi dieci anni dopo la guerra l’architettura italiana fu la più vivace, la più creativa e la più stimolante d’Europa” (G.E. Kidder Smith, Guida alla nuova architettura in Europa). Firenze ha un ruolo di primo livello in questa tenace ricerca di autenticità e in Giovanni Michelucci un interprete d’eccezione: dalle pagine de ‘La Nuova Città’, rivista che fonda nel dicembre 1945, auspica un nuovo Umanesimo in architettura, mettendo in dubbio la validità della pianificazione urbana come strumento di efficace previsione delle esigenze sociali a favore dell’individualità di ogni singolo progetto, inteso come organica interazione tra architettura e urbanistica. Indicazioni che rifuggono dall’assunzione di astratti modelli compositivi o formali (e che costituiscono il sostrato


Dall’eclettismo di Coppedè al Liberty di Michelazzi, dal razionalismo del fabbricato viaggiatori della stazione di Santa Maria Novella alla permanenza della poetica ‘tradizionalista’ negli architetti di Scuola fiorentina, dalla ricostruzione del ponte a Santa Trinita “com’era dov’era” al ‘brutalismo’ della città satellite di Sorgane, dai sogni michelucciani di un nuovo Umanesimo in architettura alle dissacranti provocazioni dei radicals; e oltre, fino ai piani di decongestionamento del centro storico e di valorizzazione delle aree urbane dismesse su cui si sono concentrate le energie degli ultimi due decenni del secolo scorso

percorso architettonico

3. P.L. Nervi, scala a doppia elica dello stadio comunale Giovanni Berta, poi Artemio Franchi, 1929-1932.


l’abitazione di tipo economico: se di dignitoso ma medio profilo risulta il complesso Ina-casa dell’Isolotto (1951-1954), assai più interessanti sono i presupposti del quartiere Cep (ex Ina-casa) di Sorgane (fig. 7) che, se fosse stato realizzato nella sua dimensione originaria (12.000 abitanti) e nel rispetto del progetto di massima redatto da Michelucci nel 1954, avrebbe sicuramente costituito un nucleo satellite di espansione urbana fra i più riusciti del dopoguerra in Italia. Drasticamente ridimensionato (4.000 abitanti) e tradito nei suoi punti più convincenti (l’autonomia dell’insediamento, l’acropoli collinare concepita quasi come contraltare al piazzale Michelangelo, la varietà delle soluzioni abitative, la presenza di aree di incontro), diverrà occasione espressiva per l’estro di Ricci e Savioli (19621968), con nuovi spunti formali colti dalla mostra su Le Corbusier organizzata a Palazzo Strozzi nel 1963 (personalissime rielaborazioni della poetica corbuseriana possono essere lette soprattutto nella Villa Taddei a San Domenico, uno dei vertici dell’attività di Savioli, e nella casa Bayon a San Gaggio, entrambe del 1964-1965). Per il resto, le periferie vengono progressivamente saturate di edilizia residenziale piuttosto anonima, per quanto a Firenze e in Toscana generalmente di buona qualità rispetto alla media nazionale; panorama in cui si distingue per personalità e plasticità l’edificio di via Piagentina (1964-1965) di Savioli (ancora in sodalizio con Danilo Santi). In questi stessi anni Italo Gamberini realizza una delle sue opere maggiori, la sede Rai sul lungarno Colombo (1962-1968), raffinato connubio di volumi scatolari e cura del dettaglio come nell’agile pensilina d’ingresso in cemento e acciaio: vi si scorge un’attenzione alla lezione dei ‘maestri’ (soprattutto Wright), mai dimentico il dialogo con la tradizione (nel riutilizzo dei materiali locali o artificiali che ne riprendono il colore) che, legata al sicuro segno di una raggiunta e matura professionalità, diviene ‘linguaggio ufficiale’ della Firenze moderna; le eleganze wrightiane seducono anche Edoardo Detti, mediate dalla collaborazione con Carlo Scarpa (Grand Hotel Minerva in piazza di Santa Maria Novella, 1958-1961; sede della casa editrice La Nuova Italia, 1968-1972), mentre Pierluigi Spadolini (fra i primi architetti italiani a introdurre la prefabbricazione nel progetto d’architettura) sperimenta la duttilità dei componenti prefabbricati a interpretare modernamente la lingua dell’architettura storica (fra i primi interessanti esiti, la sede del quotidiano La Nazione sul viale Giovine Italia, 1961-1966, fig. 10, dove pannelli e finestre verticali riecheggiano le feritoie dell’edilizia medievale). Allontanatosi dalla Facoltà di Architettura sin dal

Il dopo alluvione L’alluvione del 1966 sconvolge Firenze: l’epoca delle grandi speranze e il boom economico vengono improvvisamente ammutoliti nel silenzio delle immagini che scorrono sugli schermi televisivi e mostrano piazza della Signoria invasa dalle acque, le opere d’arte imbrattate, i libri della Biblioteca Nazionale infangati; la popolazione riscopre la sua profonda intimità con la città costruita, come fosse stata ferita nella sua carne viva. La proposta per il risanamento di Santa Croce (1967) questa volta vede un fronte pressoché compatto contro le idee michelucciane di stravolgere e demolire una parte del tessuto storico. In questo clima di incertezze si insidiano i prodromi della ribellione del ’68. Sono gli anni in cui gli studenti universitari contestano il modello di società dominante così come il sistema accademico, sentito come vuoto di contenuti (accomodato su convenzioni razionaliste e funzionaliste) e inadeguato alla contemporaneità. Firenze diviene fulcro di sperimentazione di questa molteplicità di tensioni (largamente condivise in Europa e in alcuni centri italiani) grazie a giovani architetti che guardando al movimento funk americano, alle megastrutture dei Metabolisti giapponesi, ai manifesti dell’Architettura Assoluta degli austriaci Hollein e Pichler, agli utopici progetti-fumetto degli inglesi Archigram e partendo dal confronto con personalità accademiche come Ricci, Savioli, Umberto Eco,

1. G. Michelazzi, casa-galleria in borgo Ognissanti, 1911.

4. Gruppo Toscano, Fabbricato viaggiatori della stazione di Santa Maria Novella, 1933-1935.

6. A. Mazzoni, centrale termica e cabina apparati centrali della stazione di Santa Maria Novella, 1929-1933.

5. R. Fagnoni, Palazzina Comando dell’I.S.M.A. dell’Aeronautica Militare, 1937-1938 (courtesy Comando I.S.M.A.).

7. L. Savioli, edificio B del complesso di case popolari di Sorgane, 1962-1970.

percorso architettonico

ideologico della frammentarietà dei linguaggi degli architetti di Scuola fiorentina). Nel frattempo i bandi di concorso per la ricostruzione dei ponti alle Grazie, a Santa Trinita e alla Carraia, dei quartieri intorno al Ponte Vecchio abbattuti dai tedeschi in ritirata e dei ponti San Niccolò e alla Vittoria sono accompagnati da due contrapposti schieramenti critici: l’uno (capeggiato da Bernard Berenson) fautore del “dov’era com’era” – che vincerà la sfida del ponte a Santa Trinita, ricostruito come fedele copia dell’originale ammannatiano –, l’altro (con in testa Ranuccio Bianchi Bandinelli) contrario a una Firenze ‘rifatta’ a uso turistico in base a foto e calchi. I progetti per i ponti non mostrano particolari modernità formali, forti i vincoli dei bandi all’accordo con l’‘atmosfera storica’ della città, né la riedificazione del tessuto riesce a superare formule di compromesso tra tipologie moderne ed elementi stilistici pseudotradizionali. Con l’unica eccezione del complesso Ina-casa realizzato da Michelucci fra via Guicciardini e via dello Sprone (1955-1958, fig. 8), prova di un nuovo traguardo sul tema della residenza, penetrante e originale, innervata al tessuto (richiama le case torri medievali) ma senza alcuna concessione al folklore; è intercorsa nel frattempo la grande mostra a Palazzo Strozzi su Frank Lloyd Wright (1951) la cui feconda, ‘organica’ creatività non può che rafforzare le linee di ricerca su cui Michelucci e l’intera Scuola fiorentina si stanno muovendo. Leonardo Ricci e Leonardo Savioli, fra i più brillanti allievi del maestro pistoiese, accomunati da una feconda versatilità nelle arti grafiche e nella pittura, sono i primi a rielaborare le suggestioni wrightiane, non esente il recupero di linguaggi antagonisti al razionalismo, espressionismo in primis (soprattutto in Ricci), ‘banditi’ durante gli anni del Regime: nella realizzazione del villaggio residenziale di Monterinaldi (1950-1961) Ricci sperimenta la scomposizione della scatola muraria in setti di pietra locale e intonaco – quasi che l’architettura germogliasse dal terreno –, con grandi superfici vetrate che favoriscono la compenetrazione di spazio interno ed esterno. Sulle colline del Galluzzo, Savioli realizza la sua casa-studio (lo studio in realtà risale al 1968-1970) come un meditato gioco di linee e piani in diversi materiali e all’interno un fluire di spazi l’uno nell’altro, distinti solo da arredi in legno. Sulla stessa linea, meno nota ma degna d’attenzione, la Villa Conenna di Rolando Pagnini (1951), quasi a ridosso delle mura etrusche di Fiesole. A parte questi episodi di committenza ‘elitaria’, le energie intellettuali e gli investimenti economici degli anni Cinquanta si concentrano sul tema del-

2. C. Bazzani, Biblioteca Nazionale Centrale, 1906-1935.

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1948 per dissensi personali, fra gli anni Cinquanta e Sessanta Michelucci lascia a Firenze opere prime, partorite in una dimensione creativa incontaminata da problematiche urbanistiche e sociali. Oltre al raffinatissimo intervento di riallestimento delle sale dei Primitivi agli Uffizi (1953-1957, con Ignazio Gardella e Carlo Scarpa), la sede della Cassa di Risparmio di Firenze in via Bufalini (fig. 9) segna una pietra miliare nei suoi studi dei percorsi ‘urbani’ come matrice compositiva dell’architettura e dell’eleganza espressiva della polimatericità (1953-1957; altrettanto interessante per lo studio della spazialità e della distribuzione interna le successive Poste di via Pietrapiana, 1962), fino a che non iniziano a uscire dalla sua matita progetti nodosi e contorti come alberi secolari; un’architettura soprattutto emozionale, trasfigurata dai più intimi e personali stati d’animo anziché da manipolazioni critiche di esperienze passate, proprie o altrui, che giunge al suo apice con la chiesa dell’Autostrada del Sole (1960-1964, fig. 11), uno dei vertici dell’architettura italiana del Novecento, dove l’assoluto dominio della tecnica piega il cemento armato, i pilastri ramificati, la pietra a fare dello spazio pura esperienza emotiva.


Gli anni Ottanta e Novanta Nel frattempo si affermano nel panorama cittadino architetti maturati dall’esperienza radicale: Adolfo Natalini (che aveva fondato Superstudio insieme a Cristiano Toraldo di Francia) intraprende un percorso di rifondazione disciplinare a partire dalla cultura materiale delle campagne toscane e dalla riscoperta del valore dei luoghi storicizzati dalla memoria collettiva. Da qui la gravitas del suo linguaggio maturo, che predilige una netta definizione dei volumi, chiarezza costruttiva e rivestimenti ‘pesanti’ come la pietra o il mattone per ‘proteggere’ e chiudere gli spazi (unanime consenso riscontrano i progetti per il Teatro della Compagnia, 1987, e la risistemazione di alcune sale dell’Opificio delle Pietre Dure, 1995). Partendo da simili esigenze di ‘risacralizzazione’ dell’oggetto edilizio, Cristiano Toraldo di Francia adotta un linguaggio fatto di formule retoriche, citazioni riconoscibili, metafore dell’architettura storica, spingendosi quasi a una forma di Manierismo (stazione di Firenze Statuto, 1985; pensilina della stazione di Santa Maria Novella, 1990-2010). Fra le più specifiche impronte della fine del XX secolo, specchio di nuovi stili di vita, si evidenzia il proliferare dei grandi centri commerciali (così come degli autogrill negli anni Cinquanta e Sessanta), affidati a nomi prestigiosi quali Mario Botta (Centro commerciale Le Torri in via Canova, 1990-1992), Studio Natalini (Centro Coop Gavinana, 19992004); ma anche dei grandi parcheggi sotterranei (che comunque lasciano segni in superficie) come quello antistante al Fabbricato viaggiatori della stazione di Santa Maria Novella (CSPE, Centro Studi Progettazione Edilizia, 1989-1992; al nuovo millennio invece la responsabilità del parcheggio fuori terra di piazza Alberti, del team Politecnica Ingegneria e Architettura con Studio Arx, 2003-2008). Alcuni interventi rispondono a esigenze di occasioni specifiche, come la rampa di accesso realizzata su progetto di Gae Aulenti in vista dei campionati mondiali di calcio di Italia ’90 per creare un agevole collegamento tra il perimetro della Fortezza da Basso destinato a parcheggi e la stazione di Santa Maria Novella; o il Meeting Point di Firenze Nord, un edificio destinato a incontri, accoglienza e ristoro realizzato ai margini della città in occasione del Giubileo del 2000 (Fabrizio Rossi Prodi, Fabrizio Re, Fabio Terrosi). Tuttavia le vicende architettoniche più significative della fine degli anni Ottanta e degli anni Novanta sono determinate da precisi obiettivi dell’amministrazione: il decentramento delle attività direzionali private e pubbliche; la riqualificazione delle aree

dismesse in virtù della rivalutazione residenziale e della salvaguardia culturale del centro storico; il conseguente ripensamento di tutta la rete infrastrutturale in accordo con le scelte di piano di ‘ampliare’ i confini della città ai comuni limitrofi in una nuova dimensione metropolitana. Gli esempi di ‘potenziamento’ o riqualificazione di spazi ‘centrali’ e destinati alla cultura si susseguono serrati (con un ritmo che subirà un’ulteriore accelerazione nel primo decennio del XXI secolo e ancora oggi è in corso): a titolo di esempio, la ex stazione Leopolda, con l’intervento sul piazzale esterno di Gae Aulenti (con Bianca Ballestrero, 1996); il riordinamento della sede del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore (Luigi Zangheri e David Palterer, 1998-1999; la successiva acquisizione dell’adiacente Teatro degli Intrepidi ha portato all’indizione di un nuovo concorso, vinto da Calatrava ma poi affidato a Natalini, in corso di compimento); il recupero dell’ex Capitol e della Loggia del Grano (Natalini, 1998-2004), prodromo del progetto per i Nuovi Uffizi il cui monumentale ingresso su piazza de’ Castellani progettato da Arata Isozaki (1998) non è riuscito a superare i forti dissensi. Quanto alla rivalutazione residenziale è esemplare il recupero delle ex carceri delle Murate con i circa 70 alloggi di edilizia popolare ricavati su linee guida di Renzo Piano (1998-2004), intervento che va a completare la riqualificazione dell’intera area iniziata a metà anni Ottanta con il trasferimento delle strutture penitenziarie a Sollicciano e la destinazione dei complessi di Santa Verdiana e Santa Teresa ad aule e laboratori universitari. Tuttavia questi e numerosi altri interventi (a smentire un generale pregiudizio di immobilità oggettivamente inadeguato alla Firenze degli ultimi decenni) non sono che corollario alle grandi operazioni cosiddette Fiat e Fondiaria che stanno completamente riplasmando le aree a nord-est della città, dalla piana di Novoli a Castello e Sesto, con la realizzazione del nuovo Palazzo di Giustizia e il centro direzionale, i nuovi poli universitari; e ancora alla grande questione della stazione e della linea dell’alta velocità; alla realizzazione della tramvia, al potenziamento dell’aereoporto di Peretola, alla costruzione di un nuovo stadio della Fiorentina… Quelli in corso o appena conclusi sono interventi importanti: negli ultimi due decenni si stanno decisamente aggiornando la ‘dimensione’ urbanistica e la storia architettonica della città. Metaforicamente, ma anche figurativamente, la Firenze di oggi parla molti linguaggi e copre ampie distanze, a cui dobbiamo ancora abituarci.

8. G. Michelucci, complesso Ina-casa in via Guicciardini, 1955-1958.

10. P. Spadolini, sede del quotidiano La Nazione, 1961-1966.

11. G. Michelucci, chiesa dell’Autostrada del Sole, 1960-1964.

9. G. Michelucci, Cassa di Risparmio di Firenze, sede di via Bufalini, 1953-1957.

percorso architettonico

Ludovico Quaroni – i quali proponevano ‘esercitazioni’ non convenzionali, aperte alle interazioni con le arti visive e alla sperimentazione dei materiali, delle forme di comunicazione di massa, ecc. – riescono a condensare i propri dubbi costituendo collettivi, Archizoom Associati e Superstudio prima, poi Ufo, 9999, Gianni Pettena, Zziggurat, Remo Buti (definiti “radicali” solo nel 1969, da Germano Celant ). La loro produzione, poliedrica e interdisciplinare (happenings, performance, fotomontaggi, video, elementi di arredo cosiddetti di antidesign, megastrutture architettoniche dal sentore di visioni profetiche) è in realtà denuncia espressa con ludica ma dura ironia contro il consumismo e il conformismo. Provocazione, volontà di destabilizzazione, di rottura; le loro azioni (“di disturbo delle abitudini sociali”: gli UFO occupano piazza della Signoria con il loro Urbo effimero gonfiabile nel 1968) sono contaminate di cultura pop, musica contemporanea, arti visive, accolgono contributi dall’antropologia, dalle nuove tecnologie, rifiutando lo spazio architettonico progettato e costruito in modo tradizionale, nell’attesa (forse) di trovare nuovi fondamenti per l’architettura del presente e criticando con azioni apparentemente eversive (ma in realtà innocue) la violenza insita in una certa idea ‘ordinatrice’ del progresso urbano. Sottovalutato a lungo dalla critica nazionale, il movimento radicale avrà un primo importante riconoscimento nel 1972, quando molti esponenti saranno invitati al Moma di New York per esporre alla mostra Italy: The New Domestic Landscape; oggi la critica riconosce la lunga influenza di questa neoavanguardia nel campo del design e in architetti quali Rem Koolhaas e Bernard Tschumi. Nonostante gli sconvolgimenti naturali e sociali, la città promuove nuovi concorsi di architettura: nel 1967 quello per la risistemazione della Fortezza da Basso da destinare a principale polo espositivo della città (l’audace progetto vincitore, a volumi conici, di Dezzi Bardeschi, Castiglioni e Malchiodi fu poi bocciato e sostituito per incarico diretto dalle attuali strutture di Spadolini; la vocazione espressionista di Marco Dezzi Bardeschi ha modo di concretizzarsi nell’edificio residenziale in San Jacopino, 19701972, dai fiorentini ribattezzato “fegato e piselli”); nel 1968 quello per il Viadotto all’Indiano; nel 1971 quello per il nuovo Archivio di Stato dove Gamberini cede a un moderato tecnicismo, tanto da far guadagnare all’edificio l’appellativo di “Pompidouino”. Le ricerche sulla prefabbricazione di Spadolini si rinPalazzo novano e continuano a essere convincenti (P dei Congressi, 1974, fig. 12; il ricordato Padiglione Spadolini alla Fortezza da Basso, 1974-1978).

12. P. Spadolini, Palazzo dei Congressi, particolare del Palazzo degli Affari, 1974.

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musei civici fiorentini

Museo di Palazzo Vecchio e Teatro romano di Firenze

Nel Palazzo della Signoria, reggia ducale nel XVI secolo e oggi sede del consiglio comunale, il percorso di visita si snoda tra c ortili e Quartieri Monume nta li, con capolavori di Donatello, Ve rroc chio, Mic helan ge lo, Bron zino; da non perdere il prezioso Studiolo di Francesco I. La sezione Tracc e di Firenze ripercorre lo sviluppo urbanistico e architettonico della città, mentre nei sotterranei sono visitabili su prenotazione i resti del teatro romano di Florentia. piazza della Signoria

www.museicivicifiorentini.it/palazzovecchio www.musefirenze.it

Museo di Santa Maria Novella

Il complesso comprende la basilica, il Cimitero degli Avelli, i chiostri − come il Chiostro Verde con pitture di Paolo Uccello −, il Cappellone degli Spagnoli, la Cappella degli Ubriachi e il Refettorio. piazza di Santa Maria Novella e piazza della Stazione, 4

www.museicivicifiorentini.it/smn

Cappella Brancacci

La chiesa del Carmine accoglie la cappella con affreschi di Masaccio e Masolino (14251427), terminati da Filippino Lippi (14811482). Il percorso include il chiostro e il Cenacolo di Alessandro Allori (1582). piazza del Carmine, 14

www.museicivicifiorentini.it/brancacci

Museo Stefano Bardini

Il museo, allestito secondo il progetto dell’antiquario Bardini (1854-1922), conserva dipinti, sculture, medaglie, bronzetti, tappeti orientali, cassoni quattrocenteschi e una preziosa armeria. via dei Renai, 37

www.museicivicifiorentini.it/bardini

Fondazione Salvatore Romano

Nel Cenacolo di Santo Spirito si conservano sculture e frammenti di decorazioni architettoniche e pitture murali, in larga parte medievali, donate alla città dall’antiquario. piazza Santo Spirito, 29

www.museicivicifiorentini.it/romano

Forte di Belvedere

Struttura difensiva eretta intorno al 1590 su progetto di B er nardo Buontalenti, è oggi luogo dedicato a esposizioni di a rte c ontemporane a. via di San Leonardo, 1

www.museicivicifiorentini.it/fortebelvedere

Museo del Bigallo Nella loggia della Compagnia del Bigallo si conservano affreschi trecenteschi – tra i quali la Madonna della Misericordia con la prima immagine della città (1342) – e sculture e tavole del XIV-XV secolo. Visitabile su prenotazione. piazza di San Giovanni, 1

www.comune.fi.it

Museo Novecento piazza di Santa Maria Novella, 10

www.museonovecento.it

Il Museo Novecento dUni nFuoirveo mnuzseeo come esperienza di ricerca

Inaugurato lo scorso 24 giugno, il Museo Novecento di Firenze arriva dopo quasi mezzo secolo di proposte e progetti. Dedicato all’arte italiana del XX secolo, è ospitato nell’antico Spedale delle Leopoldine di piazza di Santa Maria Novella e propone una selezione di circa 300 opere distribuite in 15 ambienti espositivi, oltre a un laboratorio per bambini, una sala studio e una sala per conferenze e proiezioni. La visita si svolge in un percorso cronologico a ritroso dagli anni Novanta fino alle avanguardie del primo Novecento che intreccia arti visive, teatro, musica, moda e cinema, ricostruendo l’irripetibile stagione artistica che vide Firenze e l’Italia al centro della scena culturale internazionale. Il progetto museologico è stato pensato per proporre un’originale idea di museo che affianca a opere inedite fotografie d’epoca, video, interviste, composizioni musicali e riviste consultabili su dispositivi multimediali. I documenti ricreano l’ambito di produzione dei lavori, facilitandone la lettura e offrendo uno spaccato critico sul “secolo breve” e sulla sua rappresentazione. In un percorso tematico e cronologico il museo unisce in sé due nature: di istituzione civica, attraverso un racconto che lega le collezioni comunali del Novecento alla storia della città, e di museo ‘immersivo’ che pone al centro il visitatore invitandolo a vivere la propria esperienza di visita, unica e personalizzata. Il museo ospita una parte delle collezioni del Comune relative ai primi sessant’anni del secolo, unita a opere e documenti degli ultimi decenni, concessi in comodato da artisti, collezionisti ed enti che hanno generosamente sostenuto la nascita di questa istituzione. Il percorso museale prende avvio con le sale che illustrano gli ultimi quarant’anni del secolo, durante i quali la scena artistica fiorentina mostra un eccezionale fervore nelle arti visive, nelle ricerche musicali, nella dimensione utopica tra architettura e design, nonché nelle prime sperimentazioni di cinema d’artista e di videoarte. Seguono le sale dedicate alle collezioni comunali che mostrano a rotazione le numerose donazioni di artisti e collezionisti pervenute grazie all’appello lanciato dal critico Carlo Ludovico Ragghianti per la costituzione di un Museo Internazionale di Arte Contemporanea a seguito dell’alluvione del 1966. Tra le opere donate compaiono lavori di Carla Accardi, Lucio Fontana, Alberto Moretti, Bruno Munari, Emilio Vedova, fino all’eccezionale lascito di Alberto Magnelli. La visita prosegue con accenni alla moda, una saletta di ascolto dedicata alle prime mondiali del Maggio Musicale Fiorentino e l’enfilade di ambienti rivolti verso la basilica di Santa Maria Novella che espongono a rotazione le opere della collezione di Alberto Della Ragione, l’ingegnere navale appassionato d’arte che fra il 1930 e il 1945 raccolse opere dei maggiori artisti italiani del tempo tra cui Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Fortunato Depero, Renato Guttuso e Giorgio Morandi. Dopo le sale dedicate ai primi decenni del secolo, dove le opere visive sono accompagnate da approfondimenti letterari, il percorso si conclude con uno spazio dedicato all’idea di Firenze nel cinema. Oltre alle proposte del Dipartimento Educativo dell’Associazione Mus.e, il museo prevede una ricca attività espositiva, con approfondimenti, esposizioni monografiche e mostre dossier. Valentina Gensini

Curatore scientifico del progetto museologico del Museo Novecento

Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attesa, 1965. Firenze, Collezioni civiche - Raccolta MIAC


Luca Scarlini

Saggista, drammaturgo e storyteller in scena

“E adesso una faccenda davvero ridicola. Avrai forse notato che mia sorella, nonostante il suo ottimo stipendio, non ha mai soldi, e sai come mai? Le cose stanno così. L’antico contabile del nostro povero padre ha saputo convincere la buona fanciulla del fatto che lei aveva il dovere morale di dare a lui una grossa parte del suo stipendio, nonostante che al nostro uomo sia già stato da tempo provveduto con giustizia. Un romanticismo simile è certo molto carino, ma terribilmente poco pratico. Sarebbe meglio che lei utilizzasse il suo denaro per comprarsi ogni sorta di graziosi gingilli o cos’altro possa far piacere a una giovane donna, perché si è giovani una volta sola.” Così Albert Einstein descrive la sorella Maja in una lettera del 1903 e ne individua alcune caratteristiche: la bontà, l’irriducibilità all’essere una ‘signorina di buona famiglia’ che rispetta le norme imposte dalla società e il fatto che è una persona a cui è legato da un fortissimo affetto. Maria (il nome con cui è nota era un diminutivo familiare) era nata nel 1881; dopo aver studiato in varie università, si era laureata in letteratura francese a Berna nel 1906 sotto la guida di Karl Jaberg, discutendo una tesi di filologia romanza che poi nel 1910 venne pubblicata. In seguito era giunta in Italia come istitutrice di Bice Besso, sorella minore dell’ingegnere Michele a cui Einstein era legato da amicizia. Dal 1924 (se non prima) si stabilì a Sesto Fiorentino in una casa colonica a Quinto Alto che divenne la sua dimora per 15 anni; qui abitò con il marito, Paul Winteler, ex dirigente delle ferrovie svizzere che aveva deciso a 35 anni di dedicarsi all’attività di pittore. Era sceso a Firenze per temprare la propria arte a contatto con la natura e la storia, anche se, a onor del vero, con scarso frutto: le sue opere infatti sono, con poche eccezioni, mediocri. Qui divenne subito amico di Gino Pozzi con cui condivideva il gusto per le lunghe sedute dal vero e le passeggiate per i dintorni ‘pittoreschi’. La coppia d’altro canto era notevole. Maja aveva i tratti e la capigliatura scompigliata del fratello, esibiva un abbigliamento hippy ante litteram assolutamente provocatorio per l’epoca – aveva infatti una specie di saio con un piccolo scollo e una goletta che lei stessa si confezionava con stoffe povere e di cui aveva numerosi esemplari – e si dedicava con passione alla cucina (aveva una fantastica collezione di stampi e forme per dolci). Paul era invece un dandy con i tratti espliciti di un amabile tombeur des femmes cui si attribuiva una serie notevole di conquiste vere e immaginarie. Da ciò derivava una convivenza solidissima quanto instabile, fatta di alti e bassi, tolleranza e stizza (com’è fedelmente registrato nell’epistolario di Albert, affettuosamente interessato agli sviluppi della loro relazione), ma sempre con grande ironia e grandissimo rispetto. La loro eccentricità riguardo ai canoni del tempo suscitò inizialmente scalpore nei notabili locali che non comprendevano il legame di due persone così diverse, ma la loro esistenza si svolse in un clima per lo più sereno nella casa vicina a Villa Solaria che ribattezzarono “Samos” in omaggio a un ideale greco di bellezza, in un luogo segnato dalla scelta di ridurre tutto all’essenziale. Infatti non c’erano gas né luce elettrica, la coppia intratteneva i suoi numerosi ospiti, illustri e non (tra cui ovviamente anche il celebre fratello, che fu spesso nella casa per brevi soggiorni), in conversazioni o piccoli concerti (Maja era anche una notevole pianista). Tra gli altri fu spesso presente il pittore Hans-Joachim Staude (alla cui figlia, Angela Terzani Staude, debbo alcune delle informazioni), che parlava di quella casa come di uno dei luoghi più accoglienti che avesse mai

“i grandi stranieri”

Maja Einstein

illustrazione di Paolo Fiumi

visitato e che rimarcava sempre come la signora lo avesse incoraggiato a proseguire nella sua carriera artistica. Si trattava quindi di una pacata bohème temperata da un’atmosfera casalinga e spesso ironica, non troppo dissimile del resto da quella, solo un po’ più sofisticata, descritta da Lorenza Mazzetti nel suo bel romanzo autobiografico Il cielo cade – pubblicato nel 1961 e riproposto all’attenzione negli anni Novanta per il film che ne hanno tratto i fratelli Frazzi – in cui l’autrice parla degli anni passati nella casa di suo zio Robert Einstein, parente di Maja, a Rignano sull’Arno.

Un’atmosfera d’Arcadia quindi, tramata di affetti, ombrosi o sereni, e di discussioni intellettuali, destinata a essere interrotta bruscamente e per sempre dalla tragica svolta della situazione italiana. Con le leggi razziali infatti i Winteler furono costretti a recarsi a Princeton, ospiti di Albert, per sfuggire alla minaccia che pendeva su di loro, ma mantennero sempre un legame con Sesto. Nel 1946 i due inviarono 100 dollari alla loro ex governante Rosa Lelli che aveva bisogno di

un’operazione agli occhi e le lettere continuarono ad andare e venire. Quello stesso anno Maja ebbe un ictus che la lasciò gravemente invalida e venne accudita dal marito e da Helene Dukas, amica degli Einstein, fino alla morte che sopravvenne nel 1951; di tutto questo Paul Winteler dà conto in una lettera struggente inviata dalla Svizzera all’amico Gino Pozzi. Su di lui così scrisse Albert Einstein in una lettera del 1951: “P.W. scrive qualche volta e mostra soprattutto un attaccamento nei confronti di lei di cui non l’avrei creduto capace. Anche a me Maja manca molto. Negli ultimi anni della sua vita abbiamo letto insieme gran parte dei migliori libri di tutte le epoche. Il suo stile è degno di ammirazione e fino a tarda età egli è rimasto una sorta di scavezzacollo”. Maja aveva per proprio motto “le persone veramente intelligenti non sono mai cattive” e nessun’altra definizione credo sia più adatta per concludere questo ‘ritratto a matita’, cui mancano quindi alcuni colori e sfumature, di una personalità davvero notevole, i cui tratti sono ancora da completare fuori dal cono d’ombra proiettato dalla fama del celeberrimo fratello.

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case museo e collezioni

Museo Horne

Palazzo Corsi, dimora dell’architetto e storico dell’arte inglese Herbert Percy Horne (1864-1916), ricrea l’atmosfera di una casa rinascimentale attraverso la sua collezione di oltre 6.000 dipinti, sculture, disegni e arredi, con capolavori di Giotto, Simone Martini, Masaccio, Filippino Lippi, Domenico Beccafumi e Giambologna. via dei Benci, 6

www.museohorne.it

Casa Vasari

La casa, donata a Giorgio Vasari da Cosimo I nel 1561, conserva alcuni ambienti, come la Sala Grande, decorati dall’artista, Jacopo Zucchi e altri con affreschi incentrati sul tema delle arti e sul primato della pittura. Visitabile su prenotazione. borgo Santa Croce

www.museohorne.it

Museo Stibbert

ritratti del novecento Museo di Palazzo Davanzati Il palazzo, appartenuto ai Davanzati e nel Novecento Elia Volpi, all’antiquario costituisce il Muse o de lla Casa Fiorentina Antica; arredato con mobili, arazzi, ogge tti di uso domestico, sculture e dipinti, conserva rare decorazioni murali, come quelle nella Camera della Castellana di Vergy e nella Sala dei Pappagalli.

La casa museo, lascito del collezionista Frederick Stibbert (1838-1906), presenta gran parte degli allestimenti originari, ripristinati negli ultimi anni, e conserva le sue collezioni d’arte. armeria giapponese, Frutto di una delle sue passioni sono l’a oggi una delle più importanti in Occidente, e la raccolta di armi e armature di ogni foggia, epoca e provenienza.

via Porta Rossa, 13 Il secondo e terzo piano sono visitabili su prenotazione

via Frederick Stibbert, 26

Fondazione Primo Conti

www.museostibbert.it

Museo Casa Rodolfo Siviero

Detto lo “007 dell’arte” per il recupero di opere trafugate dall’Italia, Siviero abitò il villino tra il 1944 e il 1983, riunendovi arredi, reperti archeologici, oggetti d’arte di ogni tipo ed epoca e opere di Soffici, Annigoni, Manzù, Berti e De Chirico. lungarno Serristori, 1-3

www.museocasasiviero.it

Casa Martelli Dimora della famiglia Martelli fino al 1986, conserva le collezioni della nobile casata di banchieri e mecenati, con la quadreria ordinata secondo l’allestimento originario. via Ferdinando Zannetti, 8

www.polomuseale.firenze.it/musei/casamartelli

Casa Buonarroti

Negli ambienti del palazzo seicentesco, adibito a galleria da Michelangelo Buonarroti il Giovane, si conservano opere michelangiolesche, quali la Madonna della scala, la Battaglia dei Centauri e la ricca collezione di disegni autografi, oltre a una raccolta archeologica e una serie di opere che testimoniano la fortuna di Michelangelo. via Ghibellina, 70

www.casabuonarroti.it

Museo Casa di Dante

edificio neomedievale realizzato nell’area in cui Il museo, nell’e Dante ebbe dimora, illustra la vita del poeta e la Firenze del tempo ed espone nel Museo degli Originali manufatti e armi bianche medievali. via Santa Margherita, 1

www.museocasadidante.it

Casa Guidi

Dopo il matrimonio segreto (1846), i poeti inglesi Robert Browning ed Elizabeth Barrett Browning si stabilirono a Firenze; la casa, acquistata dal Browning Institute di New York, è riallestita con arredi appartenuti alla coppia.

www.polomuseale.firenze.it/ musei/davanzati

La villa appartenuta all’artista è sede della Fondazione che fu istituita nel 1980 come Centro di Documentazione e Ricerche sulle Avanguardie Storiche; vi si trovano il Museo delle Opere di Primo Conti, lo Studio e un ricco Archivio che comprende i fondi di Conti, Papini, Pavolini, Carocci, Pea e Samminiatelli. Villa Le Coste via Giovanni Dupré, 18, Fiesole

www.fondazioneprimoconti.org

Casa di Piero Bargellini L’Assessore alle Belle Arti e sindaco fiorentino Piero Bargellini visse a lungo nel P a l a z z o D a C e p p a r e l l o, acquistato nel 1946; all’interno è visitabile, su prenotazione, lo studio dove si conservano centinaia di le tte re, dediche e magnifici affreschi trecenteschi da Santo Stefano alle Busche a Poggio alla Malva. Palazzo Bargellini via delle Pinzochere, 3

www.casedellamemoria.it

piazza di San Felice, 8

le mostre

Gioielli d’artista

fino al 15 ottobre 2014, Museo Horne e Ecrf Spazio Mostre

I disegni di Giovanni Colacicchi

Ricordando l’incontro con Giorgio de Chirico fino al 19 ottobre 2014, Museo Casa Rodolfo Siviero

Michelangelo e il Novecento

fino al 20 ottobre 2014, Casa Buonarroti

Islam

Armi e armature dalla Collezione di Frederick Stibbert

fino al 9 novembre 2014, Museo Stibbert

Pittore, restauratore e grande antiquario, Elia Volpi (1858-1938) fu travolto dall’amore per l’arte mentre assisteva al lavoro di Annibale Gatti chiamato ad affrescare il santuario umbro di Canoscio, che in seguito avrebbe accolto la prima opera di Elia educato all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Abbandonata la pittura per la più redditizia attività di restauro, venne assunto nei laboratori di Stefano Bardini, dove si restauravano dipinti, sculture, stucchi, ceramiche, arredi e arazzi e si producevano fedeli copie degli originali venduti dal mercante. Messosi in proprio, Volpi seppe approfittare del momento propizio per il mercato dell’arte, favorito dagli scarsi controlli sulla vendita ed esportazione di opere e dalla presenza a Firenze di una colonia di stranieri facoltosi. Nel 1904 l’antiquario acquistò Palazzo Davanzati, salvandolo dalla rovina con un accurato restauro e trasformandolo nel suo museo privato, inaugurato nel 1910. Da allora il museo e il suo proprietario ebbero un ruolo fondamentale nella diffusione e commercializzazione della ‘fiorentinità’ all’estero, soprattutto negli Stati Uniti. Quando Primo Conti (1900-1988) dipinse il suo primo quadro, un autoritratto su cartoncino, aveva appena 11 anni; due anni dopo compose un’opera musicale per violino e pianoforte, modellò la sua prima scultura, un calco del proprio volto in gesso poi dipinto a olio e, in occasione della mostra futurista organizzata da ‘Lacerba’, entrò in contatto con Soffici, Marinetti, Palazzeschi e Papini. L’arte futurista conquistò il giovane Primo, tanto che nel 1917 fondò insieme ad altri il gruppo futurista fiorentino. All’attività di pittore e scultore si aggiunsero quella di scrittore e promotore di riviste come ‘L’Enciclopedia’ – tascabile satirico considerato un raro esempio di dada italiano – e nell’ultimo periodo della sua vita le sue energie furono rivolte alla creazione di un centro di documentazione sulle avanguardie storiche, concretizzatasi nel 1979 con la donazione della villa fiesolana, di gran parte delle sue opere e dei documenti raccolti e con la successiva nascita della Fondazione Primo Conti. “Rendere più evidente, con opportuni restauri, la storia dell’arte fiorentina, rinfrescando, per dir così, nelle strade e nelle piazze, le pagine di quella storia, diventata troppo erudita e nascosta nei Musei e nelle Gallerie”: in queste parole di Piero Bargellini (1897-1980) è condensato il programma portato avanti come Assessore all’Istruzione Pubblica, alle Belle Arti e ai Giardini di Firenze (1951-1956); particolarmente attento alla “politica del verde”, a lui si deve la valorizzazione del Forte di Belvedere, da allora aperto al pubblico. Tuttavia Bargellini è conosciuto soprattutto come il “sindaco dell’alluvione”, che nel novembre del 1966, quale primo cittadino, ottenne che la giunta assumesse la responsabilità diretta delle operazioni d’emergenza e d’intervento. Oltre all’impegno civile e politico, Bargellini si distinse per l’attività critica e letteraria: rimangono di lui centinaia di articoli e rubriche, decine di saggi e opere di storia dell’arte e della letteratura e testi per la scuola legati alla rapida carriera in ambito scolastico che lo aveva portato nel 1937 al grado ispettore centrale presso il Ministero della Pubblica Istruzione.

L’altra metà del cielo

Sante e devozione privata nelle grandi famiglie fiorentine nei secoli XVII-XIX a cura di Francesca Fiorelli Malesci e Giovanni Serafini

7 dicembre 2014-8 marzo 2015, Casa Martelli e Villa La Quiete La mostra, allestita in due sezioni a Casa Martelli e a Villa La Quiete a Castello, si apre con un’introduzione storica sulla devozione a Firenze e sul culto dei Medici e del patriziato cittadino verso i santi fiorentini – con particolare attenzione alle figure di sante, beate e venerabili come Maria Maddalena de’ Pazzi, Caterina de’ Ricci e Giuliana Falconieri – e illustra gli aspetti più privati di tale culto, la spiritualità vissuta nell’intimità dei palazzi ed espressa attraverso il possesso di reliquie, libri, altari portatili e immagini devozionali, con un approfondimento sulla famiglia Martelli. La mostra affronta anche il tema del culto mariano fra Sei e Ottocento ripercorrendo, attraverso le impressioni dei pellegrini, la devozione per i santuari, fra i quali la Santissima Annunziata di Firenze e la Santa Casa di Loreto, e si conclude con un focus sulle raccolte di libri agiografici e oggetti sacri, ambito meno noto del collezionismo.


Progettata da Giuliano da Sangallo (14851492), rispecchia le tendenze umanistiche dell’architettura ispirata all’antico; fu conclusa nella prima metà del Cinquecento per volontà del futuro Leone X. da vedere: affreschi di Andrea del Sarto, Pontormo, Franciabigio e Alessandro Allori; Museo della Natura Morta con oltre 200 dipinti (XVI-XVIII secolo) dalle collezioni medicee. piazza Medici, 14, Poggio a Caiano

www.polomuseale.firenze.it/musei/ poggiocaiano

mostra

Pergamene fiorite a cura di Maria Matilde Simari

13 settembre-14 dicembre 2014 Villa medicea di Poggio a Caiano Pitture di fiori su pergamena (XVII-XVIII secolo) dalle collezioni medicee, accompagnate da grafici che ne individuano le varietà botaniche, testimoniano il successo di questo genere pittorico a Firenze.

Villa medicea di Castello Tra le più antiche residenze suburbane dei Medici, villa e giardino furono rinnovati nel XVI secolo; vi lavorarono Tribolo, Vasari e Buontalenti. da vedere: visitabile solo il giardino, considerato da Vasari uno dei più splendidi d’Europa, con la Grotta degli Animali e la fontana di Ercole e Anteo di Ammannati. via di Castello, 47 - Loc. Castello, Firenze

www.polomuseale.firenze.it/musei/ villacastello

Villa medicea della Petraia Proprietà medicea dal 1532 e modificata dal cardinale Ferdinando nella seconda metà del secolo, nel Seicento vi intervenne Giulio Parigi. da vedere: la decorazione degli interni e gli arredi ottocenteschi; la sala da ballo con affreschi del Volterrano (XVII secolo); il giardino formale progettato dal Tribolo e la fontana con la Fiorenza di Giambologna, proveniente dalla Villa di Castello. via della Petraia, 40 - Loc. Castello, Firenze

www.polomuseale.firenze.it/musei/petraia

Villa medicea di Cerreto Guidi Edificata nel 1556 come residenza di caccia, fu terminata in base a un progetto attribuito a Buontalenti. da vedere: mobili, ritratti medicei e 14 lunette di Giusto Utens raffiguranti le ville dei Medici al tempo di Ferdinando I; Museo Storico della Caccia e del Territorio. via dei Ponti Medicei, 7, Cerreto Guidi

www.polomuseale.firenze.it/musei/ cerretoguidi

Parco mediceo di Pratolino Villa Demidoff La villa medicea, progettata da Buontalenti e demolita nel 1822, si trovava in un grande parco con giochi d’acqua, automi e fontane oggi scomparsi. L’attuale Villa Demidoff deriva dalla “paggeria”, mentre il parco all’inglese risale al periodo lorenese. da vedere: il parco, il Colosso dell’Appennino e la fonte del Mugnone (Giambologna), la grotta di Cupido (Buontalenti, 1577), il Casino di Montili (de Cambray Digny, 1820 circa) e la Cappella a pianta esagonale (Buontalenti, 1580). via Fiorentina, 282 - Loc. Pratolino, Vaglia

www.provincia.fi.it/pratolino

Museo Ardengo Soffici e del ’900 italiano Scuderie della Villa medicea di Poggio a Caiano via Lorenzo il Magnifico, 9 Poggio a Caiano (Prato)

Il Museo Ardengo Soffici

www.museoardengosoffici.it

Ardengo Soffici, Autoritratto, dall’album di studi del 1907, acquerello. Poggio a Caiano, Museo Ardengo Soffici e del ’900 italiano

ville medicee

Villa medicea di Poggio a Caiano

Alle Scuderie della Villa medicea di Poggio a Caiano è attivo dal 2009 il Museo Ardengo Soffici e del ’900 italiano, centro di esposizione e di studi dedicato a un artista del XX secolo che compiutamente ha rappresentato la creatività del nostro Paese coniugando un’esperienza internazionale e una profonda partecipazione all’insieme culturale dell’Italia. Pittore, poeta, narratore, critico letterario e saggista, Ardendo Soffici (1879-1964) ha esplorato le fasi più diverse dell’evoluzione stilistica e civile di un’Europa che, dai primi del Novecento agli anni Quaranta, è stata percorsa da drammatiche vicende e imponenti cambiamenti sociali. Partito dalla nativa Toscana per Parigi nel 1900, tornò in Italia nel 1907 con un vasto bagaglio di rapporti artistici, da Picasso e Braque ad Apollinaire, riversando le nuove concezioni del linguaggio su quei fogli cui collaborò da allora in poi come ‘La Voce’ e in seguito ‘Lacerba’ (1913-1915), punti di riferimento delle più giovani energie nazionali. Il museo di Poggio a Caiano ha sondato, anche con esposizioni specifiche, presentazioni di libri e conferenze, il tratto dell’avanguardia storica fino al primo conflitto mondiale, evento al quale Soffici prese parte con entusiasmo e dal quale trasse due dei libri fondamentali nella letteratura di guerra: Kobilek. Giornale di battaglia (1918) e La ritirata del Friuli (1919). Oltre 50 opere pittoriche sono esposte in permanenza nelle sale del museo e coprono l’intero arco del lavoro di Soffici, il suo originale momento cubofuturista (1911-1916), la sua tangenza critica con il movimento di Valori Plastici e, dal 1919 in poi, quel “realismo sintetico” che egli stesso indicò come insegna della sua poetica rinnovata a contatto con la realtà dell’uomo e della natura. L’attività del museo è tesa a raccogliere documenti inerenti la grande quantità di scambi che ebbe l’artista, il suo ruolo di protagonista nell’ambito delle riviste ‘Il Selvaggio’ e ‘L’Italiano’, l’intensa azione che esercitò sulle giovani generazioni, cercando di leggere in modo unitario la tradizione e lo spirito di innovazione. E pure a inquadrare la figura di Soffici in un confronto ideale con il coacervo degli artisti italiani del Novecento. Luigi Cavallo Curatore del Museo Ardengo Soffici e del ’900 italiano


musei archeologici

Museo Archeologico Nazionale

Il museo ha riunito al nucleo delle collezioni mediceo-lorenesi importanti opere e arte greca, etrusca e romana: reperti dell’a nella collezione spiccano i grandi bronzi della Chimera, della Minerva, trovati ad Arezzo nel Cinquecento, e l’Arringatore, per la ceramica attica figurata il Vaso François (570 a.C.) e per la produzione etrusca di carattere funerario le urne cinerarie chiusine o volterrane e il notissimo Sarcofago delle Amazzoni (IV secolo a.C.). Nel palazzo è ospitata inoltre la preziosa raccolta del Museo Egizio, secondo in Italia solo a quello di Torino. piazza della Santissima Annunziata, 9b

www.archeotoscana.beniculturali.it

Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria “Paolo Graziosi” Intitolato all’antropologo e paletnologo italiano, il museo è nato per raccogliere, classificare e conservare le c olle zioni preistoriche di varia provenienza esistenti a Firenze, formate grazie a sca vi e r ic erc he effettuati spesso sotto la guida dell’Istituto. via Sant’Egidio, 21

www.museofiorentinopreistoria.it

Villa Corsini

Espone sarcofagi etruschi, capitelli figurati, ritratti di età ellenistica e romana, epigrafi e statue romane tra cui l’Apollo saetAntiquarium illustra inoltre i risultante. L’A tati di studi e ricerche su reperti di provenienza locale datati dall’Età del Ferro alla romanizzazione. via della Petraia, 38

www.polomuseale.firenze.it/musei/ villacorsini

le mostre

Area archeologica e Museo Civico Archeologico di Fiesole Il museo all’interno dell’area archeologica espone repe rti protosto ric i, etru schi , roma ni e medievali, rinvenuti durante scavi sul territorio fiesolano, e oggetti di varia provenienza donati da collezionisti privati, come quelli della Coll ezi one Costantini. via Portigiani, 1, Fiesole

www.museidifiesole.it

Parco Archeologico di Carmignano Il Parco riunisce in un unico sistema il Museo Archeologico di Artimino, che espone reperti dal territorio di Carmignano, e i siti etruschi del territorio. Museo Archeologico di Artimino, piazza San Carlo, Artimino

www.parcoarcheologicocarmignano.it

a cura di Marco De Marco e Giuseppina Carlotta Cianferoni

a cura di Andrea Camilli, Giuseppina Carlotta Cianferoni ed Elena Sorge

fino al 31 ottobre 2014 Museo Civico Archeologico di Fiesole

novembre 2014-febbraio 2015 Museo Archeologico Nazionale

In mostra reperti longobardi rinvenuti a Fiesole dall’Ottocento alle ultime campagne di scavo: oltre agli oggetti dai corredi funerari, sono allestite ricostruzioni di alcune delle 40 sepolture rinvenute nell’esteso insediamento fortificato dell’area di piazza Garibaldi.

L’esposizione di materiali falisci è concepita secondo due aspetti salienti, uno storico antiquario e uno propriamente archeologico: tali materiali furono fra i primi a essere acquisiti dai musei archeologici tipologici d’Italia, in primis quello fiorentino che Luigi Adriano Milani stava costituendo alla fine dell’Ottocento. La storia e le peculiarità di tali acquisizioni presentano un vivido quadro dell’archeologia fin de siècle e al contempo le peculiarità della cultura falisco-capenate mostrano una terra di confine dove si mescolano stimoli etruschi, latini e sabini.

Miti e simboli di una civiltà mediterranea

a cura di Franco Campus

Piano terra • Il mondo dei vivi, la sezione si apre con la storia della ricerca archeologica nel territorio di Artimino e prosegue con l’esposizione dei reperti restituiti dall’area fortificata di Pietramarina e dai vari nuclei insediativi di Artimino nell’area della Paggeria medicea Piano inferiore • Il mondo dei morti, la sezione conserva corredi e reperti dalle tombe della necropoli di Prato Rosello, tra le quali la tomba a pozzo del “Guerriero di Prato Rosello” (fine VIII-inizi VII secolo a.C.); seguono gli spazi dedicati alla scultura funeraria di età arcaica, ai reperti dalla necropoli di Grumolo, allo straordinario corredo da simposio di Grumaggio e alla scultura funeraria di età ellenistica. Ampio spazio è dedicato alla necropoli di Comeana, con il Tumulo dei Boschetti e il grandioso Tumulo di Montefortini

Foto Mauro Puccini

Cantina Antinori nel Chianti Classico

Emozioni e musica con Vinattieri in Arte Grande successo per la prima edizione di Vinattieri in Arte, tre soirée dal 15 al 17 luglio 2014 dedicate all’incontro tra musica, teatro, arte, cibo e vino. Nella Cantina Antinori nel Chianti Classico si sono esibiti ospiti d’eccezione: i Dire Straits Legends - Unplugged version, Maurizio Colombi con lo spettacolo Caveman e Malika Ayane con i suoi brani più celebri. Gli ospiti sono stati accolti con l’aperitivo Scabrezza & Spezie, un Pinot bianco prodotto nella tenuta Monteloro situata sopra le colline di Fiesole accompagnato ad assaggi di spezie esotiche e locali; dopodiché sono stati guidati nella visita della cantina e dello spazio museale che custodisce le opere di artisti contemporanei di fama internazionale come Yona Friedman, Jean-Baptiste Decavèle e Rosa Barba, oltre alla nuova installazione permanente di Tomás Saraceno. Il programma dell’edizione 2015 sarà pubblicato su www.antinorichianticlassico.it

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Il Popolo delle colline

La Sardegna nuragica

Percorso espositivo del Museo Archeologico di Artimino

via Cassia per Siena, 133 Loc. Bargino, San Casciano Val di Pesa

Fiesole e i Longobardi

5 settembre-19 ottobre 2014 Museo Archeologico Nazionale La mostra riunisce suggestive ricostruzioni e gigantografie di interni di nuraghi ed eccezionali reperti bronzei sardi – quali navicelle votive, armi, modelli di torri nuragiche e bronzetti figurati che riproducono le grandi statue in pietra di Mont’e Prama –, indagandone gli aspetti simbolici, ideologici e cultuali e offrendo uno spaccato dei luoghi della civiltà nuragica, con particolare attenzione alla funzione delle monumentali architetture. Sono esposti inoltre materiali nuragici rinvenuti in Toscana, a testimonianza degli stretti legami intercorsi tra la Sardegna e l’Etruria.

Piccoli grandi bronzi a cura di Mario Iozzo

20 marzo-21 giugno 2015 Museo Archeologico Nazionale Circa 200 statuette dalle straordinarie raccolte mediceo-lorenesi di bronzi greci, etruschi e romani di piccolo taglio illustrano il rapporto tra grande scultura e riproduzioni in miniatura, a integrazione dell’esposizione di grandi bronzi di età ellenistica a Palazzo Strozzi. Divinità, eroi, dinasti e sovrani, teatranti, atleti, cavalieri e personaggi grotteschi forniscono uno spaccato di culti, credenze religiose e vita spirituale nell’antichità classica.


Famiglie

La Bottega dei Ragazzi

visite tematiche e laboratori per scoprire la storia degli Etruschi

laboratori e visite agli Innocenti e in città per bambini dai 3 agli 11 anni; il Mudi partecipa inoltre al progetto Musei con Vista su Fiesole e Firenze con percorsi per bambini e famiglie

al Museo Archeologico di Artimino

attività per bambini e ragazzi

al Mudi

su prenotazione 055 8718124 parcoarcheologico@comune.carmignano.po.it

www.parcoarcheologicocarmignano.it

su prenotazione 055 2478386 (da lunedì a venerdì 9-12) bottega@istitutodeglinnocenti.it

Sezione Didattica del Polo Museale

nei musei del Polo Museale Fiorentino

www.labottegadeiragazzi.it

Musei da favola (fino al 13 dicembre 2014) propone itinerari didattici in italiano e inglese, mentre gli incontri alla scoperta dell’arte di Famiglie al Museo proseguono fino ad aprile 2015. Per bambini dai 7 ai 14 anni e adulti accompagnatori

Domeniche matematiche

su prenotazione 055 284272 (lunedì e giovedì ore 10-13) didattica@polomuseale.firenze.it

Laboratori creativi

al Museo Horne attività creative per famiglie con bambini per scoprire il magico mondo di Herbert Horne prenotazioni 055 244661 info@museohorne.it

www.museohor ne.it

www.polomuseale.firenze.it/ didattica

al Museo per la Matematica visite guidate e attività a sorpresa per famiglie la prima domenica del mese su prenotazione 055 7879594

www.archimede.ms

Mus.e

nei Musei Civici Fiorentini

Attività didattiche

il sistema museale educativo propone attività nei Musei Civici e in altri luoghi della città; a Palazzo Vecchio visite guidate da operatori in costume, laboratori e percorsi speciali in varie lingue per visitatori di ogni età

al Museo di Storia Naturale laboratori, giochi, animazioni, visite guidate per grandi e piccini giocando e sperimentando attraverso le collezioni del museo

prenotazioni 055 2768224 055 2768558 (da lunedì a sabato 9.30-13 e 14-17, domenica e festivi 9.30-12.30) info@muse.comune.fi.it

prenotazioni 055 2756444

www.msn.unifi.it

www.musefirenze.it

Dipartimento Educazione

A tutta scienza!

del Museo Novecento Mus.e propone nel nuovo museo visite, attività e percorsi specificamente studiati per adulti, bambini e famiglie: i laboratori del sabato, Opera d’arte totale (4-7 anni) e Time machine (8-12 anni) invitano ad avvicinarsi alle arti del Novecento

Famiglie a Palazzo Strozzi

per famiglie con bambini dai 3 anni in su

• Speciali didascalie interattive per famiglie e bambini, aggiornate periodicamente con le risposte e le riflessioni dei visitatori • Audioguide differenziate per adulti e bambini • Un ricco programma di attività per esplorare l’arte in modo divertente,con proposte differenziate per fasce d’età a partire dai 3 anni • La valigia della famiglia: Il Museo in valigia è un contenitore di testi e giochi ideato per consentire un’esperienza ‘su misura’ all’interno della mostra. La valigia si trasforma in una galleria in cui disporre dipinti e sculture, scrivere commenti e dare spazio alla creatività • Il Biglietto Famiglia consente a un gruppo familiare (fino a 2 adulti con bambini e ragazzi fino a 18 anni) l’ingresso illimitato alle mostre in corso a Palazzo Strozzi

informazioni e calendario completo delle attività:

www.palazzostrozzi.org/famiglie

al Museo Galileo fino a maggio 2015 visite interattive e laboratori per famiglie con bambini dai 5 anni per scoprire le meraviglie del museo attraverso l’esperienza del gioco prenotazione consigliata 055 265311 fax 055 2356130 weekend@museogalileo.it

I giorni della preistoria

al Museo di Preistoria visite guidate e laboratori alla scoperta di pitture, incisioni, intrecci, ceramiche e tessuti preistorici per bambini dai 4 anni su prenotazione 055 295159 didattica@museofiorentinopreistoria.it

www.museofiorentinopreistoria.it illustrazione di Silvia Cheli

www.museogalileo.it

Visite con laboratorio L’arte a piccoli morsi

Un piccolo ‘assaggio’ per avvicinare i più piccoli all’arte e al suo linguaggio: attraverso l’osservazione, la narrazione e il gioco si esplora un’opera in mostra soffermandosi su forme, linee e colori e nel laboratorio si mette in moto la creatività diventando veri e propri artisti 7 ottobre, 4 novembre, 2 dicembre 2014, 6 gennaio 2015 dalle 17.30 alle 18.30; disponibile anche su richiesta per un minimo di 6 partecipanti per famiglie con bambini da 3 a 6 anni

Picasso sono io

Una visita approfondita della mostra fa riflettere sugli aspetti che creano l’identità di un artista, studiando la personalità di Picasso e di altri artisti spagnoli e calandosi nel periodo storico in cui hanno vissuto. Il laboratorio si concentra sul processo creativo della costruzione di una grande opera d’arte collettiva, intesa come un racconto fatto di segni, disegni e parole a domenica dalle 10.30 alle 12.30; disponibile anche su richiesta la per un minimo di 6 partecipanti per famiglie con bambini da 7 a 12 anni

Mille e una storia di... Picasso e la modernità spagnola

L’attività valorizza il potenziale narrativo delle opere d’arte. Quante storie si possono inventare partendo dalle opere della mostra? Grazie alla nostra fantasia, è possibile capire che le storie sono tantissime: sta a noi inventare trame sempre nuove! 30 settembre alle 17.30, Biblioteca dei Ragazzi di Santa Croce 11 ottobre e 13 dicembre alle 11, Biblioteca delle Oblate 14 novembre alle 17.30, Biblioteca dell’Orticoltura prenotazione consigliata 055 2616512 edu@palazzostrozzi.org per famiglie con bambini da 7 a 12 anni fino al 25 gennaio 2015 in occasione di Picasso e la modernità spagnola tutte le attività gratuite sono con il biglietto d’ingresso alla mostra prenotazione obbligatoria 055 2469600 (da lunedì a venerdì 9-13, 14-18) prenotazioni@palazzostrozzi.it le attività per le famiglie sono disponibili anche in inglese su richiesta edu@palazzostrozzi.org Il Museo in valigia è gratuito con il biglietto della mostra; si può prenotare allo 055 2645155 o richiedere al Punto Info al piano nobile e deve essere restituito al termine del percorso

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Mappa della città con i luoghi di interesse Map of the city showing all places of interest

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6

4

4

4

Arte contemporanea Contemporary Art

1 Accademia di Belle Arti di Firenze, via Ricasoli 66 2 Base, via San Niccolò 18r 3 Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Palazzo Strozzi, piazza degli Strozzi 4 Centro per lʼArte Contemporanea Luigi Pecci,

viale della Repubblica 277, Prato 5 Fondazione Fabbrica Europa per le Arti Contemporanee, borgo degli Albizi 15 6 Fondazione Pitti Immagine Discovery, via Faenza 111 7 Fondazione Studio Marangoni, via San Zanobi 32r e 19r 8 Forte di Belvedere, via di Belvedere 9 Museo Ardengo Soffici e del ʼ900 italiano, Scuderie della Villa medicea di Poggio a Caiano, via Lorenzo il Magnifico 9, Poggio a Caiano (Prato) J Museo Marino Marini, piazza di San Pancrazio K Museo Novecento, piazza di Santa Maria Novella 10 L Tempo Reale, Villa Strozzi, via Pisana 77 M Villa Romana, via Senese 68

6

Case museo e case della memoria House Museums and Collections

3

1 Casa di Piero Bargellini, via delle Pinzochere 3 2 Casa Buonarroti, via Ghibellina 70 3 Casa Guidi, piazza San Felice 8 4 Casa Vasari, borgo Santa Croce 5 Fondazione Primo Conti, via G. Dupré 18, Fiesole 6 Museo Casa di Dante, via Santa Margherita 1 7 Museo di Casa Martelli, via F. Zannetti 8 8 Museo Casa Rodolfo Siviero, lungarno Serristori 1-3 9 Museo Horne, via dei Benci 6 J Museo di Palazzo Davanzati, via Porta Rossa 13 K Museo Stibbert, via F. Stibbert 26

Chiese e complessi monumentali Churches and Monumental Complexes

1 Badia Fiorentina, via del Proconsolo 2 Basilica di San Lorenzo, piazza di San Lorenzo 9 2 a Cappelle Medicee,

piazza di Madonna degli Aldobrandini 6 3 Cenacolo di Fuligno, via Faenza 42 4 Cenacolo di San Salvi, via di San Salvi 16 5 Cenacolo di Santa Apollonia, via XXVII Aprile 1 6 Chiesa di San Salvatore di Ognissanti, borgo Ognissanti 42 7 Chiesa di Santa Maria del Carmine – Cappella Brancacci e Sala del Cenacolo, piazza del Carmine 14 8 Chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, borgo Pinti 58 9 Chiesa di Santo Spirito, piazza di Santo Spirito 29 J Chiesa e Museo di Orsanmichele, via dellʼArte della Lana K Chiesa e Museo di San Marco, piazza San Marco 3 L Chiostro dello Scalzo, via Cavour 69 M Complesso Monumentale di Santa Croce, piazza Santa Croce N Opera di Santa Maria del Fiore, via della Canonica 1 – Battistero di San Giovanni, piazza San Giovanni – Cattedrale, Cupola, Campanile di Giotto, Cripta di Santa Reparata, piazza del Duomo N a Museo dellʼOpera del Duomo, piazza del Duomo 9 O Oratorio dei Buonomini di San Martino, piazza San Martino P Oratorio di San Sebastiano dei Bini, via Romana 10 Q Oratorio di Santa Maria delle Grazie, lungarno A. Diaz 8 R Santuario della Santissima Annunziata, piazza della Santissima Annunziata S Sinagoga e Museo Ebraico, via L.C. Farini 6

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Musei della moda Fashion Museums

1 Museo Roberto Capucci, © Benini-Calandri

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Villa Bardini, costa San Giorgio 2 2 Museo Salvatore Ferragamo,

piazza di Santa Trinita 5r 3 Museo Gucci, piazza della Signoria 4 Museo del Tessuto, via Puccetti 3, Prato

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Musei e luoghi espositivi Museums and Exhibition Centres

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1 Fondazione Palazzo Strozzi, piazza degli Strozzi 2 Fondazione Salvatore Romano,

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– Planetario, via G. Giusti 29 2 Museo Galileo, piazza dei Giudici 1 3 Museo per la Matematica,

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1 Area archeologica e Museo Civico Archeologico

1

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via del Proconsolo 12 4 b Sezione Botanica, Sezione Geologia e Paleontologia, Sezione Mineralogia e Litologia, via G. La Pira 4 4 c Orto Botanico (Giardino dei Semplici), via P.A. Micheli 3 4 d Sezione Zoologia “La Specola”, via Romana 17

Raccolte e musei archeologici Archaeological Museums

2

9

via di San Bartolo a Cintoia 19a 4 Museo di Storia Naturale 4 a Sezione Antropologia e Etnologia,

4

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7

1 Museo FirST - Firenze Scienza e Tecnica

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3

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1

Musei storico-scientifici Museums of Science and Natural History

8

4 2

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piazza di Santo Spirito 29 3 Galleria dellʼAccademia, via Ricasoli 58-60 – Dipartimento degli Strumenti Musicali 4 Galleria degli Uffizi, piazzale degli Uffizi – Collezione Contini Bonacossi, Corridoio Vasariano, Gabinetto Disegni e Stampe, Sala delle Reali Poste 5 Museo Nazionale Alinari della Fotografia, piazza di Santa Maria Novella 14a rosso 6 Museo Bandini, via G. Dupré 1, Fiesole 7 Museo Stefano Bardini, via dei Renai 37 8 Museo Nazionale del Bargello, via del Proconsolo 4 9 Museo del Bigallo, piazza di San Giovanni 1 J Museo degli Innocenti (Mudi), piazza della Santissima Annunziata 12 K Museo dellʼOpificio delle Pietre Dure, via degli Alfani 78 L Museo di Palazzo Vecchio, piazza della Signoria M Museo di Santa Maria Novella, piazza di Santa Maria Novella N Palazzo Medici Riccardi, via Cavour 3 O Palazzo Pitti, piazza Pitti – Galleria dʼarte moderna, Galleria del Costume, Galleria Palatina e Appartamenti Reali, Giardino di Boboli, Museo degli Argenti, Museo delle Carrozze, Museo delle Porcellane P Spazio Mostre ECRF, via Bufalini 6 Q Villa e Giardino Bardini, costa San Giorgio 2 e via deʼ Bardi 1r – Museo Pietro Annigoni, Museo Roberto Capucci, Società Toscana di Orticultura, costa San Giorgio 2

di Fiesole, via Portigiani 1, Fiesole 2 Museo Archeologico Nazionale,

piazza della Santissima Annunziata 9b 3 Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria “Paolo Graziosi”, via SantʼEgidio 21 4 Parco Archeologico di Carmignano – Museo Archeologico di Artimino, piazza San Carlo, Artimino (Prato) 5 Teatro romano di Firenze, piazza della Signoria 6 Villa Corsini, via della Petraia 38, Loc. Castello

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Ville medicee Medici Villas

2

8

1 Parco mediceo di Pratolino Villa Demidoff,

via Fiorentina 276, Loc. Pratolino, Vaglia 2 Villa di Castello, via di Castello 47, Loc. Castello 3 Villa di Cerreto Guidi,

via dei Ponti Medicei 7, Cerreto Guidi 4 Villa della Petraia, via della Petraia 40, Loc. Castello 5 Villa di Poggio a Caiano – Museo della Natura Morta, piazza Medici 14, Poggio a Caiano (Prato)

Centro Di lungarno Serristori 35


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